11 Aprile 2005 – Comprendere lo spirito di servizio

11 Aprile 2005

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Comprendere lo spirito di servizio

Celebrazioni di Vishu e del Capodanno Tamil – 11 – 14 aprile 2005

Il 14 aprile di quest’anno ha visto, per la prima volta nello stesso giorno, la celebrazione del capodanno Tamil e di Vishnu, il capodanno del Kerala. Migliaia di devoti dei due Stati sono convenuti a Prashânti Nilayam, in questa gioiosa occasione, per “bere” il nettare del darshan del loro Signore Sai.
Le celebrazioni sono state precedute da un ritiro spirituale (sâdhanâ camp) di tre giorni dei giovani dell’Organizzazione Sevâ Shrî Sathya Sai del Kerala, che ha visto la partecipazione di circa 1300 delegati. La sessione inaugurale si è svolta l’11 aprile, nel Sai Kulwant hall, alla divina Presenza di Sai Baba.
Il professor Mukund, presidente dell’Organizzazione Sevâ Shrî Sathya Sai del Kerala, annunciava il tema della riunione, “Efficienti e Nobili Strumenti di Sai”, ed esprimeva la sua gratitudine a Baba per aver permesso ai delegati di usufruire della fortuna di trovarsi ai Suoi Piedi di loto e di assorbire lezioni che li avrebbero guidati sul sentiero della Divinità. Durante i successivi tre giorni, ai delegati sono stati rivolti discorsi, sui vari aspetti del servizio, da parte di professori veterani dello Shrî Sathya Sai Institute of Higher Learning e funzionari dell’Organizzazione Sevâ Shrî Sathya Sai.
Nel pomeriggio, nelle sessioni tenutesi nel Sai Kulwant hall, alcuni delegati si sono rivolti ai convenuti esprimendo il loro pensiero e manifestando gratitudine per aver avuto la preziosa opportunità di partecipare a tali celebrazioni.
Hanno inoltre parlato della trasformazione avvenuta nella loro vita grazie a Baba, augurandosi, con la Sua grazia, di poter mettere in pratica i Suoi insegnamenti nella vita quotidiana.
Durante queste sessioni, ai devoti è stata concessa l’opportunità di assaporare la ricca cultura musicale del Kerala grazie a rinomati artisti come T.S. Radhakrishnan e Kavalam Shreekumar, i quali hanno incantato la folla con una struggente esecuzione di canti devozionali. Nel pomeriggio del 12 aprile, i delegati presentavano una recita dal titolo “Uttishtha Jâgrata” basata sulla vita di Swami Vivekânanda, che rappresenta un’ispirazione per tutti i giovani, poiché, partito da umili origini, riuscì a diventare un maestro spirituale e un precettore di fama mondiale. Le parole del titolo riecheggiano l’esortazione rivolta dalle Upanishad che Vivekânanda spesso cantava: “Sorgete, svegliatevi! E non fermatevi finché la meta non sia raggiunta.”
I delegati hanno avuto la fortuna di ricevere il divino Messaggio di Baba durante le sessioni d’apertura e di commiato del ritiro spirituale. Le celebrazioni di capodanno, da parte dei devoti del Tamil e del Kerala, hanno avuto inizio la mattina del 14 aprile con canti devozionali dei devoti del Kerala, a cui è seguito un discorso di shrî G.K. Raman, coordinatore dello Shrî Sathya Sai Trust del Tamil Nadu. Egli ha affermato che il capodanno è per tutti un’occasione per riflettere sull’anno appena trascorso e per trarre insegnamenti dalle esperienze che esso ha concesso di vivere. Ha anche consigliato i giovani di aderire strettamente ai valori dell’onestà, dell’integrità e della sincerità e di nutrire una fede incrollabile in Dio. Ha poi espresso viva gratitudine a Baba per il dono dell’acqua potabile ai cittadini di Chennai (Madras), aggiungendo che, finalmente, Chennai può usufruire, in estate, di un regolare rifornimento idrico. Stesse riflessioni sono state espresse anche dal successivo oratore, shrî Rama Subramaniam, un avvocato veterano di Chennai, che ha affermato come gli insegnamenti di Swami, contenuti in frasi del tipo “Non si possono sempre fare cortesie, ma si può sempre parlare cortesemente”, lo abbiano aiutato nella sua vita quotidiana.
Il successivo oratore, professor Mukund, presidente dell’Organizzazione Sevâ Shrî Sathya Sai del Kerala, ha espresso la sua gratitudine a nome dei giovani del Kerala per l’amore che Baba ha riversato su di loro. Egli ha svolto una sintesi delle lezioni che i delegati avrebbero potuto portare con sé, narrando brevi episodi esplicativi. Ha raccontato, come esempio, un evento in cui Baba insegnò a un vecchio devoto l’importanza della spiritualità nella vita quotidiana. Swami aveva fatto dono al devoto di una penna. Un giorno, notò che quel devoto non l’aveva con sé e gliene chiese spiegazione; l’uomo rispose che portava e usava la penna solo in occasione di attività spirituali. Baba, allora, lo ammonì e disse: “Non fare differenze fra azioni terrene e azioni spirituali. Ogni azione deve essere resa sacra, spirituale.”
Nel pomeriggio, alcuni membri del gruppo “Sundaram Bhajan” di Chennai hanno offerto a Baba un’esibizione musicale, a cui hanno fatto seguito degli “abhang”, ovvero dei bhajan tipici del Mahârâshtra, che si cantano in lode al Signore Vitthala.
Alla fine della “performance”, Baba ha benedetto i membri del gruppo facendosi fotografare con loro.
Le celebrazioni si sono concluse con l’ ârati offerto a Baba, il quale subito dopo si è ritirato nella Sua residenza.

“Nato nel karma e cresciuto nel karma, l’uomo muore nel karma.
Esso, dunque, essendo la vera deità dell’umana esistenza,
regola tutte le fasi della vita umana.
Chi decide della gioia e del dolore è il karma.”

Fra gli abitanti della creazione, gli esseri umani sono i più elevati. È detto:

Jantunâm nara janma durlabham
“Fra tutti gli esseri viventi, la nascita come esseri umani è la più rara.”

Sono state le creature umane ad aver causato i maggiori cambiamenti nel mondo. La gioia non esiste da sola; è intrecciata con il dolore e viceversa, e l’essere umano è la causa prima di ambedue.

Per potersi definire “esseri umani”

Incarnazioni dell’Amore!
Oggi l’uomo è incapace di realizzare la sua vera natura perché dà importanza soltanto alla forma corporea. Egli ha perduto le sue facoltà di raziocinio. Dato che chiama se stesso “essere umano”, è suo dovere portare a realizzazione l’unicità dell’umanità. Una persona non può chiamare se stessa “essere umano” solamente sulla base della sua nascita e delle qualifiche ottenute con l’istruzione; in realtà, la vera umanità non si trova nei gradi accademici. Anche gli uccelli e le bestie possono essere addestrati a compiere cose straordinarie che imitano gli esseri umani. Trarre soddisfazione semplicemente dalla vuota retorica, citando le Scritture e riferendole agli altri, non fa onore all’essere umano. La vera umanità consiste nel praticare gli ideali nella propria vita e costituire un esempio per gli altri. L’uomo non ha l’autorità di insegnare gli ideali agli altri senza metterli in pratica egli stesso per primo. Nell’essere umano c’è un immenso potere divino. Egli non è semplicemente un dehadhârin (uno che ha assunto un corpo umano); è dotato di Vijñâna (Saggezza superiore), Prajñâna (Consapevolezza piena e costante) e Sujñâna (Capacità discriminatoria). Ci si aspetta quindi che canalizzi queste più alte forme di conoscenza nella giusta direzione. Prima di tutto si deve comprendere il vero significato di Jñâna . Alcuni pensano che sia la conoscenza acquisita leggendo numerosi libri. No, questo non è esatto: la vera Jñâna è la conoscenza che emerge da dentro se stessi, che viene sperimentata e insegnata agli altri. Alla fine questo arreca alla persona coinvolta grande beneficio e illuminazione. Per prima cosa si deve comprendere l’importanza del termine “qualità umana”: la qualità umana emerge dal didentro, non può essere acquisita leggendo libri di testo o ascoltando gli altri.

Incarnazioni dell’Amore!
Voi siete venuti dal Kerala e vi siete riuniti qui per acquisire Jñâna e conoscere il vero significato dei termini Prajñâna, Vijñâna e Sujñâna . La mera conoscenza dei testi, senza conoscenza pratica, dà “allergia”, mentre, se la conoscenza dei testi è trasformata in conoscenza pratica, diventa “energia”. Se desiderate sapere che cos’è la conoscenza reale (vi dico): ciò che è stato acquisito con la pratica è conoscenza reale e questa sola vi dà diritto all’epiteto di Mânavatva (Umanità).

I tre aspetti

Incarnazioni dell’Amore!
Tutto ciò che insegniamo agli altri deve essere avallato dalla pratica. Ogni cosa è reazione, riflesso e risonanza del proprio stato interiore; ogni parola che pronunciamo è la risonanza dello stato interiore; il riflesso è ciò che era stato meditato, sperimentato e messo in pratica. Il terzo aspetto, la reazione, è altrettanto molto importante. La reazione proviene dall’azione, ragion per cui le nostre azioni devono essere sempre pure e sacre. I tre aspetti, “reazione”, “riflesso” e “risonanza”, occupano una posizione preminente nella vita dell’essere umano. Oggi, qualunque cosa l’uomo impari, ricade nella categoria della risonanza, il che significa che l’insegnante comunica attingendo ai libri di testo. Questa è conoscenza libresca. La risonanza deriva dalla reazione e la reazione si trasforma in riflesso. L’unità di questi tre aspetti costituisce l’Umanità, ragion per cui un essere umano non dovrebbe sprecare il suo tempo in vuota retorica. Ogni parola che egli pronuncia deve essere preceduta da profonda considerazione e conoscenza del suo significato profondo e solo dopo ciò egli dovrebbe cercare di insegnare agli altri. Sfortunatamente, ai nostri giorni, la semplice conoscenza dei testi è considerata vera conoscenza e si spreca un mucchio di tempo ad acquisirla. La vera conoscenza dovrebbe emergere da mastaka (testa e cuore). Ci si dovrebbe pertanto purificare la testa e il cuore rimuovendone le impurità: solo allora sarà possibile comprendere le cose nella giusta prospettiva e acquisire saggezza.

Non gloriarti della tua erudizione, o uomo;
senza devozione e umili preghiere al tuo Dio interiore,
tutto l’apprendimento è solo un peso nella testa.

Conoscenza e ignoranza

Incarnazioni dell’Amore!
Può darsi che, di quando in quando, sia necessario che vi adattiate a nuove tecniche e pratiche. Oggi il mondo sta affrontando cambiamenti sbalorditivi: questi possono non avere importanza per voi, ma i tempi moderni vi richiedono l’acquisizione di numerose branche della conoscenza per stare al passo con i rapidi cambiamenti della scienza e della tecnologia che si stanno verificando in tutto il mondo. Essi, comunque, non costituiscono vera vidyâ (conoscenza). La vera educazione è quella attraverso la quale si diventa capaci di portare a realizzazione la propria natura. Avidyâ (l’ignoranza) è fonte di ignoranza. Questa è la ragione per cui non si può diventare grandi perseguendo un’erudizione profana. Bisogna sforzarsi di distinguere tra conoscenza e ignoranza: la conoscenza è ciò che permette di sviluppare il potere di ragionamento e discriminazione e di comprendere la verità, mentre l’ignoranza porta all’uso indiscriminato delle parole e a vane argomentazioni. Bisogna acquisire anche la conoscenza pratica tramite la quale si può acquisire esperienza e questa esperienza può esser divisa con gli altri. Tale conoscenza pratica e tale esperienza danno forza alla persona. Questa forza, tuttavia, non deve essere interpretata come mera forza fisica. Essa è come l’energia elettrica latente in un filo: come c’è energia elettrica in un cavo attivo, allo stesso modo nel corpo umano c’è energia latente che si manifesta in modi diversi, e che può essere utilizzata per scopi differenti come leggere, scrivere, camminare, parlare ecc. Essa non ha comunque forma, eppure viaggia attraverso il corpo di un essere umano dalla testa ai piedi. Attingendo a questa energia, un ajñânin (una persona ignorante) può divenire uno jñânin (una persona saggia).

I veri beneficiari del servizio

Incarnazioni dell’Amore!
Voi tutti siete degli studenti e continuate a esserlo per tutta la vita; pensare di aver terminato la propria educazione ed essere ora impegnati in attività di servizio è un errore. Voi non siete dei servitori che lavorano agli ordini di qualcuno; voi siete, di fatto, dei capi. Definire voi stessi operatori per qualsiasi attività di servizio intraprendiate è un errore e non dovrebbe mai accadere. In effetti, qualunque attività di servizio stiate compiendo, agite per la vostra evoluzione. Queste attività di servizio devono essere portate avanti con fiducia in sé, soddisfazione di sé, sacrificio di sé e, infine, per lo scopo dell’autorealizzazione. Così lo spirito di servizio si sviluppa dal Sé. Il servizio non è in alcun modo fatto per aiutare gli altri; voi potete pensare che, entrando a far parte dell’Organizzazione Sevâ Sathya Sai e facendo attività di servizio, stiate aiutando gli altri, ma questo non è esatto. Non dovete neanche cercare l’aiuto degli altri per queste attività di servizio; potete affidarvi alla vostra innata forza e alla vostra energia. Il potere del vostro Sé vi aiuterà in tutti gli sforzi. In effetti, i beneficiari di tutte le vostre attività di servizio siete voi, non gli altri. Il vostro Sé vi proteggerà in tutti gli sforzi.

Membri del Sevâ Dal!
Forse pensate di esser venuti qui per fare servizio, ma questo servizio non è per gli altri; voi venite qui per servire voi stessi, proprio come prendete il cibo per riempire il vostro stomaco. L’uomo intraprende ogni attività per la sua soddisfazione. Ci sono molte cose che dovete imparare in questi due giorni; discuteremo questi argomenti più tardi. Dato che questo è il primo giorno, Io vi ho parlato in dettaglio in modo che possiate comprendere lo spirito del servizio. Ci sono numerose altre cose che dovete imparare.

Petali di un bellissimo fiore

Che cos’è il Sevâ Dal? Ogni membro del Sevâ Dal è come un dal (un petalo) di un bellissimo fiore. Ci sono numerose capacità che i membri del Sevâ Dal devono sviluppare. Se piantate un alberello, a suo tempo esso diverrà un albero e produrrà fiori bellissimi anche se l’alberello in sé non è attraente. Quando la pianta cresce e genera i fiori, la loro bellezza e il loro profumo danno gioia a tutti. In un fiore ci sono molti petali; fino a che si mantengono, esso appare bellissimo. Una volta che i petali appassiscono e cadono, il fiore cessa di esistere; quindi voi dovreste essere come i petali di un bellissimo fiore. Lasciate che ognuno sperimenti la bellezza e goda del profumo del fiore di cui voi siete come petali. Ci sono ancora molte cose che devono esservi dette e Mukundan ve le comunicherà. Più tardi Io vi darò qualunque chiarimento di cui abbiate bisogno.

Prashânti Nilayam, 11 Aprile 2005
Sai Kulwant Hall
Discorso inaugurale del “Ritiro Spirituale” (Sâdhanâ Camp)
(Tradotto dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)