Premessa: Il 19 novembre 2002 si è festeggiata, a Prashânti Nilayam, la “Giornata della Donna”.
Nel Sai Kulwant Hall, i programmi culturali sono stati svolti solo dalle donne, compresi i bhajan serali, l’ârati finale e la traduzione in lingua inglese del tradizionale Discorso di Swami, compito, quest’ultimo, normalmente svolto da Anil Kumar.
Nella mattinata, Sai Baba ha accolto due bande musicali formate da studentesse del Suo college e scuola femminile di Anantapur.
Sono stati svolti dei programmi, che includevano danze e l’esecuzione di pezzi per violino. Poi una famosa cantante indiana, Shushîla, ha cantato alcune canzoni su Baba. I programmi si sono conclusi con una sessione di bhajan e ad alcune devote sono stati regalati dei sari (abiti femminili indiani).
Nel pomeriggio ha trovato compimento la commedia intitolata “Satî Satyavan Sâvitrî”, che ha visto la partecipazione dei bambini del Kerala. Al termine della stessa, Swami ha presentato la bambina che ha recitato nel ruolo principale, e le ha fatto omaggio di una collana d’oro.
Sempre nel pomeriggio ha avuto luogo il Discorso di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba, dopo il quale i devoti hanno ricevuto delle mele come prasâd (cibo benedetto).
“L’intero universo risplende del Divino
ed è scaturito da Lui.
L’intima relazione fra l’universo e Dio
è qualcosa che è impossibile interrompere.
Ascolta, o valoroso figlio di Bhârat!”
Incarnazioni dell’Amore!
Da tempi immemorabili, l’India è portavoce di estrema benevolenza e buon carattere. Essa è il luogo d’origine della spiritualità, delle virtù, della carità e del Dharma, ed è il Paese della prosperità e della pace. Fin dall’antichità, è stata l’India a compiere ogni sforzo per affermare la Verità ed è stata sempre l’India a offrire un ideale di vita esemplare, proficuo, basato su un rapporto di utile reciprocità.
Non esiste paese che superi l’India per quanto riguarda l’affermazione della Verità. Sono molti, in India, coloro che hanno fatto progressi in campo spirituale. Questa è la terra che fu governata dal Signore Râma, la terra in cui il Signore Krishna insegnò la Bhagavad Gîtâ e in cui Vyâsa stilò i Veda e ne propagò l’insegnamento.
È anche la terra in cui Vâlmîki compose il Râmâyana e insegnò la Verità e la Rettitudine.
Si può affermare che, un paese sacro come questo, non esista da nessun’altra parte. Pur essendo nati in questa sacra terra di Bhârat (India), e pur chiamandosi Bhâratîya, oggi, gli Indiani sono riluttanti a effettuare la divulgazione e l’insegnamento dei valori di un Paese tanto sacro e provvido. Dovrebbero, invece, seguire, riverire, mettere in pratica e trasmettere agli altri la cultura di Bhârat.
L’aria che si respira in questa terra è colma di Verità; persino la polvere che i piedi sollevano dal suolo è satura di Dharma.
Effettivamente, se si indaga a fondo, (si scopre che) c’è grandezza nei Bharâtîya. Il suolo dell’India, l’inerte terra di cui è costituita, è un vero e proprio sacro gioiello. La vita degli Indiani è una vita di pazienza, e il Gange, che scorre nel loro Paese, è permeato d’Amore. Per quale motivo la preziosa terra indiana, dimora di Verità, Dharma, Pace e Amore, è tanto cambiata oggi?
Fin dall’antichità, essa ha offerto tanti modelli di storie esemplari.
“Nella terra di Bhârat, sommamente sacra,
la pazienza è la vera bellezza.
Di tutti i riti, l’aderenza alla Verità
è la penitenza suprema.
Che cosa c’è di più venerabile della propria madre terra?”
Nel sacro paese dell’India, la Verità è espressa attraverso la pazienza e la pace è lo scudo di protezione. Sebbene nati in un luogo di così elevata sacralità, non pensate quanto sia insensato essere incapaci di proteggerne i valori culturali?
Chi si prenderà cura della casa?
I ragazzi e le ragazze devono acquisire un’istruzione, un’educazione superiore i cui ideali siano diffusi nel mondo. Quindi, non si deve studiare al solo scopo di ottenere un lavoro, ma per diffondere, in vari modi, la cultura indiana. Bisogna intensificare lo sviluppo di una tale cultura.
Gli studenti e le studentesse di oggi, invece, acquisiscono questa istruzione non per proporre un ideale, ma solo per ottenere benefici temporanei; essi non studiano con l’intento di sperimentare la cultura indiana, che è vera ed eterna.
“Se tutte le donne lavorano fuori casa, ciò creerà un disagio.
Se marito e moglie vanno entrambi in ufficio, chi si occuperà delle faccende domestiche?
Se le donne vanno a insegnare a scuola ai bambini degli altri, chi insegnerà ai loro figli?
Se marito e moglie vanno entrambi in ufficio, chi si occuperà delle faccende domestiche?
Se le donne vanno a lavorare esattamente come gli uomini, chi cucinerà il cibo per la famiglia?
Se in una casa manca tutto ciò, potrà questa lacuna essere colmata solo risolvendo i problemi economici?
Se si cerca la felicità nel lavoro, non la si troverà mai, neppure ricoprendo un’alta posizione.”
Avendo ottenuto un’istruzione, oggi le donne sono in competizione l’una con l’altra. Non c’è nulla di male nell’avere un lavoro; non è una cosa sbagliata. Tuttavia, prima di accettarlo, occorre occuparsi delle necessità della famiglia.
“Se tutte le donne lavorano fuori casa, chi cucinerà il cibo per la famiglia?”
Bisognerebbe prendere atto delle necessità della famiglia e comportarsi di conseguenza.
“Se marito e moglie vanno entrambi in ufficio, chi si prenderà cura dei figli a casa?”
Se la madre non è a casa a occuparsi dei figli, essi prenderanno brutte strade e si rovineranno.
“Se le donne vanno a lavorare come gli uomini,
e si comportano esattamente come loro,
chi si prenderà cura delle faccende domestiche?
Se le donne vanno a insegnare a scuola ai bambini degli altri, chi insegnerà ai loro figli?”
Poiché marito e moglie lavorano entrambi, potranno risolvere i problemi economici e affrontare le necessità della famiglia, ma è molto facile che i loro figli finiscano su una cattiva strada. Infatti, a causa dell’assenza da casa dei genitori, ci sono alte probabilità che i figli prendano strade sbagliate e si rovinino.
Quindi, innanzitutto, dobbiamo insegnar loro i valori appresi attraverso l’educazione. Solo se i vostri figli faranno dei progressi, avrete compreso il valore della vostra educazione. L’educazione serve a far affiorare il potenziale (innato) di un individuo. Si sono stabiliti tanti ideali al fine di esemplificare il Dharma della donna e affinché esso potesse essere attuato.
Donne dalla vita esemplare
Rajesvari Patel (la persona che ha parlato precedentemente – N.d.T.) ha detto che, in passato, tante donne coltivarono le proprie virtù e, attraverso di esse, vissero in modo ideale. Savitrî e altre donne, ad esempio, grazie alla loro condotta ideale, divennero dei modelli da imitare.
Nell’antichità, le donne assolvevano le proprie mansioni domestiche e proteggevano la casa; davano degli ideali ai figli e li mettevano in pratica, ergendosi così a esempio.
Ai giorni nostri, sono fortemente diminuite le madri che offrono simili esempi. Non appena ottengono un titolo di studio, si cercano un lavoro. Ma quale sarà il destino dei loro figli? Se una madre alleva in modo adeguato anche un solo figlio, la nazione riceverà un enorme aiuto. A che serve avere un impiego e guadagnare molto, se poi i figli si indirizzano su una cattiva strada? Quindi, innanzitutto, la donna deve prendersi cura della casa, svolgendovi adeguatamente le mansioni che essa richiede. Invece, le donne colte della società odierna lavorano fuori casa; devono quindi assumere un cuoco e una cameriera (per i lavori domestici), e gran parte di ciò che guadagnano serve per pagare questi ultimi. Che strada prenderanno i figli di tali donne in una situazione del genere?
Harishchandra ebbe un comportamento davvero perfetto e aderì sempre alla Verità.
Non dovette, tuttavia, lasciare anch’egli questo mondo?
Chandramatî era donna di elevate virtù. Compì diligentemente il suo dovere di madre e seguì sempre suo marito (Harishchandra). Quando egli si scoraggiava, ella gli infondeva coraggio, dicendo: “O mio re! Tu sei un imperatore, sei molto intelligente e istruito. Uno come te non deve lasciar spazio alle debolezze. Nella vita stiamo percorrendo assieme il sentiero della Verità; stiamo nuotando nel fiume della Verità. È nostro destino raggiungere la riva. In caso contrario, annegheremo. Ecco tutto! Non dobbiamo, dunque, abbandonare la nostra determinazione tornando indietro!” Era così che le donne di quei tempi incoraggiavano i loro mariti. Le donne indiane protessero sempre, con tale sacralità, la cultura del loro Paese. Senza mai versare lacrime, in alcuna circostanza, Sîtâ dette esempio di vita ideale. Sebbene fosse prigioniera dei demoni, non ne fu mai intimorita né si perse d’animo. Ella si attenne alle virtù di suo marito. Infatti, essendo moglie di Râma, fu d’insegnamento a tutti per comprendere che si deve condurre la propria vita sul modello di Sîtâ e Râma.
C’è poi Damayantî. Fu una donna molto casta. Grazie alla sua determinazione, incoraggiò il marito ad alimentare le virtù e lo aiutò a riconquistare il regno. Fu in questo modo che le donne di quei tempi, ricche di simili virtù, protessero il regno, allevarono adeguatamente i figli e si guadagnarono un buon nome. Bisognerebbe guadagnarsi una simile reputazione, farsi una buona fama. Anche se non lavoriamo e non abbiamo soldi, la felicità che deriva dalle virtù è di gran lunga superiore a quella che si ottiene col denaro.
Forza fisica, denaro e amicizia
Gli studenti odierni desiderano fortemente queste tre cose: forza fisica, denaro e amicizia. Può esserci denaro, possono esserci amici e anche forza fisica; ma che senso hanno se non ci sono le virtù? Esse sono indispensabili sia per gli uomini sia per le donne. Una vita senza virtù è una vita senza vigore. La gente dei tempi antichi cercava in tutti i modi di attuarle ed era pronta a sacrificare la vita per un buon nome, una buona reputazione. Le donne cercavano di proteggere non solo il rispetto personale, ma anche quello del marito. La forza di un individuo consiste non nella ricchezza, ma nelle virtù. Ecco perché, nell’antichità, le donne indiane lottavano tanto fino a sacrificare anche la propria vita per amore delle virtù. Il Paese è in condizioni precarie proprio per la carenza di uomini e donne virtuose. Ciò che oggi è necessario, non è né l’oro né le ricchezze materiali, ma le virtù. Senza di esse, non serve a nulla possedere una gran forza fisica e non si potrà ottenere neppure un attimo di pace se, forti della propria ricchezza, ci si comporterà in modo arrogante. È bene, dunque, cercare di ottenere le virtù.
Oltre a ciò, le donne devono salvaguardare il rispetto dei propri mariti. Se ciò non avverrà, tutte le virtù ottenute saranno inutili.
Incarnazioni dell’Amore!
È importante che, sia gli uomini sia le donne, si diano da fare per diventare virtuosi. In mancanza di ciò, qualunque lavoro si intraprenda e qualsiasi istruzione si acquisisca, saranno inutili.
Nonostante tutta la sua istruzione e la sua intelligenza, l’uomo stolto non conoscerà mai il suo vero Sé, e l’uomo spregevole non abbandonerà mai le sue vili qualità, malgrado tutto il suo studio e il suo stile di vita. Tutto questo studiare odierno conduce solo a discussioni e mai alla vera conoscenza. A che serve accumulare tanta conoscenza terrena se essa non vi porta all’immortalità? Infatti, dopo tutto il vostro studio, dovrete comunque morire.
Acquisite perciò la conoscenza che vi rende immortali.
L’istruzione moderna, dunque, serva solo a riempirvi lo stomaco (a farvi procurare i mezzi di sussistenza – N.d.T.). La moralità e l’onestà sono veramente in grave pericolo e il rispetto e la gentilezza vengono date alle fiamme. Ciò che invece oggi dobbiamo acquisire è una buona reputazione. Nei tempi antichi, la gente attribuiva al Dharma priorità assoluta, era ben decisa a seguire la Verità, e, attraverso l’Amore, nella vita aveva sempre risultati positivi.
Donne che lottarono per la Verità
Nell’antichità, le donne indiane si sacrificavano per la Verità. Oggi non esistono più donne così fedeli alla Verità. Un tempo, per essa, tante donne sacrificarono anche la propria vita.
Chandramatî, che estinse un fuoco selvaggio col potere della Verità, era una donna indiana, vero? Sîtâ, che conservò la rispettabilità della propria famiglia, affrontando la prova del fuoco, era indiana, giusto? Damayantî, che, col potere della sua castità, ridusse in cenere un malvagio cacciatore, era anch’essa una donna indiana, non è vero? È grazie alla castità di simili donne virtuose che l’India ha ottenuto la fama di terra dell’abbondanza, della prosperità e delle messi copiose.
Grazie a donne tanto illustri, l’India è guida di tutte le nazioni.
Da tempi immemorabili, la sacra terra di Bhârat ha rivestito il ruolo di insegnante di tutte le nazioni.
È questa l’India. Si è infatti guadagnata i titoli di “karma bhûmi” (terra dell’azione), “tyâga bhûmi” (terra del sacrificio) e “yoga bhûmi” (terra dello yoga, dell’unione con Dio). Le azioni vanno compiute. La nostra vita non può progredire se non si segue il sentiero dell’azione.
Incarnazioni dell’Amore!
Si perde tempo ogni giorno: questo non è un segno di santità. Tanta parte del nostro tempo viene sprecata.
Nel passato, invece, le persone non sprecavano neppure un attimo. Considerando Dio l’incarnazione del tempo, veneravano, con queste parole, il tempo stesso:
“Omaggi a Colui che è il tempo.
Omaggi al Signore del tempo.
Omaggi a Colui che regola il tempo.
Omaggi a Colui che trascende il tempo.
Omaggi all’Incarnazione del tempo.”
Perché stiamo dimenticando questo Dio, che è l’Incarnazione del tempo? Quando arriva la domenica, siete molto contenti e dite: “Abâ (Ah)! Oggi mi rilasserò proprio!”
Quel giorno, invece, dovreste sentirvi scontenti (pensando): “Cha (Che peccato)! Oggi è domenica e non si lavora. A quante azioni dovremo rinunciare!”
Stiamo sprecando tempo; non stiamo usando il tempo nel modo giusto. Quando non avete da fare altro lavoro, fate servizio sociale. Dovremmo lottare per aiutare gli altri, sacrificarci per proteggere il Paese e offrire tutto il nostro appoggio per lo sviluppo della gente. Questa determinazione nell’agire è ciò che la gente di Bhârat dovrebbe apprendere. Viene menzionato anche nella Bhagavad Gîtâ.
“È la sola azione quella che ti concerne, mai i suoi frutti.” (Bg. 2.47)
Santificare l’azione
Dobbiamo santificare l’azione. Che cosa significa azione? Voi pensate che si tratti di atti peccaminosi o meritevoli. Non è così. Ogni azione che l’uomo compie è la manifestazione di Chaitanya (la Consapevolezza). Ogni atto che viene compiuto dall’uomo con le sue gambe e le sue braccia è un atto meritorio; alla base di questo, però, deve esserci un sentimento sacro. Solo in questo caso, qualunque atto si compia, sarà come adorare Dio. Non dobbiamo dunque sprecare nessuna azione, neppure per un secondo. Solo se ciò avverrà, la nostra vita sarà veramente santificata.
Dio dette all’uomo kâya (il corpo), e ad esso conferì karma (l’azione). All’azione Egli assegnò kârana (una causa) e anche kâla (il tempo). L’uomo deve ottenere la santità attraverso l’unificazione di questi tre: karma, kâya e kâla. È importante dovere dell’uomo agire in modo appropriato per quanto riguarda kâla, karma, kârana e kartavya (dovere o responsabilità).
Oggi, tutti hanno dimenticato la cultura tanto sacra di Bhârat. Quanto è sacra questa cultura! Da tempi immemorabili, è stata essa a proteggere il Paese di Bhârat.
Che cosa pensate sia la cultura? Voi pensate che sia solo un modo di vivere. Pensate così, ma ciò non corrisponde al vero.
La cultura indiana non è solo un modello di vita ideale per un individuo, ma lo è per tutto il Paese. Dobbiamo, quindi, usarla nel modo giusto. Mi auguro che lo facciate.
Da lungo tempo, numerose persone cercano in vari modi di diffondere la cultura indiana, ma, ciononostante, molto pochi sono disposti ad ascoltare. Anche coloro che ascoltano, tuttavia, non mettono in pratica (ciò che viene loro insegnato), e quelli che vorrebbero mettere in pratica, non trovano le condizioni favorevoli per farlo.
Incarnazioni dell’Amore!
Dobbiamo compiere ogni azione con purezza di cuore. Le azioni compiute senza un cuore puro sono inutili. Anche un piccolo lavoro, svolto con sentimenti sacri, darà sacri risultati.
Il giorno della donna
Incarnazioni dell’Amore!
Oggi, 19 novembre, è il giorno che viene festeggiato come “giorno della donna”. Che cosa pensate che significhi? Voi pensate che questo giorno sia destinato a svolgere attività incentrate sull’apprendimento di atti sacri o sull’ascolto di varie conferenze. No, no! Occorre imparare che, durante la giornata, il tempo che è sacro, non venga sprecato.
L’energia impiegata in questo giorno 19 e i buoni effetti che se ne ricavano dovrebbero restare come un ideale per tutto il resto della vita. Dobbiamo dunque sviluppare e salvaguardare tale ideale.
Occorre sviluppare fiducia in se stessi e mantenere il rispetto del Sé, a dispetto delle difficoltà che si possono incontrare.
Se manca il rispetto del Sé, a che scopo vive allora l’uomo? Impegniamoci dunque a tal fine.
Anche se non si hanno soldi, anche se manca la forza fisica o si viene umiliati, non ha alcuna importanza: sviluppate in ogni caso il rispetto del Sé. Lincoln dovette affrontare numerose difficoltà per preservare il rispetto di Sé e per esso subì anche molti torti. Sua madre gli dette questo insegnamento: “Figliolo, anche se non sai come fare, non perderti d’animo. Anche se i tuoi compagni ti fanno soffrire, non darti pena. Lascia pur che facciano ciò che vogliono: quello è il loro carattere. Tu, però, mantieni sempre il rispetto di te stesso!” Seguendo gli insegnamenti della madre, Lincoln continuò gli studi sfruttando persino la luce dei lampioni delle strade (perché in casa non aveva luce). Così facendo, riuscì a laurearsi e, infine, divenne un grande Presidente degli Stati Uniti d’America. Che posizione aveva prima? Fu solo grazie al rispetto di sé – non è vero? – che poté arrivare tanto in alto.
Dunque, ci sono tanti insegnamenti che una madre può dare. Essa deve compiere qualunque sacrificio per il bene dei propri figli, anche a costo della vita.
Che cosa sono le buone qualità? Per alimentare buone qualità, bisogna impartire ai figli buoni insegnamenti.
Che cosa s’intende per “buone qualità”? Significa allontanare dai figli le qualità negative, e indirizzarli verso un buon comportamento, buone azioni e buone parole.
Verità, Rettitudine, Pace, Amore
Nella società, queste buone qualità devono manifestarsi come Satya (Verità), Dharma (Rettitudine), Shânti (Pace), Prema (Amore). Chi è in grado di seguire questi valori? Molti fanno discorsi circa gli ideali di cui Swami parla, vale a dire Satya, Dharma, Shânti, Prema e Ahimsâ (la Non violenza). Riusciamo, almeno per un giorno, a dire parole di verità? Si fanno solo discorsi. Si mettono infatti in pratica validi esempi? No! Non si dice la verità e non si agisce rettamente. Nell’antichità, nella terra di Bhârat, la gente diceva la verità e agiva secondo il Dharma, non venendo meno a tutto ciò in nessuna circostanza.
Non c’è Dharma superiore alla Verità.
Non c’è nulla, per noi, più elevato di ciò. Si deve dire la verità e mettere in pratica il Dharma. Per questo nelle Scritture si afferma:
“Dite la Verità; seguite il Dharma.”
Esse dicono di mettere in pratica il Dharma, non dicono di ‘dire’ il Dharma. (Allo stesso modo) la Verità deve essere detta, giacché non si può dire ‘mettere in pratica’ la Verità. (Invece) le nostre parole, le nostre azioni e i nostri pensieri dovrebbero essere una cosa sola (in armonia fra di loro). La cultura indiana afferma:
“Lo studio appropriato del genere umano è l’uomo stesso.”
I pensieri che si formano e le parole che la lingua articola devono fondersi nell’azione. Oggi non si sa che cosa l’uomo pensi, giacché non c’è coerenza tra ciò che dice e ciò che compie; a causa di questo empio modo d’agire, la vita umana sta diventando davvero inutile. Invece, essa dovrebbe trovare coerenza attraverso parole di verità. La Verità è sommamente preziosa.
Non c’è Dharma superiore alla Verità.
Nulla è più grande della Verità, e la lingua dovrebbe sempre pronunciare il vero. Invece esprime falsità, spergiuro e parla di tanti fatti senza importanza.
O lingua, conoscitrice del gusto e amante della dolcezza!
Di’ la verità in modo piacevole, e canta i dolci nomi di
Govinda, Dâmodara, Mâdhava!
La lingua viene sempre usata per criticare gli altri, non per pronunciare sacre parole che siano loro d’aiuto. Non si può descrivere a parole che cosa ne sarà di chi si comporta in questo modo.
Il corpo è una bolla nell’acqua
Fin dall’antichità, gli Indiani erano soliti riproporsi che, una volta morti, avrebbero cercato di rinascere nella loro madre terra. Nutrivano tanto abhimâna (affetto, attaccamento, orgoglio) per il loro Paese, abhimâna per la religione e abhimâna per la propria lingua. Oggi non esiste abhimâna né per il proprio Paese né per il Dharma. Che se ne fa, dunque, di abhimâna? Esso è diventato dehâbhimâna (attaccamento per il corpo), e si è notevolmente sviluppato.
(Si dovrebbe pensare:) “L’Âtma, che è dentro di me, protegge tutte le nazioni. L’Âtma, che è in tutti, è anche dentro di me.”
L’Âtma che è dentro di me è in tutti: quindi, la felicità dell’Âtma non è solo per voi; anche tutto il Paese dovrebbe essere felice. Solo l’uomo che possiede Âtmâbhimâna è un vero essere umano. Coloro che sprecano tempo, disinteressandosi di Âtmâbhimâna e non diffondendo di che natura sono gli esseri umani, sciupano la propria vita.
Incarnazioni dell’Amore!
Il 19 novembre è un giorno molto sacro. Potete crederci o no, ma “Griham Ammâyî (la “padrona di casa”. ( Qui Baba fa riferimento anche alla propria madre, Îshvarâmmâ – N.d.T.), la madre di questo Corpo, parlava sempre a tutti con amore. Veniva su da Me e diceva: “Swami, son venute delle persone che stanno soffrendo molto. Ti prego, chiamale e parla con loro.”
Non riusciva a sopportare le sofferenze del prossimo; il suo cuore era compassionevole. Ecco perché la sua fama si era diffusa tanto. Quindi, per avere una buona reputazione, dovete pronunciare parole sante e aiutare gli altri.
Io (per finta) Mi arrabbiavo e le dicevo: “Sei venuta su per farMi queste raccomandazioni? Non voglio sentirle. Va’ via!”
(Ma ella continuava:) “Non fare così, Swami. Poveretti! Hanno tante difficoltà. Parla con loro almeno una volta e poi congedali.”
Io ero felicissimo di tutto ciò, perché pensavo quanto fosse piena di compassione, colma di pietà.
Solo un cuore simile può essere definito “dayâ hridaya” (un cuore compassionevole).
Hrid + dayâ è hridaya. Il cuore che nutre compassione è un cuore autentico.
Oggi, tale sentimento è scomparso. L’uomo usa parole aspre: a causa di ciò si crea una cattiva reputazione.
O lingua, conoscitrice del gusto e amante della dolcezza!…
Si deve parlare dolcemente e mai pronunciare parole che feriscano qualcuno. Solo in tal modo la vita umana sarà santificata.
Le donne controllino la lingua
Incarnazioni dell’Amore!
È importante che le donne tengano sotto controllo la lingua. Gli uomini sono coinvolti in tante attività di varia natura; è dunque difficile per essi tenere sotto controllo la lingua.
Il giusto Dharma della donna è di occuparsi diligentemente delle mansioni domestiche e di guidare la famiglia sul retto sentiero. La donna ha il dovere di parlare rispettosamente con gli ospiti che si recano a casa sua e di aiutare quanto più possibile coloro che ne hanno necessità.
Oggi si parla solo, ma non si dà aiuto. Se qualcuno attraversa un momento di difficoltà, bisognerebbe pensare: “Oh, poveretto! Oggi è questa persona ad avere dei problemi; domani potrebbe capitare a me. Nessuno può sfuggire alle difficoltà.”
Dunque, bisogna cercare di consolare il cuore di queste persone usando parole di conforto.
Oggi, non si adoperano parole adeguate, ma parole cattive. Quelle di un demone sarebbero migliori di queste. Quindi, è meglio mettere al bando parole simili.
Se feriamo la mente altrui, la nostra mente sarà ferita due volte tanto. Non si può sfuggire alle conseguenze delle azioni.
Ciò che fate oggi al vostro prossimo, lo sperimenterete voi stessi domani. Quindi, chi parla con voi deve essere pacificato dalle vostre dolci e confortevoli parole. Solo in tal modo avremo compreso il vero senso della vita.
Non basta chiuder la bocca e rimanere in silenzio pensando qualcosa del tipo: “Abbiamo detto delle parole di troppo facendo soffrire quella persona.” Il risultato dell’azione è inevitabile. Ad esso non si può sfuggire: se non oggi, avrà domani le sue ripercussioni. Ciò deve essere tenuto bene in mente. Parlate, quindi, in modo tale da non procurar dolore a nessuno. Chi vivrà in questo giusto modo la propria vita, sarà davvero felice.
In effetti, mukti (la liberazione) significa non far soffrire nessuno. Questa è vera liberazione. Moksha significa la stessa cosa. Vera moksha (la liberazione) significa disfarsi di moha (l’attaccamento). Ciò che distrugge moha è moksha.
Indipendentemente dalla situazione, non dobbiamo criticare e oltraggiare nessuno, né continuare ad andare in cerca delle colpe altrui. Se oggi cercate le colpe degli altri, domani gli altri cercheranno le vostre.
I veri ornamenti
Vi faccio un piccolo esempio. Se puntate un dito (accusatore) contro qualcuno, affermando: “Quell’uomo è di cattivo stampo”, soltanto un dito indicherà quella persona, mentre altre tre dita saranno puntate contro di voi! Quindi, quelle tre dita indicheranno tre vostri difetti. Guardate! (Swami compie la dimostrazione con la propria mano – N.d.T.). Tre dita sono puntate contro di voi. Pensate di indicare le colpe altrui, mentre ne state mostrando tre delle vostre a voi stessi. Non scordate ciò! Non lo dimenticate!
La carità è l’ornamento delle mani.
La recita delle Scritture è l’ornamento della gola.
Dite parole di verità. Dato che ci è stata donata la gola, qual è il suo (vero) ornamento? Non una collana. Le vere gemme, per la gola, sono le buone parole che da essa fuoriescono.
La carità è l’ornamento delle mani.
L’utilità della mano consiste nel compiere atti di carità. A che serve avere una mano che non si prodighi in ciò? Sarebbe del tutto inutile. Tutte le membra ci sono state date da Dio allo scopo di santificarle. Gli occhi servono a vedere. Essi devono vedere solo cose sacre. Sapete quanta energia contengono i vostri occhi? E noi ne sprechiamo tanta! Gli occhi possiedono 12 crore (120 milioni) di raggi luminosi. Ciò che voi vedete può essere solo una persona; tuttavia, senza che lo sappiate, gli occhi vedono tante cose!
Il “Saluto al Sole”
In passato, coloro che facevano Sûryanamaskâr (il Saluto al Sole) erano soliti pregare il Sole con alcuni mantra. È sufficiente fare namaskâr dicendo:
Sûryâya namah
“Omaggi al Sole.”
Quando offrite il vostro saluto reverenziale al Sole, otterrete tanti risultati positivi. Attraverso la grazia del Sole, la luce nei vostri occhi diventerà molto fulgida. Se invece cercate gli errori negli altri, i vostri occhi diventeranno ciechi.
Quindi, santificate ogni parte del corpo datovi da Dio. Solo in voi risiede il potere di fare ciò; esso non arriverà dall’esterno.
Adrishtam, l’invisibile
Incarnazioni dell’Amore!
Potremmo pensare: “Tutto ciò (santificare le membra del corpo) è facile da mettere in pratica nella vita quotidiana.” Moksha consiste proprio in ciò che è facile. Siete davvero fortunati ad aver avuto occhi con cui poter vedere tante cose. Tutto questo ha a che fare con adrishtam. Che cos’è adrishtam? Significa non avere prâpti (qualunque risultato delle azioni delle vite passate). Adrishtam: a-drishtam significa non visto (a = non; drishtam = visto). È quindi qualcosa a noi invisibile.
Sebbene non sia possibile vederlo, quel qualcosa (le conseguenze delle vite passate) ci procura sofferenza. Questo è adrishtam (la sorte buona o cattiva).
Come si manifesta la buona sorte? Dandoci conforto e gioia, sebbene non possiamo vederla. Il risultato (delle azioni meritevoli) che voi potete vedere, elargisce tante gioie che non potete vedere. Questo è vero adrishtam. Voi pensate (credendo che si tratti di oggetti materiali): “Questo è il mio adrishtam. Possiedo ogni cosa. Mi è arrivato tutto.” Ciò, però, non è adrishtam. Tutto ciò che si vede non lo è. Quello che è invisibile è adrishtam.
A–drishtam, a–drishtam, a–drishtam: l’invisibile è adrishtam.
Ci sono dunque tante cose che non possono essere viste a occhio nudo, sebbene esse ci seguano.
Incarnazioni dell’Amore!
La terra di Bhârat è così insigne! Essa vi dà tanta ricchezza. Non si tratta solo di una ricchezza in soldi, ma della grande ricchezza di Vijñâna (la somma Saggezza), di Prajñâna (la Conoscenza spirituale). Solo questa è ricchezza sacra. Vi dà anche la ricchezza di Sujñâna (la più alta Sapienza). Il Bhâgavatam fu scritto mantenendo ben viva tale grande ricchezza.
Ovunque si vada in questo Paese, si è accompagnati da questo adrishtam (l’invisibile ricchezza spirituale – N.d.T.). L’India ve l’offre in mano, ma le persone sfortunate (che si son fatti un destino avverso) non sono in grado di riceverlo. Non si dovrebbe essere così duri: la nostra vita è quella di esseri umani.
Nelle Upanishad, “mânava” significa “colui che possiede un grande nome”, e anche “colui che possiede una grande shakti (potere)”. Altri significati sono “colui che è molto sacro” e “colui che impartisce la grande Jñâna (Saggezza)” e “colui che offre Vijñâna (la più alta Conoscenza)”.
Questi sono i vari significati che danno le Upanishad (per la parola mânava ). L’uomo, però, non conoscendoli, compie tante azioni sbagliate. Sia adrishtam che duradrishtam (la cattiva sorte) ci accompagnano. Noi agiamo senza conoscere ciò.
Un giorno o l’altro, le nostre azioni sortiranno dei risultati. Quando sperimentate dei risultati (negativi), vi lamentate dicendo: “Povero me! Che peccati ho mai commesso?”
A che serve lamentarsi? Dovete stare all’erta sin dall’inizio, facendo attenzione che non nascano difficoltà (a seguito dei vostri peccati). Tutto è grazia di Dio: Egli è il vostro Testimone. Il sankalpa (la volontà) di Dio vi fa ottenere grande kîrti (buona reputazione). Quindi, guadagnatevela, rendetela stabile, santificando in tal modo la vostra vita.
Da oggi, qualunque lavoro compiate, fatelo col sentimento: “Questo è Bhagavat prîtyatam, Bhagavat prîtyatam (offerto per il piacere di Dio ).” Solo allora si vivrà una vita autentica.
La ricchezza che dobbiamo acquisire non è costituita dal denaro, dall’oro, dagli oggetti materiali e dalle comodità. Occorre guadagnarsi la ricchezza di Sujñâna, Vijñâna e Prajñâna. Dobbiamo guadagnarci questa ricchezza autentica ed eterna. Solo quando l’avremo ottenuta, l’Energia divina sarà con noi.
Incarnazioni dell’Amore!
Tanta gente ha atteso ansiosamente questo giorno 19. È una grande fortuna, la vostra, di avere questo nobile pensiero. Abbandonate tutti i sentimenti negativi e sviluppate quelli più elevati. Dobbiamo considerare la vita nobile come un ideale da seguire. Dovremmo usare le frasi delle Upanishad come parole sacre. Le Upanishad indicano all’uomo la santità. Esse insegnano tutte Jñâna (la Saggezza). Tutti i Veda sono solo parole o mantra.
Essi insegnano cose come l’antichissimo (inno) “Purusha Sûkta” o “Shrî Sûkta”. Comunque, indipendentemente da quanti Veda si siano appresi, se non si studiano le Upanishad tutto diventerà inutile. Ecco perché la gente, dopo aver completato lo studio dei Veda, comincia a studiare le Upanishad.
Qual è il significato delle Upanishad?
Upanishad significa “sedere vicino” (a Dio).
Ciò significa che le Upanishad sono vicine a noi e ci danno adeguata forza.
AugurandoMi che possiate ottenere questa shakti (forza), vi benedico e concludo il Mio lungo Discorso.
Prashânti Nilayam, 19 novembre 2002
Sai Kulwant Hall
Giorno della donna
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