25 Dicembre 1981
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Amore Supremo
Il Signore è Amore, la Sua Forma è Amore, tutte le creature sono Amore. L’Amore salva e serve, solo attraverso l’Amore il bene può sbocciare. L’Amore rivela il Divino che dimora in tutti.
[1] L’Amore lega una persona all’altra, attrae una cosa all’altra; senza Amore, l’universo è zero. L’Amore supremo ci rende consa-pevoli che Dio dimora in ogni creatura ed è ugualmente presente in tutti. La vita è Amore, Amore è vita. Senza Dio, privi di Dio, niente e nessuno potrebbe esistere. Noi viviamo grazie alla Sua Volontà che opera in noi come Amore. La preghiera che auspica: ‘Che tutti i mondi siano felici!’ è stata ispirata da Lui. Egli ci rende consapevoli che il Dio che amiamo e adoriamo e nel quale troviamo rifugio è presente in ogni creatura come Amore. L’Amore è espansione e comprende tutta la creazione. Se guardiamo più attentamente, ci accorgeremo che la vita stessa è
Amore, e che vita e Amore non sono due ma Uno. Infatti, l’Amore è la vera natura della vita, così come bruciare è la natura del fuoco, l’umidità dell’acqua, la dolcezza dello zucchero. Ci prendiamo cura di una pianta solo se le foglie sono verdi, ma se si seccano e la pianta diventa un arbusto secco, cessiamo d’amarla. L’amore perdura finché la vita esiste. La madre è amata finché in lei c’è vita, non appena la vita se ne va, non esitiamo a seppellire il suo corpo senza la minima contrizione. L’Amore è legato alla vita: infat-ti, Amore è vita. Chi non ha Amore da condividere è sgradevole come un morto. Questa è la ragione per cui l’Amore si espande in un cerchio sempre più ampio. [2] L’Amore è il frutto della vita e, come ogni frutto, è costituito da tre elementi: la buccia, il succo e il seme. Per gustare il frutto dob-biamo prima rimuovere la buccia che rappresenta l’egotismo, il sen-so dell’io, ovvero il principio d’individuazione o realtà individuale che esclude e limita. Il seme rappresenta l’egoismo: il senso del mio, del possesso, della cupidigia e del desiderio: tutto ciò va eliminato. Quello che resta è il dolce succo, rasa1, che le upaniṣad descrivono così: ‘parama prema, l’Amore Supremo, è luce, è nettare, è Dio.’ Tutti hanno il diritto di godere di questo dolce Amore e di condividerlo con gli altri; nessu-no è escluso, indipendentemente dalla razza, dalla fede, dalla con-dizione sociale o dalla nazionalità. L’unico prerequisito necessario è: ‘Avete eliminato la buccia e il seme?’ Se l’uomo pratica il Principio d’Amore sarà libero dall’ansia e dalla paura. Immaginate di andare a trovare un vostro amico che abita in un’altra città e di restare con lui per dieci giorni. Voi avete portato
del denaro, però avete paura di portarvelo appresso; perciò se affi-date il vostro portafoglio all’amico sarete liberi di girare per la città e visitare senza alcun timore tutte le zone urbane, suburbane e per-fino i mercati affollati. Il portafoglio è il vostro Amore: affidatelo in-teramente a Dio ed Egli vi libererà dalla paura, dall’ansia e dalle preoccupazioni. [3] Con le discipline spirituali della ripetizione del Nome, della me-ditazione e del servizio, dovete coltivare l’Amore per Dio. Ecco un esempio: Dhruva2 pregò e praticò molte penitenze per ottenere da Dio il governo del regno, ma quando il Signore gli apparve come Viṣṇu, Dhruva disse: “Signore, non desidero il regno, voglio Te e solo Te!” Allo stesso modo, nella fase iniziale l’uomo prega per rice-vere benefici terreni e profitti materiali ma, quando i suoi pensieri saranno purificati, egli desidererà un unico bene: Dio stesso. Infatti, Dio è l’Entità più intima e cara all’uomo; i genitori possono essere lontani, ma Dio è in voi e con voi, sempre. Anche se voi non lo amate, Egli non vi lascerà mai né si allontanerà. I Veda asserisco-no che Dio è più minuscolo di un atomo, ma Egli può altresì espan-dersi oltre il cosmo ed elargire a tutti la Sua Grazia. Egli è in ogni vostra cellula, è in voi! Coltivando un intenso Amore potrete diven-tarne consapevoli. [4] Gesù era la compassione discesa in forma umana. Egli divulgò lo spirito della compassione e diede conforto ai poveri e agli afflitti.
Vedendo le torture inflitte agli uccelli e agli altri animali nel tempio di Gerusalemme, Gesù rimproverò duramente i venditori ambulan-ti e li cacciò al di fuori delle mura del tempio. Così facendo attirò su di sé la rabbia della classe sacerdotale. Da sempre le opere buone irritano i malvagi, ma voi non dovete va-cillare né temere se l’opposizione provoca degli impedimenti. La sfida conferisce gioia e fa emergere una forza che era latente; inoltre fa discendere la grazia di Dio che rinforza l’impegno. Il piacere sorge nell’intervallo fra due dolori. Per gustare il piacere della vittoria dovete affrontare molte difficoltà. Gesù fu il bersaglio di insormontabili difficoltà ma le superò tutte eroicamente; ecco perché il Suo nome, la Sua storia e il Suo messaggio continuano a irradiare una luce splendente su tutto il mondo.Non solo Gesù, ma ogni profeta, messaggero di Dio, maestro di Ve-rità e guida spirituale è stato oggetto di scherno, disinteresse e per-secuzione. Anche se un diamante è gettato nel cestino dei rifiuti, la sua lucentezza persiste e il suo valore non diminuisce; una zucca dolce può crescere su una siepe di rovi, ma il suo sapore rimarrà inalterato e non sarà meno attraente; anche se un pavone nasce dal-l’uovo in un pollaio maleodorante, mantiene intatto il suo fascino e la sua natura. Sebbene si muova in mezzo a tutti, il Divino non ne è influenzato né sviato. Persone invidiose ricoprirono Gesù d’insulti; persino tra i Suoi discepoli, alcuni lo tradirono e l’abbandonarono. Gli individui accentratori, dominati dall’ego, diventano invidiosi nel vedere la grandezza e la bontà di un altro. Poiché l’Amore sublime di Gesù non aveva alcuna traccia di egoismo, Egli era impavido. Invece, co-loro che sono privi di Amore sono sommersi dalla paura. L’Amore infonde coraggio, promuove lo spirito di avventura e prova piacere
nell’audacia. Chi segue il Maestro può affrontare il demonio, lottare fino alla fine e terminare il gioco. [5] Gesù era Amore, anche Sathya Sai è Amore, e ciò spiega perché qui si radunano i Cristiani di ogni corrente religiosa. Oggi a Roma, i Cattolici celebrano l’Avvento di Gesù, i Protestanti lo celebrano per conto loro nelle loro chiese, mentre gli Ebrei non sono ben accolti in alcun luogo. Invece, alla Presenza di Sathya Sai, tutti sono ugual-mente benvenuti. Gli Ebrei incriminarono Gesù e pretesero che fosse punito ma oggi, alla Presenza di Sai, gli Ebrei venerano quello stesso Gesù. L’Amore di Sathya Sai ha trasformato e trasceso quei ricordi, e ha fatto rea-lizzare a tutti che esiste una sola casta, la casta dell’umanità, e una sola religione, la religione dell’Amore. Pochi minuti fa, Al Drucker3 vi ha parlato di Gesù Cristo. Drucker ha avuto il coraggio e la saggezza di rendere omaggio a Gesù grazie all’influsso della presenza di Svāmī. Egli comprende che esiste un solo Dio, che è onnipresente. I nomi e le forme sono diversi, ma so-no tutti aspetti dell’Uno. L’Amore deve unire tutti i credenti, ma anche i non credenti devono essere amati e serviti in quanto sono l’immagine di Dio.
L’Amore deve esprimersi come servizio che prende la forma di cibo per chi soffre la fame, di conforto per gli afflitti, di sollievo per gli ammalati e i sofferenti. Gesù stesso si logorava nel praticare tali atti di servizio. Il cuore saturo di compassione è il Tempio di Dio; Gesù pregò per acquisire quella compassione che divenne il Suo messag-gio, infatti alla sola vista di un povero si sentiva profondamente addolorato. Oggi la gente venera Gesù ma ignora il Suo messaggio e i Suoi in-segnamenti. La stessa cosa è valida anche per Sai che è adorato, ma i Suoi insegnamenti vengono dimenticati e trascurati. Ovunque si vede solo ostentazione, sfarzo e vacuo esibizionismo! Si fanno solo tante conferenze e tanti discorsi, ma nessuno intervie-ne attivamente, nessuno ha amore e fa servizio! Tutti sono eroi nelle conferenze, ma valgono zero quando si tratta di mettere in pratica quello che dicono. Sviluppate la compassione, vivete nell’Amore, siate buoni, fate il bene e vedete il bene. Questa è la via che porta a Dio! Praśānti Nilayam,
Auditorio Pūrṇacandra, 25.12.1981