“Il sole appare sereno e pacifico; i giorni sono diventati più corti e soffia una brezza fresca.
I campi sono maturi di messi dorate.
Sugli argini dei fiumi le margherite fioriscono come ghirlande di perle.
I contadini si rallegrano e cantano.
La dolce festa di Sankrânti è arrivata nel mese di Punya
riempiendo i granai delle nostre case di cereali appena mietuti.”
Incarnazioni dell’Amore!
Questo è il periodo della festa di Sankrânti. Essa è una grande festa, è il giorno in cui i contadini portano a casa i raccolti mietuti che consistono di ogni genere di granaglie e legumi necessari per l’andamento familiare. I contadini, dopo aver portato a termine un programma frenetico di mietitura delle messi, sono ora liberi dagli impegni agricoli e possono godersi del buon cibo e riposarsi nelle loro case. Essi trascorrono felicemente il tempo libero con le famiglie e gli amici divertendosi. Invitano i generi appena sposati nelle loro case offrendo abiti nuovi, e in tutta la casa abbonda la gioia. A questo proposito, esiste una canzone popolare telugu che descrive l’atmosfera della festa nei villaggi:
“Sankrânti è la festa delle feste.
O generi sposati da poco, visitate le case dei vostri suoceri!
Venite, trascorrete un po’ di tempo a divertirvi con i vostri cognati e cognate;
tutta la famiglia e il vicinato vi onoreranno con il loro amore e il loro affetto.”
Una festa gioiosa
Nei tempi passati, i mezzi di trasporto non erano molto sviluppati e i generi si recavano a visitare i suoceri a piedi o su carri trainati da buoi; per questo, tutto il villaggio esprimeva tutto il proprio affetto e rispetto prendendosi carico delle loro necessità e offrendo diversi tipi di gustoso cibo. La festa di Sankrânti è anche un’occasione in cui i buoi vengono riccamente decorati e condotti in varie case del villaggio, vengono adorati e nutriti sontuosamente in segno di gratitudine per tutto il duro lavoro che hanno svolto nei campi. Anche i buoi della casa vengono festeggiati. Si celebra inoltre un matrimonio simbolico fra un bue e una mucca chiamati “Râma” e “Sîtâ”. Essi vengono portati per le strade e fatti ballare per la gioia di tutti. Alla mucca di nome Sîtâ viene detto: “Râma è nero. Ti piace?” Sîtâ deve scuotere la testa per dire di no. Poi le viene consigliato: “Per favore, non dire così; Râma è grande, attraente e rispettabile!” A questo punto Sîtâ approva con la testa. Un fratello maggiore che assiste al bello spettacolo invita così il fratello minore a far da testimone a questo matrimonio simbolico e offrire doni alla “coppia”:
“Oh, mio caro fratello, arriva il Gangireddudasu.
Vieni, andiamo e vederlo; egli indossa un medaglione d’argento,
una cintura alla vita, cose decorate e sulla fronte ha dei segni speciali.
Porta con sé la mucca e il bue sacri riccamente bardati e celebra il loro matrimonio.
Assistiamo alla cerimonia nuziale e offriamo loro dei doni.”
Così la festa di Sankrânti viene celebrata nei villaggi con molto fervore religioso e divertimento.
Feste come Sankrântie Shivarâtrîhanno lo scopo di far riflettee realizzare la propria Divinità innata.
Riflessioni
La gente dice: “Idi nâ dehamu” (questo è il mio corpo) con molta disinvoltura, ma chi conosce bene il sanscrito interpreta l’espressione “nâ dehamu” (il mio corpo) in modo diverso spiegando che “nâ” significa letteralmente “non” e concludendo che “nâ dehamu” vuol dire “Io non sono il corpo”. Allo stesso modo, l’espressione telugu “nâ manasu” (la mia mente) può essere interpretata come “Io non sono la mente”. Lo stesso avviene anche con l’intelletto (buddhi). La somma e la sostanza di tutte queste espressioni è: “Io non sono il corpo, Io non sono la mente, Io non sono l’intelletto” ecc. stessa logica, si deve mantenere sempre uno stato di perfetta equanimità indifferente al dolore o alla gioia e affermare: “Questo dolore e queste difficoltà, così come la felicità e il piacere, non sono miei. Io trascendo queste dualità.” “Questo è il mio corpo” significa che “Io” sono diverso da esso. Se considerate voi stessi separati dal corpo, come potete sentirne il dolore? La situazione, comunque, è che voi siete incapaci di sopportare il dolore causato dal corpo e quindi rimanete solo al livello di un essere umano e non riuscite a liberarvi dell’illusione dell’attaccamento al corpo. Fin quando vi rimarrete attaccati, queste sofferenze, queste difficoltà e questo dolore vi daranno la caccia: essi sono tutti una vostra creazione. Supponete di arrabbiarvi: da dove è venuta la rabbia? Soltanto da voi stessi. Allo stesso modo, la gelosia è una qualità che si manifesta dalla vostra mente. Ciascuna di queste cattive qualità è il risultato dei vostri stessi pensieri. Se solo riusciste a controllare i vostri pensieri in modo appropriato, potreste ottenere tutto nella vita! La mente, l’intelletto e citta (la mente subconscia) sono riflessi dell’Âtma. La mente non possiede stabilità; è un deposito di pensieri e desideri. Viene detto:
Manayeva manushyânâm kâranam bandha mokshayoh
“La mente è la causa fondamentale sia della schiavitù sia della liberazione”.
Âtma, Sé, Io
Pertanto, la si deve tenere sotto appropriato controllo ponendo un tetto ai desideri. Sia la mente sia il corpo subiscono continuamente dei cambiamenti, ma dentro c’è un’Entità che è immutabile e questa è l’Âtma che non ha forma, ma ha un nome: Âtma. Il Sé e l’Âtma sono la stessa cosa; l’Âtma viene anche chiamato “Aham”. Non si deve far confusione e pensare che aham sia l’ego (ahamkâra), che viene identificato con il corpo. Dio non ha nome né forma e a Lui ci si riferisce sempre come Brahma. Se Dio dovesse rivelare la Propria natura direbbe “Aham brahmâsmi” (Io sono Brahma). Lo stesso Brahma Tattva (Principio di Brahma) pervade tutti gli esseri come Âtma Tattva. Diciamo che una tale persona è nostra moglie e un’altra è nostro figlio, un’altra ancora nostra nuora ecc., ma tutte queste sono solo relazioni fisiche e illusorie acquisite da noi e non dateci da Dio. Analogamente, Dio non vi dà né il piacere né il dolore che sono solo vostre creazioni dovute agli attaccamenti del corpo. Fin quando resterete attaccati al corpo fisico, sperimenterete solo dolore. Una volta che il vostro corpo verrà consegnato alle fiamme, niente verrà con voi. Âtma, Sé, Io: questi sono tre nomi diversi dati allo stesso Principio Atmico. L’identificazione di una persona con il proprio corpo viene operata dall’individuo, dando come risultato l’ego. Ecco perché Gesù disse di crocifiggere il piccolo io (l’ego) per diventare Dio Stesso.
Meditare sul Principio Atmico
Il vostro Sé (Âtma) dirige da dentro tutte le attività. Questo Sé non ha nascita né morte, proprio come Brahma; Esso è eterno, vero e immutabile. attaccarci a questo Principio che non muta e non agli oggetti effimeri che cambiano continuamente. Se sposate una ragazza, la chiamate “moglie”, ma prima che la sposaste chi era? Chi eravate voi? Fra di voi non c’era alcuna relazione; solo dopo il matrimonio siete diventati marito e moglie, e avete acquisito una relazione coniugale. Questa relazione l’avete acquisita voi; Dio non ha nulla a che fare con queste relazioni terrene: Egli è il Testimone Eterno di tutto ciò che succede nel mondo. La meditazione (dhyâna), la costante ripetizione del Nome di Dio (japa) e lo yoga non sono di alcun aiuto nella realizzazione dell’Âtma Tattva, né lo sono le nove forme di devozione quali:
Shravanam, l’ascolto della gloria di Dio;
Kîrtanam, il canto delle Sue lodi;
Vishusmaranam, la Sua contemplazione;
Pâdasevanam, il servizio ai Suoi Piedi di loto;
Vandanam, l’azione offerta ai Suoi Piedi;
Arcanam, l’adorazione;
Dâsyam, il servirLo devotamente;
Sneham, l’amicizia con Dio;
Âtmanivedanam, la resa a Lui.
Tutte queste sono forme diverse di sâdhanâ intraprese da noi stessi; non ci sono state date da Dio! Quanti asceti in questo mondo fanno severe penitenze? Quante persone fanno costantemente japa? Persino quando dormono il japamâlâ ruota nelle loro mani. Tutti questi esercizi spirituali conferiscono forse la liberazione (moksha)? Assolutamente no! Si deve sempre contemplare l’Âtma Tattva. qualcuno vi chiede chi siete, dovete riuscire a rispondere: “Io sono Dio”, con tutta la fede e la fiducia di cui siete capaci. L’Âtmasvarûpa in tutti gli esseri umani è il medesimo, eterno e immutabile.
Ce ne andremo a mani vuote
Vi ho raccontato molte volte la storia di Alessandro il Grande. Sebbene egli avesse conquistato grandi parti del mondo, non poté portarsi dietro neppure un granello delle proprietà che aveva accumulato e dovette lasciare questo mondo a mani vuote. Per dimostrare questa verità al mondo, dette ordine ai suoi ministri di portare il suo cadavere in processione per le strade della capitale con le mani sollevate verso il cielo. Quando i ministri chiesero il motivo della strana richiesta dell’imperatore, Alessandro rispose: “Ho conquistato molti Paesi, ho accumulato un’immensa fortuna e ho una grande armata sotto il mio controllo, ma nessuno potrà accompagnarmi quando lascerò questo corpo mortale. Me ne andrò a mani vuote; questa verità deve essere dimostrata alla gente.” Possiamo acquisire grande ricchezza e depositarla nelle banche o prestarla ad altri per gli interessi, ma non possiamo portarci dietro neppure una manciata di terra quando viene il momento di lasciare il corpo. di questo mondo può venire con noi. Lottiamo inutilmente e pianifichiamo costantemente vari progetti pensandoci notte e giorno, ma, nonostante tutto il nostro affannarci, ciò che dovrà lasciare le nostre mani se ne andrà. “Il corpo è come una bolla nell’acqua; la mente è come una scimmia pazza.” Se seguite questa scimmia pazza vi troverete ad avere dei problemi. D’altra parte, se credete nel corpo non sapete quando questo, che è come una bolla nell’acqua, scoppierà.
Solo l’Âtma è eterno
Niente è permanente; solo l’Âtma (il Sé) è eterno e immortale. Esso è Dio. L’“Io”, il Sé e Dio sono nomi diversi con cui ci si riferisce alla Divinità. L’Âtma, al quale ci si riferisce come “Io”, conferisce i vari Nomi e le diverse forme. Dio si è incarnato come Râma, Krishna ecc. Râma dovette passare attraverso molte difficoltà e dimostrò grandi ideali. Krishna fu artefice di molti “lîlâ” (giochi divini) e attrasse molta gente e infine lasciò il Corpo mortale. I Corpi fisici degli Avatâr subiscono dei cambiamenti, ma il Divino Âtma nei loro Corpi resta lo Stesso. L’Âtma è onnipresente, ma, per ottenerNe la Conoscenza (Âtma Jñâna), le vostre decisioni devono essere pure e dovete meditare costantemente su di Esso. I vostri pensieri e le vostre azioni possono cambiare, e così pure il metodo dei vostri japa (ripetizione del Nome), tapas (austerità) e yoga, ma la Divinità non subirà alcun cambiamento. Questo è il motivo per cui la Divinità è stata così descritta:
Nirgunam, Senza attributi;
Niranjanam, Pura;
Sanâtana Niketanam, Dimora finale;
Nitya, Eterna;
Shuddha, Immacolata;
Buddha, Illuminata;
Mukta, Libera;
Nirmala Svarûpinam, Incarnazione della sacralità.
La gente prega: “Oh, Dio! Concedimi il Tuo Divino darshan!” Anche se Egli vi concede la Sua visione divina, essa è solo temporanea; viene e va come un lampo. Infatti, Dio è immanente nel vostro stesso cuore, ascolta e risponde a tutte le vostre preghiere. Anche se il vostro corpo fisico cessa di esistere, l’Âtma rimane; è eterno e assume diverse forme. In questo universo vediamo molti oggetti, come le stelle, il sole, la luna etc. che, sebbene sembrino statici, subiscono anch’essi dei cambiamenti. Solo la Divinità, che è il loro fondamento, resta immutabile ed eterna.
Si deve sempre mantenere la purezza; questa terra di Bhârat ha ottenuto grande nome e fama per la purezza e il carattere.
Questa terra di Bhârat ha dato i natali a molte nobili donne, quali Sâvitrî che riportò in vita il marito defunto, Chandramatî che estinse con il potere della Verità il fuoco che divampava, Sîtâ che provò la propria castità uscendo indenne dal fuoco ardente e Damayantî che ridusse in cenere un cacciatore dalla mente perversa con il potere della propria castità.
Questa terra di devozione e nobiltà ottenne abbondanza e prosperità e divenne maestra di tutte le nazioni del mondo per merito di queste donne caste.
Come un diamante
Un buon carattere è essenziale non solo per le donne, ma anche per gli uomini! Solo se una persona ha carattere può essere definita casta, sia essa un uomo o una donna. troviamo dei ragazzi che si frequentano molto e si comportano come se fossero marito e moglie. Ma per quanto tempo? Solo per un breve periodo. Dopo, la situazione cambia: una volta sposati, il ragazzo sarà in un posto e la ragazza in un altro. Comunque nella loro natura divina non ci sarà alcun cambiamento. Quando si sposano, il ragazzo e la ragazza usano scambiarsi degli anelli con un diamante. Esso, pur essendo un oggetto impermanente, simboleggia la Divinità immutabile e disponibile per la gente in ogni momento. salvaguardare il nostro carattere come un diamante. Scambiarsi anelli col diamante al momento del matrimonio è un’usanza comune anche nei Paesi stranieri. Quindi c’è un significato in tutte le usanze e tradizioni e non solo in India. Come ho già detto più sopra, voi dite: “Questo è il mio corpo” (Nâ dehamu). Qui “nâ” si riferisce al Sé in lingua telugu, ma in sanscrito vuol dire “no”, per cui la frase significa “Io non sono il corpo”. In ogni espressione ci sono, dunque, più significati. Dio viene descritto come “l’Essere Cosmico che ha migliaia di teste, occhi e piedi” (Sahasra shîrshâ purushah sahasrâkshah sahasrapâd). Voi avete solo una testa, mentre Dio ne ha migliaia; che cosa significa? Tutte le teste nell’intera creazione sono Sue!
Crore e crore di plenilunî
Allo stesso modo, non è corretto dire che Swami ha visto mille lune piene (Sahasra candra darshan). Non ne ho viste solo mille, ma crore e crore (un crore equivale a dieci milioni – N.d.T.)! Come dichiarano i Veda: “La luna è la Divinità che presiede alla mente” (Candramâ mânaso jâtah). tutti avete una mente e Io vedo tutte le vostre menti, vedo le menti di crore di persone in tutto il mondo e questo corrisponde ad aver visto non solo mille lune, ma crore e crore di lune. Pochi minuti fa, i ragazzi hanno cantato la canzone “È il legame dell’Amore a unirci a Te” (Ade prema bandhamu). Dovete assicurarvi che questo legame d’Amore duri per sempre. Esteriormente possiamo manifestare molte qualità, ma i pensieri interiori o valori sono solo cinque: la Verità (Satya), la Rettitudine (Dharma), la Pace (Shânti), l’Amore (Prema) e la Non violenza (Ahimsâ). Queste sono qualità innate, non acquisite dall’esterno; né sono disponibili in alcun negozio! Esse sono incastonate nel nucleo della nostra personalità ed è nostro dovere manifestarle e rifletterle nella nostra vita di tutti i giorni; questo è Educare. Un altro aspetto dell’istruzione consiste nell’acquisire la conoscenza relativa al mondo fisico e secolare.
Un unico Sole
La Verità è eterna e deve manifestarsi da dentro; lo stesso per il Dharma.
Viene detto: “Il Dharma è Rettitudine” (Dharmamûlam idam jagat); in effetti “la Verità è Rettitudine” (Satyamûlam idam jagat) e tutti gli altri valori originano dalla Verità e ne fanno parte. L’Amore è un’altra qualità innata negli esseri umani e deve essere manifestato e diviso con tutti. Dove c’è Amore non può esserci odio. L’Amore si trasforma in Non violenza; quando una persona è pervasa dall’Amore non può cadere in nessuna forma di violenza. Dove non c’è Amore le persone si arrecano danno reciprocamente. Dalla Verità emerge la Rettitudine e quando queste due qualità sono entrambe presenti ciò che risulta è la Pace. Pace si manifesta mediante un comportamento calmo e sereno; chi è in questo stato dice: “Sono pacifico.” Molte persone, a cui viene chiesto quale sia lo scopo della loro disciplina spirituale (sâdhanâ), rispondono che è “il perseguimento della pace della mente”. Ma dov’è la Pace (peace)? Nel mondo esteriore ci sono solo pezzi (pieces)! Una madre ama il proprio bambino; non lo abbandonerà in alcuna circostanza neppure se provocata e fatta arrabbiare. L’Amore caccia via la rabbia. Se la Non violenza deve regnare suprema nel mondo, la qualità dell’Amore deve essere coltivata da tutti e non basta che amiate voi stessi: dovete amare anche i vostri vicini. Occorre acquisire la certezza che tutti vi appartengono e che lo stesso Âtma risiede come Abitante in tutti. Per esempio, c’è solo una luna in cielo che viene riflessa in mille recipienti. Voi la vedrete riflessa separatamente in ciascuno di essi: potete dire per questo che ci sono mille lune? No!
Analogamente, non ci sono diversi soli nei diversi Paesi come l’India, gli Stati Uniti, il Giappone ecc.: c’è un unico sole che illumina tutto il mondo. Esso sorge nelle diverse parti del mondo in tempi diversi; adesso qui da noi sono le sei del pomeriggio, mentre in America sono le sei del mattino e in Giappone è mezzogiorno. potete dire che, in base alla differenza oraria, in cielo ci sia più di un sole: c’è un unico sole che illumina il mondo intero. Allo stesso modo, c’è un unico Dio che risiede come Abitante in tutta la gente. Ognuno Lo adora a suo modo attribuendoGli un Nome e una Forma particolari.
Conoscete voi stessi è conoscerete ogni cosa
Molti cercano di farsi dire da Me il luogo di nascita del Signore Râma. Durante gli ultimi anni, tanti Mi hanno chiesto: “Swami, Ti preghiamo di dirci dove è nato Râma esattamente.” Io ho risposto loro: “Râma è nato nel grembo di Sua madre Kaushalyâ. Andate forse cercando voi stessi nel mondo esterno? No! La vostra vera natura deve essere trovata dentro di voi. Voi siete solo voi. Allo stesso modo, è inutile cercare Dio, chiedendo: “Dove posso trovare Dio?” Egli è onnipresente.
Sarvatah pânipâdam tat sarvatokshi shiromukham sarvatah shrutimalloke sarvamâvritya tishthati
Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie, Egli pervade ogni cosa e permea l’intero universo.
Perciò chiedere: “Dov’è Dio?” non serve a niente. Dovete cercare di conoscere voi stessi in primo luogo e conoscerete ogni cosa. Sfortunatamente, oggi la gente cerca di sapere tutto nel mondo esterno senza prima conoscere se stessa. Un tale atteggiamento non porta a niente. “Conoscete voi stessi! Allora conoscerete ogni cosa.” Ricordate a voi stessi: “Io sono l’Incarnazione dell’Âtma Divino; l’Âtma è immanente in me.” La gente dice spesso: “Questo è il mio… questa è la mia…” Ma che cosa è mio o mia? A chi si riferisce? Il sentimento del “mio” è mâyâ, illusione, ma la gente non fa alcuno sforzo per comprenderlo. Dato che siete degli individui, dite: “Il mio…”, ma Dio non è confinato ad alcun nome o forma particolari; Egli è il Principio dell’“Io”, che è onnipervadente. A Lui vengono attribuiti molti nomi e molte forme, ma Egli è Uno e solo Uno!
Ekam sat viprâ bahudhâ vadanti La Verità è Una, ma i saggi la esprimono in molti modi.
Le diverse espressioni come: “Io, Io sono Dio, Io sono Brahmâ, Io sono Vishnu” ecc. si riferiscono a un solo Dio. Oggi, sfortunatamente, la gente divide il Divino. Dovete trattare la Divinità come un’Unica Entità. Non dovete fare differenze fra la gente dicendo “quest’uomo è mio fratello, questa persona è mio genero” ecc.; tutti sono solo fratelli e sorelle. considerate tutti come fratelli e sorelle, dov’è il sentimento di differenza fra gli individui? La spiritualità insegna esattamente questo sentimento di unità fra gli esseri umani. Le persone dicono di poter realizzare Dio facendo japa (ripetizione del Nome di Dio), dhyâna (meditazione) e praticando altre sâdhanâ (discipline spirituali). Ma dove, quando e come? Quando chiudono gli occhi non riescono a vedere neppure le persone che sono proprio lì davanti a loro! Come possono mai vedere Dio in meditazione? Queste sono tutte sâdhanâ intese solo a controllare la mente che è molto instabile, continuamente affetta da distrazioni. potete controllare una mente instabile? C’è solo un modo per controllarla ed è la costante contemplazione di Dio.
Forme di Dio
Vediamo spesso gente che cambia frequentemente il Nome e la Forma di Dio che ha scelto per la contemplazione. Un giorno contemplano Râma, il giorno successivo Krishna, il giorno dopo ancora Venkateshvara e così via. Non è possibile controllare la mente con una contemplazione simile. considerate Râma come la Forma di Dio che più vi piace, allora attaccatevi a quel Nome e a quella Forma fino al vostro ultimo respiro e state certi che Ne avrete la visione (sâkshâtkâra). Grandi pittori come Ravi Varma ritrassero Râma in una forma particolare, ma Râma e Krishna non sono confinati solo a una forma. Infatti Dio non ha una forma particolare. Egli la assume in certi momenti per i devoti, poi anche quella svanisce. Nei mercati vengono vendute molte fotografie e immagini di Dio che furono dipinte da Ravi Varma; egli vide davvero Dio? No, aveva solo sentito delle storie su Râma e Krishna e dipinse le loro Forme basandosi sulla propria immaginazione. Queste raffigurazioni devono solo farvi ricordare la Divinità. Né Ravi Varna né altri hanno mai visto Dio. Voi siete in verità Dio! Non pensate che Dio sia da qualche parte in qualche posto lontano. Voi stessi siete Dio. Acquisite questa fiducia. Se, però, vi considerate Dio dovete sviluppare qualità divine; solo allora avrete i titoli per considerarvi Dio. Dato che nessuno ha mai spiegato la natura della Divinità in questo modo, la gente è caduta in credenze dogmatiche. Dio è immanente in ogni essere umano, anzi, in tutti gli esseri viventi; non esiste luogo in cui Dio non sia. siate, Dio è là. In effetti non avete bisogno di venire qui per vedere Dio: Egli è assolutamente presente nel luogo in cui vivete. La gente non capisce questa verità e spende tanti soldi per andare a fare pellegrinaggi. Questo non è ciò che ci si aspetta che facciate. Sviluppate la qualità dell’Amore in voi e dividetela con tutti. Nessun essere vivente potrebbe mai vivere senza Amore; vivere è possibile solo con l’Amore; perciò sviluppate una natura amorevole. Quando andate a casa, chiudete gli occhi e contemplate Dio: è certo che Lo troverete nei vostri cuori. Quando aprite gli occhi al mondo esterno vedete ogni sorta di cose, ma quale pensate sia lo scopo per cui siete stati dotati di occhi? Solo per vedere Dio. Se andate da un medico lamentando qualche problema relativo al vostro corpo, egli vi farà dei raggi X al cuore, al fegato, ai reni ecc. per stabilire di quale malattia soffrite. La spiritualità è come una foto ai raggi X che rivelerà la vostra vera natura. Installate la Forma di Dio nel vostro cuore e contemplateLo incessantemente; non cambiate quella Forma per nessuna ragione ed è certo che Lo realizzerete. Non avete bisogno di cercarLo altrove. Se desiderate vedere Swami, installate la Sua Forma sull’altare del vostro cuore: potete senz’altro visualizzarceLo. Se sviluppate un sentimento di Unità con Lui, per voi tutto andrà a finir bene. Questo è ciò che oggi dovete comprendere. Le feste vanno e vengono; domenica, lunedì, martedì… i giorni si susseguono in questo modo, il sabato svanisce nella domenica, ma Dio non cambierà mai: Egli è eterno. Vivete questa Verità.
Prashânti Nilayam, 1 gennaio 2009,
Sai Kulwant Hall,
Discorso di Capodanno
(Tradotto dal testo inglese pubblicato da: www.sathyasai.org)