04 Novembre 2002 – Tripudio di luci per un’avvenuta liberazione

04 Novembre 2002

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Tripudio di luci per un’avvenuta liberazione

“La vita terrena è impermanente;
la gioventù e la ricchezza sono fugaci;
la moglie e i figli sono temporanei.
Solo la Verità e la Reputazione sono duraturi.”

Incarnazioni dell’Amore!
Tutto muta in questo universo. La felicità come la sofferenza, l’angoscia e l’inquietudine, così come la letizia e lo scontento: tutto ciò è destinato a cambiare. L’uomo è incapace di comprendere la sua vera natura. Egli crede ed è accecato dall’illusione che questo corpo, temporaneo, impermanente e transeunte, sia la verità, e vive conformandosi a ciò. L’uomo non è solo vyashti jîvi (un essere individuale), ma anche samashti svarûpa (un essere cosmico). Egli non vuole condurre una vita solitaria.
Nel Purusha Sûkta si afferma:

“Il Purusha (il Signore) ha migliaia di teste,
migliaia di occhi, migliaia di piedi.”

Incapace di comprendere la Verità secondo cui il singolo individuo comprende il collettivo, ogni essere umano è avviluppato nell’inganno (che gli fa pensare): “Io sono deha svarûpa (il corpo), sono vyashti svarûpa (un individuo)”; in tal modo soggiace alla sofferenza. Nell’infinito universo, fu caratteristica degli Indiani, secondo la cultura del loro Paese, riconoscere l’unità nella diversità. L’uomo odierno, invece, ha il senso dell’individualità, e dimentica l’unità e l’uguaglianza, sprofondando, in tal modo, nell’inquietudine.

La Verità autentica è unità nella diversità.

È dunque l’opposto della Verità frammentare l’unita nella diversità. Da tempi immemorabili gli Indiani hanno cercato di mettere in pratica, seguire e pensare alla Verità, passando il loro tempo in questa ricerca. Tuttavia, nessuno è riuscito a dimostrare completamente la Verità contenuta nei Veda, occupandosene, insegnandone i significati profondi e diffondendola fra la gente. Oggi alcune persone hanno compreso qualcosa leggendo dei libri e ascoltando gli insegnamenti degli studiosi, ma, ciononostante, non hanno cercato di comprendere completamente la Verità.

Qualità negative e positive

Nei tempi antichi, perfino i demoni studiavano a fondo i Veda. Sebbene ne comprendessero il significato, non potevano afferrare il principio di Verità insito in essi, per cui seguivano il perverso sentiero della falsità e della disonestà.
Hiranyakashipu e Hiranyâksha erano persone molto colte e anche grandi scienziati. Andarono sulla luna, sul sole e sulle stelle, e ne compresero perfettamente il funzionamento, ma, a causa delle tante qualità e pensieri negativi di cui erano colmi, non riuscirono a comprendere i princìpi positivi insiti in loro. Anche se tali princìpi erano in loro latenti, a che servivano? Essi svilupparono qualità negative, e, diffondendole, vissero in modo materialistico. Anche Narakâsura aveva caratteristiche dello stesso tipo: possedeva grandi poteri e capacità, ed era assai colto. Aiutò molta gente e portò persino indietro i figli del suo guru che erano andati all’altro mondo. Nonostante in lui ci fosse tanta devozione e senso d’ubbidienza, e malgrado mettesse in pratica i dettami dei Veda, fu tutto inutile a causa delle sue eccessive qualità negative.
Così cantò Tyâgarâja:

“Potrai mai esser descritto a parole (o Signore)?
Sarà forse possibile persino a Brahmâ decantare la Tua Storia?
Tu estinguesti il tormento di Kucela
e rendesti bellissima la deforme Kubjâ.
E fosti Tu a proteggere i Pândava nel migliore dei modi.”

Non solo.

“Tu proteggesti le 16.000 belle gopî.
Krishna! Potrà mai essere possibile descriverTi a parole?
Potrà mai, persino Brahmâ, decantare la Tua Storia?”

Questo fu il modo in cui egli descrisse Krishna. Nonostante tale descrizione, anche Tyâgarâja, però, non afferrò questa Verità, né la sperimentò durante la sua vita.

La conoscenza spirituale è la vera istruzione

Un giorno, Chaitanya Mahâprabhu andò da sua madre (Sunîti) e le chiese il seguente permesso: “Madre, vorrei studiare.” Sunîti gli disse: “Figlio, ci sono tanti tipi di istruzione a questo mondo, ma un giorno avranno fine, dato che hanno dei limiti. Questo genere di istruzione è destinato a confini ristretti. La conoscenza spirituale, invece, è vera istruzione. Essa non muore e non ha limiti; si trova a qualsiasi latitudine ed esiste in ogni tempo. Acquisisci questo tipo di istruzione, figliolo!” Questo fu ciò che ella gli insegnò.
Per tale motivo, Chaitanya cantò sempre il Nome di Krishna: “Krishna! Krishna! Krishna!” Ripeteva questo Nome di strada in strada, di villaggio in villaggio. Cantò il Nome di Krishna e Lo propagò. Lo cantò nelle foreste, in cielo, nei villaggi, nelle città, sulle colline e nell’oceano. Dette, così, un buon insegnamento a tutta la gente comune, usando parole semplici, chiare e comprensibili:

“C’è carità più grande dell’offerta di cibo?
C’è Dio più grande dei propri genitori?
Quale penitenza può superare l’aderire alla Verità?
Esiste un Dharma migliore della Compassione?
C’è maggior guadagno della buona compagnia?
Esiste demone peggiore dell’inimicizia?”

Quindi, l’istruzione indispensabile da acquisire, che è il fondamento di tutto ciò, consiste nel tener lontana l’inimicizia e sviluppare, invece, l’amicizia. Alimentare odio verso gli altri e voler vivere in modo egoistico, è unicamente una caratteristica demoniaca. Perché il Purusha Sûkta dichiara: “L’Essere Supremo ha migliaia di teste…”? Per indicare che Dio non è un’entità a sé stante, ma la Forma Cosmica. Egli è presente, saldo, stabile e permanente, in tutti gli esseri e in tutte le forme di vita. Se questo Dio è tanto stabile e vicino, perché l’uomo è così schiavo dell’illusione e passa la vita in giro per il mondo a confrontarsi con tante difficoltà? Dio è in ogni cuore. È stabile e incommensurabile. Ovunque guardiamo, possiamo avere il Suo darshan (vederLo), sparshan (toccarLo) e sambhâshan (conversare con Lui); ma, poiché gli mancano determinazione e desiderio supremo per Dio, l’uomo deve soggiacere a tante difficoltà.

“Mi basta l’Amore”

Chaitanya si recò a Puri, volendo avere il darshan di Nârâyana. Entrò nel tempio e pregò il Signore in questo modo: “Nârâyana, Tu vivi in tutti i mondi. Non solo sei il Signore dei mondi, ma anche il Signore di tutti gli esseri viventi. Tu sei il Signore di tutto, ma io non aspiro a ottenere il Tuo Vaikuntha, né il Tuo Kailâsa (varie forme di paradiso – N.d.T.), né desidero Moksha (la Liberazione). Solo una cosa mi basta: l’Amore. Dammi il Tuo Amore, affinché possa amarTi.” A queste parole di Chaitanya, si udì una voce dire: “Tathâstu (Così sia)!” Anche se esistono tanti tipi di istruzione mondana, tanti poteri e tante enormi possibilità, essi sono destinati a scomparire col tempo. Solo l’Amore è prâna (la vita vera e propria) ed è immortale. Esso non muta mai. Chaitanya disse: “O Krishna! Io aspiro all’Amore vero ed eterno. A questo mondo ci sono tante cose, ma sono tutte impermanenti. Tutto è passeggero. Fammi dunque la grazia dell’Amore vero ed eterno.” Questo fu ciò che egli chiese! Poi aggiunse: “Ma quale liberazione, Svarga, Kailâsa o Vaikuntha! Tutti questi sono solo Tuoi indirizzi secondari che non mi servono. Ho scoperto il Tuo indirizzo principale. Quale? Solo il mio cuore è il Tuo vero indirizzo. In esso, Tu risiedi saldamente e stabilmente. Ti prego, benedicimi con quest’unica esperienza.” Persino i demoni possono avere questa devozione!

Il combattimento di Krishna contro Narakâsura

Una volta Krishna, in compagnia di Satyabhâmâ, andò a combattere contro Narakâsura (asura = demone – N.d.T). Perché Krishna, il Divino, non voleva uccidere quel demone personalmente? Perché volle aiuto da Satyabhâmâ? C’erano delle motivazioni ben precise. Krishna, infatti, pensò: “Non posso uccidere un essere tanto malvagio con le Mie mani. Dovrà essere ucciso da una semplice donna, anche se potrei farlo Io, essendo onnipotente. Egli è talmente meschino, senza compassione e amore! Non ama gli altri ed è davvero malvagio. Non devo essere Io a ucciderlo!”
Krishna, perciò, si fece accompagnare da Satyabhâmâ che uccise Narakâsura. Egli teneva prigioniere tantissime principesse, che erano donne pure, grandi devote che vivevano in costante contemplazione di Dio, essendo incarnazioni d’Amore. Poiché erano cadute nelle mani del demone, esse sperimentarono le pene dell’inferno. Ecco perché Tyâgarâja disse:

“Tu proteggesti le 16.000 belle gopî.”

Narakâsura fu ucciso e Krishna liberò le gopî dalla schiavitù. Tale liberazione simboleggia l’allontanamento delle qualità malvagie, tipiche del demone, e l’aderire alle qualità positive e alla buona condotta.

La rinuncia alle cattive compagnie

Alimentare cattive qualità è sempre pericoloso. Perciò:

Abbandona la compagnia dei malvagi.

Non dobbiamo affatto frequentare le cattive compagnie.

Cogli l’opportunità di stare fra persone buone.
Compi buone azioni sia di giorno sia di notte.

Seguendo questi princìpi, Chaitanya intraprese il sacro sentiero della spiritualità. Da quel momento, cominciò a divulgare l’immortale, pura e altruistica qualità dell’Amore a tutte le genti del mondo.
Qual è il significato dell’uccisione di Narakâsura? Quando nell’uomo (nara) entrano le qualità di un demone (asura), egli diventa Narakâsura. Se consideriamo il significato della parola “nara”, “ra” significa “incarnazione dell’Âtma” e “na” vuol dire “immutabile”. “Nara” significa, dunque, “incarnazione dell’immutabile Âtma”. Se l’asura (il demone) entra in questa incarnazione dell’Âtma, che caratteristiche avrà tale persona? Sarà uno che alimenta cattive qualità e cattivi pensieri, frequenta cattive compagnie e svolge attività inique. In una persona siffatta, cattive qualità e sentimenti malvagi nascono in continuazione; essa rifugge dalla compagnia dei buoni, non fa alcuno sforzo per raggiungere Dio e preferisce frequentare persone malvagie che hanno un comportamento negativo. Questo è il suo karma, conseguenza di tante vite. Il risultato dei peccati di molte incarnazioni produce una mentalità di questo genere. Voi vivete in quell’illusione che vi fa pensare: “Viviamo, studiamo molto e diventeremo molto istruiti.” Questa, però, non è istruzione, ma solo ignoranza. Come ci si può considerare istruiti se non ci si unisce alle persone nobili e non si seguono i princìpi della Verità?

Il giusto comportamento da tenere

Râvana acquisì trecento tipi di conoscenza, esattamente come Râma. Ma Râma era sempre in buona compagnia, buona compagnia, buona compagnia! Egli aveva buoni sentimenti, una buona condotta, buoni pensieri e agiva rettamente. Râvana, invece, con tutta la sua istruzione, che fece? Frequentò cattive compagnie, alimentò pensieri e qualità negativi e si comportò in modo empio. Râvana era molto istruito, così come lo era Râma. Se però qualcuno vedeva Râma, faceva namaskâr (si inchinava davanti a Lui – N.d.T.), mentre, se vedeva Râvana, diceva: “Quello è furioso. È un demone.” Râvana era solito ricevere sia lodi sia insulti. Come nasce la reputazione di “buoni” o “cattivi”? Nasce dal comportamento dell’individuo. Il comportamento dell’uomo deve essere appropriato. Molti pensano: “Ora me ne starò seduto per conto mio, farò meditazione, pregherò e compirò delle austerità.” Questo però non è un atteggiamento giusto, perché tali persone, mentre stanno lì sedute, continuano ad avere pensieri negativi e un comportamento improprio. Tutto ciò è dovuto alle cattive frequentazioni, non di certo a quelle buone. Pensare quindi che quelle attività siano proficue è un grosso errore. Esse diventano demoniache. Ovunque vengano svolte buone attività, prendetene parte! Ovunque ci siano incontri sacri, partecipate! Invece, dove si cantano bhajan, la gente non ci va; dove ci sono persone pie, la gente non ci va.
Perché si hanno gli occhi? A che servono?
Purandaradasa disse:

“Perché avere questi occhi, perché avere questi occhi,
perché avere questi occhi se essi non vedono Râma?
Perché, avendo gli occhi e la vista,
non vedete l’auspicale Forma del Signore?
Perché, pur avendo Dio nel cuore,
anelate a una vita mondana?”

È quindi dovere primario dell’uomo comprendere la Verità secondo cui Dio è in tutte le creature viventi, e agire di conseguenza. Egli non deve solo contemplare la Divinità, ma anche cantare la Sua gloria.

L’accensione delle lampade

Dopo che Narakâsura fu ucciso, tutto il râjyam (il regno) divenne un grande samrâjyam (una sovranità universale). Quel giorno si comprese che il demone dell’odio, dell’oscurità e dell’ignoranza era stato allontanato. Tutta la città fu addobbata a festa e furono accese delle lampade. Fintantoché si è in presenza di persone malvagie, non potrà vedersi alcuna luce, proprio nessuna luce. Che cosa si cela nel buio? Vi sono i pipistrelli. Nessuno entrerà in una casa dove ci sono dei pipistrelli. Quindi, non dobbiamo diventare simili ad essi. Alcune persone dicono: “Sì, sì” all’oscurità (dell’ignoranza), ma non è ammissibile accettarla.

Dalla buona compagnia alla solitudine;
dalla solitudine al distacco;
dal distacco alla stabilità (mentale);
dalla stabilità alla Liberazione mentre si è ancora in vita.
(shloka 9 del “Bhaja Govindam” di Shankarâchârya).

Non dobbiamo dunque unirci alle cattive compagnie neppure per un momento. Infatti, nell’antichità, la gente prendeva le distanze dai demoni e dai comportamenti demoniaci.

Una sola persona buona è sufficiente

Il demone Hiranyakashipu fece di tutto per allontanare il caro Prahlâda, suo figlio, da Dio; ma Prahlâda, ovunque andasse, aveva solo Nârâyana nel cuore. (Egli ripeteva sempre): ”Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana”, ed era sempre immerso nella contemplazione del Signore. Prahlâda era caro a Nârâyana, mentre Hiranyakashipu era caro ai demoni. A che pro? Hiranyakashipu era un imperatore. Che genere di imperatore? Un imperatore malvagio, che agiva in modo empio, e possedeva cattive qualità e cattivi pensieri.
Anche se c’è una sola, un’unica persona buona è sufficiente. Anche se solo una volta al giorno, il tempo, che è sacro, va santificato. Solo così la vita darà dei frutti. Oggi, al mondo, ovunque si osservi, ci sono solo attività demoniache, cose che le orecchie non dovrebbero udire e gli occhi non dovrebbero vedere. Perché, dunque, sperimentare simili situazioni? Installate, nel vostro cuore, la sacra Divinità. È detto:

“Dio è in tutte le creature viventi.”

Dio è Colui che dimora in tutti gli esseri viventi. Tuttavia, certa gente (che dice “sì” all’oscurità) non sente che questo Dio è effettivamente Dio. Tutto ciò che è sentimento pio viene considerato qualcosa di demoniaco.

Com’è il sentimento, così è l’esperienza.

Le forme che si creano al nostro interno, sono il prodotto dei nostri sentimenti (si diventa ciò che si pensa – N.d.T.). Tali forme possono anche uccidere. Alcune persone sembrano pure, ma, in realtà, nel cuore nutrono sentimenti malvagi. Dobbiamo guardarci dall’intrattenere qualunque relazione con esse.

Un demone da uccidere con l’Amore

Studenti!
Oggi si celebra l’uccisione di Narakâsura. Ciò significa uccidere il demone nell’Âtma (cioè, all’interno dell’uomo – N.d.T.). “Nara” è l’ Âtma (vale a dire, l’uomo nel suo vero aspetto, quello divino – N.d.T.); “asura” è il demone che è presente in ogni essere umano. Non ci occorre, tuttavia, andare da qualche parte a procurarci le armi per ucciderlo. Nel nostro cuore c’è “nara” l’espressione dell’Âtma: meditate su di essa, che è la manifestazione dell’Amore e costituisce il princìpio autentico ed eterno. Si può infatti uccidere un demone simile solo con tale Amore, senza ricorrere, per poterlo fare, a potenti armi. Infatti, non potremo distruggerlo con delle armi: esso non morirà tramite nessuna di esse, ma solo grazie all’Amore. Non ci sono già tante armi nel mondo? Che cosa possono, tuttavia, procurare? Nulla. Si danneggia solo se stessi. Se si vogliono, dunque, uccidere i demoni, se si vuole annientare Narakâsura, occorre annientare la natura demoniaca all’interno dell’uomo. Narakâsura cesserà di esistere solo quando si sarà sviluppato il principio atmico. Realizzare tale Verità e agire di conseguenza è vera devozione.

Vivere senza egoismo

Perciò, incarnazioni del Divino Âtma!
Stiamo celebrando, come una festa, il sacro giorno dell’uccisione di Narakâsura. Lo passiamo in allegria, consumando solo cibi speciali preparati per l’occasione. Nessuno, però, sta adeguatamente tentando di comprendere il significato profondo di questo sacro evento.
Se si vuole invece fare un uso giusto e appropriato di questa festa, occorre stare in buona compagnia. Non vivete in modo egoistico: non è questa la natura di Dio. Si tratta, invece, di una vita da vyashti (da individuo). Una vita individuale (vyashti) è una vita sprecata (wasted)! La vera essenza del vostro servizio è nella vita in comunità (samashti). Si deve condurre una vita felice identificandosi con la società. Infatti, la società è espressione del Divino. Anche i Veda hanno insegnato ciò, proclamando:

“Migliaia di teste ha il Purusha (il Signore),
migliaia di occhi, migliaia di piedi.”

Dobbiamo fare il giusto sforzo per vivere questo genere di esistenza. Perché la vita umana è stata donata? Non certo solo per mangiare, vagabondare, bere e vivere spensieratamente, come animali, uccelli e altre bestie. Anche questi ultimi mangiano ciò che mangiate voi, e sperimentano ciò che, nella vita, anche voi sperimentate. Quindi, questo non è ciò che dobbiamo fare.
Si deve dare espressione ai princìpi di Verità, Dharma, Pace e Amore, esistenti in noi. Bisogna manifestarli all’esterno, propagarli ed evidenziarli col nostro comportamento. Semplicemente propagarli, senza rifletterli nel proprio comportamento, è una cosa del tutto sterile. Quindi, qualunque sia la ricorrenza, dobbiamo comprendere adeguatamente il significato profondo della festa e agire di conseguenza.

La suprema sacralità della vita umana

L’uomo è davvero fortunato; la sua vita è altamente sacra. È detto:

“Fra le nascite di tutti gli esseri viventi,
quella come essere umano è la più rara da ottenere.”

Noi rendiamo empia la vita umana che è tanto sacra. La parola “mânava” (essere umano) significa anche “colui che è sacro”. Perché dobbiamo degradare la sacralità dell’essere umano? Ciò è dovuto alle azioni negative di molte vite. A parole, l’uomo dichiara che è giusto vivere in modo sacro, ma poi, all’atto pratico, non attua ciò che dice. Questo è il risultato dei peccati passati. Quando si può essere indotti a peccare, bisogna adeguatamente sforzarsi di ostacolare, rifiutare il peccato e cercare di procedere sul retto sentiero.

Solo un inchino

(Nella vita quotidiana) si incontrano continuamente persone con qualità negative e comportamenti disdicevoli. Fate semplicemente namaskâr (un inchino) a tali persone, poi allontanatevi. Anche Tyâgarâja affermò: “O Râma! Un inchino rispettoso a tutti coloro che non si ricordano di Te! Un inchino a coloro che provano inimicizia verso di Te. Un inchino sia alla gente buona sia a quella cattiva!”
Poi Tyâgarâja si chiese: “Se è giustificato fare un rispettoso inchino alle persone buone, che giustificazione c’è a farlo a quelle cattive?” Onorare con un inchino le persone buone significa non volere tenerle lontane dalla propria vita; onorare quelle cattive vuol dire invece chiedere loro di allontanarsi; affinché le loro cattive tendenze non entrino in noi.
Senza mostrar considerazione per le persone indesiderabili, fate loro un inchino, poi allontanatevene. Si dovrebbe anche sacrificare la propria vita pur di stare in compagnia di persone buone. Dobbiamo pertanto unirci ad esse, coltivare le buone qualità e camminare sul retto sentiero, santificando in tal modo la nostra vita. La storia è piena di episodi riguardanti molti demoni e le loro malvagie azioni. Essi sono sempre stati numerosi; ma perché ce ne sono stati tanti? Essi diventavano tali a causa del potere delle qualità negative insite in loro.

La collera di Kamsa

Quando nacque Krishna, la mente di Kamsa era piena di pensieri orribili. Prima che tali pensieri gli passassero per la testa, una voce celestiale, quella del Dio del vento, lo aveva per tempo avvisato con queste parole: “Kamsa, colui che ti ucciderà nascerà dal grembo di tua sorella minore (Devakî).” Kamsa si infuriò, andò dalla donna e cercò di ucciderla (tentando di buttarla giù dal cocchio). Vasudeva (marito di Devakî) riuscì, però, a impedire la cosa, dicendo: “Che pericolo può mai rappresentare costei? Veglierò affinché non ti venga fatto alcun male. Dato che tu credi alle parole della voce celestiale, secondo cui colui che ti ucciderà sarà l’ottavo figlio di Devakî, aspetta fino alla sua ottava gravidanza, giacché a che servirebbe uccidere un altro figlio nel suo grembo? Tu hai fede in quelle parole: ma che senso ha uccidere Devakî ora, subito dopo il matrimonio? La voce ti ha detto che, colui che ti ucciderà, sarà il frutto della sua ottava gravidanza. Aspetta dunque fino a quel momento. Non commettere un tale imperdonabile peccato!”
A quelle parole, Kamsa sembrò essere illuminato da un po’ di saggezza. Ciò significa che, sia i buoni sia i cattivi pensieri, provengono dal nostro interno. Egli decise dunque di attendere l’ottava gravidanza. Il quel frattempo, tuttavia, non trovò mai pace. Se infatti si sentiva osservato, cominciava senza sosta a pensare: “Quando nascerà? Quando nascerà? Quando nascerà?” Quel pensiero divenne un’ossessione. Cercando quel bambino, uccise i figli appena nati di molte persone.

Fede da demone

Alcuni hanno fede solo in una certa parola di Dio, ma non ce l’anno in un’altra. Conoscendo la parola che Dio ha detto, e avendo fede in quella parola, perché poi non credete in un’altra che Egli dice? Il Dio del vento disse: “Egli nascerà nel grembo di Devakî.” Non disse che sarebbe stato generato da qualcun altro, fra gli abitanti del regno. Perché dunque uccidere i figli di altri, che, nel frattempo, erano nati? Ciò significa forse aver fede nella parola di Dio? No, no, no! Questa è una fede da demone.
L’uomo è vittima di numerosi sentimenti negativi solo a causa di simili azioni demoniache. Se, dunque, crediamo in Dio, e abbiamo fede in una Sua parola, dobbiamo fermamente credere in tutte le Sue parole. Non è affatto fede credere solo in ciò che ci piace e non in quello che non ci è gradito.
Un breve esempio. Dieci anni fa, un’importante persona disse: “Sathya Sai Baba è Dio, Dio, Dio! Non solo Sathya Sai Baba. Dio è presente anche in ogni creatura vivente!” Diffuse anche quanto affermava. Quando poi i suoi desideri non vennero in qualche misura soddisfatti, egli affermò: “Egli non è Dio, non è Dio!” Era stata la stessa bocca a dire “sì” e “no”. Prima aveva detto “sì”, ora dice “no”. È vera la prima affermazione o la seconda? Una delle due affermazioni è falsa, non è vero? Dunque, qual è la falsità? Quello che disse allora o quello che afferma ora? Come si può credere a una persona che dice due cose che si contraddicono? Tutto ciò è solo frutto di un comportamento demoniaco.

Sì, a coloro che dicono “sì”.
No, a coloro che dicono “no”.
“No” e “sì” vengono solo dalla vostra bocca,
ma per Sai è sempre “sì”, “sì”, “sì”.
(Applausi)

Per Me, tutti sono buoni. Non ci sono persone cattive. Tuttavia, coloro che sviluppano sentimenti negativi, terreni, e continuano a vivere senza indagare su quanto è bene o male, rovineranno la propria vita. Diventa quindi necessario che vi dica alcune cose.
Tutti Mi sono cari; Io amo tutti. La gente però, in alcune situazioni, ha bisogno di ricevere consigli adeguati, altrimenti potrebbe incorrere in alcuni pericoli. Può capitare ad ognuno di avere dei dubbi, perché è impossibile a un essere umano non averne. Ma voi non date loro spazio, perché, fintantoché i dubbi sono presenti, sarete schiavi per molti versi dell’inquietudine.

Dove c’è Beatitudine, c’è Dio

Coltivate l’Amore. Solo se svilupperete l’Amore nel vostro cuore, tutto sarà pieno d’Amore. Dove c’è Amore, non ci sarà spazio per l’odio. Dove non c’è l’odio, non ci sarà l’ira. Dove non c’è l’ira, non ci sarà spazio per la violenza. Perciò:

Dove c’è Fede, c’è Verità.
Dove c’è Verità, c’è Pace.
Dove c’è Pace, c’è Beatitudine.
Dove c’è Beatitudine, c’è Dio.

Quindi, sviluppate innanzitutto vishvâsam (fede o fiducia). Se non c’è fede, a che serve tutto il resto? Non c’è nulla di sbagliato nell’aver sempre fede. Coltivate tuttavia tale fede con sentimento divino. Se ciò avviene, vedrete il Divino in tutto. Non è bene pensare una cosa poi dirne un’altra. Quando c’è disarmonia fra ciò che si pensa, si dice e si compie, tutto diventa demoniaco. Pensieri, parole e azioni devono essere una cosa sola. Ciò è chiamato tripûti. Chi è puro in pensieri, parole e azioni è un vero individuo.
Che cosa significa vyakti (individuo)? Vyakti è colui che palesa, in tutti gli aspetti, la shakti (l’Energia divina che lo fa muovere – N.d.T.) che è in lui. Dovete sviluppare tale Energia. Voi dite: “Energia, energia!” (energy), ma procedete verso “l’allergia” (allergy) (nei confronti di ciò che è nobile)! Quale felicità può derivarvi da un comportamento simile? Tutte le vostre decisioni diventano allora inutili.

Coltivate l’Amore!

Cari studenti!
Innanzitutto, coltivate l’Amore. Anche se non riuscirete a fare nient’altro, non troverete difficoltà a sviluppare l’Amore. Proprio come disse Chaitanya (anche noi dobbiamo dire): “Signore, non mi serve il Tuo Svarga o il Tuo Kailâsa o il Tuo Vaikuntha. Ciò che voglio è il Regno del Tuo Amore. Dammi, dunque, un posto in questo Regno d’Amore. È tutto ciò che mi serve. Se avrò quell’unica Cosa, tutto per me sarà coronato da successo.” Non c’è nulla a questo mondo che non si possa acquisire con l’Amore. Con esso, ci sarà possibile ottenere qualunque cosa.
Che cosa significa uccidere Narakâsura? Vuol dire distruggere, nell’uomo, la malvagità e i comportamenti iniqui. Dovete sviluppare sentimenti positivi, autentici ed eterni, avere una buona condotta e coltivare buoni pensieri. Ribadiamo, dunque, queste tre cose:

Abbandona la compagnia dei malvagi.

Non basta, solo rinunciare alle cattive compagnie (ma anche):

Cogli l’opportunità di stare fra persone buone.

Dovremmo coltivare buone relazioni.

Compi buone azioni sia di giorno sia di notte.

Dovete sempre compiere buone azioni: l’uomo è nato a questo scopo. Egli non ha avuto nascita per mangiare e bighellonare, cose che fanno anche gli animali, gli uccelli e le altre bestie. L’uomo è l’essere più nobile; è sacro e divino. Ha in sé bontà e sentimenti elevati; quindi non deve alimentare pensieri demoniaci.
Ogni essere umano deve prendere le distanze dalle azioni malvagie: solo così si trasformerà in un’incarnazione della Divinità. Essa, in tal modo, si manifesterà attraverso gli esseri umani. Fate sì che Essa si manifesti! Cercate “quel” sentiero, poi annunziatelo, divulgatelo e siate felici.
Non lasciate mai spazio alle qualità demoniache. Coltivate buoni sentimenti e attenetevi alla retta condotta. Non badate a ciò che gli altri possano dire: non ascoltateli! Non date ascolto alle opinioni altrui, buone o cattive che siano. Quali che siano i vostri sentimenti positivi, sviluppateli a dovere.

Fiducia in Sé

La Verità è fiducia in Se stessi. Sviluppate tale fiducia, perché, quando l’avrete ottenuta, sarete soddisfatti di voi stessi. E solo quando sarete soddisfatti di voi stessi, potrete ottenere la realizzazione del Sé. Una volta raggiuntala, il Sé si manifesterà. Quindi, innanzitutto, gettate oggi le fondamenta dell’edificio. Tali fondamenta vengono poste sotto la superficie della terra. Nessuno può vederle, perché giacciono sotto terra. Tutti, però, possono ammirare la bellezza dell’edificio che viene costruito esternamente. Ciò che viene posto sotto terra è la fiducia in Sé, mentre ciò che si vede (i muri) è la soddisfazione di Sé. Il tetto è il sacrificio di se stessi. Solo dopo che esso è stato costruito è possibile vivere nell’edificio. Sotto quel tetto, si potrà arrivare alla realizzazione del Sé. Sarebbe impossibile avere una casa senza fondamenta, muri e tetto. Quindi, costruite da oggi, scrupolosamente, le vostra fondamenta.

Partite per tempo, guidate piano
e raggiungete la meta in tutta sicurezza.

Questo detto si riferisce alle fondamenta della fiducia in Sé. Dovete correggervi e condurre una buona vita. Dovete anche diffondere la sacralità della vostra vita nel mondo. Chiunque avviciniate, non lasciatevi intimorire da ciò che penserà di voi. Incontrando qualcuno, oggi si usa dire: “Buon giorno” o “Buona notte.” Queste espressioni non fanno parte della nostra cultura. Quanto sarebbe gioioso, invece, dire: “Namaskâr!” Oggi, dire “namaskâr” è diventato molto fastidioso. La gente afferma: “Che cosa? Quello dice ‘namaskâr! È un ignorante! Bisogna dire buona sera!”
Che cosa sono questi “buona sera” ecc.? In verità, per la scienza non esiste affatto né giorno né sera, né alba né tramonto: essa non varia a seconda di questi momenti. Il loro alternarsi avviene a causa della rotazione terrestre. Dunque, la gente ha fede solo in ciò che non esiste e non parla di ciò che esiste.

Dare e ricevere

I figli devono, fin dall’inizio, rispettare i loro genitori. (Figli!) Amate i vostri genitori e siate pronti a ricevere il loro amore. Solo coloro che sperimentano l’amore dei propri genitori avranno un futuro ricco di sacralità. La benedizione materna è indispensabile. La sofferenza che i figli fanno provare alla mente della propria madre, ritornerà ad essi in egual misura. Perciò, non siate mai causa di dolore per i vostri genitori.

Rendeteli felici!
Solo così vi sentirete felici, e, se lo sarete, i vostri figli a loro volta vi daranno felicità. Quindi, date gioia e ricevete gioia. Non solo dare, ma anche ricevere.

(La felicità) non è una strada a senso unico,
ma (a doppio senso): dare e ricevere, dare e ricevere.

Quindi, per rendere sacra la vostra vita, pronunciate solo parole buone, sviluppate una visione sacra, ascoltate solo cose buone e sante. Vivete santamente.

(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari Bhajana Binâ Sukha Shânti Nahi…”)

Prashânti Nilayam, 4 Novembre 2002
Sai Kulwant Hall
Festa di Dîpâvalî
Versione Integrale