Io vi ho radunati tutti qui oggi per potervi dire qualcosa sull’attitudine che dovete coltivare quando fate servizio volontario a Nilayam. Io Stesso vi ho selezionati allo scopo e già questo è un raro privilegio. Tra le persone giunte a migliaia per l’Upanayanam (cerimonia dell’iniziazione) e per la Festa di Shivarathri molte sono quelle che hanno pregato con tutto il cuore di poter avere questa possibilità ma voi avete attratto il Mio sguardo e soltanto voi siete stati scelti.
Preparazione al volontariato
Devo dirvi che il volontariato non è solo un impeto momentaneo e non può essere svolto bene senza una profonda disciplina, lungo allenamento ed umiltà. Non potete essere pronti per questo compito all’improvviso, non appena vi viene appuntato il distintivo sulla camicia. Krishna spiegò i motivi dei Suoi ordini
Innanzitutto dovete essere consci del valore del comando (ajna), che, per quanto Mi riguarda, è più una direttiva che un ordine. La Gita era l’ajna di Krishna, sebbene Egli l’abbia corredata di copiose spiegazioni sulle motivazioni (che l’hanno originata). Arjuna accettò di essere un prapanna (arreso alla Sua volontà). Perciò Krishna non aveva bisogno di discutere con lui né di verificare che egli fosse persuaso della correttezza delle Sue ingiunzioni. Tuttavia, affinché Arjuna potesse combattere con tutto il cuore, Egli gli fornì le ragioni che giustificavano il piano che Egli aveva progettato per lui. In egual modo, anch’Io voglio che sappiate perché desidero che agiate in un modo particolare e perché non gradisco che vi comportiate in altra maniera. Sai è in tutti
Poi, dovete sviluppare Amore (prema) per tutti. Non pensate che un volontario sia una persona superiore, più devota degli altri, non guardate gli altri dall’alto in basso, come se fossero seccature o motivi di disturbo. Se avete Prema per Me, avrete Prema per tutti poiché Sai è in tutti. Voi cantate in un bhajan: ‘Antha Sai mayami i jagamantha Sai mayam’ (tutto questo è pieno di Sai, il mondo è pieno di Sai). Allora, come potete amare soltanto questo Sai? Sulle pareti di questa sala delle preghiere avete molte fotografie di Swami, le venerate e pensate che ognuna di esse sia Me. Se qualcuno vi parla male di una qualunque di queste foto non vi piace, non è vero? Voi state in piedi davanti ad una foto ed esclamate con gioia: “Oh, Swami!” Ricordate che ogni essere è la Mia immagine perché ogni essere è Me! ‘Anthâ Sai mayam’. Non è vero? Perciò, se trattate qualcuno aspramente, state trattando aspramente Me!
I sei doveri di ogni capofamiglia (grihastha)
Questa è casa vostra e tutti coloro che si sono riuniti per queste sacre feste sono tutti vostri ospiti (athithi) o vostri parenti. Un capofamiglia ha sei doveri da compiere quotidianamente: le abluzioni, le adorazioni del mattino, del mezzodì e della sera, la ripetizione del nome di Dio, l’offerta di oggetti rituali al fuoco sacrificale, l’adorazione rituale del Signore e l’ospitalità verso gli ospiti (snaana, sandhya, japa, homa, puja e athithiaa sathkaar). Dovete fare attenzione a che gli ospiti vengano trattati con spirito di calda accoglienza. Voi siete dei sevaka, dediti al servizio. Servizio ed equanimità
Che le persone da voi servite vi ringrazino o vi denigrino, dovete compiere volentieri il dovere assegnatovi perché state servendo voi stessi e non loro, ricordatelo! Che siano mazzi di fiori o pietre, accettateli con la stessa calma. Solamente coloro che si identificano con il corpo esultano o si offendono. Voi dovete identificarvi col dehi (il Sé), non col deha (corpo): ciò vi darà la forza di servire al meglio. Servizio con buoni sentimenti
Mentre fate il vostro dovere, non state a discutere se questo o quel particolare è di vostra competenza o meno, non siate pignoli sui limiti e confini. Sostenetevi l’uno con l’altro, integratevi reciprocamente in gioiosa cooperazione, datevi forza a vicenda. Comportatevi come un satsang (assemblea spirituale) ideale, infondendovi energia ed entusiasmo reciprocamente. Ciò non significa che dobbiate sopportare un peso maggiore di quello assegnatovi. Non interferite in modo pesante nel lavoro che gli altri stanno svolgendo e non criticateli in modo scontroso. Siate degni della condizione di individui collegati a Prasanthi Nilayam. Non vi sia spazio, nei vostri cuori, per la malizia, l’invidia e nemmeno per la competizione; diffondete intorno a voi l’atmosfera di Prasanthi (Pace)! Non correte in giro piombando sugli altri a scoprire delle colpe che non esistono. Questo è un entusiasmo maldiretto. Osservate le regole di Prasanthi Nilayam
Non fate nulla che turbi la quiete altrui proprio perché sapete quanto la calma e la serenità siano importanti per voi. Mi auguro che ne siate consapevoli. Comportatevi con gli altri come desiderate che essi si comportino con voi. Questa è la misura del vostro amore. Cercate gli anziani seduti fuori dall’auditorium sotto il sole o nell’oscurità perché troppo deboli per farsi spazio verso le prime file. Cercate coloro che sono deboli di vista o di udito e conduceteli gentilmente vicino al palco facendo loro spazio e chiedendo ai più giovani di render liberi i loro posti per cederli ad essi. Non dovete rivendicare alcun privilegio particolare nella sala dei bhajan né nell’auditorium per il fatto di indossare questo distintivo. Chi prima arriva ha diritto di scelta, non mettetevi a discutere e non fate scenate. Lasciate che la gente quando arriva si sieda quietamente dovunque ci siano posti disponibili. Ognuno deve guadagnarsi un posto e reclamarlo non nell’auditorium, ma nel Mio cuore. Non pretendetelo in queste sale di mattoni e calcina! Nelle regole di Prasanthi Nilayam è sancito che coloro che arrivano dopo che i bhajan o il discorso sono iniziati non devono distogliere l’attenzione di quelli che sono assorti in essi cercando posti liberi nelle file davanti. Fate che questo sia rispettato rigorosamente. Una volta iniziato un programma, nessuno deve fare alcunché per distrarre l’attenzione. Voi siete venuti qua, lontano dai parenti e dagli amici, desiderosi di elevarvi e progredire spiritualmente. Perché dovreste scivolare in vecchie abitudini che alimentano odio ed egoismo? I volontari non devono aspettare che siano le occasioni di servizio ad arrivare fino a loro, devono cercarle essi stessi rimanendo vigili e pronti. Allora le potranno trovare ovunque. È il cuore di pietra ad accecare l’occhio davanti al dolore che affligge il prossimo. Cercate le occasioni per servire. Io ho dato disposizione a tutti i residenti dell’ashram di controllare in tutto il vicinato, come primo dovere quotidiano, se tutti stanno bene. Questo non è soltanto un fatto di cortesia ma un genuino segno d’Amore. Tra le migliaia di persone che si sono riunite qui, ve ne sono molte che sarebbero grate di avere qualche aiuto, una mano gentile che li porti a mangiare o li guidi sotto un riparo, al fiume o al mandir, nell’auditorium e all’ospedale. Parlate loro con gentilezza ed offrite loro il vostro aiuto. Non Mi vedete, non Mi udite mentre Mi muovo fra loro? Io parlo gentilmente ed amorevolmente perché li amo ardentemente, nonostante tutti i loro difetti! Perché voi dovreste essere aspri e rudi? Non esiste parentela tanto stretta quanto quella creata dalla spiritualità. Le relazioni familiari non sono basate così saldamente sull’identità di scopi ed uguaglianza di sforzi. Voi siete uniti da legami più durevoli e piacevoli. Fate che queste persone tornino a casa esultando per aver scoperto che a Prasanthi Nilayam hanno trovato parenti che li rispettano e li amano come nessuno dei loro consanguinei ha mai fatto! I volontari devono rinunciare alla vita comoda
Ora dovete comprendere che il distintivo che vi ho dato non è un passaporto per la vita facile ma significa routine laboriosa, rinuncia alle comodità ed accettazione del lavoro duro, del dormir poco e del sacrificio. Se siete abituati ad una vita facile, siete inutili come volontari e per qualunque altra cosa. Riducete i vostri bisogni al minimo, non cedete alla tentazione di portarvi dietro una radiolina per ascoltare quella roba snervante. Esaminate la vostra stanza, il tavolo, l’armadio e i cassetti e scoprite tutte le cose superflue che avete accumulato. Le avete acquistate perché le avete viste agli altri e avete pensato che, se non le aveste avute, vi sareste sentiti sminuiti nei loro confronti. Il desiderio sciocco di esser considerati moderni e di seguire la moda vi ha fatto raccogliere oggetti ed abitudini inutili. L’uomo può essere felice con molto meno di quanto voi sembrate pensare che sia essenziale. Quando possedete qualcosa per un po’, vi sembra indispensabile e non sapete più vivere senza di essa. Come il baco da seta, vi tessete un bozzolo intorno per capriccio. Non permettete che aumentino le abitudini costose, costose sia dal punto di vista materiale che spirituale. Osservate le vostre simpatie ed antipatie con occhio vigile e rifiutate tutto ciò che minaccia di ostacolare il vostro cammino spirituale. Il distacco è chiamato generalmente vairagya ossia “assenza di raga o passione”. Esso è una preziosa qualità spirituale che, per sostenervi, deve fondarsi sulla saggezza (jnana). Qui avete l’immagine in argento di Sai Baba di Shirdi. Quando pensate all’argento, alla sua raffinatezza, al costo, etc., non vedete Sai; quando pensate a Sai, ai Suoi miracoli, ai Suoi giochi Divini, l’argento sparisce! Il ruolo del volontario è una chiamata al miglioramento personale. Se al tempio di Tirupathi, davanti all’idolo di Venkateshvara, pensate alla pietra, al suo colore, alla sua struttura geologica e al suo peso, nella vostra mente non può esserci la Divinità. Riempitevi del pensiero del Signore dei Sette Colli e non ci sarà più pietra davanti a voi! Allo stesso modo vedete il Brahman (l’Eterno Assoluto) ovunque, in questo tappeto, in questo asciugamano, in questo vaso, in questa parete, e sarete pieni di conoscenza spirituale, jnana. Non ci saranno attaccamenti. Questo è il Sarvam brahma mayam, “Tutto è pervaso dalla Divinità”, traguardo di ogni pratica spirituale (sadhana). Non disperate, cominciate a praticare da adesso in poi, un passo alla volta. Cercate almeno di percepire ogni cosa come Sua, offriteGli tutto, fate tutto come se lo steste facendo per Lui, lasciate tutto a Lui. Siate uno strumento; uno strumento non ha preferenze o avversioni. Siate soltanto un utensile, un utensile efficiente. Diffondete sempre gioia e non riempite le orecchie altrui con i vostri racconti di disgrazie e preoccupazioni. Abbiate sempre il sorriso sulle labbra in modo che chiunque vi veda ne tragga allegria. Se parlate agli altri del vostro successo, il vostro fine è di suscitare la loro invidia. Non dovete soltanto amare gli altri ma essere così buoni da far sì che gli altri vi amino. Cercate di consolare, di incoraggiare, di infondere forza e di illuminare coloro che sono infelici, scoraggiati, deboli e male informati. Preparatevi a questo ruolo in cui venite inseriti ora. Questa occasione che vi ho dato, di darvi da fare qui come volontari, è un richiamo al miglioramento personale e della pratica spirituale (sadhana). Con le migliaia che sono assetati di questa possibilità, pensate a come siete fortunati e a quanto è grande la vostra responsabilità. Quando aiutate qualche aspirante a fare meditazione indisturbato, ne ricavate non soltanto gratitudine ma anche una partecipazione al merito. Ad esempio, quando alle quattro e mezza suona la campana, una madre potrebbe affrettarsi per il canto della Om lasciando il figlio nel capannone. Se il bambino si sveglia e comincia a piangere, una volontaria, senza chiamare la madre e farla uscire, può calmarlo sul suo grembo con una dolce ninnananna attendendo che ella torni. Servite gli altri con gioia, non con aria di superiorità o con una smorfia di disgusto sul volto. Dimostrate loro che siete sinceramente contenti della possibilità di essere utili. Servite gli altri volentieri
Non assumete atteggiamenti o arie di superiorità! Se vi limitate a dire “Parlate piano!” o date simili ordini perentori, voi state trattando gli altri con superiorità e disdegno. Bisogna anche far loro comprendere i motivi. Spiegate che il silenzio è proprio il primo gradino della scala della disciplina spirituale, che è il segno distintivo di Prasanthi Nilayam, che devono imparare a trasformare ogni luogo in cui sono in una Prasanthi Nilayam, che parlare ad alta voce disturba chi pratica la ripetizione del Nome o la meditazione o la preghiera, che il rumore genera altro rumore. Questa è un’officina in cui menti e cuori danneggiati vengono per essere riparati o revisionati. Nelle officine ci sono il battito del martello, il rumore delle ruote, il rombo dei motori e lo sferragliare delle catene; in questa si deve udire solo il sussurro del Nome di Dio. Dopo aver sostituito delle parti e passato una mano di vernice fresca, le macchine escono dall’officina come nuove e corrono per miglia e miglia senza difficoltà o problemi. La gente deve considerare anche questo luogo come un’officina per persone logorate dal viaggio, spossate o sul punto di intraprendere un lungo cammino.
Prashânti Nilayam, 24 febbraio 1965