“Quando l’uomo nasce dal ventre della madre,
non ha ghirlande attorno al collo.
Non presenta gioielli fatti di perle, né scintillanti ornamenti d’oro
e neppure collane tempestate di gemme preziose come smeraldi e diamanti.
C’è però una pesante ghirlanda attorno al suo collo:
quella che crea Brahmâ, infilando tutte le conseguenze delle sue azioni passate,
ponendogliela al collo al momento della nascita.”
Incarnazioni dell’Amore!
Ciò che oggi dobbiamo comprendere è che nasciamo con una ghirlanda karmica attorno al collo.
Brahmâ infila ogni nostra singola azione, buona o cattiva che sia, per farne una pesante ghirlanda. Pertanto, prima di compiere qualunque azione, dobbiamo chiederci se sia buona o cattiva.
Usare i sensi in modo sacro
Per le nostre buone azioni c’è sempre una ricompensa, che vi aspiriamo o no. Allo stesso modo, non possiamo sfuggire alle perniciose conseguenze che sorgono da tutto ciò che di male vediamo, pensiamo, udiamo, esprimiamo e compiamo.
Conoscete lo scopo per il quale
vi sono stati dati gli occhi?
Per guardare, forse, tutto ciò che incontrate?
No, no! Siete dotati di occhi per poter avere
la visione del Signore del Kailâsa.
Sapete perché vi è stata concessa la mente?
Per gironzolare per stradine e vicoli?
No, no! La mente vi è stata donata
per sperimentare la beatitudine,
meditando sulla bellissima Forma e sul Nome di Dio.
Dovete quindi fare una profonda riflessione su che cosa sia bene o male, e agire in base a ciò. Nessuno può sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni.
Chiunque sia nato in questo mondo deve sperimentare sia il bene sia il male. Alcune anime nobili comprendono questa verità, sperimentano la beatitudine di conservare nella loro mente, come un tesoro, ciò che è buono e ignorano tutto quanto non lo è. Talvolta, guardando cose o persone negative, la vostra visione si inquina. In situazioni simili, dovreste immediatamente mettervi in guardia e rammentarvi che gli occhi vi sono stati concessi per avere la visione delle anime nobili e non già per guardare ogni genere di persone attorno a voi. Alcuni indulgono in conversazioni malevole e criticano gli altri. Criticare il prossimo è il peggiore dei peccati. Invece di giudicare gli altri, deplorate le vostre qualità negative. Come potete acquistare merito se criticate gli altri? Otterrete, al contrario, solo peccato.
Il mondo ha acquistato il nome prapañcha, poiché esso è la manifestazione dei pañchabhûta (i cinque elementi). L’uomo, oggi, li sta usando in maniera distorta, pensando che sia del tutto naturale per lui sfruttarli a suo massimo vantaggio. Ciò, invece, è totalmente innaturale ed empio. Potrebbe sembrare cosa buona e naturale in un primo momento, ma, in seguito, egli dovrà affrontare difficoltà insormontabili. Questi cinque elementi sono presenti in ogni essere umano sotto forma delle qualità sensoriali di shabda , sparsha , rûpa , rasa , e gandha (il suono, il tatto, la forma, il sapore e l’odore). La vostra vita sarà redenta solo quando farete uso adeguato dei cinque sensi e dei cinque elementi. Non usate mai i sensi in modo sacrilego. Oggi le persone si dilettano ad assistere a cose empie. Sono tutt’orecchi quando qualcuno indulge in vani pettegolezzi e discorsi malevoli. Non tendete mai l’orecchio a discorsi negativi, né fatevi trascinare da essi. Dio vi ha benedetto con due occhi e due orecchie, affinché possiate vedere la Sua bellissima Forma e ascoltare il Suo dolce e sacro Nome. Solo quando aderite a questi princìpi potete vivere come veri esseri umani. La nascita umana è altamente sacra.
Jantunâm nara
janma durlabham
Fra tutti gli esseri viventi,
la nascita come esseri umani è la più rara.
Essa è stata definita rara e preziosa perché, in essa, potete compiere azioni sacre. Se però non santificate i vostri cinque sensi e non fate uso adeguato dei cinque elementi, la vostra vita come esseri umani mancherà di sacralità e sarà priva di senso.
A che serve una vita simile? È, infatti, una morte vivente. È dunque davvero essenziale, per i ragazzi e le ragazze, e anche per le persone adulte, seguire il retto sentiero e far buon uso dei cinque sensi.
La vita umana è sommamente sacra. Che significato ha il termine mânava (essere umano)? Mâ significa “mâyâ”(illusione), na “senza”, va “vartinchuta” (comportarsi). Pertanto, la vera Umanità consiste nel trascendere mâyâ e seguire il retto sentiero. L’uomo non è nuovo a questo mondo: egli è antico e vi è giunto molte volte in precedenza. È una sventura che debba ancora comprendere il vero senso della vita umana nonostante abbia sperimentato un gran numero di nascite umane. Egli passa tutta la vita a mangiare, bere, dormire e a godersi i piaceri mondani. È forse questo lo scopo della vita? Anche gli uccelli e le altre bestie fanno la stessa cosa. Dunque, su quali basi l’uomo può considerarsi superiore agli animali? Se combattete i vostri simili e fate loro del male, il vostro comportamento non sarà migliore di quello degli animali selvatici; ciò non può definirsi comportamento umano. Non ritenete gli altri responsabili delle vostre sofferenze, puntando un dito accusatore contro di loro.
Gli studenti e i nobili ideali della cultura indiana
Incarnazioni dell’Amore!
Quando nascete dal ventre di vostra madre siete liberi dall’illusione, ma, una volta cresciuti, ne siete sopraffatti. Anche i vostri desideri aumentano e voi dovreste esercitare controllo su di essi; nella vita, infatti, dovrebbe esserci un limite a tutto. Invece l’uomo moderno vive la propria esistenza senza porsi alcuna limitazione. Il mondo odierno ha fornito all’uomo numerosi nuovi sistemi per rendergli la vita più confortevole. Essi lo hanno sicuramente facilitato garantendogli più agi, ma, al tempo stesso, tutto ciò lo sta avviando verso un sentiero profano e sacrilego. Vi sarete certamente accorti che, possedere un telefono cellulare, è diventata per i giovani odierni una vera ossessione.
Persino il governo incoraggia l’uso di questi “telefonini”, dato che viene ritenuto il mezzo di comunicazione più conveniente. Nessuno però indaga circa gli effetti negativi che essi esercitano sugli studenti. Una volta in possesso di un cellulare, si può parlare con chiunque, ovunque e in qualsiasi momento. Quando ai giovani viene data questa libertà, essi tendono a farne cattivo uso, rovinando se stessi. Anche bravi giovani vengono attratti sulla strada sbagliata a causa dell’uso del cellulare. Se non indirizzerete gli studenti verso il giusto cammino e non inculcherete in essi le virtù, questi strumenti e mezzi di “comfort” rovineranno sicuramente la loro mente ed essi commetteranno gravi errori. Ci vorrà poi un bel po’ di tempo perché possano correggere i loro sbagli e incamminarsi sul sentiero che porta a Dio.
Gli studenti odierni sono molto intelligenti e questa loro intelligenza dovrebbe essere adeguatamente canalizzata. Essi dovrebbero comprendere a fondo che cosa è importante per loro nella vita: è questo il genere di educazione che dobbiamo impartire. A causa, tuttavia, dell’influenza della cultura occidentale, gli studenti ricevono un’educazione non adeguata alla loro vita. Influenzati come sono dalla cultura occidentale, in loro si stanno facendo strada desideri illimitati, relazioni inutili ed essi stanno scavalcando i limiti della decenza. La cultura indiana è sommamente sacra e nobile. Essa ha palesato alti ideali che il resto del mondo deve emulare. Purtroppo gli Indiani hanno dimenticato la propria cultura e sono diventati succubi di quella occidentale. Le differenze da rispettare fra uomo e donna, per quanto riguarda i rispettivi comportamenti, sono cadute completamente nell’oblio. La storia di Bhârat (l’India) è zeppa di esempi di donne che hanno dato prova di grandi ideali.
Da tempo immemorabile, la cultura di Bhârat si è stagliata come la luce di un faro che ha illuminato il sentiero della redenzione per la gente del mondo. Di questi tempi, però, gli stessi capi non conoscono la nostra gloriosa cultura. Bhârat è la terra natale di uomini e donne assai virtuosi che compirono grandi sacrifici per tenere alta tale antica cultura. Questa è la terra in cui regnò il nobile re Harishchandra, che considerò la verità alla stregua del proprio respiro vitale. Questa è la terra che dette i natali a Sîtâ, che dette prova della propria castità uscendo illesa da un fuoco divampante. La gente d’oggi ha dimenticato gli ideali esemplificati da donne nobili e virtuose come Draupadî, Sâvitrî e Damayantî, le quali dimostrarono che le donne non sono in alcun modo inferiori agli uomini in termini di coraggio, determinazione e forza. Non si dovrebbero dunque mai disprezzare le donne; esse sono dotate di infinito potere divino.
In questo sacro Paese di Bhârat,
la vera bellezza è la tolleranza.
Il dolcissimo sentimento di questo Paese
è quello d’amore verso la propria madre.
A questo mondo, non esiste amore più grande dell’amore materno: esso è intriso d’immenso potere. Tuttavia, tale sacro principio dell’amore materno viene oggi trascurato, e le madri vengono trattate come serve. Quando i genitori diventano vecchi, dovrebbero essere accuditi con amore e premura; invece vengono mandati in case per anziani. Chi tratta male i propri genitori è destinato a subire lo stesso destino per mano dei suoi figli.
Yad bhavam tad bhavati
Come è il sentimento, così è il risultato.
Quali che siano le azioni che compite, esse vi torneranno indietro come reazione, riflesso e risonanza.
Amate vostra madre: sarete allora amati da tutti. Come è il seme, così sarà la pianta. Quindi, per prima cosa, alimentate amore sacro e altruistico.
Quando, fra le persone, ci sarà amore reciproco, tutto il mondo si riempirà d’amore. Non macchiate, però, il vostro amore di egoismo e interesse personale.
L’Amore, qualità suprema dell’essere umano
Tutto, a questo mondo, è soggetto al cambiamento eccetto la Verità. Nulla al mondo può cambiarla. L’Umanità autentica è sorretta dai due princìpi gemelli dell’Amore e della Verità. Entrambi sono indispensabili a far fiorire l’Umanità. Le persone devono aprire gli occhi e prendere atto di questo fatto; ma esse, oggi, hanno acquisito ristrettezza mentale, mentre dovrebbero aprire la mente e darsi da fare per il bene della società e della nazione nel suo insieme.
Le lampadine possono avere misure e forme diverse, ma la corrente elettrica che le attraversa è la medesima. I corpi fisici rappresentano le lampadine, mentre, il potere atmico, la corrente che le illumina. Qui ci sono diverse lampadine che illuminano questo luogo, ma, se si spegne l’interruttore centrale, la luce scomparirà da tutte le lampadine. Allo stesso modo, se si recedesse dal Principio Divino, tutti gli esseri si svuoterebbero di vita.
Krishna, nella Bhagavad Gîtâ dichiara la stessa Verità:
Mamaivâmsho jîvaloke jîvabhûta sanâtanah
“Tutti gli esseri, nella creazione,
sono manifestazioni di un frammento di Me Stesso.”
La medesima scintilla divina è presente in tutti. Dal momento che Dio afferma che voi siete parte del Suo Essere, non dovreste forse coltivare qualità divine? Non dovreste comportarvi come esseri divini? Tutti coloro che sono nati in questo mondo sono aspetti del Divino. Considerando divino ogni essere, offritegli la vostra sentita deferenza. In ciò non vi è nulla di sbagliato. Se volete avere il rispetto degli altri, dovrete voi per primi rispettarli. Dovreste amare tutti: solo in questo modo la vostra vita diventerà per gli altri un fulgido esempio da emulare. La vita umana è sommamente sacra. Il Principio dell’Amore, immanente nell’uomo, è infinito. Nessuno può descrivere il potere dell’Amore: è impossibile. L’amore terreno, invece, è limitato e decresce col passare del tempo. Prendete, ad esempio, il caso di una coppia sposata da poco. Durante la prima settimana di matrimonio, il marito non riesce a sopportare di separarsi dalla moglie neppure per un istante. Se capita che egli scorga una spina per strada, per paura che la moglie possa pungersi un piede, la tirerà, trepidante, immediatamente da parte. A un mese dal matrimonio, se vedrà una spina, dirà semplicemente alla moglie di fare attenzione e, sei mesi dopo il matrimonio, se si presenterà la stessa situazione, le griderà: “Ma hai gli occhi? Non vedi che c’è una spina?”
È questo il modo in cui l’amore terreno subisce dei cambiamenti. A causa dell’influenza dei tempi moderni, la situazione è diventata tale che le coppie sposate ricorrono anche al divorzio. In passato, invece, le persone non possedevano una mente tanto volubile: l’amore reciproco era saldo dall’inizio alla fine.
L’Amore stabile e immutabile è vero Âtma Prema (Amore Divino), mentre l’amore terreno è solo deha prema (amore fisico). Esso è macchiato dai desideri e dall’attaccamento corporeo. L’amore legato ai desideri è simile a una nuvola passeggera; solo l’Amore Divino è eterno. Perché rinunciare all’Amore eterno e spasimare per il fugace amore fisico? Persino gli anziani e i genitori non riescono a guidare i bambini sul retto sentiero. Di fatto, gli stessi anziani subiscono l’influenza dei tempi moderni più dei giovani. Gli anziani non riescono a offrire degli ideali ai giovani, e questi ultimi non si danno da fare per ottenere una trasformazione. Affermano i Veda:
Mâtru devo bhava
pitru devo bhava
âchârya devo bhava
atithi devo bhava
“Considera la madre come Dio,
considera il padre come Dio,
considera il maestro come Dio,
considera l’ospite come Dio.”
Oggi, però, non siamo in presenza di tali rispetto e amore dei figli verso i genitori. Così facendo, essi perdono anche la loro Umanità. L’uomo è dotato di puro intelletto e del senso della discriminazione. Chi usa il proprio intelletto nel modo giusto è un vero essere umano. Farsi trascinare dalle tendenze del tempo in nome del modernismo è segno di stoltezza.
Solo quando c’è trasformazione a livello individuale potrà avvenire una trasformazione a livello nazionale. Il progresso di una nazione dipende dal carattere dei suoi uomini e delle sue donne. Oggi, tuttavia, i Bhâratîya (gli Indiani) hanno dimenticato l’Umanità e stanno provando a imitare la cultura occidentale. Non è la cosa giusta da fare. Voi avete una cultura che vi appartiene ed essi hanno la loro: non imitate la cultura altrui, ma aderite alla vostra e alle vostre tradizioni. Non cambiate la vostra cultura per assecondare i vostri capricci e le vostre fantasie.
Incarnazioni del Divino Âtma ! Incarnazioni dell’Amore!
L’Amore è la vera qualità umana: consideratelo come il vostro stesso respiro vitale. Non nutrire amore equivale a non avere vita. Considerate l’amore come il fondamento della vostra vita e seguite il sentiero della verità: allora, non solo la vostra esistenza troverà compimento, ma raggiungerete anche la purezza e in ultimo la Divinità.
Ovunque siate, in qualunque situazione vi troviate, non deviate mai dal sentiero dell’amore e della verità.
Evitate di falsare la verità per soddisfare i vostri desideri. Quando dite: “Voglio questo”, date espressione a dei desideri coercitivi. Troverete soddisfazione nella vita se accetterete tutto ciò che la natura ha da offrirvi. Per contro, se trasgredirete le leggi della natura per assecondare i vostri desideri, sarete fautori della vostra rovina. Accantonate antipatie e simpatie.
Assecondare i nobili desideri della propria madre
Nascete dal ventre di vostra madre e, pertanto, dovreste esprimerle gratitudine e farvi, per lei, un buon nome.
In un villaggio nei pressi della città di Kolkata, viveva, assieme alla madre, una nobile anima di nome Îshvarachandra Vidyâsâgar. Essi erano molto poveri. La madre era solita fare lavori occasionali per ottenere magri introiti, e non avevano neppure cibo sufficiente da mangiare. La donna cucinava un roti (pane), ne dava metà al figlio e teneva per sé l’altra parte. Talvolta pativa la fame, dando al figlio tutto quel po’ di cibo che riusciva a preparare. La notte, Vidyâsâgar soleva studiare alla luce dei lampioni di strada, dato che in casa non potevano neppure permettersi una lampada. Lavorando alacremente giorno e notte, riuscì a superare gli esami. Dapprima, ottenne un lavoretto e lo stipendio che guadagnava fu sufficiente per farli vivere entrambi dignitosamente. Un giorno, la madre si stava preparando per andare a una fiera e Vidyâsâgar si rammaricò nel vederla indossare un vecchio sari. Quindi le disse: “Madre, dato che oggi è un giorno di festa, tutti indossano abiti nuovi. Perché non dovresti metterne uno nuovo anche tu?”
Ciò detto, andò al bazar, comprò un sari bianco e disse alla madre di indossarlo. Essa, però, gli disse: “Figliolo! Io ho tre desideri. Metterò questo nuovo sari solo dopo che saranno stati esauditi.
Dopo qualche tempo, Vidyâsâgar ottenne una promozione nel lavoro e quindi il suo stipendio aumentò. Un giorno, avvicinatosi alla madre, le chiese di esprimere i suoi desideri. Ella così rispose: “Figliolo, i bambini del nostro villaggio, per frequentare la scuola, si recano nella città vicina. Io soffro nel vederli percorrere distanze tanto lunghe portando in spalla pesanti carichi di libri. Ti prego, dunque: fai costruire una piccola scuola nel nostro villaggio!” Così, per accontentarla, Vidyâsâgar fondò una scuola nel villaggio, poi le chiese: “Madre, sei contenta ora?” Ella, allora, gli domandò: “Figliolo, ho altri due desideri. Mi addolora vedere le donne coprire lunghe distanze per andare a prendere l’acqua. Sarei felice se tu facessi scavare un pozzo nel nostro villaggio.”
Vidyâsâgar, immediatamente, fece scavare un pozzo, esaudendo il desiderio della madre. Dopo qualche tempo, ella gli disse ancora: “Figliolo, hai fornito acqua al villaggio e anche fatto costruire una scuola per i bambini. Ma la mancanza di strutture mediche mi procura angoscia. Ti prego, fai edificare qui anche un piccolo ospedale!” Così, per soddisfare quest’ultimo desiderio, egli fece costruire l’ospedale. La madre ne fu pienamente appagata e fu solo allora ch’ella indossò il bianco sari nuovo che il figlio le aveva comprato.
Poco per volta, il nome e la fama di Vidyâsâgar si diffusero in lungo e in largo, e migliaia di persone cominciarono a riunirsi per ascoltare i suoi discorsi.
(Swami a questo punto ha narrato un famoso episodio relativo alla vita di Vidyâsâgar, in cui si racconta come egli avesse portato la valigia di un funzionario del Servizio Civile Indiano fino al luogo in cui lo stesso Vidyâsâgar doveva tenere una conferenza, impartendo a quell’uomo una lezione di fiducia in sé e umiltà – N.d.T.).
Vidyâsâgar realizzò tutti e tre i desideri di sua madre. Anche Sathya Sai esaudì i desideri di Sua madre. (Scroscianti applausi).
Una volta, sorpresi madre Îshvarâmmâ in atteggiamento alquanto pensoso e gliene chiesi ragione. Ella rispose: “Swami, mi addolora vedere i bimbetti del nostro villaggio percorrere a piedi tutta la strada fino a Bukkapatnam per raggiungere la scuola. Ti prego, fai costruire una piccola scuola nel nostro villaggio!” Per esaudire il suo desiderio feci costruire una piccola scuola a Puttaparthi. Dopo qualche tempo, ella disse: “Swami, le persone del nostro villaggio sono assai povere e non possono pagare le spese sanitarie ai medici di Bukkapatnam, dove sono costrette a recarsi anche per lievi malanni. Perciò, Ti prego, fai costruire nel nostro villaggio un piccolo ospedale!” Così, lo feci costruire. Il suo terzo desiderio riguardava la fornitura di acqua potabile al villaggio. Ella rimarcò che le donne dovevano sopportare gravi disagi per andare ad attingere acqua dal fiume Citrâvatî che era quasi in secca. Per esaudire il suo desiderio, fornii di acqua potabile non solo Puttaparthi, ma anche i villaggi vicini. La piccola scuola che fondai è ora una grande università e il piccolo ospedale che feci costruire è diventato un ospedale di alta specializzazione.
Madre Îshvarâmmâ versò lacrime di gioia quando vide che i suoi desideri avevano trovato una superba realizzazione. Ella visse in letizia e in modo semplice ed esalò serenamente l’ultimo respiro. È dovere primario dei figli esaudire i desideri della propria madre e renderla felice.
Servite gli altri per quanto vi è possibile. Non dovete intraprendere attività di servizio che oltrepassino i vostri mezzi e le vostre capacità. Se vi accorgete che il vostro prossimo soffre, dategli conforto. Aiutatelo per quanto vi è possibile e fatelo felice. Questo è quanto Mi aspetto che oggi impariate.
In occasione del “Giorno di Îshvarâmmâ”, esorto tutti voi a mettere in pratica questi tre princìpi di servizio, a sperimentare la beatitudine e a dividerla con tutti.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahin…”)
Brindavan, 6 Maggio 2006
Sai Kulwant Hall
Giorno di Îshvarâmmâ
(Tratto da Sanâtana Sârathi , giugno 2006)