“Come sorge e tramonta il sole, ogni giorno, immancabilmente?
Com’è che il luccichio del cielo e delle stelle si nasconde durante il giorno?”
Incarnazioni dell’Amore!
Da ere, le generazioni hanno sperimentato la beatitudine di Ugâdi . Gli Indiani, attraverso la natura della loro spiritualità, hanno dato pace e sicurezza a tutte le altre nazioni. Così, dai tempi passati fino a oggi, gli Indiani hanno donato pace e sicurezza agli altri paesi attraverso la preghiera: Lokâssamastâh sukhino bhavantu : “Che tutti i mondi siano felici.”
L’uomo d’oggi ha conquistato un grande progresso nel campo fisico e materiale; tuttavia, eticamente, egli è incapace di controllare la critica e i sentimenti ristretti. Per quale ragione? Quando si esamina il proprio cuore, è possibile riconoscere che la causa fondamentale di ciò va fatta risalire al fatto che, profondamente nascosti in esso, ci sono solo egoismo e interessi personali.
L’uomo d’oggi non ama le cose materiali per amore di esse in quanto tali, né ama il prossimo per amore del prossimo e nemmeno rispetta la nazione per il benessere della nazione stessa.
Qualunque cosa veda, dica, o pensi, egli ne fa uso per il proprio egoismo. Il giorno in cui allontaneremo tali sentimenti ristretti, sperimenteremo i benefìci di Ugâdi.
La gente oggi si è alzata presto, ha lavato la testa, ha indossato abiti nuovi e preparato alcuni piatti prelibati a casa propria: ma avere una pulizia soltanto esteriore e indossare esteriormente abiti nuovi è facile, mentre interiormente, per quanto riguarda i propri intimi sentimenti, l’uomo sta rovinando e inquinando un cuore tanto prezioso, poiché alimenta sentimenti negativi, cattive qualità e pensieri malvagi.
Il giorno in cui l’uomo renderà sacro e puro il proprio cuore e svilupperà sentimenti d’altruismo, solo quel giorno egli diventerà un uomo migliore e sperimenterà i benefìci di Ugâdi.
Il cuore dell’uomo è molto sacro e la sua vita estremamente rara.
La vita umana è la più rara da ottenere.
Nonostante possegga una cosa tanto rara, l’uomo non sta compiendo lo sforzo appropriato per vivere da essere umano. Gli esseri umani sono un ammasso di desideri. L’uomo dei giorni nostri trascorre il suo tempo pieno di desideri dalla testa ai piedi, credendo che la felicità consista nel soddisfarli. Non è così, non è così! Bisogna riconoscere la verità secondo cui la gioia consiste nel controllare i desideri. Il giorno in cui nel cuore dell’uomo i desideri saranno sotto controllo, sarà il giorno in cui i suoi desideri saranno esauditi!
La sacra cultura indiana
Incarnazioni dell’Amore!
Nonostante passino le ere e malgrado la terra continui a ruotare, il cuore dell’uomo non si trasforma. L’istruzione sta crescendo senza limiti, creando agitazione.
Le persone pensano che il cuore dell’uomo stia cambiando grazie all’istruzione. È vero, sta cambiando; ma in che modo? La gente segue strane vie e l’essere umano non impara le cose che dovrebbe sapere. Egli sta sprecando la sua vita umana incrementando sentimenti bestiali e agendo in modo demoniaco. Ma questa non è la nostra vera celebrazione, non è la nostra cultura antica.
La sacra cultura dell’India riconosce l’unità nella diversità e santifica la vita umana. Tuttavia, l’uomo odierno sta seguendo la via opposta, spezzando l’unità in diversità. Gli intellettuali e gli eruditi che frantumano l’unità in diversità, stanno aumentando a dismisura, mentre si sta riducendo il numero di coloro che riconoscono e praticano l’unità nella diversità.
Persino gli stessi Indiani sono incapaci di riconoscere quanto sia grande, quanto sia sacra e quanto sia santa la cultura dell’India. Un vero Indiano, nella propria vita, si augura il benessere e la felicità di tutti; un sentimento tanto vasto e sacro non si trova in nessun’altra nazione. Tuttavia, nonostante sentimenti così elevati e sacri siano presenti nell’uomo, egli è incapace di sperimentarli. Il tempo è sommamente sacro. Pensate solo quanto l’uomo sta sprecando questo tempo tanto prezioso. Il tempo già passato non tornerà più. Il tempo a venire non è nostro; non abbiamo controllo sul futuro. La cultura dell’India insegna che è importante dovere dell’uomo santificare il tempo presente. Per questo anche i Veda dichiarano:
Omaggi a Colui che è il tempo.
Omaggi al Padrone del tempo.
Omaggi a Colui che soggioga l’orgoglio del tempo.
Omaggi a Colui che trascende il tempo.
Omaggi all’Incarnazione del tempo.
Omaggi a Colui che determina il tempo.
Tale è il grado di valore che è stato dato al tempo. Ma non solo:
L’Essere Supremo ha mille teste, mille occhi e mille piedi.
Gli Indiani dei tempi antichi non solo avevano fede nella cultura dei Veda , ma santificavano anche il tempo con sentimenti divini e una condotta propizia. Prima dell’inizio di quest’era moderna, le persone e gli anziani del passato seguivano la cultura antica e aspiravano in diversi modi all’unità e all’armonia di tutti.
Muoviamoci insieme, cresciamo insieme,
espandiamo insieme la conoscenza che abbiamo acquisito.
Viviamo insieme in amicizia, senza conflitto.
Questo è ciò che dice la cultura dell’India. Dov’è ora? L’unirsi e muoversi insieme non si trovano da nessuna parte. Se in una casa vivono quattro persone, ognuna di esse avrà sentimenti differenti.
La vera vita dell’uomo è unità, e metterla in pratica è il suo scopo. Purtroppo oggi stiamo perdendo questa unità tanto divina!
O sacri Indiani! Nessuno ha ancora compreso pienamente il valore della cultura indiana. Il potere e le capacità degli Indiani sono infiniti. La beatitudine? È senza limiti.
Ogni uomo desidera la beatitudine
Ai giorni nostri ognuno desidera beatitudine, beatitudine, beatitudine.
L’uomo la vuole avere e, per ottenerla, sta leggendo innumerevoli libri, compiendo numerosi pellegrinaggi, consultando molti saggi e ascoltando i loro insegnamenti. Inoltre sta compiendo molti rituali d’adorazione, sta facendo intensi japa (la ripetizione del Nome di Dio) e intraprendendo severe austerità; ma non c’è beatitudine in tutto ciò.
Nel corpo dell’uomo ci sono 5 kosha (involucri):
1. Annamaya kosha, l’involucro del cibo (il corpo).
2. Prânamaya kosha, l’involucro della forza vitale.
3. Manomaya kosha, l’involucro della mente.
4. Vijnânamaya kosha, l’involucro della Conoscenza Superiore.
5. Ânandamaya kosha, l’involucro della Beatitudine.
Nonostante l’involucro della beatitudine sia presente nell’uomo, la sua esperienza della stessa è inesistente. Non c’è beatitudine. Tutte le gioie che l’uomo sperimenta oggi, sono solamente limitate e non contengono affatto la vera beatitudine. Sono gioie limitate, così come sono limitati tutti i soldi e le proprietà che si guadagnano, per quanti essi siano.
L’uomo sente che possedimenti, ricchezza, soddisfazioni, agi e comodità, danno beatitudine. Questa è un’assurdità! Tali gioie limitate non possono conferirci la vera beatitudine, poiché essa è illimitata. Da dove nasce? Non dall’esterno: sorge dal nostro cuore.
Il cuore è la dimora di Dio. La beatitudine, perciò, deriva dal luogo in cui Dio dimora. Per ottenerla, l’uomo deve innanzitutto sviluppare una fede profonda, per mezzo della quale otterrà l’Amore. Attraverso l’Amore, metterà in pratica il Dharma, tramite il quale sorgerà la Verità, e, grazie alla Verità, Dio si manifesterà. Attraverso Dio, potremo avere beatitudine.
L’origine della Beatitudine è la Divinità;
l’origine della Divinità è la Verità;
l’origine della Verità è il Dharma;
l’origine del Dharma è l’Amore;
l’origine dell’Amore è la Fede.
Gli occhi della fede, le Scritture, il Dharma e la gratitudine
L’uomo d’oggi non ha fede neppure in se stesso. Sta vivendo come un essere senza respiro. Sta perdendo la fede. Tutti i saggi dei tempi antichi lodavano la fede, la fede, la
Senza i due occhi della fede, oggi, nel mondo, le persone sono cieche
Senza occhi l’uomo non può vedere assolutamente niente. Quali sono questi due occhi? Sono le Shâstra (le Scritture) e il Dharma. Sfortunatamente, persino i bramini, che concordano con le Scritture, stanno scordando il Dharma.
“O Bramini, che sempre considerate le Scritture come Verità e avete aderito ai Veda!
O Kshatriya, che siete pronti a dare il corpo (la vita) per il benessere della nazione!
O Vaishya, le cui ricchezze e oro seguono le qualità del Dharma!
O Shûdra, che vivete felicemente prosperando con l’agricoltura!
Perché sprecare il tempo a rincorrere altri conseguimenti?”
Le persone stanno buttando ogni attimo del loro tempo con tutto il resto, ma da ciò non si otterrà nemmeno una briciola di felicità. Una qualità davvero importante che Dio ha donato agli esseri umani, è la gratitudine. Basandosi sulla cultura di Bhârata, le persone erano solite recitare l’ Âditya Namaskâr. Uno dei Nomi presenti in esso, è Kritaghnaghnâya (Namah), “(Omaggi al) Distruttore dell’ingratitudine”. Una scintilla dello splendore del sole è presente nell’occhio dell’uomo.
La Luna è la Divinità che presiede alla mente;
il Sole è la Divinità che presiede agli occhi.
È detto che se l’uomo dimentica il bene che gli è stato fatto e diventa ingrato, è inutile che esista. Si può affermare che un uomo simile sia cieco, perché il sole abbandonerà i suoi occhi.
Per questo l’uomo, chiunque egli sia, qualsiasi assistenza gli sia stata data, non dovrebbe mai dimenticare l’aiuto ricevuto. Dovrebbe persino essere disposto a rischiare la vita, ma mai dovrebbe dimenticare la gratitudine. Stiamo ricevendo tanto aiuto, ne stiamo accettando tanto, ma l’uomo non pensa minimamente a questo. C’è soltanto egoismo, egoismo, egoismo! L’uomo sta trascorrendo una vita da pazzo. Come possono certi folli essere chiamati “esseri umani”?
Qual è in realtà il significato di spiritualità?
Le persone pensano che spiritualità sia contemplare il Sé. No, no, no, no! Distruggere l’animalità nell’uomo e trasformare in divino il suo aspetto umano, è spiritualità. In che cosa si sta invece trasformando l’uomo? Egli trasforma l’aspetto umano in qualcosa di bestiale! Non si fa il giusto sforzo per trasformarlo in qualcosa di divino.
Ecco che cos’è la spiritualità. L’uomo oggi sta invece dimenticando la sacra natura della spiritualità. Dichiarando che oggi è festa, le persone credono che spiritualità sia cucinare dolci e mangiarli. Essi sciupano la spiritualità facendo solo festa. Ma questa non è spiritualità! L’importante scopo delle feste, quando sono celebrate, è santificarle contemplando e ricordando il loro vero significato. Si dovrebbe sentire: “Io non sono soltanto un essere umano! Sono il Divino rivestito di forma umana.” Solo così l’animalità presente all’interno si allontanerà. Invece, oggi, poiché l’uomo sta dimenticando la sua umanità, la bestialità sta aumentando a dismisura.
Un episodio della vita di Nârada
Incarnazioni dell’Amore!
Di qualunque individuo si tratti, a qualunque nazione appartenga, da qualunque stato provenga, da qualsiasi nazione venga, di qualsiasi regione sia, di qualunque genere sia, la natura umana dovrebbe essere salvaguardata. Questa è una cosa da non dimenticare. Non si dovrebbe stare senza santificare il tempo, avendo il proprio egoismo come unico scopo.
Una volta Dio (Vishnu) chiese a Nârada di trovare qualcuno al mondo che avesse un comportamento santo, un intelletto sacro e fosse perfetto.
Nârada disse: “Swami, che tipo di persona dovrei cercare?”
Vishnu rispose: “È un vero essere umano colui che ripete il Nome di Dio dal profondo del cuore, dicendo: ‘Râma, Krishna, Govinda, Nârâyana.’ Essere umano è colui che possiede un cuore sacro e puro dal quale emerge il Nome di Dio. Un uomo simile è un vero essere umano. Che egli compia pure qualunque azione materiale: sono solo compiti terreni che portano unicamente gioie momentanee, di cui Io non tengo conto. Ma colui che nei giorni sacri non ricorda il Nome di Dio, è uno stolto. Un tale essere non è assolutamente umano.”
Riflettendo su quelle parole, Nârada disse: “Swami, io ripeto costantemente il Nome di Dio: ‘Govinda, Nârâyana.’ Non c’è un attimo in cui non ricordi il Suo Nome. Esiste, dunque, devoto più grande di me?” Quello era l’inizio dell’ego.
È infatti ego pensare: “Sono un devoto.” Ci sono numerosi “devoti” così nel mondo. Se si osserva ogni casa, là si trovano “devoti”. Ogni centimetro è pieno di “devoti”. Ma questa non è vera devozione! Per ogni azione, ci dovrebbe essere espansione che sorge dal cuore e si propaga. Il cibo che mangiamo raggiunge lo stomaco e, dopo esser stato digerito, va a rifornire ogni organo attraverso la sua essenza. Allo stesso modo, il Nome di Dio che è contemplato nel cuore, dovrebbe raggiungere gli occhi, dovrebbe raggiungere le orecchie, la lingua, il naso, le mani, i piedi. Dovrebbe diffondersi in ogni parte del corpo.Solo così l’uomo contemplerà veramente il Nome del Signore. Quando il cibo della contemplazione del Nome di Dio, dopo esser stato digerito, entra negli occhi, che cosa accade? Influenza la vista. Questo significa che inizieremo ad avere visioni sacre. Quando raggiunge la nostra lingua, pronunceremo parole sacre. Quando raggiunge le nostre orecchie, udiremo suoni sacri. Quando arriva ai nostri piedi, ci recheremo solo in luoghi santi. Quando entra nelle nostre mani, esse compiranno solo azioni sacre. Colui che utilizza tutte le membra in modo sacro, è un vero essere umano.
Così Dio disse a Nârada: “Va’, e ritorna a ricerca conclusa.” Nârada girò dappertutto, portandosi dietro anche l’ego, che non lo aveva abbandonato.
Nel suo vagare, incontrò nella foresta un kirât (abitante della foresta o cacciatore) che si guadagnava da vivere vendendo legna da ardere. Egli era seduto in un angolo, con gli occhi chiusi, e faceva nâmasmarana (la ripetizione del Nome di Dio.
Nârada andò da lui e gli chiese: “Signore, chi siete?” Il kirât rispose: “Swami, sono un cacciatore e supremo devoto del Signore.” A queste parole, Nârada rimase sorpreso e disse: “Siete un ardente devoto? Se siete davvero un devoto così ardente, perché tenete un coltello nelle mani? È certamente per uccidere qualcuno!” “No, no, signore!” rispose il cacciatore. “No, no! Con questo coltello ho deciso di fare quattro cose.” “Quali sono?” chiese Nârada.
Il cacciatore rispose: “Prima di tutto deve essere uccisa Draupadî.”
“Draupadî è una grandissima devota che ininterrottamente canta il Nome di Krishna: ‘Krishna, Krishna, Krishna!’ Non è così? Elogiando la sua devozione, Dio aumentò la metratura del suo abito: Qual è quindi la ragione per la quale la volete uccidere?” disse Nârada.
Il cacciatore rispose: “Draupadî è certamente una devota, ma una volta, quando il mio Krishna stava mangiando, ella Lo chiamò in aiuto: ‘Krishna!’ Così Egli fu costretto a lasciare il Suo cibo per soccorrerla. Draupadî è il motivo per cui Dio è rimasto senza cibo; per tale ragione questa donna andrebbe uccisa.”
Nârada commentò: “Va bene, vedremo.” Il cacciatore, “vedendo” Prahlâda , proseguì:
“Solo il Nome di Dio, il Nome di Dio, il Nome di Dio concederà la Liberazione, concederà la Liberazione nel Kali Yuga.”
Prahlâda cantava costantemente: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana”, e il cacciatore gli disse: “Mio caro, stai ininterrottamente contemplando il Nome di Dio. Tuttavia che azione è, questa? Continuando a cantare il Suo Nome, fai sì che Egli non abbia né acqua, né cibo. Quando tuo padre cercò di farti schiacciare da un elefante, tu pregasti: ‘Nârâyana’, ma (per salvarti) fu Nârâyana a finire sotto l’elefante. È questo ciò che dovresti far fare a Nârâyana? No, no!” Poi, rivolto a Nârada, aggiunse “Per questo, Prahlâda andrebbe ucciso.”
A questo punto Nârada chiese: “Chi è il terzo devoto che andrebbe ucciso?”
“È Nârada” rispose il cacciatore. “Con la sua tampura egli continua a cantare: ‘Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana.’ Egli possiede una devozione totalmente egoistica e non quell’Amore che aiuta il prossimo. Per questo andrebbe ucciso.”
A queste parole, Nârada si spaventò e pensò: “È il mio ego a essere la causa di tutto ciò!”
“E poi c’è Mîrâ” proseguì il cacciatore. “Ogni volta che la si guardava, era costantemente immersa nella contemplazione di Giridhara Nagara, Giridhar . Per quanto ripetesse il Suo Nome, Mîrâ non fu in grado di sperimentare la natura dell’Amore di Krishna. Quando era persa nella Sua contemplazione, tutti gli schiaffi che prendeva dalla suocera, raggiungevano Krishna, causandoGli sofferenza. Ecco perché Mîrâ andrebbe uccisa.” La conversazione si concluse e Nârada raggiunse il vaikuntha (la dimora di Vishnu): “Swami, ho indagato riguardo a ciò che mi hai detto. Si afferma che anche colui che contempla il Nome di Dio è malvagio.” Vishnu rispose: “No, no, Nârada. Ti stai sbagliando! Poiché sei immerso nell’Amore per Dio, tu credi che tali persone Gli rechino danno; pensi che tali devoti facciano rimanere Dio senza mangiare e senza dormire. È anche vero, però, che il devoto dovrebbe pensare: ‘La felicità di Dio è la mia stessa felicità.’ Dio è sempre beato, in qualunque momento, in qualsiasi circostanza. Tuttavia, nemmeno la più piccola sofferenza dovrebbe essere arrecata al Suo corpo o alla Sua mente. Colui che dona a Dio la giusta felicità, è un vero devoto.”
Nârada , allora, capì la lezione: “Swami, è per uccidere il mio ego che oggi mi hai affidato questo incarico.”
Queste storie sacre degli Indiani si sono diffuse in tante parti del mondo. È importante che, per quanta devozione ci sia, alla mente di Dio non sia arrecata nemmeno la più piccola sofferenza. Se il Dio interiore soffre anche minimamente, anche per voi è una sofferenza. Perciò, ognuno deve sentire: “La felicità di Dio è la mia stessa felicità. La mia felicità è la felicità di Dio.” In questo modo si deve insegnare l’unità dei due.
Io e Dio siamo Uno.
Vishnu insegnò che bisogna riconoscere la relazione fra Dio e il devoto.
Che tipo di devozione stanno invece praticando i devoti di oggi? Stanno seguendo la loro devozione egoistica, dove l’unica felicità che conta è la loro, senza considerare il disturbo recato a Dio.
Dio è l’incarnazione dell’Amore. Tale Amore è in tutti: non ostacolatelo in nessun modo. È un Amore che va condiviso: questa è la Volontà di Dio.
Fin dai tempi antichi, gli Indiani hanno trasmesso questa sacra cultura a tutte le altre nazioni. Essi non ritenevano esistesse solo una forma di Dio.
Dio è presente in ogni cuore
L’Essere Supremo ha mille teste, mille occhi e mille piedi
Dio possiede numerose teste: ciò significa che la Sua non è un’unica forma. Tutte le teste, qui presenti, sono le migliaia di teste di Dio. Dio è in ogni singola testa, così come è presente in ogni cuore. Per questo non dovremmo sentire che Dio è solamente in un luogo specifico, come, per esempio, nella stanza della preghiera, in una chiesa, in una moschea, o in un tempio. Ovunque ci sia un essere umano, là c’è Dio.
Dio è nella forma dell’uomo.
Dio è nella forma dell’uomo. Sfortunatamente, invece di riconoscere in quale forma Egli sia, alcuni Lo criticano, mentre altri Lo pregano. I Veda chiedono: “Chi state criticando? Chi state adorando?” Pensateci! Voi dite di criticare i vostri nemici, mentre pensate di amare i vostri cari. No, no, no! Voi state solo criticando voi stessi, state recando danno a voi stessi. Chi è colui che adorate? Anch’egli è in voi. Quando perciò criticate la persona che vi sta di fronte, state solo criticando voi stessi; quando amate la persona di fronte a voi, state amando voi stessi. Per questo non dovremmo criticare nessuno, perché tutto ciò arriva a noi. Se qualcuno è criticato, si dovrebbe sentire che è Dio stesso a esserLo, poiché Egli è presente in ogni tempo e in ogni cosa. È detto:
“A chiunque vi inchiniate, il vostro omaggio raggiunge Dio.”
Questo è l’importante scopo dei Veda. La critica, chi raggiunge? Quando si dice: “Namaskâr, signore!” tale saluto non va all’individuo, ma raggiunge Dio.
Chiunque disprezziate, il vostro biasimo procede verso Dio.
Quando critichiamo qualcuno, la critica raggiungerà Dio. Possiamo illuderci di pensare: “Sto criticando la tale persona; sto criticando quella donna; sto criticando quell’uomo”, ma in realtà essi non c’entrano. Voi state solo criticando il vostro Sé; state criticando il vostro Dio Supremo!
Lo scopo di Ugâdi
Incarnazioni dell’Amore!
Oggi è Ugâdi . Il termine yuga (era) si riferisce a ogni giorno. Per questo è detto:
Yuga + Âdi (inizio) =Ugâdi.
Ugâdi si celebra da tanto tempo; tuttavia, per quanti Ugâd i siano passati, i cattivi sentimenti nei nostri cuori non si sono affatto affievoliti. Sarà un vero Ugâdi il giorno in cui l’uomo purificherà il proprio cuore, svilupperà sentimenti sacri, si riempirà d’Amore e condividerà il senso di sacrificio.
Lo scopo di Ugâdi non è quello di mangiare, andare in giro e indossare abiti nuovi. Si può anche indossare un nuovo abito, oggi, ma per quanto resterà nuovo? Domani sarà già vecchio!
Allo stesso modo, oggi leggiamo un giornale, ma nessuno lo leggerà due volte, non è così? Il quotidiano di oggi, domani è cartastraccia e nessuno pensa di poterlo leggere per sempre, vero? Non sarebbe possibile.
Siamo nati una volta. Abbiamo sperimentato questa nascita: è sufficiente. Non abbiamo bisogno della prossima. Non abbiamo bisogno di prendere un altro giornale. Lo abbiamo già letto, lo abbiamo già sperimentato. Abbiamo avuto la felicità, provato il dolore, nutrito preoccupazioni. Abbiamo sperimentato tutti i sentimenti possibili.
“O Signore! Oggi mi hai dato questo giornale. Ho sperimentato tutto ciò che potevo sperimentare: perciò, adesso, non voglio un altro giornale. Non ho bisogno di una seconda nascita.” È detto:
“Non ci saranno più rinascite.”
La ripetizione del Nome di Dio
Âdi Shankara disse:
“Ancora nascita, ancora morte;
ancora nel grembo di una madre.
Questa vita terrena è una tremenda sofferenza.
Donami la grazia; proteggimi, o Signore!”
Non c’era libro che Âdi Shankara non avesse letto; non c’era versetto che non avesse scritto.
Una volta un erudito si sedette da solo sotto un albero sulle rive del Gange e si mise a scrivere, a scrivere. Stava scrivendo delle regole grammaticali. Moltissime persone andavano e venivano, ma egli non le vedeva nemmeno.
Un giorno Shankara prese con sé 12 studenti e si recò sulle rive del Gange per fare un bagno. L’erudito era sotto un albero e, con gli occhi chiusi, ripeteva: “Dukrunkarane, dukrunkarane, dukrunkarane.” Vedendolo, Shankara, che all’epoca era solo un ragazzo, mandò uno degli studenti a scoprire che cosa l’erudito stesse ripetendo. Questi spiegò allo studente che stava ripetendo la grammatica di Pânini. Allora Shankara gli si avvicinò e gli chiese: “Mio caro, qual è l’essenza di questo testo?” Poi aggiunse:
“Ripeti il Nome di Govinda, ripeti il Nome di Govinda, ripeti il Nome di Govinda, o folle!
Quando l’ora della morte sarà vicina, le regole grammaticali non ti proteggeranno.
Stai ripetendo dukrunkarane, ma questo, alla fine, non ti salverà.”
Bhaja govindam bhaja govindam …
“Ripeti il Nome di Govinda, ripeti il Nome di Govinda…”
Cantate il Nome di Govinda. Questo è ciò di cui oggi abbiamo bisogno. Shankara scrisse tanti libri sui Veda ma, alla fine, anche lui s’indirizzò verso il sentiero della devozione. Nâmasmarana, nâmasmarana, nâmasmarana . Anch’egli fece nâmasmarana e insegnò: Bhaja govindam, “Ripeti il Nome di Govinda”. A che serve il nâmasmarana ? Ai giorni nostri tutti lo stanno facendo, ma l’essenza del Nome di Dio non viene compresa. Perché, allora, avere nascita umana? A che serve?
“Ancora nascita, ancora morte;
ancora nel grembo di una madre.
Questa vita terrena è una tremenda sofferenza.
Donami la grazia; proteggimi, o Signore.
Il presente è molto importante
Che cos’è tutto ciò? Stanno accadendo tante cose nel mondo. Stiamo facendo tante cose, stiamo sperimentando di tutto, tranne la beatitudine. Se perciò vogliamo ottenerla, ciò non può avvenire attraverso le cose materiali o altri mezzi, né tramite le azioni che compiamo e la lettura dei libri, e neppure attraverso la visione, il tocco e la conversazione con le grandi anime. Dio si manifesterà solamente quando renderete sacro il vostro cuore.
Amate tutti, abbiate fede in tutti, date gioia a tutti: in questo modo sperimenterete beatitudine. Pensate forse sia possibile voler essere i soli a esser felici senza dare gioia anche agli altri? No, no, no! Che cos’è, quindi, ciò che dobbiamo fare in questo giorno di Ugâdi? Da oggi dovremmo santificare il nostro cuore.
Ciò che è già accaduto, è passato e non tornerà. Stiamo guardando la strada già battuta, mentre dobbiamo guardare la strada che ci sta di fronte. Perché guardare la strada che abbiamo alle spalle? Il futuro è incerto; perciò, per noi, non è Verità. Passa in un attimo. Dov’è la garanzia che domani saremo ancora in giro? Perciò, non pensate al futuro. Non pensateci. Pensate al presente. Il presente è molto importante. Non è un presente ordinario: è onnipresente. Solo quando renderete sacro il vostro presente, anche il vostro passato e il vostro futuro diventeranno sacri.
L’Anno Nuovo
Incarnazioni dell’Amore!
Oggi è il Nuovo Anno per la gente dell’Andhra Pradesh, domani lo sarà per la gente del Tamil Nadu, mentre dopodomani sarà Vishu (l’Anno Nuovo) per lo Stato del Kerala. Ogni giorno porta con sé una nuova festività. Le feste non mancano: ce ne sono quante ne vogliamo. Tuttavia dovrebbe svilupparsi in noi una condizione mentale adatta per sperimentare il loro vero significato.
Incarnazioni dell’Amore!
Da oggi, da questo momento, allontanate i cattivi sentimenti, le qualità malvagie e i comportamenti negativi all’interno di voi e rendete sacro il cuore. In questo modo otterrete beatitudine. È inutile leggere esclusivamente libri; è inutile che incontriate tanti santi, per quanti essi siano. Come prima cosa, purificate il cuore, santificate voi stessi e fate lavori sacri: solo così vi santificherete. Questo è l’importante patrimonio di Ugâdi. Domani è l’Anno Nuovo per la gente del Tamil; per questo molte persone sono arrivate da Madras. La città di Madras di oggi non è la stessa (dei tempi passati). Fin dai tempi antichi, gli indiani consideravano Madras una città importante, ma, a causa di una diversa amministrazione, oggi è una zona frazionata. Nessuno, però, è separato da Me! Io sono unito a tutti!
TUTTI SONO UNO: SIATE EQUANIMI CON TUTTI.
(Applausi)
Aiuto dalla Banca Mondiale
Le persone ricche di Madras pagano, potendo così avere acqua pulita da bere, mentre i poveri e i mendicanti, non avendo soldi, sono costretti a bere acqua sporca e inquinata, ammalandosi.
Io desidero e ho deciso di dare loro acqua pulita, per proteggere e incrementare in modo sacro la loro salute, generazione dopo generazione, in modo che siano felici.
Soltanto ieri, il signor Chakravarthi (Segretario del Central Trust dell’Organizzazione Sathya Sai – N.d.T.), il signor Srinivasan di Madras (Coordinatore per l’India dell’Organizzazione Sathya Sai – N.d.T.) e il signor Indulal Shah di Bombay (Presidente internazionale dell’Organizzazione Sathya Sai – N.d.T.) sono andati insieme a contattare le autorità della Banca Mondiale.
Si sono incontrati e hanno spiegato loro il nostro sacro servizio. Hanno rilevato che questo servizio non è per noi, per nostro vantaggio: è un servizio che rendiamo al prossimo. A noi non viene nessun vantaggio personale e nemmeno ne vogliamo uno. È un servizio compiuto senza il desiderio di un risultato personale.
Questo è ciò che ho detto ai nostri tre rappresentanti ed essi lo hanno ripetuto, come fanno i pappagalli, ai responsabili della Banca Mondiale, che sono venuti qua e hanno dichiarato: “In nessun’altra parte del mondo abbiamo mai visto o sentito parlare di un servizio del genere. (Applausi). Sathya Sai Baba vuole fornire acqua a Madras nonostante la città si trovi così distante (da Puttaparthi).”
Oggi è arrivata una telefonata con la quale sono stato informato della decisione delle autorità: “Daremo i soldi dell’intero costo del progetto.” (Applausi).
Vedete? Proprio il giorno di Ugâdi! Quando ci sono sentimenti sacri, solo sacri risultati possono arrivare. I responsabili della Banca Mondiale hanno detto: “Non dovete più pensarci. Non c’è nemmeno più bisogno che ritorniate da noi. Vi aiuteremo dandovi tutti i crore richiesti, qualunque sia l’ammontare!”
Che cosa grandiosa è l’arrivo di questo sentimento d’entusiasmo (con cui è stato fatto tutto)! Non sono neanche passate 12 ore. Sono arrivati alle 19 di ieri sera e alle 7 di questa mattina, mentre stavo per uscire (per dare il darshan ), è arrivata la telefonata. Avete visto?
I devoti di Sai devono rifuggire dall’egoismo
Se dunque compiamo ogni attività con cuore puro, immediatamente arrivano risultati sacri. Non c’è bisogno di prendere qualcun altro come prova di tutto ciò: Io sono la prova! (Applausi).
Ogni cosa che compio è totalmente priva di egoismo. Non c’è la benché minima traccia di egoismo. Tutto è compiuto per aiutare gli altri. Molte persone, però, non cercano di riconoscere questa verità e pensano che l’aiuto sia dato con l’aspettativa di qualche risultato personale. A Me non viene niente, se non un solo risultato: quando tutti saranno felici, lo sarò anch’Io. (Applausi).
Anche voi dunque, come devoti di Sai, riconoscete e seguite la Via di Sai e siate felici. Quando seguirete la Mia condotta, anche voi otterrete questi sacri risultati. Otterrete una santa, sacra reputazione e non dovrete aspettare nemmeno un attimo: basterà che diciate qualcosa, una sola volta, che senz’altro l’avrete.
Quindi, i devoti di Sai dovrebbero sacrificare l’egoismo, in un certo qual modo, optando per il benessere del prossimo e spendendo la vita con Amore. Smettete di criticare gli altri, smettete di ferirli. Rendete omaggio persino a quelli che vi odiano, non appena li vedete. Ci indeboliremo tanto quanto sarà l’odio presente in noi. L’odio è bruttissimo; non dovremmo soccombere a tale sentimento per nessuna ragione. Sviluppate Amore; amate ogni singolo individuo. Ci sono persone povere: dovremmo dar loro tutto l’aiuto possibile, anche se piccolo. Questo è ciò che significa:
AIUTATE SEMPRE, NON FERITE MAI
Aiutare il prossimo è un merito; ferire il prossimo è un peccato.
Questo è ciò che ha detto Vyâsa nella Bhagavad Gîtâ. Di che cosa si tratta? Di un importante principio della cultura dell’India.
Aiutare il prossimo è un merito; ferire il prossimo è un peccato.
Non pensate di causare dei problemi a chicchessia. Quando create problemi agli altri, in realtà lo state facendo a voi stessi.
Riceveremo dagli altri dieci volte tanto l’aiuto che abbiamo dato, così come dieci volte tanto riceveremo il danno arrecato. Dobbiamo tener bene a mente questa visione dei fatti.
Da oggi, quindi, ognuno dovrebbe diventare l’incarnazione dell’Amore, essere colmo d’Amore, avere un cuore d’Amore e intraprendere azioni sacre, con Amore.
(Bhagavân conclude il Suo discorso con il bhajan: “Prema Mudita Mana Se Kahoi…“).
Whitefield, Sai Ramesh Krishan Hall, 13 Aprile 2002
Ugâdi, (Anno nuovo Indù)
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