23 Novembre 1976 (Compleanno) – Segni e miracoli

23 Novembre 1976 (Compleanno)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Segni e miracoli

[1] Il conflitto tra coloro che ammettono Dio e quelli che lo negano,
tra coloro che dichiarano che Dio si possa trovare in questo o in
quel luogo e quelli che affermano che non si trova da nessuna parte,
non finisce mai: si è perpetuato attraverso tutte le età. Nell’esaminare
una simile situazione occorre ricordare che, mentre non è necessario
svegliare una persona che sia già sveglia ed è facile svegliare
qualcuno che sia addormentato, non si riesce a svegliare, per
quanto ci si sforzi, una persona che non voglia essere svegliata!
Quelli che sono nell’ignoranza possono essere istruiti mediante una
semplice spiegazione di ciò che non conoscono, ma quelli che posseggono
una mezza conoscenza e sono orgogliosi di tanta acquisizione
sono refrattari a qualsiasi ulteriore insegnamento.
I due occhi possono fornire l’immagine di grandi estensioni di spazio,
ma non riescono a vedere la faccia alla quale appartengono; sono
strumenti importanti del corpo, ma non possono vederlo per intero!
Se desiderate vederlo da entrambi i lati, dovete tenere uno
specchio davanti a voi e un altro dietro, in modo che lo specchio anteriore
vi mostri il riflesso della schiena.
Per analogia, se desiderate conoscere la vostra realtà (ovvero il volto)
e il vostro futuro (ovvero la schiena) dovete sistemare lo specchio
della fiducia nel Sé, cioè la fiducia che voi siete il Sé, davanti a
voi e lo specchio della grazia divina dietro di voi. Senza questi due
elementi, affermare che siete consapevoli della vostra verità o del
vostro destino è pura fantasia.
[2] Il Divino viene indicato con diverse parole che sono di impiego
corrente nel limitato vocabolario umano. I fenomeni che rivelano il
Divino vengono chiamati miracoli, magie, meraviglie, eccetera. Naturalmente,
l’uomo non può tenere nella propria mente più di
quanto questa possa contenere; non può esprimere in parole ciò che
è inesprimibile.
Solo coloro che si sono immersi nel profondo e hanno preso contatto
con il Principio fondamentale dell’amore possono concepire il
Divino con una certa chiarezza. La Divinità che Io sono non è stata
acquisita né guadagnata, non è stata raggiunta né si è manifestata
dopo qualche anno durante questa vita.
Il Divino deve rivelarsi attraverso quelle manifestazioni che sono in
larga misura modellate e modificate dalla natura dei tempi, dal
luogo e dall’ambiente culturale. I segni e le meraviglie che Io manifesto
vengono definiti in modo da non corrispondere ai loro scopi
né ai loro effetti. Possono essere chiamati miracoli (camatkāra) che
inducono ad atti di purificazione (saṁskāra), che a loro volta ispirano
ad aiutare il prossimo (paropakāra), e che alla fine danno come
risultato la visione del Divino (sākṣātkāra).
Un miracolo è un atto che attrae in quanto inspiegabile. La qualità
di attrarre è intrinseca alla natura dell’avatār. Già di per sé, il nome
Rāma significa ‘che dona gioia’; Kṛṣṇa significa ‘colui che attrae, che
attira a sé’. La capacità di attrarre è una caratteristica della Divinità.
Perché il Divino attrae, forse per ingannare o per indurre in errore?
No! È per trasformare, ricostruire, riformare: un processo che viene
chiamato saṁskāra1. Per quale motivo è necessaria la ricostruzione?
Per rendere l’uomo utile e disponibile a servire la società, per eliminare
il suo ego, e per affermare in lui l’unità di tutti gli esseri in Dio.
L’individuo che sia passato attraverso tale processo di raffinamento
diventa un umile servitore di chi è nel bisogno: questo è lo stadio
detto paropakāra. Il servizio svolto con riverenza e altruismo prepara
l’uomo a realizzare l’Uno presente nei molti. Infine, l’ultimo stadio
è sākṣātkāra.
[3] I Veda proclamano che l’immortalità, ovvero lo stato in cui l’individuo
si è unito all’Essere universale esente da nascita e da morte,
è raggiungibile solo mediante la rinuncia e il distacco, e non attraverso
i rituali, la discendenza o la ricchezza.
Quando l’uomo rinuncia ai desideri egoistici, il suo amore si espande
fino alle più lontane regioni dell’universo, finché egli diventa
consapevole dell’amore cosmico che alimenta tutte le quattro fasi
del processo di raffinamento sopra descritto. È importante che voi
conosciate questo impulso di base che opera in tutti, così come lo
conosco Io.
Consideriamo per un istante i miracoli, quegli atti che attraggono e
provocano meraviglia. Voi vedete un fiore; desiderate tenerlo in
mano solo quando i suoi colori o il suo profumo sono attraenti. Entrate
in un mercato e vedete cataste di frutta; se i frutti non sono invitanti,
non vi viene voglia di mangiarli e di gustarli. L’attrazione è
integralmente parte della natura del Divino.
Quando l’uomo viene attirato, il processo di raffinamento ha inizio;
ma se ciò non avviene, rimane sterile e debole, senza dignità né
personalità. Un pezzo d’acciaio senza valore, grazie a un abile lavoro
di trasformazione, diventa un orologio che vale molte centinaia
di Rupie; questo è il risultato del saṁskāra che lo ha reso uno strumento
utile per indicare il tempo.
Così anche l’uomo può essere trasformato in un nobile, efficiente,
felice e disciplinato membro della società se s’inculcano in lui buoni
pensieri, buoni sentimenti, buone azioni e buone emozioni. Così
trasformato, l’uomo s’impegnerà spontaneamente nel compito di
promuovere il benessere umano, e sarà un sostenitore dell’ideale di
fraternità tra gli uomini e paternità di Dio.
[4] Oggi, persone che non hanno esperienza o cognizione della
scienza dello spirito, che non hanno la minima consapevolezza del
Divino, emettono sentenze su tali temi nei quali sono completamente
disorientate. L’occhio può solo vedere, la lingua può solo parlare
e l’orecchio può soltanto udire; ognuno deve accettare i propri limiti
ed esserne soddisfatto.
Il Divino può essere colto solo attraverso l’amore, la fede e la disciplina
spirituale, con l’aggiunta dell’amore universale. La ragione è
uno strumento troppo debole e inefficace per misurarlo; asserire che
Dio non esiste non può certo negarlo, e la logica non potrà sicuramente
rivelarlo. Tutte le discussioni che oggi vengono fatte a proposito
del Divino escono dalla bocca di atei opportunisti. È vostro dovere
quindi mantenere e preservare l’equanimità, essere coerenti
con voi stessi e non vacillare.
Io non sono toccato dalla lode né dalla calunnia; il Mio amore e la
Mia compassione avvolgono tutto, e la Mia grazia può essere condivisa
da tutti. Dichiaro questo in modo che possiate far fronte a
ogni difficoltà con tenacia.
Più voi scavate [nel pozzo], più profondite saranno le derisioni; più
alto sarà il mucchio [di terra], più elevate saranno le lodi. Chi ha un
naso malato non riuscirà ad apprezzare la fragranza di un fiore; chi
non sa apprezzare o riconoscere il Divino soffre di una malattia che
glielo impedisce.

Praśānti Nilayam, 23.11.1976