Discorsi Divini
22 Ottobre 2005 – Fin dalla più tenera età
22 Ottobre 2005
Fin dalla più tenera età
La Festa della Gioia – Festività dei bambini Sai, 22-24 ottobre 2005
Il programma Bâl Vikâs Shrî Sathya Sai è stato avviato da Baba, nel 1968, allo scopo di inculcare nei bambini i Valori Umani fondamentali di Satya (Verità), Dharma (Rettitudine) Shânti (Pace) e Ahimsâ (Non violenza) in modo che siano poste le basi della vita spirituale fin dalla giovane età. I ragazzi, dai 6 ai 15 anni, apprendono i vari aspetti della spiritualità da preposti insegnanti Bâl Vikâs, appartenenti all’Organizzazione di Servizio Shrî Sathya Sai. Il movimento Bâl Vikâs, oggi, annovera oltre 200.000 ragazzi in tutta l’India attraverso una rete di oltre 16.000 insegnanti ed è attivamente impegnato a realizzare la Visione di Sai Baba di una rinascita spirituale nella società moderna.
Dal 22 al 24 ottobre, oltre 3000 studenti Bâl Vikâs, provenienti da tutta l’India, sono giunti a Prashânti Nilayam a celebrare la “Festa della Gioia”. L’evento è stato un profluvio d’amore e gratitudine degli studenti verso Baba per essere entrato nella loro vita e averla trasformata, e, attraverso di essi, aver anche mutato la vita dei loro familiari e delle persone vicine. I ragazzi hanno trascorso tre giorni nell’Amore di Bhagavân Baba, presentando, alla Divina Presenza, svariati programmi sugli Insegnamenti che essi hanno appreso come studenti dei programmi Bâl Vikâs.
C’è stata una significativa presenza di studenti, provenienti dai lontani stati nordorientali, come Assam, Manipur e Sikkim, i cui visi erano raggianti di gioia per essere con Baba in questa meravigliosa occasione. Anche Swami ha risposto all’amore dei ragazzi in tanti modi. Gli studenti, con i loro insegnanti, erano tutti alloggiati all’interno dell’ âshram e hanno avuto cibo gratuito durante tutti i giorni della loro permanenza a Prashânti Nilayam.
Baba ha mostrato personale interesse al loro benessere e ha anche benedetto i ragazzi con una visita per vedere di Persona la sistemazione che era stata predisposta per loro. In tale occasione sono state organizzate due esposizioni. Una mostrava libri spirituali per ragazzi editi dall’Organizzazione Shrî Sathya Sai nei diversi idiomi indiani. L’altra era sulle arti popolari e sull’artigianato di tutta l’India. I ragazzi hanno anche appreso, da istruttori, i rudimenti di tali arti durante i giorni dell’esposizione. All’interno dell’ âshram c’era fermento d’attività, con i ragazzi che si stavano esercitando su quanto avrebbero presentato di fronte a Bhagavân Baba durante i tre giorni della festività.
La cerimonia è iniziata la mattina del 22 ottobre nel Sai Kulwant hall. Baba ha acceso la lampada cerimoniale che segnalava l’inizio della festività. Shrî V. Srinivasan, Presidente delle Organizzazioni Indiane di Servizio Shrî Sathya Sai, ha dato il benvenuto a tutti gli studenti partecipanti e ha espresso a Baba la sua e la loro gratitudine per essere stati benedetti dall’opportunità di essere partecipi di quel gioioso evento.
Dopo il discorso d’introduzione di shrî Srinivasan, un coro composto da 300 ragazzi, provenienti da diverse parti del Paese, ha svolto un programma musicale. La sala vibrava del suono delle loro voci che cantavano all’unisono brani in lingua hindi e telugu. Essi hanno pregato Swami dicendo: “Shakti ni ivvu bhakti ni ivvu”, “Concedici Shakti (la forza di seguire i Comandi di Dio) e Bhakti (la devozione al Signore).” Questo programma è stato seguito da tre discorsi di studenti Bâl Vikâs. Shwetha, dello Stato del Karnâtaka, ha iniziato osservando che, sebbene l’uomo abbia fatto grandi passi nella scienza e nella tecnologia, non ha ancora imparato a vivere da uomo. Ha anche detto che il vero obiettivo dell’educazione è il carattere ed è stato un dono che essi hanno ricevuto da Bhagavân Baba attraverso il programma Bâl Vikâs . Pranav Shyam Bhat, della città di Mumbai, ha riaffermato tali sentimenti e ha detto che ogni devoto ha il dovere morale verso se stesso e verso il mondo di seguire il sentiero mostrato da Baba, in modo che tutte le persone possano raggiungere Dio. Ha poi pregato Baba affinché conceda a tutti gli studenti purezza nei loro pensieri, parole e azioni.
Krishna De, studente di nove anni, proveniente dallo stato del Bengala ovest, ha dichiarato: “Proveniamo tutti da Te, Bhagavân, e a Te dobbiamo tutti tornare.” Egli ha pregato Baba di plasmare la loro vita in modo tale da vivere secondo i Suoi Insegnamenti, per realizzare l’ideale di formare, dell’intera umanità, un’unica famiglia.
Dopo tali ispirati interventi, Baba ha concesso il Suo Divino Messaggio.
Nella sessione pomeridiana, si è assistito a una varietà di danze sul tema “La Gloria di Sathya Sai”. Le danze hanno ritratto la storia della Vita di Swami, la cui venuta è stata profetizzata dalle Scritture di molte religioni nel mondo. Diversi episodi della Vita di Baba, come ad esempio la lettera da Lui scritta al fratello maggiore, Seshama Râju, in cui gli parla della Missione per la quale è disceso, e altri, sono stati tutti illustrati attraverso bellissime danze coreografiche. La rappresentazione ha avuto un originalissimo finale in cui un UFO atterra nel Kulwant hall. Dall’Ufo escono degli alieni che, avendo udito dell’Avvento dell’ Avatâr sulla Terra, vi sono giunti. Essi minacciano di portarLo via se i terrestri non seguiranno i Suoi Insegnamenti, poiché l’intero universo anela a essere contemporaneo dell’ Avatâr. Appaiono soddisfatti solo quando alcuni terrestri promettono che diverranno degni del Suo Amore. Al termine del programma è stato offerto l’ ârati a Baba.
Il mattino del 23 c’è stata una rappresentazione degli studenti Bâl Vikâs di vari Stati sulle tradizioni e abitudini di alcune delle maggiori religioni del mondo. I princìpi basilari dell’induismo, del cristianesimo, del giudaismo, dello zoroastrismo e dell’islam sono stati dipinti attraverso i rituali che vengono compiuti dai fedeli di tali credo. Nella sessione pomeridiana è stata messa in scena una rappresentazione del tutto innovativa da parte dei bambini della scuola elementare Shrî Sathya Sai.
Facendo uso di proiezioni come sfondo, il programma si è incentrato sulla Vita e sugli Insegnamenti di Baba. I narratori sono stati due studenti, vestiti da professor Kasturi e dottor Hislop, due devoti che hanno avuto la fortuna di aver goduto della vicinanza di Swami e, nella loro vita, sono stati testimoni di molti prodigi e miracoli. In tale contesto, sono stati ricordati vari episodi avvenuti durante l’infanzia di Baba.
È stata poi la volta di Madre Sarasvatî, la Dea della cultura e del Signore Dhanvantari, il Dio della salute. Con ciò, gli studenti hanno espresso la loro gratitudine a Baba per aver innalzato l’istruzione e la medicina, ponendole a un livello tanto elevato attraverso le Sue istituzioni educative e gli ospedali.
I Santi Tyâgarâja, Purandaradasa, Mîrâbâî, Chaitanya Deva, che sono seguiti, hanno reso omaggio al Signore che adoravano tramite le loro composizioni devozionali.
Nella scena finale, gli studenti della scuola elementare hanno, tutti assieme, agitato delle stelline dorate cantando ad alta voce le lodi della loro Madre Sai. Baba ha benedetto gli studenti partecipanti prima di accettare l’ ârati a conclusione dei lavori della giornata. Il mattino del 24 ottobre, giorno finale della festività, ha visto la rappresentazione “Eredità Sportiva”, che ricreava l’atmosfera bucolica dell’India rurale, con gli studenti Bâl Vikâs che esibivano alcuni dei giochi e degli sport popolari dei villaggi dei loro Stati.
Gli studenti dell’Andhra Pradesh hanno mostrato straordinaria abilità nel far roteare vorticosamente delle trottole e nel tenerle in equilibrio sul palmo della mano e sulla testa, anche lanciandosele reciprocamente senza farle cadere al suolo.
Gli studenti dell’Orissa hanno presentato un esercizio di grande resistenza che viene generalmente fatto dalle ragazze di quello Stato. Tutti i giochi e gli esercizi sono stati molto apprezzati dai devoti che erano riuniti nel Sai Kulwant hall. A ciò hanno fatto seguito tre brevi interventi degli studenti Bâl Vikâs.
Nel pomeriggio gli studenti, provenienti dal Tamil Nadu, hanno inscenato la commedia “Bhakti Mahimâ” sulla vita di due santi molto amati in India: Tulsidas e Kanakadasa. Tulsidas fu un uomo mondano finché sua moglie non decise di rivolgere la propria mente verso una devozione totale per il Signore. Il suo cuore fu allora colmato di uno straordinario anelito ad avere la Visione del Signore Râma. Nella commedia, Hanuman guida Tulsidas a Citrakûta, dove il Signore Râma rimase durante il Suo esilio da Ayodhyâ. Tuttavia, una volta là, egli non vede il Signore, poiché, assorto nella Sua contemplazione, non si accorge che Râma, Sîtâ e Lakshmana gli passano accanto, avendone, pertanto, soltanto una fugace visione.
Allora, implora Hanuman di concedergli nuovamente la Divina Visione. Questa volta egli addirittura applica della pasta di sandalo sulla fronte di Râma, Lakshmana e Sîtâ, senza comprendere che proprio il Signore che adora gli è ora di fronte. Tulsidas, quindi, si dedica alla composizione dell’epica Râmcharitmanas sulla vita di Râma. Un giorno, alcuni malfattori decidono di entrare furtivamente nell’ âshram di Tulsidas per distruggere la sua opera, ma ai cancelli dell’ âshram vedono due bellissimi principi di guardia. Comprendendo che altri non erano che Râma e Lakshmana, se la danno a gambe. Colti da rimorso, chiedono il perdono di Tulsidas, ma questi evidenzia la loro immensa fortuna di aver avuto una simile Visione cui egli anelava tanto. Alla fine, Râma, compiaciuto della devozione di Tulsidas, gli si manifesta assieme a Sîtâ e a Suo fratello Lakshmana.
Il santo Kanakadasa nacque in una famiglia di bassa casta e non ebbe alcuna istruzione nei Veda o in altre Scritture. Tuttavia, era pieno di devozione per il Signore Krishna. Un giorno, gli capitò di trovare un vaso pieno d’oro nascosto in un cespuglio nella foresta. Tanto era, però, il suo distacco che egli, immediatamente, distribuì quella ricchezza fra i bisognosi. Un guru, che precedentemente era stato discepolo del Santo Purandaradasa, notò quella qualità in Kanakadasa e lo iniziò come suo discepolo.
Un giorno, il guru decise di mettere alla prova i suoi discepoli. Diede a ciascuno una banana e li invitò a mangiarla senza esser visti. I discepoli si sparpagliarono per trovare un posto dove mangiare. Dopo un po’ tornarono dal guru. Solo Kanakadasa non aveva mangiato la sua banana. Il guru gliene chiese la ragione e Kanakadasa gli disse di non aver trovato un posto dove poter essere solo, perché, ovunque si volgesse, vedeva Krishna che gli sorrideva. Il guru lodò lo stato di estasi di Kanakadasa e, benedicendolo, gli disse di andare per il mondo a diffondere la gloria del Signore Krishna.
Kanakadasa fece molti pellegrinaggi, cantando le lodi del Signore Krishna e raggiunse il famoso tempio della città di Udupi, nello Stato del Karnâtaka. Tuttavia, i sacerdoti gli impedirono di entrare nel tempio, perché appartenente a una famiglia di bassa casta. Disperato, Kanakadasa implorò Krishna di concedergli la Sua Visione. Il muro occidentale del tempio, allora, si squarciò e apparve la statua di Krishna che si mostrò a lui per benedirlo. In tal modo, il mondo comprese il potere della devozione di Kanakadasa. In quel muro c’è ora una finestra, e da quella è consuetudine, prima di entrare nel tempio, vedere il signore Krishna, in segno di rispetto per quel cantore del Karnâtaka.
Questa rappresentazione ha segnato la conclusione della “Festa della Gioia”. È stata per tutti una proficua esperienza assistere alle celebrazioni, ma forse lo è stata maggiormente per tutti gli studenti che vi hanno partecipato. L’entusiasmo di stare assieme a compagni di differenti parti del Paese, ampliando la mente nel vedere così da vicino le ricche tradizioni e la variegata cultura dell’India e, cosa sommamente importante, assorbendo le lezioni di vita da Baba Stesso, sono tutte cose da tener care nel tempo. Questo incontro certamente sarà da stimolo a tutti gli studenti Bâl Vikâs, poiché i partecipanti ritornano alle loro case rienergizzati dal tocco di Baba. Preghiamo tutti che questa energia positiva possa diffondersi per rinvigorire la nazione e pervada tutto il mondo, in modo che il Regno di Dio si realizzi sulla terra stessa.
“La fanciullezza trascorre in banali giochi con altri bambini,
la gioventù passa in passatempi amorosi,
la mezza età impegna tempo e fatica ad ammassare ricchezza.
Arriva la senilità, il tempo scorre nel vano desiderare le cose del mondo
e ancora non c’è tempo per contemplare Dio.
Così, inestricabilmente impigliati nella rete del karma,
si spreca la preziosa eredità della nascita umana.”
“Perché sprecare il proprio tempo nell’ozio?
Tempo sprecato è vita sprecata.
Alzatevi, svegliatevi; non è troppo tardi.
Pensate al futuro almeno ora.”
Incarnazioni dell’Amore! Cari studenti!
Se sprecate il vostro tempo in questo modo, se gettate via il vostro tempo e le vostre energie in vane ricerche, a che serve la vostra nascita umana? Che cosa vi accadrà in futuro? Ci avete mai pensato? Il tempo è la misura della vita umana; ne è l’aspetto più prezioso. Non sprecate tempo. “Tempo perduto è vita perduta.” Dovete chiedervi seriamente se sia ragionevole sciupare il vostro tempo in questo modo. Se buttate via il vostro prezioso tempo in quest’età giovanile, quando sarete capaci di santificare la vita?
Il karma o azione
L’uomo, dalla nascita alla morte, deve compiere il karma (l’azione) in questo karmabhûmi (campo di attività). In effetti, la nascita umana ci è stata data per compiere azioni. Noi siamo quindi continuamente impegnati a svolgere varie attività, ma ben pochi fanno il benché minimo sforzo per chiedersi se le azioni da essi compiute siano satkarma (buone azioni) o no.
Bisogna sforzarsi di santificare il proprio tempo fin dalla fanciullezza. Per sostenere il corpo umano, noi consumiamo, come cibo, una varietà di prodotti, ma nessuno indaga se il cibo che assume sia adatto e salutare, giovevole al nutrimento e al mantenimento della sua salute fisica, mentale e spirituale.
“L’uomo nasce dall’azione, cresce e lascia il mondo a causa di essa.
L’azione è, in verità, l’incarnazione del Divino.
È solo grazie all’azione che felicità e sofferenza si manifestano nel mondo.”
La Bhagavad Gîtâ ammonisce che l’uomo ha solo il diritto di compiere il suo dovere e non quello di goderne i frutti. Logicamente ci sarà un risultato per ogni azione compiuta da un essere umano; ci sarà un buon risultato per un’azione positiva e un cattivo risultato per una negativa: questa è la legge eterna. Se mangiate un mango, il vostro alito avrà quell’odore e non quello di limetta; in egual modo la vostra testa sarà sempre condizionata dal tipo di cibo che consumate. “Com’è il cibo, così sono i pensieri; come sono i pensieri così è Dio.” Quindi il cibo, la testa e Dio sono sulla stessa lunghezza d’onda; pertanto bisogna coltivare sempre pensieri buoni e nobili.
Sattvaguna, la qualità da coltivare
Se mangiate cibo satvico e coltivate un carattere satvico fin dalla fanciullezza, tutta la vostra vita scorrerà agevolmente. Per questo bisogna tener d’occhio il cibo e i pensieri. Se volete santificare la vostra nascita umana, non dovete vivere come un uccello, una bestia o un animale; essendo nati come esseri umani, occorre compiere le azioni consone agli esseri umani e comportarsi come tali. Che cosa implica il termine “Valori Umani”? Satya (Verità), Dharma (Rettitudine), Shânti (Pace), Prema (Amore) e Ahimsâ (Non violenza); è solo quando coltiviamo e mostriamo questi cinque valori umani nella vita quotidiana che meritiamo di esser chiamati esseri umani. L’essere umano è il depositario dei tre sattvaguna , cioè sattva (calma, serenità), rajas (attività passionale) e tamas (pigrizia e torpore). Purtroppo, oggi, negli esseri umani, troviamo maggiormente attivi il rajoguna e il tamoguna; in nessun luogo esiste traccia del sattvaguna . È quindi di assoluta importanza che la gente oggigiorno venga istruita e incoraggiata a coltivare il sattvaguna, a compiere azioni satviche e giungere infine alla dimora del guna satvico.
Incarnazioni dell’Amore!
Ora voi siete nello stadio della fanciullezza e questa è l’età giusta per coltivare il guna satvico. La qualità della vostra vita, nelle fasi successive, dipende dalle qualità che coltivate ora. A che serve cercare di coltivare il guna satvico nella fase finale della vita, quando il corpo fisico rifiuta di collaborare con voi nella sâdhanâ ? Coltivate e mettete quindi in pratica il guna satvico fin dall’età giovanile. Se l’uomo aspira a sperimentare Mânavatva (l’autentica Umanità) e raggiungere Daivatva (la Divinità), il guna satvico è davvero essenziale. Solo quando coltiverete coscientemente il guna satvico potrete ottenere una natura satvica; se cercate di ottenerla, ma indulgete in azioni rajasiche e tamasiche, non vi riuscirete. Tutti i nostri antichi saggi e profeti portarono avanti la loro sâdhanâ quando erano giovani e forti.
Mirare al satvico in ogni campo
Incarnazioni dell’Amore!
Dovete consumare cibo satvico in modo da essere in grado di coltivare pensieri satvici. Così facendo, potrete intraprendere azioni satviche. È assolutamente necessario avere amici satvici in gioventù e stare sempre in loro compagnia. Si dice:
“La buona compagnia porta al distacco,
il distacco libera dall’illusione,
la libertà dall’illusione porta alla calma mentale,
la calma mentale dona la Liberazione.”
Quindi, tenendo a mente la meta della liberazione, consumate cibo satvico. A volte potreste dubitare di potervi procurare tale cibo. Io non sono affatto d’accordo con questa visione. Non trovate forse verdure e foglie verdi commestibili in quantità? In effetti, dal momento che siete nati dal ventre di vostra madre, voi vivete e crescete sani con il suo latte o quello della mucca; non è, questo, cibo satvico? Non potete vivere di una dieta vegetariana che consiste di verdure, foglie verdi e latte di mucca? Perché dovreste nutrirvi secondo i dettami del palato aggiungendo peperoncino, sale, tamarindo e spezie? È solo quando ridurrete gradualmente questi ingredienti per il sapore che potrete coltivare il guna satvico. I genitori hanno una grande responsabilità nell’illustrare ai bambini l’efficacia del cibo satvico e abituarli a esso fino dall’infanzia. D’altro canto, se gli stessi genitori preparano e consumano a casa cibo rajasico e tamasico, consistente in carne, pesce ecc., come possono aspettarsi che i figli sviluppino il guna satvico? Io sono dell’opinione che almeno i bambini debbano astenersi da tale cibo e pretendere dai loro genitori solo cibo satvico. Si deve coltivare coscientemente l’abitudine di assumere solo cibo satvico; soltanto allora si potrà sviluppare il guna satvico.
Incarnazioni dell’Amore!
Tutti i nostri sensi sono condizionati dai tre guna e questi, a loro volta, sono condizionati dal cibo che consumiamo. Quindi, se cominciamo a mangiare cibo satvico, a fare azioni satviche e ad andare in giro in compagnia di amici satvici, sono sicuro che possiamo trasformarci in individui satvici. È la cattiva compagnia a essere responsabile delle qualità malvagie. Se volete coltivare le buone qualità dovete mangiare cibo satvico. Infatti, il cibo che consumiamo è responsabile di tutte le cattive qualità.
Cari studenti!
Se sviluppate cattive qualità come l’ira, la passione, l’invidia, la gelosia ecc. fin da questa giovane età, tutta la vostra vita sarà rovinata. Voi state avvelenando le vostre giovani menti con queste qualità demoniache. Il Mio consiglio ai giovani e agli studenti è di mangiare cibo satvico, mantenere un comportamento satvico e stare in compagnia di persone satviche fin dalla giovane età. Io rimarco spesso che i giovani, oggi, si uniscono a cattive compagnie non appena vanno a scuola o al college e continuano ad andare in giro in compagnia di gente negativa con il risultato di coltivare cattive qualità che portano a un comportamento riprovevole. Spesso essi neppure si accorgono dei cambiamenti sottili che avvengono nel loro comportamento verso gli anziani, i genitori, gli insegnanti e la società; pensano di essere sulla strada giusta in quanto perseguono l’istruzione in un buon istituto educativo. L’educazione che essi cercano può essere buona, ma il centro del loro cuore è inquinato per colpa della cattiva frequentazione e molti cattivi pensieri nascono nella loro mente persino in giovane età. La gente pensa spesso che questo sia un fenomeno naturale dovuto alla giovinezza. Io non condivido affatto questo punto di vista. Non è assolutamente un fenomeno naturale! È innaturale al massimo. Voi avete pensieri negativi perché consumate cibo impuro. Quindi, prima di tutto, abbandonate tale cibo. Coloro che sono devoti a Swami devono partecipare al satsanga , ma voi vi unite a cattive compagnie e, conseguentemente, sviluppate cattivi pensieri. Una volta che i cattivi pensieri entrano nella vostra mente, nessuno può tirarli fuori. Dovete pertanto coltivare pensieri buoni prima che quelli negativi entrino nella vostra mente.
Pensieri, comportamento e risultato finale
Cari bambini!
Ci sono molti genitori che non si interessano al futuro dei loro figli perché sono troppo impegnati a seguire le loro occupazioni o perché non riescono a controllare il vostro comportamento, ma, se voi seguirete la strada giusta, essi saranno sommamente felici. Se, invece, frequentate cattive compagnie coltivando abitudini malsane che portano a un comportamento sbagliato, essi saranno molto infelici e incapaci di confidare a qualcuno il loro tormento o angoscia. È quindi vostro preciso dovere fare felici i vostri genitori; per fare questo dovete seguire il retto cammino. Prendete quindi la strada giusta e fate felici i vostri genitori. Solo allora potrete coltivare un buon comportamento. Nella vita umana ci sono tre aspetti che sono interconnessi: i pensieri, il comportamento e il risultato finale. Come sono i pensieri così sarà il comportamento e com’è il comportamento così sarà il risultato. Gli insegnanti si aspettano un buon comportamento dai loro allievi: com’è possibile se gli studenti si uniscono a cattive compagnie, mangiano un tipo sbagliato di cibo e alimentano cattivi pensieri? In una simile situazione il risultato finale è sempre negativo. Come potete sperimentare la dolcezza mangiando cibo amaro? In breve, il cibo rajasico e tamasico che consumate è la causa fondamentale dei cattivi pensieri che entrano nella vostra mente.
Buon cibo per il corpo, buon cibo per la mente
Cari studenti!
Tutti voi dovete prendere la direzione giusta. Anche se i vostri genitori, per qualsiasi ragione, vi propongono cibo rajasico e tamasico preparato in casa, dovete spiegare loro e convincerli degli effetti negativi di tale cibo, dicendo: “Madre! Se tu mi dai cibo rajasico e tamasico, io avrò solo cattivi pensieri; questo non sviluppa un buon comportamento da parte mia.” Dovete anche convincerli della necessità di preparare e servire cibo satvico a tutti i membri della famiglia. Non dovete soltanto mangiare cibo satvico, dovete anche leggere buoni libri. Tutta la vostra vita dipende dal buon cibo, dai buoni pensieri e dalla buona compagnia.
Cari studenti!
Non dovete leggere ogni sorta di sciocchezze come storie da poco, romanzetti ecc.; questa spazzatura genererà cattivi pensieri e inquinerà la vostra mente. Quando andate in biblioteca, dovreste leggere le biografie di grandi e nobili personaggi; ciò vi aiuterà a coltivare buone qualità e buoni pensieri. Una ragione dell’inquinamento delle vostre giovani menti, e della proliferazione, in esse, di cattivi pensieri, è la lettura di ogni sorta di letteratura dozzinale; infatti è solo la mente a essere responsabile dei pensieri buoni o cattivi. Ecco perché si dice:
Manaeva manushyânâm kâranam bandhamokshayoh
“È la mente a esser responsabile della schiavitù o della liberazione dell’uomo.”
Sfortunatamente, in questi tempi, solo i libri spazzatura sono diventati popolari e hanno acquisito grande risonanza; i buoni libri sono diventati merce rara. Potrebbe sorgere la domanda circa dove si possono trovare tali buoni libri: andate presso buone biblioteche di istituzioni impegnate nell’edificazione morale e spirituale dell’umanità. Spesso incontriamo persone che viaggiano in treno e in autobus , comprano libri inutili disponibili alla stazione ferroviaria o degli autobus e li leggono con molto interesse; dicono che li leggono per passare il tempo, senza rendersi conto di quanto essi siano dannosi dato che generano cattivi pensieri e inquinano la loro mente. Dovete quindi scegliere sempre libri che contribuiscano al vostro sviluppo intellettuale, morale e spirituale.
Incarnazioni dell’Amore!
Se volete coltivare buoni pensieri e un buon comportamento, dovete leggere buoni libri. Oggi numerosi studenti considerano di moda leggere letteratura scadente, disponibile a basso prezzo, con il risultato che in loro nascono pensieri meschini e un comportamento spregevole. Cercano libri da due soldi e robaccia distribuita gratuitamente, mancando totalmente di senso di discriminazione nel giudicare se tali scritti contribuiscano al loro sviluppo morale, spirituale e caratteriale. Comprenderanno le conseguenze del loro agire quando le loro menti saranno completamente inquinate; allora sarà troppo tardi per tornare sui propri passi. Solo con buoni libri è possibile coltivare pensieri positivi e un buon comportamento.
Cari studenti!
Ci sono numerosi altri importanti aspetti che devono esservi insegnati in questi tre giorni; questi vi permetteranno di coltivare pensieri nobili e seguire il giusto cammino. A tempo debito, vi indicherò numerosi aspetti che vi consentiranno di coltivare pensieri puri.
Prashânti Nilayam, 22 Ottobre 2005
Sai Kulwant Hall
festa dei bambini Sai
(Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Esaminare, sperimentare
[1] Sono venuto per confortare le vostre esistenze e non per raccontare la Mia vita. Per tale ragione non ho gradito che Ramanatha Reddy e Kasturi abbiano parlato di Me facendo riferimento ad alcuni episodi della Mia vita. Le vostre vite sono ben più importanti per Me, perché il Mio obiettivo è che possiate vivere più felicemente e con maggiore soddisfazione. Tutti gli esseri devono impegnarsi nel karma (azione, attività): è un obbligo universale, ineluttabile. Alcuni credono che solo le azioni, meritevoli o peccaminose, possano essere chiamate karma, ma il respirare stesso è karma. Ci sono dei karma i cui frutti non possono essere evitati! Esistono karma fisici, mentali e spirituali, e compierli per amore del Sé è dedizione. Si è parlato di Puttaparti e vi hanno consigliato di andarci per trarre ispirazione dai bhajan, i canti devozionali. Vi prego di non spendere questi soldi, poiché ovunque siate ed in qualsiasi momento invochiate il Mio nome, la vostra stanza diverrà Prashānti Nilayam ed il vostro villaggio diverrà Puttaparti. Io sono sempre pronto ad ascoltarvi e rispondervi. Vi voglio attivi e pienamente impegnati perché, se siete inattivi, il tempo graverà pesantemente sulle vostre mani. Non sprecate neanche un singolo istante dell’arco di vita assegnatovi, poiché il tempo è il corpo di Dio, infatti a Lui ci si riferisce come Kālasvarūpa (che prende forma nel tempo). È un crimine utilizzare male il tempo o sprecarlo nell’indolenza. Allo stesso modo non sprecate i vostri talenti, le capacità fisiche e mentali donatevi da Dio come patrimonio per adempiere il dovere della vita.
[2] Come la forza di gravitazione attrae tutto verso il basso, così la forza dell’indolenza vi trascinerà implacabilmente in giù; per questa ragione dovete essere sempre attivi e vigili. Come il vaso di rame deve essere lucidato affinché brilli, così la mente dell’uomo deve essere purificata mediante la disciplina spirituale, ovvero con attività quali la ripetizione del Nome divino e la meditazione. Persino un’azione naturale e automatica come il respirare può trasformarsi in un atto empio, se compiuta consapevolmente per ottenere un certo risultato. Un giorno un indù ed un suo amico inglese si trovavano sulle rive del fiume Godāvarī. L’indù disse di volersi bagnare nelle acque sacre del fiume, così pronunciò “Hari” – il nome di Dio, s’immerse, e ne uscì rinfrescato nella mente e nel corpo. Egli era molto felice di aver avuto la straordinaria opportunità di bagnarsi in quelle acque sacre. L’inglese invece rise e domandò all’amico come avesse potuto trarre tanta gioia nel tuffarsi in quell’acqua che è soltanto H2O, e aggiunse che la sua era tutta superstizione. L’indù allora gli rispose: “Lasciami pure la mia superstizione e tu tieni la tua.” Il cinico ottenne soltanto la pulizia del corpo, mentre il credente ottenne anche la purificazione della mente. Quando vi prostrate davanti agli anziani, anche la mente deve avere un atteggiamento di umiltà; non è solo il corpo che si deve inchinare. A Madras ci sono tanti assistenti sociali che visitano gli ospedali e rendono il loro servizio ai degenti. La maggior parte del lavoro che svolgono è meccanico: fanno aria ai pazienti, scrivono delle lettere per loro conto, cantano i bahjan, senza però prestare attenzione alle reali necessità dei pazienti. Molti s’impegnano in tali attività perché il servizio sociale è di moda. Questo lavoro, invece, deve essere svolto con piena partecipazione della mente, in modo gaio, intelligente e riverente. Il paziente non deve sentirsi infastidito dal nervosismo del volontario, anzi lo dovrebbe aspettare come un familiare che gli è caro. Se non vi piace questo tipo di lavoro, non fatelo; non gravate la vostra mente di qualche cosa che non vi aggrada. Un lavoro fatto meccanicamente è come una lampada ad olio priva di combustibile. L’olio è l’entusiasmo mentale: versatelo e vedrete che la fiamma sarà vivida ed arderà a lungo.
[3] Il karma si trasforma in yoga (unione con Dio) quando è svolto senza attaccamento. Un sannyāsi (asceta) non dovrebbe neanche ricordare quello che ha fatto, ma soprattutto non deve intraprendere un’azione aspettandosi dei frutti. Tale karma viene definito ‘azione compiuta senza desiderio per il risultato’ ed è il più nobile. Il karma migliore è quello svolto per senso di dovere, perché deve essere fatto e non perché sia vantaggioso farlo. Inoltre un sannyāsi non deve essere soggetto alla rabbia, all’ansia, all’invidia ed all’avidità, anche se la vostra esperienza vi dirà che oggi asceti di questo tipo sono molto rari. Non degnate neanche di uno sguardo un sannyāsi che tradisca a tal punto i suoi voti da ambire fama e notorietà o che si compiaccia di calunniare e competere. Non fatevi fuorviare da tali personaggi che potrebbero indurvi anche a non credere più alle sacre scritture ed ai Veda. Solo chi è fermamente convinto che questo mondo è un miraggio della mente è il vero Swami, tutti gli altri non sono che Rāmaswami o Krishnaswami, con il diritto di mettere tale qualifica solo alla fine del loro nome, non davanti.
[4] La Natura è un’entità molto antica. Anche il Jīvi, l’anima individuale, è molto antico poiché è ‘entrato’ ed ‘uscito’ molte volte. Ora però indossa una veste nuova, è moderno ed è venuto come il pellegrino che si reca in un luogo sacro per compiere i suoi giri attorno al tempio. Il Jīvi deve avere una guida che gli mostri i luoghi sacri e lo aiuti a terminare il pellegrinaggio. Ebbene, quella guida è il Signore stesso, ed i manuali d’istruzione sono i Veda, le Upanishad ed i sacri testi. L’essenza delle Scritture è contenuta in questa sola regola: ripetete il nome del Signore avendo sempre in mente la Sua Gloria. Il Signore è come il kalpataru, il divino albero che soddisfa i desideri e che dà tutto ciò che gli viene chiesto. Voi però dovete accostarvi all’albero e desiderare ciò che volete ottenere. L’ateo è colui che si tiene lontano dall’albero, mentre il credente è chi si avvicina: questa è la sola differenza. L’albero tuttavia non fa alcuna distinzione, elargisce i suoi doni a tutti. Il Signore non punisce, non si vendica se non lo riconoscete e non lo onorate. Egli non ha preferenze per un particolare tipo di culto né si compiace solo di quello. Se avete orecchio, potrete sentire l’OM che annuncia la presenza del Signore in ogni suono. Tutti i cinque elementi producono il suono OM. La campana del tempio ha la funzione di diffondere l’OM quale simbolo dell’onnipresenza di Dio. Quando la campana suona l’OM, la divinità che dimora in voi si risveglierà e voi diverrete consapevoli della Sua Presenza. Questo è il motivo per cui si suona la campana davanti all’altare.
[5] Guadagnatevi il diritto ad avvicinarvi a Dio senza paura per chiedergli la vostra eredità. Dovreste diventare tanto liberi da non pronunciare alcuna espressione di lode quando vi accostate al Signore. Le lodi sono un segno di distanza e di timore. Avrete certamente sentito la storia del saggio Kālidāsa. Egli disse che «Non appena l’io se ne va» – cioè non appena l’ego fosse scomparso, egli avrebbe raggiunto la liberazione e brillato del suo splendore originale, quale Brahman, l’indistruttibile Ātma o Sé. La «I» di ‘io’, quando è barrata diventa il simbolo della croce, quindi ciò che deve essere crocefisso è l’ego, ricordatelo. Allora la natura divina si manifesterà senza alcun ostacolo. I mezzi che distruggono l’ego più facilmente sono la devozione, il meditare sulla magnificenza del Signore ed il servizio reso agli altri in quanto figli di Dio. Potete invocare il Signore con qualsiasi nome, perché tutti i nomi sono Suoi, perciò scegliete il nome e la forma che più vi attraggono; i mille nomi del Signore sono stati composti per glorificare i vari aspetti di Dio, e voi avete la libertà di sceglierne uno. Il guru vi consiglierà il Nome e la Forma che più si addicono al vostro temperamento ed alle azioni meritorie del passato. Se però il guru volesse costringervi ad adottare un certo tipo di disciplina proclamando che quello è un suo ordine, ditegli che quello che conta è la vostra soddisfazione e non la sua; infatti dovete praticare la disciplina spirituale in un’atmosfera di gioia e di contentezza.
[6] Il discepolo ha il diritto di crescere in base alle sue attitudini ed inclinazioni mentali, ed il guru non deve forzarlo a svilupparsi nella direzione da lui prescelta. Oggi l’antica relazione fra guru e discepolo si è capovolta: ricchi ed influenti discepoli dominano il guru dettandogli il comportamento da seguire. I guru dal canto loro, avidi di accumulare ricchezza e fama, si abbassano ad agire secondo i dettami dei discepoli, degradando così il loro stato. Perciò prima di accettare un guru, esaminatelo, controllate le sue credenziali, verificatene gli ideali e le pratiche. Anche nel Mio caso, non lasciatevi attirare solo dalle storie di quello che creo con un semplice movimento della mano. Non saltate a conclusioni affrettate ad occhi chiusi: osservate, studiate e ponderate. Non abbandonatevi a nessuno finché non avvertirete la soddisfazione interiore di essere sulla via giusta. Soprattutto non parlate male dei grandi uomini e dei saggi, perché è un segno d’egoismo grossolano e di impertinenza puerile che nasce dalla presunzione stessa. Il Mio consiglio per voi oggi è questo: così come vi preoccupate delle necessità del corpo, nutrendolo tre volte al giorno per mantenerlo in buone condizioni, allo stesso modo spendete regolarmente ogni giorno un po’ del vostro tempo per mantenere in buona forma anche la vostra coscienza interiore. Impegnatevi nella preghiera e nella meditazione un’ora al mattino, un’ora alla sera ed una ai primi chiarori dell’alba durante il Brahma-muhūrta. Progredendo nella vostra pratica scoprirete che una grande pace discenderà su voi e grandi risorse di energia nuova scaturiranno dall’interno di voi stessi. Dopo un po’ di tempo la vostra mente contemplerà il divino Nome ovunque siate e qualunque cosa facciate: allora la pace e la gioia diventeranno le vostre inseparabili compagne.
Gokhale Hall, Madras, 25.03.1958
da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications