06 Maggio 2002 (Eswaramma Day) – Una morte serena per chi visse nell’Amore

06 Maggio 2002 (Eswaramma Day)

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Una morte serena per chi visse nell’Amore

“La Pace indossa tutte le forme.
Il buon auspicio indossa tutti i nomi.
La forma della Beatitudine Suprema è Non dualità,
Verità, Buon auspicio e Bellezza.”

Incarnazioni dell’Amore!

Tutto ciò che si vede, un giorno perirà.

Sia tutte le cose che si vedono con gli occhi esteriori, sia tutte le forme, un giorno spariranno. Non solo l’uomo possiede questi occhi esteriori: anche gli animali, gli uccelli e le bestie li hanno, così come i vermi e gli insetti.
Ma a che serve? Gli occhi non possono vedere tutto ciò che è vero ed eterno, ma solo ciò che è momentaneo, impermanente e falso. Il mondo intero, come anche la vita di ogni uomo, (si limita) solamente a queste azioni esteriori. Termina lì, mentre la visione vera ed eterna, è Jñâna (Conoscenza Suprema, Saggezza). Colui che possiede questo Occhio di Saggezza, è un vero essere umano.
È quindi necessario per l’uomo, almeno oggi, rivolgere la visione verso l’interno e comprendere l’ Âtma Tattva (il Principio del Sé).
Solamente quando volgeremo lo sguardo all’interno, vedremo l’ Âtma.Finché non lo faremo, avremo una visione puramente esteriore e vedremo esclusivamente il mondo esterno e materiale.

Il rispetto per la madre

La nazione indiana rispetta moltissimo la madre. C’è una madre per ogni essere umano; tuttavia sono davvero pochi coloro che rispettosamente, gioiosamente, affettuosamente e amorevolmente si prendono cura di lei. Al mondo non esiste amore più grande di quello di una madre.

È perché nacque figlio di Kaushalyâ – non è vero? – che Râma divenne un re divino.
È perché furono cresciuti dalla castissima Sîtâ – non è vero? – che i gemelli Lava e Kusha divennero così celebri. È perché Ziziabai lo amò tanto – non è vero? – che Shivaji ottenne la fama di grande guerriero.

Per ogni persona, il rispetto per la propria madre è davvero necessario, e tutte le potenzialità di ogni uomo dipendono dalla condotta di sua madre. In questo modo, grazie all’amore della madre e alla sua condotta, i figli vengono rispettati in tutto il mondo. Non esiste una casa al mondo che non possegga una madre tanto sacra. In qualsiasi nazione, in qualunque tempo, la santità delle madri è sempre in crescendo, senza danneggiarsi o vacillare. Affinché la madre sia una buona madre, non sono necessarie istruzione o proprietà, ma delle buone qualità, delle virtù, e, al mondo, di madri che posseggono tali qualità, ce ne sono così tante! Ogni madre pensa sempre al benessere del proprio figlio. Esistono figli cattivi, ma mai cattive madri; per questo, oggi, i bravi figli dovrebbero aumentare. Obbedite agli ordini della madre, e mantenete l’ideale della madre nel cuore. Questo deve restare come modello nella vita quotidiana di ognuno.

La madre di questo Corpo

Non sto per dire certe cose per vanto o buona reputazione. Persino durante la sua giovinezza, la madre di questo Corpo, Îshvarâmmâ, si prendeva cura di tutti con grande umiltà, Dharma (Rettitudine) e sentimenti d’espansione. Quando vedeva un bambino, non si chiedeva: “Chi è? Di chi è figlio?”, ma semplicemente lo prendeva e lo abbracciava con grandissimo affetto.
Ci fu un tempo in cui Karnam Subbâmmâ soffrì molto perché non aveva figli. Ogni tanto domandava: “Îshvarâmmâ, manda qualche volta tuo Figlio a casa mia.” Anche altre persone erano solite fare a Îshvarâmmâ la stessa richiesta. Îshvarâmmâ continuava ad abbracciarLo e Lo coccolava così tanto! Ci sono tantissime madri così, al mondo. Per questo, il principio fondamentale della cultura indiana è:

Considera la madre come Dio, considera il padre come Dio,
considera il precettore come Dio, considera l’ospite come Dio.

Si è sempre dato innanzitutto rispetto alla madre. Il primo Dio è la madre. Essa è la vera Divinità. Nonostante ciò, quante sono le persone che rispettano una tale incarnazione di Dio? E, a parte il rispetto, quanti si meritano il suo amore? Solo il bambino che si merita l’amore della madre è un vero bambino. Colui, invece, che le causa dei problemi e la fa piangere, in futuro non otterrà alcuna pace o felicità. Perciò, per quanto possibile, ogni figlio dovrebbe provare a dar gioia alla propria madre, senza farle versare lacrime.
Per quanto si sia istruiti, per quanta autorità si abbia, indipendentemente da quanto si sia importanti e da quale alta carica si occupi, si è tutti figli di una madre, non è vero? Ma, a causa dello sviluppo dell’istruzione e per colpa dell’influenza del Kali Yuga, i ragazzi moderni dei giorni nostri, diventano arroganti e la dimenticano. Questo è un errore enorme! Potrà colui che si scorda della propria madre, non dimenticare se stesso? L’uomo è il riflesso della propria madre; quindi, innanzitutto, ricordatela, rispettatela e cercate di darle la gioia dovuta.

Veri devoti

Un giorno, mentre ero a casa di Subbâmmâ, Îshvarâmmâ arrivò di corsa. “Perché hai così fretta?” le chiesi. “Che cosa ti serve?” “Swami”, rispose. “La ragazza della porta accanto è seriamente ammalata. Mentre tiene il bambino in braccio, soffre moltissimo. Non posso sopportare la vista di tale dolore. Non c’è neanche un piccolo ospedale in questo minuscolo villaggio. Non c’è nessuno che somministri medicine nemmeno per coloro che hanno un raffreddore o la tosse. Ci sono così tanti devoti che vengono da Te, ma non credere che tutti quelli che arrivano siano devoti. Solo coloro che, vedendo la sofferenza del prossimo, la considerano la loro stessa sofferenza e la alleviano, sono dei veri devoti. Possono essere ricchi, possono essere altamente istruiti, possono essere conosciuti e famosi, ma non è questo che conta. La prima cosa necessaria è la compassione. Vedendo qualcuno con una vita difficile, si dovrebbero versare lacrime. Invece, in questa era di Kali, è una cosa molto rara. Ognuno elogia i propri figli e i propri bambini, ma nessuno cerca di riconoscere quell’Amore (da praticare) nei confronti della sofferenza degli altri bambini. Vengono da Te moltissime migliaia di devoti. Questo è un lavoro che nessun altro può fare. Nessuno, oltre a Te, dovrebbe prendere in mano la situazione. È infatti necessario un piccolo ospedale per ridurre la sofferenza dei poveri di questo piccolo villaggio.”
Le dissi: “È una questione irrilevante. Perché hai tanta fretta per una faccenda così piccola? Il tempo è estremamente importante per ogni cosa. Nel momento in cui un bambino nasce, non è già adulto. C’è bisogno di tempo. Non avere perciò fretta. Mantieni questo sentimento nel tuo cuore. Soffri anche tu quando vedi gli altri soffrire e prega Dio affinché ti indichi la soluzione per ridurre le loro difficoltà.” Questo è ciò che le dissi e Me ne andai.
“Ayyo (Ahimè)! Questo Swami non ascolta le mie parole. È così testardo!” Pensando ciò, Îshvarâmmâ si scoraggiò. Ma da quel giorno ricordai quelle parole: “Devo esaudire i suoi desideri. Che sia grande o piccola, è comunque un’impresa che aiuta gli altri; perciò è un progetto che devo senz’altro attuare.” Con questo pensiero, Mi preparai a iniziare.
Il giorno dopo chiamai gli operai e, in un mese, avevo già scavato le fondamenta, costruito i muri, messo il tetto e inaugurato l’edificio. Arrivò un medico di nome Brahmam, un ardente devoto. Conformemente al suo nome, egli era davvero Brahmam (Dio)!
Dopo qualche tempo arrivò Bikkini Sitaramayya, un altro devoto di Swami. I suoi tre fratelli erano ministri. Egli disse: “Swami, dà a me la responsabilità. Mi occuperò io dell’ospedale.” Così, da quel momento fino al giorno in cui esalò l’ultimo respiro, rimase a lavorare nell’ospedale.
Oggi non si riescono a trovare più medici simili. Quelli che diventano dottori, riescono solo a chiedere: “Quanti soldi, quanti soldi, quanti soldi?” Lottano solo per guadagnare, dando tutta l’anima per il denaro! Nessuno di essi possiede il nobile sentimento di alleviare le sofferenze degli altri. Non vogliono andare a lavorare nei villaggi. Secondo loro dovrebbero stare solo in città e godere di tutti i vantaggi che le città offrono, per ammassare adeguate ricchezze. Che cosa sono questi soldi? Quali sono le cose che ci arrivano attraverso di essi? I soldi arrivano, ma per quanto rimangono? Non sono permanenti. Essi permettono alle persone di studiare molto, ma le rovinano anche. Ai giorni nostri, se si cerca un medico che vada a lavorare e servire nei villaggi, nessuno si fa avanti.

Per amore delle rupie le persone, segretamente, mangeranno addirittura l’erba.

Mangeranno addirittura l’erba; basta guadagnare soldi! Però vogliono la grazia, la grazia. Ma da dove arriverà loro? A queste condizioni avranno solo grass (erba) e non grace (la grazia)! (Risate e applausi).
Nel mondo, perciò, occorrerebbe poter disporre di gente di sacrificio. Devozione e shraddhâ (fede) non sono per Me le sole cose importanti. Comprendete le sofferenze del prossimo e cercate un mezzo per curarle. Bisognerebbe augurarsi la prosperità della società. Oggi, quindi, sono necessari medici che prendano la decisione di proteggere il benessere della società.
Essi, invece, posseggono oltre il necessario. Ogni mese guadagnano migliaia e migliaia di rupie; ma, di tutto quel salario mensile, il lavoro che in realtà svolgono, vale anche solo una rupia? No. Tutto ciò che vogliono è il denaro, senza svolgere il lavoro corrispondente al guadagno.
Per questo i sevaka (persone che svolgono servizio disinteressatamente – N.d.T.) ai giorni nostri sono molto importanti. Chi non è un sevaka , non può nemmeno essere un leader; quando invece un leader serve il mondo e la società, compie un enorme servizio.
Gruha Ammâyî (la padrona di casa), ovvero Îshvarâmmâ, ha abbandonato la vita in questo villaggio (Whitefield), proprio in questo stesso mandir (âshram).
Nel mese di maggio di quell’anno, si stavano svolgendo i Corsi Estivi; così ella si sedeva in classe ad ascoltare le lezioni. Qual era la sua condizione? Non sapeva leggere, era analfabeta. Perché allora partecipava?
Le facevo sempre questa domanda, ridendo: “Stai ascoltando ogni cosa?” “Ayyo (Ahimè)!”rispondeva. “Un lavandaio è meglio di questa gente istruita. Non ho bisogno di una simile istruzione, Swami! Però sto osservando questi bambini (gli studenti), come praticano, in che modo ascoltano gli insegnamenti di Swami e come si comportano. Questo è ciò che ricerco.”
I genitori, per mettere da parte un po’ di soldi, affrontano moltissime difficoltà e, con il denaro che guadagnano, confezionano i graziosi completi bianchi per i ragazzi. Essi desiderano che i loro figli, in società, vivano con dignità. Ma i ragazzi si stanno comportando così? No. Essi si limitano a indossare ciò che le loro madri cuciono, senza chiedersi: “Che debiti ha fatto mia madre per acquistare il tessuto dei miei abiti? Che difficoltà ha dovuto affrontare per fare questo per me?”

Reazione, riflesso, risonanza

Incarnazioni dell’Amore!
Come prima cosa la gioventù di oggi deve riconoscere la natura dell’Amore di una madre. Oggi siete figli, ma domani diventerete genitori. Vi piacerebbe che i vostri figli vi facessero soffrire? No. Per qualsiasi cosa compiamo, infatti, esiste una reazione, un riflesso è una risonanza. Il lavoro positivo fatto oggi, ci porterà buoni risultati domani. Le buone decisioni prese oggi, domani ci daranno dei buoni frutti; ma, se oggi facciamo del male, come potremo un domani ottenere del bene, anche volendo?
Non si può infatti evitare di sperimentare domani il risultato del peccato commesso oggi. Potrete anche avere un impiego importante, ma non potrete sfuggire al risultato del peccato commesso. Tenete perciò presente tutto questo e non causate sofferenze ai vostri genitori; anzi, date loro tutta la felicità possibile. Solo così la vostra nascita sarà santificata.
L’uomo è nato in questo mondo. Perché è nato? Solo per mangiare, andare in giro e sperimentare tutti i piaceri possibili? No. Che la si sperimenti o no, quel tipo di felicità non è permanente. I figli dovrebbero fare in modo che le loro madri non versino lacrime. Un figlio simile è un vero figlio.
Quando nasce un figlio, non c’è niente di cui essere orgogliosi, tanto da celebrare la sua nascita distribuendo dolci. Non dovremmo celebrare il giorno di nascita di un figlio, bensì il giorno in cui egli acquista una buona reputazione. Quello è il solo giorno da celebrare. Quando nasce un figlio, le madri sono estremamente felici. Esse riveriscono i propri figli, ma ciò non è raccomandabile, poiché, in questo modo, li rovinano. Sta il figlio procedendo lungo la retta via, o no? Sta rispettando la società, o no? Le madri devono riconoscere bene questi aspetti e poi muoversi di conseguenza. Îshvarâmmâ praticava innanzitutto questi due aspetti. Se arrivava qualcuno a casa, lei mandava i propri figli: “Va’ e rispetta gli ospiti. Chiedi loro che cosa desiderano e falli accomodare.” Non appena gli ospiti entravano, i bambini rendevano loro omaggio (Swami usa un tono dolce – N.d.T.): “Chi siete, signore? Perché siete qui? Desiderate parlare con mia madre o con mio padre? Attendete un attimo, prego. Vado da loro a riferirlo.” E così andavamo a chiamare i nostri genitori.
Ai giorni nostri, questo tipo d’accoglienza non si trova più in nessuna casa. Le persone sono altamente istruite, guadagnano alti salari, ma per che cosa? Anche i mendicanti guadagnano! Non c’è quindi niente di grandioso nel far soldi. Se qualcuno viene a trovarvi, dovreste accoglierlo educatamente: “Chi siete, signore? Prego, accomodatevi.” Dovreste rivolgergli parole educate e rispettose. Oggi non esistono affatto parole di rispetto. (Swami usa un tono sgarbato – N.d.T.) “Chi diavolo sei?! Perché sei venuto?” Con parole tanto dure, anche il cuore della gente si è indurito. Non ci sono parole dolci. Questo è il motivo per cui a volte vi dico:

“Non potete sempre far cortesie; potete sempre, però, parlare cortesemente.” ( Applausi ).

Sfortunatamente, l’istruzione odierna trasforma i bambini in completi demoni. In questa istruzione non c’è umiltà, né paura del peccato, né fede.
Imparate un libro a memoria, vi presentate agli esami, scrivete tutto sul foglio e tornate a casa con la testa vuota. È istruzione, questa? No! La vera istruzione dovrebbe essere impressa nel cuore, senza mai essere scordata negli anni.
In nessun luogo si riesce a trovare, negli studenti di oggi, un sentimento sacro. Tutti agiscono come se avessero devozione, devozione, devozione. Che recita è mai questa? Sono arrivati i cinema, e la finta di esser devoti riesce ancor meglio.
Sono arrivati i video e le televisioni, che stanno rovinando i bambini ancor di più. Il mondo rispetta tutto questo, ma Io no. È giunto tutto questo, ma in che modo sta elevando l’uomo? Come gli sta permettendo di vivere da essere umano? Dovrebbe esserci il mezzo per lasciar vivere l’uomo da essere umano. Oggi, tuttavia, non si sa quale sia questo mezzo.
Ci sono alcuni genitori che si stanno prendendo cura dei propri figli con immenso Amore. Veri genitori sono quelli che lottano per il progresso dei figli. Solo tali figli diventeranno figli eccezionali, che lotteranno senza limite a favore del progresso.

Quel bambino divenne presidente

In America c’era un bambino (Abramo Lincoln) che spesso si sedeva a fianco della madre, la quale, per guadagnarsi da vivere, rammendava vecchi abiti.
Un giorno, mentre stava andando a scuola, tutti i suoi compagni cominciarono a prenderlo in giro: “Sei povero, sei povero! Senza vestiti eleganti, né collanine, né gioielli.” Con queste parole lo ridicolizzarono.
Quando tornò a casa, andò da sua madre e le disse: “Mamma, mi prendono tanto in giro: che posso fare?”
“Figlio caro”, ella rispose. “Tu sai la situazione della nostra famiglia. Tuo padre è falegname, io rammendo vecchi vestiti. Tu, quindi, dovresti riconoscere la nostra condizione e comportarti di conseguenza. Per quanto gli altri ti manchino di rispetto, non dovresti sentirti svantaggiato. Ciò di cui abbiamo bisogno, è il rispetto del Sé. Mantieni il rispetto di te stesso e non restarci male, indipendentemente da ciò che gli altri dicono. Il rispetto di Sé è la tua grande protezione, la tua grande proprietà.”
Con queste parole la madre lo consigliò e lo fece crescere. Alla fine ce la fece e trovò lavoro vendendo giornali, guadagnando così qualche soldo.
Vedendo che uomo valido fosse, i suoi amici lo consigliarono: “Caro amico, sei un grand’uomo. Un uomo senza il rispetto di Sé, è persino inutile che venga al mondo. Tu invece ne hai; perciò, presentati alle prossime elezioni.”
Egli pensò: “Sarò capace di entrare in politica? No, non voglio. Tanti saluti ai politici! Preferisco vivere una vita onorevole.” Ma nessuno dei suoi amici lo lasciò in pace. Gli fecero così tanta pressione che, alla fine, per amore del rispetto di Sé, egli partecipò alle elezioni. E vinse con grande vantaggio. Dov’era l’America e dov’era finito quel bambino povero? Egli divenne il presidente americano.
Tuttavia, come presidente, egli non aveva quell’orgoglio che gli faceva affermare: “Sono diventato il presidente.” Egli aiutò tutti i bambini poveri. Inoltre, in quel periodo, alla gente di colore capitavano cose davvero crudeli. Egli risolse tutte le loro difficoltà, dando loro l’aiuto dovuto. Egli portò in politica un grande movimento: “I poveri dovrebbero progredire. Dovremmo rimuovere la sofferenza di chi vive nelle difficoltà.” Egli promosse un simile movimento, guadagnando così una grande reputazione.
Sua madre disse: “Il risultato che desideravo è arrivato. Sei nato dal mio grembo e hai guadagnato grande umiltà e rispetto, ottenendo grande reputazione. Adesso posso anche chiudere gli occhi. Solamente, mantieni il tuo rispetto. Non perdere il rispetto del Sé in nessuna situazione.”

La Mia Vita è il Mio Messaggio

E non solo. Se qualcuno ci offre anche solo un piccolo aiuto, non dovremmo dimenticarlo, ma dimostrare espressamente gratitudine. Ai giorni nostri non c’è alcuna gratitudine. Per quanto sia l’aiuto ricevuto, le persone lo dimenticano, offrendo in cambio danno. È detto:

“Non è una gran cosa dare aiuto a colui che aiuta.
È un grande maestro colui che risponde con l’aiuto al male ricevuto,
senza considerare l’altrui errore.”

Dovremmo aiutare chiunque ci faccia del male. Il voto di Sai, la (Sua) determinazione è solo una: Io guarderò con gioia chiunque Mi danneggi, chiunque Mi critichi, chiunque Mi ridicolizzi, persino se nessuno vede la Mia gratitudine. Io dichiaro:

“LA MIA VITA È IL MIO MESSAGGIO.”

Chi lo sta seguendo? Nessuno lo sta facendo. Nonostante ciò, non ci resto male per questo. Coloro che lo seguono, staranno bene, mentre coloro che non lo fanno, soccomberanno a brutte situazioni. Calcate le Mie orme e niente di male vi accadrà! Sto offrendo istruzione gratuita a centinaia di migliaia di studenti. Qui l’istruzione è gratuita dalle elementari ai corsi postuniversitari, ma i ragazzi non lo ricordano minimamente. Mai si chiedono: “Da dove vengo?”Ai giorni nostri, se ci si vuole iscrivere in prima elementare, bisogna innanzitutto sborsare 25/30 mila rupie di tassa. Io, invece, oggi sto offrendo istruzione gratuita a tutti. Ma i ragazzi di oggi non lo capiscono né lo ricordano. Eppure, dimenticare è molto pericoloso per loro!
Îshvarâmmâ, innanzitutto, insegnò questo a tutti. Se qualcuno andava a trovarla nella sua camera, ella diceva: ”Ammâ, Lakshmammâ, hai visto quanto lavoro il nostro Swami sta svolgendo? Sta dando moltissimo aiuto ai poveri, ma essi dimenticano l’aiuto ricevuto. Dimenticano e fanno del male. Questo non sarà mai un bene per loro! Tutti lo devono tenere a mente.” Diceva queste parole tanto dolcemente e teneramente. Ella era solita avvicinarsi a coloro che avevano perso il marito in giovane età. Soffriva sempre molto per loro. Dava coraggio e animo a quelle donne, facendo loro dimenticare i problemi.
In simili situazioni, anche se si è poveri, anche se si abita in un piccolo villaggio, occorre sforzarsi adeguatamente di migliorare le condizioni di vita.
Una cosa importante: oggi dobbiamo sviluppare la gratitudine. Non si dovrebbe essere ingrati. L’ingrato diventerà crudele. Nell’ Âditya Hridayam, ci si rivolge al sole in questo modo: “Omaggi al distruttore dell’ingratitudine.” Che cosa significa? Dovremmo aiutare chi ci aiuta. Dobbiamo prestare aiuto al massimo delle nostre capacità. “Kritaghnaghnâya Namah” significa: “Mio caro, tu mi hai prestato aiuto; per questo ti aiuterò. Comunque lo avrei fatto anche se tu mi avessi danneggiato.” Dicendo queste parole, dovreste aiutare.
Purtroppo, invece di comportarvi così, voi in cambio offrite danno a colui che vi ha aiutato. È detto che colui che agisce in questo modo, perderà gli occhi. Sto dicendo la Verità. Se non oggi, un giorno o l’altro succederà. Tenetelo a mente!
Lo splendore e la luce del sole si riflettono negli occhi di ogni essere umano. Anche il mondo intero che vediamo è un riflesso del sole. È grazie a tale riflesso presente nei nostri occhi che tutto scorre liscio per noi (possiamo vedere bene). Viene perciò detto che se manca la gratitudine, il potere della vista nei nostri occhi se ne andrà. La gente pensa: “Oh, ma questa è solo una storia!” Non è una storia: è la Verità. Senz’altro un giorno vi capiterà. Stiamo perciò rovinandoci la vista da soli.

All’inizio ho detto:

“Tutto ciò che si vede, perirà.”

Dovremmo perciò mostrare gratitudine. Per quanto possibile, dovremmo fornire aiuto e prestare soccorso a vecchi e anziani.
Anni fa ho annunciato che avremmo costruito questa casa nuova. Jamnagar Raja Mâtâ disse: “Swami, vivi qui!” E così Mi diede la sua casa. “Stai qui finché l’altra casa non sia terminata”, Mi disse. Rimasi là.
In quella casa viveva l’autista. Poiché Raja Mâtâ non c’era, per lui era difficile procurarsi da mangiare. Così Mi occupai di lui. Un giorno egli arrivò e si mise sotto un albero (del giardino). Faceva molto freddo e lui non aveva né maglione, né scialle, né coperta. Stava soffrendo molto. Un autista venne a riferirMi ciò che stava succedendo. “Prendi questa coperta e coprilo”, gli dissi. Quando ricevette la coperta, si mise a singhiozzare, poverino! (Poi disse:) “Nemmeno i miei genitori si prendono cura di me in questo modo!” Io lo feci entrare nel garage, trovandogli un riparo.
Dopo che gli fu offerto tutto, visse una lunga vita. Visse al fianco di Raja Mâtâ. Ella era solita prendersi cura dei suoi dipendenti con tanto Amore e tanto affetto.

Offrire aiuto è vera educazione

Nel mondo ci sono tante persone sventurate che stanno soffrendo. Chiunque sia il bisognoso, non limitatevi a pensare: “Questo è un lavoro che spetta a quello; questo è un lavoro che spetta a quell’altro.” Se vedete lacrime di sofferenza, date immediatamente l’aiuto necessario. Vera educazione è offrire questo tipo d’aiuto, altrimenti a che serve quell’istruzione che non aiuta il prossimo?

Dopo tanto studio per farsi un’istruzione, perché si dovrebbe morire?
Occorrerebbe acquisire quell’istruzione che conduce all’Immortalità.
Si studia tanto, acquisendo molta discriminazione.
Nonostante ciò, lo stupido non conosce il suo vero Sé. Che stolto!
Indipendentemente dal suo stile di vita, egli non rinuncerà alle sue meschine qualità.
Studiare e ancora studiare conduce solo a polemiche e non alla piena saggezza.

A che serve questo tipo d’istruzione, oggi? Interminabili controversie, controversie, controversie e ancora controversie. Quale ricompensa traiamo da tutto questo?
Si pensa: “Sono un uomo importante”, ma quest’ego conduce l’uomo alla sofferenza.

Perciò, studenti!
In futuro dovreste immergervi nella società con la giusta umiltà e obbedienza. Tantissime persone si trovano in situazioni più difficili della nostra; dovremmo quindi cercare di farle progredire nel modo dovuto. Non esiste per noi niente di più grande dell’aiuto offerto. Questo è detto anche nei Veda:

“Aiutare il prossimo è un merito; ferire il prossimo è un peccato.”

Dobbiamo aiutare il prossimo. Le persone pensano che sia meglio commettere un peccato piuttosto che prestare aiuto. Invece, per quanto possibile, dovremmo osservare (il dolore di chi ci sta intorno) e sforzarci (di alleviarlo). Bisognerebbe far progredire i bambini con parole buone e ideali. Questo è l’importante dovere degli studenti odierni.
Invece sto osservando come, ai giorni nostri, gli studenti vadano all’estero. Si recano in molte nazioni straniere e, quando tornano, se si esaminano i loro abiti e il loro linguaggio, si vede quanto siano pieni di arroganza. Se si osserva il loro comportamento, si può notare quanto sia spregevole. Che ricompensa si ottiene dall’avere un comportamento tanto basso ed essere rispettabili solo nel vestire e nel parlare (essere rispettabili solo nelle apparenze – N.d.T.)? Dovremmo avere una buona condotta, andrebbero mostrate umiltà, paura del peccato e fede.
Affrontate tutto con coraggio. Io non avrò mai paura nemmeno della cosa più piccola. Dovremmo aver paura quando commettiamo degli sbagli, ma, quando non c’è colpa in noi, perché temere?
Non dovremmo allungare la mano verso chiunque (per chiedere soldi). Questo è l’ideale di Swami, vale a dire:

la mia vita è il mio messaggio.

Se anche voi agite come agisco Io, immancabilmente anche voi diventerete come Swami. ( Applausi ). Abbiate quindi in voi solo buone qualità. Quando notate qualcuno in difficoltà, dovreste offrire l’aiuto appropriato.

Non date soldi

Alcuni stranieri arrivano (in India) e dicono: “Dovremmo aiutare gli Indiani poveri”, ma anche questo atteggiamento è sbagliato. Gli stranieri, infatti, non conoscono la situazione dell’India. C’è un detto che recita che persino i cadaveri si alzeranno se vedranno qualcuno fare la carità!
Se qualcuno darà del denaro, tutti i mendicanti arriveranno correndo! Essi affermano di non avere cibo per il loro stomaco; in questo caso date loro del cibo, ma non date assolutamente soldi. Se qualcuno dice: “Non ho vestiti”, dategli degli abiti, ma non dategli soldi! Tutti gli stranieri, ai giorni nostri, distribuiscono soldi, soldi, soldi, indebolendo e rovinando l’India.
Da parte nostra, noi Indiani non dovremmo mai correre dietro a queste piccole cose. Si dovrebbe sempre vivere con dignità; bisognerebbe sempre vivere una vita dignitosa. Vita da essere umano significa vita di rispetto. Per quanto denaro venga dato, assieme ad esso non possiamo comprarci il rispetto.
C’è anche un altro fatto.
Giorni fa un devoto Mi ha detto: “L’automobile di Swami è diventata vecchia. Te ne regalo una nuova, con tutto il mio Amore. Devi accettarla.” E così l’ha portata qui. Dopo tre giorni non l’avevo ancora guardato in faccia. Perché? Perché le automobili che ho sono più che sufficienti. Prendetevele, se le volete! Io non amo viaggiare in automobili troppo grandi. Quelle che ho, Mi sono state spedite dall’estero; perciò, una volta arrivate, non è stato più possibile mandarle indietro.
Gli ho detto: “Caro, prendi tu la Mia automobile.” Io non accetto niente da nessuno. Fino ad oggi non l’ho mai fatto.
Quando stavo scendendo per venire qui, è arrivato il nostro Srinivasan che, triste, Mi ha detto: “Swami, la persona che Ti vuole regalare l’automobile ci sta restando malissimo. Per favore, accettala!”
“Taci!” gli ho detto. “Non impicciarti di cose simili. (La Mia automobile) è sua: che la prenda! Sarò Io a dare a lui la Mia macchina. Anzi, una la prende lui e l’altra la prendi tu.”
Non c’è niente di grande nel possedere molte automobili. Dovremmo sviluppare lo spirito di sacrificio, che occorrerebbe mostrare a tutti. Questa è la Mia caratteristica. Ho seguito questa direzione fin dall’inizio, fin dalla Mia infanzia.
Se anche voi seguirete la strada che seguo Io, diventerete tutti estremamente fortunati (beati). E non solo fortunati, ma anche pieni di meriti. E non solo meritevoli: otterrete anche la Liberazione, di cui avete bisogno.
Moksha prâpti (il conseguimento della Liberazione). Che cosa significa Moksha (la Liberazione)? Moksha è kshaya (la distruzione) di moha (il desiderio). Dovremmo ridurre moha: questa è vera Liberazione. Amate tutti, ma non abbiate fede nella gente. Colui che ha fede nelle persone, verrà totalmente rovinato. Amatele, ma non credete in loro. Che cosa c’è di sbagliato nel credere negli altri? A causa della fiducia, veniamo ingannati.
Amate tutti, amate tutti, servite tutti. Amate tutti, servite tutti, ma non fidatevi di loro. Sviluppate, piuttosto, fede nell’ Âtma, fiducia in voi stessi, nel vostro Sé. Sviluppate sentimenti divini ed eliminate tutto ciò che ha legami col mondo. I sentimenti materiali andrebbero abbandonati e sviluppati quelli divini. Questo è il vero Dharma dell’uomo.

Perciò, studenti!
Studiate nel college di Swami da tanto tempo; però, nonostante studiate, passiate gli esami e poi otteniate un lavoro, nel vostro comportamento non si riesce a vedere il benché minimo cambiamento. A che serve ciò che non riesco a vedere?
Seguite almeno una cosa buona. Sviluppate buone qualità, amate tutti, non odiate nessuno. Se ci odiano, va bene lo stesso; noi amiamoli! Questo è il messaggio più importante di Sai.
Tante persone Mi odiano! Se Mi odiano, che lo facciano pure. Mi criticano. Se Mi criticano, che critichino pure. Se criticano ad alta voce, la critica vola via col vento; se lo fanno fra sé e sé, la critica rimane in loro e raggiunge solo loro stessi, ma non viene affatto nella Mia direzione.
Non dovremmo dunque soccombere alla critica, alla lode, al rifiuto o all’accettazione. Dobbiamo solo fare in modo che la nostra natura d’Amore non ci abbandoni. Questo è ciò che Gruha Ammâyî (la padrona di casa, Îshvarâmmâ) in passato diceva a tutti.
Arrivò qui per il Corso Estivo. Qui vicino, a Kalyânapuram, c’era la casa di Govineni. Un giorno Îshvarâmmâ andò là a piedi. Avevano costruito una grande casa, perciò ella andò e tornò a piedi. Bevve un caffè, si sedette e disse: “Che succede? Swami oggi non sta ancora tenendo lezione?”
Le risposi: “Ci sarà lezione a tempo debito, quando suonerà la campanella. Non pensarci.”
Si sedette e poi, improvvisamente, urlò tre volte: “Swami, Swami, Swami!” Lo gridò tre volte.
Io risposi tre volte: “Sto arrivando, sto arrivando, sto arrivando.” Disse: “Vieni subito, vieni subito!” Allora Io scesi.
Quando le fui vicino, Mi afferrò la mano: “Tu puoi fare molto per il mondo. Più che agli anziani, occorrerebbe fare del bene ai bambini. Gli studenti andrebbero trasformati. Non serve solo istruirli. Essi vanno trasformati in esseri virtuosi.” DicendoMi questo, mise le Mie due mani sui suoi occhi e abbandonò la vita.

Il corpo viene e va.

Ancora nascita, ancora morte; ancora giacere nel grembo della madre.

“I corpi vengono e se ne vanno. Tutto ciò non serve a niente. Non ci si deve preoccupare.” Dicendo questo, chiamai l’autista, feci portare un furgone, la misi dentro e dissi di portarla a Prashânti Nilayam. La feci accompagnare da Ramabrahman. Ramabrahman era un bravissimo uomo; era solito occuparsi personalmente di ogni cosa. E così mandai lui. Il giorno dopo…. No, non il giorno dopo, ma il giorno stesso, arrivarono Gokak e Bhagavantam, il quale disse: “Non si fa lezione, non si fa lezione.”
“Perché no?” chiesi.
“Tua madre è morta, no?” Mi rispose.
“Se è morta, è morta”, dissi. “Ma i ragazzi sono morti? (Risate). I ragazzi sono vivi, perciò le lezioni devono proseguire!” Gokak rimase estremamente sorpreso, tuttavia annunciò: “Le lezioni continuano. I corsi proseguono.”
Andavo in classe tutti i giorni, ma quel giorno i ragazzi si stavano preoccupando: “Verrà Swami, o no? Verrà o no? Verrà o no?” Non appena entrai nella hall, a tutti i ragazzi si riempirono gli occhi di lacrime.
“Ci chiedevamo se Swami sarebbe venuto o no”, Mi dissero. “Perché dovrei preoccuparMi di certe cose?” risposi loro. “Nascita e morte avvengono in continuazione nel mondo. Colui che nasce non può sfuggire alla morte. Colui che muore non può evitare di rinascere ancora.” Con queste parole conclusi il Mio Discorso e feci in modo che le lezioni non fossero interrotte.
In questo modo, riguardo anche ad altre faccende, grazie al Mio comportamento, al Mio autocontrollo e alle Mie azioni, la Mia reputazione e il rispetto nei Miei confronti sono aumentati. In una situazione simile, chiunque altro si sarebbe spaventato. Ma IO non sono così.
Dissi a Ramabrahman dove e come svolgere il funerale.
Egli suggerì: “Swami, sarebbe bene che Tu venissi (a Puttaparthi), non credi?”
Io gli risposi: “Che cosa sono tutte queste cose? Sono solo relazioni del mondo fisico con le quali non ho nessun legame. L’ho vista e l’ho benedetta qui. Ho già completato il Mio compito qui.” Così Ramabrahman fece ciò che gli era stato detto.

Una morte facile

In questo modo Îshvarâmmâ ebbe una morte facile. Arrivò da Kalyânapuram, bevve un caffè e si sedette. Le piaceva molto il tâmbûlam. Anche a Me è sempre piaciuto molto. Sbriciolava la noce di betel con un rokati (piccolo mortaio d’ottone e relativo pestello – N.d.T.). Pestava la noce, la pestava, la pestava, poi la metteva in bocca e la masticava.
Dissi: “È avvenuto così velocemente. È stata una morte facile. Che altro si può volere dalla vita?”
Anche per Gruha Abbâyî (il capofamiglia, ossia Pedda Venkama Raju, il padre di Swami – N.d.T.), fu così. Per Gruha Abbâyî , intendo suo marito, ossia il padre di questo Corpo.
Una volta, in Prashânti Nilayam, scelsi alcune persone per l’interview. Egli arrivò lì.
“Perché sei qui?”, gli chiesi.
Rispose: “Swami, devo dirTi un paio di cose.”
“Siediti. Ti vedrò dopo aver parlato con queste persone.”
Non faccio infatti nessuna differenza fra la Mia gente, la loro gente o altra gente. Avevo scelto quelle persone. Le portai all’interno (della stanza dell’interview – N.d.T.) e parlai con loro. Poi diedi loro del prasâd (pacchetti di vibhûti – N.d.T.) e li congedai. Allora lo chiamai e gli chiesi: “Perché sei venuto?” Egli si allentò una piega del dhothî nella quale aveva legato una banconota da 100 rupie.
“Swami”, disse. “Non ho niente di più di questo. Tu sai che sono povero, che non posseggo niente. Devi utilizzare queste 100 rupie per il dodicesimo giorno del mio funerale.”
Risposi: “Ma che dici?! Sei ancora vivo, come puoi chiedere del rito funebre?” Tornò a casa.
Aveva portato qui quattro sacchi di riso. All’epoca il riso costava poco. Per sole 20 rupie si poteva comprare un sacco di riso (50 kg.). Aveva portato quattro sacchi di riso, del jaggery (dolcificante) e altre cose (per sfamare i poveri – N.d.T.).
Tornò a casa e, quando si sedette, Ratnakara, il figlio di Janakiramayya (il fratello minore di Swami – N.d.T.), che all’epoca era un bambino, gli si avvicinò: “Nonno, nonno.”
Egli lo fece sedere sulle sue ginocchia e gli disse: “Sono appena andato a vedere Swami.
Non ho più problemi, né alcuna sofferenza.” Poi chiamò Gruha Ammâyî , ossia sua moglie: “Vieni qui!” In quei giorni i coniugi non si chiamavano per nome. Egli perciò non chiamava: “ Îshvarâmmâ , Îshvarâmmâ ”, ma diceva: “Ehi, ehi.” (Risate). Le disse di portare dell’acqua. L’acqua venne portata ed egli le chiese di aiutarlo a bere. Ella sorresse l’acqua e lo fece bere. In quel momento egli esalò l’ultimo respiro.
Una morte come questa capita alla brava gente. Che tipo di morte? Una morte facile, una morte serena. Se ne andò così, facilmente. Perché? Perché era il padre di questo Corpo. La sacralità era infatti presente anche in loro (i genitori di Baba – N.d.T.). Sia nella morte, come nella rinascita, tale sacralità e i suoi effetti rimangono.
Quando spegnete un ventilatore che sta girando a forte velocità, esso non si fermerà immediatamente. Continuerà a girare, girare, girare, girare, girare e, per fermarsi completamente, impiegherà del tempo. Allo stesso modo, per santificare la vita, vengono vissute alcune vite che fanno fermare il ciclo di nascita e morte gradualmente. Comprendere la natura della nascita e della morte è qualcosa che dovreste fare. Tutto ciò che è nato per questo Corpo (Swami Si riferisce a Se stesso – N.d.T.), è santificato. È selezionato. Sono stato Io a selezionarli (scegliere i genitori – N.d.T.). Molte persone sono selezionate da qualcun altro. Non è il Mio caso. Io ho selezionato. Perciò, ciò che è stato scelto, è speciale; ciò che è selezionato, è perfetto. E così essi trascorsero la loro vita gioiosamente.
Ogni essere umano dovrebbe avere genitori simili. Dovremmo rendere a tali genitori il servizio dovuto. Quando hanno bisogno, si dovrebbe dar loro il servizio necessario. In tale servizio risiede la Liberazione.

Non attraverso le penitenze, né bagnandosi nei fiumi sacri,
né studiando le Scritture, né ripetendo il Nome di Dio,
ma solamente servendo le persone pie, è possibile attraversare l’oceano della vita terrena.

Non c’è bisogno di compiere austerità; non c’è bisogno di fare yoga ; non occorre praticare meditazione; non c’è bisogno di compiere rituali. Nâmasmarana: il nâmasmarana è sufficiente. Se ognuno farà così, tutti sperimenteranno una morte serena e sacra.

Incarnazioni dell’Amore!
A tutti gli individui qui riuniti: dobbiamo oggi stesso decidere come sarà il nostro futuro. Dovremmo vivere provando buoni sentimenti; si dovrebbero aiutare gli altri, amare i bambini e portare rispetto al prossimo. Dovremmo dare il dovuto rispetto secondo la posizione. Se possediamo queste qualità, allora per noi non esiste grandezza migliore. Dicendo: “Bhajan, bhajan, bhajan”, le persone cantano canti devozionali. Ma essi non sono la cosa più importante. L’unica cosa che conta è il nostro comportamento. Conservate questo nel cuore. Guadagnatevi la giusta reputazione e date gioia ai vostri genitori. Allora la vostra vita sarà santificata.

(Baba conclude cantando: “Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahi …”)

Whitefield, Sai Ramesh Krishan Hall, 6 Maggio 2002
Giorno di Îshvarâmmâ

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