I Bramini che diffondono le verità affermate nei Veda e nelle Sastra; i re, che sono pronti a sacrificare il loro corpo per la salvezza e la sicurezza della nazione; gli uomini d’affari, che negoziano con etica e moralità; i nobili contadini, che conducono una vita serena lavorando i campi per far crescere il raccolto, dovrebbero tutti meditare sul Nome Divino senza sprecare tempo e santificare così le loro vite.
Tutto è emerso dall’oceano di Satchidananda
Studenti!
Come Tarakam, Sankhyam e Amanaskam costituiscono i tre tipi principali di yoga come afferma il Vedanta, allo stesso modo ci sono tre concetti principali relativi a ciò che costituisce la Verità, cioè Paramarthika (l’assolutamente reale), Vyavaharika (l’empirico) e Pratibhasika (l’illusorio). L’assolutamente reale si può paragonare a un oceano, l’empirico alle onde e l’illusorio alla schiuma che esse generano. Senza l’oceano, non possono esserci le onde e, senza queste, non c’è alcuna schiuma. L’analisi finale mostra che l’acqua costituisce la base per tutti e tre, l’oceano, le onde e la schiuma, per cui non dovete considerare l’assolutamente reale, l’empirico e l’illusorio separati; essi sono strettamente uniti l’uno all’altro come la Trinità Divina, come i tre attributi di Sattva, Rajas e Tamas e i tre periodi di tempo.
Tridalam Trigunakaram
Trinetram Cha Triyayudham;
Trijanma Papa Samharam
Eka Bilvam Sivarpanam
(Una foglia di Bilva e tre petali offerti al Signore Siva dai tre occhi, che è l’Incarnazione dei tre Guna -attributi- e ha il tridente in mano, distrugge i peccati accumulati in tre incarnazioni.)
I devoti attribuiscono forme e nomi vari a Dio secondo i loro gusti e sentimenti, ma Dio è uno. A seconda dei loro gusti, le persone desiderano il Burfi, il Jilebi o il Mysore Pak; in tutte queste forme di dolci, lo zucchero è lo stesso. Ekam Sath Viprah Bahudha Vadanti (la Verità è una, ma i saggi le si riferiscono con nomi vari). Voi potete attribuire qualunque nome e forma a Dio, ma Egli è uno, l’obiettivo è uno. Perciò, non criticate le persone di qualunque fede. Non c’è differenza fra un credo e l’altro. Tutti sono uno.
Brahman è immanente in tutta la Creazione
Brahman esprime l’unità di questi tre princìpi. Paramarthika (la Realtà assolutamente reale) indica l’Atma e Vyavaharika (la realtà empirica/fenomenica) indica l’Aham. Per ignoranza, alcuni pensano che l’Atma e Aham siano separati, ma, in effetti, l’Atma è come l’oceano e Aham come le onde; se rivolgete la visione all’interno e indagate, comprenderete che essi sono una cosa sola: le onde non sono differenti dall’oceano. Come c’è il fuoco nel legno, l’olio nel seme di sesamo, lo zucchero nella canna, Vyavaharika è parte di Paramarthika. Senza l’oceano non possono esserci onde e senza un padre non possono esserci figli; allo stesso modo, senza Paramarthika non può esserci Vyavaharika. Dio viene lodato con l’espressione Bhavaya Namah; che cosa significa Bhava nel linguaggio vedantico? Bhava significa l’Essere Supremo, la Cui forma effettiva è questo mondo visibile. Il Signore Vishnu è la Causa e il mondo è l’effetto; tutta la creazione è il gioco di causa ed effetto. Dio si incarna in forme diverse in questo mondo per dimostrare l’unità di tutti i nomi e di tutte le forme. Come il pavone appare così bello per il suo piumaggio colorato, il Principio Divino di Vishnu appare bellissimo per le miriadi di forme in tutta la creazione. Questo è affermato dal detto vedico Sahasra Seersha Purusha Sahasraksha Sahasra Pad (l’Essere Cosmico ha migliaia di teste, occhi e piedi). La forma cosmica del Signore consiste di migliaia di teste e migliaia di occhi. Ciò significa che ognuno è l’incarnazione di Vishnu. Dio ha anche il nome Kutastha, che significa che Egli permea ogni essere della creazione. Come le onde, la schiuma e l’oceano sono la stessa cosa, la creazione, la conservazione e la dissoluzione sono tre aspetti inseparabili della Divinità. Tutto è emerso dall’oceano di Satchidananda; quando comprenderete questa verità, la fonte della beatitudine zampillerà dal lago della vostra mente (Manasarovar). La beatitudine si manifesta quando Sat e Chit si uniscono. Sat significa “Verità” e Chit “Conoscenza”; quando si combinano, danno l’esperienza della beatitudine. Sat è come lo zucchero che addolcisce qualunque cosa con cui lo si mischi; il caffè diventa dolce se ve lo aggiungete, il tè altrettanto e l’acqua diventa sciroppo; quindi la dolcezza è permanente. Per questo è definito Sat, o Essere, che significa immutabile ed eterno. Chit significa Prajnana o Consapevolezza Piena e Costante che, nel Vedanta, è descritta con l’espressione Prajnanam Brahma (Brahman è Consapevolezza Suprema). Prajnana è la vita di ogni essere e l’acqua è la base della vita; quindi Chit viene paragonato all’acqua. Quando lo zucchero e l’acqua sono separati, lo zucchero è zucchero e l’acqua è acqua; se li mischiate, ottenete lo sciroppo. In modo simile, quando Sat e Chit si uniscono, il risultato è la beatitudine. La beatitudine è la vostra forma reale. Sat non è altro che il Principio dell’Atma, che è eterno; senza di esso, il mondo non esiste.
La fede ha un grande significato nel Vedanta
Voi scrivete una deliziosa poesia con grafia molto bella e su carta speciale, la mettete in una busta patinata e la impostate. La carta è di grande valore, i caratteri sono bellissimi, la poesia sublime, la busta è invitante e l’indirizzo è scritto correttamente, ma la lettera non raggiunge il destinatario. Perché? La ragione è che non l’avete affrancata. Voi cantate i Bhajan con Raga e Tala (tonalità e ritmo). La tonalità e la musica possono essere piacevoli, ma non raggiungono Dio né Lo compiacciono se mancate di fiducia in voi stessi. Fiducia in voi stessi, fiducia in Dio: questo è il segreto della grandezza. Questo è ciò che dovete sapere oggi. A che serve spedire una busta con una bellissima poesia scritta con caratteri splendidi se non vi appiccicate il francobollo della fiducia? Per questo il Vedanta dà importanza massima a Visvas (fede) e a Sraddha (salda fede). L’amore è la base di ambedue. Se avete amore, avete Sraddha; se avete Sraddha, avete Visvas. Come la schiuma, le onde e l’oceano non differiscono fra di loro, Sraddha, Visvas e Prema sono inseparabili e interdipendenti; essi costituiscono la base fondamentale del Vedanta. Il Vedanta parla anche dei tre princìpi: Svechchha, Parechchha e Daivechchha. Che cosa significa Svechchha? Gli studenti pensano che significhi parlare, muoversi e comportarsi in modo arbitrario, ma questo non è il significato profondo del termine. Sva + Ichchha forma Svechchha; Sva significa Sé (Atma) e Ichchha indica il desiderio. Il vero Svechchha consiste nel seguire i comandi del Sé. Anche la Bhagavad Gita spiega due tipi di Dharma: lo Svadharma e il Paradharma. Che cos’è lo Svadharma? Le persone pensano che sia relativo alla loro casta o religione come il Dharma dello Kshatriya, il Dharma del Bramino, il Dharma del Vaisya ecc., ma questo non è il significato reale di Svadharma. Sva significa Atma; quindi l’Atmadharma è Svadharma e il Dehadharma è Paradharma. In modo simile, c’è la lettera singola “I” e il termine di tre lettere “eye”. La lettera singola “I” rappresenta l’Atma e il termine di tre lettere “eye” si riferisce al corpo. Senza il corpo non si può portare a manifestazione l’Atma e senza l’Atma il corpo non può esistere; quindi l’unità di Atma, anima individuale e corpo è definita Triputi o Trikuta (l’unione di tre aspetti). In questo modo, il Vedanta spiega le verità più profonde in termini semplici e sottili. Svechchha significa pensare, decidere e fare un’azione con fiducia piena, da soli, ed essere pronti ad affrontarne le conseguenze di buon grado, sia che diano piacere, felicità o rammarico. Parechchha significa fare un’azione con l’incoraggiamento o dietro la costrizione di altri.
Chi realizza l’unità dei tre periodi di tempo è un Jivan Mukta (liberato in vita). Egli è equanime nella felicità e nel dolore, nella lode e nella riprovazione, nella prosperità e nell’avversità. Sa che tutto è temporaneo come nuvole passeggere e che niente è permanente; non ha assolutamente alcuna preoccupazione perché la sua mente è focalizzata sul principio dell’unità. Solamente una persona simile è considerata un Jivan Mukta.
Non è qualcosa che fate per iniziativa vostra; lo fate influenzati da altri, ma, quando dovete affrontarne le conseguenze, non dovete rammaricarvi dicendo: “Questo non l’ho fatto volutamente; ero forzato a farlo.” Gli altri non possono forzarvi a fare qualcosa se non siete voi stessi inclini a farlo. Come possono gli altri influenzarvi, incoraggiarvi o forzarvi a farlo? Il loro incoraggiamento non fa altro che rafforzare la vostra propensione; quindi dovete essere pronti ad affrontarne le conseguenza senza rammaricarvi e senza incolpare gli altri. Il terzo è Daivechchha, che significa affidarsi alla Volontà di Dio e compiere azioni lodevoli senza alcuna aspettativa dei loro frutti. Questo non è il risultato delle azioni che avete fatto di vostra iniziativa o che sono dovute all’incoraggiamento o all’influenza degli altri. Dovreste accettare qualunque cosa accada come Volontà Divina; infatti, tutto ciò che accade in armonia con la Volontà Divina vi fa solamente del bene. Ogni azione che fate affidandovi alla Volontà Divina vi dà pace, felicità, appagamento e vittoria. Oggi, però, l’uomo non comprende il significato di abbandonarsi alla Volontà Divina.
Punyasya Phalamichchanthi,
Punyam Nechchanthi Manava,
Na Papa Phalamichchanthi,
Papam Kurvanthu Yathnatha.
(Le persone non vogliono fare azioni meritorie, ma vogliono goderne i frutti; indulgono in attività disoneste, ma vogliono evitarne le conseguenze.)
L’uomo è l’incarnazione di Satchidananda
Le persone non sono pronte ad affrontare le conseguenze delle loro azioni deplorevoli, ma sono sempre in prima linea per farne. Perché compiere azioni malvagie se non volete subirne le conseguenze? Non c’è alcun dubbio sul fatto che, se fate azioni malvagie, il loro risultato non potrà che essere negativo. La gente vuol godere i frutti delle azioni meritorie, ma non è pronta a farle; vuole una cosa e agisce esattamente al contrario. Tutte le vostre azioni dovrebbero essere in armonia con ciò che desiderate. Avendo fatto un’azione malvagia, dovreste essere pronti ad affrontarne le conseguenze. Il fuoco vi brucia che lo tocchiate consapevolmente o meno; può accadere che lo tocchiate involontariamente, ma non per questo esso ha pietà di voi o vi risparmia. Similmente, che vi piaccia o no, dovete raccogliere le conseguenze delle vostre azioni; questa è verità Vyavaharika. Quella Paramarthika è diversa: quando si raggiunge il livello Paramarthika, non si viene bruciati neppure toccando il fuoco. Come può essere? Accade per grazia di Dio. A volte, Dio Stesso vi avverte e vi impedisce di toccare il fuoco. Il fuoco è uno dei cinque elementi ed è un aspetto della Divinità. Ognuno usa il termine Aham (io) riferendosi a se stesso; dovreste cercar di scoprire da dove origini questo Aham. Aham nasce dall’Atma, il pensiero da Aham e la parola dal pensiero. Pertanto, Aham è figlio dell’Atma, il pensiero il nipote e la parola il pronipote. Quindi l’Atma, il pensiero e la parola appartengono alla stessa famiglia, per cui Aham, il pensiero e la parola hanno gli stessi diritti sulla proprietà dell’Atma. Che cos’è questa proprietà? Questa proprietà è Sat Chit Ananda, che è ugualmente accessibile al figlio, al nipote e al pronipote. In effetti, permea completamente tutti e tre. L’uomo non può mai dire di esser privo di beatitudine; in verità essa è suo diritto. L’uomo desidera essere permanente ed eterno: questa è la natura di Chit, che è presente in lui, per cui egli non ha bisogno di andar cercando Satchidananda altrove: egli stesso è l’incarnazione di Satchidananda, ma soffre perché ignora questa verità.
Acquisite la conoscenza pratica e disperdete Maya
Studenti!
Ecco una storiella per illustrare questo. Supponete che si stia celebrando un matrimonio. La festa della sposa e quella dello sposo avvengono in due case differenti e un intruso comincia ad agire da intermediario tra le due feste. Egli va alla festa della sposa e comincia a rimproverare tutti: “Che cos’è questo? Non state neppure servendo, di tanto in tanto, caffè e spuntini. Pensavamo che voleste celebrare questo matrimonio in grande stile, ma ci state deludendo, non mostrate il rispetto dovuto agli invitati.” Dopo un po’, va alla festa dello sposo e comincia a chiedere: “Che cos’è questo? Non state venendo a prendere il cibo a dispetto delle nostre sollecitazioni; il cibo si sta freddando: venite subito.” Il gruppo dello sposo pensa che sia qualche persona anziana del gruppo della sposa, mentre questi pensano che sia un parente stretto dello sposo. Ambedue i gruppi sopportano il suo comportamento scorretto per un po’, ma, quando la cosa passa il limite, cominciano a chiedersi a vicenda chi sia questa persona. Quando qualcuno del gruppo dello sposo va alla festa della sposa e chiede la sua identità, si sente rispondere che non lo conoscono; lo stesso accade se una persona del gruppo della sposa va a chiedere alla festa dello sposo. Come questo accade, l’intruso comprende di esser stato scoperto e se ne va alla chetichella. Similmente, Maya sta a volte dalla parte dell’Atma e a volte con la natura, confondendo così l’uomo. Se cominciate a indagare sulla relazione tra l’Atma e l’Anatma, usando il potere della discriminazione, l’illusione provocata da Maya scompare. L’uomo oggi non si chiede che cosa siano l’Atma e l’Anatma, che cosa appartenga al mondo e che cosa all’altro mondo; ecco perché egli è vittima dell’illusione. Per condurre questa indagine, bisogna avere il giusto tipo di conoscenza.
La conoscenza è di quattro tipi. Tutte le persone istruite sanno che ciò che si ottiene dallo studio dei libri è solamente conoscenza teorica che, col tempo, diventa conoscenza superficiale. Assieme alla conoscenza teorica, dovreste acquisire quella pratica e quella della discriminazione. Inoltre, non dovreste limitarvi alla discriminazione individuale: dovreste applicare la discriminazione fondamentale. Solamente se avete la conoscenza della discriminazione avete la conoscenza pratica e questa è la vera conoscenza. Dovreste impegnarvi ad acquisire questa conoscenza vera. Se continuate a indagare in questo modo, giungerete infine alla verità. Il Vedanta parla di due tipi di liberazione: la Jivan Mukti e la Videha Mukti. Un Jivan Mukta è uno che considera tutto come manifestazione di Dio e sperimenta l’unità di passato, presente e futuro. Il passato è l’albero da cui otteniamo il seme del presente che, a sua volta, diventa poi l’albero del futuro; quindi il passato è l’albero, il futuro è l’albero, il presente è il seme. In effetti, i tre sono la stessa cosa. Senza l’albero del passato, non potete ottenere il seme del presente e, senza di questo, non potete avere l’albero del futuro. Chi realizza l’unità dei tre periodi di tempo è un Jivan Mukta; egli è equanime nella felicità e nel dolore, nella lode e nella riprovazione, nella prosperità e nell’avversità, sa che tutto è temporaneo come nuvole passeggere e che niente è permanente. Egli non ha assolutamente alcuna preoccupazione perché la sua mente è focalizzata sul principio dell’unità. Solamente una persona simile è considerata un Jivan Mukta. Allora chi è un Videha Mukta? Tutte le qualità presenti nel Jivan Mukta sono anche nel Videha Mukta. Qual è la differenza? Il Jivan Mukta ha la consapevolezza del corpo, mentre il Videha Mukta non ne ha. Egli non sente i morsi della fame o della sete. Re Janaka non aveva consapevolezza del corpo, per cui era chiamato anche “Videha”. Finché si ha la consapevolezza del corpo si sperimenta ancora la contentezza e la mestizia; colui che non ha attaccamento al corpo è libero da tutti i tipi di attaccamento. Quello è lo stato di Amanaska, uno stato di assenza della mente. Come possono esservi dei pensieri quando non c’è mente? Ecco un pezzo di stoffa; è fatto di fili di cotone. Senza cotone, non possono esserci fili e, senza di essi, non può esserci alcuna stoffa. Così, i pensieri sono come il cotone, i desideri sono i fili e la mente è la stoffa. La mente non è altro che un fascio di desideri; se non ci sono desideri, non può esserci mente. Quello è lo stato di Amanaska.
L’uomo è diventato vittima di Maya, che consiste di venticinque aspetti; quando scoprirete il mistero di questi venticinque aspetti, Maya sparirà.
Quali sono questi aspetti? I cinque organi di percezione, i cinque organi d’azione, i cinque princìpi vitali e i cinque involucri dell’Atma fanno venti aspetti; se vi aggiungete Manas, Buddhi, Chitta, Ahamkara e l’anima individuale, il totale arriva a venticinque. Ciò che è costituito di questi venticinque è chiamato Pinda. Che cosa significa Pinda? Questo corpo stesso è Pinda. Il Vedanta parla di Anda, Pinda e Brahmanda. Gli esseri che nascono dall’uovo sono detti Andaja e quelli che nascono dal ventre della madre sono chiamati Pindaja. Il cosmo, che pervade ogni luogo, è chiamato Brahmanda, ma, tra Anda, Pinda e Brahmanda, c’è un’unità di base. Similmente, c’è unità tra l’anima individuale, Dio e la natura.
Immergete la mente nell’Atma
Anche il Principio di Rama significa questa unità. “Ra” significa Atma e “Ma” indica Maya; quando Maya e Atma si combinano, formano il Principio di Rama. La gente ripete il nome di Rama dicendo Ram, Ram, Ram, ma non si dovrebbe farlo meccanicamente: la mente dovrebbe essere assorbita nella contemplazione di Rama. Questo significa che la mente dovrebbe essere immersa nel Principio dell’Atma. Questa è la vera ripetizione del Nome di Rama, questo è il principio reale del Tarakam.
Senza cadere sotto il velo della dimenticanza, negli stati di veglia, di sogno e di sonno profondo, si dovrebbe essere sempre consapevoli del Mantra Soham. Questo permette di realizzare l’Atma Tattva.
Tarakam significa l’unità dei tre stati, cioè la veglia, il sogno e il sonno profondo; cantare semplicemente Ram, Ram, Ram, senza comprendere il principio di Tarakam, non è sufficiente: dovreste immergere la mente nell’Atma.
Le persone non sono pronte ad affrontare le conseguenze delle loro azioni deplorevoli, ma sono sempre in prima linea per farne; perché compiere azioni malvagie se non volete subirne le conseguenze? Non c’è alcun dubbio sul fatto che, se fate azioni malvagie, il loro risultato non potrà che essere negativo. La gente vuol godere i frutti delle azioni meritorie, ma non è pronta a farle; vuole una cosa e agisce esattamente al contrario. Tutte le vostre azioni dovrebbero essere in armonia con ciò che desiderate. Avendo fatto un’azione malvagia, dovreste essere pronti ad affrontarne le conseguenze.
Nel bicchiere c’è l’acqua e voi avete dello zucchero in mano; mettetelo nell’acqua e mischiate bene: lo zucchero scompare. Lo zucchero che avete portato con la vostra stessa mano non è più lì; lo zucchero che avete visto con i vostri stessi occhi è diventato invisibile. Dov’è andato? Se mettete una goccia sulla lingua saprete che lo zucchero è presente in ogni goccia di quell’acqua. Qui c’è una tazza e supponiamo che ci abbiate messo del succo di frutta. La tazza è piena di succo fino all’orlo, ma non conosce il suo sapore. Voi mettete una cannuccia nella tazza e bevete il succo. Esso vi entra in bocca attraverso la cannuccia che, però, non ne conosce il sapore. Solamente quando il succo raggiunge la lingua noi possiamo conoscerne il sapore. Il corpo è la tazza, la Divinità è il succo che essa contiene. Raso Vai Sah (Dio è in forma di essenza). Dio permea il corpo sotto forma di essenza, ma il corpo non ne è consapevole. I sensi sono come la cannuccia: anch’essa non può sperimentare la Divinità. La Buddhi è come la lingua che Ne sperimenta il sapore; essa gode del sapore del succo, ma non lo tiene per sé: lo invia al sistema digestivo. Neppure questo ne sperimenta la dolcezza, separa i rifiuti dal succo e distribuisce la sua essenza sacra a tutte le parti del corpo. Prima di consumare il cibo, voi lo offrite a Dio cantando il “Brahmarpanam” ed Egli risponde da dentro:
Aham Vaishvanaro Bhutva
Praninam Dehamasrita
Pranapana Samayukta
Pachamyannam Chaturvidham
Chit significa Prajnana o Consapevolezza e Costante che, nel Vedanta, è descritta con “Brahman è Consapevolezza Suprema.” Prajnana è la vita di ogni essere e l’acqua è la base della vita. Quindi Chit viene paragonato all’acqua. Quando lo zucchero e l’acqua sono separati, lo zucchero è zucchero e l’acqua è acqua; se li mischiate, ottenete lo sciroppo. In modo simile, quando Sat e Chit si uniscono, il risultato è la beatitudine. La beatitudine è la vostra forma reale. Sat non è altro che il Principio dell’Atma che è eterno; senza di esso, il mondo non esiste.
(Io sono presente in tutti gli esseri sotto forma di fuoco digestivo. Insieme con il Prana e l’Apana (inalazione ed esalazione), sono Io che consumo i quattro tipi di alimenti).
Dio è uno, la Meta è una
Dio dice: “O sempliciotto! Io sono nel tuo stomaco sotto forma di Vaishvanara a digerire il cibo che mangi e a distribuirne l’essenza a tutto il corpo.” Se esaminate gli insegnamenti del Vedanta, comprenderete che nella creazione intera c’è solamente unità: “Dio è uno senza un secondo.” Il Vedanta afferma con enfasi che la Divinità è una e non due; non dice blandamente che la Divinità è una; dice con enfasi che la Divinità è solamente una e non due. Esso predica e propaga questa verità al mondo intero in termini inequivocabili. Dio, Allah, Gesù, Rama, Easwara, Vishnu sono tutti uno. I Persiani dicono che Zaratustra è il supremo, i Sikh danno il primo posto a Guru Nanak, i devoti di Rama e di Krishna Li esaltano come i più grandi; in questo modo, i devoti attribuiscono forme e nomi vari a Dio secondo i loro gusti e sentimenti, ma Dio è uno. A seconda dei loro gusti, le persone desiderano il Burfi, il Jilebi o il Mysore Pak; in tutte queste forme di dolci, lo zucchero è lo stesso. Ekam Sath Viprah Bahudha Vadanti (la Verità è una, ma i saggi le si riferiscono con nomi vari). Voi potete attribuire qualunque nome e forma a Dio, ma Egli è uno, l’obiettivo è uno. Perciò, non criticate le persone di qualunque fede. Non c’è differenza fra un credo e l’altro. Tutti sono uno. Soltanto quando comprendete quest’unità nella diversità, potrete sperimentare la beatitudine.
Gli esseri sono molti, il respiro è uno. Le stelle sono numerose, il cielo è uno. Le nazioni sono molte, la terra è una.
I gioielli sono molti, l’oro è uno.
Dovreste comprendere questa verità chiaramente. Non provocate divisioni basate sulle vostre simpatie e antipatie per una religione particolare; se riconoscete l’unità e la mettete in pratica, sperimenterete certamente l’unità. Se fate ogni lavoro con il sentimento “Io sono Dio, io sono Dio “, diverrete alla fine Dio. Voi diventate ciò che pensate; quindi, non alimentate pensieri non necessari e non indulgete in chiacchiere non desiderabili. Non ferite i sentimenti degli altri, e non siate causa di difficoltà per nessuno.
Studenti!
Dal giorno 5 avrete gli esami. Io voglio interrompere questi Discorsi quotidiani per un po’ di tempo, in modo da darvi maggior libertà per prepararvi. Lo scopo effettivo della vostra venuta qui è lo studio; non siete venuti per imparare il Vedanta. Quindi concentratevi sullo studio; solamente allora potrete portare a termine il compito per cui siete venuti. I vostri genitori vi hanno mandati qui con grandi aspettative, per cui è vostro dovere soddisfarli. Essi sono la forma effettiva di Dio. Matru Devo Bhava, Pitru Devo Bhava (Onora la madre e il padre come Dio). Concentrate la mente sullo scopo del vostro stare qui; se studiate bene, anche Swami ne sarà contento. Non andate nelle stanze degli altri a chiacchierare inutilmente; concentratevi sullo studio e ottenete degli ottimi voti. Portate un buon nome all’Istituto e fate contenti i vostri genitori. Completate il compito per cui siete venuti e tornate felicemente a casa.
(Bhagavan ha concluso il Discorso con il Bhajan: “Hari Bhajan Bina Sukha Santhi Nahi…”)
– Dal Discorso di Bhagavan del 1° agosto 1996 nel Sai Kulwant Hall