10 Ottobre 2002 (Dasara) – La nostra vera forma è Amore

10 Ottobre 2002 (Dasara)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La nostra vera forma è Amore

“Tutte le forme sono vestite di Pace.
Tutti i nomi indossano il buon auspicio.
La Forma di Sat (l’Esistenza), Cit (la Consapevolezza)
e Ânanda (la Beatitudine) è Non dualità,
Verità, Buon Auspicio e Bellezza.”

Incarnazioni dell’Amore!
Il mondo è meraviglioso e stupefacente.

“È straordinario!
I campi, gli amici, gli abitanti della foresta,
le persone e i cittadini sono sacri nei tre mondi.
È la storia di Vishnu.”

È davvero difficile determinare ciò che d’interessante e di meraviglioso c’è nel mondo. Se si vuole che ci sia Pace in famiglia, che nella casa giorno dopo giorno ci sia progresso e che la nazione risplenda di una sempreverde prosperità, l’unità è essenziale. Se non ci sarà unità e le persone daranno spazio a interpretazioni errate, il mondo intero soccomberà ad ashânti (l’agitazione, la mancanza di pace). La Pace dona felicità, Beatitudine e unità a tutti gli esseri umani, mentre la divisione conduce all’insoddisfazione, ad ashânti e fa dimenticare l’infinita Divinità. Pertanto, ciò che oggi dobbiamo desiderare è Shânti, Shânti, Shânti (Pace, Pace, Pace). La Pace non è chissà dove. Le nostre stesse forme ne sono l’incarnazione.

“Tutte le forme sono vestite di Pace.”

Ogni corpo umano è l’incarnazione della Pace.

“Tutti i nomi indossano il buon auspicio.”

Tutti i nomi sono propizi.

“La Forma di Sat, Cit e Ânanda è Non dualità,
Verità, Buon Auspicio e Bellezza.”

Sfortunatamente sentimenti tanto sacri non si trovano nell’umanità odierna. Quando sappiamo (e dichiariamo) che la Pace è la nostra stessa forma, nessuno ci crede. C’è qualcuno in grado di dire dove sia la Pace? Il mondo intero la sta cercando, mentre essa è all’interno di ognuno.

“Voglio la Pace”

Questo mondo sembra essere come quell’ignara persona che cerca gli occhiali che ha sul naso dicendo: “Dove sono i miei occhiali? Dove sono i miei occhiali?” Infatti, nonostante stiamo “indossando” la nostra forma, ossia la Pace stessa, dicendo: “Shânti, Shânti, Shânti”, lottiamo per ottenerla.
Qual è la causa prima che oggi fa soccombere l’uomo a innumerevoli problemi, sofferenze e dolori? L’essere umano dimentica la sua vera forma. Pieno d’illusione e con la convinzione di essere ciò che non è, egli non desidera e non aspira ad altro.
Chiunque arrivi, dice: “Voglio la Pace, voglio la Pace, voglio la Pace.” Da dove la si ottiene? Egli stesso ne è l’incarnazione. Che grande ignoranza è richiederla! Così l’uomo recita ogni tipo di preghiera per sperimentare Pace.

“Ripeti il Nome di Dio”

Un giorno Shankarâchârya, mentre si recava con tredici suoi discepoli a bagnarsi sulle rive del Gange, vide un individuo seduto sotto un albero ripetere: “Dukrunkarane, dukrunkarane, dukrunkarane…”, una regola grammaticale di Pânini. L’uomo, ripetendo a memoria “dukrunkarane”, voleva diventare un grande erudito.
Shankarâchârya gli chiese: “Che cosa otterrai con una tale erudizione?” “Swami, con questa conoscenza verrò ammesso alla corte del re, il quale loderà la mia sapienza e mi onorerà con molti doni”, rispose l’uomo. “E per quanto tempo godrai di tali doni?”- chiese Shankarâchârya. “Finché sono in vita, realizzerò i miei desideri” (quello rispose). “E potrai farlo anche dopo morto? Stolto! Cerca piuttosto, mentre sei ancora in vita, di ricordare e sperimentare la vera natura, indimenticabile sia nella morte sia nelle tre dimensioni di tempo (passato, presente e futuro)!”
Shankarâchârya poi gli disse:

“Adora Govinda, adora Govinda
adora Govinda, o stolto!
Quando le ore della morte saranno vicine,
le regole grammaticali non ti proteggeranno.”

“O sciocco! Chi ti ha accompagnato qui quando sei nato? E chi verrà con te quando morirai? Nessuno! Vieni a questo mondo da solo e da solo te ne vai.”
Sentite che tutto è sofferenza, sofferenza. Ma essa non è reale.

Ancora nascita, ancora morte;
passare ripetutamente per un ventre materno.

O stolto!

Ancora nascita, ancora morte;
passare ripetutamente per un ventre materno.
Questa vita terrena è una tremenda sofferenza.
Con la Tua Grazia salvami, o Distruttore di Mura (Krishna)!

Nessuno, quindi, accompagnerà qualcun altro. Nessuno lo ha mai fatto. Quando morirete, i vostri parenti e i vostri amici si raccoglieranno intorno a voi, piangendo pieni di dolore. Piangeranno tutti.

“Perché state piangendo?”

Allora l’uomo (sul letto di morte) per un attimo riprenderà i sensi e chiederà: “Perché state piangendo?”
I parenti risponderanno: “Te ne stai andando, stai per lasciare questo corpo, stai per abbandonare questo mondo per non tornare più. Rendendoci conto che non tornerai, piangiamo.”
“O stolti! Siete pieni d’illusione pensando che io abbandoni tutto ciò che ho guadagnato e ottenuto. Infatti tutta la mia ricchezza andrà a voi. Io lascio questo mondo a mani vuote. Vi state preoccupando, anche solo per un attimo, della mia pietosa condizione? No. Voi state pensando esclusivamente alle vostre preoccupazioni; vi state solamente preoccupando della vostra situazione, noncuranti dei miei problemi.”

“Chi sei tu?”

Colui, dunque, che pensa alle proprie preoccupazioni è un uomo ordinario, mentre è un vero individuo chi pensa alla propria natura (divina): “Chi sono io? Chi sono io?” Dovreste indagare facendovi questa domanda. Se invece, non appena incontrate qualcuno, continuate a chiedete: “Chi sei tu? Chi sei tu? Chi sei tu? ” che risposta avrete mai? Non sono altro che sofferenze che vi illudono e provocano dolore. Prima che la conosceste, dov’era quella persona? Quando se ne andrà, chi rimarrà? Nessuno verrà con voi. Non c’è nessuno. Voi invece state lottando aggrappati a ciò che è impermanente e provvisorio. Ognuno pensa a se stesso (sulle rive dello Yamunâ).
Dovremmo riconoscere la nostra Verità, dovremmo ottenere la nostra Pace, che si trova nel cuore. Non considerandola nel luogo in cui realmente si trova, andate a cercarla in giro per il mondo. Ma, ovunque andremo, nel mondo non otterremo mai Pace. Ovunque si vada, c’è solo ashânti, ashânti, ashânti. La Pace tanto desiderata è in voi. Ai giorni nostri stiamo dimenticando la Divinità, incarnazione della Pace, presente in noi, per desiderare l’instabile e momentanea pace esteriore. Interrompete quei pensieri e cercate piuttosto di contemplare la vostra (vera) forma, ovvero la Pace. Tutto ciò che desiderate è al vostro interno. Non esiste nulla all’esterno che non abbiate già in voi.
Con gli occhi aperti potete vedere migliaia di teste (persone), mentre, se li chiudete, non potete vedere nessuno. Quali teste, in realtà, state guardando? Sono tutte impermanenti e momentanee, e le si possono vedere solo fintantoché esistono gli occhi fisici. Non appena gli occhi smettono di funzionare, non è più possibile guardare neanche un solo oggetto.
Che teniate gli occhi aperti o chiusi, c’è una sola cosa da vedere: la Divinità. Essa è immutabile, senza nascita né morte. Non ha nascita né morte. Voi non siete altro che questa natura vera ed eterna. Cercate, quindi, di realizzare la vostra Verità.
Incarnazioni dell’Amore!
Qual è la nostra Verità? L’Amore. Senza di esso niente al mondo può essere visto. L’Amore è la nostra forma. Nonostante ciò, desideriamo oggetti che nemmeno amiamo; così soffriamo.
Perciò, Incarnazioni dell’Amore!
Che cosa dovremmo realmente desiderare? Nient’altro che l’Amore. Che cosa stiamo sperimentando? Amore. L’esperienza, infatti, che sia felice o dolorosa, non è altro che Amore.
Al mondo non esiste niente di permanente, eccetto l’Amore. Avendo costantemente in noi una tale natura vera ed eterna, che cosa ci affanniamo a cercare? Ciò a cui dovremmo seriamente pensare e ciò su cui dovremmo indagare, è dunque la nostra vera forma. L’Amore è la nostra vera forma.

Tutte le forme sono vestite di Pace.
Tutti i nomi indossano il buon auspicio.
Tutte le forme sono non duali.

L’uomo è incapace di conoscere se stesso. Egli riesce a scoprire ogni cosa, ma a che serve tutto ciò? Che scopo ha tanta conoscenza se non conosce se stesso? L’uomo odierno, dunque, vuole conoscere tutto dell’universo: attraverso la scienza, cerca di scoprire i segreti della natura. Dovrebbe invece chiedersi innanzitutto chi egli sia, quale sia la sua natura ecc. Se indagherà a fondo in tutto ciò, alla fine avrà una risposta. Quindi, innanzitutto, bisognerebbe scoprire il proprio potenziale.

Dvaita e advaita

Questa è la natura dell’Amore. L’Amore in tutti è uno. Voi odiate la persona che vi sta di fronte, mentre amate i membri della vostra famiglia. Ma questo è un errore che vi portate dentro. Fintantoché in voi ci sarà il sentimento di dualità, vivrete nella dvaita (dualità) , senza realizzare l’advaita (non dualità).

Un uomo, con una mente duale, è mezzo cieco.

Siete nella semioscurità. Credete che la persona che vi sta di fronte sia separata da voi, mentre sentite un senso di appartenenza per quelli di casa vostra. Questo è un grave errore. Tutti sono la vostra forma. Dovremmo sperimentare una tale unità.
È detto:

“La percezione della Non dualità è Saggezza.”

L’uomo, incarnazione di una tale Saggezza, sta invece soffrendo perché mira e ripone la sua fede nelle momentanee e impermanenti forme oggettive. Ponete fine a questa sofferenza! (Pensate:) “Io sono in tutti. Tutti sono in me.”

Tutte le forme sono vestite di Pace.

Una tale manifestazione è all’interno del vostro corpo. Lo stesso Âtma, presente in tutti i corpi, è presente anche dentro di voi. Nonostante ciò, invece di essere beati osservando il vostro Âtma, non fate altro che parlare duramente ed essere pieni di gelosia nei confronti degli altri, non comprendendo che quell’Âtma è anche in loro.
Incarnazioni dell’Amore!
L’Âtma, presente in voi, è anche negli altri. Nonostante ognuno sperimenti (la gioia) grazie a se stesso, crede di sperimentarla grazie agli altri. Ma questo altro non è che la natura di un cane ignorante! Un giorno un cane stava freneticamente cercando qualcosa da mangiare. Trovò un osso che si mise a morsicare avidamente. Dopo un po’ una scheggia dell’osso ferì la sua gengiva che si mise a sanguinare. Come fu felice il cane di assaporare il sangue! Pensò: “Dall’osso che sto morsicando sta uscendo del sangue.” No, no, no! Nonostante crediate che il sangue fuoriesca dall’osso, in realtà è il vostro stesso sangue a colare su di esso.
Allo stesso modo, l’uomo di oggi, dimentico della sua Beatitudine interiore, pensa che essa sia disponibile da qualche altra parte, all’esterno. Con questa fede, l’essere umano si sforza esclusivamente di sperimentare una felicità effimera. Questo è un grave errore. Ogni singola cosa nasce da dentro. Sia la sofferenza sia la gioia sono entrambe una vostra illusione.
È detto:

“Il piacere è un intervallo fra due dolori.”

Otteniamo gioia fra due dolori; fra due sofferenze, si sperimenta una gioia. Comunque, sono entrambe dentro di noi e non all’esterno. È come quando un uomo s’inganna vedendo la propria ombra. Non è altro che un’ombra. È la vostra ombra e voi, guardandola, v’ingannate (credendo sia la vera forma). Per questo non aspirate a vedere il vostro vero corpo. Dovremmo invece compiere un’indagine. A questo riguardo, il Vedânta afferma che dovreste cercare voi stessi.
Un giorno un ufficiale dell’ICS (Servizio Civile Indiano) fece un’ispezione in un certo talak (Comune), ma venne messo in guardia dagli abitanti, i quali affermavano che, nella casa dove avrebbe dovuto dormire, c’erano i fantasmi. Essi dissero: “Signore, la vostra pelle è bianca; perciò non li potrete vedere. Può solo vederli chi ha la pelle nera. Comunque, là ci sono i fantasmi.”
“Che cosa succede?” pensò il funzionario. “Stanno tutti dicendo la stessa cosa. C’è davvero un fantasma? Com’è fatto? Vediamo.” Spense la luce, accese una lucina da notte e si addormentò. Nel bel mezzo della notte si svegliò e… poverino! Cominciò ad agitare le gambe sotto le coperte e l’ombra riflessa contro il muro si dimenava essa pure. “Ecco il fantasma”, pensò l’ignorante. “Deve essere catturato ed eliminato.” Prese la pistola che aveva di fianco e sparò. Ma, alla fine, dall’agitazione, si sparò sul dito, che saltò via. Osservate come, guardando la sua ombra, l’uomo venne ingannato.
Allo stesso modo, l’uomo sta soccombendo ad ogni tipo di sofferenza. Al mondo esistiamo solo noi. Nessun altro. Sono tutti incarnazioni dell’Amore. Non esiste altro oltre a Dio.

La Verità è unica, benché i saggi La chiamino con vari nomi.

Dovremmo aver fede in tale unità, realizzare una simile Divinità, e conseguire la Divinità nella diversità. Solo così le nostre sofferenze, i nostri dolori e le nostre illusioni verranno distrutti.
Incarnazioni dell’Amore!
Potreste pensare: “Qual è la causa di tutto questo?” È tutta una nostra illusione. Dal momento della nascita fino alla morte, vaghiamo in questa terra, amiamo tutte le illusioni del mondo e, attraverso tale amore, le incrementiamo. Tutto ciò non è altro che illusione. Niente di più.
Se soffrite a causa di qualcuno, è una cosa che dipende da voi; se siete felici grazie a qualcun altro, anche questo dipende da voi. Sofferenza e gioia appartengono a voi e non sono causate da qualcuno all’esterno. Dovreste perciò, in qualche modo, diminuire questi miraggi legati al corpo. Dimenticate l’attaccamento ad esso e sviluppate Âtmabhimana (l’attaccamento all’Âtma). Solo così sorgeranno in voi sentimenti divini.
Incarnazioni dell’Amore!
La vera ed eterna natura dell’Amore è la stessa in ogni essere umano. Mantenetela salda, perché è l’unica cosa che vi conferirà la Pace. Solo l’Amore vi darà coraggio. È quindi sufficiente guadagnare quest’unica cosa: l’Amore. L’Amore è il nostro Dio; Dio è Amore. Vivete, perciò, in quest’Amore. Dovremmo vivere tutta la nostra vita con Amore. Perché soffrite se mantenete in voi questo Amore?
Incarnazioni dell’Amore!
In natura vediamo molte forme, ognuna differente dall’altra. I nomi e le forme sono diverse; lo stato di veglia, di sogno e di sonno profondo sono diversi. Tuttavia, che cosa esiste veramente? Solo l’Uno. Fate in modo di non dimenticare questa unità. Vedendo l’ombra (il riflesso) nell’acqua, la desideriamo e cadiamo nell’inganno. Tutte queste non sono altro che nostre illusioni.
Non serve soffrire a causa di qualcuno; non occorre che stiate male per voi stessi. Siate felici di voi! (Chiedetevi:) “Chi ha donato questo corpo? Sono venuto con esso. Che cosa ottengo per suo tramite? Istruzione? No! Queste sandhyâ? No! Questi divertimenti? No. Queste canzoni? No. Queste parole? No, no! Per che cosa sono venuto? Per scoprire chi sono.” Qualunque cosa decidiamo di fare, perciò, dovremmo sempre domandarci: “Chi sono io? Chi sono io? Chi sono io?” Se lo saprete, vi ricorderete chi siete.
Incarnazioni del sacro Âtma!
In realtà, conoscere una tale verità è molto semplice. Non c’è niente di più facile che scoprire chi veramente siete. Può esser difficile conoscere gli altri, ma conoscere se stessi è davvero semplice. Per farlo, intraprendete la sâdhanâ appropriata.
Ci sono molte malattie nel corpo; il fisico è soggetto a molti problemi. Non dovremmo tuttavia essere scoraggiati da tutte quelle malattie contratte a causa dell'(errata) alimentazione e degli svaghi che ci concediamo.
Senza minimamente prestare alcuna attenzione a tutto ciò… per che cosa siete venuti qui? Siete qui: perché? Per essere istruiti. Siete venuti qui a studiare, ma, invece di cercare ciò per cui siete venuti, state cercando qualcos’altro.
A questo punto, dovreste chiedervi: “Perché siamo qui? Stiamo cercando di realizzare lo scopo?” Solo così possiamo eseguire appieno il compito per il quale siamo venuti. Invece, dimenticando il motivo della nostra presenza in questo luogo, stiamo cercando qualcosa che non esiste. Nel mondo sono molte le persone che hanno questo genere di preoccupazioni. Si chiedono: “Dove sta andando la mia vita?” Il motivo per cui siamo nati è la crescita. Cresciamo per realizzare; realizziamo per conoscere la Verità. Dovremmo fare il giusto sforzo per conoscere la Verità. Se quello sforzo verrà fatto, comprenderemo tutto. Perciò, realizzate la Verità attraverso l’Amore.

L’interruttore principale

Guardate: ci sono luci che stanno splendendo dappertutto. Le lampadine sembrano di molte forme diverse; tuttavia, in ognuna di esse, passa la stessa corrente. Se questa corrente non ci fosse, queste lampadine non si accenderebbero affatto.
L’Âtma, al nostro interno, è l’interruttore generale. È Lui a raggiungere le orecchie e a renderle capaci di sentire; è Lui a raggiungere gli occhi e a permettere loro di vedere. L’aspetto Chaitanya (la Consapevolezza Divina) presente in ogni corpo, permette ad ognuno di fare esperienze. Tale corrente (Chaitanya) è la base di tutto: è Divinità: è Consapevolezza.
Sfortunatamente noi, oggi, l’abbiamo dimenticata. Non dovremmo dimenticare la Consapevolezza Divina; perché, fintantoché è presente, noi saremo le Sue incarnazioni. Dovremmo fare dunque uno sforzo per comprenderla. Chaitanya non arriva dall’esterno e non va da nessuna parte. Lì (dappertutto) è, e lì rimane.
Sul sentiero spirituale soccombiamo a molti tipi di idee sbagliate. Per colpa di questi dubbi, diventiamo davvero matti. Non sono altro che i dubbi a trasformarci in persone folli. Dovremmo innanzitutto allontanarli, poiché, fintantoché abbiamo dei dubbi, non possiamo vedere la Verità. I dubbi ci fanno diventare così sciocchi!

L’importanza della fede

Incarnazioni dell’Amore!
È importante non avere molti dubbi. A causa della loro presenza, l’uomo sta dimenticando il proprio Sé. La fede è molto importante. Essa dovrebbe essere molto forte. Senza fede diventerete ciechi.

Pur avendo gli occhi, le persone sono diventate cieche, poiché non vogliono guardare la Tua Forma propizia.
Pur avendo le orecchie, le persone sono diventate sorde, poiché non sono interessate ad ascoltare la Tua Voce melodiosa. Hanno dimenticato Dio e stanno ardentemente desiderando una bassa vita materiale.

Surdas disse: “Quando avevo gli occhi, che cosa desideravo? Ora che non li ho più, che cosa desidero? Desidero Ciò (Dio) che ho visto quando ancora ci vedevo.”
Che abbiate gli occhi o no, ciò che viene visto non è altro che l’Uno. Non fate dei vostri occhi fisici le fondamenta. I vostri due (veri) occhi, infatti, sono: uno, la visione divina e, l’altro, il potere spirituale.
Prima di tutto dovreste riempire con Chaitanya la vostra mente. Quella Luce divina è presente in ogni singola persona. Se tale Luce non ci fosse, nessuna delle luci esteriori esisterebbe. L’Âtma è, quindi, la nostra Luce primaria.
Basandosi su questo, Shankarâchârya girò il mondo (la nazione) divulgando: “Bhaja govindam.” Che cosa succede, invece? Ciò che andrebbe contemplato, non lo è! Perciò: “Bhaja govindam, bhaja govindam”! Pensate a Dio!
A che serve contemplare qualcosa che non è la Divinità? Ciò a cui dovremmo pensare, quindi, è la contemplazione di Dio. Voi siete Dio. Dio non è separato da voi. Voi e Io siamo Uno. Tuttavia, voi siete incantati dall’illusione che vi fa pensare: “Noi siamo i devoti, separati, e Lui è Dio.” Questo pensiero andrebbe allontanato.

La causa principale delle cattive azioni

Arishadvarga, le cattive qualità, sono la causa prima di tante azioni negative compiute dall’uomo. Sia l’uomo sia gli animali le possiedono. Qual’è, allora, la differenza fra voi e le bestie? Gli animali mangiano, dormono e sperimentano l’appetito. Anche per l’uomo è così. Qual’è, dunque, la differenza fra gli uni e gli altri? Nessuna!

Prajñânam brahma
Brahman è la Saggezza Suprema.

Essa è ciò che l’uomo possiede. Quando Prajñâna e Viveka (la discriminazione) sono presenti, non si sperimenterà più alcuna preoccupazione.
Tutto viene e va. Nuvole passeggere. Perché ci dovremmo preoccupare, aggrappandoci esclusivamente a queste nuvole di passaggio? Dovremmo afferrare ciò che è immutabile, ossia il nostro Âtma, la nostra Chaitanya, la nostra Divinità, la nostra Sacralità. Se lo sperimentiamo:

Brahmavid brahmaiva bhavati
Colui che conosce Brahma, diventa Brahma stesso.

Dovremmo vedere il nostro vero Sé. Ieri vi ho detto:

“Tutti gli esseri sono scintille della Mia eterna Realtà.”

Krishna ha detto: “In tutti c’è una parte di Me.” Da dove arrivano, perciò, tutte le preoccupazioni, i dispiaceri, le difficoltà e le ire che si trovano in quella parte divina? Sono qualità animali di cui colmiamo il nostro cuore. I sentimenti bestiali dovrebbero essere mandati via. Abbandonateli!
Rifuggite dalle cattive compagnie. Riempitevi di sacralità, di sentimenti veri ed eterni.
In questo bicchiere c’è dell’acqua. Se in esso si vuole versare del latte, bisogna prima gettare via l’acqua. Quello che voi fate, invece, è versare il latte nell’acqua. In questo modo, sia il latte sia l’acqua diventeranno inutili.
Avete riempito completamente il vostro cuore di sentimenti negativi. Se in cima ad essi vengono posti i buoni sentimenti acquisiti seguendo la retta via, anche i buoni sentimenti si deterioreranno. Così facendo, non otterrete niente.
Allontanate, dunque, il male. Colmatevi di santità. Solo così vi trasformerete in esseri sacri. Quando miriamo a essere sacri, il nostro “recipiente” (tutto il nostro essere – N.d.T.) dovrebbe rimanere puro ed esser tenuto vuoto. Quando si mantiene la sacralità del cuore, in esso si può versare tutto il bene possibile.
Quanto stiamo guadagnando! Quanta ricchezza, quanto cibo! Tuttavia, dove va tutto ciò? A chi lo diamo? A nessuno. Alla fine, a chi lo daremo e chi lo riceverà? Guadagniamo moltissime centinaia di migliaia di rupie al fine di riempirci lo stomaco. Ma riempiamo, forse, lo stomaco (direttamente) con i soldi che guadagniamo? No, no, no, no! Per questo nella vita, che potrebbe svanire da un momento all’altro, soccombiamo a innumerevoli brutte situazioni. Il nostro corpo è effimero. Esso è in tutto e per tutto una bolla nell’acqua.

L a mente è una scimmia pazza.
Non seguite la mente,
non seguite il corpo.
Seguite l’Amore; seguite la Coscienza.

Seguite la vera natura. Questo è ciò che oggi dovremmo imparare dall’istruzione. Acquisite tanta istruzione!

Nonostante si sia studiato così tanto, perché si dovrebbe morire?
Occorrerebbe acquisire quell’istruzione che non muore.

Che cosa otteniamo grazie all’istruzione? Fintantoché si è presenti nel mondo, l’istruzione è la via per riempirsi lo stomaco. Tutto qui. Colui che studia si riempie lo stomaco; colui che mendica si riempie lo stomaco. Riempirsi lo stomaco è, dunque, una cosa grandiosa? Dovremmo riempire il nostro cuore, non lo stomaco; dovremmo colmare il cuore d’Amore. L’Amore ci darà tutto. Cercate di riempire il cuore. Questa è Compassione. Hridaya (il Cuore) sta a significare la “Compassione” (Dayâ). Hridaya, dunque, è ciò che è colmo di Compassione. Quella Compassione è Amore e dovremmo colmarne il nostro cuore. Qualunque momento a nostra disposizione non dovrebbe esser sprecato, ma utilizzato per sviluppare l’Amore.

L’incremento degli attaccamenti

Ai giorni nostri voi allontanate questo Amore e, percorrendo sentieri profani, alla fine Lo trasformate in nirâshâ (sconforto, disperazione). In verità non esiste alcuna relazione con nessun altro. Chi ha relazione con qualcun altro? Proprio nessuno. Tuttavia voi state incrementando attaccamenti e relazioni.
Prima di sposarvi, chi era vostro marito? Dopo il matrimonio, chi è vostra moglie? Dopo che sarà morto, chi è il vostro coniuge? Queste persone non esistono, se non finché si è in vita. Per questo è detto che, tutte queste relazioni famigliari, non sono altro che nuvole passeggere: arrivano e se ne vanno nel mezzo della vita. Non sono affatto permanenti. Poiché sono solo nuvole passeggere, non c’è bisogno di soffrire per esse.
Di che cosa dovreste preoccuparvi (occuparvi)? Dovreste lottare per la vostra Beatitudine. Dovreste aggrapparvi al vostro Amore e sperimentare che esso è presente anche in tutti gli altri.
Invece, anziché condividere Amore, tutti gli esseri umani, oggi, stanno incrementando l’odio, la gelosia, la collera. A che serve studiare tanto se alla fine non condividiamo l’Amore? Odio, odio, odio, odio! L’odio è un terribile demone. Sfortunatamente è l’unica cosa che stiamo sviluppando, anziché sviluppare la sacra natura dell’Amore.
Se dentro di voi ottenete anche solo un po’ d’Amore, condividetelo con gli altri. Questo è il vostro vero dovere. Adempitelo e realizzate il sentiero divino.

Conoscenza profana e conoscenza spirituale

Studenti!
Nell’istruzione che ricevete ci sono alcune materie di studio, le quali, però, sono (esclusivamente) legate al mondo.

La conoscenza profana è per la felicità in questo mondo;
la conoscenza spirituale è per la felicità nell’aldilà.

La conoscenza spirituale è ciò che dovremmo sviluppare. Solo così sperimenteremo una Beatitudine permanente.
(A questo punto, la registrazione del Discorso sull’audiocassetta si interrompe. Il seguente paragrafo è stato tradotto dal “booklet” distribuito nell’âshram – N.d.T.).
Poco fa avete ascoltato (il discorso di) Rasgotra, il quale ha esposto alcune idee davvero valide. I suoi successi accademici sono impareggiabili; grazie ad essi, ha guadagnato posizioni di risalto. Egli possiede tutto ciò che si può desiderare. Perché, allora, viene qui? Per sperimentare l’Amore di Swami: “Voglio Amore, voglio Amore, voglio Amore!”
(La registrazione sull’audiocassetta riprende – N.d.T.).
Le persone scoprono che Io ho ciò che a loro manca. In verità, se in voi ci fosse Amore, perché verreste qui? Non verreste affatto! Invece non l’avete: per questo siete qui. Dovremmo ottenere ciò che ci manca. Che cosa facciamo con ciò che abbiamo? Non lo utilizziamo. Dovremmo, quindi, guadagnare ciò che non possediamo.

“Voglio Verità, Amore, Pace”

Non c’è Pace. Tutti voi sapete che, in Gujarat, viveva un uomo di nome Patel. Egli era un ardente devoto e un grande uomo d’affari. Visse a lungo all’estero e mise da parte un’enorme fortuna.
Un giorno un suo amico occidentale disse: “Caro Patel, voglio venire a trovarti.”
“Senz’altro”, gli aveva risposto Patel.
Quando l’amico arrivò, Patel stava pregando nella stanza della preghiera. Poiché stava eseguendo un elaborato rituale, per lungo tempo non uscì dalla stanza. L’amico attese, attese, e, alla fine, s’irritò. Quando, a preghiera finita, Patel uscì, l’amico gli fece notare: “Che cosa fai, Patel? Per che cosa compi rituali? Hai tutta la ricchezza di cui necessiti: perciò non preghi per avere denaro. Hai tutta la felicità e le comodità che si possono desiderare: perciò, non preghi per esse. Perché, dunque, compi tutti questi lunghi rituali?” Patel scoppiò a ridere apertamente: “Amico mio, non sto assolutamente pregando per cose legate a questo mondo. Non desidero (ulteriore) ricchezza, non voglio (altri) agi; non ho bisogno di niente. Però, Dio possiede ciò che io non ho. Per questo Lo prego: voglio Verità, voglio Amore, voglio Pace. Dio possiede Verità, Amore, Pace e non li dona a nessuno. Li tiene per Sé. Per questo Lo prego: per ottenere questi tre Valori divini.”

Cercare di ottenere Amore e Pace

Avete visto? Dovremmo tentare di pregare per ottenere ciò che non abbiamo. Che cosa ci manca, adesso? La Pace. Dovreste desiderarla. Se desiderate ciò che già avete, a che serve pregare? Non serve. Se invece vi guadagnate quei Valori – Verità, Amore e Pace – li avrete. Sono solo due le cose in possesso di Dio che a voi mancano: Amore e Pace. Se otterremo questi due Valori, attraverso di essi avremo la Verità. Solo questi due, perciò, sono necessari. Grazie ad essi possiamo conseguire qualunque altra cosa.
Con lo stesso zucchero si possono preparare un gran numero di dolci. Noi li chiamiamo: godama, halva, bâdam, khîr, gulab jamun (dolci indiani – N.d.T.). I nomi indicano le varietà, ma la dolcezza è una. Dio è Amore. Se otteniamo l’Amore, grazie ad esso possiamo ”preparare” un gran numero di cose; possiamo ottenere ogni agio e sperimentare tantissima Pace. Perciò, bangaru (tesori), guadagnatevi l’Amore!

(Baba conclude il Discorso cantando il bhajan: “Prema Muditâ Mana Se Kaho …”)

Prashânti Nilayam, 10 Ottobre 2002
Sai Kulwant Hall
Festa di Dasara
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