17 Febbraio 1980 – Siate umani

17 Febbraio 1980

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Siate umani

Potete padroneggiare tutto lo scibile e ricevere grandi applausi;
potete essere acclamati re e governare un immenso impero;
potete accumulare grandi ricchezze e donare oro e terre;
potete contare tutte le stelle che brillano di notte nel cielo;
potete nominare con certezza ogni cosa vivente sulla terra;
potete insegnare le otto discipline a tutti quelli che vi aspirano;
potete raggiungere la distante luna
e camminarci sopra con orgoglio.
Tuttavia, non sapete controllare i cinque sensi del vostro corpo,
non riuscite a dirigere la visione all’interno
né pacificare la vostra mente bizzosa.
[1] Noi pensiamo che un essere umano sia una combinazione di
corpo, mente, intelletto e sensi, ma non è corretto! La mente è qualcosa
che possediamo, il corpo è qualcosa che ci portiamo addosso,
l’intelletto ci appartiene e i sensi vengono da noi utilizzati. Tuttavia,
non siamo il corpo, la mente, l’intelletto né i sensi; essi sono nostri
perché li possediamo, vengono da noi gestiti ma ne siamo ben separati
e distinti. Il giorno in cui comprenderemo tale differenziazione
e vivremo in base a tale conoscenza, da quel giorno diverremo consapevoli
della nostra Realtà e della nostra meta.
Il corpo è inerte o conscio? Naturalmente cresce e decade, agisce e
viene distrutto. Se in casa vostra la spazzatura viene accumulata
ogni giorno in un certo punto, aumenterà sino a diventare una catasta.
Allo stesso modo, se il cibo viene somministrato giornalmente,
il corpo aumenta, ma se viene sospeso, diminuisce. Pertanto il corpo
è fondamentalmente materia inerte e, quando la vita lo abbandona,
diventa un cadavere e viene consumato dalle fiamme. Il corpo
è anche consumato dal fuoco della preoccupazione, della paura
e dell’ansia in ogni giorno della sua esistenza, dal momento del risveglio
a quello di coricarsi.
Il corpo viene chiamato śarīra che significa ‘quello che si logora o si
distrugge’, ma viene anche nobilitato e considerato un tempio in cui
Dio risiede. La parola sanscrita kṣetra, che di solito si riferisce a un
luogo sacro, viene usata anche per indicare il corpo; perciò il corpo
deve essere utilizzato per realizzare propositi divini e per manifestare
lo splendore del Divino che vi è insediato.
[2] Il corpo viene ripulito con l’acqua e il sapone, ma la pulizia vera
può essere ottenuta solo dall’interno. L’igiene del corpo può tenere
lontano le malattie fisiche, ma la malattia dell’agitazione mentale
richiede la purificazione interiore.
Un profumo messo sul corpo può essere gradito alle persone che vi
stanno vicino, ma i buoni pensieri e una conversazione dolce renderanno
tutti più contenti, e per un periodo ben più lungo. Il sapone
serve per il corpo e la verità per la parola: entrambi hanno un effetto
altamente detergente. La mente deve essere purificata nel crogiolo
della rinuncia attraverso un’adeguata disciplina. L’intelletto deve
essere purificato per mezzo della visione universale che viene conferita
dalla saggezza.
Educazione1 non significa semplicemente studiare i testi o avere la
capacità di scriverli, ma soprattutto ottenere l’illuminazione. È la
luce che dissolve l’ignoranza e i dubbi, disperde la nebbia dell’ego,
conferisce umiltà e disciplina. La mente deve essere sottoposta anche
a una rigorosa austerità.
La disciplina più elevata è raggiungere la coerenza e l’unità dei
pensieri, delle parole e azioni. Per austerità non s’intende fuggire
nella foresta e meditare in solitudine su Dio:
Dio non è un estraneo che vive in una terra lontana,
Dio è vicino a ogni uomo e risplende nel suo cuore.
Il peccato non è un atto che risiede in un paese remoto,
il peccato dimora nella vostra mente e inquina la parola e l’azione.
Dio e il demonio, il bene e il male, risiedono nel vostro cuore. Dove
c’è Dio, non può esserci il demonio. Il cuore dell’uomo è come il
‘gioco della sedia’2 su cui uno soltanto può stare seduto. Insediate
Dio nel cuore per sempre, ma prima liberate il cuore da tutti gli altri
occupanti. Fate in modo che il corpo inerte sia animato e attivato
dalla coscienza divina!
È certamente importante che voi impariate a fondo le materie di
studio di questo istituto per essere autonomi e indipendenti, ma
tutto ciò non rappresenta la meta finale: a Colui che risiede nel cuore
dovete rendere omaggio e offrire la vostra venerazione.
[3] Prendiamo ora in considerazione i sensi che percepiscono il suono,
il tatto, la forma, il gusto e l’olfatto. Non bisogna consentire ai
sensi di danneggiare la salute del corpo e della mente; ogni organo
di senso ha uno scopo preciso, una limitata area d’intervento che va
rispettata. Ad esempio, la lingua percepisce la giusta quantità di sale
che può rendere gustoso un piatto.
Nelle upaniṣad, i sensi vengono chiamati ‘mātra’ (misura). Ogni organo
sensoriale ha una ‘misura’ e può intervenire solo fino a un certo
punto.
La lingua deve pronunciare parole delicate e dolci; se la lingua non
viene controllata è incline a commettere quattro peccati: mentire,
scandalizzare, fare pettegolezzi e criticare gli altri senza motivo.
L’occhio deve cercare di vedere l’armonia, la bellezza, lo splendore
dell’estasi e dell’incanto divino.
[4] Il Signore Kṛṣṇa ha dichiarato:
mamai ’vā ’ṃs ́o j īvaloke’
j īvabhūtaḥ sanātanaḥ | ‘
manaḥ ṣaṣ ṭhānī ’ndr iyāṇi ‘
prakṛtisthāni karṣati ||
Una parte di me, eterna,
diviene l’essere vivente nel mondo dei viventi;
attira a sé i [cinque] sensi e la mente che è il sesto,
i quali appartengono a prakṛti.( (
(Bhagavad Gītā 15.7)
Tutti gli esseri viventi sono un frammento del Suo Sé eterno e quindi
sono l’incarnazione del Divino. Se una persona è trattata male o
viene offesa, è Dio la vittima colpita da quel sacrilegio.
Noi dichiariamo che la verità è Dio, ma allo stesso tempo adoriamo
la falsità. Ricorrere alla menzogna è un demone che possiede e domina
i deboli. Compiacersi di fare chiacchiere inutili è un’abitudine
morbosa, è una perdita di energia e allontana persino gli amici perché
a nessuno piace ascoltare chi è noioso; infatti, se tollerate una
persona simile anche per un solo minuto, quella rimarrà attaccata a
voi per giorni. Molti sono inclini a diffondere pettegolezzi e maldicenze
e a turbare la pace mentale del prossimo avvelenando così la
sorgente dell’amore.
[5] Impegnatevi a sviluppare in voi la bontà, sradicate il male e intensificate
la vostra purezza e santità. Conoscere il bene e il male
presente negli altri può forse aiutarvi a realizzare questo proposito?
I chiacchieroni scivolano facilmente nella maldicenza. Parlare troppo
e divulgare notizie scandalistiche sono una coppia che opera insieme,
all’unisono.
Un poeta si rivolse alla propria lingua in questi termini: “Oh lingua,
tu che apprezzi il gusto e gradisci la dolcezza, dai sempre la priorità
alla Verità e a Dio!”
Tuttavia, nel dire la verità non dovete infiammare gli animi, spegnere
l’entusiasmo o causare offese e danni:
satyam brūyāt priyam brūyāt
dite la verità, parlate gentilmente
na brūyāt satyam apriyam
se è sgradevole, non dite la verità
priyam ca na anṛtam brūyāt
anche se può essere gradevole, non dite falsità.
Il Signore Kṛṣṇa ha dichiarato nella Gītā:
anudvega k a r aṃ vā kyaṃ’
s a tyaṃ pr iyahi t aṃ c a ya t | ‘
svādhyāyā bhya s anaṃ c a i ’va ‘
vāṅmayaṃ t apa ucya t e ||(
Il linguaggio che non provoca inquietudine,
che è veritiero, gradevole e benefico,
la pratica costante e lo studio delle scritture:
tutto ciò viene chiamato ascesi della parola. (BG 17.15)
Parole simili santificano la lingua e rispettano i suoi limiti. L’orecchio
non tollera una nota stonata o disarmonica. Ogni organo di
senso reagisce e risponde entro i suoi limiti di tolleranza, e protesta
se questi vengono superati o ignorati. Siate vigili in modo da usare i
sensi tenendo ben conto delle loro restrizioni, perché se si allontanano
dalla retta via o vanno al di là dei limiti, voi perderete la ragione
e diverrete disumani.
Potete conoscere a fondo tutti i rami dello scibile,
ottenere fragorosi applausi, essere lodati e acclamati.
Potete essere riveriti come re e governare un vasto impero,
accumulare grandi ricchezze e donare oro e terre.
Ma quale beneficio otterrete?
Karṇa3 regalò gli orecchini che indossava e staccò una parte della
sua armatura per donarla in carità. Dov’è la chiave per raggiungere
la grandezza? Dove porta la rinuncia? La domanda è: tutto ciò
purifica il cuore? Aiuta la Divinità interiore a manifestarsi?
[6] La mente è conosciuta come antaḥkaraṇa4 ed è sempre impegnata
a ricordare, rievocare, richiamare, riflettere; di conseguenza accoglie
e rifiuta i desideri. Anche se voi siete soli e silenziosi, la mente può
essere freneticamente attiva, presa a volere, desiderare, progettare
di fare o di non fare qualcosa. Inoltre la mente tiene la lingua occupata
finché il sonno la rende silenziosa.
Non tenete a mente alcun criterio mentre guardate, parlate o agite,
poiché eseguite queste azioni non appena il pensiero sorge o la volontà
dà l’ordine; di conseguenza, la vostra capacità di discriminare
si affievolisce molto. Cercate invece di fermarvi per un momento
per esaminare e valutare; sviluppate la forza d’animo e il coraggio
di sopportare le critiche e di far fronte alle calunnie, non sottomettevi
alle opinioni degli altri a meno che non le riteniate giuste.
Per quanto riguarda tapas, austerità o penitenza, ce ne sono tre tipi:
il tapas mentale, del corpo e della parola. Vi ricordo che il tapas del
corpo comprende alcune discipline: la prima è rispettare e venerare
gli anziani, gli insegnanti e Dio, servirli e ubbidire ai loro ordini
mettendoli in pratica e meritando così la loro grazia.
La seconda disciplina è la pulizia, interiore ed esteriore. Quella esteriore
include anche la pulizia dell’area che vi circonda.
La terza disciplina è brahmacarya, lo stato di continenza e castità, che
non significa rinunciare a sposarsi, ma vuol dire immergersi nel sa-
cro amore per il Divino attraverso la sincerità trasparente, l’altruismo,
la pura consapevolezza e i pensieri sacri.
Voi sapete che Hanuman5 viene definito l’eterno brahmacārin6, pur
avendo sposato Śrī Vatsala. Come ha potuto ottenere tale appellativo?
Brahmacārin significa ‘Colui che si muove in Brahman’7. Hanuman
non aveva altro pensiero che Rāma (che è Brahman) e quindi si
muoveva e viveva sempre in Lui.
Tutti i vostri pensieri, sentimenti, desideri e attività devono compiersi
in Brahman, l’Assoluto Universale; quello che dite o vedete
deve essere riconosciuto come Brahman o Divino: questo è il vero
stato di brahmacarya, che non significa osservare solo certe discipline
per controllare i sensi e la mente.
[7] La disciplina successiva è ahimsa, assenza di violenza, che non è
soltanto non fare del male a un essere vivente; voi non dovete fare
del male né con una parola, con uno sguardo o un gesto. La tolleranza,
la forza d’animo, l’equanimità vi aiuteranno a essere saldi e
determinati nel praticare la non-violenza: tali qualità non vi consen-
tiranno di infliggere sofferenza agli altri. Questo è detto sahana (pazienza
e sopportazione) o kṣamā (perdono).
Analizzate e soppesate bene la validità di tutto quello che gli altri vi
fanno o vi dicono; quindi coltivate la forza d’animo, la tolleranza e
la comprensione per capire il loro comportamento e perdonare le
loro colpe. Questa capacità ha un valore inestimabile quanto la verità,
la rettitudine, la saggezza, la non-violenza, la rinuncia, la gioia e
la compassione. È tutto quello che un aspirante deve possedere per
il suo progresso spirituale.
Vivere diventa un’esperienza bella solo se è addolcita dalla pazienza
e dall’amore. La disponibilità a trovare un accordo o un compromesso
con lo stile di vita degli altri, e la reciproca collaborazione
rendono la vita felice e proficua. Dopo secoli di pratica, certi modelli
comportamentali si sono affermati perché benefici; essi devono
essere osservati facendo solo qualche modifica per adattarli alle
condizioni attuali.
Noi stiamo progredendo in tutti i settori della vita, ma è un peccato
che non sviluppiamo le qualità straordinarie e uniche proprie dell’essere
umano. Sviluppate la consapevolezza del Sé, la consapevolezza
del Divino e acquisite gli attributi divini; espandete l’amore e
la comprensione!
Se gli studenti si sforzano costantemente di sviluppare e perfezionare
queste evidenti qualità umane, l’educazione offrirà loro esperienze
preziose affinché siano in grado di trasformare la società. In
tal modo, la nazione e l’intera umanità ne trarranno immensi benefici!

Università femminile Śrī Sathya Sai, Anantapur, 17.02.1980