La festa di Mahâshivarâtrî è una delle più importanti dell’India. Essa cade il 14° giorno del krishna paksha la quindicina o metà (paksha) scura (krishna) di mâgha (gennaio-febbraio), un mese del calendario induista. Si tiene, dunque, nel periodo di luna calante e viene celebrata, con canti devozionali, durante la notte. Shivarâtrî significa “notte” (râtrî) di “buon auspicio” (shiva).
In tutto il Paese, la gente affolla i templi di Shiva e trascorre la notte in adorazione e contemplazione del Divino.
Il Signore Shiva viene adorato come Yogîshvara (il Signore degli yogin) ed è considerato lo Yogin e il Rinunciante ideale, ragion per cui, in questo giorno, i Suoi devoti si uniscono, per così dire, a Lui nelle Sue austerità, astenendosi dal cibo e dal dormire come omaggio al Principe degli yogin.
Le celebrazioni di Shivarâtrî , a Prashânti Nilayam, hanno avuto inizio la mattina dell’8 marzo e Baba, mostrando la Sua divina Forma alle migliaia di persone riunite nel Sai Kulwant hall, ha riempito i cuori di gioia. Dopo esser salito sul palco, Baba ha invitato Anil Kumar, professore allo Shrî Sathya Sai Institute of Higher Learning, a parlare alla gente.
Anil Kumar ha quindi cominciato a raccontare un episodio avvenuto allorché egli si trovava a Kodaikanal con Baba. In quell’occasione, mentre Gli era seduto accanto, aveva con sua sorpresa notato, attorno alla Caviglia del Maestro, il segno tipico che lascia una cavigliera ed era rimasto ancor più sbigottito nel notare che la caviglia destra non evidenziava segno alcuno. Aveva pertanto pregato Swami di rivelargli il significato di ciò e il Maestro gli aveva spiegato che quella vista rappresentava Lui Stesso come Ardhanârîshvara, il Principio divino in cui sono presenti sia il Signore Shiva sia Madre Pârvatî.
Ardhanârîshvara rappresenta infatti l’aspetto androgino di Shiva, la cui metà sinistra del Corpo viene raffigurata come femminile (Pârvatî, la Shakti o Energia di Shiva) e quella destra come maschile (Shiva).
Baba, molti anni fa, rivelò di essere la manifestazione di Shiva-Shakti e Anil Kumar ha avuto il privilegio di sperimentare personalmente la verità di quella dichiarazione.
Alle parole di Anil Kumar hanno fatto seguito i discorsi di Narendranath Reddy e di G.K. Raman; anch’essi hanno narrato la loro esperienza all’assemblea dei devoti.
In seguito, dopo il Suo Discorso, Swami si è seduto e con un gesto della Mano ha materializzato una collana d’oro, chiedendo agli studenti di che materia fosse fatto quell’oggetto.
Essi hanno risposto trattarsi di oro e, a quel punto, Baba, con un nuovo movimento della Mano e cogliendo tutti di sorpresa, trasformava quella collana in un anello d’oro. Anche questa volta Swami domandava di che materiale quell’anello fosse fatto e gli studenti, all’unisono, rispondevano: “D’oro, Swami!” Allora Baba invitava uno studente a salire sul palco e gli infilava l’anello al dito. Poi ripeteva il movimento circolare con la Mano… ed ecco apparire un’altra collana d’oro. Era davvero uno spettacolo sconvolgente vedere Baba creare la materia con tanta disinvoltura.
Sembra tuttavia esservi un significato più profondo nelle Sue azioni: Baba intendeva dimostrare ciò che aveva già citato nel Discorso, ovvero che lo stesso Principio divino è presente in tutto.
Gli ornamenti possono apparire differenti, ma sono tutti fatti dello stesso materiale: l’oro. Allo stesso modo, sebbene i nomi e le forme cambino, l’ Âtma , vale a dire il Sé, è presente in ognuno.
Dopo di ciò, gli studenti della scuola e dell’università di Baba hanno cantato inni e canti devozionali propiziatori rivolti al Signore Shiva. Nel pomeriggio due eminenti oratori hanno parlato alla folla nel Sai Kulwant hall. Il primo, shrî S.V. Giri, ex vicerettore del Shrî Sathya Sai Institute of Higher Learning, ha spiegato il significato dei vari Nomi del Signore Shiva che, come si è detto, è Ardhanârîshvara, perché entrambi i princìpi, maschile e femminile, sono egualmente presenti in Lui. Questa verità è evidente anche nella vita di Swami, giacché Egli tratta uomini e donne allo stesso modo ed esorta la società a tributare alla donna il dovuto rispetto. L’altro appellativo dato a Shiva, cioè Nîlakantha , è esso pure riferibile a Baba, poiché, proprio come Shiva inghiottì il veleno halâhala per salvare il mondo dal suo effetto letale, così pure Baba è pronto a sopportare qualunque sofferenza fisica allo scopo di proteggere i Suoi devoti e garantirne il benessere. Dopo shrî S.V. Giri, Swami ha invitato a parlare A.V. Gokak, che ha recentemente assunto l’incarico di vicerettore dello Shrî Sathya Sai Institute of Higher Learning. Gokak ha affermato che il lingam, simbolo di Shiva, rappresenta la Divina Consapevolezza da cui tutto è emerso e in cui tutto, alla fine, si riassorbirà. Ha proseguito dicendo che, allo stesso modo, le varie fedi e religioni del mondo trovano compimento ai Piedi di loto di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba. Egli ha poi concluso affermando che occorrerebbe abbandonare la ristrettezza mentale e l’intolleranza verso le altre religioni e progredire verso quello stadio finale in cui colui che medita comprende di essere una sola cosa con l’oggetto della meditazione.
Dopo il Discorso del pomeriggio, Swami dava il via all’inizio dei bhajan.
I canti devozionali sono proseguiti senza interruzione per tutta la notte e sono stati eseguiti dai devoti dei Centri Sai di Bangalore, Delhi e Mumbai, nonché da altri devoti provenienti dai paesi d’oltremare. Il Sai Kulwant hall si è riempito di sacre vibrazioni, frutto dell’espressione di tanta devozione. È stato anche rappresentato l’ Ekâdasha Rudra Pârâyana, nel corso del quale il Rudram, il mantra vedico in lode a Shiva, disseminato di strofe tratte dal Chamakam, viene cantato undici volte.
La mattina del 9, alle 6,30, Sai Baba è entrato, per la gioia degli occhi dei presenti, nel Sai Kulwant hall e alle 7 accettava l’ ârati , ponendo in tal modo fine al canto dei bhajan . Faceva poi distribuire alla folla il prasadam (il cibo consacrato), costituito di pulihora (riso al tamarindo) e laddu (tipico dolce indiano). Scaldava davvero il cuore vedere i membri della famiglia Sai, senza distinzione di classe, razza o nazionalità, sedere sotto lo stesso tetto e gustare il prasadam, offerto dall’amorevole Madre Sai. Nel pomeriggio, Swami teneva l’ultimo Discorso delle celebrazioni di Shivarâtrî, al termine del quale Gli veniva offerto l’ârati.
“Il Signore del Kailâsa ha manifestato la Sua Forma divina
con la luna crescente che Gli adorna la testa,
la fresca acqua del Gange che scorre attraverso
i Suoi riccioli arruffati, l’occhio splendente in mezzo alla fronte
e il collo color porpora brillante come il luccichio di una mora.
Egli indossa braccialetti di serpenti e una serpe come cintura,
tutto il Suo corpo è cosparso di vibhûti,
la fronte è adorna di un punto di kumkum,
le labbra rosse brillano di succo di betel;
orecchini d’oro tempestati di diamanti pendono dalle Sue orecchie
e tutto il Suo corpo di colore bruno risplende di divino fulgore.”
Il “Propizio”
Nessuno sembra aver fatto uno sforzo per comprendere il significato e l’importanza di Shivarâtrî . In effetti, la stessa parola Shivarâtrî rivela il suo significato: Shiva significa “propizio” e râtrî significa “notte”. Per questo Shivarâtrî vuol dire “notte propizia”. Sorge allora la domanda: “Chi è Shiva?” Shiva non è altro che la Consapevolezza Divina che pervade tutti gli esseri viventi; questo Shivattva (Consapevolezza Divina) permea non solo gli esseri umani, ma anche gli uccelli, le bestie e gli animali. In effetti, ogni momento della nostra vita può esser considerato come Shivarâtrî; non dobbiamo aspettare Shivarâtrî in un giorno particolare dell’anno.
Onnipervadente Consapevolezza
Incarnazioni dell’Amore!
La Consapevolezza di Shiva è onnipervadente. Come possiamo limitarla a un tempo o a un luogo particolari?
Sarvatah pânipâdam tat sarvatokshi shiromukham
sarvatah shrutimalloke sarvamâvritya tishthati
Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie che pervadono ogni cosa,
Egli permea l’intero universo.
Se una volta analizziamo questo aspetto attentamente, apparirà ovvio che tutto ciò di cui siamo testimoni all’intorno è Consapevolezza di Shiva e nient’altro. Shiva non rappresenta una forma particolare con i capelli arruffati e una pelle di tigre; dovunque guardiamo e qualunque forma incontriamo, che sia un bambino o una persona anziana, una donna o un uomo, in ogni forma risplende la Consapevolezza di Shiva. Come potete descrivere l’onnipervadente Consapevolezza di Shiva o limitarla a un momento e un luogo specifici? La gente esegue una forma particolare di danza per rappresentare la Shiva Tândava (la danza Cosmica di Shiva e Pârvatî), ma questa è solo simbolica e non descrive la vera Shiva Tândava . Come si può descrivere la Coscienza Trascendentale di Shiva che le parole non possono descrivere e che la mente non può comprendere?
Il Signore dai tre occhi
Il Signore Shiva è descritto da alcuni come Mukkanti (il Signore dai tre occhi). Tutti noi abbiamo solo due occhi, ma Dio ha anche un terzo occhio. Noi siamo consapevoli solo del passato e del presente, non possiamo visualizzare il futuro; solo Dio può. Il Signore Shiva, che può visualizzare il futuro con il Suo terzo occhio, cioè Jñâna Netra , viene dunque definito come Mukkanti . Persone differenti descrivono Dio in modi differenti. Lo si descrive anche incarnato in varie forme, ma tutte queste descrizioni non riescono a darNe un’idea completa.
Tutto è Shiva
Ognuno descrive Dio e Gli assegna un nome e una forma particolari a seconda della sua immaginazione; Dio, il Senzanome e Senzaforma, è onnipresente e onnipervadente. Egli è Avânmânasagochara (Indescrivibile a parole e Incomprensibile alla mente) e Aprameya (Incommensurabile). Chi può descrivere una tale Divinità? C’è solo un segno distintivo della Divinità e cioè la Consapevolezza. Questa Consapevolezza Divina assume qualunque forma voglia permeare, sia quella di un cane, di un corvo, di una gru o di un essere umano. Îshvarattva può quindi esser descritto come Consapevolezza Divina. Essa permea non solo tutti gli esseri umani, ma anche gli insetti, gli uccelli, le bestie e gli animali. Uno dei Nomi che le vengono attribuiti è Shivattva (Consapevolezza di Shiva); per cui, non è corretto descrivere Shivattva con appellativi come Mukkanti , Trinetra ecc.; Shivattva indica la onnipervadente Consapevolezza Divina. In effetti, tutti i devoti che siedono in questa sala sono Incarnazioni del Signore Shiva.
Sarvam shivamayam
Tutto ciò che percepisci in questo mondo oggettivo è una manifestazione di Shiva.
Essa pervade tutti e tre i mondi: la terra, lo spazio e il mondo inferiore. Esiste in tutti e tre i periodi di tempo: il passato, il presente e il futuro. È indescrivibile. Qualsiasi periodo di tempo è insufficiente a descrivere Shivattva . Molta gente adora questa onnipresente e onnipervadente Consapevolezza Divina descrivendola con nomi e forme differenti. Proprio come l’onnicomprensivo Amore Divino non fa distinzione tra esseri viventi, anche la Consapevolezza Divina non fa differenze; siamo solo noi che facciamo distinzioni tra persone come mio padre, mia madre, mio fratello, mia sorella ecc., basate sulle nostre relazioni terrene con loro. In effetti, ogni essere vivente è una Incarnazione della Divinità. Dio assume tutti i nomi e tutte le forme. Voi siete Dio.
Episodi divini
Una volta Pârvatî, la consorte del Signore Shiva, Gli chiese: “Come fa la gente a riconoscere la Consapevolezza Divina che si dice sia onnipervadente?” Îshvara rispose che la stessa Consapevolezza che è immanente in Lui permea tutti gli esseri viventi e spiegò anche come la stessa permeasse pure ogni cellula del corpo di Lei. Non la si può spiegare; si può solo sperimentarla. Una volta Pârvatî non trovava Suo figlio Vinâyaka nonostante Egli fosse molto vicino al Signore Îshvara. Ella cercava Vinâyaka in ogni dove meno che nelle divine vicinanze del Signore Îshvara. Che strano! In egual modo oggi l’uomo cerca Dio dovunque senza sapere che egli stesso è una Incarnazione del Divino Âtma . Il Signore Îshvara non ha mai stirato i Suoi capelli; Egli li ha lasciati nella loro posizione naturale come riccioli arruffati. I Suoi riccioli arruffati, il Suo terzo occhio e il Suo corpo coperto di cenere sono stati lasciati nella loro situazione e nel loro colore naturali, ma essi appaiono differentemente a persone diverse. Chi può descrivere il colore e lo splendore del corpo del Signore Shiva? Una volta nacque una controversia tra Lakshmî e Pârvatî circa l’apparenza fisica del Signore Îshvara e del Signore Vishnu. Durante la discussione Lakshmî chiese: “Pârvatî! Come hai potuto corteggiare questa strana persona che non tiene pulito il Suo corpo e lo cosparge di cenere residua della cremazione?” Pârvatî si offese e replicò: “Ammâ! Tuo marito Vishnu si adagia sul serpente Shesha ed è di colore blu; perché non correggi i Suoi modi e cerchi di cambiare il colore del Suo corpo?” Mentre stavano discutendo in questo modo, entrò in scena Sarasvatî e cercò di dar Loro un consiglio: “Nella Loro apparenza fisica possono esserci alcune differenze, ma, per quanto Mi riguarda, non trovo nessuna differenza tra di Loro. Vedo che la stessa Consapevolezza Divina permea ambedue queste Forme. Voi entrate in polemica perché non riuscite a rendervene conto; dimenticate quindi tutte le differenze esteriori.” Questo tipo di natura trascendentale è immanente solo in Sarasvatî.
La fervida immaginazione dei devoti
Tutte queste differenze nella forma fisica sono solo nella mente degli esseri umani, ma Dio è privo di attributi. Sono i devoti ad assegnare a Dio nomi, forme e attributi differenti; basandosi sulla loro immaginazione, essi dipingono Dio in forme differenti come il grande artista Ravi Varma. Dio assume la forma che voi pensate. La gente descrive la forma di Dio come Rudra (il “Fiammeggiante”, aspetto terrifico di Shiva) e Shântisvarûpa (Incarnazione della Pace), ma Dio è sempre soltanto Shântisvarûpa ; Egli è sempre amabile e sorridente. Immaginare una tale Incarnazione della Pace in forma diversa è solo opera del devoto; se proprio esistono tali illusioni occorre liberarsene.
Dio non ha attributi
Bisogna raggiungere la Divinità coltivando amore per Dio; è solo l’amore che può legarLo. L’Unità di Dio deve essere realizzata attraverso tale Amore divino. Se Dio, che è privo di attributi, deve essere descritto, la descrizione sarà:
Ekam nityam vimalam achalam sarvadhî sâkshibhûtam bhâvâtîtam trigunarahitam
L’Uno senza secondo, l’Eterno, il Puro, l’Immutabile, l’Intelligenza onnipervadente
che tutto attiva, il Testimone di ogni cosa, al di là dell’immaginazione,
al di là dei tre guna, sattva, rajas e tamas.
Noi attribuiamo differenze a un tale Dio privo di attributi e ne siamo contenti. Ciò non è corretto. L’Unità di Dio deve essere compresa. A questo riguardo non deve esserci confusione, anche se poeti e artisti come Ravi Varma hanno rappresentato Dio in forme differenti, dando espressione alla loro capacità immaginativa. Quali che siano le forme o i ritratti concepiti da poeti e artisti, Dio è solo Uno. Per esempio il Signore Vinâyaka appare sempre lo Stesso, dovunque lo vediate; Egli non ha attributi di sorta. Ganapati è Colui che non ha attributi. Egli non ha alcun capo al di sopra di Sé; è per questo che è chiamato Vinâyaka. Se fate un’analisi, (scoprirete che) ogni nome assegnato a Dio vi rivela un significato. Dato che non ha alcun capo al di sopra di Sé, anche Brahmâ, Vishnu e Maheshvara Lo adorano.
Adorare Dio come tale
Incarnazioni dell’Amore!
Oggi la gente esaspera le differenze tra gli esseri umani attribuendo nomi e forme differenti a Dio che è senza nome, senza forma e senza attributi. Questo è un grave errore. La Divinità viene divisa dai devoti; l’Unità di Dio non viene compresa, con il conseguente risultato di futili argomentazioni e confutazioni. Che sia Râma, Krishna, Îshvara o Vishnu, questi sono solo nomi diversi assegnati a Dio dai devoti, ma Dio è solo Uno. Questi nomi vengono assegnati a Dio solo per la nostra soddisfazione; nella Divinità, invece, non alberga alcuna differenza! La migliore sâdhanâ sarebbe realizzare l’unità nella Divinità e adorare Dio come tale. Voi potete comunque adorare Dio nella forma che preferite, a questo non si può fare obiezione, ma l’unità che sottende alle differenti forme e ai diversi nomi non dovrebbe essere mai dimenticata. Pensare che il Signore Râma possa essere arrabbiato se voi adorate il Signore Krishna e viceversa è una concezione erronea; tali differenze possono essere sentite dai devoti, ma non esistono nel Signore Râma e nel Signore Krishna. Dio non nutre tali sentimenti negativi; solo negli esseri umani esistono differenze e sentimenti negativi. In effetti non c’è alcuna possibilità che i sentimenti negativi coinvolgano il Divino: Egli è soltanto totalmente positivo.
Devozione unidirezionale
Cari studenti!
Non attribuite a Dio alcuna differenza o sentimento negativo. Voi potete adorare Dio in qualsiasi forma e nome vi piaccia. Nel caso troviate una qualunque differenza nel Divino, l’errore è imputabile ai vostri sentimenti negativi e non a Dio. Adorate quindi Dio con devozione unidirezionale.
Prashânti Nilayam, 8 Marzo 2005
Sai Kulwant Hall
festa di Mahâshivarâtrî
(Traduzione tratta dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)