[1] Questo Istituto Superiore celebra oggi il primo anniversario ed è quindi come un bimbo di un anno. Un bambino di questa età è più difficile da gestire di un neonato perché comincia a muovere i primi passi e può cadere o mettersi in situazioni pericolose, perciò ora la mamma o la bambinaia dovranno essere più vigili. Per di più, il piccolo potrebbe correre in strada ed essere investito da una bicicletta, da un’auto o da un camion. Allo stesso modo, quest’Istituto può imbattersi in innumerevoli distrazioni e deviazioni come l’invidia, l’orgoglio e il pregiudizio che rovinerebbero la sua salute. La madre (il comitato direttivo), la nutrice (il preside) e le bambinaie (gli studenti) devono stare molto attenti perché qualunque disattenzione o negligenza da parte loro, qualsiasi sregolatezza rovinerebbe il futuro dell’Istituto. Tutti dovranno servirlo con mutua collaborazione, armati del sincero desiderio di costruire delle ottime tradizioni.
[2] La catena dell’Himālaya, che rappresenta lo scudo protettivo di Bhārat, è simbolo della sua potenza e maestosità; queste grandiose montagne ci ricordano la purezza che dobbiamo sviluppare in noi stessi, ci insegnano ad essere saldi ed incrollabili come le loro cime nevose ed immuni dai disordini della grande babele umana. Il Gange che nasce da quelle alte vette simboleggia la Rettitudine, che è il fondamento della cultura indiana. Il fiume Yamunā, che nasce anch’esso dall’Himālaya, rappresenta lo spirito di Giustizia che della cultura indiana è una componente preziosa. Il fiume Sarasvatī sta ad indicare la Sincerità che è la base della disciplina spirituale caldeggiata dalle Scritture. Il Sarasvatī è il fiume sotterraneo che confluisce nel Gange e nello Yamunā a Prayag. La cultura Bhāratīya (dell’India) rimarrà potente e salda finché scorrerà il Gange, e anche se quest’ultimo dovesse andare in secca, la cultura indiana sarà sempre fresca e appagante, poiché è pregna di valori eterni di cui il mondo ha veramente bisogno.
[3] Ai figli di Bhārat è assegnata una grande responsabilità. Recentemente è sorto in Me il desiderio di sostenere questa cultura e d’incoraggiarne la diffusione, e penso che gli studenti possano essere i pionieri di tale Rinascita. Perciò questa scuola è sorta ed è gestita seguendo linee guida esemplari; infatti qui si attribuisce un’importanza particolare al carattere che è più prezioso della ricchezza, della forza fisica o dell’erudizione. Potreste avere molti soldi ma ciò non vi assicurerà la pace mentale; potreste avere un fisico forte, ma domandate agli uomini vigorosi che sono al seguito del Governatore che è presente qui, se possiedono la pace mentale. Essi risponderanno di no. Nell’Istituto insegniamo anche i Principi fondamentali di tutte le religioni, tratti dai testi sacri come la Gītā, il Corano, la Bibbia e il Dhammapada. Agli studenti vengono così offerti motivi di grande gioia e soddisfazione. Oggi pomeriggio i ragazzi metteranno in scena una recita tratta dal poema epico Mahābhārata dal titolo ‘Krishna Rayabara’, ossia ‘la Missione di Pace di Krishna’, scritta e diretta da Me, la quale impartirà a tutti i presenti la grande lezione che la gioia è un intervallo fra un momento di dolore e l’altro. Infatti nella recita, la sofferenza dell’esilio sarà seguita dalla gioia del trionfo sul campo di battaglia, che a sua volta sarà incupita dallo straziante dolore di Draupadī per il massacro dei suoi cinque figli da parte del vendicativo Ashvatthāma, figlio del precettore bramino che aveva insegnato ai fratelli Pāndava l’arte del tiro con l’arco. Questo sarà il tema della recita.
[4] Sopportare gli alti e bassi della vita con gioiosa accettazione è la via regale che porta alla pace. Tutti desiderano ardentemente la felicità e la pace, ma non c’è nessuno che insegni ai giovani come conseguirle. Il Rāmāyana ed il Mahābhārata sono bacini di conoscenza per i ricercatori di pace, sono ricchi di esempi e di insegnamenti che suscitano ispirazione e che sono più che mai attuali; prendendo a cuore i loro precetti, si può acquisire la purezza. Un cuore puro orientato a Dio, che riflette la Sua immagine, è invero il Paradiso. Sarebbe una grave disgrazia per la nazione se i figli e le figlie dell’India (che per secoli è stata la luce dell’Asia e la guida dell’Occidente) brancolassero nel buio, accecati dalle scintillanti invenzioni scientifiche dell’Occidente; ma la pace non discende dall’alto, sorge dall’interno del cuore. L’istruzione di grado superiore vi permetterà di guadagnare qualche Rupia per sbarcare il lunario, ma finché non distruggerà certe illusioni che sono coltivate dalla media dell’umanità, la vostra esistenza non sarà felice. Un’illusione essenzialmente nociva è vivere credendo di essere il corpo e di andare distrutti con la morte dello stesso. Un’altra illusione è ritenere che la felicità consista nell’accumulare denaro, conoscenza, comodità o notorietà. Cercare di essere felici per mezzo di tali conseguimenti è come salire sul pullman per Madras sperando di arrivare a Bangalore. Cos’è la felicità? È quello stato mentale che non viene turbato dalla sorte, buona o cattiva che sia. Grazie ad un sistematico addestramento, la mente può acquisire tale stato di equanimità. Se ogni attività verrà svolta come atto di adorazione, la mente rimarrà stabile e libera dall’ansietà.
[5] Il Governatore di Mysore ha invitato gli studenti a tenersi alla larga dalle controversie politiche e a non distogliersi dallo studio. Io vi consiglio di concentrarvi sulle vostre materie poiché la politica è, e forse lo sarà sempre, un gioco sordido dove le polemiche sono intense ed i pregiudizi sono considerati linee guida del tutto rispettabili. In Telugu, la parola ‘politica’ corriponde a ‘raja-keya’, ma è più corretto definirla ‘kaya’ che significa ‘lotta di fazioni’. Voi dovrete sforzarvi di diventare dei leader nuovi, delle guide che sono passate attraverso il crogiolo del servizio, che hanno studiato in scuole ed istituti e che sanno gestire i problemi del presente e del futuro tenendo conto del passato, e che apprezzano le tradizioni e la cultura del Paese. Questo è il ruolo per il quale vi dovrete preparare! La parola Telugu per lavoro è ‘Udhyoga’. ‘Ud’ significa ciò che ascende, che emerge; perciò è il progresso nello yoga che determina la natura e lo scopo del lavoro. Cosa s’intende per yoga?
Ecco come lo definisce Patañjali:
Yoga citta vritti nirodhah
Yoga è l’estinzione delle agitazioni della coscienza.
Yoga significa tenere sotto stretto controllo le ansie e le paure mentali. Gli amministratori in carica hanno concepito vari tipi di controlli, come ad esempio: ‘Controllo dell’alimentazione’, ‘Controllo dell’oro’, ‘Controllo delle nascite’, ma il più essenziale, il ‘Controllo della mente’, è inesorabilmente assente!
Potete trovarvi in una stanza dotata di aria condizionata, ma se la vostra mente è agitata dalla rabbia, dall’invidia, dalla cupidigia o dalla paura, troverete quella stanza molto calda.
[6] L’educazione deve anche eliminare l’odio esistente fra i pellegrini che seguono vari percorsi per raggiungere Dio. Esiste un solo Dio, una Meta, una Legge, una Religione e una Ragione. Voi tutti siete arrivati a Brindavan da cento villaggi e città diverse, ma siete tutti venuti per vedere Swami, che è Uno. Questo Istituto s’impegna a fornirvi un’educazione completa che comprende il Karma marga, Dharma marga e Brahma marga (la via dell’azione altruistica, della rettitudine e della spiritualità). Voi potrete proseguire i vostri studi in quest’Istituto o andare in un altro, oppure ritornare a casa dopo averli conclusi ma, ovunque siate, dovrete emanare luce perché siete stati i beneficiari di questo particolare impegno. Certamente sarete d’ispirazione agli altri grazie al vostro esempio d’integrità, di sincerità e di anelito spirituale.
[7] Il Dr. Gokak ha prima menzionato alcuni aspetti esteriori della vita moderna, come le magliette frivole e le basette. Io amo la semplicità, mi piace un abbigliamento sobrio che non scoraggi la gente ad avvicinarsi a voi per ricevere una parola gentile, un atto di servizio, una mano disposta ad aiutare. Il vostro abbigliamento deve essere pulito e semplice, non stravagante ed eccentrico, e soprattutto non deve essere indossato per attirare l’attenzione. Così come vi piace indossare indumenti puliti e comodi per il corpo, allo stesso modo dovreste desiderare esercizi puri e confortanti per la mente, come la ripetizione del Nome Divino o di un mantra e la meditazione. Utilizzate gli occhi per guardare cose moralmente sane, usate i piedi per procedere verso la Casa di Dio, adoperate le mani per servire le incarnazioni del Signore che sono attorno a voi come esseri umani, impiegate la lingua per alleviare la sofferenza, elogiare le virtù e glorificare Dio. Non utilizzate gli occhi per involgarire la mente, non usate i piedi per stare in coda davanti ad un cinema per andare a vedere qualche film deleterio. Oggi avete visto Suddhir, il ragazzo cieco che ha ottenuto innumerevoli premi per la sua eccellenza negli studi ed in altre attività all’interno dell’Istituto. La cecità l’ha privato di una possibilità che avrebbe potuto portarlo verso la degenerazione. Con ciò non intendo dire che uno deve perdere la vista per raggiungere la perfezione, bensì che l’eroismo più grande sta nell’avere la vista e non utilizzarla per causare la propria rovina.
[8] Tutti i preparativi per festeggiare l’anniversario dell’Istituto sono stati fatti dagli studenti stessi che hanno lavorato per giorni; oggi non hanno avuto nemmeno un momento di riposo, sebbene li avessi esortati a prendersi un’ora di pausa per il pranzo; mi hanno detto che preferivano terminare le decorazioni sul palco e poi rendere l’area pulita e piacevole. Questi ragazzi sono veramente bravi e sono desiderosi di eccellere sia negli studi sia nel campo del servizio. La colpa della loro bizzarria ed incostanza o di qualche sporadico caso d’indisciplina è da attribuire agli adulti, che hanno dato loro miseri esempi di verità e di auto-controllo. Influenzati da un ambiente che propone falsi valori ed attività fasulle, questi giovani sono rimasti contagiati. Tuttavia i ragazzi dell’Istituto eserciteranno un influsso salutare sui loro parenti ed amici, come pure sugli abitanti dei propri villaggi. A causa delle incapacità e dei raggiri degli adulti, le città sono diventate focolai di malcontento e di agitazione, ed è questa la ragione per cui l’Istituto è stato insediato in un’area rurale.
[9] Il carattere è il dono più prezioso dell’educazione, ed Io ritengo che la gratitudine sia la sua componente più importante, soprattutto la gratitudine verso i genitori per il dono della vita. Riverite i genitori che sacrificano il loro benessere per potervi dare un’educazione di livello superiore. Se un genitore dovesse rammaricarsi: “Ho mandato mio figlio all’Istituto di Sai Baba, ma il ragazzo si è rivoltato contro di me, non rispetta i miei desideri, per me è come perso.” – ciò causerebbe alla scuola un grande dolore. Se invece quel genitore dicesse: “Ho mandato mio figlio all’Istituto di Sai Baba ed ora è così ubbidiente e rispetta prontamente ogni mio minimo desiderio. Ovviamente io miro sempre e solo alla sua prosperità, ma prima era solito lagnarsi, protestare e fare le cose controvoglia.”- questo sarebbe il riconoscimento più grande che potreste dare all’Istituto. Oggi vi saranno assegnati i premi per la vostra abilità negli studi, nello sport, nei temi scritti e nell’eloquenza; ma anche voi dovrete dare un premio alla scuola, e sapete quale? Se i vostri genitori verseranno lacrime di gioia quando vi vedranno sani, felici e buoni, questo sarà il premio più bello che l’Istituto riceverà; se condurrete una vita onorevole, i vostri genitori saranno infinitamente felici. Quella stessa gioia sarà la ricompensa che voi darete alla scuola.
Brindavan, 23.07.1970