29 Dicembre 1985 – Dieci tipi di purezza

29 Dicembre 1985 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Dieci tipi di purezza

Un figlio privo di virtù, un’educazione senza obiettivi,
una vita priva di giustizia, una comunità che manca di moralità
e una notte senza luna, non sono di alcuna utilità all’umanità.
Cari studenti!
[1] Acquisire un’educazione morale è il requisito principale della
vita di uno studente ed è il suo dovere fondamentale. In Sanscrito, il
termine ‘personalità’ viene detto pauruṣa e indica le caratteristiche
di un puruṣa o persona, ovvero quelle qualità che sono associate alla
condotta morale. Anche se ‘personalità’ e pauruṣa possono avere lo
stesso significato, entrambe sono parole ricche di valori; tuttavia
molti non ne conoscono il significato interiore e le usano in modo
superficiale.
Solo chi sa esprimere l’invisibile Principio divino, che dimora interiormente,
ha le qualifiche per definirsi puruṣa (persona), perciò deve
manifestare il Potere divino presente in lui.
Il termine inglese ‘person’ deriva dal latino ‘persona’. Nel periodo
post-cristiano, il termine ‘persona’ era utilizzato per riferirsi al Divino
che assume una forma umana. In seguito venne applicato a
tutti gli esseri umani in quanto persone intrinsecamente divine. Il
termine pauruṣa viene comunemente usato con il significato di
‘odio, ira o forza’, ma in realtà simboleggia una qualità peculiare,
tipica di un puruṣa o persona.
Il saggio Nārada si riferiva al puruṣa usando il termine puman e dichiarò
che chi realizza puman (la Persona Suprema) viene colmato
di beatitudine divina; quindi il termine puruṣa può essere applicato
soltanto al Divino. Pertanto, in sintesi, il principale dovere dell’uomo
durante la sua vita è manifestare la Divinità presente in lui.
[2] L’individuo pensa che tutta la sua vita sia costituita dall’infanzia,
dalla crescita, dai conseguimenti, dai pensieri e dagli ideali, ma
quello che veramente conta nella vita di ogni uomo è la sua levatura
morale. Nīti (moralità), che deriva dal termine sanscrito nīta (ben
educato, corretto), significa anche retta condotta, carattere esemplare,
purezza di pensiero e servizio altruistico; comprende quindi tutte
le buone azioni ed è la via che conduce al raggiungimento del
Sublime.
Una massima afferma: ‘Solo una comunità dedita alla moralità è
una vera comunità’. Gli antichi consideravano la moralità e la retta
condotta qualità fondamentali, senza le quali la società sarebbe stata
minacciata e compromessa. Per promuovere la moralità è necessario
rendere manifesta la Divinità insita in tutti noi e, per raggiungere
tale obiettivo, il corpo deve essere purificato e una buona salute
è essenziale.
[3] Il termine inglese health (salute) deriva dalla parola anglosassone
helig che corrisponde a paripūrṇa, che a sua volta significa completezza,
pienezza, Spirito interiore. Quale completezza deve essere
conseguita? Il corpo consiste degli organi di senso, della mente, dell’intelletto,
della coscienza e dello Spirito interiore. Completezza o
totalità vuol dire che tutti questi elementi devono essere integri,
perfetti, e anche la mente deve essere in uno stato di pienezza e sta-
bilità, non in una condizione vacillante con alti e bassi, e deve essere
libera da ogni confusione e depressione.
Per conseguire tale stato mentale è necessario comprendere il significato
di ogni cosa e di ogni situazione. Per esempio, se uno studente
non è riuscito a superare un esame non deve sentirsi depresso.
Piuttosto dovrebbe analizzare i motivi del suo insuccesso, se non ha
studiato in modo adeguato o non ha compreso correttamente le materie.
Se ritiene che il suo insuccesso sia dovuto a una preparazione
mediocre o insufficiente, dovrà decidere di fare meglio in futuro.
[4] Per sviluppare la propria forza morale e mentale è necessario
praticare una disciplina spirituale, al fine di tenere sotto controllo la
mente, ma per raggiungere tale obiettivo è essenziale acquisire dieci
tipi di purezza che sono di seguito specificati.
La prima purezza: è indispensabile che il luogo in cui vivete o studiate
sia pervaso da un’atmosfera di purezza. Le immagini, le foto e
tutti gli oggetti che vi circondano devono riempirvi di pace e di
pensieri puri. Non lasciate spazio a ciò che fa sorgere cattivi pensieri
e crea agitazione; inoltre la vostra stanza o abitazione deve essere
linda, pulita ed esente da ogni impurità.
La seconda purezza: nella famiglia in cui vivete deve esserci mutua
comprensione e collaborazione reciproca, nonché un senso di armonia;
non deve esserci discordia perché in tal caso verrebbe a
crearsi un’atmosfera negativa e spiacevole, invece un’atmosfera
armoniosa vi conferirà vera pace mentale.
La terza purezza è il cibo sattvico1. Ciò significa che il cibo non deve
essere eccessivamente acido, aspro, amaro, salato, caldo o piccante;
inoltre dovete astenervi dall’assumere cibo rajasico, come il pesce e
la carne; persino il buon cibo sattvico non deve essere consumato in
eccesso, ma con moderazione. Molti consumano così tanto cibo
sattvico che, sebbene sia puro, finisce per sviluppare qualità rajasiche.
Il cibo è sattvico solo se vi sedete per consumare il pasto a stomaco
leggero e vi alzate con uno stomaco altrettanto leggero! Ma se
vi sedete a stomaco vuoto e vi alzate a stomaco troppo pieno, il cibo
diventa rajasico.
La quarta purezza riguarda le bevande. Anche tutto quello che bevete
deve essere sattvico, perciò non bevete ogni tipo di acqua, ma
solo acqua pura. Tutti gli alcolici sono da evitare.
[5] La quinta purezza si riferisce ai pensieri e ai sentimenti, i quali
sono di grande importanza anche se gli studenti sono inclini a trascurare
questo aspetto. Solo se i vostri pensieri e sentimenti sono
puri, potrete trarre pieno beneficio da un’abitazione pulita, da una
buona famiglia e dal cibo puro.
La sesta purezza: se volete sviluppare pensieri e sentimenti sattvici,
la vostra visione deve essere pura. Tutta la creazione (sṛṣṭi) è basata
sulla visione (dṛṣṭi); se avete una visione errata e distorta, avrete anche
pensieri scorretti e distorti. Considerate ogni donna anziana
come vostra madre, e tutte le donne più giovani come vostre sorelle.
Se vi colmate di pensieri puri, avrete anche dei sentimenti puri: è
necessario che vi dica questo poiché siete giovani studenti. Immaginate
come vi sentireste offesi se qualcuno guardasse vostra madre
o vostra sorella con occhi malevoli; perciò rendetevene ben conto e
abbiate sentimenti puri e buoni nei confronti di tutte le altre donne.
Non commettete quel genere di offese che non riuscireste a tollerare
se fossero fatte a voi da altri.
La settima purezza: qualunque libro leggiate o qualsiasi cosa scriviate
deve essere pura. Questa è la disciplina spirituale che riguarda
lo studio ed è detta ‘sāhitya sattvika’ (letteratura pura). Se leggete o
scrivete cose impure, ciò deformerà e corromperà la vostra mente.
Un buon libro concorre a rendere una mente pura e buona. Qualsiasi
testo studiate di fisica, chimica o di altre materie non andrà a
compromettere il vostro carattere, ma i libri di narrativa non sempre
rappresentano una buona letteratura. Se per studiare vi vengono
prescritti dei libri inadeguati, trattateli come semplici libri di testo,
non date loro alcun valore e non considerateli una guida per la vita.
[6] L’ottava purezza riguarda il servizio sattvico; dovete quindi decidere
quale servizio è sattvico e quale è rajasico. Facciamo un esempio:
voi andate a pulire le strade nei villaggi o scavate dei pozzi, e
fate tutto come servizio alla comunità, ma il servizio che svolgete
deve dare vera felicità alla popolazione. Poi vi recate all’ospedale
per dare conforto a un paziente, ma questo non è vero servizio se vi
applicate l’etichetta di ‘lavoro sociale’. Dovete considerare qualsiasi
persona che intendete servire come la personificazione stessa del
Divino. Aiutare i bisognosi e gli emarginati è rendere servizio a Dio.
Il Signore Nārāyaṇa ha due forme: una è Lakṣmī Nārāyaṇa (il Signore
di Lakṣmī), l’altra è Daridra Nārāyaṇa (il Signore dei poveri).
La forma divina Lakṣmī Nārāyaṇa è dotata d’immensa ricchezza, è
in grado di aiutare un gran numero di persone e ha la possibilità di
avere molti al Suo servizio; mentre il Signore dei poveri (Daridra
Nārāyaṇa) non ha nessuno che lo serva. Quindi sono i poveri che
dovremmo aiutare e offrire loro un servizio sattvico.
La nona purezza si riferisce alla disciplina spirituale e anch’essa deve
essere sattvica, pura. Molti si dedicano all’haṭha yoga2, altri si
sforzano di risvegliare la kuṇḍalinī śakti3, alcuni invocano gli spiriti
malefici per fare del male al prossimo, ma simili pratiche non rientrano
di certo nella disciplina spirituale. L’individuo è cit (pura coscienza),
mentre Dio è sat (Realtà eterna e assoluta). Quando sat e cit
si uniscono, si ottiene ānanda (beatitudine), e solo la disciplina spirituale
intrapresa per realizzare sat-cit-ānanda4 è vera disciplina.
Dove si trova sat? Sat è il Divino ed è presente in tutti. Pertanto dovete
essere disposti a servire tutti, considerandoli il Divino stesso.
Voi avete delle relazioni con amici e parenti e non c’è nulla di sbagliato,
tuttavia dovete praticare la vostra disciplina con lo spirito
che l’Uno pervade i molti, coltivando un sentimento d’amore: non
c’è disciplina più elevata del diffondere amore!
[7] Uddhava5, che era un fervente seguace della via della conoscenza
e della saggezza, voleva impartire alle gopikā6 gli stessi insegna-
menti, perciò si rivolse a Kṛṣṇa manifestando questa intenzione, ma
Kṛṣṇa osservò: “Le gopikā sono completamente devote a Me. La loro
devozione, che è il fondamento della loro vita, raggiunge il Mio
cuore! La loro purezza e devozione sono una luce che risplende! Tu
non puoi comprendere i cuori di tali devote! Io sono completamente
racchiuso nel loro cuore.”
Uddhava dubitava però che quelle donne così ignoranti e analfabete
potessero comprendere il Divino; allora per dissipare i suoi dubbi,
Kṛṣṇa lo mandò nel loro villaggio per incontrarle. Uddhava le
convocò e disse: “Vi insegnerò la pratica della meditazione per realizzare
il Divino.” Le gopikā risposero: “Non siamo interessate ad
apprendere le sacre Scritture. Insegnaci piuttosto un modo semplice
con cui poter realizzare Kṛṣṇa! Noi non conosciamo yoga, bhoga
(piacere) né mantra. Per noi Kṛṣṇa è tutto, è il nostro yoga e il nostro
bhoga. Pertanto, ti preghiamo di insegnarci in che modo realizzare
Kṛṣṇa! Non vogliamo sprecare il nostro tempo con lo yoga.”
Allora Uddhava chiese alle gopikā: “Come pensate di poter diventare
uno con Kṛṣṇa?” Una donna rispose: “Se Kṛṣṇa fosse un fiore, sarei
un’ape che ronza attorno a Lui. Se fosse un albero, sarei un rampicante
che si attorciglia attorno a Lui. Se fosse una montagna, sarei
un fiume che scende come una cascata dalla Sua vetta! Se Kṛṣṇa
fosse il cielo infinito, sarei una piccola stella che brilla nel firmamento.
Se fosse l’oceano profondo, sarei un piccolo ruscello che
s’immerge nell’oceano. Ecco il modo in cui potrei essere uno con
Kṛṣṇa e fondermi in Lui.”
Un’altra gopī disse: “Se Kṛṣṇa fosse un fiore, sarei un’ape che succhia
ogni goccia di miele di quel fiore, raccogliendo tutto il nettare
disponibile. Questo è il nostro modo di avvicinarci a Dio.” Pertanto,
la pratica spirituale vuol dire considerare una montagna, un albero,
un fiore o l’oceano, come mezzi per la realizzazione di Dio.
[8] La decima forma di purezza riguarda la vostra occupazione o
professione. Qual è il tipo di lavoro che dovreste intraprendere?
Dovrebbe essere un’attività che possa portare benefici alla nazione e
alla comunità. La nazione vi permette di guadagnarvi da vivere,
quindi dovete capire cosa potreste darle in cambio, perciò chiedetevi:
“Qual è il servizio, qual è l’aiuto che posso dare alla comunità?”
Accertatevi però che nel lavoro eseguito non ci sia falsità, scorrettezza,
frode né motivazioni malvagie.
Queste sono le cose pure che dovete osservare nella vostra vita. Se
vi impegnate nella retta azione non sarete vincolati dalle conseguenze
del karma. A causa del karma delle vite precedenti, vi trovate
ora nella vita attuale, e grazie al karma presente potrete assicurarvi
la libertà da un’ulteriore rinascita.
Attraverso l’amore sviluppate la fede; mediante la fede e la sincera
determinazione acquisite la conoscenza e la saggezza; per mezzo
della conoscenza praticate la disciplina spirituale e, grazie a quest’ultima,
raggiungerete la meta. Quindi, per praticare la disciplina,
avete bisogno della saggezza; per acquisire la saggezza vi serve
śraddhā (la fede e l’impegno sincero), e per ottenere śraddhā dovete
coltivare l’amore. Pertanto l’amore è il mezzo, e per acquisirlo dovete
avere il controllo dei sensi. Se riducete gradualmente i vostri desideri,
sarete in grado di tenere i sensi sotto controllo.
Tutti gli studenti devono prepararsi a servire la società e a diventare
un esempio ideale per la comunità; non dovete essere in disaccordo
con i vostri compagni, né lasciare spazio all’odio o all’ostilità. Dovrete
compiere il vostro dovere e accontentare i vostri genitori grazie
a una condotta irreprensibile; sforzatevi anche di ottenere una
buona reputazione per rendere onore al vostro istituto. Soprattutto,
cercate di meritarvi la grazia di Dio aiutando il vostro prossimo: solo
queste qualità costituiscono la vera educazione.
[9] I vari rami della conoscenza sono come i fiumi, mentre la conoscenza
spirituale è come l’oceano. Proprio come i fiumi confluiscono
nell’oceano, così tutti i tipi di conoscenza convergono nella conoscenza
spirituale.
Dovete essere molto attenti alla compagnia che frequentate. Kabir
diceva: “Saluto i cattivi e anche i buoni!” Alcuni gli chiesero: “Possiamo
capire che offri il tuo saluto ai buoni, ma che vantaggio hai
nell’offrire i saluti ai cattivi?” Egli rispose: “Saluto i cattivi dicendo,
per favore allontanatevi dalla mia presenza. Saluto i buoni dicendo,
per favore venite a me!”
Evitate quindi le cattive compagnie e frequentate invece persone
buone e virtuose. L’associazione con i buoni è puro yoga! Desidero
che continuiate a praticare questo tipo di yoga, in modo da conferire
felicità a tutte le persone con cui entrate in contatto!
Sforzatevi di eliminare i cattivi pensieri, di abbandonare i vostri
tratti negativi, di adempiere agli obblighi familiari nei confronti dei
vostri genitori e di rendere servizio altruistico a favore della comunità;
in tal modo trasformerete e purificherete la vostra vita meritando
così la grazia di Dio. Questa è la Mia benedizione per tutti
voi.

Bṛndāvan, 29.12.1985