In questo mondo gli alberi producono frutti per amore degli altri, senza motivi egoistici e senza aspettarsi nessuna ricompensa; i fiumi scorrono per il benessere della gente senza alcuno scopo egoistico e le mucche producono latte in modo altruistico per il solo beneficio degli altri. Se non ci fossero alberi, fiumi e mucche, il mondo non potrebbe esistere. Il mondo è sostenuto da queste entità non egoistiche, mentre l’uomo non fa servizio senza egoismo.
Lo spirito di sacrificio che predomina negli alberi, nei fiumi e nelle mucche, è totalmente assente nell’uomo; egli trae godimento solo da attività egoistiche che compie per interesse personale, e non si offre di partecipare ad attività di servizio.
Sai si è incarnato allo scopo di far compiere ad ognuno il proprio dovere verso la società, facendogli comprendere il proprio rapporto con essa. C’è un bisogno imperativo di questa trasformazione nell’uomo, affinché egli si ricolmi di spirito di servizio altruistico verso l’umanità. Egli sta sprecando la propria vita indulgendo in abitudini spregevoli, imbevendosi di qualità demoniache e comportandosi in maniera deprecabile.
Non esita a uccidere gli animali per cibarsene e a consumare bevande alcoliche inebrianti che guastano la sua salute. Non solo, ma indulge anche nella detestabile e malvagia abitudine del gioco d’azzardo. A causa di tali cattive abitudini e azioni malvagie, l’uomo conduce una vita squallida. Dio si è incarnato per distogliere l’umanità da tali cattive abitudini e per farla risplendere di valori umani.
La gente indulge in attività infami, quali rubare, ridicolizzare e offendere gli altri, e si dedica a cattive letture: ciò può condurre ad azioni negative. Alcune persone ricorrono a vari atti immorali, inquinando in tal modo la società oltre che sé stesse. A causa di tali attività, la società sta scendendo a un basso livello. La spiritualità è necessaria in questo momento per santificare totalmente la società e l’umanità.
Che cos’è la spiritualità? Non è solamente adorazione, canto dei bhajan, ecc. Essa consiste nel rinunciare alle qualità animalesche, sviluppando umanità e innalzandosi verso il Divino. Uccidere l’istinto animale è il primo passo verso la spiritualità. Il passo successivo è irradiare umanità e realizzare la Divinità.
Il termine SAI sta per:
S = Trasformazione Spirituale
A = Trasformazione Associativa
I = Trasformazione Individuale
Sai è venuto solamente per attivare questa triplice trasformazione. In questo processo deve essere raggiunta innanzitutto la trasformazione individuale. L’individuo viene chiamato “vyakti”. Vyakti è colui che manifesta l’immanifesto ed esprime l’inesprimibile principio divino insito in lui. La Divinità pervade l’individuo dalla testa ai piedi ed è chiamata coscienza. Il corpo dovrebbe esprimere il principio della coscienza. Sfortunatamente nessuno sperimenta ciò, ma considera se stesso come il corpo.
L’individuo o vyakti, invece, deve costantemente sperimentare la Consapevolezza del principio divino insito in lui.
I Veda affermano:
“Tutto questo è Brahmam; Ishwara pervade tutti gli esseri”.
Queste non sono mere asserzioni, ma sono mantra. Dovreste sforzarvi di comprendere il senso profondo del mantra; solo coloro che possiedono caratteristiche virtuose possono comprenderne l’intimo significato, ed è dovere di ciascuno realizzare ciò.
Per realizzare la vostra propria realtà, cioè che voi siete la Divinità, dovete aderire ai seguenti cinque princìpi:
1- Samyag drsti, vedere il bene.
Vedere il bene è di vitale importanza, poiché qualsiasi cosa voi vediate rimane impressa nella vostra mente. Se sviluppate l’abitudine di vedere solamente cose buone, anche i vostri pensieri saranno buoni. Vedete solamente il bene e non vedete il male. È buono colui che vi mostra l’entità permanente.
2 – Samyag Sravanam, ascoltare il bene.
Ascoltare solamente cose buone, come la gloria del Divino, che sono descritte in Scritture come il Bhagavatam. L’importanza di ascoltare buone parole è messa in evidenza nelle nove forme di devozione espresse nel Bhagavatam.
La prima è l’Ascolto delle storie sacre, la seconda è il Canto delle glorie di Dio. La terza è il Pensiero rivolto al Divino, la quarta è il Servizio ai Piedi di Loto, la quinta è il Rispetto di tutto e di tutti, la sesta è l’Adorazione, la settima è Servire tutti indiscriminatamente, l’ottava è il sentimento d’amicizia per Dio, e la nona è la Resa totale a Lui.
Si vede, da quanto suesposto, che l’Ascolto delle glorie del Signore e delle cose positive è il primo gradino del vostro progresso verso la resa totale. Ciò viene pure definito Sruti.
3 – Samyag vac, parlare bene.
Dovete dire solamente cose buone, le quali aiutano gli altri a realizzare la divinità. Dovreste anche parlare dolcemente e soavemente. Swami dice spesso: “Non è sempre possibile far cortesie, ma si può sempre parlare cortesemente”.
Quando voi parlate, dovreste farlo in tono così pacato da farvi udire solamente da colui al quale state parlando.
4 – Samyag bhavam, buoni sentimenti.
I buoni sentimenti nascono dalle altre tre pratiche, quali la buona visione, il buon ascolto e il parlare bene. Yad bhavan tad bhavati: “Come sono i tuoi sentimenti, così tu divieni”.
I Veda affermano: “Ciò che si vede, scomparirà”. I buoni sentimenti vi assicureranno un buon parlare, e queste quattro cose positive assieme, vi condurranno alla buona azione.
5 – Samyag karma, buone azioni.
Il Buddha fece penitenza per ventotto anni per fare sì che i sensi agissero in modo corretto. Non si può raggiungere questo controllo dei sensi per mezzo di una conoscenza libresca, né si possono ottenere le succitate cinque buone cose attraverso un mero studio dei testi spirituali. Non si può avere la qualità della buona visione leggendo dei testi, né si possono ottenere buoni sentimenti attraverso l’insegnamento di un precettore. Ognuno deve acquisire queste buone abitudini solamente attraverso uno sforzo personale. Si devono orientare i cinque sensi nella giusta direzione, in modo da condurre una buona vita. Poiché la gente non sta usando i sensi in maniera appropriata, ma sta abusando di essi, si trova preda del dolore e dell’infelicità.
Per condurre una vita sacra e pacifica, dovreste fare uso dei cinque sensi (udito, tatto, vista, gusto e odorato), in modo sacro. Buddha raggiunse la perfezione controllando tutti e cinque i sensi: ciò assicura le cinque buone qualità dei valori umani. Essi sono anche i cinque princìpi vitali, rappresentati dai cinque kosa o guaine.
Il primo è annamaya, la guaina di cibo, che è sostenuta dal cibo che noi assumiamo in modo da assicurarci una buona salute sia fisica che mentale. Essa mantiene in buono stato anche il prana o aria vitale. La forza vitale o prana è la vibrazione che nasce dalla Radiazione o Prajñana.
L’uomo arriva fino all’annamaya, al pranamaya e al manomaya (la guaina mentale). Egli non ha cognizione del vijñanamaya (la guaina della saggezza), né di quella ancora più elevata dell’anandamaya (la guaina della beatitudine).
L’involucro fisico è ciò che gli altri pensano che voi siate, l’involucro della beatitudine è ciò che siete realmente. Allorché l’uomo raggiungerà lo stato di Prajñana, la più alta Sapienza, otterrà la Beatitudine Eterna. Solo quando il corpo e i sensi funzioneranno nella giusta direzione, il principio vitale vibrerà di Divinità.
Il Gayatri Mantra inizia con Aum Bhûh Bhuvah Svah.
Bhûh rappresenta la materializzazione, consistente degli elementi di terra, acqua, fuoco, aria ed etere. I materiali di cui il corpo è costituito, sono ottenibili a costi veramente bassi (acqua, minerali, sale); ma il valore della vita umana è veramente alto. Bhûh indica il bhûloka o mondo materiale.
Bhuvah rappresenta il pranamayakosa, la vibrazione della forza vitale. Nonostante ci sia la materializzazione, senza la vibrazione non c’è vita. Questa forza vitale viene da Prajñana o Consapevolezza Piena e Costante, che è Radiazione.
I Veda dichiarano: Prajñanam Brahma: “La Consapevolezza è Dio”. La Consapevolezza o Radiazione è responsabile della vibrazione, senza la quale il corpo materiale sarebbe inerte.
La vita umana è una combinazione di cuore, lingua e mani che attivano rispettivamente pensieri, parole e azioni. Il Mahabharata descrive Dharmaja, il più vecchio dei Pandava, come incarnazione dei cinque valori umani; Draupadi, sua consorte e consorte dei cinque Pandava, rappresenta i princìpi vitali. Il figlio del Dio del Vento, Bhima, rappresenta il potere della saggezza, Arjuna il potere degli strumenti interiori, mentre Nakula e Sahadeva simboleggiano i cinque sensi di percezione e i cinque sensi di azione. Dharmaja riconobbe Dio presente in tutti gli esseri composti dai cinque elementi.
L’uomo deve agire armonizzando pensieri, parole e azioni: ciò è chiamato tripûti. Oggigiorno, però, l’uomo pensa in un modo, parla in un altro e agisce in un altro ancora; non c’è armonia in questo.
Quando il pensiero, la parola e l’azione di una persona sono totalmente differenti, tale persona è malvagia. Arjuna è un esempio di armonia di pensiero, parola e azione. Nakula e Sahadeva seguirono gli anziani con assoluta purezza. Bhima fu un grande sostegno per tutti i fratelli, come l’aria vitale nel corpo. Draupadi fu come la forza vitale. In questo modo, i Pandava con Draupadi rappresentano un tipico corpo intero, palpitante di forza vitale e irradiante i valori umani.
Tutti i poemi epici parlano del principio della spiritualità. I fratelli Pandava assorbirono le qualità del mondo, mentre Draupadi mantenne la pace e seguì il principio: “Ama tutti, servi tutti”. Quando Arjuna voleva uccidere Asvatthaman per vendetta, dal momento che quest’ultimo aveva ucciso nel sonno i suoi cinque figli, Draupadi gli insegnò le virtù.
Draupadi governava i cinque elementi della natura, nella forma dei suoi cinque mariti. Insegnò ad Arjuna la legge del governare, secondo cui nessuno dovrebbe uccidere una persona che stia tremando di paura, che cerchi protezione, che sia indifesa, disarmata e che sia una donna. Ella disse: “Poiché sei pieno di rabbia, parli aspramente. Quando uno è adirato può commettere qualsiasi misfatto e agire impulsivamente, in modo contrario alle regole della legge umana. Quando ti comporti in questo modo, gli altri ti guarderanno con disprezzo. Perderai il rispetto e la gente ti abbandonerà”.
Sebbene Asvatthaman perpetrasse l’odioso crimine di uccidere tutti e cinque i figli di Draupadi mentre dormivano inermi, ella non perse il suo equilibrio neanche quando si arrabbiò. Chiese solamente ad Asvatthaman: “Come hai potuto uccidere questi giovani, che non ti avevano fatto alcun male, mentre erano disarmati e profondamente addormentati?” Ella non usò mai nemmeno parole aspre. Un parlare dolce e gentile è indispensabile perfino se si è stati gravemente provocati.
L’uomo dovrebbe fare adeguati tentativi per orientare i cinque sensi nella giusta direzione, in modo da fondersi con il Divino. Dovete sapere ciò che significa vera devozione. Essa è libera da attaccamento e da odio. La devozione è come il dolce succo dentro il frutto, libero dalla scorza amara che lo ricopre. Ecco perché di Dio si dice: Raso vai sah: “Egli è il dolce succo”. Il succo dell’Amore è il principio divino. Quando uno è assorbito nella devozione, da lui usciranno solamente parole dolci e gentili. Queste parole buone e gentili ci saranno solo quando i pensieri sono buoni.
Qualche volta potreste dover dire parole dure per correggere una persona che procede nella direzione sbagliata. Per esempio, talvolta quando piove può cadere della grandine che può farvi del male; è però sufficiente ricordare che anch’essa è solo acqua, proprio come la pioggia. L’acqua dell’Amore può qualche volta trasformarsi in grandine per correggere una persona.
Nel Mahabharata, il diciottesimo giorno di battaglia, Bhisma fece il voto che avrebbe ucciso i fratelli Pandava il giorno seguente. Draupadi, nell’udire questo, pregò Krishna che apparve davanti a lei e le disse che il voto di Bhisma era molto rigido e che nessuno poteva opporvisi o spezzarlo; ma Draupadi insistette che nessuno se non Krishna poteva aiutarli e che Krishna era il loro unico salvatore. Allora Krishna escogitò un piano magistrale ed aiutò Draupadi ad evitare questa catastrofe.
In un’altra occasione, Krishna andò in aiuto dei Pandava, allorché Asvatthaman tramava di ucciderli mentre si trovavano nella foresta. Quando essi dichiararono a Krishna che Egli solamente era la vita dei Pandava, Krishna andò dal saggio Durvasa chiedendogli aiuto. Durvasa, sebbene fosse felice di ricevere Krishna nel suo eremitaggio, gli disse: “Posso fare qualsiasi cosa, Signore, ma non chiedermi di agire contro la Verità”. Krishna rispose: “Io sono l’incarnazione della Verità. Come posso chiederti di agire in modo contrario alla Verità?”
Volle poi che Durvasa scavasse una buca dove i Pandava potessero nascondersi e che Durvasa la ricoprisse con un’asse e vi si sedesse sopra. Gli chiese di rispondere ad Asvatthaman, quando fosse venuto a cercare i Pandava, nel seguente modo: “I Pandava sono sotto di me!”, alzando solo il tono della voce, come se lo dicesse ironicamente.
Tutto ciò che serviva era cambiare la tonalità della voce e non dire bugie. Secondo gli accordi, quando arrivò Asvatthaman e chiese dove fossero i Pandava, Durvasa, fingendo un tono arrabbiato, disse: “Sono sotto di me!” Asvatthaman, sentendo ciò, pensò a come quelli potessero essere sotto di lui e, temendo che restando lì Durvasa potesse mandargli una maledizione, scappò di corsa per sfuggire alla furia del saggio. In questo modo il Signore inventa dei piani magistrali per aiutare i devoti e non per propositi egoistici.
Dopotutto, se Egli agisce con tale furberia, è solo nell’interesse degli altri. Dio sostiene il mondo aiutando i buoni e punendo i malvagi. Secondo la dichiarazione della Bhagavad Gita: “Il Dharma non si estinguerà. Non può estinguersi, poiché il Dharma protegge coloro che lo seguono. Solamente quando la gente decide di agire in modo contrario al Dharma, Dio deve venire per restaurare l’ordine attraverso l’eliminazione dei malvagi”.
Chi è Dio? È il Principio atmico in tutti voi. Krishna, nella Gita, dichiara: “Tutti gli esseri del creato sono frammenti del Mio divino Sé”. Il frammento è il Principio atmico. Questo fatto è stato espresso in ogni testo sacro, in ogni Scrittura e negli insegnamenti delle anime nobili. Il Principio atmico è universale. Non esiste un Principio atmico tedesco, uno giapponese, uno americano e così via. L’Atma è un’entità indivisibile in tutti gli esseri, prescindendo da casta, credo, religione, nazionalità e razza. È un’entità assoluta, immutabile, pura ed eterna. Ed è in ciascuno.
Quando, a Shirdi, furono fatte domande a Sai, Egli disse che era il Divino nel Divino. Voi siete tutti forme divine che incorporano il Divino Assoluto. Voi non siete in grado di realizzare questo perché consumate “troppo vino” (Swami gioca sulle parole “Divine” (Divino) e “deep wine” (molto vino) – Ndt), e restate, inebriati, allo stato di ignoranza. Per ottenere la realizzazione, ciò che dovete prendere è il Divino, non il vino!
La Divinità è l’obiettivo di tutti gli obiettivi, il succo di tutti i frutti, la base di tutto e la meta di ogni sentiero spirituale. Per realizzare questo, dovete condurre una vita incontaminata, tenendo la mente libera da influenze negative. Ecco perché ieri vi ho detto: sottometti (bend) il corpo, correggi (mend) i sensi e poni fine (end) alla mente.
Sottomettere il corpo significa che dovreste praticare l’umiltà in tutte le occasioni. Dovete rispettare gli anziani e i genitori. Nei tempi antichi, si usava avere l’entrata della porta di casa molto, molto bassa, così la gente che entrava doveva piegare la testa; questo è un segno di umiltà.
Correggere i sensi: si può raggiungere questo attraverso il giusto modo di vedere e facendo cose buone con tutti e cinque i sensi. Quando questi sono sotto controllo, non c’è la mente. Ciò significa por fine alla mente. Dovreste ridurre quei pensieri che sono desideri.
“Meno bagagli, più comodità”. Se voi riducete i vostri desideri, il viaggio della vostra vita sarà più facile e confortevole. Dovete affrontare vittoriosamente tutti gli ostacoli e arrivare vicino a Dio.
Salokya è essere nel sacro mondo di Dio. Sarûpya è ottenere la stessa forma di Dio.
Se pensate costantemente a Dio, diventate Dio.
Prahlada divenne Narayana pensando costantemente a Narayana. Ratnakara (Valmiki) donò il grande poema epico Ramayana al mondo, cantando costantemente il Nome di Rama. Anche Hanuman cantava costantemente il Nome di Rama e divenne potente come Rama stesso.
Attraverso la costante ripetizione del Nome vi avvicinerete maggiormente a Dio e raggiungerete infine lo stato di Sayujya, che significa fusione con il Divino. Questo è l’obiettivo della ricerca spirituale.
L’Amore è immutabile e dovreste terminare la vostra pratica spirituale con Amore.
Inizia il giorno con Amore,
trascorri il giorno con Amore,
riempi il giorno d’Amore,
termina il giorno con Amore.
Questa è la via che porta a Dio.
Quando pregate Dio, dovreste pregare solamente per avere Beatitudine e pace, le quali si trovano solamente in Dio e non nel mondo. Non dovreste pregare per cose materiali che sono disponibili nel mondo. Non troverete Pace e Beatitudine nel mondo. Ciò che pensate di avere è, in effetti, una felicità temporanea che non vi darà assolutamente una pace durevole.
Dovreste pregare solamente per ciò che non è disponibile qui; lo otterrete pregando con cuore puro.
(Swami conclude il Discorso con due bhajan: “Bhajana Bina Sukha Shanti Nahi” e “Pibhare Rama Rasam”)
Kodaikanal, Sai Sruti, 28 aprile 1999