“Non lasciatevi illudere dall’idea che ciò che appare alla vista sia Verità: se Mi seguirete con salda fede, sarò felice di mostrarvi che cos’è la Verità.”
L’ELIMINAZIONE DELL’IGNORANZA PORTA ALLA LIBERAZIONE
Tutte le Scritture di Bhârat, come i Veda, le Shâstra e i Purâna, sono scritte in sanscrito, per cui, se qualcuno vuol imparare la cultura di questo Paese, deve apprendere tale lingua. Nei tempi antichi, anche nei villaggi la gente usava conversare in sanscrito che era il linguaggio usato anche nelle rappresentazioni di strada. Questo idioma è così dolce che si può goderne l’ascolto persino non conoscendone il significato.
Non abbandonate mai Satya e Dharma
Nel teatro di strada, quando l’attore che recita il ruolo di Dharmarâja (Yudhishthira ) entra in scena, è tradizione che il direttore di scena gli chieda: “Chi sei tu? Che cosa ti porta qui?” Dharmaraja risponde: “Il mio nome è Yudhishthira; io sono colui che si attiene alla verità sempre, in ogni circostanza e a costo di qualunque prova o tribolazione. Per questo mi chiamano Dharmarâja (re del Dharma).” Egli era l’incarnazione del Dharma, aveva il potere di distruggere l’adharma facendo sì che la gente seguisse la via del Dharma. L’insegnamento principale dei Veda è “Di’ la Verità, segui la Rettitudine”. I Veda affermano che l’essere umano può abbandonare qualunque cosa nel mondo, ma mai Satya (Verità) e Dharma (Rettitudine); quindi dite sempre la Verità e attenetevi alla Rettitudine. Quanti seguono gli insegnamenti dei Veda e quanti li mettono in pratica? La Verità e la Rettitudine non sono prodotti della mente; emergono dal cuore che è colmo di compassione, ma, sfortunatamente, oggi l’essere umano segue la mente dimenticando il cuore e ignorando l’intelletto che ha il potere della discriminazione. Dice il Signore di Parthi: “Chi segue la mente degenera al livello dell’animale e rovina la sua vita. Chi segue l’intelletto si eleverà al livello del Divino.” Oggi, non appena un pensiero si affaccia alla mente, l’essere umano lo traduce in azione; in questo modo, egli segue la mente. Questa è una caratteristica della mente, ma, in effetti, non si tratta neppure di una caratteristica, bensì di una tendenza malvagia. Il pensiero che appare nella mente non va tradotto in azione immediatamente. Bisogna esaminarlo con il potere dell’intelletto scoprendo se si tratta di un pensiero buono o cattivo, giusto o sbagliato. Buddhi (l’intelletto) ha la capacità di distinguere tra l’effimero e l’eterno, e l’essere umano può seguire la via giusta solamente quando analizza usando il potere dell’intelletto. Tutti gli elementi sono immanenti nell’âkâsha (etere). Il suono è l’attributo dell’etere. Da dove è venuto il suono?
“(Dio è) l’Incarnazione del suono, della mobilità e immobilità, della luce, della parola, della beatitudine eterna, della perfezione, dell’illusione e della ricchezza: tutto ha avuto origine dal suono e il suono è Brahman.”
Âtma è un altro nome di Brahman. L’Âtma, la mente e la parola appartengono alla stessa Famiglia Atmica. Le persone descrivono la mente in molti modi, ma, di fatto, essa dovrebbe riflettere la natura dell’Âtma; quindi non fatene mai un cattivo uso, non lasciate che essa agisca in modo arbitrario. Nonostante non abbia una forma specifica, la mente vede e ode tutto; in realtà, essa è responsabile di tutte le azioni. Voi potreste pensare erroneamente: “Visto che tutto ciò che c’è nel mondo è fatto affinché noi lo usiamo, perché dovremmo privarci di qualcosa?” Questo è un grave errore.
Intensità dell’amore delle gopî per Krishna
Tutti sperimentano tre stati dell’anima: lo stato di veglia, lo stato di sogno e lo stato di sonno profondo. Nel sogno, voi andate a Mumbai, incontrate i parenti e gli amici e fate numerose esperienze. Che cos’è che ha creato tutto questo? È la mente. Essa ha creato voi, il viaggio a Mumbai, i parenti, gli amici e tutti i negozi; essa ha creato tutto, ma tutto ciò non è reale. Come dice il proverbio: “Tutti i palazzi e le costruzioni che vedete nel sogno diventano irreali quando vi svegliate.” Nel sogno, vedete Marine Drive, Shivâji Park, Dharmakshetra ecc., ma, quando vi svegliate al mattino, vi trovate a Prashânti Nilayam. Chi ha visto e sperimentato tutto questo e chi è responsabile di questa esperienza? Soltanto la vostra mente. Tutto questo è un gioco della mente. In modo simile, qualunque cosa vediate e facciate è solamente illusoria; tutto ciò non è relativo a Hridaya (il Cuore). Qui ci sono molti studenti che studiano i loro testi, ascoltano gli insegnanti, conseguono diplomi e trovano un impiego; quanto, di ciò che hanno studiato, usano nella professione? Non molto. A che serve allora tutto questo studio? Dovreste acquisire la capacità di usare la vostra istruzione a beneficio della società; non è sufficiente che otteniate un lavoro, manteniate la famiglia e viviate confortevolmente. Nessuno sembra chiedersi che cosa abbia studiato e quale sia il beneficio che la sua istruzione può dare. Dovete pensare a come usarla a beneficio della società. Voi avete preparato molti piatti gustosi in cucina: a che servono se non li portate in sala da pranzo e li servite agli ospiti? Che spreco! Tutte le cose buone che avete imparato devono essere impresse nel vostro cuore e usate per servire gli altri. Uddhava era un grande studioso di yoga, delle Upanishad e delle altre Shastra ed era un caro amico di Krishna. Una volta Gli disse: “Swami, le gopi sono illetterate e ignoranti; non hanno compreso il Tuo potere, per cui mi piacerebbe andare a insegnar loro lo yoga con cui possano avere la Tua visione diretta.” Egli sapeva che le mandriane non gli avrebbero prestato alcuna attenzione se non avesse portato un Suo messaggio. Tutti i gopala e le gopi custodivano gelosamente l’Amore di Krishna nei loro cuori; essi non conoscevano altro Dio che Krishna, quindi Uddhava Gli chiese: “Ti prego di scrivere una lettera alle gopi e di darmela; se non porto un messaggio da parte Tua, esse non mi ascolteranno.” Egli lo accontentò scrivendo: “Vi mando questa lettera tramite il Mio caro amico Uddhava; ascoltate il suo consiglio.” Uddhava prese la lettera e andò a Brindâvan con il cocchio di Krishna, il che fece pensare alle gopi che Egli Stesso fosse arrivato senza preavviso; per questo corsero incontro al carro cercando Krishna che aspettavano giorno e notte dimenticando persino il cibo e il riposo tanto da averne gli occhi gonfi. Esse non Lo avevano visto neppure per un momento da quando Egli era andato a Mathurâ, per cui erano demoralizzate, depresse e stremate; la vista del Suo carro le colmò di gioia ed esse corsero a incontrarLo. Uddhava mostrò la lettera e disse: “Questa è la lettera che Krishna vi ha inviato. Allora una di loro replicò: “Noi siamo illetterate dato che i nostri genitori non ci hanno mandato a scuola. Non conosciamo neppure l’alfabeto: come possiamo leggere una lettera?” Uddhava quindi disse: “Qualcuna che sa leggere può prendere la lettera e leggerla.” Una delle gopî sapeva leggere, ma disse che non avrebbe toccato la lettera. “Ti offro i miei riverenti omaggi. Conosco la scrittura di Krishna molto bene, ma non toccherò questa lettera” – ella disse – per cui Uddhava chiese: “Perché non vuoi toccarla? Siete tutte grandi devote di Krishna, Lo adorate con fede totale: perché quindi non toccarla neppure?” La gopî rispose: “Tu non capisci la nostra devozione e il nostro senso di completo affidamento a Krishna. Il nostro corpo brucia dalla testa ai piedi nel fuoco della separazione da Lui: se toccassimo la lettera, anch’essa potrebbe bruciare. Tutto ciò che tocchiamo finisce bruciato e non vogliamo che questa preziosa e sacra lettera di Krishna sia ridotta in cenere.” Notate l’intensità della devozione delle gopî! Altri avrebbero detto: “Io ho studiato e posso leggere la lettera”, ma le gopî non lo fecero. Allora Uddhava cercò di darla a un’altra di loro, ma anch’essa disse: “Riverenti omaggi a te. Anch’io conosco bene la scrittura di Krishna, ma, se tentassi di leggerla, non potrei controllare le lacrime e queste cadrebbero su di essa macchiandola tutta; come si può leggere una lettera completamente macchiata? Per questo non voglio prendere la lettera e leggerla.” Andò a finire che Uddhava stesso dovette farlo, ma, non appena ebbe finito di leggere le due righe scritte da Krishna, le gopî cominciarono ad allontanarsi, senza neppure guardarlo in faccia. Avendo posato gli occhi sulla Forma Divina di Krishna, e avendo provato gioia, non gradivano guardare nessun altro; tale era il loro senso di devozione e affidamento totale a Lui!
“O Signore! Sebbene abbiano gli occhi, le persone sono davvero cieche dato che non desiderano vedere la Tua Forma propizia.
Sebbene abbiano le orecchie, esse sono sorde ai Tuoi insegnamenti. Sebbene Dio sia immanente in loro, si sono fatte sottomettere dalla vita secolare. Come si può descrivere la loro sventura?”
Quando Uddhava vide le gopî che si allontanavano una alla volta, le pregò: “Ascoltate almeno il mio insegnamento di yoga”, ma esse replicarono: “Noi non abbiamo visto Brahmâ, Vishnu e Maheshvara: come possiamo concentrare la mente su qualche Dio che non abbiamo mai visto? Noi abbiamo visto Krishna e sperimentato il Suo Potere Divino. Quindi non vogliamo altri che Lui. Tu puoi avere molte menti, ma noi abbiamo solo una mente che è andata a Mathurâ con Krishna. Noi non abbiamo una seconda mente per ascoltare i tuoi insegnamenti di yoga.” Questa affermazione delle gopî aprì gli occhi a Uddhava: a che serve tutto questo apprendimento?
Acquisite l’istruzione che libera
Gli studenti si riempiono la testa con ogni tipo di informazioni sulle cose del mondo a un livello tale che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Essi la colmano di ogni sorta di notizie inutili provenienti da ogni dove. È questo lo scopo per cui Dio vi ha dotati di una testa?
“Si può riempire una testa vuota con qualunque cosa, ma è possibile metterci qualcosa se è già piena? Come la si può colmare di sentimenti sacri se prima non la si vuota?”
Non è con questo che dovreste riempire le vostre teste. Studiate ciò che dovete mettervi in testa, studiate quello che dovete, ma ricordate solamente il necessario e scartate tutto quanto è inutile e non necessario. Una volta, un insegnante teneva una lezione sotto un tetto di paglia per dei bambini di un villaggio e chiese a uno di loro: “Quanto fa 3+3+3-2?” Ma lo studente, distratto, stava guardando qualcos’altro. L’insegnante, arrabbiato, gli chiese: “Ehi, che cosa stai facendo? Ti è entrato in testa qualcosa di quello che ti ho insegnato? C’è entrato completamente?” Come dice il proverbio: “Il corpo è nel tempio, ma la mente pensa ai sandali lasciati fuori.” L’attenzione del ragazzo era completamente rivolta a qualcos’altro, per cui, del tutto distratto, rispose: “Sì, signore; c’è entrato tutto meno la coda.” Egli si riferiva a un topo che era appena entrato in un buco in un angolo della capanna, ma la coda rimaneva fuori. L’insegnante comunicava qualcosa, mentre il ragazzo si concentrava su qualcos’altro; è questo il modo di imparare? No, no. Qual è lo scopo di tutti i vostri studi? Gli studenti dovrebbero essere d’esempio e servire la società. Che cosa si intende per Vidyâ? Ciò che procura la vera conoscenza è Vidyâ, ma l’istruzione moderna non la impartisce agli studenti.
Nella vita, date la priorità al Dharma
Chanda e Amarka erano gli insegnanti assunti da Hiranyakashipu per istruire il figlio Prahlâda. Una volta che i due erano andati al fiume a bagnarsi, egli radunò tutti gli studenti e cominciò a insegnare il bhajan “Nârâyan Bhaja Nârâyan…..”. Gli insegnanti non dovrebbero pensarla in altro modo. Prahlâda disse ai suoi compagni di studio: “Guardate, gli insegnanti ci stanno veramente guidando nella direzione sbagliata; mio padre Hiranyakashipu ha detto loro di istruirci soltanto sulla ricchezza e sul desiderio (artha e kâma) e ignorare la Rettitudine e la Liberazione (Dharma e Moksha). A che serve questa istruzione? Essi ci stanno insegnando che essa mira a darci la capacità di guadagnare denaro; si dovrebbe andare a scuola e studiare soltanto per procurarsi del denaro? Anche i mendicanti e i ladri si procurano denaro: che necessità abbiamo d’istruzione se dobbiamo solamente ottenere del denaro? Gli insegnanti stanno evidenziando soltanto la ricchezza e il desiderio, quindi non dobbiamo dar loro alcun ascolto.” Poi puntò una scimmia e un cane dicendo: “Anch’essi godono di tutti i piaceri terreni e sensori; a che serve questa istruzione se promuove solamente la ricchezza e il desiderio? Noi abbiamo bisogno di insegnanti che ci impartiscano la conoscenza del Sé; perché dovrebbe servirci un insegnante che ci dà solamente la conoscenza delle cose del mondo? Dobbiamo opporci a questa istruzione centrata soltanto sull’ottenere la ricchezza e soddisfare i desideri terreni.” Tutti gli studenti erano ispirati da ciò che Prahlâda aveva detto e, quando gli insegnanti tornarono dal fiume, cominciarono a cantare “Nârâyan Bhaja Nârâyan…..”. Pronunciavano il nome di Nârâyana che Hiranyakashipu aveva proibito che recitassero. Prahlâda non solamente cantava il nome di Nârâyana, ma aveva insegnato la stessa cosa agli altri bambini proprio contro i desideri di suo padre. Nell’assistere a questo, gli insegnanti cominciarono a darsi colpi in testa dalla disperazione; avevano compreso che nessun altro se non Prahlâda aveva fatto cantare il nome di Nârâyana ai bambini, per cui minacciarono di punirlo, ma egli non ne fu scosso affatto. “Ciò che ci insegnate è sbagliato: la Rettitudine deve essere il fondamento dell’istruzione e questo è il passo fondamentale necessario per raggiungere l’obiettivo della vita. Non c’è dubbio che il denaro serva e non c’è niente di male nell’avere dei desideri, ma tutto questo deve essere fatto seguendo i princìpi del Dharma; solamente così si può ottenere la liberazione.”
La Liberazione non piove dal cielo né emerge dall’inferno e neppure si trova sulla terra.
La sacra condizione di Moksha si può raggiungere solamente rimuovendo il velo dell’ignoranza dal cuore. Questa è la verità propugnata nelle Smriti (testi composti dai saggi).
La rimozione dell’attaccamento è la Liberazione; la distruzione dell’ignoranza porta alla Liberazione. Il fuoco diventa visibile quando la cenere che lo copre viene soffiata via; in modo simile, quando le nubi che coprono il sole se ne vanno, esso diventa visibile. Non c’è bisogno di fare alcuno sforzo speciale per mandar via le nuvole; di fatto, esse sono prodotte dal sole e lo coprono. Forse che il sole si arrabbia quando è coperto dalle nuvole? No, esse se ne andranno comunque presto; similmente, quando le nuvole dell’ignoranza vanno via, si ottiene la visione del Sé. Che cos’è previsto che gli insegnanti trasmettano agli studenti? Essi dovrebbero insegnar loro a dare la priorità al Dharma nella vita, a perseguire il desiderio e la ricchezza sulla base del Dharma in modo da raggiungere il livello finale, la Liberazione. Per raggiungere la cima di una costruzione, voi vi avvalete di una scala; se non cominciate dal gradino più basso, non ci arriverete. Il gradino più basso è il Dharma e la cima è la Liberazione, mentre Artha e Kâma sono in mezzo. Prahlâda esortò i suoi compagni a far capire ai loro insegnanti l’importanza del Dharma e chiese loro di diventare insegnanti degli insegnanti. Oggi, dopo aver fatto ricerche per migliaia di anni, gli scienziati hanno capito e dichiarato che l’atomo è onnipervadente, ma la stessa verità fu proclamata da Prahlâda, migliaia di anni addietro, quando disse a suo padre: “Non pensare mai che Dio sia qui e non là: Egli è ovunque Lo si cerchi.” Dovunque guardiate, Dio è presente in ogni atomo e in ogni particella; questa Divinità onnipervadente è chiamata atomo dagli scienziati. I filosofi Lo descrivono come energia; essi dicono che questa energia è Dio. Gli scienziati girano e rigirano per comprendere questa semplice verità, mentre la stessa si può sperimentare direttamente seguendo il sentiero spirituale. Come può il cibo servito nel piatto raggiungere lo stomaco se non mettete al lavoro le mani e la bocca? Che cosa fanno oggi gli scienziati affinché il cibo raggiunga lo stomaco? Essi non lo mettono in bocca direttamente; lo fanno in un modo tortuoso facendo il giro della testa con la mano. Qualunque metodo adottino, alla fine raggiungeranno la stessa verità. Prahlâda comprese questa verità con la sua intelligenza intuitiva; questo è il tipo di intelligenza che gli studenti devono sviluppare. Voi potete non saper mettere in pratica, nella vita di tutti i giorni, tutto quello che studiate in aula. Mettiamo, per esempio, che in laboratorio uniate due parti di idrogeno e una di ossigeno per formare l’acqua. Questo lo potete fare solamente in laboratorio; quando vi sedete a tavola, mischiate idrogeno e ossigeno per bere? L’istruzione moderna conduce soltanto all’agitazione, mentre quella di allora portava all’elevazione; oggi, noi abbiamo bisogno di elevazione e non di agitazione. L’elevazione dà felicità a tutti. Il sistema educativo andrebbe organizzato in modo tale che tutta la società ne tragga beneficio.
Focalizzate la mente sulla spiritualità
Acquisite la fede in Dio ed Egli si prenderà cura di voi dovunque siate.
“Dio è il vostro unico rifugio in qualunque luogo siate, in una foresta, nel cielo, in una città o in un villaggio, sulla cima di una montagna o in mezzo al mare.”
Dio è sempre consapevole di voi. La vostra testa è in alto e i piedi sono in basso; eppure, se una formica vi cammina su un piede, la mano la colpisce automaticamente senza che gli occhi neppure la vedano. Come il potere della consapevolezza è presente in tutto il vostro corpo, Dio pervade l’universo intero. Il corpo e l’universo sono immagini speculari l’uno dell’altro. La luce e l’oscurità non esistono separatamente: l’assenza di una implica la presenza dell’altra. Se, per esempio, accendete la luce in una stanza buia, l’oscurità scompare immediatamente. Dove va? Non appena spegnete la luce, essa riappare all’istante. Da dove viene l’oscurità e dove va la luce? Esse non vengono né vanno: l’esistenza di una implica la non esistenza dell’altra. C’è un aspetto solo ed è la Verità. La Verità rimane invariata nei tre periodi di tempo, cioè nel passato, nel presente e nel futuro. Dovunque andiate e qualunque cosa facciate, non dovete mai dimenticare questa verità trascendente.
Studenti!
Voi potete acquisire qualunque tipo di conoscenza, ma tenete la mente sempre concentrata sulla spiritualità. Qual è la base di ogni tipo di conoscenza? È la spiritualità. Nella Bhagavad Gîtâ, il Signore Krishna dichiara: “L’educazione spirituale è vera educazione. Di tutti i tipi di conoscenza, Io sono la conoscenza spirituale.” La conoscenza spirituale dovrebbe essere la base di tutti i tipi di conoscenza. Supponete di avere un magnete e un pezzo di ferro; appena li avvicinate, il magnete attrae il ferro, ma, se il pezzo di ferro è arrugginito, non lo attrae. Allora il ferro dice: “O magnete, tu non hai il potere di attrarre.” Nell’udire questo, il magnete ride e risponde: “O stolto ferro! Ti sei coperto di ruggine e polvere; come posso farti venire più vicino? Prima di tutto ripulisciti e poi sarai attratto da me automaticamente.” La vita umana è come un pezzo di ferro: non basta che vi puliate con acqua e sapone sotto la doccia: dovete essere puri e puliti all’interno come all’esterno. Se vi purificate in questo modo, il Magnete Divino vi attrarrà immediatamente. Esso non solo ha il potere di attrarre un pezzo di ferro, ma può anche trasformarlo in un altro magnete. Gli studenti possono fare questo esperimento: prendete uno spillo, tenetelo in contatto con un magnete per due giorni e, al terzo giorno, constaterete che lo spillo stesso sarà diventato un magnete. Grazie al contatto continuo e all’unione con il magnete, il ferro si magnetizza.
“Il conoscitore di Brahman diventa, in verità, Brahman Stesso.”
Come un magnete conferisce il suo potere a un pezzo di ferro, le anime nobili infondono la loro sacralità a tutti coloro con cui vengono a contatto. Supponete di andare in una foresta e cercar di tagliare un albero di sandalo con un’ascia: l’albero maledice forse l’ascia che lo taglia? No. Al contrario, le dona il suo profumo. Similmente, le persone buone trasmettono la loro bontà persino a quelli che cercano di far loro danno. Se fate del bene agli altri, certamente ne riceverete in cambio; quindi dovete esser pronti a qualunque sacrificio per far del bene al prossimo. Non solo: fate il bene anche a coloro che vi fanno del male; ne riceverete una ricca ricompensa. Nessun bene che fate agli altri andrà sprecato; potete non ottenerne il risultato immediatamente, ma, a tempo debito, ne avrete certamente il premio.
Studenti!
Non basta che acquisiate la conoscenza: dovete usarla in modo adeguato per il benessere della società. Dovreste far voto di fare del bene agli altri in ogni modo possibile secondo le vostre capacità. La conoscenza diventa inutile se non ne fate buon uso. Nei libri c’è molta conoscenza: a che serve se la testa è piena di fango? Non fate della testa un altro libro riempiendola semplicemente di informazioni; usate piuttosto la conoscenza acquisita dai libri per uno scopo buono. Sforzatevi di comprendere l’essenza dell’istruzione.
Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan “Prema Mudita Manase Kaho….”
Prashânti Nilayam il 28 agosto 1996, Sai Kulwant Hall
(Da “SANÂTANA SÂRATHI”, giugno 2014)