Questo giorno è profondamente sacro. Questo è il giorno in cui venne accesa la prima luce, la Luce che da allora non ha mai tremolato e che mai vacillerà, sebbene i mondi possano cambiare e le ere possano aver termine e ricominciare di nuovo: si tratta della Luce della Saggezza che distrugge la notte dell’ignoranza. Quindi, questo è il giorno della celebrazione eterna in tutta la terra di Bhârat, è il giorno della gioia per tutta la gente pia. Gli altri, naturalmente, non sono interessati a questa festa della Beatitudine.
Ricordate il Guru Primevo
Vyâsa è il benefattore artefice di tutta questa gioia. Senza dubbio, egli è il Guru Primevo di tutti coloro che camminano sul sentiero di Dio. Vyâsa ha piantato e nutrito il seme del teismo attraverso i Testi Rivelati (Shruti), i trattati religiosi (Shâstra) e i Testi scritti dai Saggi (Smriti): i Veda, il Mahâbhârata e la Gîtâ. Egli dette al mondo la filosofia del lîlâ divino, l’idea dell’Âtma fondamentale immanente ovunque e il segreto di questa creazione mutevole. La letteratura sacra sorta dai suoi sforzi è la vera e propria testa nonché corona del teismo, per cui egli è l’insegnante universale dell’umanità. Vyâsa Pûrnimâ è, quindi, il giorno in cui l’uomo deve ricordarlo con gratitudine. Vyâsa visse all’incirca intorno al 3800 a.C. Egli era nipote di Vashishta, figlio di Parâshara e padre di quella gemma celebre fra i rishi, il famoso Shuka. Si dice che sia stato una parte (amsa) dello Stesso Vâsudeva, venuto in forma umana per insegnare all’uomo le vie del Signore. Dato che raccolse i Veda e ne elaborò gli insegnamenti in molte opere, egli è conosciuto come Vedavyâsa. Il suo nome, rispettato e ricordato dai discepoli, ci rammenta anche la sua relazione con Vâsudeva. La storia della sua vita è una serie di strani miracoli. Sebbene essa possa apparire mediocre, e persino strana a un comune osservatore, per coloro che indagano più a fondo è dolce e significativa perché così era stata progettata dal Signore. Le azioni vengono dettate dalle esigenze derivanti dalle necessità, dalla natura e dal cambiamento, e per questo motivo hanno forme svariate, ma si deve cercare di afferrare lo scopo e il principio che sta dietro di esse. Vyâsa nacque da Parâshara e Satyavati, la figlia di un barcaiolo del Gange. Il bambino crebbe col padre. Iniziato alla missione per cui era venuto, si riunì alla madre, recitò la sua parte nella crescita del lignaggio dei Pândava e infine raggiunse il Vâsudeva da cui proveniva. Egli era venuto da Vâsudeva, annunciò al mondo i lîlâ (giochi divini) di Vâsudeva e si unì a Vâsudeva… Questo fu il lavoro della sua vita. Ma ci si può chiedere: qual è la connessione fra questo giorno e la vita e il lavoro di Vyâsa, il Saggio dei Saggi? Per coloro che cercano di attraversare il Bhâvasâgara (l’oceano del samsâra), il guru è la vera e propria nave. Chi è il guru, allora? Non ogni persona che istruisce, non ogni studioso che abbia dimestichezza con le Shâstra. Privo di qualsiasi traccia di lussuria, avidità o ira, e pieno di tutti i tratti della retta condotta, il guru deve percorrere il sentiero delle Shâstra. Solo una persona siffatta merita di essere accettata come guru. Inoltre egli deve avere la capacità di suscitare nel discepolo la fiamma della Conoscenza (Jñâna) per dissolvere l’oscurità della sua ignoranza e deve evitare di trascinarlo giù nel samsâra con qualche parola detta senza pensare. Il guru è conforme al suo ruolo solo se dà al discepolo il mantra e il suo significato, e lo istruisce sulla Realtà Fondamentale. Alla comunità umana che lottava nell’oscurità, inconsapevole del Divino, Vyâsa portò il fulgido Messaggio del Signore, che disperse la notte e accese la lampada della saggezza nel cuore dell’uomo. Esso stabilì l’era del Nâmapârâyana (la recitazione del Nome di Dio), dell’elevazione dell’uomo tramite la ripetizione costante del Nome del Signore. Egli è quindi il Guru per eccellenza di ogni uomo.
Pûrnimâ significa Illuminazione
Oggi, inoltre, è il giorno di luna piena (Pûrnimâ). La luna (la mente), che viaggia nel firmamento del cuore, risplende oggi in piena gloria non offuscata dai desideri dei sensi e libera dai segni dell’impulso e della passione. In questo giorno la luna ricorda quella del Paramâtma che è piena, limpida e senza macchie. Vyâsa, per primo, rivelò il segreto che bisogna conoscere per rendere la mente (manas) chiara e piena in tutti come la luna in un giorno di luna piena. Per questo motivo, qualsiasi teista (âstika) deve rifiutare di sentirsi appagato da una festa e da una fugace commemorazione di Vyâsa; egli deve invece sforzarsi di portare l’insegnamento nel campo della propria esperienza e impiantare nel terreno del proprio cuore il seme del Nome (Nâmabîja) concessogli dal guru, annaffiarlo con l’Amore (Prema), recintare il germoglio per mezzo di una fede stabile (shraddhâ), nutrirlo con il fertilizzante della contemplazione (smarana) e, quando l’albero del mantra è cresciuto, cogliere il frutto della Beatitudine Divina (Ânanda) e gustarne la dolcezza. Che egli possa aver successo in questa impresa! Non abbiate dubbi sul fatto che oggi tali guru siano disponibili: il Guru è uno, non molti. Essi possono sembrare molti, ma traggono il loro potere da un’unica fonte. Fare distinzioni fra il “mio guru ” e il “tuo guru ” significa sostenere le fazioni. Il coltivare l’armonia e l’unità è alla base della Beatitudine (Ânanda); la fazione produce l’inquietudine. Solo coloro che sono liberi dalle faziosità e hanno mutuo rispetto e tolleranza possono fregiarsi dell’appellativo di Shishya. Questi soltanto meritano la grazia del guru.
Guadagnatevi la Grazia del Guru
La grazia del guru può essere ottenuta solo mediante l’acquisizione di determinate virtù. Ci si deve liberare della lussuria, dell’ira e dell’invidia; si deve avere Amore (Prema) per tutti, piena fede nel mantra a cui si è stati iniziati dal guru e un ardente desiderio di realizzarne in pieno il significato. Si deve avere inoltre fermezza nella disciplina necessaria per averlo, disciplina che va mantenuta persino nell’afflizione estrema. Queste sono le virtù che devono essere coltivate o almeno si deve fare un tentativo sincero per progredire in questa direzione; questo è il marchio del vero aspirante spirituale (sâdhaka). Molti aspiranti, nella loro ansietà di ottenere risultati veloci, hanno cercato un guru in tutta fretta e, avendone scoperto in seguito i difetti, stanno lottando e soffrendo perché non possono né rinunciare al guru né gettar via il mantra. Il loro destino è simile a quello della rana che non può essere ingoiata dal serpente né sfuggire alla sua presa. Ma le persone in tali condizioni non devono disperarsi: quale che sia il guru, il mantra che egli ha dato è relativo al Signore, non è vero? Accrescete la vostra fede nel Nâma, rispettatelo in quanto dono del Signore e andate avanti; così dimenticherete molto presto i difetti del guru. Neanche coloro che non incontrano il guru giusto devono sentirsi depressi; fate che abbiano fede nel fatto che il Signore è il loro guru, la loro madre, il loro padre, il loro Dio. Adottando il Nome e la Forma che maggiormente vi ispirano, praticate la sâdhanâ con intento puro e privo di egoismo. Perciò, aspiranti spirituali (sâdhaka) e Incarnazioni dell’ Âtma! Non sprecate il tempo a voi concesso! Offritelo a Keshava (un Nome di Krishna) che è l’Incarnazione del tempo (Kâlasvarûpa). Sappiate che lo svegliarsi dal sonno ogni mattina non è che un’altra nascita e andare a dormire la sera non è che un altro nome per la morte. Al mattino, nello svegliarvi dal sonno, pregate:
“O Signore! Sono nato ora dal grembo del sonno. Sto decidendo di svolgere tutti i miei compiti di oggi come offerte a Te e avendo Te sempre presente nella mia mente. Rendi sacri e puri i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni, fa’ che io non causi dolore e sofferenza a nessuno e che anch’io non ne abbia; guidami in questa direzione.”
E la sera, quando entrate nei cancelli del sonno, pregate:
“O Signore! I compiti di questa giornata, il cui carico ho posto su di Te, sono passati. Tu mi hai fatto camminare come ho fatto, Tu mi hai fatto parlare come ho fatto, Tu mi hai fatto pensare come ho fatto. Perciò, eccoli qui, tutti i miei pensieri, le mie parole e le mie azioni, posti ai Tuoi Piedi come offerte. Il mio compito è svolto: sto tornando di nuovo a Te.”
Adottatele come preghiere giornaliere. Questo è il (Mio) regalo per il Guru Pûrnimâ a tutti voi.
Prashânti Nilayam, 8 luglio 1960 Celebrazioni del Guru Pûrnimâ
(Tradotto in italiano dalla versione inglese pubblicata sul Sanâtana Sârathi del luglio 2007)