[1] La cultura di Bhârat, India, è la più antica, ma ancor oggi la più attiva; è sempre fresca, perché si basa su Verità eterne e permanenti, relative alla natura dell’uomo ed al mondo esterno, che si riflette sulla coscienza umana. Essa ha sempre affermato che ogni attività è meglio svolta se offerta a Dio, al Sat-Cit-Ânanda (Esistenza, Consapevolezza, Beatitudine) che pervade ed abbraccia l’intero Universo. Ha insegnato all’uomo a lavorare con umiltà e rispetto, per far scaturire la potenzialità di tutte facoltà donategli da Dio. Il nome Bhârati deriva da Bha (Dio) e Rati (amore), Amore di Dio, che induce l’uomo a consacrare ogni minimo sforzo alla Sua Gloria. Tale Amore desta nell’uomo compassione per tutti i figli di Dio, sia umani sia animali; lo rende cieco agli errori ed ai difetti altrui, ma ben conscio dei propri; lo fa partecipe del dolore e della gioia di tutti coloro che gli sono vicino; lo riempie di meraviglia e di reverenza per l’Opera di Dio e gli fa riconoscere la Divinità ovunque.
[2] In questi anni d’università vi avranno parlato della grandezza e dello splendore di tal impareggiabile eredità, poiché ciò è vostro diritto ed è dovere degli anziani verso di voi. Purtroppo, molti studenti escono dalle scuole e dalle università senza essersi impadroniti di quell’inestimabile tesoro lasciato dai Saggi del passato. Sono lieto che in quest’università si sia organizzato un corso di lezioni sulla Cultura Indiana per integrare i programmi e fornire quel nutrimento spirituale, che i Saggi vi hanno lasciato in eredità.
[3] Il corso è stato denominato “Bhâratiya Samskriti”- Samskriti significa cultura; essa affina il metallo, gli dà forma nello stampo, lo fonde nel crogiolo e lo chiarifica, lucida e raddrizza. La cultura Indiana rimuove le scorie dell’animalità, e induce l’uomo a dedicare il suo tempo al pellegrinaggio verso Dio in lui. Samskriti ha una duplice funzione: estirpare le erbacce e gettare semi; in India ciò ha inizio nella culla e deve continuare nell’asilo infantile, nelle scuole e nelle università. Quest’università deve costituire un esempio, per dare alle generazioni emergenti la possibilità di praticare le discipline, che purificano l’individuo e promuovono nobili ideali: ecco il motivo della sua fondazione.
[4] Siete già state influenzate in tal senso dalla famiglia, ove avete trascorso i primi anni formativi, e dalla società, dove avete assimilato attitudini, abitudini e pregiudizi. Anche qui v’influenzate a vicenda con le conversazioni ed il vostro comportamento. Tutto ciò vi gioverà a comprendere ed a trarre beneficio dalla Cultura Indiana. La madrepatria non è una carta geografica o una distesa di terra, né una raccolta di nomi: è proprio la Madre, che nutre il corpo e la mente; vi canta la ninnananna e dipinge quadri per l’occhio e lo spirito; v’insegna l’arte di camminare verso l’obiettivo della vita, la Realizzazione del Sé. Essa dà ad ogni figlio la conoscenza delle proprie potenzialità e dei propri limiti, è quindi al tempo stesso Lakshmî (Dea della Ricchezza) e Sarasvatî (Dea del sapere).
[5] Un’università femminile ha una responsabilità in più: praticare e conservare i valori essenziali della Cultura Indiana. La maternità è il più prezioso dono di Dio. Le madri sono le artefici della fortuna o della disgrazia di una nazione e devono insegnare due cose: il timore del peccato e l’amore alla virtù. Entrambi si fondano sulla fede in Dio, che è il motore interiore di tutto. Se volete sapere quanto è progredita una nazione, studiate le madri; sono libere da timore ed ansia, sono colme d’Amore per tutti, sono forti e virtuose? Se volete valutare lo splendore di una cultura, osservate le madri quando cullano i figlioletti, li allattano, li proteggono, insegnano e vezzeggiano. Le madri devono prendersi personalmente le loro responsabilità, e non riversarle su bambinaie o balie. Esse sono certamente laboriose e sincere, non ho nulla da ridire al riguardo, salvo che al bimbo allevato dalla balia viene a mancare il fertilizzante più importante per la crescita: l’Amore. Al bambino viene così negata la vitamina dispensatrice di buona salute.
[6] La casa, in cui si dovrebbe respirare la fragranza dell’Amore, ha perso la sua sacra atmosfera. L’armonia di chi vi abita, sta scemando sempre più. In molte case non c’è neppure un altare per Dio; o, se c’è, viene recluso in un angolo della cucina, dove non è possibile soffermarsi qualche minuto in silente meditazione; oppure l’adorazione di Dio viene eseguita da un prete a pagamento, diventando così un rituale forzato e vuoto. I grandi templi del Paese, che mani devote costruirono durante decenni di duro e pio lavoro, sono oggi trascurati e lasciati andare in rovina! Si trascura, o addirittura si ridicolizza, l’ispirazione di cantare e di pregare in gruppo!
[7] In quest’università dovete coltivare la salute fisica e l’equanimità mentale, oltre che lo studio ed il profitto. Una mente sana è la premessa per un corpo sano; ne vediamo un chiaro esempio in Indhra Dhevi del Messico, che imparò Yoga in India allo scopo di ricavarne benefici fisici e spirituali. Guardate com’è attiva, energica e gioiosa, nonostante la sua età! L’unica Vidyâ, la sola scienza che può salvare e sostenere l’uomo, sbattuto qua e là dal mare della vita, è l’Âtmavidyâ, la scienza del Sé. L’arte del vivere deve servire ad ottenere la Liberazione; tale scienza è una caratteristica speciale di Bhârat, ecco perché l’India è stata da sempre considerata Maestra dell’umanità. Deve riconquistare il suo antico ruolo, nonostante l’apatia della popolazione e l’attitudine miope dei suoi governanti. Il Dio che si trova nella goccia di rugiada e nella stella, nello scienziato e nell’atomo che studia, può esser visualizzato solo da una coscienza interiore purificata. Solo la lingua può gustare il dolce, ma quando è sana. Allo stesso modo, solo una pura coscienza può riconoscere la grandezza e la gloria di Dio. Purificatela con la ripetizione costante del mantra “So-Ham” (Egli è me – io sono Lui), in modo che Egli ed io si fondano insieme e solo Lui rimanga. Soffermatevi su questi pensieri Divini; impegnatevi in attività che siano d’adorazione di Dio, allora riceverete “punti” in abbondanza: sono questi i voti che Io apprezzo di più, e non le note di biasimo del Rettore e dei Professori.
(Ananthapur, 5 Settembre 1968.Università femminile Sathya Sai.)