23 Gennaio 1997 – Nutrite una salda fede

23 Gennaio 1997

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Nutrite una salda fede

“Come la luna illumina la notte ed il sole il giorno,
come il Dharma è il faro dei tre mondi,
così un buon figlio porta lustro ad un’intera stirpe”.

Questo grande mondo ha bisogno di luce per esistere. Un saggio è più forte di un uomo dotato di forza fisica, così come il piccolo mahout (domatore) è in grado di controllare un elefante. La forza fisica è ben poca cosa per un individuo.

L’uomo necessita di quattro tipi di luce per eliminare l’oscurità. La luna rischiara la notte. Nessuno, tranne i ladri, ama l’oscurità; la brava gente e le persone ben intenzionate non amano il buio. L’oscurità è simbolo di ignoranza.

Di giorno, il sole rappresenta la naturale fonte di luce. La vita umana non sarebbe possibile senza il sole. Anche le piogge, che permettono alle messi di crescere, dipendono dal sole. Esso è quindi indispensabile alla vita dell’uomo, a cui dona anche salute e gioia.

Il Dharma illumina il mondo intero. La parola Dharma significa “Ciò che sostiene”. Esso insegna quali tipi di relazioni ci debbano essere tra individuo ed individuo, tra individuo e società, tra società e società. Il Dharma rivela all’uomo, attraverso il suo cuore, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è vero e ciò che è falso. Il Dharma promuove il benessere della società. Il Dharma protegge chi Lo protegge. Il mondo non potrebbe esistere senza di esso.

Un buon figlio è colui che si distingue per la sua condotta. Chi persegue fini egoistici non può essere definito un buon figlio. Un buon figlio rispetta e serve i suoi genitori, onora il suo precettore, è umile e rispettoso con gli anziani e si guadagna la stima degli altri servendo la società. Poiché figli simili sono diventati rari, il paese è gravemente turbato da malvagità e malcostume.

RISPETTARE I GENITORI

Ragazzi e ragazze, il vostro dovere principale è rispettare i genitori. La madre vi ha fatto nascere ed il padre vi ha offerto protezione. Dovete inoltre considerare sacro anche il precettore, perché egli vi dona la conoscenza. Se non avete riguardo per queste tre persone, nella vita non potrete raggiungere traguardi degni di considerazione. La madre, il padre e il precettore rappresentano la trinità divina Brahma, Vishnu e Maheshvara: la madre crea, il padre protegge e il precettore distrugge l’ignoranza. Al di sopra di questi tre, tuttavia, c’è Dio, che è presente in tutti gli esseri. Sviluppate amore per il Divino e mostrate rispetto per tutti. Inoltre, sappiate che la fede in Dio vi donerà ciò che nessun altro potrà darvi.

L’ESEMPIO DI MARKANDEYA

A Markandeya fu concesso di vivere solo sedici anni. Sua madre lo accudì amorevolmente per tutti i sedici anni ed il padre lo protesse da ogni pericolo. Il precettore si prese cura della sua educazione, ma nessuno dei tre nulla poteva sulla durata della sua vita. Il ragazzo comprese questa verità, perciò si mise nelle mani di Dio per quanto riguardava il suo destino.

Il giorno precedente il suo sedicesimo compleanno, andò nel tempio di Shiva e pregò: “O Signore, i miei genitori hanno protetto il mio corpo e il maestro ha pensato alla mia educazione, ma soltanto Dio è in grado di proteggere la mia vita! Pertanto, Ti prego di rendermi uno con Te”. Posando la testa sul lingam di Shiva e stringendolo con entrambe le braccia, proclamò: “Signore! Tu sei il mio solo rifugio!”. Così dicendo, chiuse gli occhi.

Quando giunse il giorno fatidico Yama, il Signore della morte apparve per catturare col cappio il ragazzo e ghermirgli la vita. Ma la corda si avvolse anche attorno allo Shivalinga che Markandeya teneva stretto a sé e, quando il Signore della morte cominciò a tirarla, Shiva uscì dal lingam e gli disse: “ Come osi cingere col cappio chi è diventato uno con Me, afferrando quindi assieme a lui anche Me?”.

Shiva rimproverò il Signore della morte, dicendogli che avrebbe potuto prendersi il ragazzo solo se questi fosse stato solo, ma non in quel momento, giacché il giovane si era unito a Lui. “Nessuno ha il diritto di toccare chi è diventato uno con Me!”, Egli disse. Shiva offrì così protezione a Markandeya e gli diede l’immortalità. Con la grazia del Divino, Markandeya ricevette anche le benedizioni dei genitori e del precettore.

Gli studenti non dovrebbero soltanto riverire i genitori e gli insegnanti, ma fare anche il possibile per meritare la grazia divina.

Un giovane studente (che ha parlato prima) ha detto che la Verità è il gioiello della lingua. Gli studenti dovrebbero sempre dire la verità. Dovrebbe esserci coerenza fra pensiero, parola ed azione.

Studenti, studi a parte, cercate di meritarvi la grazia divina rendendo puro il vostro cuore. Ricordatevi che Râma rinunciò al regno per non venir meno alla parola data al padre. Dasharatha, negli ultimi istanti della sua vita, desiderò ricevere da Râma l’acqua consacrata, ma non la ebbe. Râma, invece, celebrò i riti funebri per l’aquila Jatâyu, dopo che questa Lo aveva invocato negli ultimi istanti di vita. Jatâyu ottenne ciò che neppure Dasharatha riuscì ad avere.

La grazia di Dio non fa distinzioni tra animali, uomini o altre creature. Dovunque ci sia devozione, là si può sperimentare la presenza divina.

Studenti, dovete comportarvi bene e meritarvi la stima altrui anche dopo che avrete finito la scuola. Dovete tenere alto il nome dell’Istituto ovunque andiate. Perciò, assieme ad una buona cultura dovrete sviluppare anche una buona condotta. In questo mondo travagliato, considerate Dio il solo rifugio e l’unica guida.

(Swami ha poi parlato della recita, tenuta da alcuni bambini, su Shankarâchârya. La commedia era incentrata sull’episodio il cui Shankara, mentre alla presenza della madre stava prendendo un bagno in un fiume, disse alla donna di esser stato afferrato ad una gamba da un coccodrillo e che questo lo avrebbe lasciato solamente se la madre gli avesse promesso di prendere i voti del sannyâsa. Swami, parlando del vero significato del sannyâsa ha detto che esso non consiste nell’indossare una veste color ocra, ma nel rinunciare a tutte le cattive qualità come la lussuria, l’avidità e l’orgoglio).

La vera devozione non si esprime semplicemente cantando il nome di Râma, ma anche prestando servizio alla società ed offrendo aiuto ai bisognosi. Solo allora sarete degni di ricevere la grazia del Signore. Hanuman fu un esempio di assoluta obbedienza ai precetti di Dio. Il vero devoto non deve lasciar spazio al dubbio, deve agire in piena fede nel Divino e comprendere che ogni cosa appartiene a Lui. Egli dovrebbe rinunciare al senso di “io” e di “mio”. Questa è la lezione che Râma insegnò a Kaikeyî, allorché ella invocò il Suo perdono per tutti i torti arrecatiGli.

C’è una differenza sostanziale tra l’atteggiamento delle pastorelle e quello degli Yâdava nei confronti di Krishna. Le pastorelle avevano questo sentimento: “Krishna, siamo Tue!”, mentre gli Yâdava pensavano: “Krishna, Tu sei nostro!”. Il loro atteggiamento si basava sul senso del possesso, fatto che determinò la loro fine.

Dovete comprendere che Dio è presente, in egual modo, in tutti gli esseri. Questa unità spirituale di tutti fu insegnata a Shankara da Shiva, che gli apparve nelle sembianze di un “intoccabile”. Shankara intimò all’ “intoccabile” di non avvicinarglisi e Shiva, rivelando la Sua identità, gli insegnò che Dio è uno in tutti. Shankara subito si inginocchiò di fronte ad un simile Precettore che gli aveva insegnato l’equanimità. I corpi e i caratteri sono differenti, ma Dio è uguale in ogni essere.

Studenti, considerate la fede in Dio come il vostro stesso respiro. Essa vi sosterrà sempre in ogni circostanza.

(Swami ha poi riferito un episodio relativo a Ishvar Chandra Vidyasagar. Una volta questi stava viaggiando in treno ed accanto a lui sedevano alcuni Inglesi. Egli aveva trovato posto proprio in mezzo a due di loro. Uno di essi chiese: “Chi è quest’asino?”, e l’altro: “Chi è questo maiale?” Un terzo inglese intervenne chiedendo: “Chi sei?” Ishvar Chandra pacificamente rispose: “Sono un essere umano seduto tra un asino e un maiale!” I due Inglesi si vergognarono delle proprie parole e dovettero vergognarsi ancor più, quando videro una grande folla che, tenendo in mano delle ghirlande, attendeva l’arrivo di Ishvar Chandra.

Allora gli Inglesi capirono che, sebbene gli Indiani sembrino semplici ed analfabeti, sono di natura nobile e gentile.

Swami ha poi invitato gli studenti a seguire gli elevati principi della cultura indiana).

Baba ha concluso il Discorso cantando: “Hari bhajana binâ sukha shanti nahi”.

Prashanti Nilayam, 23 Gennaio 1997

Sala Assemblee della Scuola Elementare

(Trad. da Sanathana Sarathi, n. 2/1997)