20 Aprile 1998 – Uomo, Verità, Amore e Dio

20 Aprile 1998

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Uomo, Verità, Amore e Dio

Evitate le cattive compagnie,
state assieme alle persone buone,
compite sempre azioni meritorie,
discriminate tra l’eterno e l’effimero.

Incarnazioni dell’Amore Divino,

oggi la gente tenta di sapere che cos’è la felicità, ma è attratta soltanto dagli oggetti del mondo e non cerca di conoscere se stessa. È del tutto inutile conoscere tutte le cose del mondo se non si conosce sé stessi. Il mondo intero si basa solo sull’Io.

Quando chiedete a qualcuno, ricco o povero che sia, “Chi sei tu?”, egli vi risponderà invariabilmente cominciando con la parola “Io”; la risposta abituale sarà infatti: “Io sono così e cosà…”.

Se poi fate altre domande, vi sarà risposto: “Io sono un dottore”, oppure “Io sono un uomo d’affari”.

Dottore e uomo d’affari fanno riferimento alla qualifica, alla professione. Se chiedete il nome, vi sarà risposto “Ramayya” o “Krishnayya”.

Questi sono nomi dati al corpo e sono temporanei, non rappresentano il vero “Io”. Voi siete un’entità permanente.

Ignaro di questa verità, l’uomo si lascia trascinare dalle cose effimere e asseconda desideri egoici. Così facendo non è di alcuna utilità al mondo.

Tutti nascono nella società, vengono da essa allevati e sono membra del corpo sociale. Solo lavorando per la società si può ottenere prosperità.

Oggi tutti cercano di vivere per sé stessi, senza curarsi della società.

Cercate la fonte della beatitudine

Non dimenticate che la fiducia in voi stessi è la base della vita. Così come è impossibile erigere muri senza fondamenta, allo stesso modo dovreste condurre una vita utile basata solo sulla fiducia in voi stessi. Quando le fondamenta sono ben salde, si può edificare la sovrastruttura della propria soddisfazione e della consapevolezza di sé: esse conducono alla realizzazione spirituale o beatitudine, che è il tetto della vita. Se l’uomo però dimentica le fondamenta, come può aspettarsi di avere felicità e pace? Il Sé è l’Atma; è necessario conoscere questa Realtà ed eliminare l’attaccamento al corpo, alla mente e all’intelletto.

L’Atma è il Padrone: riconoscete ciò e siate padroni della vostra mente. Non identificatevi con i vostri strumenti; tutti gli organi del corpo o strumenti sono attivati dalla vibrazione che trae origine dallo Spirito. Se non fosse per questo, l’uomo non potrebbe sopravvivere.

È un peccato che l’uomo dimentichi il principio spirituale e si privi della felicità. Gli uomini fingono soltanto di essere felici e sorridenti; in realtà, non sono felici. Dio è il Signore della felicità, e se non vi identificate con il Divino non potete essere felici.

Quando pensate a Dio e Lo pregate, non dovreste domandarGli cose banali, ma chiederGli ciò che non è in voi e che si trova in Dio: è la beatitudine che non avete e Dio è l’incarnazione della beatitudine. Perciò, è solo per questo che dovreste pregare.

Le persone si definiscono “devote” e poi pregano per avere cose banali; questa però non è vera devozione. Dio viene descritto come “Colui che è sempre gioioso e conferisce suprema felicità; l’Incarnazione della Coscienza Suprema”. Quindi, dovete pregare solo per avere questa beatitudine.

Se riflettete profondamente, scoprirete che Dio non è lontano da voi. Le esperienze, buone o cattive che siano, nascono solo da voi. Si raccoglie ciò che si semina: soltanto chi comprende questa verità può realizzare il Principio divino.

Nonostante i molti sforzi e la disciplina spirituale, non è possibile raggiungere la realizzazione della divinità perché la visione non è buona.

Buddha meditò profondamente su ciò e alla fine comprese che la mente è l’ostacolo verso la realizzazione.

Raggiunse poi lo stato di amanaska, superò cioè le trappole della mente e raggiunse il Nirvana o liberazione. Egli realizzò l’Atma.

Come liberarsi di questa mente? È possibile soltanto dirigendo l’attenzione all’intelletto e cominciando a discernere ciò che è eterno da ciò che è effimero.

Dovete perseguire la conoscenza discriminatrice, scartando la conoscenza libresca che è superficiale. Ovviamente, non dovete usare la discriminazione per il vostro interesse; la discriminazione va usata per il bene di tutti. Ciò significa apertura mentale ed espansione dell’amore. Non dovreste avere una visione ristretta, che è invece contrazione dell’amore.

Per salutare un amico, gli dite: “Ciao!”

Quel saluto, però, non riflette il vostro amore. Dovreste essere interiormente vuoti, ovvero al di là dei sentimenti e dei desideri egoici. Dovreste andare oltre la mente. Buddha meditò per sei anni prima di poter comprendere che: Buddhi grahyam atindriyam: “L’intelligenza afferra ciò che è al di là dei sensi”. Egli andò al di là del corpo, della mente e dell’intelletto e realizzò l’Atma.

Oggi l’uomo agisce come un attore cinematografico. Tutto ciò che fa è falso, ipocrita. Uno dei significati del termine manava (uomo) è ma, cioè maya; na, cioè “no” e va che sta per “condotta”. Che cos’è la maya

(l’illusione)? È considerare esistente ciò che in realtà non lo è. Quando camminate la vostra ombra vi segue.

Ogni azione ha una reazione, una risonanza e un riflesso. Anche i vostri sentimenti e pensieri si riflettono nelle vostre azioni. Finché siete pieni di pensieri non potete fare alcun progresso sulla via spirituale.

Come ho spiegato in un altro discorso, la stessa parola man (uomo) va interpretata come m, maya; a, Atma; n, Nirvana. Cioè, solo quando supererete l’illusione potrete realizzare lo Spirito divino e raggiungere la liberazione.

Tuttavia, per ottenere ciò è indispensabile possedere fiducia in sé stessi, cioè fiducia nel Sé e non negli strumenti (mente, corpo, sensi).

L’uomo odierno è schiacciato dalle preoccupazioni ed è avvilito a causa del suo attaccamento al corpo e agli oggetti del mondo. Egli dedica tutta la sua attenzione alla famiglia, e a procurarsi ricchezze e fama; se dedicasse anche soltanto una frazione della sua attenzione a Dio otterrebbe tutto.

Perché non avete fede nel Divino onnipotente? Vi sacrificate per le cose più insignificanti; se foste pronti al sacrificio per il Signore otterreste una grazia illimitata, con la quale voi, la vostra famiglia e le persone che amate godreste di pace e felicità.

Gli Indiani hanno sempre pregato per il benessere e la felicità degli esseri di tutto il mondo: questo è il giusto modo di pregare Dio.

Anche voi fate parte del mondo e anche voi, assieme agli altri, godrete di quella pace e serenità.

Coltivate pensieri divini

Il termine Bharata ha un significato molto sacro. Bha è la luce che risplende di se stessa. Chi si sforza di cercare la luce dello Spirito è un Bharatiya (Indiano).

Anche in musica, la parola Bharata ha un significato unico: bha sta per bhavam (sentimento), ra sta per ragam (melodia) e ta sta per talam (ritmo). La combinazione armonica di Bhava, raga e tala rende la musica piacevole all’ascolto.

Similmente, in ogni campo, come ad esempio quello morale, etico e spirituale, i pensieri divini dovrebbero essere predominanti. Questa è la caratteristica dei Bharatiya.

Dio è Sat-Cit-Ananda. Cercate la pura Sapienza spirituale (Cit) mediante il senso di ciò che è eterno; allora otterreste Ananda (la Beatitudine). La beatitudine può scaturire solo dalla beatitudine, non dalla depressione.

Adorate Dio con amore, perché l’amore è Dio e Dio è amore. Questo vi darà la vera felicità. Oggi, la gente finge di amare, ma il suo sentimento interiore non è pervaso d’amore. “Si diventa ciò che ci si sente”. I sentimenti che nutrite foggiano la vostra realtà.

Voi pensate ancora che ciò che sentite sia diverso da ciò che esprimete. Non sapete quando il corpo cesserà di funzionare, se nell’infanzia, in gioventù o in vecchiaia. La morte è cosa certa. Sebbene il corpo sia il contenitore di ogni sporcizia, dobbiamo mantenerlo in buone condizioni, poiché esso è anche il tempio di Dio. Di per se stesso, il corpo non può aiutarvi ad attraversare l’oceano dell’esistenza.

Dovete arrendervi al Signore. Da mane a sera, l’uomo si preoccupa solo di procacciarsi i mezzi per riempire lo stomaco, ma non compie il minimo sforzo per ottenere la visione del Divino. È disposto a rimanere in coda per lungo tempo pur di procurarsi un biglietto per il cinematografo o per viaggiare in autobus, ma non ama stare in fila per avere il darsan del Divino, che può procurargli una beatitudine tale che nient’altro può dargli.

Gli alberi producono dolci frutti per gli altri senza tenerne per sé, le mucche danno il latte senza berne neppure una goccia; i fiumi forniscono grandi riserve d’acqua, ma non ne trattengono una sola goccia per sé.

Soltanto l’uomo usufruisce di tutto senza dare nulla alla società. Il Dharma protegge chi lo protegge, ma distrugge chi tenta di distruggerlo!

Incarnazioni dell’Amore,

avete ricevuto nascita umana come un prezioso dono di Dio. Non sprecatela correndo dietro ai piaceri materiali.

Pregate Dio e serviteLo prestando servizio all’umanità.

Bussate alla porta giusta

Adi Sankara diffuse la conoscenza della non dualità per tutta la vita, ma anch’egli sottolineò l’importanza della preghiera nel suo celebre scritto Bhaja Govindam.

Disse che la semplice erudizione non verrà in soccorso al momento del trapasso. Bisogna pregare e adorare Dio per spezzare il legame della nascita e della morte. La devozione basata sul Principio dell’Amore è essenziale per la liberazione di ogni essere umano. Advaita significa vedere l’unità nella diversità.

(Swami prende in mano un bicchiere d’argento e dice che, anche quando il bicchiere come forma sarà sparito, l’argento come sostanza rimarrà ugualmente.)

Il principio originario del Potere Supremo è uno. L’oro è uno, sebbene i gioielli assumano molte forme ; anche se Gli offrite molte varietà di fiori, il Signore accetterà solamente quel fiore che non appassisce: il fiore del vostro cuore.

Essendo il cuore l’altare del Signore, Egli lo gradisce più di ogni altra cosa. Per vivere, vi occorrono cibo, vestiti e riparo; non dovreste però dimenticare che il Divino è il fondamento di tutto ciò che vi abbisogna.

Pensate a Lui costantemente, anche durante il lavoro.

PregateLo con cuore puro e con mente scevra da desideri. Non chiedeteGli cose banali.

Amate Dio con un cuore privo di desideri. In che modo Sabari ricevette la grazia di Rama e ottenne la liberazione?

In che modo Jatayu ebbe il privilegio di spirare fra le braccia del Signore? Essi non pregavano per cose futili. Non chiedete un anello o una catena: chiedete l’oro! Con esso, potete forgiare qualunque gioiello.

Dimentichi della dichiarazione e della promessa fattavi dal Signore, vi comportate in maniera contraria ai Suoi comandamenti. Dio ha dichiarato:

Chiedete e vi sarà dato,
cercate e troverete,
bussate e vi sarà aperto!

Non state chiedendo la cosa giusta; è il mondo che desiderate e non Dio, il Creatore del mondo. Come potete aspettarvi che Egli vi risponda? Quello che voi cercate sono i soldi e una posizione, cioè cose meschine e transitorie.

A quale porta state bussando? A quella del dolore. Come potete pretendere la Beatitudine? Se agiste in base alle direttive del Signore otterreste i giusti risultati.

Se aprite a Dio la porta del cuore e dell’amore avrete tutto ciò di cui avete bisogno. Non chiedete favori materiali: chiedete Dio stesso! Egli può darvi qualunque cosa vi serva. Pregate per avere il Suo amore e lo avrete.

Grazie al Suo amore, otterrete prosperità qui e in avvenire.

Swami ha concluso il Discorso con il bhajan:

Prema mudita manase kaho, Rama, rama, ram….

Kodaikanal, 20 aprile 1998,

Sri Sruti

(Trad. da Sanathana sarathi, 7/98)

25 marzo 1958 – Esaminare, sperimentare

25 marzo 1958 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Esaminare, sperimentare

[1] Sono venuto per confortare le vostre esistenze e non per raccontare la Mia vita. Per tale ragione non ho gradito che Ramanatha Reddy e Kasturi abbiano parlato di Me facendo riferimento ad alcuni episodi della Mia vita. Le vostre vite sono ben più importanti per Me, perché il Mio obiettivo è che possiate vivere più felicemente e con maggiore soddisfazione. Tutti gli esseri devono impegnarsi nel karma (azione, attività): è un obbligo universale, ineluttabile. Alcuni credono che solo le azioni, meritevoli o peccaminose, possano essere chiamate karma, ma il respirare stesso è karma. Ci sono dei karma i cui frutti non possono essere evitati! Esistono karma fisici, mentali e spirituali, e compierli per amore del Sé è dedizione. Si è parlato di Puttaparti e vi hanno consigliato di andarci per trarre ispirazione dai bhajan, i canti devozionali. Vi prego di non spendere questi soldi, poiché ovunque siate ed in qualsiasi momento invochiate il Mio nome, la vostra stanza diverrà Prashānti Nilayam ed il vostro villaggio diverrà Puttaparti. Io sono sempre pronto ad ascoltarvi e rispondervi. Vi voglio attivi e pienamente impegnati perché, se siete inattivi, il tempo graverà pesantemente sulle vostre mani. Non sprecate neanche un singolo istante dell’arco di vita assegnatovi, poiché il tempo è il corpo di Dio, infatti a Lui ci si riferisce come Kālasvarūpa (che prende forma nel tempo). È un crimine utilizzare male il tempo o sprecarlo nell’indolenza. Allo stesso modo non sprecate i vostri talenti, le capacità fisiche e mentali donatevi da Dio come patrimonio per adempiere il dovere della vita.

[2] Come la forza di gravitazione attrae tutto verso il basso, così la forza dell’indolenza vi trascinerà implacabilmente in giù; per questa ragione dovete essere sempre attivi e vigili. Come il vaso di rame deve essere lucidato affinché brilli, così la mente dell’uomo deve essere purificata mediante la disciplina spirituale, ovvero con attività quali la ripetizione del Nome divino e la meditazione. Persino un’azione naturale e automatica come il respirare può trasformarsi in un atto empio, se compiuta consapevolmente per ottenere un certo risultato. Un giorno un indù ed un suo amico inglese si trovavano sulle rive del fiume Godāvarī. L’indù disse di volersi bagnare nelle acque sacre del fiume, così pronunciò “Hari” – il nome di Dio, s’immerse, e ne uscì rinfrescato nella mente e nel corpo. Egli era molto felice di aver avuto la straordinaria opportunità di bagnarsi in quelle acque sacre. L’inglese invece rise e domandò all’amico come avesse potuto trarre tanta gioia nel tuffarsi in quell’acqua che è soltanto H2O, e aggiunse che la sua era tutta superstizione. L’indù allora gli rispose: “Lasciami pure la mia superstizione e tu tieni la tua.” Il cinico ottenne soltanto la pulizia del corpo, mentre il credente ottenne anche la purificazione della mente. Quando vi prostrate davanti agli anziani, anche la mente deve avere un atteggiamento di umiltà; non è solo il corpo che si deve inchinare. A Madras ci sono tanti assistenti sociali che visitano gli ospedali e rendono il loro servizio ai degenti. La maggior parte del lavoro che svolgono è meccanico: fanno aria ai pazienti, scrivono delle lettere per loro conto, cantano i bahjan, senza però prestare attenzione alle reali necessità dei pazienti. Molti s’impegnano in tali attività perché il servizio sociale è di moda. Questo lavoro, invece, deve essere svolto con piena partecipazione della mente, in modo gaio, intelligente e riverente. Il paziente non deve sentirsi infastidito dal nervosismo del volontario, anzi lo dovrebbe aspettare come un familiare che gli è caro. Se non vi piace questo tipo di lavoro, non fatelo; non gravate la vostra mente di qualche cosa che non vi aggrada. Un lavoro fatto meccanicamente è come una lampada ad olio priva di combustibile. L’olio è l’entusiasmo mentale: versatelo e vedrete che la fiamma sarà vivida ed arderà a lungo.

[3] Il karma si trasforma in yoga (unione con Dio) quando è svolto senza attaccamento. Un sannyāsi (asceta) non dovrebbe neanche ricordare quello che ha fatto, ma soprattutto non deve intraprendere un’azione aspettandosi dei frutti. Tale karma viene definito ‘azione compiuta senza desiderio per il risultato’ ed è il più nobile. Il karma migliore è quello svolto per senso di dovere, perché deve essere fatto e non perché sia vantaggioso farlo. Inoltre un sannyāsi non deve essere soggetto alla rabbia, all’ansia, all’invidia ed all’avidità, anche se la vostra esperienza vi dirà che oggi asceti di questo tipo sono molto rari. Non degnate neanche di uno sguardo un sannyāsi che tradisca a tal punto i suoi voti da ambire fama e notorietà o che si compiaccia di calunniare e competere. Non fatevi fuorviare da tali personaggi che potrebbero indurvi anche a non credere più alle sacre scritture ed ai Veda. Solo chi è fermamente convinto che questo mondo è un miraggio della mente è il vero Swami, tutti gli altri non sono che Rāmaswami o Krishnaswami, con il diritto di mettere tale qualifica solo alla fine del loro nome, non davanti.

[4] La Natura è un’entità molto antica. Anche il Jīvi, l’anima individuale, è molto antico poiché è ‘entrato’ ed ‘uscito’ molte volte. Ora però indossa una veste nuova, è moderno ed è venuto come il pellegrino che si reca in un luogo sacro per compiere i suoi giri attorno al tempio. Il Jīvi deve avere una guida che gli mostri i luoghi sacri e lo aiuti a terminare il pellegrinaggio. Ebbene, quella guida è il Signore stesso, ed i manuali d’istruzione sono i Veda, le Upanishad ed i sacri testi. L’essenza delle Scritture è contenuta in questa sola regola: ripetete il nome del Signore avendo sempre in mente la Sua Gloria. Il Signore è come il kalpataru, il divino albero che soddisfa i desideri e che dà tutto ciò che gli viene chiesto. Voi però dovete accostarvi all’albero e desiderare ciò che volete ottenere. L’ateo è colui che si tiene lontano dall’albero, mentre il credente è chi si avvicina: questa è la sola differenza. L’albero tuttavia non fa alcuna distinzione, elargisce i suoi doni a tutti. Il Signore non punisce, non si vendica se non lo riconoscete e non lo onorate. Egli non ha preferenze per un particolare tipo di culto né si compiace solo di quello. Se avete orecchio, potrete sentire l’OM che annuncia la presenza del Signore in ogni suono. Tutti i cinque elementi producono il suono OM. La campana del tempio ha la funzione di diffondere l’OM quale simbolo dell’onnipresenza di Dio. Quando la campana suona l’OM, la divinità che dimora in voi si risveglierà e voi diverrete consapevoli della Sua Presenza. Questo è il motivo per cui si suona la campana davanti all’altare.

[5] Guadagnatevi il diritto ad avvicinarvi a Dio senza paura per chiedergli la vostra eredità. Dovreste diventare tanto liberi da non pronunciare alcuna espressione di lode quando vi accostate al Signore. Le lodi sono un segno di distanza e di timore. Avrete certamente sentito la storia del saggio Kālidāsa. Egli disse che «Non appena l’io se ne va» – cioè non appena l’ego fosse scomparso, egli avrebbe raggiunto la liberazione e brillato del suo splendore originale, quale Brahman, l’indistruttibile Ātma o Sé. La «I» di ‘io’, quando è barrata diventa il simbolo della croce, quindi ciò che deve essere crocefisso è l’ego, ricordatelo. Allora la natura divina si manifesterà senza alcun ostacolo. I mezzi che distruggono l’ego più facilmente sono la devozione, il meditare sulla magnificenza del Signore ed il servizio reso agli altri in quanto figli di Dio. Potete invocare il Signore con qualsiasi nome, perché tutti i nomi sono Suoi, perciò scegliete il nome e la forma che più vi attraggono; i mille nomi del Signore sono stati composti per glorificare i vari aspetti di Dio, e voi avete la libertà di sceglierne uno. Il guru vi consiglierà il Nome e la Forma che più si addicono al vostro temperamento ed alle azioni meritorie del passato. Se però il guru volesse costringervi ad adottare un certo tipo di disciplina proclamando che quello è un suo ordine, ditegli che quello che conta è la vostra soddisfazione e non la sua; infatti dovete praticare la disciplina spirituale in un’atmosfera di gioia e di contentezza.

[6] Il discepolo ha il diritto di crescere in base alle sue attitudini ed inclinazioni mentali, ed il guru non deve forzarlo a svilupparsi nella direzione da lui prescelta. Oggi l’antica relazione fra guru e discepolo si è capovolta: ricchi ed influenti discepoli dominano il guru dettandogli il comportamento da seguire. I guru dal canto loro, avidi di accumulare ricchezza e fama, si abbassano ad agire secondo i dettami dei discepoli, degradando così il loro stato. Perciò prima di accettare un guru, esaminatelo, controllate le sue credenziali, verificatene gli ideali e le pratiche. Anche nel Mio caso, non lasciatevi attirare solo dalle storie di quello che creo con un semplice movimento della mano. Non saltate a conclusioni affrettate ad occhi chiusi: osservate, studiate e ponderate. Non abbandonatevi a nessuno finché non avvertirete la soddisfazione interiore di essere sulla via giusta. Soprattutto non parlate male dei grandi uomini e dei saggi, perché è un segno d’egoismo grossolano e di impertinenza puerile che nasce dalla presunzione stessa. Il Mio consiglio per voi oggi è questo: così come vi preoccupate delle necessità del corpo, nutrendolo tre volte al giorno per mantenerlo in buone condizioni, allo stesso modo spendete regolarmente ogni giorno un po’ del vostro tempo per mantenere in buona forma anche la vostra coscienza interiore. Impegnatevi nella preghiera e nella meditazione un’ora al mattino, un’ora alla sera ed una ai primi chiarori dell’alba durante il Brahma-muhūrta. Progredendo nella vostra pratica scoprirete che una grande pace discenderà su voi e grandi risorse di energia nuova scaturiranno dall’interno di voi stessi. Dopo un po’ di tempo la vostra mente contemplerà il divino Nome ovunque siate e qualunque cosa facciate: allora la pace e la gioia diventeranno le vostre inseparabili compagne.

Gokhale Hall, Madras, 25.03.1958

da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications

25 marzo 1958 – Esaminare, sperimentare

25 marzo 1958 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Esaminare, sperimentare

[1] Sono venuto per confortare le vostre esistenze e non per raccontare la Mia vita. Per tale ragione non ho gradito che Ramanatha Reddy e Kasturi abbiano parlato di Me facendo riferimento ad alcuni episodi della Mia vita. Le vostre vite sono ben più importanti per Me, perché il Mio obiettivo è che possiate vivere più felicemente e con maggiore soddisfazione. Tutti gli esseri devono impegnarsi nel karma (azione, attività): è un obbligo universale, ineluttabile. Alcuni credono che solo le azioni, meritevoli o peccaminose, possano essere chiamate karma, ma il respirare stesso è karma. Ci sono dei karma i cui frutti non possono essere evitati! Esistono karma fisici, mentali e spirituali, e compierli per amore del Sé è dedizione. Si è parlato di Puttaparti e vi hanno consigliato di andarci per trarre ispirazione dai bhajan, i canti devozionali. Vi prego di non spendere questi soldi, poiché ovunque siate ed in qualsiasi momento invochiate il Mio nome, la vostra stanza diverrà Prashānti Nilayam ed il vostro villaggio diverrà Puttaparti. Io sono sempre pronto ad ascoltarvi e rispondervi. Vi voglio attivi e pienamente impegnati perché, se siete inattivi, il tempo graverà pesantemente sulle vostre mani. Non sprecate neanche un singolo istante dell’arco di vita assegnatovi, poiché il tempo è il corpo di Dio, infatti a Lui ci si riferisce come Kālasvarūpa (che prende forma nel tempo). È un crimine utilizzare male il tempo o sprecarlo nell’indolenza. Allo stesso modo non sprecate i vostri talenti, le capacità fisiche e mentali donatevi da Dio come patrimonio per adempiere il dovere della vita.

[2] Come la forza di gravitazione attrae tutto verso il basso, così la forza dell’indolenza vi trascinerà implacabilmente in giù; per questa ragione dovete essere sempre attivi e vigili. Come il vaso di rame deve essere lucidato affinché brilli, così la mente dell’uomo deve essere purificata mediante la disciplina spirituale, ovvero con attività quali la ripetizione del Nome divino e la meditazione. Persino un’azione naturale e automatica come il respirare può trasformarsi in un atto empio, se compiuta consapevolmente per ottenere un certo risultato. Un giorno un indù ed un suo amico inglese si trovavano sulle rive del fiume Godāvarī. L’indù disse di volersi bagnare nelle acque sacre del fiume, così pronunciò “Hari” – il nome di Dio, s’immerse, e ne uscì rinfrescato nella mente e nel corpo. Egli era molto felice di aver avuto la straordinaria opportunità di bagnarsi in quelle acque sacre. L’inglese invece rise e domandò all’amico come avesse potuto trarre tanta gioia nel tuffarsi in quell’acqua che è soltanto H2O, e aggiunse che la sua era tutta superstizione. L’indù allora gli rispose: “Lasciami pure la mia superstizione e tu tieni la tua.” Il cinico ottenne soltanto la pulizia del corpo, mentre il credente ottenne anche la purificazione della mente. Quando vi prostrate davanti agli anziani, anche la mente deve avere un atteggiamento di umiltà; non è solo il corpo che si deve inchinare. A Madras ci sono tanti assistenti sociali che visitano gli ospedali e rendono il loro servizio ai degenti. La maggior parte del lavoro che svolgono è meccanico: fanno aria ai pazienti, scrivono delle lettere per loro conto, cantano i bahjan, senza però prestare attenzione alle reali necessità dei pazienti. Molti s’impegnano in tali attività perché il servizio sociale è di moda. Questo lavoro, invece, deve essere svolto con piena partecipazione della mente, in modo gaio, intelligente e riverente. Il paziente non deve sentirsi infastidito dal nervosismo del volontario, anzi lo dovrebbe aspettare come un familiare che gli è caro. Se non vi piace questo tipo di lavoro, non fatelo; non gravate la vostra mente di qualche cosa che non vi aggrada. Un lavoro fatto meccanicamente è come una lampada ad olio priva di combustibile. L’olio è l’entusiasmo mentale: versatelo e vedrete che la fiamma sarà vivida ed arderà a lungo.

[3] Il karma si trasforma in yoga (unione con Dio) quando è svolto senza attaccamento. Un sannyāsi (asceta) non dovrebbe neanche ricordare quello che ha fatto, ma soprattutto non deve intraprendere un’azione aspettandosi dei frutti. Tale karma viene definito ‘azione compiuta senza desiderio per il risultato’ ed è il più nobile. Il karma migliore è quello svolto per senso di dovere, perché deve essere fatto e non perché sia vantaggioso farlo. Inoltre un sannyāsi non deve essere soggetto alla rabbia, all’ansia, all’invidia ed all’avidità, anche se la vostra esperienza vi dirà che oggi asceti di questo tipo sono molto rari. Non degnate neanche di uno sguardo un sannyāsi che tradisca a tal punto i suoi voti da ambire fama e notorietà o che si compiaccia di calunniare e competere. Non fatevi fuorviare da tali personaggi che potrebbero indurvi anche a non credere più alle sacre scritture ed ai Veda. Solo chi è fermamente convinto che questo mondo è un miraggio della mente è il vero Swami, tutti gli altri non sono che Rāmaswami o Krishnaswami, con il diritto di mettere tale qualifica solo alla fine del loro nome, non davanti.

[4] La Natura è un’entità molto antica. Anche il Jīvi, l’anima individuale, è molto antico poiché è ‘entrato’ ed ‘uscito’ molte volte. Ora però indossa una veste nuova, è moderno ed è venuto come il pellegrino che si reca in un luogo sacro per compiere i suoi giri attorno al tempio. Il Jīvi deve avere una guida che gli mostri i luoghi sacri e lo aiuti a terminare il pellegrinaggio. Ebbene, quella guida è il Signore stesso, ed i manuali d’istruzione sono i Veda, le Upanishad ed i sacri testi. L’essenza delle Scritture è contenuta in questa sola regola: ripetete il nome del Signore avendo sempre in mente la Sua Gloria. Il Signore è come il kalpataru, il divino albero che soddisfa i desideri e che dà tutto ciò che gli viene chiesto. Voi però dovete accostarvi all’albero e desiderare ciò che volete ottenere. L’ateo è colui che si tiene lontano dall’albero, mentre il credente è chi si avvicina: questa è la sola differenza. L’albero tuttavia non fa alcuna distinzione, elargisce i suoi doni a tutti. Il Signore non punisce, non si vendica se non lo riconoscete e non lo onorate. Egli non ha preferenze per un particolare tipo di culto né si compiace solo di quello. Se avete orecchio, potrete sentire l’OM che annuncia la presenza del Signore in ogni suono. Tutti i cinque elementi producono il suono OM. La campana del tempio ha la funzione di diffondere l’OM quale simbolo dell’onnipresenza di Dio. Quando la campana suona l’OM, la divinità che dimora in voi si risveglierà e voi diverrete consapevoli della Sua Presenza. Questo è il motivo per cui si suona la campana davanti all’altare.

[5] Guadagnatevi il diritto ad avvicinarvi a Dio senza paura per chiedergli la vostra eredità. Dovreste diventare tanto liberi da non pronunciare alcuna espressione di lode quando vi accostate al Signore. Le lodi sono un segno di distanza e di timore. Avrete certamente sentito la storia del saggio Kālidāsa. Egli disse che «Non appena l’io se ne va» – cioè non appena l’ego fosse scomparso, egli avrebbe raggiunto la liberazione e brillato del suo splendore originale, quale Brahman, l’indistruttibile Ātma o Sé. La «I» di ‘io’, quando è barrata diventa il simbolo della croce, quindi ciò che deve essere crocefisso è l’ego, ricordatelo. Allora la natura divina si manifesterà senza alcun ostacolo. I mezzi che distruggono l’ego più facilmente sono la devozione, il meditare sulla magnificenza del Signore ed il servizio reso agli altri in quanto figli di Dio. Potete invocare il Signore con qualsiasi nome, perché tutti i nomi sono Suoi, perciò scegliete il nome e la forma che più vi attraggono; i mille nomi del Signore sono stati composti per glorificare i vari aspetti di Dio, e voi avete la libertà di sceglierne uno. Il guru vi consiglierà il Nome e la Forma che più si addicono al vostro temperamento ed alle azioni meritorie del passato. Se però il guru volesse costringervi ad adottare un certo tipo di disciplina proclamando che quello è un suo ordine, ditegli che quello che conta è la vostra soddisfazione e non la sua; infatti dovete praticare la disciplina spirituale in un’atmosfera di gioia e di contentezza.

[6] Il discepolo ha il diritto di crescere in base alle sue attitudini ed inclinazioni mentali, ed il guru non deve forzarlo a svilupparsi nella direzione da lui prescelta. Oggi l’antica relazione fra guru e discepolo si è capovolta: ricchi ed influenti discepoli dominano il guru dettandogli il comportamento da seguire. I guru dal canto loro, avidi di accumulare ricchezza e fama, si abbassano ad agire secondo i dettami dei discepoli, degradando così il loro stato. Perciò prima di accettare un guru, esaminatelo, controllate le sue credenziali, verificatene gli ideali e le pratiche. Anche nel Mio caso, non lasciatevi attirare solo dalle storie di quello che creo con un semplice movimento della mano. Non saltate a conclusioni affrettate ad occhi chiusi: osservate, studiate e ponderate. Non abbandonatevi a nessuno finché non avvertirete la soddisfazione interiore di essere sulla via giusta. Soprattutto non parlate male dei grandi uomini e dei saggi, perché è un segno d’egoismo grossolano e di impertinenza puerile che nasce dalla presunzione stessa. Il Mio consiglio per voi oggi è questo: così come vi preoccupate delle necessità del corpo, nutrendolo tre volte al giorno per mantenerlo in buone condizioni, allo stesso modo spendete regolarmente ogni giorno un po’ del vostro tempo per mantenere in buona forma anche la vostra coscienza interiore. Impegnatevi nella preghiera e nella meditazione un’ora al mattino, un’ora alla sera ed una ai primi chiarori dell’alba durante il Brahma-muhūrta. Progredendo nella vostra pratica scoprirete che una grande pace discenderà su voi e grandi risorse di energia nuova scaturiranno dall’interno di voi stessi. Dopo un po’ di tempo la vostra mente contemplerà il divino Nome ovunque siate e qualunque cosa facciate: allora la pace e la gioia diventeranno le vostre inseparabili compagne.

Gokhale Hall, Madras, 25.03.1958

da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications