“Lo studio dei Veda e delle altre Scritture non può lacerare il velo d’ignoranza che copre la mente umana. Dio è da una parte del velo, mentre il jîva è dall’altra. La causa è da un lato e l’effetto dall’altro.”
L’ATTACCAMENTO AL CORPO È LA CAUSA DELLA SOFFERENZA DELL’ESSERE UMANO
Dio creò le montagne, i fiumi, le foreste, le colline e le collinette; allo stesso modo, creò tutti gli esseri viventi, dalla minuscola formica all’enorme elefante, e anche tutti gli elementi necessari al funzionamento della creazione. Eppure non era soddisfatto.
Dio creò l’uomo a Sua immagine
Avendo creato tutto questo, Egli si chiese chi ci fosse in questa creazione a poter trarre felicità alla vista delle montagne maestose, dei bellissimi fiumi e delle incantevoli foreste. A che sarebbe servita tutta la creazione se non ci fosse stato nessuno a goderne? Fu allora che Egli decise di creare l’essere umano affinché potesse usare il potere dell’intelletto e della discriminazione per distinguere tra l’eterno e l’effimero e godere degli oggetti della Sua creazione. Solamente l’uomo ha la capacità di ricavare felicità dalla creazione e condividerla. Senza gli esseri umani, la creazione non avrebbe alcun valore. Per questo, l’Uno volle essere i molti e creò l’essere umano a Sua immagine dotandolo della conoscenza secolare, di quella spirituale, della consapevolezza piena e costante e del potere di discriminazione affinché egli potesse gioire della Sua creazione. Quando ebbe la visione del Creatore, l’essere umano dichiarò al mondo: “Io ho avuto la visione dell’Essere Supremo che risplende del fulgore di un miliardo di soli ed è al di là di tamas, l’oscurità dell’ignoranza.” Inizialmente, egli pensò di poter avere la visione di Dio studiando i Veda e le altre Scritture, seguì varie pratiche spirituali come la preghiera, le austerità, la meditazione e l’adorazione, ma non riuscì a visualizzarLo né a udirLo o farNe esperienza. Quando tutte le pratiche spirituali non ottennero alcun risultato, ne fu deluso. Perché non poté sperimentare la beatitudine tramite tutte queste pratiche spirituali? Nonostante facesse penitenza, studiasse i Veda e le altre Scritture, non fu capace di liberarsi dell’attaccamento al corpo che lo perseguitava come uno spirito maligno. Allora cominciò a indagare sulla natura del corpo e sulla ragione del suo attaccamento a esso, cercò la verità in molti modi e finì per concludere che il corpo non è altro che un agglomerato di materia inerte, un semplice strumento, e che c’è un qualche Potere Divino che lo fa funzionare. È quel Potere Divino a far muovere l’uomo, a fargli espletare compiti vari e sperimentare la felicità. Egli indagò anche su dove fosse quel Potere Divino e da dove provenisse. Era impegnato di continuo in questi pensieri dovunque andasse e qualunque cosa facesse.
Il Potere Divino dà valore al corpo umano
Una volta, il filosofo greco Socrate stava camminando lungo un sentiero assorto nella sua indagine sulla verità, mentre un ufficiale a riposo procedeva nella direzione opposta. Perduti com’erano nei loro pensieri, nessuno dei due si accorse dell’altro finché non si scontrarono. Allora l’ufficiale chiese con rabbia: “Chi sei tu?” Al che Socrate giunse subito le mani con riverenza e disse: “Signore, questo è precisamente ciò a cui stavo pensando; sia gentile, mi dica chi sono.” Se una persona è sincera nella sua ricerca, Dio le darà l’opportunità di conoscere la verità. Socrate fu felice del fatto che, senza andare da alcun maestro o guru, l’anelito spirituale in lui fosse stato risvegliato dall’ufficiale con la domanda: “Chi sei tu?” Egli ritenne che quella fosse una domanda molto importante e prese a ripetere: “Chi sono io?” L’altro pensò che quello fosse un folle e andò per la sua strada senza neppure rispondergli. Socrate si diresse verso il mercato continuando a pensare alla sua domanda e vide un cacciatore con in mano un coniglio che aveva ucciso. Un mangiatore di carne gliene chiese il prezzo, pagò la somma e se lo portò via. Vedendo questo, il filosofo pensò: “Un coniglio morto ha un prezzo, ma non c’è nessuno che pagherebbe alcunché per comprare il cadavere di un essere umano; nessuno ne chiederebbe neppure il prezzo.” Un animale come un coniglio ha un valore da morto, ma un essere umano non ne ha. Si può essere un imperatore o un sempliciotto, ma, dopo la morte, nessuno sarebbe disposto a conservare il nostro corpo neppure per un breve periodo. In quel momento, mentre pioveva forte, un cadavere veniva trasportato al luogo di cremazione e alcune persone chiesero a un bottegaio: “Signore, voglia gentilmente lasciarci mettere al riparo il morto sotto la veranda del suo negozio per poco tempo. Quello, però, negò loro il permesso con veemenza, dicendo: “No, no, portatelo via.” Non si curò neppure di chiedere se si trattasse del corpo di un imperatore, di una persona ricca o di un personaggio di nessuna importanza. Sulla stessa strada, un devoto stava recandosi al tempio e chiese allo stesso commerciante: “Signore, se lascio i sandali vicino al tempio può darsi che qualcuno li rubi o un cane li porti via. Mi permetta gentilmente di lasciarli nella veranda del suo negozio.” Il bottegaio assentì immediatamente e disse: “Venga dentro e li metta qui; se li lascia sotto la veranda, qualcuno potrebbe appropriarsene.” Socrate assistette a tutto questo. Lì c’era il corpo senza vita di una persona ricca che aveva molti servitori al suo comando quando era vivo. Per parlare con lui bisognava seguire un iter complicato, ma ora al suo corpo non era neppure permesso di sostare sotto la veranda di un negozio. La pelle degli animali morti può essere usata per fare dei sandali, mentre il corpo umano è del tutto inutile quando la vita lo abbandona. Socrate pensava che questo corpo, inerte e fatto di carne, sangue e ossa, e che produce urina e feci maleodoranti, che cos’ha di così speciale da attrarre l’uomo e creargli attaccamento? Eppure non emana profumo, ma odori sgradevoli. Allora perché l’essere umano prova attaccamento per il corpo? C’è un potere nascosto in esso che spinge a essere attratti da questo corpo di nessun valore che non è altro che una borsa di cuoio. Infine, egli comprese che nel corpo c’è un qualche Potere Divino che lo governa e decise di cercare di scoprire questa verità.
Scoprite la Verità tramite l’autoindagine
In modo simile, anche Bhrigu, il figlio di Varuna, volle indagare sulla verità della vita umana. Qual è l’aspetto più importante della vita umana? Che cos’è che fa funzionare il corpo? Qual è il principio di unicità che sottende a tutto? Egli cominciò a pensare: “Che splendida creazione! Chi è questo Brahman che l’ha fatta? Qual è la Sua Forma?” Ben presto il suo pensare divenne così intenso che non poté davvero più sopportarlo, per cui andò dal padre Varuna, si prostrò ai suoi piedi e chiese: “Padre, chi è Brahman? Qual è la Sua forma?” Varuna avrebbe potuto dirgli tutto su Brahman, ma pensò che ognuno debba sforzarsi di comprendere il Principio di Brahman attraverso l’esperienza personale. Inoltre, quando un padre assume il ruolo di guru, non deve egli stesso rimuovere i dubbi del suo discepolo perché questo smorzerebbe in lui lo spirito dello sforzo personale. Quindi, Varuna gli disse: “Non è possibile dire che Brahman sia questo o quello; non Lo si può spiegare a parole. Tu stesso devi indagare e scoprire la Verità. C’è un potere nascosto che governa il corpo e questo ha valore finché tale potere vi è presente; la presenza del Potere Divino lo rende shivam (di buon auspicio), mentre la Sua assenza ne fa uno shavam (cadavere). Qual è la differenza tra shivam e shavam? Tu devi fare penitenza per comprendere questa verità.” Così dicendo, benedisse il figlio e lo congedò. Ottemperando al comando di suo padre, Bhrigu andò nella foresta e prese a far penitenza dopo avere trovato un luogo adatto. Là si immerse nell’autoindagine e un giorno pensò: “Tutti gli esseri senzienti di questo mondo dipendono solamente dal cibo; il cibo è necessario per tutti gli esseri. Questo corpo è nutrito dal cibo, per cui il cibo è Brahman.” Avendo così concluso, egli andò da suo padre e disse: “Padre, ho scoperto che cos’è Brahman. Il cibo è Brahman.” Varuna rispose con calma: “No, no, caro figlio! Fai ancora un po’ di contemplazione, fai ancora penitenza.” Dopo un altro periodo di austerità, Bhrigu giunse a questo: “Il corpo cresce essendo nutrito dal cibo. Per questa crescita, c’è bisogno di energia per digerire il cibo. Che cos’è questa energia? È l’energia del prâna (il soffio vitale); quindi il prâna è Dio.” Con questa conclusione, egli andò di nuovo dal padre e disse: “Padre, io so che il prâna è Brahman”, al che Varuna rispose: “Naturalmente l’essere umano è dotato del prâna. A che cosa serve, però? Può forse egli mangiare il cibo che gli viene servito su un piatto se la mente non decide che deve mangiare? Quindi il prâna da solo non può sostenere l’uomo. No, no, figlio! Devi fare penitenza e contemplazione ancora per un po’.” Un medico mette in stato di incoscienza il paziente con l’anestesia prima di operarlo alla pancia. L’operando, sebbene abbia il prâna, non sa che cosa il medico stia facendo alla sua pancia nel corso dell’operazione. In questo modo, il prâna può essere reso cieco o inefficiente. Dopo aver fatto di nuovo penitenza per un certo tempo, un giorno Bhrigu pensò: “Senza dubbio, il cibo è necessario e l’energia del prâna è importante, tuttavia è il pensiero a spingere una persona a mangiare. Il pensiero, però, nasce nella mente, per cui la mente è Brahman.” Andò, allora, dal padre e disse: “Padre, ora capisco che la mente è Brahman.” Quegli lo fece avvicinare e rispose: “L’essere umano ha la mente, ma se non ha la capacità di pensare, essa non gli serve a niente. Una persona simile può mangiare carbone, sterco di mucca e polvere. L’essere umano ha bisogno del potere della discriminazione; anche un pazzo ha la mente, ma non sa che dire né a chi dirlo o dove andare; quindi la mente non è realmente Brahman. No, no, prosegui con la tua ricerca.” Senza alcuna esitazione, Bhrigu riprese la penitenza e, dopo un po’, pensò: “A che cosa può servire il semplice pensiero della mente? È il potere di discriminazione a dar significato ai pensieri.” Così tornò dal padre e disse: “Padre, so che l’intelletto discriminante è Brahman.” Varuna osservò ancora: “Ci sono molti studiosi dotati di discriminazione, ma la società non ne ottiene alcun beneficio; in effetti, c’è l’ignoranza che annebbia la loro conoscenza suprema”, ed esortò il figlio a continuare la sua contemplazione e austerità benedicendolo. Dopo un ulteriore periodo di ascetismo, un giorno Bhrigu raggiunse una conclusione ulteriore: “Il cibo è la fonte del nutrimento e il prâna dà l’energia, la mente genera i desideri e l’intelletto concede la saggezza; tutto questo deve portare a un risultato. Qual è questo risultato? Questo va scoperto.” Con questo pensiero proseguì la sua pratica ascetica. Un giorno ebbe un’esperienza unica: si sentì in un oceano di beatitudine e rimase in quello stato di felicità. Varuna andò in cerca del figlio, lo trovò nella foresta immerso nello stato di samâdhi (estasi) e capì che stava sperimentando la beatitudine pura ed eterna. La Beatitudine è Brahman. Certo che il figlio non avesse bisogno d’altro, andò per la sua strada.
Trascendete gli involucri materiali per sperimentare la Beatitudine
Una volta sperimentata la Beatitudine definitiva, Bhrigu non ebbe alcun altro desiderio. In effetti, tutte le pratiche spirituali hanno per scopo questo stato di Beatitudine. Ciò che le persone sperimentano oggi è solamente felicità momentanea, ma non la Beatitudine descritta come Nityânanda, Yogânanda, Paramânanda, Satchidânanda e Âtmanânda, che si può ottenere solamente con Dio e nessun altro. Dio creò l’essere umano affinché indagasse sulla natura dei cinque involucri e raggiungesse alla fine l’involucro della Beatitudine. Egli deve trascendere un po’ per volta l’involucro del cibo (Annamaya Kosha), l’involucro energetico composto dai soffi vitali (Prânamaya Kosha), quello della mente (Manomaya Kosha) e quello della saggezza (Vijñânamaya Kosha) per raggiungere infine l’involucro della Beatitudine (Ânandamaya Kosha). Il Prânamaya Kosha è più sottile dell’Annamaya Kosha, il Manomaya Kosha è più sottile del Prânamaya Kosha, il Vijnanamaya Kosha è più sottile del Manomaya Kosha e l’Ânandamaya Kosha è il più sottile di tutti ed è onnipervadente. Sfortunatamente, oggi l’essere umano ha dimenticato la sua natura di beatitudine innata e procede in senso inverso: dallo stato di Ânandamaya è sceso a Vijñânamaya, da quello di Vijñânamaya a quello di Manomaya, da questo al Prânamaya e infine dal Prânamaya ha raggiunto l’Annamaya; lì è rimasto. Egli dà la massima importanza al corpo. Dio ha creato l’essere umano affinché possa raggiungere lo stato più alto di Brahman, ma, contrariamente alla Sua Volontà, egli è degenerato fino allo stato più basso dell’esistenza. Che bisogno c’è di istruzione per conoscere la natura del corpo? Avete bisogno di uno specchio per vedere il braccialetto che avete al polso? A voi serve eseguire delle pratiche spirituali per avere la visione di Dio, non per conoscere la natura del corpo. Questo corpo è come uno strumento, ma voi concentrate l’attenzione su di esso dimenticando l’Abitante. Quanto durano i piaceri fisici? Ecco un esempio: voi andate alla mensa quando avete fame, pagate sei rupie e mangiate tre chapati, dopodiché siete contenti e soddisfatti di aver saziato la fame. Quanto durerà questa contentezza? Dopo due ore avrete fame di nuovo. Quanto “olio e benzina” consuma questa macchina del corpo umano! Visto che usate questo corpo come una macchina, perché dovreste attaccarvici in questo modo? Dovreste superare l’attaccamento al corpo.
Mettete in pratica gli insegnamenti divulgati dai testi sacri
La mente umana è molto potente e contemporaneamente molto mutevole. Lo stesso Arjuna, grande guerriero, non riusciva a resistere ai capricci della mente, per cui disse al Signore Krishna: “Questa mente è molto mutevole, turbolenta e potente. O Krishna, come si può descrivere la potenza e la mutevolezza della mente!? Essa non sta tranquilla neppure per un momento; persino una scimmia può star ferma, ma non la mente.” La mente è potentissima, pericolosa e difficile da controllare; è la sua natura. L’essere umano subisce difficoltà, sofferenze, prove e tribolazioni a causa dell’influenza della mente. È l’instabilità mentale a causare inquietudine, a rendere caotica la vita degli esseri umani e, alla fine, a mandarli al manicomio. Gli studenti continuano a studiare un mucchio di libri, ma dovrebbero anche conoscere lo scopo dei loro studi. Se qualcuno vi regala la Bhagavad Gîtâ, voi la accogliete con reverenza, la custodite nella mente e nel cuore, e cominciate a farne Pârâyana (lettura cerimoniale) ogni giorno sin dal primo shloka (verso):
Dharmakshetre kurukshetre samavetâ yuyutsavah,
mâmakâh pândavâschaiva kimakurvata sañjaya.
Bg. 1.1
Dopo la lettura, mettete il libro sul vostro altare con ogni il rispetto e ponete due fiori su di esso. Qual è lo scopo di tutta questa adorazione rituale se non ne mettete in pratica gli insegnamenti? Questo è segno di grande ignoranza dei devoti, dei teisti e delle persone colte di oggi. Le persone offrono adorazione alla carta e alle parole della Bhagavad Gîtâ, ma non bevono il nettare che scaturisce dalla pratica dei suoi insegnamenti. Tutti devono comprendere la verità del fatto che tutti i testi sacri come la Bibbia, il Corano, i Veda e le Upanishad sono fatti per essere messi in pratica e non semplicemente per una lettura rituale. In questo periodo, si vede il Sai Satcharitra nelle mani della maggior parte dei devoti; essi dicono di fare una lettura rituale ogni giorno. Non c’è sciocchezza maggiore di questa: questo libro è fatto forse solamente per una lettura rituale? È fatto per essere messo in pratica. Mettete in pratica ciò che Shirdi Sai Baba ha insegnato in quel libro. Ecco un esempio: una persona aveva un forte raffreddore e la tosse; quando andò dal medico del villaggio, questi consigliò di fare un decotto di zenzero secco, pepe e zenzero fresco e berlo. Allora il paziente cominciò a ripetere a se stesso: “Devo bere un decotto di zenzero secco, pepe e zenzero fresco”, ma non ne trasse alcun beneficio. Come poteva avere un miglioramento senza preparare il decotto e berlo? Allo stesso modo, voi state semplicemente ripetendo ciò che è contenuto nei testi sacri senza tradurlo in azioni. Si ottiene il beneficio solamente mettendolo in pratica.
Gli elementi sono sotto il controllo di Dio
Tutti e cinque gli elementi sono sotto il controllo di Dio. Essi obbediscono al comando del Creatore, ma nessuno se ne rende conto; se comprendete questa verità, vi liberate di tutti i problemi in un istante. Voi dite che tutto è nelle Mani di Dio e Lo pregate di venire a salvarvi, ma dubitate che il Signore abbia realmente il controllo di tutto. Nella Bibbia, c’è un solo san Tommaso che tradì il suo precettore, ma oggi tutti sono diventati dei san Tommaso. Una volta, ci fu un temporale a Shirdî e dei chicchi di grandine presero a colpire la gente come sassi. Tutti i lavoratori e gli abitanti del villaggio corsero rapidamente al riparo impauriti, si rifugiarono nei templi, nelle corti e dovunque potessero trovare asilo. Dvârakâmai (nome della moschea dove abitò Sai Baba di Shirdi – N.d.T.) era un posto molto piccolo e anche lì la gente si radunò occupando ogni centimetro di spazio dovunque trovasse un luogo per stare in piedi. Tutti presero a pregare: “Baba, per favore salvaci.” Come le gopî e i gopâla pregarono Krishna nel Dvâpara Yuga di proteggerli dalla pioggia torrenziale, la gente di Shirdî pregò Baba di venire in suo soccorso ed Egli disse: “Va bene, va bene, vedrò, vedrò.” Baba poi colpì una colonna e disse: “Senti, ora basta con questo terrore. Calmati! Hai mostrato troppa rabbia e tutti sono spaventati e si sono resi conto del tuo potere. Dato che le persone hanno riconosciuto la tua potenza, che bisogno c’è di continuare? Stai superando i limiti: calmati!” In quel momento preciso, la burrasca si arrestò. Non vi dico questo per vantarMi: potreste averlo dimenticato, ma cercate di ricordare che cos’è accaduto due giorni addietro. Quando stavo per cominciare il Mio Discorso, ci fu uno scroscio pesante di pioggia e vento forte; il vento e la pioggia erano così forti che cominciarono a entrare nel salone. Io cominciai a parlare e la pioggia subito si arrestò; non ce ne fu più neppure una goccia. Quando Baba era a Shirdi, un fuoco veniva sempre tenuto acceso nel dhûnî (il focolare sempre acceso di Sai Baba di Shirdi – N.d.T) di Dvârakâmai. I devoti solevano comprare la legna e offrirla nel fuoco affinché esso bruciasse continuamente; tutti volevano avere la soddisfazione di offrire la legna al fuoco sacro, senza pensare ai pro e contro di quell’azione. Una volta, alcuni devoti sciocchi offrirono molta legna al fuoco senza pensare a come sarebbero divampate le fiamme con tutta quella legna. Dopo poco tempo, si levarono fiamme enormi, per cui Shyama corse dal Maestro gridando: “Baba, Baba.” Egli chiese: “Che cosa c’è, Shyama? Che cos’è accaduto?” Shyama rispose: “Guarda, Baba! Il Dio del fuoco si è manifestato davanti a noi.” Baba rispose: “Il Dio Fuoco si è manifestato, ma chi è interessato a vederlo qui?” Si rivolse poi al Dio Fuoco dicendo: “A chi stai cercando di mostrare la tua prodezza qui? Ti stai comportando così perché non c’è nessuno a darti una lezione; dovresti far mostra della tua gagliardia quando e dove è richiesta. Perché esibisci inutilmente il tuo potere ora?” Dicendo questo, Egli colpì la colonna con un bastone e le fiamme impetuose si acquietarono in un istante. Qual è il significato di questo? Niente deve accadere senza una ragione; c’è qualcuno così sciocco da andare sulla riva del Gange e gridare: “Venite, venite, vi darò dell’acqua!” Chi è che vuol distribuire acqua con il fiume che scorre lì accanto?” A causa dell’influenza dell’Era di Kali, le persone agiscono a volte in modo sciocco senza una ragione valida; questo comportamento si vede anche tra gli studiosi. Alcuni prendono dell’acqua del Gange con le mani e la offrono al fiume stesso cantando: “Keshavâya Namah, Mâdhavâya Namah, Govindâya Namah” e così via. In questo rito, l’acqua di chi state offrendo a chi? È forse una proprietà di vostro padre o vostro nonno o vostro zio che state offrendo a qualcuno? No, voi offrite l’acqua del Gange al Gange stesso. Oggi, l’ateismo è in crescita perché pratiche rituali simili sono eseguite senza comprenderne la ragione recondita. Dovete comprendere la ragione di ogni azione ed essere capaci di convincere gli altri e ottenere la loro approvazione. In quest’era moderna, persino un bambino piccolo vuol conoscere la ragione di tutto. Oggi, le persone sono oppresse dall’ignoranza. Perché? La causa principale è l’attaccamento al corpo. Benedetto è chi può trasformare l’attaccamento al corpo in amore per Dio; solamente così la natura umana avrà valore. Fintantoché non acquisite amore per Dio, la vostra vita non avrà neppure il valore di un coniglio morto.
Acquisite l’attaccamento al Sé
Ecco una storiella. Gli studenti la prendano come tale. Le grandi verità possono essere spiegate tramite piccole storie simili. Nârada andava in giro per i tre mondi cantando il Nome del Signore, Govinda Dâmodara, Nârâyana. Una volta andò nel Vaikuntha (paradiso) e offrì i suoi riverenti omaggi al Signore Nârâyana, il Quale gli offrì da sedere e gli chiese: “Tu vai girando per i tre mondi; hai trovato qualcosa di cattivo nella Mia creazione?” Nârada rispose: “Perdonami, Signore! Nella Tua creazione c’è molto di cattivo.” Allora il Signore Nârâyana disse: “Che cosa stai raccontando, Nârada? Nonostante tu sia figlio di Brahman, stai parlando senza alcun senso di discriminazione. Nella Mia creazione non c’è niente di cattivo.” Nârada allora replicò: “Ogni mattina, le persone espellono della materia fecale. Che cosa cattiva!” Il Signore Nârâyana fu sorpreso di udire questo e rispose: “O Nârada, sei in errore nel pensare che sia qualcosa di cattivo. Forse stai parlando fuori di senso; non si tratta di una cosa cattiva, ma di una molto buona.” Nârada disse: “Se il Signore Nârâyana dice così, che cosa posso dire? Eppure, come puoi dire che non è una cosa cattiva ma buona?” Il Signore Nârâyana allora aggiunse: “Non chiedere a Me di questo: chiedi direttamente agli escrementi umani.” Che cosa poteva fare il povero Nârada se il Signore Nârâyana diceva così? Obbedendo al Suo comando, Narada si avvicinò a un escremento umano e, quando fu distante tre o quattro passi, lo sentì dire: “Narada, non avvicinarti, stai lontano.” Nârada ne fu molto sorpreso e disse: “In effetti, sono io che dovrei dirti di star lontano da me; com’è che sei tu a dirmi così?” Allora la deiezione replicò: “Ieri sera Io avevo la forma del sacro curd (latte cagliato), del latte, del riso e di un dolce budino. Ero abbastanza buono da essere offerto a Dio come naivedyam (offerta di cibo), ma oggi sono in questo stato per esserMi unito a un essere umano una volta sola; quale sarebbe il mio destino se venissi ancora a contatto con un essere umano?”
Il Signore Nârâyana spiegò quindi a Nârada: “Ciò che voi percepite come cattivo in questa creazione è solamente la reazione, il riflesso e la risonanza dell’operato dell’uomo; in effetti, Dio non ha creato niente di cattivo.” Tutto dipende dalla compagnia che scegliete.
“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.”
Si diventa il tipo di persona simile a coloro che si frequentano. Se tenete della salamoia di mango o di gongura (pianta le cui foglie sono usate in culinaria – N.d.T.) in un vaso, essa rimarrà buona per un anno e più, ma, se la mettete nel “vaso” del corpo umano, sarà distrutta prima di sera. Inoltre, se mettete del grano nella macina, ne uscirà farina di grano; se ci mettete del riso, ne uscirà della farina di riso; se ci mettete dei legumi avrete farina di legumi, ma, se mettete un dolce (laddu) in un corpo umano, ciò che ne uscirà saranno escrementi maleodoranti. Voi dovete quindi trattare questo corpo umano con distacco; esso è inferiore persino a una macina e a un vaso. Stando così le cose, perché dovreste dargli importanza? È perché l’Âtma lo pervade dalla testa ai piedi.
“Il corpo è un tempio e Colui che vi risiede è Dio.”
Dovete considerare questo corpo come il tempio di Dio. Perché dovreste però desiderare un tempio senza Dio in esso? Pensate sempre che Dio è presente in questo tempio del corpo e offrite a Lui qualunque cosa facciate. Il corpo, la mente, l’intelletto, la consapevolezza, i sensi e il complesso delle facoltà interiori si santificano solamente quando acquisite sentimenti sacri di questo tipo; quindi trasformate il vostro attaccamento al corpo in attaccamento al Sé. Questa è la vera disciplina spirituale (sâdhanâ). Se non si matura l’attaccamento all’Âtma, seguire qualunque altra disciplina spirituale non ha alcun senso. La gente dice che noi facciamo i bhajan: finché non raggiungete lo stato di attaccamento all’Âtma, tutte queste pratiche spirituali sono indispensabili. Voi mettete a dimora un alberello di mango di buona qualità il quale, dopo qualche tempo, produce dei frutti acerbi. Il mango è aspro finché non è maturo; diventa dolce e saporito solamente quando matura. In modo simile, voi provate il sentimento atmico quando raggiungete lo stato maturo nella vostra sâdhanâ; continuate ad assolvere i vostri doveri senza dimenticare la meta finché non raggiungete tale stato di beatitudine. Ricordate sempre a voi stessi che dovete ottenere questo scopo. Distaccatevi gradualmente dal corpo e acquisite attaccamento al Sé; solamente allora potrete sperimentare la beatitudine eterna. Perseguite questo sentiero di verità e saggezza, e immergetevi nella Beatitudine Divina.
(Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan: “Satyam Jñânam Ânantam Brahma…….”)
Prashânti Nilayam, il 31 agosto 1996, Sai Kulwant Hall
(Da “SANÂTANA SÂRATHI”, agosto 2014)