“Quando l’uomo esce dal grembo materno, non porta denaro con sé,
né il denaro lo segue quando egli lascia questo mondo.
Persino un milionario deve alimentarsi di sale o riso:
non può ingerire oro per sedare la propria fame.
Ci si può sentire orgogliosi di essere ricchi,
ma non ci si può portar dietro nemmeno una sola monetina
quando si lascia questo mondo.
Proprio come si gode del miele prodotto dalle api,
le ricchezze che l’uomo accumula, alla fine,
possono finire nelle mani di un ladro (donga) o di un re (dora).”
“Quando l’uomo esce dal grembo materno,
non ha ghirlande al collo, non porta addosso collane di perle,
o rilucenti gioielli d’oro; non ha catene d’oro guarnite di pietre preziose,
come smeraldi o diamanti; non ha neppure una ghirlanda di fiori.
L’uomo, però, qualcosa attorno al collo ce l’ha:
Brahma lega insieme le conseguenze delle sue azioni passate
in una pesante ghirlanda e gliela mette al collo al momento della nascita.”
Il tempio di Dio
Incarnazioni dell’Amore! Ogni individuo ha una madre. Chi non si comporta bene verso la propria madre e non diventa il depositario del suo amore non è un vero figlio. Nel mondo odierno le donne che allevano i loro figli col dovuto amore e le adeguate premure sono molto rare. Viene detto:
“Il corpo è un tempio il cui abitante è Dio.”
In ogni tempio troviamo una campana, ma, la campana presente nel tempio del corpo umano, non è visibile esternamente. Questa campana è conosciuta col nome di ‘ anâhati ‘. Non è una campana che si possa far suonare; tuttavia essa suona da sola, continuamente, fino a quando la vita rimane nel corpo. Si tratta del cuore umano: quando la campana smette di suonare, il corpo diventa esanime, e lo definiamo shavam (cadavere). Quando la campana suona, il corpo viene considerato shivam (di buon auspicio).
L’intero universo è il tempio di Dio, e, in questo tempio, si può udire costantemente il suono della campana ‘ Om ‘. Questo è il motivo per cui Dio viene descritto come:
Charâcharamayî, Mobile e Immobile.
Jyotirmayî, Luce.
Vângmayî, Parola.
Nityânandamayî, Beatitudine eterna.
Parâtparamayî, Trascendentale.
Mâyâmayî, Illusione.
Shrîmayî, Ricchezza.
Oggi, invece di sintonizzarci sul sacro suono della Om , tendiamo le orecchie per captare discorsi mondani e chiacchiere inutili. Non sappiamo ascoltare la voce divina di: Dio, Incarnazione di perfetta Essenza, Coscienza e Beatitudine.
Servire i poveri, tanto cari a Dio
Una volta, nel tempio di Vishveshvara, a Kâshi, mentre il pujâri (sacerdote officiante) stava offrendo l’ ârati alla Divinità, cadde improvvisamente dall’alto un grande piatto d’oro. Il pujâri ne fu sorpreso, e lo prese in mano felice, per osservarlo più da vicino. Sul piatto c’era la seguente iscrizione: ‘Questo piatto deve essere dato al più grande dei devoti. Chi non recita il Nome divino non è qualificato ad averlo’. Allora il pujâri pensò: “Io celebro ogni giorno al Signore Sahasra Lingârchana e Abhishekam. Santifico il mio tempo recitando i sacri mantra dei quattro Veda . Può esistere un devoto migliore di me?” Non appena l’ego e la superbia si impossessarono in questo modo della sua mente, il piatto d’oro si trasformò in uno di terracotta. In preda alla vergogna, il pujâri lo depose immediatamente a terra, ed esso si trasformò subito nuovamente in un piatto d’oro. Da quel giorno in poi, a tutti coloro che visitavano il tempio fu chiesto di toccare il piatto, per scoprire se ci fosse qualcuno degno di riceverlo, ma, ogni volta che qualcuno lo toccava, esso diventava un normale piatto di terracotta. La cosa continuò per alcuni giorni. C’era un devoto che ripeteva sempre il Nome di Dio, ma senza praticare nessun’altra disciplina spirituale, come penitenze, meditazione ecc. Non aveva alcun desiderio, e aveva raggiunto dama (il controllo dei sensi). Un giorno visitò il tempio. Il pujâri gli chiese di toccare il piatto, ma l’uomo rispose: “Signore, io non desidero nulla: perciò non voglio toccarlo.”
Il pujâri gli chiese di toccare il piatto almeno per fare un piacere a lui, e il devoto non volendo scontentarlo, lo toccò. Il piatto, allora, divenne ancora più lucente del solito. La gente che fu testimone di questo evento circondò l’uomo e disse: “Oh, anima nobile! Quale metodo di adorazione segui, qual è la disciplina spirituale che pratichi?” Egli rispose: “Non pratico alcun genere di disciplina spirituale. Servo solo i poveri, che sono molto cari a Dio.”
Shabda Brahmamayî, Incarnazione del suono.
Non con le penitenze o con i pellegrinaggi,
non con lo studio delle Scritture
né con la ripetizione del Nome di Dio
si può attraversare l’oceano della vita,
se non si rende servizio alle persone pie.
Da allora in poi, molti ricchi cominciarono a recarsi a Kâshi per vedere questo devoto. Ovunque ci siano persone ricche, è normale che i poveri si radunino per chiedere loro l’elemosina, e il devoto era molto toccato dalle pietose condizioni in cui versava la povera gente che colà si recava. Prese quindi questa decisione: “Dio ama molto i poveri; questo è il motivo per cui li ha fatti convergere qui in gran numero. Dio è felice solo quando ci si occupa di loro, e questo è ciò che voglio fare. Sarò felice solo quando sarò riuscito ad alleviare le sofferenze di questi poveretti e a renderli felici.” Da allora, continuò a servire i poveri e i bisognosi con la più grande devozione ed entusiasmo. Questo faceva aprire gli occhi ai ricchi che convergevano in quel luogo.
Anche un milionario deve alimentarsi di sale e riso.
Non può ingerire l’oro per sedare la propria fame.
Ci si può sentire orgogliosi della propria ricchezza,
ma, quando si lascia questo mondo,
non è possibile portarsi dietro neppure una monetina.
Dio si prende cura di tutte le nostre necessità
Allora, perché sforzarsi di accumulare ricchezze? Sarà invece molto meglio desiderare di ottenere la grazia di Dio. Se contemplate Dio sempre, costantemente, con devozione focalizzata, Egli si prenderà cura di tutte le vostre necessità. Questo è ciò che quel devoto insegnò a tutti quelli che andavano laggiù. Il denaro che accumulate non vi seguirà. A chi andrà alla fine? Nessuno lo sa. Non è possibile portarsi via nulla, neppure una monetina. Dovete compiere azioni meritevoli e guadagnarvi dei meriti per meritarvi la grazia divina. Quando uscite dal grembo di vostra madre, non avete al collo nessuna ghirlanda; ma una ghirlanda, tuttavia, c’è: è quella messavi da Brahma, che è costituita dalle conseguenze di tutte le vostre azioni passate, sia buone sia cattive, riunite in una pesante collana che vi viene messa al collo. Nessuno può nascere senza la ghirlanda del karma , ma l’uomo dimentica questa verità e continua a desiderare spasmodicamente piaceri e comodità. Quanto possono durare i piaceri mondani?
La preghiera più nobile
Non siate orgogliosi della ricchezza, della gioventù e della progenie; il tempo può distruggere tutto questo in un istante.
I giovani sono orgogliosi della loro gioventù e della loro ricchezza, ma queste sono cose temporanee. Dovete realizzare questa realtà e accumulare la ricchezza della grazia divina. Dopo aver impartito questo sacro insegnamento alla gente attorno a lui, il devoto cominciò ad avviarsi verso l’uscita del tempio. Quando uscì, il piatto d’oro lo seguì, e dietro al piatto cominciarono a seguirlo, rotolando, anche tutte le monete. Allora i mendicanti presero a corrergli dietro chiedendogli i soldi. Il devoto rispose: “Che senso ha che voi facciate queste richieste a me? È Dio il guardiano di tutto. Egli è il più ricco. Perciò, pregate Lui.” Mentre camminava, le monete cadevano dal piatto d’oro, e i mendicanti le raccoglievano. Il devoto entrò in uno stato di beatitudine e chiuse gli occhi. Ebbe così la visione del Signore Vishveshvara, e Lo pregò in questo modo: “O Signore Vishveshvara, Tu sei il padrone dell’universo. Perché non ti prendi cura di questa povera gente? Ti prego, riversa la Tua grazia su di loro.” Pregare per il benessere di tutti, altruisticamente, è la preghiera più nobile. Il devoto non aveva in sé traccia di egoismo e pregava per gli altri con amore altruistico. Perciò, Dio era molto compiaciuto di lui. Dovreste pregare sempre in modo disinteressato: solo questo genere di preghiere fa sciogliere il cuore di Dio. Non serve a nulla pregare Dio con obiettivi mondani. Dio, che è l’Incarnazione dell’Amore, risiede nei nostri hridaya (cuori). Hridaya è anche conosciuto come ‘ Anâhati ‘. È la campana che suona incessantemente ed è Dio che la fa suonare. Dobbiamo ascoltare il suono di quella campana.
La resa, vero servizio a Dio
Le nostre Scritture prescrivono nove sentieri di devozione:
Shravanam (l’ascolto delle storie e della gloria di Dio).
Kîrtanam (il canto delle Sue lodi).
Vishnu Smaranam (soffermarsi mentalmente sul Signore).
Pâda Sevanam (agire offrendo tutto ai Suoi piedi di loto).
Vandanam (l’atteggiamento di profondo rispetto verso tutte le forme di vita).
Archanam (l’adorazione rituale).
Dâsyam (l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio).
Sneham (il sentiero di amicizia verso Dio).
Âtma Nivedanam (la completa resa a Lui).
La resa è il vero servizio che dovete fare a Dio. Egli non è interessato alle offerte mondane che potete farGli. Ciò che dovete offrire a Dio è lo stesso cuore che Egli vi ha dato.
O Dio, Ti offro il cuore che Tu mi hai donato.
Che altro posso offrire ai Tuoi Piedi di Loto?
Ti prego, accetta i miei omaggi.
Dio non è interessato alla ricchezza che avete accumulato. A Lui la ricchezza non manca: Egli è ‘ Vishnu Svarûpa ‘. Dato che la stessa Dea della ricchezza, Lakshmî, risiede nel Suo petto, che cosa mai potete offrirGli?
Il Signore Vishnu, sul Suo veicolo Garuda,
ha la Dea Lakshmî sul petto.
Perché dovrebbe chiedere elemosine agli altri?
Non c’è quindi bisogno che diate niente a Dio. È il cuore sacro che egli vi ha donato la cosa che dovrebbe esserGli restituita. A causa dell’effetto dell’era di Kali, gli uomini non sono pronti a offrire il loro cuore a Dio, che l’ha donato. Offrono le ricchezze che hanno accumulato. Come potete farGli un’offerta così bassa e vile? Dovete offrire a Dio il vostro cuore. Questo è ciò che si intende con ‘ Anâhata Dharma ‘, ed è il vero tesoro che dovete salvaguardare, sempre.
Ciò che a Dio piace di più
Incarnazioni dell’Amore!
A causa dell’effetto dell’era di Kali, anche la devozione e il distacco sono diventati artificiali. La gente cerca di compiacere gli altri, ma non Dio. Dovete intraprendere attività che compiacciano Dio. Se seguite le vostre preferenze e le vostre avversioni, come potrà Dio esser compiaciuto di voi? Ciò che a Dio piace maggiormente è ‘ Anâhata Prema’ (l’Amore puro, che proviene dal cuore). Il vostro cuore dovrebbe esser traboccante d’Amore, Sacrificio e Beatitudine. Potete fare tutte le offerte che volete, ma se prima non offrite a Dio il vostro cuore, Egli non le accetterà. Può farvi credere di averle accettate, ma le getterà via. Dovete darGli ciò che Gli piace, e questo è Anâhati , il cuore. Esso è il centro dell’Amore e della Beatitudine. Se non Gli offrite il cuore, a che cosa serve offrirGli qualsiasi altra cosa? A Dio non interessano le offerte artificiali. Se incontrate dei poveri, date loro ciò di cui hanno bisogno. Se tremano dal freddo, date loro una coperta. Dovete offrire ciò di cui hanno bisogno, non ciò che voi desiderate.
Swami a scuola a Bukkapatnam
Ai tempi in cui Swami andava a scuola a Bukkapatnam, ogni sera, quando tornava, madre Îshvarâmmâ Gli chiedeva con amore che cosa fosse successo quel giorno a scuola. Ella non aveva avuto alcuna istruzione scolastica. Un giorno i bambini le dissero: “Madre, oggi un insegnante di nome Kondappa ha fatto salire il nostro Sathya su un banco.” Cominciarono a criticare quell’insegnante, ma Îshvarâmmâ disse loro: “Bambini, non dovete parlar male degli altri. Nessun insegnante punirebbe i suoi studenti senza una giusta ragione. Forse Sathya ha fatto qualcosa di sbagliato.” Poi Mi chiese: “Sathya, qual è stato il Tuo sbaglio?” Le esposi i fatti come erano accaduti. Kondappa aveva ordinato: “Tutti coloro che hanno fatto i compiti li mettano sul tavolo; gli altri salgano sul banco.” Io non avevo fatto i compiti: quello era stato il Mio errore. Perciò ero salito sul banco. Avevo anche detto qualcosa in più di quanto sarebbe stato necessario. Avevo detto: “Signore, tutti questi bambini, che hanno fatto i compiti, sanno rispondere alle Sue domande? Io sì, anche se i compiti non li ho fatti.” Kondappa aveva pensato che fossi un egoista e Mi aveva ordinato di salire in piedi sul banco per tre ore di lezione. Un altro insegnante, Mahboob Khan, un maomettano e persona di alta levatura, era entrato in classe, e, vedendoMi in piedi sul banco, si era sentito molto dispiaciuto per Me.
Pertanto, aveva chiesto a Kondappa: “Perché hai fatto salire questo ragazzo sul banco?” Kondappa aveva risposto: “Per punizione, perché non ha fatto i compiti.” Mahboob Khan mi aveva difeso, dicendo: “E allora? Non ha importanza se non ha fatto i compiti, perché sa rispondere comunque a tutte le tue domande. Digli che può sedersi.” Kondappa, però, aveva insistito che Io dovevo rimanere là, perché non avevo obbedito ai suoi comandi. Poi la campanella aveva suonato e Kondappa, che sarebbe dovuto andare in un’altra classe, non era riuscito ad alzarsi dalla sedia. All’inizio aveva pensato che il suo dhothî si fosse impigliato a un chiodo della sedia, ma poi si era reso conto che non si trattava di ciò: era rimasto ‘attaccato’ alla sedia. Quando aveva cercato di alzarsi, la sedia si era alzata con lui! Allora Mahboob Khan aveva detto: “Kondappa, questo bambino non è un bambino qualsiasi; ha grandi poteri divini, e tu Lo hai punito senza una vera ragione. Almeno ora, diGli che può sedersi.”
Kondappa aveva capito il Suo errore, e Mi aveva detto che potevo scendere e sederMi. Immediatamente, gli era stato possibile alzarsi dalla sedia.
“Né odio né inimicizia in Me”
Dopo che ebbi narrato tutto questo a madre Îshvarâmmâ, ella disse: “Caro Sathya, non devi punire i Tuoi insegnanti.” Io risposi: “Io non l’ho punito: è lui che ha punito se stesso.”
Ella impartì ai bambini un insegnamento sacro, dicendo: “Miei cari, voi andate a scuola per studiare. Qualsiasi cosa impariate, fatene un uso appropriato. Solo allora potrete definirvi veramente istruiti e meritarvi l’appellativo di sâkshara. Se non fate un uso appropriato della vostra istruzione, non siete altro che demoni. Sforzatevi di utilizzare al meglio le nozioni che imparate.” Poi disse a Me: “Sathya! In ogni tempo e circostanza, non coltivare mai sentimenti di odio per nessuno! Ama tutti, e sarai amato da tutti.”
Non c’è mai traccia di odio o inimicizia in Me; Io amo tutti. Ecco perché tutti Mi amano. Se non amiamo gli altri, come possiamo aspettarci che gli altri amino noi? Date amore e ricevete amore. Non è una strada a senso unico, dovete dare e ricevere. È così che madre Îshvarâmmâ insegnava ai bambini molti sacri ideali. Non c’è bisogno di avere alcuna istruzione formale per impartire questi sacri insegnamenti. Sono in tanti a essere molto istruiti, ma a che cosa serve se non usano la loro istruzione in modo appropriato? Voi avete ricevuto molti insegnamenti sacri; praticatene almeno uno! Fate adorazione e cantate i bhajan con devozione: è sufficiente se mettete in pratica e sperimentate almeno una parola dei bhajan che cantate. Per esempio, voi lodate Dio, chiamandoLo Premasvarûpa (Incarnazione dell’Amore). Allora, sviluppate amore e condividetelo con gli altri. Solo allora capirete e sperimenterete la Divinità.
I nobili insegnamenti di Madre Îshvarâmmâ
Madre Îshvarâmmâ soleva impartire molti nobili insegnamenti ai devoti che le si riunivano attorno. Le avevo dato una piccola stanza a Prashânti Nilayam. Molte signore la andavano a visitare e la supplicavano: “Madre, siamo qui da tanto tempo. Di’ a Swami di concederci un’interview.”
Ella rispondeva: “Mie care, Swami può sembrarvi piccolo, ma non ascolta nessuno. Non agisce su raccomandazione. Vi darà ciò che vi meritate. Dovete cercare di capire il divino Principio di Swami.”
È così che essa guidava appropriatamente i devoti. Un giorno Mi disse: “Sathya! Il Tuo Nome e la Tua fama si sono diffusi dappertutto. Tutto il mondo viene da Te. Ti prego, porta la pace nel mondo con la Tua Volontà divina.”
Le risposi: “Io non devo fare un atto di volontà per la pace del mondo. Ognuno deve ottenere la pace da sé, perché l’uomo è l’incarnazione della Pace, è l’incarnazione della Verità, è l’incarnazione dell’Amore.”
Dovete manifestare il vostro Amore, dovete sperimentare la Pace
interiore, dovete seguire il sentiero della Verità.
Dite la Verità e praticate le Rettitudine.
Se seguite questi princìpi potete acquisire qualunque cosa.
Dai tempi più antichi, ci sono state molte madri nobili che hanno guidato i propri figli sul retto sentiero. Il futuro della nazione è nelle mani delle madri. Ecco perché il proprio Paese viene definito madrepatria. L’India è il luogo di nascita di molte madri nobili. La nostra antica cultura ha accordato alle madri il primo posto. Il padre viene dopo. Persino sui biglietti d’invito scriviamo per primo il nome della moglie ( ‘smt’ e ‘shrî’, cioè: shrîmati, signora, e shrî, signore – N.d.T. ). Il marito può essere un uomo molto colto, occupare una posizione autorevole e può essere il presidente della nazione; ma, se lo invitate assieme a sua moglie, sarà il nome di lei che verrà scritto per primo. Nella terra di Bhârat, dai tempi più antichi, le donne vengono trattate con sommo riguardo e rispetto. La terra di Bhârat è altamente sacra. È quindi una grande sfortuna che la gente abbia perso l’amore per la propria madrepatria.
Un grande insegnamento vedico
Un vero essere umano è colui che ama la propria madre e diventa il depositario del suo amore. Chi non si fa amare dalla propria madre è un vero e proprio demone. Perciò, rispettate e onorate vostra madre. Sperimentate il suo amore e gioitene. Dedicate la vostra vita a renderla felice. Potete prendere chissà quanti titoli di studio, potete intraprendere attività sacre, ma tutto sarà inutile se non compiacete vostra madre.
A questo mondo non c’è niente di più grande della madre.
Onorate vostra madre, vostro padre,
il vostro insegnante, il vostro ospite come Dio.
Con tale affermazione, i Veda attribuiscono il posto di preminenza alla madre. Può esistere a questo mondo un figlio che non ami la propria madre, ma non esiste una madre che non ami il proprio figlio. Possono esserci differenze di opinione fra loro, ma l’amore materno non diminuirà mai.
Incarnazioni dell’Amore!
Il vostro massimo dovere è di amare vostra madre. Non appena vi alzate al mattino, la prima cosa che dovete fare è toccare i piedi di vostra madre e offrirle il vostro rispetto. Una pratica tanto nobile vi proteggerà sempre, riversando su di voi ogni genere di prosperità.
Studenti! Ragazzi e ragazze!
Sarete padri e madri in futuro. Sarete amati e rispettati dai vostri figli solo se oggi amerete e rispetterete i vostri genitori. Siete destinati a confrontarvi con la reazione, la risonanza e il riflesso delle vostre azioni. Se oggi rispettate i vostri genitori, ci saranno ricche ricompense per voi in futuro.
Oggi celebriamo il giorno di Îshvarâmmâ. Voglio raccontarvi un episodio che evidenzia la sua immensa compassione e il suo amore per i bambini. A quei tempi, gli studenti di vari stati e vari paesi frequentavano i corsi estivi. Gokak, che impartiva le lezioni, era un grande amante della disciplina. Era un uomo di gran carattere e senso di sacrificio, oltre che un notevole insegnante, e conduceva le lezioni in modo esemplare. Un giorno, gli studenti stavano pranzando. Uno dei ragazzi si alzò e uscì prima che gli altri avessero finito di mangiare. Gokak, che aveva visto tutto da una finestra, chiamò il ragazzo e lo riprese, per questo atto indisciplinato, dicendo: “Quando i tuoi compagni stanno ancora mangiando, non puoi alzarti nel bel mezzo del pranzo solo perché tu hai già finito di mangiare. Questo equivale a insultarli.” A seguito di ciò, Gokak lo espulse dalle lezioni. Il ragazzo scoppiò in lacrime, ma Gokak fu irremovibile. Il ragazzo andò da Îshvarâmmâ, cadde ai suoi piedi e cominciò a piangere. Le raccontò della durissima punizione inflittagli da Gokak e la pregò di aiutarlo. Îshvarâmmâ lo consolò e lo mandò via. Era seduta sugli scalini dove Gokak sarebbe dovuto passare. Dopo un po’ egli arrivò e Îshvarâmmâ gli fece namaskâr, cosa che egli, con tutto rispetto, ricambiò. Allora Îshvarâmmâ gli disse: “Quando le ho fatto namaskâr , lei mi ha ricambiato. Allo stesso modo, se punisce gli altri, anche lei verrà punito. Il ragazzo ha commesso una leggerezza e ha sbagliato! Per favore, lo perdoni, e lo riammetta alle lezioni.” Gokak allora rispose: “Madre, se io lo perdono, si stabilirà un precedente e ciò costituirà un cattivo esempio per gli altri. Comunque, lo perdonerò: lo farò per lei.”
In questo modo, Îshvarâmmâ aiutava e confortava gli altri.
Le ineluttabili conseguenze delle azioni
Voi siete destinati a confrontarvi con le conseguenze delle vostre azioni. Se parlate agli altri in modo aggressivo e sgarbato, questo comportamento vi tornerà indietro come risonanza. Se ferite gli altri, questo vi tornerà come riflesso. Non fate dunque del male agli altri: fate il bene, siate buoni, vedete il bene e dite il bene. Allora sarete benedetti da ricche ricompense. Sebbene Madre Îshvarâmmâ non avesse mai ricevuto un’istruzione formale, si comportò sempre in modo esemplare. Era dotata di una profonda saggezza. Gli insegnamenti di Madre Îshvarâmmâ rimasero scolpiti nel cuore di Gokak, e quando egli, più tardi, diventò vicerettore a Puttaparthi, ricordò sovente le sue parole sagge. Si ricordava di lei giornalmente. Diceva: “Vedo Îshvarâmmâ nei miei sogni piuttosto spesso, e, tacitamente, seguo i suoi consigli.” Non si devono criticare gli altri. Non si deve far loro del male, o farsi beffe di loro. Dobbiamo amare tutti. Questo è ciò che Madre Îshvarâmmâ insegnava a tutti. Fate il vostro dovere con sincerità: allora farete senz’altro dei progressi nella vita. Quali che siano, seguite i consigli dei vostri genitori. La gente attribuisce alcuni insegnamenti a Râma, altri a Krishna ecc. Che siano di Râma o di Krishna non importa: indagate su quando, come, dove e in quali circostanze questi insegnamenti furono impartiti. Dovete ricordare il contesto in cui questi insegnamenti furono dati e agire di conseguenza. Se obbedite alle ingiunzione degli adulti e delle Incarnazioni divine, otterrete certamente posizioni elevate nella vita.
Molti studenti non danno retta alle parole della loro madre. Questo è un grave errore. Le madri parlano dal cuore, e desiderano solo il bene dei propri figli. Dovete capire i loro sentimenti e accordare il dovuto rispetto alle loro parole.
Incarnazioni dell’Amore! Ragazzi e ragazze!
Obbedite alle direttive impartitevi dai vostri genitori. Sarete certamente benedetti da ogni genere di istruzione e di forza. Non c’è bisogno che facciate alcuno sforzo per acquisirli. Compite il vostro dovere con sincerità. Onorate sempre le parole dei vostri genitori, seguite i loro consigli con amore e santificate la vostra vita. Augurandovi di riuscire a render felici i vostri genitori e diventare un ideale per i vostri figli, vi benedico tutti e concludo qui il Mio Discorso.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Satyam Jñânam Anantam Brahma…”).
Whitefield, 6 Maggio 2003
Sai Ramesh Hall
Giornata di Îshvarâmmâ
Tradotto dal testo pubblicato sul sito internet dello Shrî Sathya Sai Central Trust di Prashânti Nilayam m)