23 Novembre 2002 (Compleanno) – Purificarsi alla luce dei princìpi eterni

23 Novembre 2002 (Compleanno)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Purificarsi alla luce dei princìpi eterni

“Com’è che la luna appare regolarmente in cielo
e il sole sorge e tramonta ogni giorno senza oltrepassare i suoi confini?
Com’è che le stelle si accendono dando al cielo un senso di pace e si nascondono solo durante il giorno?
Il vento soffia e sostiene decine di milioni di vite,
senza riposare nemmeno per un attimo.
E com’è che i fiumi scorrono incessantemente
carichi di un’acqua ridente di suoni tintinnanti?
Fra le tante forme di vita esistenti in natura, com’è che, solo l’uomo,
pensa esistano differenze riguardanti la ricchezza,
ciò che attrae, le caste e le religioni?
Chi è il Signore i cui ordini dobbiamo eseguire?
L’uomo dovrebbe pensare a obbedire ai Suoi ordini.”

Esiste un obiettivo più grande

Incarnazioni dell’Amore!
Ogni essere vivente e ogni essere umano desidera e aspira alla felicità e alla pace, eppure è incapace di riconoscere la natura di prakriti (il mondo). Ogni essere vivente al mondo cerca di decifrare qual è l’obiettivo da raggiungere nella vita, ma, ciononostante, nessuno ottiene un risultato, anche se una persona su cento o una su dieci milioni continua a provare.
Riconoscendo che non è possibile realizzare questo scopo, la gente comune spende tempo lasciandosi coinvolgere dagli aspetti fisici, mondani e terreni della propria vita e trae soddisfazione sentendo che, uno stomaco pieno, occhi riposati, vestiti che ricoprono il corpo e bambini che riempiono la casa, rappresentano la superba maestosità di prakriti.
Eppure vi è un obiettivo ancora più importante e numerosi esseri viventi stanno intraprendendo varie pratiche spirituali per vivere una vita nobile piena di eterna e autentica beatitudine.

Ritam

Tra le Upanishad, la Taittirîya Upanishad tratta di come raggiungere la beatitudine permanente comparando quest’ultima a un uccello. Il nome della testa di questo uccello è Shraddhâ (sincerità, fermezza, fede), la sua ala destra è Ritam (Verità Assoluta) e quella sinistra, Satyam. Ritam e Satyam sono, dunque, le ali dell’uccello. La coda è simbolo del principio primitivo di sostentamento (Yoga) e la parte centrale del corpo è chiamata Mahâtattvam (la grande natura del Sé, la Divinità). Le membra di quest’uccello nominato nelle Upanishad sono dunque Shraddhâ, Ritam, Satyam, Mahâtattvam e Yoga, cinque parti. Non dobbiamo pensare che Ritam simboleggi solamente un’ala; si dice infatti:

“Ritam è immutabile rispetto alle tre dimensioni di tempo
(passato, presente e futuro).”

Ritam è ciò che non cambia mai nei tre aspetti del tempo. Satyam invece, in qualche misura, subisce dei cambiamenti basati sul tempo, passato, presente e futuro, ma non si esaurisce. Questo è Satyam.

Shraddhâ

C’è poi il collo dell’uccello. Shraddâ è il nome esatto che indica il collo dell’uccello ed è molto importante. Shraddhâ è importante ed è il sostegno di ogni essere vivente. Le parole Ritam e Hitam (buono o benefico) sono unite insieme e creano la parola Shraddhâ. Solo quando le due parole si presentano in questo modo la parola Shraddhâ prende forma. Anche la Gîtâ dice:

Colui che possiede la sincerità raggiungerà la Saggezza.
(Bg. 4.39)

Krishna ha detto: “Mi si conquisterà attraverso Shraddhâ”, e ha aggiunto: “Io stesso sono l’incarnazione di Shraddhâ.” Qualunque sia l’azione da farsi, qualsiasi azione debba compiersi, Shraddhâ è davvero essenziale e un uomo che non ne sia in possesso non riuscirà ad assolvere nemmeno il più piccolo compito. Nel campo della spiritualità, Shraddhâ è quindi fondamentale.

Un altro nome che indica Shraddhâ è rendere la propria ambizione (la volontà o forte desiderio di raggiungere l’obiettivo – N.d.T.) inamovibile. Ciò significa che un’azione espressa con fermezza è Shraddhâ; una fede stabile è Shraddhâ; una fede permanente è Shraddâ. Ciò che non vacilla è Shraddhâ.

Tarakam e mârakam

Le Upanishad hanno insegnato questa Jñâna (Saggezza) attraverso molte vie. La Jñâna unita a Shraddhâ è chiamata Tarakam (ciò che è immutabile). La Jñâna senza Shraddhâ trova diversi appellativi tra i quali mârakam (ciò che subisce dei cambiamenti). Ciò che possiede Shraddhâ è Tarakam; ciò che invece lo ha perso è mârakam. Gli esseri umani devono ottenere la conoscenza di entrambe (sincerità e saggezza). Ciò che è privo di Shraddhâ è mârakam: ciò che possiede Shraddhâ è Tarakam. Dovremmo sempre insegnare e propagare il Tarakam Mantra (insieme di suoni fondamentali, che si riferiscono a Râma, la cui ripetizione dona la Liberazione – N.d.T.). Questo è un importante sûtra (principio) della Taittirîya Upanishad che molte persone non cercano di riconoscere nel giusto modo.

Incarnazioni dell’Amore!
Nella Taittirîya Upanishad, la Jñâna Svarûpa (Incarnazione della Saggezza) è molto importante; essa insegna a ogni essere umano che Shraddhâ è essenziale in ogni cosa, sia essa mondana, fisica, dharmica o spirituale. La spiritualità spiega Shraddhâ così come lo fa la Taittirîya Upanishad. Quindi, quando si parla del Tarakam Mantra, (s’intende che) ciò che ha Shraddhâ è Tarakam, mentre ciò che ne è privo è mârakam.
Pertanto, ciò che è permanente, vero ed eterno in qualsiasi momento e situazione e in ognuno delle tre dimensioni di tempo, è Tarakam Mantra. Solamente quando questi cinque aspetti (le cinque membra dell’uccello) sono santificati e ripuliti da ciò che li inquina, l’uomo potrà ottenere Jñâna.
Innanzitutto bisogna riconoscere la natura di Ritam, Satyam e Mahâtattvam, perché la loro essenza è la vera Jñâna. Quindi, Jñâna non significa solamente avere familiarità con qualche libro. Non significa soltanto ripetere:

“La percezione del non dualismo è Jñâna.”

Il non dualismo è presente anche nel dualismo e questa suprema Verità ci viene insegnata dalla Taittirîya Upanishad.

Shankara discute con Mandana Mishra

A questo riguardo, Shankara, nell’intraprendere la sua Jaitra Yâtrâ (marcia vittoriosa), si mosse in molte direzioni toccando i quattro angoli dell’India e, quando si diresse verso nord, incontrò un rishi dalle grandi virtù. Quest’uomo non era solo un rishi, ma si trovava anche nel grihastha âshrama (lo stato di vita di capofamiglia). Il suo nome era Mandana Mishra. Sua moglie, Ubhaya Bhârati, aveva acquisito piena sampanna (la perfetta Saggezza) e aveva riconosciuto Ritam, Satyam e Mahâtattvam. Shankara iniziò una disputa con Mandana Mishra e, volendo che ci fosse un testimone a decretare chi dei due fosse il vincitore, scelse proprio Ubhaya Bhârati, la moglie di Mandana Mishra, la quale non avrebbe esitato in alcun modo a dichiarare la vittoria o la sconfitta di suo marito; ella, infatti, possedeva perfetta Saggezza.
Mentre Shankara e Mandana Mishra discutevano, si concentrò profondamente e meditò su Ritam, riconoscendo infine che suo marito aveva perso e Shankara vinto.
Prima che la disputa avesse inizio, vi era stata una sorta di promessa per cui, al termine della discussione, Mandana accettò il sannyâsa (il quarto stadio della vita che prevede la rinuncia alla vita mondana e l’avviamento a quella monastica – N.d.T.) e così pure fece sua moglie, essendo essa ardhângî (la sua metà). Fu questo, dunque, il modo in cui entrambi accolsero il sannyâsa âshrama e si prepararono a insegnare la Suprema Conoscenza al mondo.
Senza di essa, il genere umano si indebolirà. Diventa necessario impegnarsi in vichârana shakti (il potere di indagare e discriminare) sia nelle piccole sia nelle grandi cose. Alla fine Ubhaya Bhârati disse: “Se vogliamo ottenere questa sacra Jñâna, dobbiamo avviarci sui tre sentieri di Ritam, Satyam e Mahâtattvam. È solo questa la vera Jñâna.”
La moglie non si preoccupò della sconfitta del marito; questi non era riuscito a riconoscere che la causa del suo insuccesso era dovuta alla sua incapacità d’identificare la propria vera shakti. Non era in grado di comprendere la forma di Ritam.

Quando si mangia

Al momento di mangiare, bisognerebbe dire:

Annam brahmâ raso vishnuh
“Il cibo è Brahmâ. L’essenza è Vishnu.”

Questa rasa (essenza) è l’Incarnazione di Vishnu. Il cibo è Brahmâ; entra nel corpo e in tutte le membra rilasciando la sua essenza. Non solo: questa essenza si tramuta in sangue e fa sì che il sangue, a sua volta, si trasformi in energia. Si dice ancora:

Bhokto devo maheshvarah
“Colui che ne beneficia è Maheshvara (Shiva).”

Questa forza insegna Jñâna al mondo intero.

Annam brahmâ raso vishnuh
bhokto devo maheshvarah
“Il cibo è Brahmâ. L’essenza è Vishnu.
Colui che ne beneficia è Maheshvara (Shiva).”

Unificare i tre guna

Questi tre sono come i tre guna. Si dice che la vera Ritam si esprima quando tali tre guna si unificano. L’unione dei tre, il corpo, la mente e l’azione, è vera Ritam.

È grande colui che possiede armonia tra pensiero, parola e azione.

Quindi, l’unione di questi tre, la mente, la parola e l’azione, è vera Satyam. Queste sono le tre forme di Brahmâ, Vishnu e Maheshvara. Di chiunque si tratti e qualunque sia il momento per santificare la natura di queste tre forme, occorre usare questi tre mantra.

Il fumo è aham

C’è una lampadina o c’è una luce (fiamma) in un cilindro di vetro. La luce risplende, ma la sua luminosità è ridotta perché il vetro in alcuni punti è sporco. Allo stesso modo, diventando sporca di fumo, questa vita di jîva (l’individuo) non è così splendente. Solo quando il vetro è completamente pulito, si può vedere chiaramente la luce. Questa è l’unica cosa che dobbiamo fare oggi. Quel fumo è aham (l’ego) ed è ciò che interviene a offuscare la nostra mente. A causa del sopraggiungere del senso dell’io, non è possibile, per la Divya Jyoti (la Luce Divina) e per la Jñâna Jyoti (la Luce della Saggezza), risplendere. Come arriva questo ahamkâra (il senso dell’io)? Esso interviene solamente quando smettiamo di percorrere il sentiero vero ed eterno. Aham giunge quando non si riconosce la propria Verità; arriva e si insedia quando aumentano le emozioni terrene e nel momento in cui si prendono decisioni legate all’aspetto terreno. Aham sopraggiunge quando si ottengono posizioni di prestigio. Tutto questo dovrebbe essere, in certo qual modo, sradicato; solo così aham non riuscirà a penetrare. Non si può diventare uno jñânin né si può riconoscere la sacra Luce Divina se non si bandisce l’ego. Se vogliamo cogliere la sacra Luce radiante, dobbiamo sfregare via lo sporco intorno ad essa.
Ubhaya Bhârati diffuse questi insegnamenti.

Il sannyâsi… difettoso

Un tempo, Ubhaya Bhârati costruì un âshram sulle rive del Gange e vi andò a vivere. Molte discepole si unirono a lei seguendo così i suoi insegnamenti riguardanti la Saggezza. Ogni mattino presto, tutte insieme si recavano sulle rive del Gange e facevano il bagno; poi, tornavano all’âshram attraverso un sentiero lungo il quale si poteva incontrare un sannyâsin (rinunciante), un Brahma Jñânin.
Un giorno, Ubhaya Bhârati era in compagnia delle sue discepole e lo incontrò mentre camminava lungo quel sentiero. Era un rinunciante totale, un vero jñânin. Eppure, Ubhaya Bhârati riconobbe un piccolo difetto in lui: aveva l’abitudine di sdraiarsi per terra appoggiando il capo sulla ciotola di terracotta che usava per bere. Mentre si allontanava, la Madre disse a voce alta affinché anche lui potesse udirla: “Ah-ah! È vero, è un Brahma jñânin! Eppure ha un piccolo difetto.” Le discepole allora chiesero: “Qual è questo difetto, Madre?” Che cosa rispose? Disse: “Care, ha rinunciato a tutto, ha sacrificato ogni cosa e ha preso il sannyâsa (è diventato un monaco – N.d.T.). Alla fine è giunto qui e ha messo la sua ciotola di terracotta sotto il capo, dimostrando così un attaccamento a questo oggetto dovuto alla paura che possa essere rubato.”
Il sannyâsin udì queste parole e appena la donna ritornò dal fiume prese in mano la ciotola e gliela gettò ai piedi. Vedendo ciò, Ubhaya Bhârati disse (alle sue discepole): “Madri, pensavo avesse un solo difetto. Ora ne ha due!”
“Quali sono?” – esse chiesero.
Ella rispose: “Ha gettato la ciotola a causa dell’attaccamento (sentimento egoico) che ha nutrito pensando: ‘Ubhaya Bhârati parla in questo modo di me.’ La nasconde sotto il capo per paura che qualcuno la porti via e questo è ego. In seguito, con il sentimento egoico scaturito dal pensare: ‘Ubhaya Bhârati parla in questo modo di me e io non dovrei sentire questo tipo di emozione’, ha gettato la ciotola . Per il fatto di possedere sia il senso dell’ego sia l’attaccamento, egli non può essere considerato uno jñânin.”
Andando in giro in questa maniera, Ubhaya Bhârati peregrinò per il mondo e divulgò insegnamenti sacri spiegando e chiarendo jñâna e ajñâna (la Conoscenza Suprema e l’ignoranza spirituale).

Il dovuto rispetto alle donne

Purtroppo l’influenza del Kali Yuga porta in larga parte a non attribuire valore alle donne. Prajñâna, Vijñâna e Sujñâna, presenti in loro, sono elementi trascendentali, ed esse posseggono virtù che non possono essere scorte da altri. Quindi, non dovremmo avere un atteggiamento di noncuranza nei riguardi delle donne che sono forme manifeste della Shakti (l’Energia Divina) e di Jñâna (la Saggezza); dovremmo invece, in larga misura, rispettarle. Esse sono vere incarnazioni di Jñâna.
Ubhaya Bhârati disse una volta:

“Se tutte le donne vanno a lavorare e hanno una professione,
dove sarà la casalinga che si prende cura della casa?
Se marito e moglie vanno entrambi in ufficio,
dove sarà la casalinga che si occupa della casa e dei figli?
Se, incartamenti alla mano, la donna esce di casa per andare a lavorare
come un uomo, chi si occuperà del cibo per i pasti?
Se la donna va a scuola per insegnare ai bambini degli altri,
dove sarà la madre che insegna ai propri figli?
Anche se i problemi finanziari verranno risolti
ci sarà forte squilibrio in casa.”

La mancanza di denaro può essere risolta dalle donne che hanno un lavoro, ma ci saranno molti problemi a casa. Le donne hanno sopportato ogni sofferenza e hanno resistito a tutto. Hanno tollerato e messo da parte tutti i dispiaceri e le difficoltà che hanno incontrato e sono andate avanti. Sono state forti e coraggiose.
Ubhaya Bhârati ha trasmesso a tutto il mondo l’insegnamento riguardante la tutela del rispetto per la casa e per la reputazione della casalinga.
Nessuno può quindi riconoscere quale forza e capacità ci siano in ciascun individuo nel mondo.

Dire la Verità

Pertanto, se l’uomo vuole essere uno Jñâna Svarûpa (Incarnazione della Saggezza), deve seguire questi tre sentieri:

Dite la Verità,
ma parlate gradevolmente.
Non proferite verità spiacevoli.

Satyam (pronunciare la verità) è qualcosa che protegge il valore morale.

Parlate gradevolmente.

Questo parlare in modo gradevole protegge il principio del Dharma.

Non proferite verità spiacevoli.

Il non proferire verità spiacevoli protegge la natura dello spirito. Tutto è contenuto in Satya (la Verità). Essa è, per gli esseri umani, il Dio manifesto. Non c’è bisogno di andare in nessun tempio. Satya è dappertutto e solo essa protegge ogni sampad (prosperità).

Considerare il cibo come Brahmâ

Incarnazioni dell’Amore!
Seguite il sentiero della Verità. Sostenete il Dharma. Sviluppate la vera Saggezza nel percorso della vita, e per questo ripetete:

Annam brahmâ
Il cibo è Brahmâ.

Il cibo dovrebbe essere considerato nella giusta maniera.

Annam priyam
Il cibo è gradevole.

Il cibo dovrebbe essere priyam (gradevole). I difetti dovrebbero essere cancellati anche nel cibo che è gradevole, attraverso la contemplazione di Dio.

Annam brahmâ
Il cibo è Brahmâ.

Quindi, il cibo dovrebbe essere considerato come Brahmâ. Dopodiché, ciò che dobbiamo conoscere è Vishnu:

Raso vishnuh
L’essenza è Vishnu.

Dopo avere mangiato il cibo, questo circola nel nostro corpo sotto forma di rasa (essenza): questa è la forma di Vishnu.

Brahmo devo maheshvarah
Brahman è Maheshvara.

Questo Brahman è:

Bhokto devo maheshvarah
Colui che ne beneficia è Maheshvara.

Îshvara, il perfetto rinunciante

L’uomo assume la forma di Dio con il potere di questi due (Brahmâ e Vishnu) e diventa Shiva. Qual è la forma di Shiva? Egli è Colui che si sacrifica in tutti i modi. In quale maniera si è sacrificato? Shiva ha sacrificato tutto, anche il Suo corpo. In quale modo ha sacrificato quest’ultimo? Ogni essere umano al mondo ama eccessivamente il proprio corpo, ma Shiva non ha questo dehâbhimâna (attaccamento al corpo), e, avendo rinunciato ad esso, si mantiene unito all’ Âtma. Pârvatî disse (rivolgendosi a Shiva):

“Giorno dopo giorno, vaghi per la città
chiedendo l’elemosina,
ma non provvedi a una casa per noi.”

Non c’è nemmeno una casa! Ma a che servi?

“Giorno dopo giorno, vaghi per la città
chiedendo l’elemosina,
ma non provvedi a una casa per noi.
Non c’è nemmeno una baracca dove poterci riparare.
Come posso vivere in questo modo?”

Così parlò Pârvatî, e, con profonda quiete, Shiva le insegnò:

“Pârvatî, qual è esattamente il risultato che si ottiene costruendo una casa?
I topi l’abiteranno ancor prima di noi.
Ci sarà un gatto che darà loro la caccia.
E ci sarà bisogno di una mucca per dare il latte al gatto.
C’è tanto samsara (esistenza terrena) in tutto ciò! Non desiderare niente di questo.”

Questo fu il modo in cui Shiva parlò a Pârvatî. Îshvara è davvero un perfetto rinunciante:

Con la danzante luna crescente,
i riccioli arruffati ondeggianti
e le fresche acque del Gange che scorrono fra di essi,
con l’occhio splendente nel mezzo dell’ampia fronte,
il collo porpora come una bacca scura,
indossando braccialetti di serpi e una fascia di pelle di serpente,
con il corpo intero cosparso di vibhûti, la fronte adorna di kum kum,
le labbra rosse di succo di betel
con pendenti orecchini di diamanti e oro
e l’intero corpo splendente,…

Shiva lasciò il Suo corpo in questo modo.

Con la danzante luna crescente,
i riccioli arruffati ondeggianti
e le fresche acque del Gange che scorrono fra di essi,
con l’occhio splendente nel mezzo della fronte…

La triplice purezza è Saggezza

Shiva indossò quest’abbigliamento, rinunciò a tutto e impartì, al mondo, gli insegnamenti relativi alla Saggezza. In ultimo, spiegò il significato della Saggezza in questi termini:

“La Purezza di pensiero, parola e azione è Saggezza.”

Dobbiamo purificare il nostro corpo, la nostra mente e le nostre azioni. Ecco perché si dice:

“Lo studio appropriato dell’umanità è l’uomo stesso.”

Che cosa si intende per umanità? Umanità significa unione fra corpo, mente e azione. Oggigiorno, è questo il sentiero che stiamo percorrendo? Non abbiamo bisogno di compiere grossi sforzi né di cimentarsi in cose difficili: il nostro corpo dovrebbe semplicemente essere puro.
La gente è vicina al Gange, ma non fa il bagno. Che vantaggio ne trae? Sebbene tutto ciò di cui ha bisogno sia lì, a portata di mano, essa non compie una purificazione: ciò dimostra quanto una persona sia impura. Pur avendo tutte le comodità, non le usiamo e ciò può esser solamente chiamata pigrizia; chi la possiede è pieno di tamoguna (la qualità dell’inerzia, dell’ottusità). Questa caratteristica animale andrebbe completamente sradicata, mentre si dovrebbe sviluppare la qualità umana e trasformarla in qualità divina.

L’importanza del cibo puro

Incarnazioni dell’Amore!
È importante che riconosciate di dover lottare per conquistare la purezza di citta (cuore, mente, volontà). Se c’è questa purezza, qualsiasi cosa sarà un successo e per ottenerla è indispensabile la corrispondenza tra il cibo che mangiamo, il sentimento che proviamo quando lo prepariamo e la beatitudine che sperimentiamo.
Quando cuciniamo il cibo, dovremmo farlo in modo puro. Nei tempi antichi, i bramini âchârya (bramini ortodossi) dicevano che solamente le loro mogli dovevano cucinare tutto il cibo che essi mangiavano e che non era possibile che altri lo facessero. Questo significa che la moglie pensa al benessere di tutti in casa mentre cucina. Se altri cucinano, con quali pensieri lo faranno, con quali sentimenti prepareranno il cibo? Tutte le emozioni negative diventano veleno nel cibo.
(Quei bramini) non lasciavano quindi che nessuno entrasse nelle loro case per cucinare.

Il cibo è Brahmâ.

Questo aforisma trasforma completamente il cibo in pura Divinità.

L’essenza è Vishnu.

Un simile cibo, che si trasforma in rasa, è sacro. Non è tuttavia solo il vostro corpo a dover essere purificato, bensì anche la mente. Quando è il momento di cucinare, bisognerebbe conoscere la provenienza degli alimenti che si useranno per la preparazione del pasto e poi cuocerli. Il marito ha portato le verdure dal mercato. Può avere usato la sua posizione sociale per imporre una certa autorità, spaventando così altri, oppure può averle rubate. Il cibo viene contaminato da questo tipo di azioni che quindi avvelenano la mente. Nessuno di voi si accorge che le tante azioni che compiamo nella vita quotidiana sono influenzate dagli alimenti che abbiamo mangiato e dai quali riceviamo tanti difetti.

Una cerimonia malriuscita

Incarnazioni dell’Amore!
Anche se dovesse richiedere tempo, pregate a dovere e poi mangiate. Solo in questo modo tutto il cibo diventerà sacro e quando ciò avverrà si otterrà la perfetta Saggezza.
Un tempo, vicino all’âshram di Shivânanda a Rishikesh, c’era un âshram in cui vivevano una gran numero di monaci e rinuncianti e dove veniva distribuito gratuitamente del chapati a tutte le persone presenti, compresi i residenti dell’âshram. In quel luogo, viveva un monaco che conduceva una vita casta. Un giorno un ricco uomo d’affari organizzò, nell’undicesimo giorno dalla morte della consorte, uno shrâddha. Il cibo conteneva però tanto veleno; di quale veleno si trattava? Com’era morta la moglie di quell’uomo? Egli era molto anziano e aveva potuto sposare la giovane figlia di persone povere dando loro del denaro. La ragazza aveva pianto e sofferto molto perché spesso pensava: “Mio padre, in questo modo, ha rovinato la mia vita.” E così, dopo tanto patimento, che cosa fece un giorno? Si buttò nel Gange.
Il marito organizzò quindi lo shrâddha per lei e inviò del cibo non ancora cucinato in ogni âshram, dove vigeva infatti l’abitudine di non mangiare cibo cotto da altri. Se veniva donato del denaro, i residenti degli âshram erano soliti acquistare alimenti, cucinarli e poi mangiarli.

“Perché questa donna mi appare nei sogni?”

Negli âshram prepararono dunque il cibo, e tutti ne mangiarono compreso il sannyâsin che aveva intrapreso il sentiero della Verità. Egli però, la notte, non riuscì a dormire e patì molte sofferenze. Vide una giovane ragazza e pensò: “Che cosa sta succedendo? Non ho mai avuto simili pensieri! Non ho mai desiderato i piaceri dei sensi! Perché mai questa donna entra nei miei sogni?” La vide anche allorché si mise in meditazione. “Cha! (esclamazione di disgusto – N.d.T.). Questa cosa è terribile. L’argomento ‘donna’, cosa alla quale non ho mai pensato, arriva sotto forma di sogno!” Così il giorno dopo andò a interrogare il suo guru Satchidânanda: “Swami, perché ho questa visione?”
“Mio caro, non pensarci. Indagherò”, (questi rispose).
Ciò detto, il guru chiamò la famiglia del ricco uomo d’affari e chiese: “Perché eseguite questo tatdinam?”
La ragazza era un’adolescente: ciò significa che era molto giovane. Nonostante si fosse suicidata, nessuno era in grado di sapere come fosse morta e per quale motivo avesse posto fine alla sua vita. La famiglia si sarebbe limitata a celebrare il tatdinam il dodicesimo giorno.
Questi furono i fatti di cui il guru venne a conoscenza.
Il giorno dopo Satchidânanda disse al sannyâsin: “Caro, questo è il modo in cui la donna è morta. A causa delle emozioni negative riversatesi nel cibo che hai mangiato, l’hai vista in sogno.”
Quando ci sono delle visioni negative, la persona si allontana dal sentiero sacro che sta percorrendo. Da quel giorno, il sannyâsin smise persino di consumare dei pasti, nutrendosi solamente di frutta e latte.

La benzina del corpo

Dovrebbe esserci qualcosa anche per il corpo, non è così?

Un po’ di cibo è fondamentale per mantenere il corpo.

C’è bisogno di un po’ di cibo per amore del corpo, per proteggerlo. Non ha importanza quanto uno possa aspirare al progresso spirituale, o quanto una macchina possa essere nuova: la benzina è necessaria in ogni caso, non è vero? Senza quest’ultima la macchina non si muoverà. Quindi se il corpo (la macchina) non ha il cibo (la benzina), non ci sarà movimento. Bisogna, dunque, mangiare qualcosa.
Il sannyâsin visse in questo modo (mangiando solamente frutta e latte). Da allora non ebbe più quella visione. Allo stesso modo, nei nostri sogni appaiono tante visioni che non dovrebbero esserci. E non solo nei sogni, ma anche in meditazione. Sono i difetti del cibo e delle persone che lo acquistano a contaminarci.

Pregate sempre al momento del pasto

Nei tempi antichi le persone cucinavano per se stesse. Se andate al mercato dovreste chiedere: “Da dove vengono queste verdure?” Significa: “Le hai rubate e portate qui o hai corrotto per averle?” Dovremmo mangiare solo del cibo privo di difetti. È molto difficile investigare sulla provenienza del cibo. Quindi, prima di mangiare, recitate:

Brahmârpanam brahma havir brahmâgnau brahmanâ hutam
brahmaiva tena gantavyam brahma karma samâdhinâ
aham vaishvânaro bhûtvâ prâninâm dehamâshritah
prânâpâna sâma yuktah pachâmy annam chatur vidham
“Brahman è l’atto di offrire, Brahman è il burro chiarificato (l’offerta),
dal Brahman essa viene versata sul fuoco del sacrificio di Brahman.”

In verità, si raggiunge il Brahman concentrandosi perfettamente nell’azione, che è essa stessa Brahman. Divenuto fiamma di vita, penetro il corpo degli esseri che respirano e, unendoMi al loro respiro vitale, digerisco le quattro specie di alimenti.”
Prima di mangiare, dovremmo abituarci a recitare questa preghiera. Nel college recitate sempre la preghiera durante l’ora dei pasti Se pregate con sentimento puro santificate il cibo e, anche se qualcuno lo prepara apportando dei difetti, questi non vi toccheranno.
Quindi Ubhaya Bhârati divulgò questo genere di insegnamenti al mondo e diventò una completa jñânin. Se vogliamo raggiungere la Saggezza, occorre questo tipo di purezza di cuore.

È più grande l’intelletto o l’intelligenza?

Una volta il re Vikramâditya convocò una grande assemblea e durante i lavori chiese: “È più grande l’intelletto o l’intelligenza?” Tutti gli eruditi presenti risposero che è l’intelligenza a essere più grande, ma Vikramâditya non accettò la risposta e disse che la magnificenza dell’intelletto è maggiore di qualsiasi altra cosa.
Possono avvenire alcuni mutamenti nell’intelligenza dovuti a cambiamenti individuali e comportamentali, ma l’intelletto invece rimane completamente puro e quindi non c’è niente di più grande. Così egli insegnò:

“L’intelletto trascende la mente e i sensi.”

Non c’è Saggezza più profonda di questa. Tutta l’Âtma Jñâna a cui aspiriamo la troviamo nell’intelletto.

Recitate il sacro mantra

Quindi, Incarnazioni dell’Amore!
Da oggi in poi, prima di mangiare, recitate il sacro mantra, affinché qualsiasi difetto contenuto nel cibo non entri nel vostro cuore.

Il cibo è Brahmâ.
L’essenza è Vishnu.
Colui che ne beneficia è Maheshvara.

Il principio di questi tre aspetti entrerà nei tre mondi. Questo trikârana shuddhi (unità tra pensiero, parola e azione) è autentica Saggezza.
Non ha importanza se non viene fatta alcuna pratica spirituale, perché in realtà la stiamo già facendo. La cosa importante è riconoscere che la pratica spirituale conferisce solo un piacere temporaneo e non è essa a donare la beatitudine permanente.
Ciò (l’unità di pensiero, parola e azione) dona la beatitudine permanente e per ottenerla recitate:

“Il cibo è Brahmâ.
L’essenza è Vishnu.
Colui che ne beneficia è Maheshvara.”

Attraverso il principio di questi tre, tutto diventerà sacro, sia il cibo che mangiamo sia il sangue e gli organi che esso attraversa.

Il Principio di Tarakam

Incarnazioni dell’Amore!
Per rendere sacri questi mantra in modo giusto, prima di tutto sono necessari Ritam e Satyam. Questo sta a significare che Ritam è molto importante e rappresenta ciò che è immutabile nelle tre dimensioni di tempo (passato, presente e futuro). Ritam significa vita vissuta nell’unità di questi tre aspetti. Solo questa è vera Saggezza. Satyam, invece, riferita ad alcuni periodi delle tre forme temporali, può cambiare. Ciò che si modifica nel tempo è chiamato mârakam.
Senza perdere tempo, il sentiero giusto e sacro, che rimane immutabile in ogni situazione, è solamente uno: Tarakam. Non è mârakam, perché quest’ultimo è soggetto a mutare. Tutto è contenuto in Tarakam. I devoti di Râma lo insegnarono come Tarakam Mantra, ciò che non cambia durante i tre aspetti del tempo.

Il principio di Tarakam dovrebbe esser compreso.
Il principio di Tarakam dovrebbe esser compreso,
con la grazia del Sadguru.
L’anima individuale ripete ciò senza interruzione,
durante gli stati di veglia, sogno e sonno profondo.

Ciò che il jîvâtma (l’anima individuale) ripete costantemente e senza interruzione è Tarakam. La gente di ogni religione e casta dovrebbe conoscere e comprendere il Tarakam Mantra.

Veri devoti?

Oggigiorno, molte persone pensano di essere devoti, devoti, devoti. Questi “devoti” fanno sâdhanâ, ma ogni passo è falso, come lo sono tutte le parole pronunciate. Ovunque si metta piede c’è iniquità. Tutto ciò che si dice è fasullo. L’amore, in una certa misura, può essere presente, ma non vi è la giusta dose di purezza. Esso è infatti pieno di egoismo e di interesse personale. Non dovremmo quindi possedere in alcun modo sentimenti di natura tanto individualistica. Pensando di essere “devoti, devoti”, le persone vanno per il mondo compiendo azioni malvagie. Coloro che cedono a questi peccati sono terribili peccatori; non li si dovrebbe neppure guardare in faccia. Se li si osserva esternamente, appaiono molto attraenti, ma la loro interiorità è assolutamente sporca. Non dovremmo avvicinare un tale sudiciume. Essi rovinano la loro vita a causa del denaro. I soldi vanno guadagnati entro un certo limite.
Ci sono alcune persone che vogliono venire per il Compleanno di Swami, ma non hanno molte ferie e Mi dicono: “Swami chiederò un permesso per malattia.” Allora rispondo: “Chiedere un permesso per malattia non va bene, perché ciò equivale a dire una bugia. È meglio non venire e non dire il falso. Praticate il voto di Verità. Il Dio Universale vi si manifesterà attraverso quella Verità.”

La vera preghiera è essenziale

Dovremmo quindi conquistare Dio attraverso la Verità e ottenere la purezza attraverso la preghiera. Se vogliamo conoscere l’autentica natura della Saggezza, è essenziale la vera preghiera. Essa altro non è che:

Il cibo è Brahmâ.
L’essenza è Vishnu.
Colui che ne beneficia è Maheshvara.

Di che altro c’è bisogno oltre a questo? Non è necessario tanto sforzo per recitare questa preghiera.

(Swami canta i versi che seguono: – N.d.T.)

“Shravanam (l’ascolto delle storie e della gloria di Dio).
Kîrtanam (il canto delle Sue lodi).
Vishnu Smaranam (soffermarsi mentalmente sul Signore).
Pâda Sevanam (agire offrendo tutto ai Suoi piedi di loto).
Vandanam (l’atteggiamento di profondo rispetto verso tutte le forme di vita).
Archanam (l’adorazione rituale).
Dâsyam (l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio).
Sneham (il sentimento di amicizia verso Dio).
Âtma Nivedanam (la completa resa a Lui).”

Dovremmo fare amicizia con Dio. Se vi sarà amicizia solo con Lui, avremo il mondo nelle nostre mani. Eppure, gli individui di oggi stanno rovinando persino l’amicizia che hanno con Dio. Sneham: sneham (l’amicizia con Dio) viene prima di Âtma Nivedanam (la resa al Sé). Questa amicizia non si ottiene attraverso semplici mezzi; bisogna guadagnarsela. Ciò che si è guadagnato deve essere santificato e ciò che è santificato deve essere intriso di attività spirituali. Non dovremmo perdere il nostro tempo solo con parole.

Le Tre Preghiere

Incarnazioni dell’Amore!
Ciò che oggi dovete particolarmente comprendere è che occorre dire la verità. Essa è il fondamento della nostra vita ed è la manifestazione di Dio. Dovreste mettere in pratica il più possibile questa Verità, cercando di non andare fuori strada.
Il cibo è molto importante, e anche a tal riguardo bisogna seguire i tre sentieri.

Il cibo è Brahmâ.

Di che altro c’è bisogno oltre a questo?

L’essenza è Vishnu.
Colui che ne beneficia è Maheshvara.

Queste tre preghiere santificano anche le tre dimensioni di tempo.

Mantenete il Silenzio

Incarnazioni dell’Amore!
In questa vita avete avuto l’opportunità di essere studenti di Sai, abitare in questo posto e ascoltare discorsi come questo. È poi indispensabile, oggi come allora, affrontare, in qualche modo, un cambiamento. Le persone accorrono qui da Paesi stranieri. Esse aspettano tale momento, pensando che sarebbe già sufficiente averne il tempo. Poiché oggi hanno potuto cogliere questa opportunità, essa andrebbe santificata.
Non usate parole che possano arrecare disagio e non mentite in alcuna circostanza. Se diventasse necessario dire una bugia allora non proferite né il vero né il falso, ma rimanete in silenzio: tutte le azioni ne trarranno beneficio. Non abbiate paura pensando che potreste incorrere in qualche pericolo dicendo la verità o che potreste peccare dicendo una menzogna. Non c’è motivo di aver timore della falsità e non c’è ragione di rinunciare alla verità. In una situazione simile, mantenete il silenzio. Trascendete il vero e il falso, e cercate il più possibile di iniziare questa vostra vita percorrendo il sentiero della Verità. Siete giovani, quindi:

Partite presto, guidate piano, arrivate sicuri alla meta.

Dovete iniziare (tale processo) alla vostra giovane età, dopodiché la vostra vita verrà davvero santificata. Oggi, è dunque molto importante riconoscere il sentiero della santificazione (purezza) e agire di conseguenza.

La Mia benedizione

Dicendo “il Mio Compleanno, il Mio Compleanno”, non aspirerò mai a celebrarlo. Sono stati suggeriti molti programmi per l’occasione, ma non ho dato loro alcuna importanza. La gente è giunta qui ed è diventato quindi necessario dare il via alle celebrazioni, ma, sinceramente, non provo particolare entusiasmo per questo e non desidero celebrare questa festa, perché per Me è sempre una festa. Io sono Nityânanda (la Beatitudine eterna). (Applausi).
Non vi è Beatitudine che altri possano darMi; non aspetto che nessuno Mi dia Gioia: essa è già in Me in pienezza.

Beatitudine Eterna, Suprema Felicità, Forma Assoluta di Saggezza, Oltre il dualismo, Immenso come il cielo, Meta Ultima, Uno, Immortale, Puro, Saldo, Eterno Testimone, Oltre i sentimenti, Privo delle tre qualità.

Non ho attributo alcuno. Che ci crediate o no, Io Stesso sono la Beatitudine. I difetti vengono da voi, ma non Mi influenzano. Qualsiasi cosa faccia è per voi, per il vostro benessere, per la vostra santità e per la vostra beatitudine.
Siate sempre beati. Conducete una vita irreprensibile. Per Me, è importante che viviate senza vizi. Non è rilevante quale sia la compagnia che frequentate: le vostre mancanze non devono aumentare a causa delle persone con le quali siete in relazione. Mi darà immensa gioia se vivrete in modo ineccepibile.
Io non sentirò mai nessun tipo di dolore, in nessun luogo. Non ho pene né paure. Perché dovrei? Ho tutto ciò di cui ho bisogno e non ho desiderio alcuno.
Tutto ciò che compio è solamente per voi. La Mia amicizia è per voi.

Qualsiasi cosa dica, qualsiasi cosa faccia, è per il vostro bene, per il vostro bene, per il vostro bene. Non è per Me.

Sono qui per voi. Perché dovrei essere qui per Me stesso? Quindi, approfittatene! (Applausi). Io sono sempre pronto, ma voi sviluppate sentimenti puri e una vita divina. Questo solo è importante.

Non date spazio ai dubbi

Qualsiasi cosa di negativo accada, l’errore sta nei sentimenti che provate. A volte sto in silenzio e la gente pensa: “Oh, Swami vede i nostri difetti. Swami non parla con noi; sta in silenzio.” In Me non ci sarà mai l’atteggiamento di cercare gli errori. I Miei occhi sono sempre completamente puri e vedrò sempre la purezza. Anche se le impurità Mi sono accanto, non le vedo. La negatività è vostra esclusiva immaginazione; è in voi: quindi, si manifesta come immaginazione. In Me, essa non esiste. Infatti, a Me, persino il male appare bello. Quindi, non date mai spazio a dubbi riguardanti Swami.

Colui che dubita verrà distrutto.

Non date spazio ai dubbi; dovete essere e rimanere imperturbabili. Dovete saldamente identificarvi con l’Âtma Svarûpa (il Vero Sé).

Mente di scimmia e genere umano

Incarnazioni dell’Amore!
Tutti voi sapete che dobbiamo rispettare chi entra nella nostra casa e chi incontriamo. Dobbiamo amarli e servire loro almeno una parte del cibo che mangiamo. Solo allora otterrete il giusto tipo di pace mentale. Questa è vera Saggezza. Quale altra saggezza desiderate all’infuori di questa? La Saggezza, quindi, non è qualcosa che giunge separatamente, ma è necessaria l’unione tra pensiero, parola e azione. Dovremmo seguire Ritam nelle sue tre forme: corpo, mente e parola. Diventate forme di Tarakam. Semplicemente non siate mârakam. Se avvengono cambiamenti continui, non vi è nessuno più sfortunato di voi. Questo denota una mente di scimmia. Tuttavia, questo è il genere umano: Tarakam è il genere umano. La mente che vacilla non è propria della specie umana, ma di una mente di scimmia. Quindi non dovremmo andare in questa direzione. Non siamo scimmie. Essendo nati esseri umani, non dovremmo addentrarci in un simile processo involutivo.
Essendo oggi il Compleanno, c’è solo una cosa che andrebbe assimilata: non gettate al vento parole sante. Non possiamo riappropriarci del tempo perduto. Per ogni essere umano nato su questa terra, il Dio manifesto è solo Satyam (la Verità). Seguitela, e seguite anche Dharma (la Retta Azione) che le sta a fianco.

Il più alto Dharma è la Verità.

Occorre perseguire sia la Verità sia la Retta Azione.

(Baba conclude il Discorso cantando il bhajan: “Satya dharma shânti premalato…”)

Prashânti Nilayam, 23 novembre 2002
Sai Kulwant Hall
Giorno del 77° genetliaco di Sai Baba
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