“Gli uomini desiderano tempi fausti, posizione e bontà;
tuttavia non desiderano un buon intelletto e saggezza.
Essi non desiderano avere una buona condotta.
Che altro c’è da dire, o miti, virtuosi
e fortunati membri di questa assemblea?”
Incarnazioni dell’Amore!
Nel mondo, dal sempliciotto al saggio supremo, dal povero al miliardario, tutti presentano se stessi utilizzando il termine aham, aham, aham (io). Gli animali, gli uccelli e la bestie sono impossibilitati a usare questa parola, in quanto sono incapaci di parlare. Ma se lo fossero, anch’essi pronuncerebbero “aham, aham, aham”.
La natura dell’Io è la parola usata nelle Upanishad. Il termine aham è una parola importante nella cultura spirituale. Non si tratta di una parola ordinaria. Aham brahmâsmi, “Io sono Dio”: questa è la parola (l’insegnamento) delle Upanishad. (Nello shloka) prima del termine Brahma (Dio), viene la parola aham.
Aham brahmâsmi: Brahma viene solo dopo aham.
Agli Avatâr incarnati nel mondo, quali Râma e Krishna, vennero dati dei Nomi che in realtà non appartenevano loro. Il vero Nome, il Nome eterno e corretto per loro, è aham , aham, aham. Aham è il primo Nome di Dio. Tutti gli altri furono Nomi dati dal mondo materiale per la gioia e la soddisfazione della gente. Ma il vero Nome è aham.
Contorsioni mentali
Stiamo incrementando queste illusioni a causa delle distorsioni della mente. È infatti davvero difficile rendere la mente senza deformazioni.
Un tronco d’albero può essere raddrizzato e reso senza curvature.
Una pietra può essere modellata perfettamente.
Potete, voi, modellare una mente e renderla priva di distorsioni?
È una cosa impossibile. È perciò importante obiettivo della pratica spirituale indirizzare la mente sulla retta via.
Nel mondo molte persone stanno compiendo tante pratiche spirituali, le quali donano soddisfazione soltanto alle contorsioni della mente. Ma ciò che invece dà vera soddisfazione è aham, aham, aham. Ogni essere umano che non riconosce la natura di Dio, Lo adora con molti Nomi e molte Forme.
Dato che Dio si espande per l’intero universo, è possibile confinarLo in un tempio?
Poiché Egli brilla dello splendore di dieci milioni di soli,
è possibile offrirGli la fiamma di una candela?
Visto che persino le Divinità e Îshvara Stesso non riescono a comprenderLo,
chi può attribuirGli una forma?
A Colui che si muove in tutte le acque, chi può attribuire il Nome giusto?
Dato che il cosmo intero è nel Suo stomaco, è possibile nutrirLo?
La terra Lo chiama Râma, Lo chiama Krishna.
Le persone del mondo attribuiscono a Dio questo genere di Nomi terreni, transitori, impermanenti e, con essi, Lo adorano.
Incarnazioni dell’Amore!
Il vero ed eterno Nome di Dio, è aham, aham. Il Nome aham è il Suo primo Nome. Per questo anche quelle Upanishad che derivano dai 4 Veda, dichiarano:
Aham brahmâsmi.
Prajñâna brahma.
Ayam âtmâ brahma.
Tat tvam asi.
“Io sono Brahman (l’Assoluto).
Brahman è la Saggezza Suprema.
Questo Âtma è Brahman.
Tu sei Quello (Dio).”
Questi, proclamati nei Veda, sono dei grandi princìpi. Persino le parole dei Veda dichiarano:
“Sono Uno. Diverrò molti.”
“La Verità è unica, ma i saggi La chiamano con vari nomi.”
Solo Uno. Egli è Ekam (Uno). Quell’Uno è aham. Tuttavia, attribuire a Dio tante Forme e tanti Nomi, soddisfa l’uomo. La mente, quindi, sta giocando numerosi scherzi per la soddisfazione dell’uomo.
Le pratiche spirituali servono al controllo mentale
A nessuno è possibile afferrare la mente. Le formiche e le zanzare vanno dappertutto, ma non andranno a posarsi sul fuoco. Allo stesso modo, la mente spazia dappertutto, attrae ogni cosa, ma non rimane stabile in Dio. La mente che rimane salda nella direzione di Dio, è una vera mente. È dunque un’importante pratica spirituale indirizzare la mente verso Dio e utilizzarla in modo puro e privo d’egoismo, senza farla vacillare.
Tutte le pratiche spirituali di oggi, perciò, sono tese a controllare la mente. La resa della mente, così come il suo controllo, è uno degli importanti obiettivi dei nove sentieri della devozione.
Shrâvanam (ascolto delle storie di Dio).
Kîrtanam (canto della Sua Gloria).
Vishnu Smaranam (canto del Nome di Dio).
Pâda Sevanam (servizio ai Piedi di loto).
Vandanam (rendere omaggio a Dio).
Archanam (adorazione).
Dâsyam (essere servo di Dio).
Sneham (amicizia con Dio).
Âtma Nivedanam (abbandono a Lui).
Quell’abbandono è necessario.
La mente non è esclusivamente un ammasso separato di desideri. Essa è prakriti dharma (la legge naturale).
(Swami prende il Suo fazzoletto – N.d.T.).
Quando viene chiesto: “Che cos’è questo?”, voi dite: “È un tessuto.” Tuttavia questo non è un pezzo di stoffa, ma dei fili intrecciati fra loro. Anzi, questi non sono fili, bensì è cotone. Dal cotone, sono stati ricavati dei fili; dai fili è stato ricavato il tessuto. Allo stesso modo, voi non siete una persona, ma tre:
1. Chi credete di essere: il corpo fisico.
2. Chi gli altri credono che voi siate: la mente.
3. Chi veramente siete: l’Âtma, ossia aham, Brahman, Dio.
Non c’è infatti un particolare Nome per Dio.
Senza attributi, Incontaminato, Eterno, Rifugio Supremo,
Permanente, Puro, Cosciente, Libero, Incarnazione della sacralità.
(Tratto dalle Upanishad)
Nel creare delle Forme per Dio, l’uomo è soddisfatto. Tuttavia, alla fine, tutte le forme dovrebbero diventare Una. Infatti:
La Verità è unica, benché i saggi La chiamino con vari nomi.
I saggi e gli eruditi, hanno descritto l’Uno in molti modi.
Il grande imperatore Bali
In Kerala, l’imperatore Bali diede in dono tre passi di terra a Vâmana. Bali era un grande re, con grande senso di sacrificio. Era inoltre un ardente devoto. A un devoto tanto ardente, Vâmana si presentò con le sembianze di un nano.
Perché Vâmana assunse quella forma? Colui che chiede l’elemosina è sempre in condizioni d’inferiorità rispetto a chi la dà. L’imperatore Bali era importante. Per andare da lui a chiedere l’elemosina, persino Nârâyana (Dio) si fece piccolo (nano) e umile.
Dato che possiede un’aquila (Garuda) come veicolo
e Lakshmî (la Dea della ricchezza) seduta sul Suo petto,
perché mai Egli è andato a cercare l’elemosina?
Per andare a cercare l’elemosina, anch’Egli si fece piccolo, con i piedi ancor più piccoli! Egli chiese solo tre passi di terra, con due dei quali riconquistò i tre mondi. Shukrâchârya, il precettore di Bali, disse: “Bali, questo non è un uomo qualunque. Egli è il Dio manifesto. Non prometterGli niente.” A queste parole, l’imperatore rispose: “Mai ritirerò una promessa fatta! Può, colui che non mantiene le promesse, chiamarsi ‘essere umano’? Ho dato la mia parola. Perciò, succeda pure qualsiasi cosa, la manterrò.”
Sono molto poche le persone che si oppongono alle parole di Dio. Così l’imperatore Bali diede in dono tre passi di terra, come Vâmana aveva richiesto. Con il primo di quei passi, venne occupato il mondo intero. Bhûr, Bhuvah, Svah. Tutto il mondo materiale venne preso con un passo. Bhûr, Bhuvah, Svah. Bhuvah è il mondo della percezione, ossia la mente, mentre Svah è l’Âtma. Mondo materiale (Bhûr, piano fisico – N.d.T.), mondo delle percezioni (Bhuvah, piano mentale – N.d.T.) e mondo dello Spirito (Svah, piano atmico): questi tre, insieme, sono Uno. Dio possiede un potere infinito. Che cos’è impossibile per Lui?
Una terra ammirevole
La terra del Kerala è una grande terra di sacrificio.
È il terreno di gioco della devozione e dell’ubbidienza, ed è il luogo di nascita del sacrificio. (Applausi).
Gli abitanti del Kerala offrono tutto l’aiuto necessario a chiunque abbia bisogno. Nessuno di loro dice “no”.
L’imperatore Bali nacque in questa terra meritevole. Shukrâchârya era il precettore di Bali. Bali si abbandonò a Dio anche se si trattò di andar contro agli ordini del suo guru. Sotto questo aspetto, l’imperatore Bali è l’unico individuo che si arrese a Dio. Ci sono infatti persone che fanno la carità e offrono terreni, mucche, cibo, oro e molte altre cose. Ma l’imperatore Bali, invece, diede se stesso. La terra del Kerala è una terra di grandissimo merito! (Applausi). A causa degli effetti del Kali Yuga possono essere avvenuti alcuni cambiamenti; tuttavia, fin dall’inizio, questa terra era molto rinomata in tutta l’India.
Anche Prahlâda nacque in Kerala ed egli pure disubbidì agli ordini di suo padre. Gli disse: “Mi sono arreso a Hari (Dio).” Siccome suo padre era lontano da Dio, gli ordinò di smettere di adorarLo e di ritirare la promessa fattaGli.
Avendo fatto una promessa, è cosa giusta non mantenerla?
“Non mancherò alla promessa, padre. Manterrò, senza meno, la parola data a Hari.” In Kerala sono nati personaggi tanto sacri! Prahlâda era un mahâjñâni (una persona di grande saggezza), un mahâtyâgin (una persona avente un grande senso di sacrificio) e un ardente devoto. Un devoto supremo quale era, non diede ascolto né a suo padre, né a sua madre, né a nessun altro.
Egli è presente ovunque
Molti scienziati affermano: “Dio non è presente in un solo luogo, ma ovunque si guardi.” Altri scienziati contestano: “Dio non esiste.” Questo è un gravissimo errore. Non esiste infatti luogo dove Dio non sia presente.
Con Mani, Piedi, Occhi, Testa,
Bocca e Orecchie che pervadono ogni cosa,
Egli permea l’intero Universo.
Non esiste alcun luogo dove Egli non sia presente.
“Mai avere il dubbio che Egli sia in questo e non in quello. Dio è presente ovunque. Ovunque si guardi, Egli è là.”
Prahlâda continuava a ripetere ciò insistentemente. Egli era solo un ragazzino, mentre gli scienziati di oggi sono personaggi estremamente importanti. Anche Hiranyakashipu, suo padre, era un grande scienziato che andò sulla luna, sul sole e sulle stelle. In uno dei suoi viaggi, quando toccò la stella Dhruva, la terrà modificò la sua rotazione. Hiranyakashipu, perciò, fu uno che intraprese questo genere di imprese tanto audaci.
Tuttavia, da allora fino ai giorni nostri, scienziati simili non sono stati in grado di scoprire Dio. Dio può essere scoperto solo con l’Amore. Oltre all’Amore, non esiste altra via, per questo l’Amore è importante. L’Amore aiuta ad abbandonarsi. Da allora fino ad oggi, questo è ciò che gli antichi ci hanno insegnato.
Importante: se si vuole pensare al vero Nome di Dio, bisogna pensare Aham brahmâsm, “Io sono Brahman”. Aham è Dio, l’ Âtma, il Signore Supremo che è pieno di Luce, di Beatitudine eterna, cioè l’Onnipotente. Tutto è aham, aham, aham. In aham è contenuto il Tutto.
Voi non siete il corpo
Se si domanda: “Signore, quando siete arrivato?” vi verrà risposto: “Sono arrivato ieri.” Chi è arrivato ieri, voi o il vostro corpo? Il corpo è arrivato, non voi. Credendo, però, che l’”io” sia il corpo, voi rispondete: “Io sono arrivato ieri.”
Supponete che oggi lo stesso individuo scivoli e si rompa una gamba. Egli affermerà: “La mia gamba è rotta.” Ieri, con l’illusione di essere il corpo, ha detto: “Io sono arrivato ieri.” Oggi, invece, afferma: “La mia gamba è rotta.” La gamba è separata da lui, non è vero?
Questa “mia gamba”. A chi appartiene? Voi non siete la gamba, voi non siete il corpo. L’”io”è a parte. Molte volte utilizziamo in questo modo la parola io, io, io, io nella vita quotidiana.
Aham è una parola vera ed eterna, ed è presente in ogni uomo. L’io presente in ogni singolo individuo è uguale per tutti. La Divinità in tutti è Una e si manifesta con il termine aham, “io”.
Tutto il creato è la manifestazione di Dio.
Il Signore Supremo, presente in ogni individuo, è aham (io). Ovunque c’è l’io, là c’è Dio. Dio non può esistere dove non c’è la parola “io”. Aham è perciò pienamente presente in ogni essere umano. La forma dell’uomo è la forma di aham. Aham è l’io.
Dio è nello stesso luogo di aham. Aham è il Suo Nome. Aham brahmâsmi, “Io sono Brahman”. (Vedete come nello shloka) aham viene pronunciato prima di Brahman. Dovremmo quindi credere che Dio si trovi dove si trova il termine aham.
L’io è la causa prima di tutte le gioie e di tutte le sofferenze; l’io è la causa delle difficoltà e della felicità. Senza l’io non ci sarebbero né gioia né dolore.
“Questa è la mia mente, questo è il mio intelletto, questa è la mia mano, questa è la mia gamba.” Voi dite: “Tutto ciò è mio, mio.” Ma chi siete voi? Se viene posta questa domanda, la risposta è: voi non siete niente di tutto ciò.
“La mia mente, il mio intelletto, la mia citta, i miei sensi, il mio antahkarana. Ma chi sono io?”. Tutto ciò non siete voi. Queste sono tutte forme esteriori che non fanno parte della Beatitudine interiore. Sono aspetti che non fanno parte della visione dell’Âtma, non fanno parte di aham.
Aham è presente in ogni essere umano. Le persone dicono: “Quella persona è povera, quella persona è miliardaria.” Per quanto riguarda i soldi, si può essere ricchi o mendicanti, ma aham è uguale per tutti. Perciò, Incarnazioni dell’Amore!
L’Amore è aham. L’uomo non potrebbe esistere senza Amore. L’Amore risplende in ogni essere umano. L’Amore è aham.
Tutte le lampadine si accendono solo quando c’è corrente. Nessuna di esse si accenderà senza corrente. Le mani lavorano, gli occhi vedono, le orecchie ascoltano, la lingua parla. Ciò avviene grazie alla “corrente” aham presente in tutte queste parti del corpo.
Non è con gli occhi che vedete, bensì attraverso gli occhi, poiché lo splendore che brilla in essi è quello della Divinità. Chiudete gli occhi: non vedrete più niente. Negli occhi, perciò, è presente lo splendore.
Non c’è luogo dove Dio non esista; non c’è Nome che non Gli appartenga. Tutti i Nomi e tutte le Forme sono di Dio. Viene detto:
“A chiunque vi inchiniate, il vostro omaggio raggiunge Dio.
Chiunque disprezziate, il vostro biasimo raggiunge Dio.”
Chiunque critichiate, criticherete Dio. Chiunque rispettiate, rispetterete Dio. Il rispetto e la cortesia derivano dall’Âtma. Incarnazioni dell’Amore!
Se vogliamo rispettare gli altri, non dovremmo pretendere che prima gli altri rispettino noi. Spazzate via il rispetto per voi stessi e rispettate innanzitutto gli altri. Solo quando rispetterete gli altri, gli altri rispetteranno voi. Se invece volete che il prossimo vi rispetti senza che voi per primi portiate rispetto, non otterrete niente.
Potrete amare gli altri solo se prima amerete voi stessi. Quando non amate voi stessi, come potete amare gli altri? L’Amore è il Dio raggiante; è lo splendente aham. Ciò che porta tanto fulgore dovrebbe essere il vostro primario obiettivo.
L’interruttore generale è l’Âtma
Se si preme l’interruttore di una stanza, la luce si accenderà solo in quella camera. Se però si desidera avere luce in tutta la casa, bisogna accendere l’interruttore generale. Allo stesso modo, se volete ascoltare qualcosa, dovete premere l’ “interruttore” delle orecchie; se volete guardare qualcosa, dovete accendere l’“interruttore” degli occhi; se volete dire qualcosa, dovete premere l’“interruttore” della bocca. Tutte queste “stanze” sono collegate a interruttori differenti, ma, l’interruttore generale della casa, è l’Âtma, ossia aham. Quando l’interruttore generale aham viene premuto, tutte le parti del corpo si accendono. L’interruttore generale, perciò, è l’ Âtma, che è l’Incarnazione della Verità, la quale è l’Incarnazione di Dio.
La Verità è Dio; Dio è Verità.
L’Amore è Dio; Dio è Amore.
Se prima di tutto, riconoscete questa Verità, non serve fare nessun’altra pratica spirituale. Dio è il Testimone di ognuno di noi. Noi Lo vediamo in ogni nome e in ogni forma. Dovremmo rispettare tutti: in questo modo otterremo lo stesso rispetto. Se non rispetteremo gli altri, nessuno rispetterà noi.
Dio si manifesta nella forma dell’uomo
Ogni singolo essere umano andrebbe dunque rispettato. Dovremmo guardare con Amore ogni essere vivente. Invece si vivono vite misere, prive di questo Amore vasto e infinito. I sentimenti sono ristretti, ma ciò non va bene poiché l’uomo è l’essere più elevato.
Fra tutte le creature, la nascita umana è la più difficile da ottenere.
La forma di Dio si è manifestata come uomo.
Dio è nella forma dell’uomo.
Ogni uomo, dunque, è la forma di Dio. Tuttavia, basandovi esclusivamente su tali forme esteriori, potreste ridicolizzare gli altri. Le forme non sono importanti.
L’ingrediente di base
Dopo aver fatto lo sciroppo di zucchero, il pasticciere lo versa in uno stampo a forma di cerbiatto, in uno a forma di cane, in un altro a forma di gallina e li venderà a due anna ciascuno. Nostro figlio dirà: “Voglio un cerbiatto”, e, pagando due anna, lo comprerà. Qualcun altro, per due anna, comprerà la gallina.
Tutte queste sono forme diverse di cani e galline, ma lo zucchero in esse è lo stesso. In realtà state pagando due anna per lo zucchero in sé, indipendentemente da quale sia la forma; non state pagando per la forma del cane o della gallina, bensì per lo zucchero. Il bambino è ingannato dalla forma, mentre è un vero sâdhaka colui che è attratto dall’ingrediente di base. Colui che tiene a mente lo zucchero e lo considera lo scopo, è un vero devoto, mentre, colui che dimostra ignoranza prestando attenzione alle differenti forme esteriori, è un cittadino ordinario.
Non dovremmo farci ingannare dalle forme, bensì sentirci estasiati dai sentimenti dell’Âtma. Dovremmo amare la natura dell’Âtma; dovremmo amare l’Âtma. Non esiste niente di meglio. L’Âtma è aham. Aham non è altro che l’Âtma, la quale è Brahman. Tutto è Âtma.
L’Âtma possiede vari nomi e diverse forme; tuttavia noi non dovremmo cadere in errore. Siamo infatti confusi per colpa dei nomi. Metteteli da parte e considerate solamente svarûpa (la vera forma) e svabhâva (la qualità fondamentale). Lo zucchero in tutti è infatti lo stesso. Se questa verità viene considerata, l’uomo nel mondo diventerà veramente Dio.
L’uomo ha tutto. Egli è la forma di Dio. Quando infatti Dio viene disegnato, Lo si rappresenta con una forma umana e non con altre forme. Ogni singolo essere umano, perciò, è l’incarnazione del Divino. Le Upanishad chiamano l’uomo Hridaya (Cuore).
Che cosa significa? Hridaya vuol dire “dotato di Compassione (Dayâ)”. Ogni essere umano è colmo di Compassione. Quando si possiede un tale Amore, quando si ha una tale Compassione, il mondo intero è pieno di Compassione.
Quand’è così, dove c’è posto per ashânti (la mancanza di Pace)? Nessuna ashânti, nessun odio, nessuna collera, nessuna sofferenza o dolore. Tutto è carico di Compassione. Al cuore è stato perciò dato il nome Hridaya, ossia “colmo di Compassione”.
Ogni essere umano ne è pieno; ogni essere umano ne è l’incarnazione. Quando dayâ è presente, come può nirdaya (la crudeltà) trovare spazio? Il mondo intero è ricco di Compassione. Non ci sarà mai nessuna ashânti per colui che realizza questo fatto.
La Compassione è Amore. Hrid (cuore) + Dayâ (Compassione) dà Hridaya (cuore colmo di compassione). Dayâ significa Compassione. È davvero essenziale riconoscere questa verità e agire di conseguenza. Dicendo “cuore, cuore, cuore”, ci riferiamo esclusivamente al cuore fisico in noi, mentre Hridaya non è il nome del cuore materiale. Certamente esiste un cuore fisico, ma con Hridaya ci si riferisce alla natura onnipervadente dell’Âtma, che equivale ad aham. Hridaya è perciò l’Âtma.
Hridaya dovrebbe esser mantenuto sacro. Come si fa? Un piccolo esempio: nessuno di noi si sognerebbe mai di mettere alcun oggetto di valore a portata di mano dei ladri. Oggi, tuttavia, stiamo mettendo gioielli tanto preziosi quali la Compassione, l’Amore, la Pazienza e la Solidarietà, a portata di mano (e all’azione sacrilega) di quella ladra chiamata mente. Potremo custodire tali gioielli se vengono messi vicino ad essa? Assolutamente no.
Il cuore come fondamento
Per questi oggetti così preziosi dobbiamo perciò eleggere il cuore a padrone e non la mente, che è ladra. Ai giorni nostri, invece, stiamo facendo esattamente il contrario: mente, mente, mente, mente per ogni cosa. Poiché la consideriamo come fondamento:
Colui che considera la mente come base,
diventerà peggio di un ladro.
Chi eleggerà la mente a fondamento, diventerà un ladro a tutti gli effetti. Mentre:
Colui che considera come base il cuore,
diventerà più grande dell’Âtma.
Dovremmo tenere il cuore come fondamento. Tirutonda Âlvâr disse:
“Io Lo adoro con cuore puro.”
Dovremmo perciò considerare il cuore come fondamento anziché la mente. Essa vacilla costantemente; è sempre solo ladra. Se quei gioielli tanto preziosi vengono consegnati a lei, li perderemo.
In ogni singolo essere umano, ci sono buone qualità, buone abitudini, buoni comportamenti e buoni pensieri. Tutti questi sono come diamanti. Perché stiamo considerando la mente, che è ladra, come la proprietaria di gioielli tanto preziosi? Non dovremmo fare della mente la base di tutto ciò. Poiché invece lo facciamo, la nostra sâdhanâ si indebolisce. Che le vostre fondamenta siano l’Amore e la Verità.
La Verità è ovunque
Non dovremmo spezzare la Verità affermando: “Questa è la Verità degli Indiani, questa è la Verità dei Pachistani, quest’altra è la Verità degli Americani.” Che si tratti dell’India, del Pachistan o dell’America, la Verità è la Verità. È impossibile cambiare questo fatto. Perciò dovremmo fare della Verità e dell’Amore le nostre fondamenta. Quando lo faremo, per noi tutto sarà colmo di Pace.
“Senza meno andrò in Kerala”
Da molto tempo, i nostri due ministri desiderano che Io mi rechi in Kerala.
Questa volta sicuramente ci andrò! (Applausi). E non solo. Da quest’anno il Kerala avrà moltissime possibilità di progredire anche in campo scientifico.
Le persone affermano che la scienza e la tecnologia sono molto avanzate nello stato del Karnâtaka e dell’Andhra Pradesh. No, no! Il Kerala andrà addirittura più avanti dell’Andhra e del Karnâtaka! (Applausi). Ieri il Primo Ministro indiano ha promesso che prenderà adeguati provvedimenti affinché questo avvenga. Ma che lui prometta o no, lo stato del Kerala progredirà ad alti livelli.
La terra del Kerala è una terra che conosce la Verità. La terra del Kerala splende d’Amore. Essa non ha mai ripensamenti riguardo a questi due Valori e, inoltre, eccelle nell’ambito del Dharma. L’antica cultura di Bhârata afferma:
“Dite sempre la Verità; seguite la Rettitudine.”
Quest’anno, dunque, sicuramente Mi recherò in Kerala. (Applausi). Gli abitanti del Kerala hanno cuori molto sensibili. Anche se esteriormente parlano come comunisti, all’interno proteggono la natura dell’Amore. Quelle pronunciate sono solo parole da partito politico e non parole d’Amore. I comizi politici sono così: sul pulpito si dice una cosa e, non appena si scende, si fa l’opposto. Nella spiritualità, invece, c’è un’unica direzione.
Così, molto presto, lo stato del Kerala diventerà un ideale e occuperà un’altissima posizione nel campo della scienza. (Applausi). Un piccolo esempio: quando arriva la stagione delle piogge, prima di toccare gli altri stati, la pioggia arriva innanzitutto in Kerala. Il Kerala è dunque significativo sotto ogni aspetto. Non sarà, perciò, uno stato simile, importante per Dio? Anch’Egli, infatti, sta in Kerala! (Applausi).
Il Kerala è il luogo di nascita dell’Imperatore Bali e di Vâmana. È la terra fortunata dove entrambi nacquero. Questa terra porta il nome di Siddhâshram. che significa “ciò che rende tutto perfetto (siddha)”. Rende tutto un successo. Ogni cosa decisa, infatti, diventerà un successo.
Per questa ragione Vishvâmitra si recò là a compiere austerità. Egli compì le sue pratiche ascetiche, portando a quel luogo una fama eterna. Siddhâshram è la base di ogni siddhi (perfezione). Basandosi su questo fatto, anche l’imperatore Bali nacque lì.
E non solo lui, ma anche grandissimi altri santi e saggi vi nacquero. Vishvâmitra, Vâmana, Jamadagni: tutti loro nacquero in Kerala. Alcuni di essi sono conosciuti, altri non lo sono. Fra quelli conosciuti c’è Vishvâmitra, che fu un grande re. Nonostante ciò, alla fine si votò alla rinuncia.
Vashishta era un grande tyâgin (rinunciante, uomo di sacrificio) sul sentiero della spiritualità. Un giorno Vishvâmitra decise con grande determinazione: “Non voglio essere solo un râjarishi, bensì un brahmarishi.” Come si diventa brahmarishi? Ciò che porta allo stato di brahmarishi è la rinuncia all’odio e all’ira. Poiché Vashishta aveva rinunciato all’odio, era diventato un brahmarishi. Lo stesso fece Vishvâmitra che rinunciò all’ira. Vishvâmitra disse: “Il lavoro per cui sono venuto, è terminato. Ho ottenuto tyâga (la rinuncia, il sacrificio). Ho abbandonato Prakriti (la Creazione, la Natura) al Paramâtma (l’Assoluto).”
Infatti egli fece incontrare Sîtâ (Prakriti) con Râma (l’Assoluto). Egli fu il mezzo della loro unione. Dopodiché, dal regno di re Janaka ( il padre di Sîtâ – N.d.T.), Vishvâmitra si ritirò nuovamente nella foresta.
Il Siddhâshram fu quindi il compito per cui Vishvâmitra s’incarnò. Tutto ciò che era stato deciso, venne realizzato. La causa prima della sua trasformazione fu l’Amore.
Incarnazioni dell’Amore!
Sviluppate Amore, non odiate nessuno. Amate anche coloro che vi odiano. Trasformate in Amore l’ira che nutrite per loro: solo così potrete trasformarvi in grandi mahârishi (saggi supremi). Quando qualche nemico viene a voi, rendetegli omaggio. Non odiate nessuno. Non c’è assolutamente niente di grandioso nell’odio. È una cosa bruttissima. Perciò, parlate loro con Amore.
(Baba conclude il Discorso cantando il bhajan: “Prema Muditâ Mana Se Kaho…”)
Prashânti Nilayam, 21 agosto 2002
Sai Kulwant Hall
Festa di Onam*
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