21 Novembre 1981 – Servire l’uomo e il creato

21 Novembre 1981

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Servire l’uomo e il creato

[1] Il cosmo ha un solo Padrone, Dio, vale a dire la Suprema Consa-pevolezza Universale (caitanya1) che infonde energia, attiva il creato e spinge l’uomo all’azione. L’uomo non è che uno strumento che la divina Consapevolezza controlla e dirige. Dio non è limitato dal tempo, dallo spazio né dalle circostanze che invece plasmano e mo-dificano il corpo fisico, la mente, l’intelletto, i sensi e i loro desideri. Poiché non crede a questa verità fondamentale, l’uomo erronea-mente immagina: ‘Sto facendo questa cosa, progetto quest’altra’, ma in realtà è la Consapevolezza Suprema che tutto pervade a svilup-pare le capacità, a motivare i sensi e ad attivare l’intelletto. Tutte le azioni devono portare alla purificazione dei diversi livelli di co-
scienza (citta2), e quando le azioni sono offerte al Signore favorisco-no notevolmente tale processo di purificazione. Il karma, il modo in cui l’uomo agisce e si comporta, modella il suo destino; il karma va sublimato e trasformato in venerazione per poi maturare e fruttifi-care in saggezza. Il fiore è il karma, il frutto che ne deriva è la devozione (bhakti), infine il frutto maturo e dolce è la saggezza (jñāna). La realizzazione spiri-tuale di chi si dedica al servizio è un processo continuo e sponta-neo. I tre stadi suddetti sono paragonabili all’infanzia, alla giovi-nezza e all’età matura, e ognuno di questi tre si trasforma impercet-tibilmente nello stadio successivo. Mentre siete impegnati a svolgere attività di servizio come discipli-na spirituale, dovrete affrontare molti ostacoli, ma tale è la natura del mondo nel quale operate. Infatti è un mondo di dualità, fatto di bene e male, di gioia e dolore, di progresso e regressione, di luci e ombre; perciò non badate a tutto ciò ma fate quello che vi si presen-ta come dovere al meglio delle vostre possibilità pregando Dio. Il resto è nelle Sue Mani! [2] Maometto, che predicava il monoteismo, fu cacciato dalla Mec-ca; Gesù, che predicava la compassione e la carità, fu accusato di
tradimento; Hariścandra3, che si rifiutò di rinnegare la verità, fu po-sto in tali difficoltà che fu costretto a vendere la moglie e il figlio come schiavi. Quando seguite il sentiero della verità e della rettitudine, il dolore e la povertà vi tormenteranno, ma si tratta solo di nuvole passeggere che veleggiano nel cielo e che nascondono per un breve periodo lo splendore del sole. Il karma diventa disciplina spirituale quando è svolto con spirito di servizio. Il servizio è molto utile sia a chi lo fa sia a chi lo riceve, ed è il modo migliore per usare il corpo. In verità, non state servendo gli altri ma solo voi stessi, il Dio che è in voi, lo stesso Dio che è ugualmente presente in tutti gli esseri. [3] L’Organizzazione sevā dal è stata fondata per infondere nella mente dei giovani questi ideali sublimi. Poiché ognuno di voi non può impegnarsi in tutti i progetti dell’organizzazione, le sue attività sono state divise in tre settori per dar modo agli associati di sceglie-re un campo specifico. Chi possiede un’istruzione adeguata potrà impegnarsi nel settore educativo; alcuni potranno rendersi utili nelle campagne rivolte al-l’educazione sanitaria e a migliorare il livello di vita nei quartieri più poveri delle città e dei villaggi; altri ancora potranno visitare gli ospedali, portando il buonumore tra i pazienti. Tutti gli anni, nella settimana in cui ricorre il Compleanno, vengono tenute delle conferenze; le conclusioni a cui si perviene non devono
però essere custodite gelosamente negli archivi, ma messe in prati-ca. Spesso le organizzazioni si fanno grande pubblicità e annuncia-no le loro iniziative con squilli di trombe, ma le organizzazioni di servizio Sathya Sai devono essere d’esempio e d’ispirazione per tut-ti. Solo la pratica vera può rendere più profonda la vostra fede e giustificare l’apprezzamento e l’attenzione che le Organizzazioni Sathya Sai Sevā si sono guadagnate. Non proclamate di fare servizio una volta al mese o tre volte l’anno, perché ciò rivela pigrizia, mancanza di fede e d’entusiasmo. Voi vi nutrite forse solo una volta al mese? Non riuscite a saziare la vostra fame neppure ora con quattro pasti al giorno! La sete spirituale può essere appagata solo dedicandovi più frequentemente al servizio, almeno per due o quattro ore al giorno, mentre voi ne sprecate di più spettegolando e spargendo maldicenza; invece di dedicarvi a questi passatempi sterili e inutili, sarebbe meglio fare visita ai de-genti negli ospedali, spazzare e pulire i bazar o le stazioni delle cor-riere. [4] Questi piccoli atti di servizio produrranno un grande beneficio spirituale: innanzi tutto distruggeranno il vostro egoismo. L’orgo-glio trasforma gli amici in nemici, tiene lontano persino i parenti e annulla tutti i buoni propositi; il servizio invece sviluppa l’umiltà che vi consentirà di lavorare felicemente all’unisono con gli altri. Nella nostra organizzazione ci sono presidenti nazionali, presidenti di distretto e altre cariche importanti. Tali posizioni, però, non de-vono essere usate per mettersi in mostra o per esercitare l’autorità, bensì per dare l’esempio attraverso la propria vita della disciplina del servizio. Tuttavia qualche presidente nazionale è troppo orgo-glioso per partecipare alle attività di servizio! I leader devono con-durre e non spingere gli altri da dietro. Il presidente deve guidare gli altri fornendo istruzioni e ispirazione, ma se non può o non lo fa,
non ha alcun diritto di mantenere la sua carica. Inoltre, dovete lavo-rare insieme con gioia, come fratelli e sorelle. Se tra voi affiorano divergenze d’opinione, come potrete fare servizio con attenzione costante e continuo entusiasmo? Dovete appianare le divergenze silenziosamente e con amore, e mettere il servizio al primo posto, davanti a ogni vostra attività. [5] Se siete chiamati a servire accorrete tutti insieme, uniti! Non de-ve esserci alcun opportunismo politico, le attività di servizio non devono essere inquinate dalla politica. I vostri pensieri non devono essere macchiati da alcuna idea di differenza o separazione. Non parlate mai con asprezza; ci sono persone che occupano delle cari-che nell’organizzazione che usano un linguaggio duro e sgradevole.
Quando pregate, adorate Dio dicendo:
mṛdu madhura bhāṣiṇe nāmak
Colui che parla in modo gentile e dolce
Questa è una caratteristica saliente del Signore. Le parole dolci e gentili possono trasformare persino le persone demoniache in indi-vidui rispettabili. Dalle parole gocciola il miele, le parole sono fiori fragranti, le parole racchiudono la saggezza dei Veda, le parole pos-sono creare l’inferno o il paradiso, vi possono gettare in prigione o rimettervi in libertà. [6] Se un presidente o un altro membro direttivo crea fazioni o dif-ferenze tra i devoti, consideratelo un flagello al pari delle termiti e rimuovetelo dalla sua carica; state ben attenti che non entri nelle va-rie unità dell’organizzazione. Le singole unità devono lavorare all’unisono, come le dita della mano. L’associazione di servizio, sevā samiti, è il pollice; mahilā vibhāg (la sezione femminile dell’organizzazione) è l’indice; il sevā dal è il dito medio; il balvikā (programma di educazione ai valori
umani per i bambini) è l’anulare, e la sezione bhajan (canti devozio-nali) è il mignolo. Io trovo che ora ci sia ben poca cooperazione tra le varie unità; infatti più che ‘co-operazione’ attualmente c’è solo ‘operazione’! Tenete sempre a mente i nobili ideali delle grandi Per-sonalità dedite al servizio, come ad esempio Hanumān. Sappiate che il servizio reso all’uomo è servizio reso a Dio! Nell’inno alla Persona Suprema, il puruṣa sūkta, contenuto nel Ṛg Veda, Dio è descritto avente mille teste, mille occhi e mille piedi. Il significato di tale affermazione è che tutte le teste sono Sue, tutti gli occhi sono Suoi, tutti i piedi sono Suoi. Pertanto, l’ingiunzione ve-dica è servire l’uomo. Insegnate a leggere e a scrivere agli analfabeti dei villaggi in modo che possano ampliare la loro visione; visitate gli abitanti dei quar-tieri più poveri delle città spiegando loro come evitare le malattie e mantenere la salute, anzi accoglieteli nel vostro gruppo e lavorate con loro per rendere la zona in cui risiedono pulita e piacevole. Una volta intrapreso il servizio, scoprirete molti modi per fare del bene. Innanzi tutto coltivate l’umiltà e la compassione, poi acquisite le competenze necessarie a realizzare un progetto specifico. In tal modo, renderete la vostra vita ricca di significato e aumenterete la gioia di chi vi ha concesso l’opportunità di servire i vostri simili.

Praśānti Nilayam, 21.11.1981