Discorsi Divini
9 Settembre 1958 – Educazione dei sensi e delle emozioni
9 Settembre 1958
Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba
Educazione dei sensi e delle emozioni
[1] Fino ad un’ora fa gli organizzatori di quest’incontro erano in ansia perché temevano che non potessi arrivare. Si erano già rassegnati ed erano febbrilmente alla ricerca di un programma alternativo in quanto era giunta la notizia che il fiume Godāvarī era in piena ed Io mi trovavo a Rajahmundhry. Temevano che non riuscissi ad attraversarlo e a dirigermi verso sud in tempo per questo appuntamento. Dal momento che ho acconsentito ad annunciare la Mia presenza alla cerimonia, avrebbero dovuto dedurre che le acque si sarebbero ritirate e che sarei arrivato per tempo; una volta data la parola, le cose devono accadere di conseguenza: non abbiate dubbi al proposito. Come le onde furiose si placarono dinanzi a Rāma, così le acque del fiume in piena si sono ritirate in tempo per Me. Siamo partiti da Chebrole la scorsa notte alle 23 ed abbiamo raggiunto Nuzvid poco prima dell’alba. Da lì abbiamo viaggiato in automobile tutto il giorno, senza mai fare una sosta e senza rallentare neanche quando Kumārarāja ed altri mi sono corsi incontro nei pressi del ponte alla periferia della città; questo perché ero determinato ad essere qui per le 17 come avevo promesso. Lasciate che vi riveli che gli organizzatori si sono lasciati confondere da voci secondo cui ero stato bloccato e non potevo essere raggiunto né per posta né con un telegramma e neanche telefonicamente. Credetemi, nulla può ostacolarmi, la Mia volontà prevale sempre. Quelli che hanno fatto circolare le voci che ero stato bloccato dal fiume in piena ignorano la Mia Realtà.
[2] Nulla può trattenermi, agitarmi o gettare ombra su di Me, che sono disceso in questa forma umana: siatene certi. Neanche un capello mi può essere torto dalle forze della calunnia, del sospetto o dell’ignoranza. La Mia volontà prevale sempre; la Mia opera si realizzerà; la Mia missione avrà successo. Sono venuto ad illuminare i cuori umani con la Luce Divina ed a liberare l’uomo dall’illusione che lo trascina lontano dal sentiero della pace, da quell’equanimità perfetta che deriva dalla realizzazione. Questa scuola è legata al fratello scomparso di Rāja Saheb, un uomo che era concentrato sul Mio nome anche negli ultimi istanti di vita; per questa ragione ho accettato di inaugurarla. Noto che il suo nome, un insieme di appellativi di Dio che ne rievocano la gloria, è stato ridotto ad una serie di iniziali che mancano di fragranza, di sapore e di significato; questo non è certamente corretto. Perché privare un nome della sua aurea, amputandogliela o cancellandola? Una tale sequenza di lettere, usata forse per praticità, mi sembra più complicata del suo vero nome che, sebbene lungo, ricordava la magnificenza e lo splendore del Signore. Ecco perché i sacri testi da sempre esortano gli uomini ad usare questi nomi in modo che, quando vengano pronunciati, possano evocare la dolce e splendida immagine del Signore.
[3] È davvero un bene che adesso le ragazze di questa cittadina abbiano una Scuola Superiore; apprezzo tutti gli sforzi da voi compiuti per avviarla e noto che sia l’edificio sia le attrezzature sono soddisfacenti. Benedico tutte le ragazze che studieranno qui o altrove poiché tutte le scuole sono Mie, sia che le inauguri personalmente o no, affinché possano coltivare fede nel Dharma e mostrare comprensione verso tutti. Bhārat, l’India, dovrà ancora una volta assurgere al ruolo di guida dell’umanità intera, perciò i ragazzi e le ragazze di questo paese devono avere un carattere irreprensibile e condurre una vita improntata ad una rigorosa disciplina morale. Bhārat è una parola che deriva da Bhagavān e rati (costante attaccamento a Dio) e sta ad indicare persone dedite al servizio ed all’edificazione del Divino nell’uomo. Per tale ragione dovete apprendere anche le antiche discipline che dominano gli istinti, controllano gli impulsi e assicurano stabilità di carattere, oltre all’istruzione che potete ricevere in analoghe scuole e che aiuterà alcune di voi a guadagnarsi da vivere e conferirà a tutte voi un certo lustro e decoro. Queste cose sono necessarie per il vostro bene, per non parlare poi del ruolo che Bhārat dovrà svolgere.
[4] Shikshana, l’educazione, è un processo in cui l’insegnante e l’allievo collaborano; ne deve risultare un’esperienza gradevole per entrambi, un impegno utile ed incoraggiante. Il termine kshana significa ‘un secondo’, ed Io voglio che impariate una buona lezione ogni secondo della vostra vita scolastica. Per esempio, quando l’insegnante entra in classe, gli allievi lo devono salutare: questa è una lezione di umiltà e di rispetto per la sua età e cultura, ma anche di gratitudine per il servizio reso. L’insegnante, dal canto suo, deve fare in modo di meritare la stima degli allievi affidati alle sue cure, lavorando sinceramente e rendendo un servizio altruistico. Gli studenti non devono rispettare gli insegnanti per paura, bensì essere mossi dall’amore; a loro volta gli insegnanti non devono adottare metodi che incutano paura o terrore. L’educazione è un processo lento, simile allo schiudersi di un fiore la cui fragranza si fa più intensa e percettibile con il silenzioso sbocciare, petalo dopo petalo.
[5] Lo sbocciare sarà facilitato se l’insegnante è un valido esempio di discernimento, umiltà e perspicacia, invece di essere soltanto impegnato nel compito puramente ripetitivo di insegnare o di dare lezioni private per gli esami. Il migliore aiuto di un insegnante è l’esempio, non il precetto. In questa scuola per ragazze bisogna evidenziare il valore del carattere, poiché caratteristiche quali la modestia e la devozione per Dio sono i veri gioielli della femminilità. Le donne preservano i valori tradizionali della nostra cultura e mantengono la nazione in equilibrio; se dovessero fallire, credetemi, ci sarebbe carestia e non certo abbondanza. Orientate, dunque, i vostri sforzi educativi alla formazione del carattere degli studenti; solo allora su quella base potrete erigere con fiducia la sovrastruttura di un programma scolastico. Gli studenti devono apprendere il segreto di una vita felice e di un’amabile collaborazione con gli altri membri della comunità. I doveri verso sé stessi, la propria famiglia e la società devono essere compiuti con gioia ed intelligenza, perché solo così la vita sarà armoniosa e proficua. Rinnovare e riformare l’educazione fa parte della Mia Missione e fra non molto mi troverete impegnato in questo compito, perciò sarò pronto a rimproverare coloro che si limitano a fare soltanto lunghi discorsi altisonanti su come ricostruire e preservare i valori spirituali.
[6] Nel paese le donne sono le artefici della vita familiare, perciò questa scuola è un’istituzione fondamentale, anzi essenziale per la vostra cittadina. In questa terra la donna è onorata come Lakshmi, la Dea della prosperità del focolare, come la compagna nel pellegrinaggio verso Dio e la realizzazione, ed ancora come la signora della casa. Quando le donne di una nazione sono contente, sane e sante, gli uomini di quel paese saranno forti, onesti e felici. Tyāgarāja ha cantato nei suoi versi che anche gli eroi più arditi avevano ceduto ai desideri delle donne, quindi ogni donna svolge un ruolo fondamentale nell’elevazione individuale e sociale. Per questa ragione non sovraccaricherei troppo le ragazze con uno studio minuzioso dell’America, dell’Australia o della Germania, ma preferirei piuttosto che apprendano la tecnica della calma mentale, dell’armonia sociale, del servizio e dell’accontentarsi dal punto di vista economico. Fate in modo che esse sviluppino il timore della menzogna e degli errori morali: tutto ciò è ancor più importante dell’essere timorati di Dio. Lasciate che le ragazze sperimentino la gioia del servizio ai bisognosi, offerto senza aspettarsi alcuna ricompensa per la comprensione mostrata. Insegnate loro ad accantonare l’egoismo che avvelena persino l’opera dei veterani del servizio, i quali vanno in giro proclamandosi fondatori e promotori dell’assistenza ai poveri o agli invalidi di questa o quella istituzione. La gioia che deriva dal servizio è l’azione stessa, ed il suo frutto è l’eliminazione dell’egoismo, non il suo accrescimento.
[7] Le studentesse di questa scuola, in futuro, assumeranno il ruolo glorioso e di grande responsabilità della maternità; perciò gli insegnanti delle scuole femminili hanno un compito importante da svolgere: plasmare la storia futura del paese. La madre è la colonna della casa, della società, della nazione e quindi dell’umanità stessa. Le madri devono conoscere il segreto della pace mentale, del silenzio interiore, del coraggio spirituale, dell’accontentarsi, che è la più grande ricchezza, e della disciplina spirituale in quanto conferisce gioia duratura. La madre deve insegnare ai figli il valore della ripetizione del nome di Dio e della pulizia mentale e fisica. Dovrebbe essere simile alla madre descritta in una storia narrata da Vivekānanda, la quale esortava il figlio ad invocare Krishna quando andava a scuola da solo e doveva attraversare il bosco. Il padre e la madre devono integrare a casa l’educazione impartita dagli insegnanti a scuola; devono informarsi sulle lezioni che il figlio ha ricevuto e fare attenzione che il loro comportamento ed i loro consigli non siano in conflitto con ciò che il bambino ha appreso dall’insegnante che tanto ama.
[8] Gli insegnanti ed i genitori devono fare in modo che durante questi anni formativi i bambini apprendano buone abitudini e buoni atteggiamenti. Ciò che si legge sui libri va meditato, ripensato con calma e riflettuto in silenzio; questo è un ottimo esercizio per favorire lo sviluppo intellettuale e per acquisire la pace mentale. L’istinto a polemizzare e litigare per ogni incomprensione deve essere disciplinato e sublimato. I bambini non devono trarre piacere dall’infliggere dolore né si deve permettere che subiscano sofferenze fisiche o angosce mentali. Devono essere responsabili della custodia e del buon mantenimento dei loro libri. Non devono godere nell’ostentare davanti ai compagni meno fortunati i loro abiti, la ricchezza o la posizione sociale. Bisogna insegnare loro a mantenere la pulizia personale e, ancor più importante, abituarli a pregare ad orari regolari. Dovete incoraggiarli ad andare a dormire regolarmente ogni sera alle 21 e svegliarsi alle 5 del mattino e, dopo essersi lavati i denti e la faccia, dovreste indurli a pregare o persino a meditare. Non crediate che ci sia tempo più avanti per pregare, quando magari si è anziani. Il momento di gettare le fondamenta di questa abitudine è ora. Anche a scuola la giornata deve iniziare con cinque minuti di preghiera, che siano però presi sul serio da tutti e non ridotti ad una formalità o ad una farsa, come accade in quasi tutte le scuole. Il minimo segno di noncuranza mostrato nel preparare la sessione di preghiera innescherà una reazione tale che i bambini si accorgeranno subito dell’imbroglio. Considerate quindi la preghiera come il vero fondamento dell’intera struttura educativa. Quando suona l’ultima ora, prima che gli alunni escano, fateli alzare con calma in modo che in ogni classe si osservi un minuto o due di silenzio. Non c’è niente di meglio del silenzio per placare le onde emotive dei vostri cuori. Gli insegnanti devono raccontare ai bambini storie edificanti di santi e di eroi ed infondere l’amore per la letteratura sacra. Se l’istituto procederà seguendo queste direttive, il denaro così generosamente offerto ed impiegato per la sua costruzione sarà stato speso bene. Sono sicuro che, in breve tempo, questa scuola diventerà un’istituzione utile ed efficiente.
Venkatagiri, 9.9.1958
da DISCORSI 1953 – 1960 (Sathya Sai Speaks-Vol.I) ed.Mother Sai Publications