22 Novembre 1978 – Il servizio è più fruttuoso

22 Novembre 1978 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Il servizio è più fruttuoso

[1] Molti sperano di accumulare meriti con la carità, alcuni ritengono
che l’ascetismo sia superiore, altri ancora osservano strettamente
quello che credono essere il sanātana dharma, considerandolo il mezzo
migliore per assicurarsi la Grazia divina. Ma tutto ciò e persino
la tanto celebrata via di satya (verità) e dharma (retta condotta) non
sono così utili e fruttuosi come il servizio altruistico (sevā).
Il sacro Paese di Bhārat ha ottenuto grande fama nel mondo, grazie
alla pratica costante del servizio disinteressato attraverso il sacrificio
e la rinuncia.
Incarnazioni del divino Sé!
[2] Śiva è onnipresente, è l’Attivatore interiore di tutti gli esseri, è
sempre presente, è ovunque, sia nel nostro regno sia nei regni attorno
a noi. Ogni membro dell’Organizzazione di servizio, sevādal,
deve credere fermamente a questa verità fondamentale ed essere
umile e pieno di riverenza verso tutti. Vi toccherà affrontare molti
assalti di passioni, emozioni, impulsi e dubbi: sopportateli con coraggio
e superateli con la preghiera e la meditazione.
Il Signore stesso vi sottoporrà a molte prove per assicurarsi che la
vostra fede sia salda e che il vostro spirito di servizio sia incondizionato
e universale. I più deboli rimarranno scossi e turbati da
queste prove e si allontaneranno dalla retta via. I sei nemici interiori:
lussuria, ira, avidità, illusione, orgoglio e odio, che aspettano solo
di vanificare la vostra disciplina spirituale, annienteranno il vostro
anelito interiore rendendovi schiavi del piano fisico e materiale.
Il volontario sevādal, che risplende della fede che Dio è in lui stesso
come pure in tutti, può trasformare e migliorare i suoi familiari, i
vicini, la società e il Paese in cui vive. Il suo amore e il suo splendore
gli procureranno, senza avere chiesto nulla, molto rispetto e attenzioni.
[3] Come atto preliminare, dovete acquisire la purezza di cuore;
esaminate le vostre motivazioni e capacità, intenzioni e qualifiche
per scoprire che cosa sperate di ottenere dal servizio. Dovete individuare
ogni traccia di egocentrismo. Se desiderate farvi pubblicità
o anche solo stare più vicino a Svāmī, se sentite l’irresistibile impulso
di possedere quello che vi procura più comodità, se intendete accrescere
il vostro senso di superiorità sugli altri che sono vostri amici
e congiunti, ebbene, prima lasciate l’Organizzazione e meglio è.
Avrete già sentito le direttive fondamentali che impartisco continuamente:
‘Il dovere è Dio, il lavoro è adorazione’ e poi ancora: ‘Testa
nella foresta, mani nella società.’ Fate azioni che siano sacre e
benefiche, non contaminate dall’ego e dall’avidità di trarne un beneficio
personale. Iniziate il sacro pellegrinaggio verso la meta divina
e rendete ogni attimo della vostra vita santo e proficuo. In tal
modo, questa terra che è il vostro karmakṣetra (campo di lavoro) verrà
trasformata in un dharmakṣetra (campo di rettitudine).
Per giudicare il servizio reso da un membro dell’Organizzazione
sevādal non è la quantità o il numero degli interventi che conta: in
realtà, questi non contano affatto! Giudicate piuttosto il motivo che
ha indotto a servire, la genuinità dell’amore e della compassione
con cui il servizio è stato svolto. Voi potete dire che era vostro dovere
e che quindi avete dovuto farlo, oppure potete affermare che era
una responsabilità imposta dal distintivo che portate. Ma la spiegazione
che più piace a Svāmī è che voi avete fatto servizio senza alcuna
traccia di ego e che, come risultato, ne avete ricavato un’infinita
beatitudine.
[4] Come atto introduttivo al servizio, dovete sradicare tutte le tendenze
egoistiche, il senso di ‘mio’ e ‘tuo’ e incenerire l’orgoglio che
deriva dalla sensazione che voi state facendo servizio a qualcuno
più povero e meno fortunato di voi. Vedo però che i membri del
sevādal raramente mirano a raggiungere un simile obiettivo, infatti
stanno ancora coltivando lo spinoso arbusto dell’ego nel campo del
loro cuore. E quelle spine sono destinate a fare più male a loro che
agli altri. Il sentimento di ‘io e mio’ è la causa di tutta l’infelicità e
delle miserie dilaganti nel mondo.
Non esitate a mettere in pratica l’umiltà e l’ubbidienza, la disciplina
e la compassione, abbandonate l’orgoglio relativo alla vostra classe
sociale, alla ricchezza, all’erudizione e alla posizione. “Io che sono
un alto funzionario, un ricco commerciante, un grande studioso, un
uomo molto stimato nella società, posso abbassarmi a un tale livello
e fare amicizia con quest’uomo povero e sofferente?”
Non fatevi domande così stupide! Tutte queste qualifiche, di cui
tanto vi vantate, spariranno con la vostra morte o magari anche
molto prima. La gioia che elargite, l’amore che condividete, solo
questi saranno i vostri possedimenti duraturi.
Quelli che non sono spronati dall’anelito spirituale possono deridervi,
ridicolizzare le vostre attività di servizio o addirittura mettervi
il bastone fra le ruote. Ma non scoraggiatevi e non odiateli, e
soprattutto non cedete alla rabbia. Cercate la Divinità che è latente
in ogni uomo, quello vi conferirà pace e forza d’animo. Fate attenzione
all’Uno che è la Verità nei molti.
[5] Voi siete arrivati qui a gruppi, secondo lo Stato di appartenenza,
e siete giunti a certe conclusioni su come svolgere il servizio. Rajesh
Khanna di Delhi ha mostrato una cassetta per il pronto soccorso che
i membri del sevādal dovrebbero portare con sé in modo da essere
sempre pronti per ogni eventualità. Questa è davvero una buona
idea che può essere adottata anche dagli altri Stati. La salute è il requisito
primario per svolgere ogni attività fisica, mentale, intellettuale
e spirituale. Qualsiasi malattia o lesione che possa comprometterla
va curata con amorevole attenzione.
Ma ancor più importante del primo soccorso è un altro tipo di servizio.
Tenete nella vostra tasca interna, cioè nel cuore, una ‘cassetta’
contenente diverse pastiglie di discriminazione, qualche grammo di
controllo dei sensi, e alcune bustine di polvere ottenuta dalla mistura
di amore, pazienza e tolleranza. Usate la ‘cassetta’ per infondere
coraggio e compassione negli altri e in voi stessi.
Il controllo dei sensi vi salvaguarderà da un’infinità di mali e guai.
Non pensate che, poiché siete dotati dei sensi, nulla di dannoso
possa accadervi attraverso il loro libero uso. L’auto può essere intestata
a vostro nome e voi stessi potete guidarla, ma se non usate i
freni tempestivamente, vi toccherà subire gravi incidenti.
Il vostro corpo può essere paragonato a un’auto; gli occhi sono i fanali,
lo stomaco è il serbatoio della benzina, la bocca è il clacson, la
mente è il volante; dharma (retta azione), artha (ricchezza), kāma (desiderio)
e mokṣa (liberazione) sono le quattro ruote. L’aria all’interno
dello pneumatico è la fede e l’intelligenza, mentre buddhi (l’intelletto)
è l’avviamento.
La venerazione del jīva1, che è un altro nome per indicare il servizio,
ha valore solo se il cuore è puro. I vari tipi di sevā, di cui si può parlare,
sono semplici ostentazioni se la mente del volontario non è pura.
Un cuore che trabocca di ānanda, beatitudine, e una mente colma
di amore possono fare anche un piccolissimo servizio, che otterrà
più Grazia divina dei grandiosi progetti intrapresi con orgoglio e
ostentazione.
[6] Oggi, la fede in Dio e nella bontà è in forte calo. I mezzi sono subordinati
al fine, il successo viene ricercato con metodi leciti e illeciti,
e ricorrere a quelli illeciti è il primo passo. L’abuso della propria
autorità, terrorizzare le persone ignoranti e innocenti per raggiungere
i propri obiettivi, creare situazioni di paura e disperazione, indebolire
la forza morale degli altri, sono tutte tattiche che vengono
normalmente accettate e adottate.
La vittoria ottenuta con mezzi discutibili è vergognosa quanto una
sconfitta; se invece applicate metodi onesti e compassionevoli, la
sconfitta sarà considerata una vittoria. Se non deviate dalla retta
via, se vi attenete alla verità e non vi scoraggiate, un fiasco può essere
rispettabile quanto un successo.
Gli associati al sevādal non devono operare come automi, devono
avere fede non negli yantra (macchine) ma nei mantra (sacre formule),
e convincersi che ogni essere vivente è una parte dell’unico Dio.
Non scegliete i membri del sevādal giudicandoli per le loro qualifiche,
ma per la disciplina spirituale da loro praticata, la quale li renderà
consapevoli della Divinità insita in ogni individuo.
Vi do ora un altro suggerimento importante: “Anche se non potete
fare un favore, potete almeno parlare con gentilezza.” Ciò significa
che dovete ripulire il vostro linguaggio dal cinismo e dal sarcasmo
ed essere sempre sinceri e dolci. Potete non concordare con i vostri
colleghi su metodi e programmi, ma questo non deve ferire il vostro
cuore. I funzionari dell’Organizzazione sono guide che devono sostenere
l’onere maggiore e percorrere la stessa via che desiderano
far seguire agli altri; non devono comandare o punire, devono solo
persuadere e consigliare.
[7] Il nome Sathya Sai è legato a ogni ala o settore di questa Organizzazione,
ed è Sai che ne ispira ogni attività, ma molti di voi non
hanno preso a cuore questo fatto. Sai è l’ispirazione interiore e la luce
di ogni operatore. I diversi settori non devono sentirsi liberi di
agire secondo le stravaganze e le fantasie degli associati o dei funzionari.
L’uno dipende dall’altro, se una spina punge il piede, l’occhio
versa lacrime.
C’è una Divinità che anima e attiva l’intero sistema fisico, mentale e
intellettuale del corpo:
yacca kiñcit jagatsarvaṁ dṛśyate śrūyate’pivā ।
antarbahiśca tatsarvaṁ vyāpya nārāyaṇa sthitaḥ ॥ 5 ॥
Tutto quello che in questo mondo è visto o udito,
o viene appreso attraverso un resoconto,
tutto è pervaso sia all’interno sia all’esterno
dall’eterno Essere Divino, Nārāyaṇa2.
Se un organo è sano e felice, tutti sono felici. Se una parte del corpo
è malata, tutte le altre sono sofferenti.
[8] Il nome sevādal che voi portate ha un altro grande significato.
‘Dal’ significa il petalo di un fiore; il loto ha mille petali e tutti emanano
dalla parte centrale, detta karṇikā, o pericarpo. Ogni petalo riceve
la sua forza, nutrimento, colore, profumo e bellezza dalla parte
centrale, ma staccato da questa non può sopravvivere. Analogamente,
è possibile conseguire dedizione e affetto se il dal3 resta aggrappato
agli ideali di Sai e ai Suoi insegnamenti. Pertanto, il Mio
messaggio per voi è che non avete motivo di vedere differenze o distinzioni
tra coloro che servite.
samasta lokāḥ sukhino bhavantu
Possano tutti gli esseri in tutti i mondi essere felici.
Questo è il Mio desiderio e la Mia benedizione!
Coltivare Amore divino è l’unica disciplina che può conferirvi tale
visione e fede. Se nell’ambito dell’Organizzazione e dei vari settori
sorgono sentimenti di odio fra gli associati, conflitti e contrasti di
opinioni o invidia, considerate tutto ciò un grave peccato: è un sacrilegio,
un tradimento contro l’Organizzazione stessa.
Il passato è passato e non potete recuperarlo, non continuate a rimuginare
su quanto è già accaduto; ma da questo momento, eliminate
l’invidia, l’orgoglio e l’odio dal cuore e piantate amore e aiuto
reciproco. Abbandonate la pessima abitudine di cercare i difetti altrui,
cercate invece i vostri errori. Voi scoprite i difetti altrui perché
voi stessi avete quei medesimi difetti. Le persone irreprensibili e
senza difetti non troveranno mai manchevolezze o errori negli altri.
[9] Qui si sono riuniti diecimila volontari del sevādal, addestrati e
dediti al servizio. Tuttavia dubito che siate sinceri nel fare il vostro
dovere, verso voi stessi e gli altri. Facendo parte del servizio rurale,
vi recate nei villaggi che sono stati ‘adottati’ dall’Organizzazione e
riparate strade, pulite e sgorgate le fognature, distribuite alcuni
farmaci, cantate i bhajan in gruppo e tenete delle lezioni. È questo il
lavoro che l’Organizzazione di Servizio Sathya Sai deve svolgere?
Immaginate di avere un bicchiere che usate per bere l’acqua. È sufficiente
se il bicchiere è pulito solo fuori? La pulizia interiore, la salute
interiore, l’illuminazione interiore sono molto più importanti, e
il Sathya Sai sevādal deve dedicarsi a queste pratiche attivamente e
in larga misura.
Scoprite quante famiglie sono in miseria e povertà a causa delle cattive
abitudini di chi sostiene la famiglia. Il bere, il gioco d’azzardo e
altri vizi vanno affrontati con umiltà e amore, attraverso la persuasione
e persino la sottomissione personale.
Anche lo Stato costruisce ospedali, strade, fornisce acqua potabile e
soddisfa altri bisogni materiali della popolazione, ma solo un gruppo
di aspiranti spirituali come voi riuscirà a trasformare e a redimere
le cattive abitudini di queste persone e a portarle sulla via della
pace, prosperità e armonia.
Tutti gli sforzi per fare guadagnare a questi paesani qualche soldo
in più con un lavoro peggiorerà ulteriormente la situazione, se la
loro tempra morale non è stata rinforzata a sufficienza per vincere
le tentazioni del bere e del gioco d’azzardo. Portateli lentamente ma
costantemente sul sentiero verso Dio e queste abitudini nocive cadranno
una dopo l’altra.
[10] Non sperate di ottenere la Grazia guardando la gente dall’alto
in basso e poi guardando in su verso Sai. Ricordate che il vostro abi-
to, il comportamento e l’aspetto riveleranno il vostro carattere e la
vostra attitudine verso gli altri. Abbiate sempre parole dolci e delicate
sulla lingua, e volgete lo sguardo solo su visioni sante.
Indossate abiti puliti e semplici, non imitate quelli che nell’abbigliamento
e nelle maniere sono affascinati dall’ultima moda. In che
modo pensate di fare servizio se vi mantenete distanti dall’uomo
comune?
Vi consiglio di seguire il Maestro e con questo intendo la Coscienza
che è in voi, ovvero la Voce di Dio. Solo così sarete in grado di ‘affrontare
il demonio’ e sfuggire alle sue tentazioni, indenni e illesi.
Inoltre dovete essere molto vigili e attenti che vecchie abitudini e
atteggiamenti del passato non tornino di nuovo. Se poi vi attenete
alla terza regola ‘Combattere fino alla fine’, otterrete la vittoria nel
quarto stadio quando ‘Terminerete la partita’.
Dal momento della nascita, il respiro proclama la vostra Realtà poiché
ripete incessantemente il mantra soham. Siatene sempre consapevoli,
così non potrete mai commettere errori. Non potrete offendere
né insultare nessuno perché anche quella persona è Lui. Se la
ripetizione di soham ha termine, l’uomo diventa un cadavere!
Pertanto coltivate le qualità divine dell’amore, della compassione,
dell’umiltà e rispetto per tutti gli esseri viventi, nonché la riverenza
per la terra e per gli altri elementi. In tal modo potrete attirare su di
voi la Grazia di Dio e rendere la vostra vita benefica e proficua.

Quarta Conferenza nazionale sevādal, 22.11.1978