29 Agosto 1981 – Formazione del carattere

29 Agosto 1981

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Formazione del carattere

Chi non possiede pienamente tutte le virtù in verità non è un vero guru!Come può una persona che manca di umiltà essere tenuta in grande considerazione?L’educazione deve alimentare buone qualità e buoni pensieri, fede salda nella Verità e in Dio,e promuovere la dedizione per la disciplina e il dovere. Un vero Maestro è colui che insegna tali virtù, un vero discepolo è colui che le apprende.

[1] Tutti i Paesi, ovunque si trovino e qualunque sia il loro livello di progresso, devono possedere tre requisiti: risorse produttive, strut-ture difensive e un sistema di educazione adeguato. La pace e la prosperità del mondo dipendono dall’uso delle risorse fatto dalle tre classi di persone preposte, le quali formano le tre gambe del tri-pode: se una traballa, le altre due non riescono più a sostenerlo. Se la produzione è abbondante, deve essere protetta dal saccheggio; d’altro canto, quando i soldati e gli uomini preposti alla sicurezza
divengono potenti, finiscono per essere una minaccia per il Paese nel momento in cui la produzione diminuisce. Se il sistema di pro-duzione e di protezione sono adeguati ma quello educativo prende una direzione sbagliata, la nazione s’indebolisce. In definitiva, lo sviluppo delle risorse materiali e la difesa del Paese dipendono dal genere di educazione che viene impartita. [2] Non basta però che il tripode abbia tre gambe; infatti, com’è possibile stare seduti su tre gambe? Su di esse bisogna appoggiare un’asse, vale a dire l’asse dell’amore, amore per il Paese. Per Paese non s’intende una particolare area o terra segnata sulla carta geo-grafica, bensì la comunità umana che abita in quel territorio. L’amo-re sta a indicare anche le relazioni reciproche e la partecipazione dell’individuo alla vita della comunità. Oggi, quest’intensità di amore manca in molte persone colte che oc-cupano posizioni autorevoli. Pertanto, anche il sistema scolastico subisce le conseguenze di un uso improprio; infatti, decine di mi-lioni di Rupie assegnate all’istruzione pubblica vanno miseramente sprecate. Poiché il programma educativo va a influenzare gli altri due settori, anche il denaro stanziato per le risorse produttive e la difesa non è messo pienamente a frutto. L’educazione viene confusa con l’acquisizione di abilità oratorie, ma non è corretto perché l’educazione deve aprire le porte della mente. Oggi, molti affermano che la scienza è una potente acquisi-zione, ma in realtà la scienza si limita a dare all’uomo una grande opportunità; non è così potente come si crede e, se è priva di valori, porta al disastro e può causare malvagità e perversioni. Come si può trovare un’intelligenza acuta in mezzo a degli abili ladri, così anche la conoscenza scientifica può essere male utilizzata per scopi distruttivi.

[3] Per entrare nel Regno dei Cieli, l’uomo deve trasformarsi e di-ventare un bambino innocente: questa è la verità. Allo stesso modo, per entrare nel ‘paradiso’ della scienza, egli deve plasmarsi in un ricercatore umile e privo di egoismo; quest’affermazione è vera quanto la precedente. L’umanità è precipitata nell’abisso dell’ego-centrismo, del calcolo interessato e dell’invidia e, di conseguenza, vaga nel reame del male. L’educazione non è semplicemente una collezione di nozioni scien-tifiche; essa dovrebbe trasformare l’uomo in un eroe della retta azione, insegnargli a decidere cosa va fatto e in che modo, e indurlo a riconoscere l’affinità che esiste tra sé e gli altri. Invece, chi è erudi-to va a sviscerare innumerevoli testi, inventa molte meraviglie e concepisce imprese argute e ardite; ma tutto ciò è soltanto un ‘pro-fondo solco’ immaginativo in cui l’intelletto è precipitato. In realtà, la vera bellezza sta nell’educazione vera, il tesoro nascosto è la Co-noscenza (vidyā). Essa vi protegge come il parente più stretto anche quando siete in Paesi stranieri e sta con voi, dietro, dinanzi e accan-to a voi. [4] Il sistema educativo che prevale in India è in contrasto con il progresso umano e sembra insegnare agli studenti a vivere senza sporcarsi le mani di terra, ignorando le vere caratteristiche umane: ciò non è corretto. L’educazione deve mirare ad ampliare il cuore, a risvegliare l’intelligenza e le capacità latenti nell’uomo, ispirandolo ad accogliere con calma il lavoro fisico e la fatica. Come può l’educazione risplendere nell’uomo se egli non riesce ad acquisire risultati simili? Una volta Gandhi disse: “La conoscenza senza carattere è un male gravissimo.” Oggi c’è la conoscenza, ma raramente è accompagnata dal carattere. La pratica promuove la conoscenza, ma l’esperienza è il vero maestro, che però non è visibi-le. L’insegnamento finisce con la scuola, ma l’apprendimento si
esaurisce solo al termine della vita. Per vidyā, conoscenza, non s’in-tende soltanto frequentare la scuola o l’università, studiare alcuni libri o avere la padronanza di poche materie. L’obiettivo dell’educa-zione è vivere per un ideale, non solo per procurarsi il cibo. La personalità umana deve fiorire, avere entusiasmo per il lavoro e desiderare di elevare il livello sociale. Se non possiede un carattere saldo e virtuoso, l’uomo diviene un burattino in preda a ogni ca-priccio, un aquilone a cui si è rotto il filo o una moneta falsa che non giova a nessuno. Solo la disciplina spirituale può fornire i requisiti e l’autorità per rendere manifeste le vere doti umane e per insegnare agli altri a fare altrettanto, ma sfortunatamente oggi l’educazione è solo materiali-stica. [5] Nel suo discorso, il governatore ha citato l’assioma: ‘Sā vidyā yā vimuktaye – La conoscenza spirituale conduce alla liberazione.’ La conoscenza vi rende consapevoli dei vincoli che vi legano, della sof-ferenza che vivete e dell’oscurità interiore. Le upaniṣad ci esortano: “Sorgete, destatevi, accostatevi ai Saggi e imparate!” Oggi l’educa-zione è diventata meccanica; manca lo spirito d’indagine, il solo che permetta all’individuo di scoprire la Verità. I giovani quindi devono essere desiderosi di acquisire la conoscenza spirituale e di risplendere grazie a quella. Il successo genera succes-so; vale a dire che il successo v’incoraggerà e vi assicurerà la vittoria a un piano superiore. Gli studenti devono studiare a fondo le espe-rienze fatte da quelle persone che hanno ottenuto il successo nono-stante gli innumerevoli ostacoli. Persino la sconfitta è encomiabile, se capita mentre si perseguono nobili ideali. “Meglio fallire nella caccia alla tigre che riuscire a uccidere uno sciacallo zoppo” – affer-ma un proverbio Telugu. Mirate alto e lottate per conseguire vittorie sublimi.

Se provate interesse per una certa materia, riuscirete a concentrare la vostra attenzione e a tenere a mente l’argomento. Oggi gli stu-denti ricordano i particolari più insignificanti delle vite degli attori del cinema poiché sono vittime di una sterile attrazione. È necessa-rio quindi avere un forte interesse per padroneggiare quella cono-scenza che sia degna di tale nome! [6] L’educazione oggi è più orientata a far guadagnare i mezzi per vivere che a condurre una vita virtuosa. Appena hanno ottenuto la laurea, molti studenti cedono alla lusinga del denaro e corrono in Iran o in Iraq. L’educazione deve tendere a formare il carattere dei giovani con l’obiettivo di vivere in modo semplice e corretto. I fiumi vengono sbarrati da una diga e l’acqua è trattenuta in bacini idrici, ma a che serve se poi vi viene trattenuta? Quell’acqua dovrà essere incanalata e distribuita nei campi per irrigare le messi allo scopo di soddisfare la fame di milioni di persone. Allo stesso modo, voi custodite le nozioni disponibili nei libri nel ‘bacino’ della me-moria; ma questo è sufficiente, può essere definito lo scopo del-l’educazione? Quelle conoscenze devono essere utilizzate attraverso il canale del servizio, per rendere fertili e nutrire le menti dei propri simili ren-dendoli più intelligenti, più abili e più amorevoli. In questo modo, la nazione diventerà più prospera e felice. L’educazione richiede una disciplina rigorosa, anche se oggi è stata ridotta a una carente routine di tipo ‘tamasico.’ [7] Gli insegnanti decidono della prosperità o povertà di un Paese, e la loro professione è di grande responsabilità. Tilak ha detto che se l’India avesse raggiunto l’indipendenza, avrebbe preferito insegna-re nelle scuole superiori piuttosto che diventare il Primo Ministro dell’India libera. Gli insegnanti hanno la responsabilità di modellare i leader della popolazione e non devono occuparsi di politica; in-fatti, la loro posizione è ben al di sopra. Gli insegnanti devono rendere servizio ai bambini del Paese e alla loro mente sacra, innocente e duttile. La politica alimenta l’egoismo, mentre il compito degli insegnanti è vivere in modo altruistico e promuovere tra i giovani lo spirito del servizio disinteressato. Anche se l’uomo non riesce a elevarsi al livello del Divino, deve perlomeno mantenersi sul piano umano! Oggi, però, questo non ac-cade, ed egli è diventato un abitante disumano della Terra. La scienza l’ha portato sull’orlo del disastro, mentre il dovere della scienza è di favorire l’amore, la solidarietà, la fratellanza e la carità. A Bangalore, molti hanno conosciuto C. V. Rāman, un grande scien-ziato famoso in tutta l’India. Quando era a capo dell’Indian Institu-te of Science, Rāman doveva intervistare coloro che si candidavano per un posto di lavoro. Un giorno, un giovane candidato non aveva risposto correttamente alle sue domande, così Rāman gli disse che non avrebbe potuto ottenere quel lavoro; quindi lo consigliò di cer-care fortuna altrove e lo invitò a uscire. Il giovane uscì lentamente dalla stanza con il cuore spezzato, scese le scale e si fermò tutto solo nell’atrio. Dopo qualche tempo, quando Rāman scese a sua volta, notò che il giovane era ancora lì, e allora lo rimproverò dicendogli ancora una volta che doveva abbandonare ogni speranza di ottenere quel po-sto; allora il ragazzo rispose tenendo le mani giunte: “Signore! Sto solo aspettando che l’ufficio apra. A causa di un errore di calcolo, mi hanno dato cinque Rupie in più per le spese di viaggio e la dia-ria. Restituirò la somma e poi me ne andrò.” A quelle parole, il cuo-re di Rāman si sciolse; gli batté affettuosamente sulla spalla, lo ac-colse e gli diede un lavoro. Il carattere è la migliore qualifica!

[8] Per promuovere la verità, la rettitudine e l’amore universale, la Fondazione Sathya Sai Trust sta aprendo scuole elementari, supe-riori e facoltà universitarie nelle quali si dia rilievo all’educazione spirituale affinché un carattere nobile sia il fulcro della personalità dei giovani. È volontà di Sathya Sai che, al servizio dell’umanità, ci siano giovani dediti all’azione e al sacrificio di sé. Pochi minuti fa vi sono stati presentati i membri del comitato esecu-tivo del ‘Regno di Sathya Sai.’ Gli studenti Sathya Sai non hanno tracce di difetti o imperfezioni; nessuno può puntare l’indice contro di loro e trovare da ridire sul loro conto. Essi possiedono le più no-bili virtù, hanno sufficienti ricchezze ma hanno rinunciato ai desi-deri e ai conseguimenti materiali e sono venuti per servire la socie-tà. Negli esami universitari ottengono il massimo dei voti, e le loro attitudini e i loro sentimenti non sono minimamente turbati dagli eventi mondani. Molti ex studenti lavorano nel nostro istituto senza essere retribuiti. Alcuni pensano che gli ex studenti radunati sotto l’egida del ‘Regno di Sathya Sai’ siano indolenti o gaudenti, ma quando la verità sarà riconosciuta, questi ragazzi faranno vergognare tali persone. I nostri studenti non conoscono l’egoismo, non cercano soddisfazioni per-sonali, ma offrono tutto ciò che hanno, persino la vita, per il sacro compito del servizio sociale. Solo persone simili possono assicurare all’India la felicità ardentemente desiderata grazie alla loro devo-zione e al senso del dovere. [9] Noi vogliamo studenti dotati di questa natura esemplare; ciò si-gnifica che gli insegnanti stessi che preparano i ragazzi devono es-sere chiari esempi di tali nobili ideali. Come ha detto il Vice Cancel-liere: ”Com’è il Governatore, così è il popolo.” Gli insegnanti del passato personificavano la rinuncia, non erano vittime dell’illusione e avevano una visione chiara e profonda; oggi

gli insegnanti invece non meritano l’appellativo di precettori o di guru. Non il denaro, ma la moralità deve essere l’obiettivo e il metro di valutazione . Voi state lottando per i vostri diritti ma intanto procedete su una strada completamente sbagliata. Il vostro diritto è quello di compie-re il dovere stabilito per voi. Assumetevi le vostre responsabilità, senza esitare né deviare, al meglio delle vostre capacità: è questo il vostro diritto! E nessuno deve ostacolarvi mentre svolgete quel do-vere. Sfortunatamente, gli insegnanti non lavorano con sincerità e alacrità come richiederebbe lo stipendio che percepiscono e, a causa di quella negligenza nel compiere il loro dovere, sviliscono sé stessi e la loro funzione. Immergetevi nel lavoro con entusiasmo! È forse lavoro poltrire sotto un ventilatore in un ufficio con l’aria condizionata, stando ben at-tenti a non sciupare la piega del proprio abito? È solo il duro lavoro fatto con la forza dei muscoli, con il sudore e con il sangue, che può giustificare il fatto di accettare una retribuzione: un duro lavoro che porti pace e felicità al Paese e al mondo intero. Praśānti Nilayam,

Auditorio Sathya Sai, 29.08.1981