“O Krishna! Non mangi quel che io ti do.
Non mangi il cibo di casa.
Vai nelle case delle gopî,
e mangi il burro di nascosto.
Ti rovini la reputazione, mio caro!”
Lo Shrî Krishna Âshtamî celebra l’avvento del Signore Krishna, l’ Avatâr del Dvâpara Yuga . Si tratta di una festa, contrassegnata da letizia e gaiezza, che consente di rivivere i lîlâ , o giochi divini, dei giorni dell’infanzia del Signore Krishna, che Egli trascorse a Brindavan. Per i devoti, questa è un’occasione per vedere Krishna, che è tornato nella Forma di Bhagavân Shrî Sathya Sai Baba, e ascoltare, nella maniera più vivida, le storie estremamente avvincenti su di Lui, che solo il Signore Stesso può narrare. Il pomeriggio del 5 settembre, gli studenti del primo anno dell’Istituto d’Istruzione Superiore Shrî Sathya Sai del campus di Brindavan hanno presentato un programma dal titolo “Shrî Krishna: il battito cardiaco dell’umanità”. Il programma includeva discorsi, canti, danze e una commedia, il tutto incentrato sugli aspetti dell’Amore Supremo del Signore Krishna e sull’enigma che Egli rappresentava. Nella commedia “ Shrî Krishna Kuchelam ”, veniva descritto l’amore e la sakhya bhakti (l’adorazione del Signore in veste di amico) di Sudhama.
Sudhama, che viene chiamato anche Kuchela, era il compagno d’infanzia di Krishna quando entrambi si trovavano nell’ âshram del loro precettore, Sandhipani.
Molti anni più tardi, Kuchela, che aveva messo su famiglia, venne a trovarsi in una situazione di estrema povertà. Sua moglie gli suggerì di far visita a Krishna per chiederGli soccorso e implorare la Sua grazia, al fine di riuscire a superare la disperata situazione. Riluttante, egli acconsentì e, non avendo niente di meglio, Gli portò in offerta due cucchiai di riso battuto. Quando arrivò al palazzo di Krishna, Questi salutò l’amico d’infanzia con grande affetto, e lo abbracciò. Quindi, con Amore ed entusiasmo infantile, gli chiese che cosa Gli avesse portato in dono. Kuchela, imbarazzato, Gli porse la piccola quantità di riso, che Krishna mangiò con gran gusto e soddisfazione. Nella gioia dell’incontro, Kuchela dimenticò il motivo per cui si era recato da Krishna, e non Lo mise al corrente della disperata situazione in cui si trovava. Presto venne il momento di tornare a casa, e i due amici si separarono con il cuore pesante. Quando però Kuchela giunse a casa, rimase stupefatto alla vista di un meraviglioso palazzo che si trovava al posto dell’umile dimora in cui aveva vissuto fino a quel momento. Venne accolto dalla moglie, felicissima, vestita e ingioiellata lussuosamente. Kuchela fu allora sopraffatto dalla gratitudine per l’abbondante grazia che il Suo Signore, senza che Gli fosse stato richiesto, aveva riversato su di lui, e in modo superiore a ogni aspettativa.
Alla fine del programma, Baba si è lasciato fotografare con gli studenti e ha accettato l’ ârati prima di ritirarsi nella Sua residenza.
Il fausto giorno di Shrî Krishna Âshtamî è cominciato con l’arrivo di Baba, nel Sai Kulwant Hall, in un bell’abito giallo ( pîtâmbara ), caratteristico del Signore Krishna.
Dopo aver concesso il darshan a una folla di migliaia di persone in attesa, Baba si è seduto sulla sedia posta sul palco e il programma ha avuto inizio. Sei studenti universitari, parlando in inglese e telugu, hanno messo a confronto la vita e le caratteristiche dei due Pûrnâvatâr , il Signore Krishna e il nostro amato Swami, sottolineandone i parallelismi. Baba ha poi pronunciato il Discorso Divino.
Quindi, ha esortato tutti a cantare il Nome del Signore e la Sua gloria, seguendo l’esempio delle gopî : “Cantate il Nome del Signore servendovi di qualsiasi melodia di vostra scelta, ma fatelo con intenso amore e sentimento. Questo, sicuramente, vi accosterà maggiormente a Dio.”
Il programma della mattina si è concluso con i bhajan e l’ ârati.
Il pomeriggio, gli studenti del campus di Anantapur dell’Istituto d’Istruzione Superiore Shrî Sathya Sai hanno presentato canti devozionali in stile classico o classico-leggero e in diverse lingue, esprimendo il loro amore e la loro devozione per il Signore Krishna. Swami ha quindi benedetto shrî Ranganath Raju, uno studente di economia dell’ultimo anno, concedendogli di pronunciare un discorso in telugu. Il ragazzo ha detto che, come un padre viene giudicato dal comportamento dei propri figli, la gloria del Signore viene conosciuta attraverso la vita esemplare dei Suoi devoti. Ha aggiunto che dobbiamo tutti accelerare il processo di trasformazione e progresso interiori legati al sentiero spirituale, se non per noi stessi almeno sotto forma d’offerta per il nostro amato Swami che, scrupolosamente e senza sosta, ci impartisce lezioni di spiritualità con il Proprio esempio.
Con queste parole, madre Yashodâ, un giorno in cui era stata infastidita dalle proteste dei vicini di casa, espresse (al figlio Krishna) la propria angoscia. Lo rimproverò dicendo: “Krishna! Devo affrontare un mare di guai a causa delle Tue birichinate. Non Ti piace il cibo di casa tua; preferisci quello che si prepara nelle case dei vicini. Che cosa devo fare con Te?” È vero. Alla gente piace il cibo dei vicini di casa. Il proprietario di un negozio di dolciumi, che può godere continuamente del delicato profumo dei laddu ( dolcetti indiani – N.d.T. ), comincerà a desiderare il riso soffiato di un altro negozio.
Bali, imperatore dal cuore puro
Kashyapa, un grande devoto del Signore, si era abbandonato completamente ai Piedi di loto ed era totalmente perso nella Beatitudine divina. Un giorno, sua moglie Aditi gli si avvicinò e chiese: “Mio caro! Non abbiamo figli. Tu, che hai affidato ogni cosa al Signore, perché non Lo preghi di benedirci con la nascita di un bambino?” L’imperatore Bali, nel Krita Yuga , celebrò molti yajña (riti sacrificali). Dopo averne officiati centosette, cominciò ad allestire il centottesimo, conosciuto come Vishvajit . Mentre officiava lo yajña , il Signore Vishnu gli apparve come Vâmana, nella forma di un bramino nano. Vâmana chiese a Bali la carità di tre passi di terra, e Bali fu pronto a concederGlieli. Il precettore di Bali, Shukrâchârya, cercò di dissuaderlo, dicendo: “Non dare alcuna elemosina a questo piccolo bramino, ti prego; e tanto meno tre passi di terra. Non sottovalutarLo, non è un bramino qualsiasi. È un Avatâr di Vishnu, nato dal saggio Kashyapa in ottemperanza a una concessione fatta a quest’ultimo dal Signore Vishnu.”
L’imperatore Bali, però, non dette retta ai consigli del suo precettore. Chiese al Signore Vâmana: “Signore, che cosa posso fare per Voi?” Vâmana rispose: “O re! Non ho bisogno di niente. Dammi solo tre passi di terra.” Shukrâchârya insistette nuovamente con Bali: “O re! Tu credi che questa persona sia un normale bramino! No, no! Egli è capace di riempire l’universo intero. Non è saggio da parte tua aderire alla Sua richiesta!” L’imperatore Bali, tuttavia, non seguì il suo consiglio, controbattendo che non poteva rimangiarsi la promessa fatta, in quanto non mantenere la parola data è un grande peccato. A quei tempi la gente considerava preferibile morire, piuttosto che non mantenere una promessa. Oggi, invece, nel Kali Yuga , la gente fa promesse e le rompe a piacimento. L’imperatore Bali aveva il cuore puro. Una volta fatta una promessa la manteneva, a qualsiasi costo! Disse: “Ho fatto una promessa a questo giovane bramino e intendo mantenerla. Sono disposto ad affrontare tutte le conseguenze che ne possono derivare. Gli offrirò i frutti di tutti i riti che ho compiuto, incluso quest’ultimo.”
Così dicendo, mise la ghirlanda dei frutti dei 108 yajña da lui officiati al collo di Vâmana e si prostrò davanti a Lui (nel dire questo , Swami crea una collana formata da 108 monete d’oro – N.d.T.).
Vâmana coprì tutta la terra, dataGli in carità da Bali, con un solo piede. Crebbe di misura e, con il secondo piede, coprì l’universo intero. Non Gli restò più spazio per compiere il terzo passo. Allora Shukrâchârya disse: “O imperatore! Non mi hai dato retta, hai sottovalutato questo bramino e ti sei fatto ingannare dal Suo aspetto innocente.” Vâmana accettò l’offerta dell’imperatore Bali, lo premiò per il suo cuore generoso, e lo benedisse. Vâmana era piccolo di statura, ma poteva riempire tutto l’universo. Essendo un Avatâr , era aprameya (al di là di qualsiasi limite, indescrivibile e incommensurabile). Gli esseri umani hanno dei limiti, ma non gli Avatâr.
Tutto risponde alle leggi divine
L’alba e il tramonto si succedono, in accordo con un predeterminato comando divino, regolarmente e senza interruzione. Il sole, la luna e le stelle seguono uno schema ben preciso. Nell’universo, tutti e cinque gli elementi assolvono i loro compiti regolarmente, come ordinato dal Signore. Persino Dio Stesso rispetta le regole da Lui stabilite per tutti. Nella creazione di Dio tutto funziona in accordo con un ordine predeterminato e con il comando divino. Niente nell’universo, inclusi i cinque elementi, ha un’esistenza indipendente. Sfortunatamente, l’uomo non è capace di riconoscere questa Forza divina che regola il funzionamento dell’universo. Gli scienziati fanno copiosi sforzi per scoprirla. Comunque, le stelle che di notte risplendono luminose nel cielo non sono visibili di giorno.
“Il sole sorge il mattino e tramonta la sera
con la massima regolarità, tutti i giorni.
Le stelle brillano splendide in cielo di notte
e si nascondono di giorno.
Il vento soffia incessantemente e sostiene gli esseri viventi,
senza mai riposarsi, neppure per un istante.
I fiumi gorgogliano nel loro perenne scorrere.”
Quale potrebbe essere il motivo di questo fenomeno? Gli scienziati hanno indagato a tal riguardo e hanno concluso che le stelle non sono visibili durante il giorno perché in tale periodo il sole splende nel cielo. Hanno cercato di spiegare la Forza divina anche in moltissimi altri modi.
La lotta dell’uomo
Nel momento in cui viene tagliato il cordone ombelicale e viene separato dalla madre, il bambino piange. Perché? Nessuno sa spiegare, penetrare questo segreto. Il neonato si addormenta felice se gli si mette sulla lingua una goccia di latte o di miele. Questo significa che un essere umano, dal momento in cui esce dal grembo di sua madre, lotta per saziare la propria fame.
“O uomo! Lotti strenuamente per acquisire vari tipi di conoscenza
al solo scopo di riempirti lo stomaco.
Nonostante tutto il tuo duro lavoro e l’acquisizione di conoscenze,
sei incapace di sperimentare la felicità eterna.
Perché, invece, non contempli il Signore e cerchi rifugio in Lui?
Egli ti mostrerà certamente la via per sfuggire alla tua sofferenza.”
Tutti gli esseri umani pensano di essere nati solo per riempirsi la pancia, e si danno continuamente da fare per procurarsi da mangiare.
Fenomeni inspiegabili
In natura c’è un altro interessante fenomeno: i rami di un albero, a causa del vento, sfregano l’uno contro l’altro, e da questa frizione di due pezzi di legno ha origine il fuoco. Come può succedere? Sebbene ci sia fuoco nel legno di un albero, esso non ne viene distrutto. Perché? Fino ad oggi nessuno scienziato è riuscito a scoprire questo segreto. In natura, ci sono molti fenomeni inspiegabili di questo genere. Nel tentativo di chiarire e capire questi fenomeni, l’uomo è costantemente impegnato nella ricerca della Divinità, ma non c’è bisogno di cercare Dio, che è onnipresente.
“O uomo! Nella vita lotti strenuamente
al solo scopo di riempirti la pancia.
Acquisisci miriadi di tipi di conoscenza in tutti i campi.
Esamina e verifica personalmente
quale grande felicità tu sia riuscito a conquistare,
impiegando il tuo tempo dall’alba al tramonto
ad acquisire conoscenze legate al mondo
e ad accumulare ricchezze, dimenticando Dio.”
Tutto nell’universo si muove in stretta relazione con la Volontà e la Forza divine. L’uomo, da sé, non può acquisire nulla. In questo universo, la Forza divina si manifesta in molti modi diversi, sotto forma di svariati tipi di energia. Le persone credono di esser state create da qualcuno. A rigor di termini, nessuno le ha create. Sono fenomeni naturali che si manifestano per Volontà divina. Per esempio, quando due pezzi di pietra vengono strofinati l’uno contro l’altro, si produce il fuoco. Questo significa che il fuoco è latente nella pietra, ma non si manifesta all’esterno. Ciò significa che tutte le energie sono latenti in natura.
Krishna compare nella fiamma
Alcuni minuti fa, un ragazzo ha parlato di Nanda e Yashodâ, i genitori adottivi del Signore Krishna. A quei tempi, non c’era elettricità. La gente del villaggio andava alla casa di Nanda (che era il capo del villaggio), e accendeva le proprie lampade a olio da quella accesa in casa sua. Si credeva che, accendendo la propria lampada da quella della gente benestante, si sarebbero ottenute abbondanza e prosperità. Una nuora appena sposata, di nome Suguna, arrivò in quel villaggio. La suocera le disse di andare ad accendere la lampada da quella di Nanda. Quando Suguna andò a casa di Nanda ad accendere la lampada, in quella fiamma vide Krishna e, a quella Visione divina, perse la coscienza corporea. Fissò lo sguardo nella meravigliosa Forma del Signore Krishna e si perse in Beatitudine. Non si accorse neppure che si stava bruciando le dita, che erano rimaste sulla fiamma. Era in uno stato di totale Beatitudine. Intanto, altre signore del vicinato arrivarono a casa di Nanda ad accendere le proprie lampade e, alla vista di quella scena, rimasero stupefatte dalla meraviglia. Si resero conto che Suguna non si spostava dalla fiamma sebbene le sue dita stessero bruciando! Capirono, allora, che in quella fiamma ella stava vedendo Krishna. Cantarono quindi una canzone che descriveva l’episodio.
(Swami canta una canzone in telugu. Il significato delle prime righe di tale canzone è il seguente – N.d.T.:)
“Sembra che Suguna abbia avuto una visione
di Gopâla in casa di Nanda.
Ha visto Krishna nella fiamma!”
Sentendo questa canzone, Yashodâ accorse sul posto, e vide le dita di Suguna che bruciavano sulla fiamma. Mentre tutte le gopî stavano danzando in estasi, Yashodâ si avvicinò a Suguna e le tirò via la mano dalla fiamma; poi la rimproverò, dicendo: “Suguna! Non ti sei accorta che le tue dita bruciavano sulla fiamma? Vuoi causare una cattiva reputazione a Nanda, così che si dica che chi va a casa sua si brucia le dita?” La suocera di Suguna era una donna dal temperamento irascibile. Quando seppe dell’incidente, corse a casa di Yashodâ e si arrabbiò moltissimo: ordinò alla nuora di non andare più a casa di Nanda ad accendere la lampada.
Apparizioni divine
Molti miracoli si verificarono a casa di Yashodâ. Dopo che Krishna partì per Mathurâ, le gopî non riuscivano a sopportare di essere separate da Lui e si struggevano di desiderio per un Suo darshan . Fu in questi momenti di ardente desiderio che Krishna apparve a Gokula, ma né Nanda né Yashodâ poterono vederLo. Tutte le gopî si riunirono a casa di Nanda e pregarono che fosse loro concesso di avere il darshan di Krishna. Esse cominciarono a implorare: “Nanda e Yashodâ! Avete tenuto Krishna lontano da noi! Diteci dove si trova, per favore!” Ma Krishna non apparve in pubblico. Apparve individualmente ad alcune gopî in risposta alle loro preghiere. Alcuni minuti fa, uno studente della nostra università ha raccontato un episodio in cui Swami gli era apparso, in risposta alle sue preghiere. Nessun altro poteva vederLo. Allora il ragazzo pregò nuovamente: “Swami! A che serve dare il darshan a me solo? Per favore, concedilo a tutti gli studenti, altrimenti essi non crederanno alle mie parole e mi derideranno.” Io gli risposi: “Non fa niente. Lascia che la gente pensi quello che vuole. Questo è un tuo merito ( prâpti ); solo tu meriti di vederMi.” Così dicendo, sono scomparso.
Il burro, simbolo di un cuore puro
Una volta Yashodâ rimproverò il piccolo Krishna dicendo: “Oh, mio caro Krishna! Tu non mangi il cibo che Ti preparo. Vai nelle case delle lattaie e mangi furtivamente il burro che esse conservano. Mi stai creando dei problemi. Il burro soffuso dell’amore di una madre non ha forse un buon sapore per Te?” Così dicendo, con una fune, Yashodâ legò Krishna a un mortaio. Nel mondo, è esperienza di tutti che il cibo cucinato in casa propria non piaccia. Le pietanze cucinate in casa d’altri sembrano più saporite. Questo è del tutto normale. Krishna, tuttavia, non rubava il burro dalle case degli altri per il sapore. In questo gioco divino si nasconde un messaggio: il burro è simbolo di un cuore puro. Ovunque sia disponibile un cuore puro, Krishna se lo prende. Un cuore simile sarà tenero e dolce. I cuori delle gopî erano saturi di devozione. Erano puri, teneri e dolci. Per questo Krishna era andato nelle loro case: a rubare i loro cuori. Ci riferiamo a Krishna come chora (ladro). Ma che cosa ruba Krishna? Egli ruba i cuori delle gopî , che sono come il burro; cuori puri, teneri e dolci. Se voi chiamate qualcuno ‘ladro’, egli ne sarà infastidito; ma, se chiamate Krishna citta chora (ladro di cuori), Egli gradirà questo appellativo.
Questa è la ragione per cui i devoti cantano con grande affetto in lode del Signore Citta Chora Yashodâ Ke Bâl Navanîta Chora Gopâl! Gopâl, Gopâl, Gopâl Govardhanadhara Gopâl , “O Piccolo Krishna di Yashodâ! O Gopâla, che rubi il burro! O Gopâla, che hai sollevato il monte Govardhana”.
Sentimento, melodia, ritmo
La canzone cantata melodiosamente con bhâva (sentimento), râga (melodia) e tâla (ritmo) piacerà a tutti. Grandi cantori, santi come Tyâgarâja, fecero delicate offerte a Dio nella forma di kîrtana . Quelle offerte erano pervase di sentimento, melodia e ritmo, e ottennero la Sua grazia. C’è tanta dolcezza in tali canti devozionali e, per loro tramite, si può sicuramente ottenere la grazia di Dio. Non la si può ottenere con la vuota retorica. È solo attraverso il canto devozionale pervaso di sentimento, melodia e ritmo che la Divinità può essere raggiunta. Dio sarà commosso da tale sankîrtan . Anche i Veda hanno esaltato l’efficacia del canto devozionale. Neanche recitando i Veda , Dio può essere raggiunto. Nel Rig Veda , nello Yajur Veda , nel Sâma Veda e nell’ Atharva Veda ci sono vari inni in lode a Dio, ma, neppure un singolo individuo, recitandoli, può ottenere la Visione del Divino. Se però questi inni vengono musicati e cantati con devozione, possono far sperimentare l’Amore divino. Per questo Dio è lodato come Gânalola (desideroso, amante del canto) e Gânapriya (compiaciuto dal canto). Quindi, pregate Dio mediante il canto devozionale, e potrete facilmente ottenere la Sua grazia. Alcuni possono avere un dubbio: “Noi non sappiamo cantare bene, non abbiamo appreso l’arte del canto. Come possiamo piacere a Dio?” Non preoccupatevi, voi potete non conoscere la musica o non avere una voce melodiosa; non fa niente. Cantate la gloria di Dio con amore intenso, con qualche motivo che conoscete: questo basta per commuovere il Suo cuore.
Cantare con devozione
Che cos’è la musica? Non c’è bisogno di fare uno sforzo speciale per impararla; un canto semplice, espresso con amore intenso e ardore Lo commuoverà. Per esempio, se voi recitate una poesia (in questo modo): Râma! Nannu Kâpadu! , “O Râma! Ti prego, proteggimi!”, in essa non ci sarà dolcezza. Si tratterà semplicemente di una rappresentazione letteraria dei vostri sentimenti. Allo stesso modo, se vi appellate a Dio dicendo: “ Râma! Nannu Kâpadu! ”, questo diventa una vuota ripetizione di parole. Lo stesso sentimento, se espresso attraverso un canto armonizzato con un bellissimo motivo ( Baba ripete con dolcezza – N.d.T.: ) “ Râma…! Nannu Kâpadu ”, sarà molto dolce e caro alla Divinità. Nella musica c’è tanta dolcezza. Se volete ottenere Dio, lo potete fare solo cantando con devozione. Non dovete sentirvi frustrati se non avete imparato la musica. Perché sentirsi frustrati? Se avete delle aspettative, potrete sentirvi frustrati se non riuscite a soddisfarle. Perciò, non abbiate mai aspettative. Cantate la gloria di Dio a modo vostro: questa è la maniera più semplice per raggiungerLo.
Krishna, il Liberatore
La Beatitudine divina provata dalle gopî durante l’ Avatâra (la Discesa sulla terra) di Krishna, nel Dvâpara Yuga , non ha eguali. Perciò, ricordate la Beatitudine divina e cercate di compiacere Dio con il vostro amore e la vostra devozione. Con nessun Avatâr i devoti si sono mai tanto immersi nell’Amore divino come nel periodo in cui era Avatâr Krishna. Migliaia di devoti si sono fusi in Lui durante il Suo Avatâra . Quindi, se volete fondervi nella Divinità, il canto devozionale è l’unico mezzo. Dio è detto “ Ganapriya ” e l’Incarnazione di Krishna come Avatâr è il miglior esempio di questa affermazione. Il semplice Nome, Krishna, cantato da un devoto, basta a commuoverLo. I lîlâ (giochi divini), i mahima (le manifestazioni della Divinità) e le azioni miracolose del Signore Krishna, durante il Suo Avatâra , non hanno eguali.
Cari studenti! Voi cantate numerosi bhajan ; tutti vi partecipate, ma ognuno canta a modo suo e questo non è giusto. Se tutti cantate all’unisono lo stesso motivo, con sentimento divino, Dio si insedierà sicuramente nel vostro cuore amorevole. Krishna è il solo Avatâr che abbia concesso il darshan a persone differenti in modo diverso, che le abbia liberate dai dubbi sulla Sua Divinità e abbia concesso loro di unirsi a Lui. Krishna è il solo Avatâr che abbia reso tutti felici e beati con le Sue dolci e amorevoli parole.
Incarnazioni dell’Amore!
Niente è superiore al canto devozionale! Che grande gioia e felicità trovate nel cantare Nanduni Yinta Gopâludanta Dîpâna Kanipinchenanta , “Sembra che Gopâla sia apparso nella fiamma in casa di Nanda”. Perciò, cantate canti pieni di ardore, permeati di sentimento, melodia e ritmo, per compiacere Dio e ottenere la Sua grazia. Potete cantare quanti bhajan e canti volete, ma, solo se essi saranno intrisi di amore intenso, devozione e da un sentimento dolce e tenero, otterrete gioia e felicità immensa.
Prashânti Nilayam, 6 Settembre 2004, mattino
Sai Kulwant Hall
Krishna Janmâshtamî
(Ricorrenza della Nascita del Signore Krishna).
(Traduzione tratta dal testo inglese pubblicato sul sito internet dello Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam)