“Anche se si ottengono ricchezze e piaceri terreni,
la pace della mente sfugge.
Tutti dimenticano di riconoscere l’essenza dell’umanità.
La parola di Sai è la parola di Verità che vi viene ora rivelata. ”
Equanimità nella felicità e nel dolore
Incarnazioni dell’Amore!
L’uomo non deve aspirare né alla felicità, né al dolore. È dovere primario dell’uomo conseguire l’equanimità sia nella gioia sia nella pena, nonché capire la sua vera natura che è divina. Né la felicità né il dolore gli si addicono, e non è opportuno che egli li insegua; infatti, quando voi esultate per la gioia, il dolore è lì in attesa; e quando siete afflitti dalla sofferenza, la felicità è dietro la porta. Sin dall’antichità, numerosi saggi rinunciarono sia alla felicità sia al dolore, e riconobbero la verità secondo cui solo la sofferenza contribuisce a render manifesta la natura divina dell’uomo, aiutandolo in molti modi, più di quanto non faccia la felicità.
La felicità non proviene dalla felicità.
Non possiamo ottenere la gioia per mezzo della gioia; essa si consegue solo passando attraverso il dolore. Nelle nove forme di devozione l’Amore è l’imprescindibile filo unificante:
1. Shravanam (l’ascolto delle Scritture e delle storie sacre).
2. Kîrtanam (il canto del Nome del Signore e della Sua Gloria).
3. Vishnusmaranam (il costante e continuo ricordo di Dio).
4. Pâdasevanam (l’azione o il servizio offerti ai Piedi del Signore).
5. Vandanam (l’atteggiamento di riverenza verso tutte le forme di vita).
6. Archanam (l’adorazione).
7. Dâsyam (l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio).
8. Sneham (l’amicizia verso il Signore, considerandoLo l’unico e vero amico).
9. Âtmanivedanam (la completa resa di se stessi al Sé Supremo e alla Volontà del Signore).
È solo dal dolore che può emergere la beatitudine. Sin dai tempi antichi, i saggi, attraverso le loro ricerche, compresero che solo il dolore può conferire gioia. Essi asserirono: “Dobbiamo accettare la sofferenza con lo stesso atteggiamento mentale con cui accogliamo la felicità.”
I ragazzi e le ragazze, giovani dal cuore sensibile, sono gli importanti capisaldi del futuro, non solo in India, ma in tutti i Paesi del mondo.
La ricchezza dell’Amore
Più dell’oggetto acquistato, è il denaro usato per l’acquisto ad aver valore. Se c’è disponibilità di denaro, si può ottenere ciò che si vuole, ma gli oggetti non devono essere per noi la cosa più importante. Oggi l’uomo spreca la sua vita, mirando al denaro come al massimo obiettivo, ma la vera ricchezza cui l’uomo deve ambire è il patrimonio dell’Amore. Possedendo un tale tesoro, l’uomo potrà ottenere qualsiasi altra cosa in questo mondo.
Negli ultimi quattro giorni sono stati organizzati numerosi incontri, durante i quali delegati di ogni età, giovani, di mezza età e anziani, hanno dibattuto diversi argomenti. Che cosa ne è emerso?
Sebbene si acquisiscano diversi tipi di conoscenza e si pratichino a lungo svariate forme di disciplina spirituale, se il sentimento dell’Amore non è presente nel cuore dell’uomo, tutto è vano e inutile. Ciò che l’uomo, oggi, deve riconoscere (e acquisire) è il sentimento dell’Amore; quella soltanto è vera devozione.
Oggi nel mondo, sia i genitori, sia marito e moglie, e i figli, sono interessati soltanto ai soldi, soldi, soldi, e ancora soldi. Tutti inseguono il denaro, ma nessuno desidera il puro, costante, altruistico, divino sentimento d’Amore. Allora, vivete la vostra vita solo per i soldi?
L’Amore di Dio non può essere ottenuto con il denaro, né con l’erudizione, né con le discipline spirituali che voi praticate, ma solo mediante l’offerta di un Amore puro e incondizionato, fine a se stesso.
Oggi nel mondo l’uomo deve affrontare numerose difficoltà, proprio perché non comprende il principio dell’Amore, né sa discernere fra ciò che è terreno, fisico e dharmico.
Se si vuole conseguire la Divinità, non c’è altra via se non quella dell’Amore; una volta raggiunto Dio, possiamo acquisire qualsiasi altra cosa, ma, se non si ottiene Dio, tutto il resto sarà vano e inutile. L’uomo, però, non fa alcuno sforzo per comprendere a fondo questa Verità; essendo la ricchezza la cosa da lui più ambita, rivolge ogni sforzo all’acquisizione del denaro.
Il principio fondamentale
Incarnazioni dell’Amore!
Anelate all’Amore, sforzatevi di ottenerlo. Dovete comprendere la Verità secondo cui l’Amore è la vostra vera proprietà; non otterrete nessuna ricchezza superiore all’Amore. Anche se acquisiste altri beni, non vi saranno di alcuna utilità. Sforzatevi di riconoscere il principio dell’Amore che si manifesta nel cuore di ogni uomo: solo allora realizzerete la vostra vera Natura.
Tutta la filosofia indiana insegna: “Conosci te stesso.” Per conoscere voi stessi, potreste chiedervi: “Chi sono io?” Voi non siete il corpo. Ieri vi ho detto: “Io non sono la mente, non sono l’intelletto, non sono i sentimenti.” La cosa più importante è, infatti, capire da dove si origina tutto ciò.
Sia lo yogurt sia il burro derivano dal latte, e il ghî (burro chiarificato da cui è stata eliminata l’acqua – N.d.T.) si ottiene dal burro. Se, invece di sprecare il vostro tempo nel vano e illusorio perseguimento di “io voglio il ghî, io voglio il burro, io voglio lo yogurt”, desideraste la base di tutto ciò, che è il latte, quanto più felici sareste! (Swami ricorre all’analogia tra la disciplina spirituale e il processo dell’estrazione del burro dal latte – N.d.T.). Se si pratica una disciplina spirituale, mantenendo l’attaccamento al samsâra (la vita terrena) e usandolo come pestello della zangola, esso porterà con sé l’odore di ashânti (l’inquietudine). Voi pensate che sia burro puro, ma non è così, poiché, essendo rimasta ancora un po’ d’acqua nel burro, questa manda un leggero, cattivo odore. Solo facendo evaporare quella poca acqua rimasta, otterremo il ghî, il burro puro.
Pratiche spirituali provvisorie
Incarnazioni del Divino Amore!
Voi non siete la mente, l’intelletto, i sensi, né l’antahkarana; in realtà, voi siete la base, il fondamento di tutto ciò, come il latte che è la base di tutti i suoi derivati. Infatti, se abbiamo il latte, ne potremo ricavare il burro, lo yogurt e anche il ghî. Non dovete, quindi, sprecare il vostro tempo desiderando possedimenti materiali. Oggi i membri dell’Organizzazione Sathya Sai intraprendono numerose discipline spirituali; ma queste pratiche sono vere, temporanee, o permanenti? No, no! Esse non sono vere, ma solo temporanee. Sembrano vere per qualche tempo, ma poi vengono abbandonate.
Voi cominciate a ripetere il Nome di Dio. Quanto tempo dura questa pratica? Solo per un po’, perché poi smettete e cominciate a fare meditazione; ma per quanto tempo? Anche questa è una pratica che, una volta raggiunto l’obiettivo, abbandonerete. Tutte le vostre pratiche spirituali sono, perciò, solo temporanee, non permanenti. Praticare queste discipline temporanee, ottenere risultati momentanei e vivere una vita provvisoria e instabile non vi darà alcun frutto. Intraprendete solo ciò che è permanente, vero, sacro, e che possa conferirvi beatitudine eterna.
Meditazione costante, sempre e ovunque
Sempre, costantemente,
meditate sul Signore Supremo.
Dovete pensare a Dio, sempre!
Sempre, ovunque, in ogni circostanza
vi sia la contemplazione di Dio.
Dovete praticare questa meditazione in ogni momento e in ogni situazione, in modo naturale e continuo, come nell’inspirazione e nell’espirazione. Raggiungete il compimento della vostra vita con tale “respiro”: questa è la vera disciplina spirituale, ed è l’unico modo per giungere a Dio.
Soham, soham, soham (Io sono Quello; io sono Dio). Ecco che cosa dovete conseguire. Da dove proviene soham? Esso deriva dalla parola koham, “Chi sono io?”
Dovete compiere quest’indagine, dovete cercare una risposta a ogni azione della vostra vita. La disciplina spirituale darà frutti solo quando riconoscerete questa eterna Verità.
Oggi costruiamo la “casa” della nostra vita su una bolla d’acqua. In quale istante essa si dissolverà nell’acqua? L’umanità deve basarsi solo su quello che è vero ed eterno e non dipendere da instabili bolle d’acqua. Oggi, però, l’intera vita dell’uomo è in continuo cambiamento. Âdi Shankara dichiarò:
“Non essere orgoglioso della tua ricchezza,
della progenie e della giovinezza.
In un attimo, tutto verrà distrutto.”
In un momento, tutto ciò viene distrutto, tutto sparisce. Niente è permanente a questo mondo. Allora, perché dipendere da ciò che è transitorio e fugace?
Solo il Sé è permanente
Solo l’Âtma è permanente ed eterno. L’Âtma è denominato “Brahman”, che è la Divinità. Il principio di Brahman viene definito anche “brihat” (che significa vasto, esteso, e sta a indicare il macrocosmo – N.d.T.). Il divino principio atmico, che emana da brihat, è il vero Aham, l’Io permanente e immortale; esso è Verità. Sforzatevi in tutti i modi di riconoscere il vero ed eterno principio di Aham.
Innanzitutto, dovete comprendere l’unità esistente fra Âtma, Aham e Brahman; sono tre parole diverse, ma il loro profondo significato è il medesimo. Il principio di Brahman è pura Verità. Esso è costantemente con voi, intorno a voi, accanto a voi e in voi. È l’unica cosa che sia sempre con voi, sia che vi troviate nello stato di veglia, in quello di sogno o di sonno profondo. Pertanto, solo il principio di Brahman è sempre con voi. Il Brahman è la natura umana, nella quale è immanente la Divinità. Quella Divinità è dentro di voi.
Voi siete il principio di Brahman; non esiste nulla che sia superiore a voi. È dunque superfluo cercare Dio in qualche luogo lontano: Egli è con voi, accanto a voi, intorno a voi e in voi. Perché mai continuate a immaginare che la Divinità sia in qualche luogo lontano?
Oggi l’uomo spreca la sua vita inseguendo desideri materiali e artificiali, e alimenta innumerevoli desideri, tutti di basso livello. Ciò si verifica in tutti i settori: spirituale, mondano o politico. La sua vita è piena di egoismo e di interessi personali. Se non ci fosse l’egoismo, non ci sarebbero neppure gli interessi personali; ma questi due, combinati insieme, bruciano la natura umana.
Uno potrebbe chiedersi: “Come posso vivere in questo mondo senza un fine egoistico?” La vostra vita è inquinata dall’egoismo, e questo non è il modo giusto di vivere. Alcuni, in preda all’illusione, pensano: “Noi siamo d’aiuto al mondo; rendiamo servizio alla società!” Voi credete di aiutare la società, ma, in realtà, la state solo danneggiando, danneggiando, danneggiando. Le state facendo del male. Non solo: contaminate anche i vostri sacri sentimenti. Chi è la società?
S.A.I.: Spiritualità, Associazione, Individuo
Nel Mio Discorso di ieri vi ho detto: “L’uomo mette al primo posto se stesso, al secondo la società, e al terzo la spiritualità.” Io ho invece ribadito che la cosa primaria e più importante è la spiritualità; l’associazione (o società), va al secondo posto, mentre l’individuo deve essere al terzo. L’individuo rappresenta la “I”, l’associazione è la “A” , e la spiritualità è la “S”.(Applausi). L’unità di tutti e tre è “SAI”. (Applausi).
Dovete mettere la Divinità al primo posto. Solo se darete alla Divinità il ruolo primario, potrete sentire la società più vicina a voi. Solo quando vi sentirete uniti alla società, potrete ricercare la Verità e indagare su: “Chi sono io?” Quando capirete chi siete voi, potrete capire che cosa sia la società. Solo quando capirete che cosa sia la società, vi sarà possibile riconoscere la Divinità, che è la forma stessa di tutto ciò che esiste in questa società.
Il nostro Srinivas ci ha raccontato che, sin dall’inizio, voleva insegnare ai bambini piccoli in una scuola elementare. I bambini devono essere educati; bisogna insegnar loro a progredire e a sviluppare sentimenti nobili e sacri. Così, oggi, cominceremo dalla scuola elementare: che cos’è questa scuola elementare? Sviluppare l’individualità; sviluppandola in modo appropriato, la società progredirà. Pertanto, come prima cosa, dovete sviluppare la vostra natura intrinseca e scoprire chi siete; poi riuscirete a capire che cos’è tutto questo. La cosa più importante, dunque, è che capiate innanzitutto la vostra natura (riconosciate voi stessi).
Il cibo per la testa, e la testa per Dio
Incarnazioni dell’Amore!
Voi non riuscite a capire facilmente la Divinità. Dovete fare degli sforzi, sia a livello esteriore sia interiore, per comprendere la vostra natura permanente, vera ed eterna.
Innanzitutto, avete bisogno di cibo per il corpo. Il cibo è questo: cibo per la testa, la testa per Dio. (Applausi).
Il cibo che consumate deve essere adatto. Chi vuole conseguire la Divinità non deve neppure toccare cibi impuri. Dovete mangiare cibo pulito, puro, equilibrato, sacro. Ecco quello che vi occorre: cibo satvico. Dovete nutrire il vostro corpo con verdure e ortaggi. Non dovete mai consumare cibo impuro, come uova e carne. Se mangiate cose impure, la vostra vita ne sarà inquinata. Dunque, per prima cosa, eliminate il cibo non puro.
In secondo luogo, dovete astenervi dalle sostanze alcoliche. Facendo uso di bevande alcoliche, tutti gli organi di senso vengono inibiti. L’alcol, quindi, rende impossibile la disciplina spirituale. Si deve raggiungere il controllo attraverso un naturale assorbimento (nel divino Sé) e non farsi assorbire da alimenti artificiali. (Risate). L’ubriachezza si raggiunge artificialmente, mentre l’estasi divina arriva in modo naturale. Ciò significa che, tutto quello che è in relazione con la Divinità, procede sempre in modo naturale. Nârada dichiarò:
“Raggiunto Quello (il Brahman),
l’uomo ottiene totale soddisfazione,
ebbrezza, e l’estasi del Sé.”
Dobbiamo essere immersi in un’ebbrezza naturale, senza concedere alcuno spazio a quella artificiale. Il genere umano sta diventando completamente demoniaco a causa del consumo di sostanze intossicanti, di carne e simili. Non solo. Ci sono alcune sostanze intossicanti anche in qualche (altro) cibo e in alcuni farmaci: non bisogna quindi farne uso. Se una medicina contiene tali sostanze non bisogna affatto prenderla, anche se ciò dovesse comportare delle difficoltà. Non si devono mai assumere sostanze tossiche.
Restare nei limiti
Incarnazioni del Divino Amore!
Tutti voi praticate svariate forme di discipline spirituali. Molti bevono eccessive quantità di latte e yogurt, credendo che siano cibi satvici; in realtà non lo sono, perché contengono alcune sostanze tossiche. Qualsiasi cibo assumiate, deve restare entro certi limiti. Non si deve bere yogurt a piacimento; anche in questo deve esserci una misura. Tutto il cibo che assumete deve rispettare certi limiti. Se avete fame, non dovete mangiare fino a sentirvi totalmente sazi. Dovete smettere di mangiare quando sentite che potrebbe starci ancora qualcos’altro. Se mangiate fino a riempirvi totalmente lo stomaco, la pigrizia e l’intorpidimento, proprie del tamoguna, s’impossesseranno di voi. Non dovete mai lasciar spazio al tamoguna.
Che cos’è la Meditazione?
Tutti voi seguite delle sâdhanâ (pratiche spirituali), ma in esse s’insinuano degli errori, che ve ne rendiate conto o no. Dicendo: “Meditazione, meditazione, meditazione”, la gente si siede a meditare; ma che cos’è questa meditazione? Qual è il suo significato? Che cosa fate, pensando di meditare? Voi credete che si tratti di concentrazione. No, la concentrazione non è meditazione.
Nella vita di tutti giorni ricorriamo alla concentrazione, ma ciò non è disciplina spirituale, poiché la concentrazione fa parte della vita ordinaria.
Bisogna servirsi della disciplina spirituale con molta accortezza. Alcuni credono che star seduti senza muoversi sia una gran pratica spirituale. Questo è un grosso errore: è infatti del tutto naturale che ci si muova, com’è naturale che la mente sia instabile. Ma da quella mente vacillante, si deve passare a conseguire la Divinità che è stabile. Pertanto, da ciò che è mobile bisogna giungere a ciò che è immobile. Quella è vera meditazione.
Meditazione non è stare seduti a occhi chiusi, senza muoversi. Questo è soltanto un errore nella vita quotidiana che diventa poi un’abitudine. Se ciò continua, col passare del tempo, gradatamente, tutto diventa inutile. La mente prende a vagare sempre di più, e rimane ferma solo per poco; questa non è vera meditazione. Lasciate pure libero corso all’altalenarsi dei sentimenti; anzi, immergetevi in essi.
Voi non siete esseri transitori: siete esseri veri ed eterni. Dovete, perciò, cercare di riconoscere il divino principio atmico, che è immobile, nell’ambito di ciò che è mobile.
Provvisorietà delle pratiche spirituali
Oggi, molti praticano numerosi tipi di sâdhanâ, ma solo per poco: poi non ne resta traccia. Non si devono compiere cose provvisorie e temporanee.
Non cercate di trattenere Dio nel vostro cuore, pensando che Egli sia fuori di voi.
Dovete prima consolidare la Verità secondo cui Egli è in voi, e realizzare la vostra natura divina. Non solo; dovete altresì fare in modo che anche gli altri realizzino che siete divini.
Tutte le pratiche spirituali odierne sono come quei coltelli che si usano nelle recite: vanno bene per quelle rappresentazioni, ma non possono uccidere nessuno. Dovete cercare invece di sopprimere l’illusione che è dentro di voi, allontanandola progressivamente. Ci sono numerose vie per giungere a ciò, nonché diversi tipi di meditazione, come ad esempio la meditazione sankalpa, sthira, chitta, quella guidata, quella indotta. Oggi, però, si tende a ridurle a fatti emotivi, mentre la meditazione non deve aver nulla a che fare con le emozioni.
La sâdhanâ non è necessaria
Incarnazioni dell’Amore!
Che ve ne rendiate conto o no, voi praticate delle discipline spirituali pensando che le vostre conoscenze siano corrette. Se desiderate sapere veramente che cosa sia la meditazione, chiedetelo a Me: ve lo spiegherò Io. (Applausi). Voi non avete bisogno di alcuna pratica spirituale; non ce n’é proprio bisogno. Fate quello che vi dico, e in un istante avrete la visione di Dio. Questa sâkshâtkâra (la diretta percezione di Dio) si manifesta davanti a voi, ma non si ottiene per mezzo di pratiche spirituali.
Molti fanno sâdhanâ, ma queste pratiche non sono corrette. La gente attribuisce importanza a certe Forme di Dio, e, mentre glorifica la Forma Divina prediletta, rimane attaccata alla propria forma corporea. No, no! Dovete dimenticarvi della vostra forma (rimuovere la coscienza di essere il corpo), e sviluppare invece la vostra Coscienza Divina. A che cosa servono tutte queste pratiche spirituali se si continua a restare avvinghiati alla propria forma?
(Provate a chiedervi:) “Che cosa sto facendo? Sto meditando.” Come fate a sapere che state meditando? È forse meditazione quella, se continuate a esser consci della meditazione stessa? No, non lo è affatto! Meditazione è quella che vi porta a dimenticare voi stessi, che vi fa dimenticare la coscienza del corpo; quella che sviluppa la vostra santità, e che vi colma della vostra stessa eterna Natura divina: solo quella è meditazione.
È un ingannevole continuare ad alimentare desideri, rivolgendovi verso l’effimero, invece di colmare voi stessi della vostra Coscienza divina.
Natura della mente
Incarnazioni dell’Amore!
Sviluppate in voi Amore puro e sacro. Molta gente continua a seguire certi personaggi, ritenendoli dei guru, dei saggi, dediti alla sâdhanâ, ma questa non è la vera natura del guru. Seguite il sentimento che è già nel vostro cuore; non cambiate.(Applausi). Non devono esserci cambiamenti di sorta; se la vostra mente è ferma su un obiettivo, quello soltanto deve essere permanente.
Buddha mise in pratica questo stesso principio. Un giorno egli perse coscienza di se stesso; dimentico di sé, era immerso nell’Uno. Stava camminando, quando Ânanda lo vide e gli domandò: “Che cosa ti succede, fratello? Perché mai vaghi in questo modo?” Buddha riprese coscienza: “Ho continuato a seguire la natura fisica, transitoria e impermanente della mente; così ora ho assunto la sua stessa forma. Non devo più seguire la mente. C’è solo una Mente (la Mente cosmica – N.d.T.). Non importa quante nascite ci siano: la Mente è solo Una. Questa Mente non cambierà mai. È quindi importante che io raggiunga tale stato, che non muta mai.”
Ânanda osservò tutto ciò e pensò: “La mente è sorta dal cuore.” Così Ânanda ottenne la liberazione. Il motivo principale per cui conseguì la liberazione fu perché pensò alla Mente. La mente ordinaria non deve essere oggetto di pensieri; essa provoca inquietudini in mille modi.
Soltanto la mente è responsabile
della schiavitù o della liberazione dell’uomo.
Non bisogna pensare alla mente, ma piuttosto dimenticarla, abbandonarla. Mantenete il pensiero fisso sulla Divinità, unitevi alla Divinità. Questa è vera liberazione.
Ânanda si rese conto della liberazione avvenuta nel Buddha, e mise in pratica la stessa cosa. Così, in breve, anch’egli la raggiunse.
Qual è la natura del corpo umano? Esso è composto dai cinque elementi, i quali sono stati creati: non sono veri ed eterni. Come potrete raggiungere la Verità se seguite il corpo? Dovete abbandonare l’illusione del corpo; l’attaccamento al corpo deve essere sacrificato. Occorre avere attaccamento solo per l’Âtma! Quella è vera meditazione, vero sacrificio, vero yoga, vera gioia. Quella gioia soltanto è beatitudine, che non significa, però, piacere terreno, poiché in essa tutto è contenuto.
Dite la verità, ma parlate amabilmente;
non dite mai verità spiacevoli.
Solo così riuscirete a ottenere la liberazione.
Molti dicono di aspirare alla liberazione, ma essa non è qualcosa che si può ottenere temporaneamente. La mente va dimenticata. Ovunque si guardi, la mente non deve essere presente. Ecco la vera liberazione. Se voi affermate: “Ovunque rivolga lo sguardo, vedo solo la mente”, come potrete avere la liberazione? L’uomo consegue la liberazione solo con l’oblio della mente.
Gioia
Incarnazioni dell’Amore!
Presumo che voi non abbiate mai intrapreso una pratica spirituale così radicale. Esaminiamola gradualmente. Per prima cosa, cominciate con la contemplazione di Dio con Amore puro; solo così vi metterete nelle condizioni adatte.
I Pândava diedero all’inizio priorità all’«io, io», poi al «noi, noi, noi» e infine al «tutti».
Quindi, per prima cosa, non bisogna restare attaccati all’«io». Esso deve essere abbandonato; solo allora proverete la vera beatitudine. Buddha disse: “Gioia, gioia, gioia.” Che cosa significa “joy” (gioia, in inglese – N.d.T.)? Che cosa significa la “j”? Non lo sapeva. Non sapeva che cosa volesse dire la “o”, e neppure la “Y”.
“J” vuol dire tutto. “O” indica la totalità. “Y” significa liberazione. L’unione delle tre sillabe diventa joy, gioia. J-o-y. Nella spiritualità ogni sillaba e parola hanno dei significati sottili. Vera sâdhanâ è riconoscere questi significati e metterli in pratica. Se si resta seduti per qualche tempo, la mente può rimanere ferma, ma questo non basta. È ferma solo per poco, ma poi comincia a creare delle grosse difficoltà. Non vi permetterà di pensare neppure a un solo argomento spirituale, e comincerà a criticare il sentiero della Verità. Pertanto, non serve praticare una disciplina spirituale che dia qualcosa di così fugace e momentaneo. Cercate, invece, di ottenere la Divinità per mezzo dell’Amore; sviluppate e accrescete il vostro Amore durante la meditazione. Solo questo vi darà frutti.
Incarnazioni dell’Amore Divino!
Domani è il giorno del Guru Pûrnimâ e parlerò esaurientemente di tutto ciò. (Applausi).
Guru, il Maestro Spirituale, viene nella forma di Pûrnimâ (la luna piena); tuttavia, se dimenticate la vera natura del guru, tutte le discipline spirituali saranno vane, e non vi resterà nulla. Oggi, la vera natura del guru è stata completamente dimenticata. Ciò è un grave errore.
Mantenendo nel vostro cuore la natura essenziale del guru, trasformerete il cuore nel Divino e vi immergerete in quello stato sublime. Domani, perciò, cercate di capire, almeno in parte, il significato del Guru Pûrnimâ.
Prashânti Nilayam, 23 luglio 2002
Sai Kulwant Hall
Discorso di commiato alla Conferenza Mondiale sul Volontariato
Versione Integrale