24 Agosto 1996 – Dio è l’Incarnazione di tutti i nomi e di tutte le forme

24 Agosto 1996

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Dio è l’Incarnazione di tutti i nomi e di tutte le forme

“Come si può comprendere il Principio Atmico se si manca della purezza di cuore?
Solamente coloro che sono puri di cuore possono sperimentarLo.
Ascoltate, o coraggiosi figli di Bhârat!”

Impegnatevi in attività divine

Oggi l’essere umano non riesce a capire che cosa sia umano, animale, demoniaco e divino. In realtà, comprendere la differenza tra queste quattro caratteristiche è molto semplice. “Umanità” è la combinazione di corpo, mente e Âtma. Allora che cos’è l’animalità? Seguire solamente i bisogni fisici, dimenticando la mente e l’Âtma, è animalità. Coloro che bramano soddisfare i desideri del corpo e della mente, dimenticando l’Âtma, sono demoniaci. Le persone che sperimentano la beatitudine dell’Âtma, dimenticando il corpo e la mente, sono divini. Se non può diventare divino, l’uomo dovrebbe vivere almeno come essere umano senza degenerare al livello dell’animale o del demone. Tutte le pratiche spirituali che fate con attaccamento al corpo danno soltanto soddisfazione temporanea perché il corpo è temporaneo. In realtà, tutte le azioni che fate con il corpo sono di natura temporanea; solamente le pratiche spirituali, che compite con purezza mentale considerando il corpo quale strumento, ottengono risultati duraturi.

“La mente è la fonte di tutto l’universo.”

La mente pervade il creato intero, è infinita; non esiste luogo che sia oltre la portata della mente. La natura della mente si dovrebbe comprendere con l’aiuto del corpo. Una mente pura non è altro che Brahman. Il Saggio Uddalaka tentò di trasmettere la conoscenza dell’Âtma al suo unico figlio, Shvetaketu, in molti modi. In quei giorni non c’era studioso più grande di Uddâlaka, eppure egli inviò il figlio presso un altro precettore perché Shvetaketu lo trattava come padre e non come guru. Finché lo avesse considerato così, non avrebbe potuto apprendere da lui quello che avrebbe appreso da un guru. Il padre lo mandò presso un altro precettore in modo che acquisisse il sentimento di riverenza per il guru e imparasse da lui. Quando Shvetaketu tornò dopo aver completato la sua educazione, Uddâlaka gli chiese che cosa avesse imparato e il figlio rispose: “Ho imparato il Principio di Brahman.” Il padre chiese ancora: “Che cosa hai imparato su Brahman?” La risposta fu: “Ho imparato che Brahman è onnipervadente.” Quindi, il genitore replicò: “O sciocchino! Dire semplicemente che Brahman è onnipervadente non basta; devi acquisire la conoscenza pratica invece di ripetere solamente ciò che il guru ti ha insegnato.”

“Si può diventare valorosi semplicemente impugnando una spada?
Si diventa forse musicisti tenendo in mano uno strumento?”

Gli studenti imparano un poco e di quel poco si vantano a non finire: questa è la loro debolezza. Essere vanaglorioso non si addice a uno studente. Al fine di insegnare la conoscenza pratica al figlio, Uddâlaka gli disse: “Figlio, vai in casa e portami un bicchier d’acqua e un po’ di zucchero.” Shvetaketu eseguì e il padre proseguì: “Ora metti lo zucchero nell’acqua e scioglilo.” Il giovane fece come richiesto, dopodiché Uddâlaka gli chiese di dirgli dove fosse lo zucchero, ma il figlio, nonostante lo cercasse, non fu capace di trovarlo. “Ora metti la mano nell’acqua e cerca di tirar fuori lo zucchero”, disse ancora Uddâlaka. Shvetaketu lo fece senza ottenere alcun risultato, per cui disse: “Padre, non vedo lo zucchero, né posso prenderlo.” “Tu hai portato lo zucchero, lo hai visto con i tuoi occhi e lo hai messo nell’acqua, ma ora non puoi vederlo né afferrarlo. Dov’è allora?” – disse ancora Uddâlaka, ma suo figlio non aveva risposta, per cui egli gli disse di mettere due gocce di quell’acqua sulla lingua. Shvetaketu, dopo averlo fatto, disse quindi che lo zucchero era nell’acqua e il padre chiese di nuovo: “Lo zucchero è nella parte superiore dell’acqua, in fondo a essa o è presente in ogni parte?” La risposta fu che lo zucchero era presente in tutto il liquido.

Sperimentate la dolcezza della Divinità
Questo è il principio dell’unità. Com’è possibile fare la dolce esperienza della Divinità che è presente dovunque in questo contenitore cosmico gigantesco? Non La si può vedere con gli occhi né afferrarLa con le mani: si può solamente sperimentaLa. Questa dolcezza della Divinità è presente in fondo, in cima e dovunque in questo contenitore cosmico, il che significa che il cosmo intero è intriso della dolcezza della Divinità.

Studenti!
Voi dovete comprendere questa verità e diffonderla nel mondo. La Divinità è ugualmente immanente nell’essere umano, quindi tutti i vostri pensieri, parole e azioni devono essere intrisi della dolcezza della Divinità; tutto ciò che i vostri sensi percepiscono dovrebbe essere dolce.

“Le Sue labbra, il volto, gli occhi, il sorriso e il Suo Essere intero sono colmi di dolcezza;
in effetti, il Signore di Madhura è la dolcezza personificata.”

La dolcezza è l’essenza dell’unità. Se parlate aspramente significa che nel recipiente del vostro corpo non c’è dolcezza; c’è acqua soltanto. In voi c’è la Divinità, ma non siete capaci di vederLa. Perché? La ragione è che siete afflitti dalla malattia dell’ego e dell’attaccamento. Se avete la malaria, sentite amaro anche un dolce, ma il difetto non è nel dolce, è nella lingua. In modo simile, la Divinità pervade tutto il vostro essere, ma voi non potete sperimentarLa perché avete la mente e i sensi inquinati dall’ego e dall’attaccamento.  Qualunque cosa facciate, fatela scrupolosamente. Farla meccanicamente non basta; dovete mettere la mente in tutto ciò che fate. Swami insegna alla mente, non all’uomo; gli insegnamenti vengono assimilati soltanto quando sono impartiti alla mente in modo diretto. A che serve ascoltare con un orecchio e lasciare che l’argomento esca dall’altro? Fate ogni lavoro con purezza di cuore.

“Le azioni buone procurano la purezza mentale.”

Impegnatevi in attività sacre che siano benefiche per gli altri, e considerate il servizio alla società come servizio a Dio.

“La Verità è una, ma i saggi Le si riferiscono con molti nomi.”

Voi potete chiamarLo con qualunque nome come Allah, Gesù, Zoroastro, Râma, Krishna ecc: Dio è Uno.

Usate i sensi correttamente

Ecco un piccolo esempio: nel corpo c’è il principio vitale che pervade tutto il flusso sanguigno; il sangue è uno, il cuore è uno e anche il principio vitale è uno. Potete sentire il sapore di un dolce come il laddu se lo tenete in mano? No, potete conoscerne il sapore solamente se lo ponete sulla lingua. Lo stesso sangue è presente nelle mani come nella lingua, ma solamente questa può sperimentare la dolcezza. Le orecchie hanno la capacità di udire, ma non possono vedere; gli occhi possono vedere, ma non possono udire; il naso può soltanto odorare, e non può fare altro. A ogni organo è stato assegnato un compito specifico e l’essere umano deve fare un uso corretto di tutti gli organi; eppure oggi egli ne sta facendo cattivo uso. Perché Dio vi ha dato la lingua?

“Il cibo serve a sostenere il corpo.”

Dio avverte l’essere umano: “Mio caro, usa la lingua solamente per mangiare cibo puro e sacro; se mangi di tutto, soltanto perché hai la lingua, i denti e lo stomaco, rovini il sistema digerente.” Egli vi ha dato lo stomaco affinché mangiate cibo salutare e viviate sani; quindi mangiate solamente ciò che mantiene la vostra salute. Per che cosa Dio vi ha dato il naso? Egli dice: “Mio caro! Io ti ho dato il naso per aiutarti nel processo di inalazione ed esalazione che sostiene la vita.” Eppure l’essere umano non lascia fare al naso il suo lavoro nel modo giusto e diventa dedito allo sniffare. Perché Dio ha dato il naso all’uomo? E lui che cosa ne sta facendo? Usando i sensi a sproposito si diventa vittime di molte malattie. La nascita umana viene santificata solamente quando l’uomo usa sempre i sensi correttamente; purtroppo, però, oggi egli manca del controllo dei sensi. Potete ottenere la grazia di Dio solamente governando i sensi, per cui, se la volete, dovete controllarli. Sapete perché Dio vi ha dato le mani? Solo per nutrire lo stomaco? No. Sapete perché Dio vi ha dato i piedi? Pensate che ve li abbia dati per andare a gironzolare per stradine e vicoli? Sapete perché Dio vi ha dato le orecchie? Il loro fine è di ascoltare pettegolezzi inutili? No, no. Tutti gli organi e le membra che Dio vi ha dato hanno scopi sacri e voi dovreste usarli correttamente e sperimentare l’unità. Soltanto allora potrete assaporare la dolcezza della Divinità. Gli studenti dovrebbero aver notato quanto segue nei loro istituti: il cuoco procura il peperoncino, il sale, il tamarindo e la noce di cocco. Se li mischiasse semplicemente tra loro, essi non avrebbero alcun sapore, mentre assumono la forma del chutney, che è molto saporito, se li mischia e li macina nel mortaio. La foglia del betel è verde, la noce è marrone e il lime è bianco, ma, se li mischiate e li masticate, la lingua vi diventa rossa. In modo simile, i buoni pensieri, le buone qualità e le buone azioni procurano l’esperienza della Divinità quando si combinano. Sebbene ci si riferisca a Shiva e a Vishnu con forme e nomi diversi, Essi rappresentano lo stesso Principio Divino. Tyâgarâja cantava: “O mente! Egli ha raggiunto il suo obiettivo.” Che cosa ha raggiunto? Ha portato a manifestazione la Divinità che è inerente all’essere umano. Tyâgarâja diceva: “Io ho raggiunto il Principio Divino di Râma”, e pregava: “O Râma! La vita diventa vera e significativa soltanto se si vede Te, si gioca con Te e si va in giro stando vicino a Te.”

“O mente mia! Non puoi meditare su Shrî Râma, Raghurâma, Shrungâra Râma?
Chi sa quali austerità osservò Kaushalyâ
prima di poter baciare il Signore sulle guance luminose?
Chi sa quali austerità ella seguì?
Chi sa quali austerità osservò Dasharatha
prima di poter dire così al Signore:
‘O Shrî Râma, vieni qui!’
Chi sa quali austerità egli seguì?”

Infine disse: “O Râma! Quali grandi austerità questo Tyâgarâja ha osservato per esser capace di vivere pacificamente rifugiandosi ai Tuoi Piedi di Loto? Questa dolcezza della Tua vicinanza divina è sufficiente per me in questa vita.” Tyâgarâja compose molti canti in questo modo spiegando la relazione intima e inseparabile che un devoto dovrebbe avere con Dio. La Divinità non è presente solamente nell’essere umano, ma in tutti gli esseri viventi. Non considerate alcuna differenza tra i vari nomi e forme di Dio come Râma, Krishna, Vishnu, Îshvara ecc.; è credenza comune che Brahmâ crei, Vishnu sostenga e Shiva dissolva, ma tutti sono Uno. Qui, là e in ogni dove, dovunque guardiate, c’è solamente il Divino Principio Atmico. Le orecchie, il naso, la bocca, le mani e i piedi costituiscono lo stesso corpo pur essendo diversi tra loro; in modo simile, Dio è l’Incarnazione di tutti i nomi e tutte le forme.

Fate che il corpo sia il tempio di Dio

Gli studenti dovrebbero conoscere questa storia. Un insegnante portò quattro ragazzi ciechi vicino a un elefante e chiese loro come lo percepissero. Un ragazzo mise la mano sulla pancia del pachiderma e disse: “Signore, l’elefante è simile a un gran muro.” Un altro ragazzo ne toccò la zampa e disse: “Signore, l’elefante è come una colonna.” Il terzo ragazzo toccò l’orecchio ed esclamò: “Signore, l’elefante è come un grande ventaglio.” Il quarto ragazzo toccò la coda e concluse: “Signore, l’elefante è come una corda.” Ciò che ognuno percepì era corretto dal suo punto di vista. È vero che la pancia dell’elefante è come un muro, che le sue zampe sono come colonne e le orecchie sono come grandi ventagli, ma ogni arto separato non può essere chiamato elefante. L’elefante è la combinazione di tutti gli arti. In modo simile, voi non dovete pensare che Râma, Krishna, Gesù e Zoroastro siano differenti tra loro: Essi rappresentano le varie forme delle stessa Divinità. Tutti dovrebbero cercar di portare a manifestazione questo Principio dell’Unità senza dare spazio a differenze di alcun tipo. Dio è uno, è l’Essere Supremo. Egli è grande; non c’è nessuno più grande di Dio, ed è presente in tutti. Potete considerarvi esseri umani sulla base del corpo fisico, ma abbiate fede certa nel fatto che Dio è presente in voi. La stessa verità fu insegnata da Mîrâ. Ella diceva: “Krishna, il mio corpo è il Tuo tempio; Tu non puoi lasciarlo.” Dio abita nel cuore di ognuno; quindi, maturate gradualmente la convinzione: “Io sono Dio, io sono Dio.” Impegnatevi in attività divine perché il vostro corpo è il tempio di Dio.

“Il corpo è un tempio e Dio vi risiede.”

Il vostro cuore è il sancta sanctorum. Qui “cuore” non si riferisce al cuore fisico, che è solamente la centrale che si trova nella parte sinistra del corpo, ma al cuore spirituale (Hridaya) che è nella parte destra. Gli studenti cantano il mantra vedico Nîlatoyadamadhyasthâd Vidyullekheva Bhâsvara (brillante come la saetta del fulmine in mezzo alle nubi blu scuro cariche di pioggia). Come il fulmine bianco e brillante tra le nuvole scure, il principio vitale splende tra la nona e la dodicesima vertebra della colonna vertebrale. Esso si indica con Vidyullekhâ e il funzionamento di tutti gli organi e arti è dovuto alla presenza di questo principio vitale nella colonna vertebrale. Comprendete quindi la verità secondo cui Dio è presente dovunque, e non si trova in una terra lontana. Dovete ascoltare gli Insegnamenti di Swami, metterli in pratica e goderne la beatitudine per sperimentare la Sua presenza ovunque. La vostra fame si sazia solamente quando mangiate il cibo, non se lo guardate e basta. Che cosa dovete fare per mandare nello stomaco il cibo che avete nel piatto? Dovete far lavorare la mano e la bocca: soltanto così il cibo raggiunge il tubo digerente. In modo simile, Swami vi serve il cibo, nella forma dei Suoi Insegnamenti, nel recipiente del vostro cuore; voi dovete cercar di mangiare il “cibo” servito con il cucchiaio dell’intelletto. Così solamente questo cibo vi darà forza e appagamento.

Non diventate schiavi dei sensi

Studenti!
I sensi devono essere i vostri servitori; voi dovete rimanere i loro padroni, ma oggi, sfortunatamente, l’essere umano sta diventando il loro schiavo. Un grande devoto cantava: “Io devo diventare il servitore dei servitori, devo servire i servitori di Dio.” In effetti, i sensi dovrebbero essere i vostri servitori; voi vi esporrete a un grande pericolo se diverrete servitori dei vostri sensi. Non dovete mai seguire il consiglio dei vostri servitori. Questo vi metterà a grave rischio. Kaikeyî era l’amata moglie del re Dasharatha e la figlia del re di Kekaya; una grande donna come Kaikeyî perse l’onore e il rispetto perché dette ascolto alle parole della sua serva Mantharâ. Conoscete nessuno che abbia il nome di Kaikeyî o Mantharâ tra le donne di oggi? Mantharâ è quella che disse parole cattive e Kaikeyî è quella che le ascoltò, per cui oggi nessuno vuol avere quei nomi. In modo simile, i sensi sono i vostri schiavi; se essi vi adescano perché seguiate gli oggetti dei loro desideri, voi dovreste tacitarli immediatamente dicendo: “Siediti e sta’ zitto.” Così dovreste disciplinarli. Solamente un individuo che si comporti in questo modo può diventare coraggioso, valoroso e nobile; questi è il padrone vero e voi dovete diventare il padrone, non lo schiavo dei sensi. Di chi dovreste diventare schiavi? Dovreste diventare schiavi di Dio. In effetti, voi stessi siete Dio; sviluppate gradualmente la fede in ciò. Se tutti acquisiscono la fede in questa verità, il mondo intero si riempirà di pace e sicurezza; allora non avrete bisogno di pregare:

Samasta lokah sukhino bhavantu
“Possano tutti gli esseri di tutti i mondi essere felici.”

Quando acquisirete la fede in questo, nel mondo ci sarà automaticamente pace e felicità.
Oltre a ciò, non dovete pregare affinché solo il popolo di Bhârat sia felice. Tutto il mondo è come una grande casa in cui India, America, Russia, Cina ecc. sono come stanze diverse. Ogni Paese è una stanza in questa grande casa. Se andate in un albergo a cinque stelle, vedete molte stanze. In modo simile, in questa casa del mondo ci sono tante stanze. Che cosa separa una stanza dall’altra? Sono i muri; se li rimuovete, ci sarà una sola sala. L’unità si può sperimentare solamente quando vengono eliminate le differenze.

“Voi diventate Me e Io divento voi.
La conoscenza vera si manifesta quando noi diventiamo uno.
Quando la dualità è trascesa e l’unità realizzata, l’ego e l’attaccamento cessano di esistere.
Dio è imperituro ed è presente anche nel perituro.
Quando la Verità eterna del perituro e dell’imperituro è raggiunta,
si trascende la mente e si sperimenta l’unità.
Dio è oltre Mâyâ ed è anche la causa di Mâyâ.
Quando il velo di Mâyâ viene eliminato, la Divinità si rivela.”

Tutti dovrebbero comprendere questa verità: anche le parole semplici comunicano delle verità profonde. La nazione subisce gravi perdite quando la gente si lascia guidare dalle differenze. Considerate questo esempio: nel corpo ci sono membra diverse. Se si taglia una mano, quanto sangue, che è la proprietà comune di tutto il corpo, si perderà, quanto diverrà debole il corpo! Allo stesso modo, tra le persone di un Paese non dovrebbero esserci neppure piccole differenze; tutti dovrebbero stare uniti. Potete eseguire qualche compito con un dito? No. Per fare qualcosa le cinque dita devono lavorare assieme. Nell’unità c’è grande forza. Termino il Mio Discorso benedicendovi affinché acquisiate lo spirito di unità e rendiate il mondo felice e prospero.

(Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan: “Mânase Bhajare Guru Charanam……”).

Prashânti Nilayam, 24 agosto 1996, Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, febbraio 2014)