“Perché cercate Dio qua e là quando Egli è presente nel vostro cuore?
Date servizio e ricevete amore: questo è il modo in cui potrete conoscere il Principio della Divinità.”
Considerate ogni lavoro come adorazione di Dio
Studenti!
L’istruzione conferisce l’umiltà che ne è il segno e la meta effettiva. Umiltà non significa semplicemente chinare la testa e stare a braccia conserte: umiltà significa agire senza ego. La persona che agisce nella vita di tutti i giorni senza ego né attaccamento è davvero istruita. Non diventate egoisti solo perché siete istruiti; non siate orgogliosi della vostra intelligenza.
“Nonostante la sua istruzione e intelligenza,
la persona sciocca non conoscerà il suo vero Sé
e la persona meschina non abbandonerà le sue qualità malvagie.”
“L’istruzione moderna porta solamente ad argomentare e non alla perfetta saggezza. A che serve l’istruzione che non può portarvi all’immortalità? Acquisite la conoscenza che vi renderà immortali.”
Il desiderio e l’odio nascondono la vostra innata Divinità
Il Signore Krishna dichiara nella Bhagavad Gîtâ:
“L’educazione spirituale è la vera educazione.”
“Tra tutte le scienze, Io sono la scienza del Sé.”
Non c’è educazione superiore a questa; l’istruzione moderna porta alla conoscenza delle cose del mondo e a quella teorica, mentre l’istruzione spirituale comunica la conoscenza pratica. L’educazione odierna si occupa solamente della conoscenza moderna, fisica, effimera e transitoria: è persino scorretto chiamarla “educazione”. “Educazione” è ciò che porta alla vera conoscenza di cui Dio è l’Incarnazione. Voi dite di aver bisogno di Dio; Io vi chiedo: “Perché avete bisogno di voi stessi?” Voi stessi siete Dio; Egli non è separato da voi: è in voi, con voi, intorno a voi, sopra di voi e sotto di voi. La conoscenza spirituale è quella che vi mette in grado di comprendere questa verità.
Studenti!
Come cresce la spiritualità? Un seme posto in un vaso pieno d’acqua marcisce e non fa nascere nessuna pianta; affinché il seme germini, c’è bisogno del terreno. In modo simile, il seme della spiritualità diverrà un grande albero e darà il frutto della beatitudine se lo seminate nel terreno dell’amore; esso non crescerà in un cuore privo d’amore. Con la pratica, si può fare qualunque lavoro; nella vita, la pratica è necessaria sia per camminare, sia per parlare, mangiare, leggere o scrivere. Quando siete bambini, la mamma vi insegna le parole “mamma” e “papà”. Tutto questo viene solamente con la pratica. Voi dite che volete la pace; anche per questo bisogna che facciate uno sforzo. Tutti voi state seduti per terra: senza pratica, non potete neppure sedere con le gambe incrociate. Se volete recitare una commediola, cominciate a provare almeno dieci giorni prima; il mondo è come un palcoscenico: tutti sono attori e Dio è il Direttore. In questa commedia della vita, voi avete bisogno di fare esercizio per ogni cosa. La Divinità si può raggiungere solamente seguendo il sentiero spirituale. Il fuoco della saggezza è in ogni essere umano; se lo ignorate, si copre della cenere dell’ego, dell’attaccamento e dell’odio. Da dove viene questa cenere? Viene soltanto dal fuoco e infine lo ricopre. Similmente, in ogni essere umano c’è la Divinità. La stessa cosa fu descritta da Platone con tre parole: Verità, Bontà e Bellezza. In India, gli antichi dicevano “Satyam, Sivam, Sundaram”. Tutti sono dotati di bontà che è l’attributo della Divinità; non c’è nessuno al mondo che sia privo di bontà, ma essa è coperta dal desiderio e dall’odio. Se volete vedere la vostra Divinità innata, dovete, prima di tutto, eliminare questa cenere dell’ego, dell’attaccamento e dell’odio.
Studenti!
Non c’è cammino più facile della spiritualità; nel mondo non c’è niente di più facile di questo. Può esser necessario un po’ di sforzo per rompere un petalo di rosa, ma la spiritualità è molto più facile di questo. Per quale ragione? La ragione è che la Divinità è in voi. In effetti, Essa non è diversa da voi, per cui non c’è alcun bisogno di cercare la Divinità.
Studenti!
Voi cercate voi stessi da qualche parte? Nessuno cercherebbe se stesso. Chi dicesse: “Sto cercando me stesso”, sarebbe considerato un folle. Voi stessi siete Dio. Il vicerettore ha citato Râmakrishna Paramahamsa spiegando il principio del Jîvâtma e del Paramâtma (anima individuale e anima universale). Io vorrei porre la questione in un altro modo. Per giungere alla Divinità ci sono tre passi: Io sono il corpo, Io sono l’anima individuale, Io sono il Sé universale. Dire: “Io sono il corpo (dehâtma)” è caratteristico dell’ignoranza, è dualismo. Dire: “Io sono l’anima individuale (Jîvâtma)” è affermare il non dualismo qualificato. Dire: “Io sono l’Anima Universale” (Paramâtma) è non dualismo (advaita). Voi non siete uno, ma tre: quello che pensate di essere, quello che gli altri pensano che siate e quello che siete veramente. L’Atma è comune ai tre termini dehâtma, Jîvâtma e Paramâtma. Per comprendere la Divinità, si deve conoscere la differenza tra questi tre. I termini Bhûr, Bhuvah, Svah nel mantra della Gâyatrî comunicano lo stesso significato: Bhûr si riferisce al Bhûloka, che consiste di materia terrena e lo si può descrivere come la “materializzazione” che è rappresentata dal corpo umano. Bhûvah rappresenta il principio che fa muovere il corpo, per cui si può descrivere come vibrazione. Il corpo può muoversi grazie alla presenza della vibrazione interiore; quindi il corpo è materializzazione, il principio vitale è vibrazione e l’Âtma è radiazione. Tutti e tre sono molto presenti in voi; allora dove andate cercando la Divinità? Perché dovreste cercarLa? Quando comprenderete questa verità, comprenderete di essere tutto.
Ognuno ha Dio come Maestro
Kabir era un povero tessitore. Il denaro che guadagnava tessendo stoffa lo usava per nutrire i poveri; non lavorò mai per ottenere un profitto. Egli vendeva le sue stoffe a un prezzo molto basso senza alcuna considerazione per il profitto; se un povero andava da lui per comprare della stoffa, egli gliela dava senza chiedere alcun prezzo e quel giorno digiunava. Mentre tesseva, cantava continuamente il Nome di Rama e, per questo, la stoffa tessuta da lui acquisiva un grande valore. Oggi sono arrivati alcuni devoti dalla Grecia; sono arrivati in aereo dalla Grecia a Bengaluru e da lì hanno raggiunto Puttaparthi a piedi con i bagagli sulle spalle cantando a ogni passo: “Om Srî Sathya Sai Bâbâya Namah.” Io li ho ricevuti nel mandir, ho chiesto se avessero mal di piedi ed essi hanno detto: “No, Swami. Siamo molto contenti; per noi è una grande opportunità. Possiamo camminare anche altre dieci miglia. Se fossimo venuti in automobile non avremmo avuto l’occasione di cantare il Tuo Nome per tutto il tempo.” Ecco perché i nostri antenati dicevano: “Il duro lavoro produce ricche ricompense.” Solamente quando compite un duro lavoro potete goderne il frutto. Kabir soleva recitare il Nome di Râma continuamente mentre andava in altri luoghi a piedi ed è così che tutto il Paese seppe della sua devozione per il Signore Râma. Anche un re venne a saperlo; egli venne a conoscenza del fatto che Kabir era molto povero e che non aveva niente su cui contare per sopravvivere, per cui, considerandolo un derelitto (anâtha), gli mandò del denaro, delle vesti e delle provviste su una portantina. Quando Kabir tornò a casa dopo essersi bagnato nel fiume, vide quattro persone che andavano a casa sua con una portantina, ne fu molto sorpreso e chiese ai portatori: “Perché recate questa portantina che deve essere sostenuta da quattro persone? Noi stiamo benissimo.” Che cos’è che viene portato da quattro persone? È un morto. Ciò che Kabir intendeva far sapere al re è che non aveva bisogno di una portantina con quattro portatori perché era in buona salute. I portatori dissero: “Signore, il re ha stabilito che vi portassimo tutte queste cose dato che siete un povero anâtha.” E Kabir replicò: “Oh, il re ha detto questo?! Ha detto che queste cose mi devono esser date perché io sono un anâtha? Bene, io non sono un anâtha, dato che ho il Signore Râma come mio Nâtha (Maestro). In effetti, Râma è Anâtha perché non ha Padroni sopra di Sé; quindi offrite queste cose al Signore Râma.” Guardate che significato profondo c’è in questa affermazione di Kabir! Nel mondo non c’è nessuno che sia anâtha perché tutti hanno Dio come Padrone; se c’è un anâtha, questi è solamente Dio, in quanto non ha padroni sopra di Sé. In effetti, Dio non è un padrone né un re: Egli è Colui che fa i re. Molti devoti pregano: “Swami, non fare di me un anâtha”, e Io dico loro: “Miei cari, voi non siete anâtha; Io sono anâtha.” Incapaci di comprendere la natura di Dio e la Sua Realtà, i devoti Lo fraintendono e si formano concetti errati. Chi ha fede totale in Dio non manca di nulla.
Diventate privi di ego come Me
Per accendere la lampada della Divinità in voi, dovete liberarvi dell’ego, dell’attaccamento e dell’odio e generare amore. Io sono l’esempio ideale in questo senso. Come? Durante il darshan, voi rimanete seduti dove siete e Io Stesso vengo da voi, piego la schiena e allungo la mano per prendere le vostre lettere; invece, per ego, potrei altrettanto star seduto da qualche parte e dirvi di venire a darMele. Voi lo fareste certamente, ma Io non Mi comporto così perché non ho neppure una traccia di ego. Come Io vengo da voi e vi servo, voi dovreste andare dagli altri e servirli senza ego; questo è l’ideale che voglio dimostrare. Tutti voi venite a Prashânti Nilayam da luoghi lontani; vi sarebbe difficile fare pochi passi e darMi le vostre lettere se Io sedessi in un punto? Potete farlo benissimo, ma Io agisco in un modo così privo di ego per affermare un ideale davanti a voi. Io non concepisco alcuna differenza come “tizio è Mio e gli altri no”; tutti sono Miei e Io sono vostro. Ogni devoto e ogni studente dovrebbe riconoscere questa verità.
“Io sono presente in tutti gli esseri come Âtma.”
Lo stesso Principio Atmico è presente in tutti; perché allora non è visibile a tutti? Voi pensate che alcuni Mi siano vicini e altri no. Dio non è la causa di questo. Dato che siete sopraffatti dalle tendenze e dagli attaccamenti terreni, vi allontanate da Lui. Inoltre, i giovani moderni sono sempre in stato di eccitazione, vanno pazzi per ogni sorta di parole, di canti e balli volgari; essi non sono interessati ai bhajan, ai Discorsi e a parlare di Dio. Ad alcuni che vengono qui, le parole di Swami entrano da un orecchio ed escono dall’altro.
Assimilate ciò che udite o leggete
Una volta, uno scultore portò tre statue alla corte del re Bhoja, tutte e tre simili e bellissime. L’imperatore convocò il Primo Ministro e gli chiese di decidere quale di esse fosse migliore. Il Primo Ministro prese un filo di ferro e lo infilò nell’orecchio di una di esse; il filo uscì dall’altro orecchio ed egli disse: “Questa è la peggiore.” Poi mise il filo nell’orecchio della seconda e quello uscì dalla bocca, per cui egli disse: “A questa si può dare il secondo premio.” Infine mise il filo nell’orecchio della terza e, questa volta, esso non venne fuori. Il Primo Ministro affermò: “Questa merita il primo premio.” Che cosa significa? Il significato è che la persona che assimila ciò che ode è la migliore. In questa era moderna, alcuni ascoltano gli insegnamenti sacri con un orecchio e quelli escono immediatamente dall’altro; altri ripetono come pappagalli ciò che leggono nelle Scritture e ciò che odono da Swami, ma solamente pochi assimilano e mettono in pratica. Per quale ragione? Dov’è la differenza? La differenza consiste nel gradimento o nella ripulsa degli individui. Da dove vengono questo gradire e non gradire? Vengono dalla compagnia con cui vi associate.
Voi sarete felici quando tutti lo saranno
Le persone vogliono soltanto il loro benessere e quello della loro famiglia: com’è sciocco pensare in questo modo! O sprovveduti! Voi aspirate al vostro benessere e a quello della vostra famiglia! Ma dove vivete? Da chi dipendete? Voi dipendete dalla vostra famiglia e questa dipende dalla società, per cui, quando la società sarà sana e sicura, la vostra famiglia lo sarà altrettanto e, quando la vostra famiglia sarà sana e sicura, ciò vi garantirà benessere e sicurezza. Occorre quindi che vi impegniate prima di tutto per il benessere della società. Questo è ciò che insegna la preghiera vedica:
Samasta lokah sukhino bhavantu
“Possano tutti gli esseri di tutti i mondi essere felici!”
Quando tutti saranno contenti, anche voi lo sarete. Il Vedânta propone le verità sacre e fondamentali in questo modo. Per sfortuna, oggi ci sono pochi insegnanti che possono comunicare tali sacri insegnamenti; il risultato è che la gente non se ne interessa più. Dove c’è “in fede” (in trust) c’è interesse (interest); oggi voi avete bisogno di “in fede”, ma solamente “in pausa” (in rest) prevale, il che significa che le persone sono diventate pigre e questo non è un buon segno.
Considerate ogni lavoro come il lavoro di Dio
Frequentate sempre buone compagnie.
“Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
“La buona compagnia porta al distacco,
il distacco libera dall’illusione,
la libertà dall’illusione conduce alla fermezza mentale,
la fermezza mentale dona la liberazione.”
Che cosa significa “buona compagnia”? La compagnia buona è quella che vi fa pensare più a Dio che al mondo.
Che cosa significa il mondo? Significa “andare e venire, andare e venire”.
“O Signore! Io sono prigioniero di questo ciclo di nascite e morti,
sperimento ripetutamente l’angoscia di stare nel ventre materno.
Attraversare questo oceano della vita materiale è molto difficile:
Ti prego di portarmi al di là di questo oceano e concedermi la liberazione.”
Il termine jagat (mondo) è composto di due sillabe “ja” e “gat”, ovvero ciò che “viene e va”. In esso non c’è niente di reale, per cui è un grande zero. Si dice che ogni buon lavoro è lavoro di Dio. Come diventa lavoro di Dio? Nella parola “good” ci sono quattro lettere; se le togliete una “o”, essa diventa “God”. Se abbandonate l’attaccamento al mondo, voi diventate divini, ma non dovete rinunciare al mondo: potete aver cura della famiglia, assolvere i vostri doveri in ufficio, ma fare tutto come offerta a Dio. Considerate ogni lavoro come lavoro di Dio e il vostro lavoro sarà trasformato in adorazione. Non potete compiere correttamente neppure qualcosa di ordinario se non lo fate con un senso di adorazione. Voi avete il vostro lavoro in ufficio: se non lo fate con spirito di dedizione, ve ne stancherete. L’adorazione non è limitata a Dio: considerate ogni compito che affrontate, ogni faccenda con cui avete a che fare come un’adorazione. Se lo fate con questo spirito, otterrete i risultati desiderati, mentre, se non focalizzate la mente sul lavoro che avete sottomano, lo rovinerete solamente. Ogni lavoro che fate da mane a sera è, di fatto, un’adorazione di Dio. Voi mangiate per saziare la fame: anche questo è un atto di adorazione perché qualunque cosa mangiate raggiunge Dio all’interno; altrimenti come potrebbe esser digerito? Prima di mangiare recitate questa preghiera:
Brahmarpanam brahma havir
brahmâgnou brahmanâhutam
brahmaiva tena ganthavyam
brahma karma samadhina.
“Brahman è il mestolo (con cui si compie l’offerta) e anche l’offerta,
è il fuoco sacrificale e anche colui che officia il sacrificio.
In definitiva, Brahman è la meta
di chi è impegnato nell’atto sacrificale.”
Quando pregate così prima di consumare il cibo, Dio risponde immediatamente:
Aham vaisvânaro bhûtvâ
prâninâm dehamâshritah
pranapana samayuktah
pacâmyannam caturvidham.
“Io dimoro sotto forma di fuoco digestivo
in tutti gli esseri.
Unendomi alla loro espirazione e inspirazione,
sono Io a digerire i quattro tipi di alimenti.”
Dio dice: “Mio caro, Io sono presente nel tuo stomaco sotto forma di Vaishvânara (un nome di Agni, Dio del fuoco). Io digerisco il cibo che mangi e distribuisco la sua essenza a tutte le membra del tuo corpo, cosicché tu possa vivere contento e in salute.” Chi è che trasforma il cibo che voi mangiate e ne distribuisce l’essenza a tutte le parti del corpo? Che sforzo fate per questo? Assolutamente nessuno. Che sforzo fate per far battere il vostro cuore? È solamente il potere di Dio a farlo battere. A causa dell’ego, alcuni pensano di essere coloro che fanno tutto; che sforzo fate per far circolare il sangue e battere il polso? È tutto fatto da Dio. È Dio a far battere il vostro cuore e il polso, a riempirvi i polmoni di ossigeno e a distribuirlo a tutte le membra del corpo. Tutto il meccanismo e il funzionamento del corpo sono stabiliti da Dio; senza la presenza della Divinità interiore, non potreste eseguire alcun compito. Quindi, prima di tutto, dovreste cercar di conoscere la Divinità innata in voi. Che lo crediate o meno, Dio fa tutto il lavoro e voi sperimenterete la beatitudine solamente quando acquisirete fede in Lui. Lavorate con discriminazione, adorate con consapevolezza. Qualunque cosa facciate, dovreste farla con comprensione e consapevolezza totali. Quando sapete che c’è del fuoco, non ci porrete la mano dentro; altrimenti, mettendo la mano nel fuoco inavvertitamente, vi brucerete. Per questo Tyâgarâja cantava: “O mente, medita sulla Gloria di Rama con consapevolezza piena. Dio pervade tutto; niente accade se Egli non vuole.
“O Râma! Nella Tua forma d’Amore pura e immacolata, Tu pervadi tutti gli esseri dalla formica a Brahma, a Siva e Keshava. Ti prego, sii anche il mio protettore. Sîtâ Râma! Questo Tyâgarâja che Ti prega, non si è dedicato ad azioni malvagie per essere acclamato, né ha dimenticato le sue origini per orgoglio smodato.”
Acquisite la visione interiore
Se pensate a Dio costantemente, qualunque cosa facciate sarà perfetta. Per acquisire questa conoscenza serve istruzione. Vi sto dicendo tutto questo molto dettagliatamente soltanto per inculcarvi il significato vero dell’istruzione. Vid + Ya = Vidya. Ciò che conferisce la conoscenza è l’educazione. Quale tipo di conoscenza? È la conoscenza materiale? La conoscenza materiale è associata alla reazione, al riflesso e alla risonanza. Ecco un tavolo: è un oggetto materiale; se lo colpite forte con la mano, anch’essa sarà colpita duramente. Voi dite di aver colpito il tavolo con forza, ma questo non è tutta la verità: anche il tavolo vi ha colpiti con la stessa forza. Quindi c’è reazione, riflesso e risonanza in questo mondo oggettivo, per cui qualunque cosa facciate vi tornerà indietro come reazione, riflesso e risonanza. Per questo è necessario che pensiate bene, parliate bene, vediate il bene, facciate il bene e sperimentiate il bene. Lo scopo della vita umana è fare il bene; a che serve esser nati come esseri umani dotati di grande intelligenza e istruzione e aver raggiunto una posizione elevata se vi comportate come gli animali? Persino una formica ha fame e paura come voi. Anche animali come i cani, le scimmie, le volpi, gli uccelli come i corvi e le aquile hanno desideri come voi; se vi comportate come loro, in quale modo siete superiori? Una volta, re Janaka convocò un’assemblea di studiosi e poeti insigni. Uomini colti e famosi vennero da tutto il reame. L’assemblea era composta di giganti tali che non vi era alcuno spazio per la gente comune. Gli incontri giornalieri erano presieduti da re Janaka stesso; solamente agli studiosi più autorevoli ed esperti era dato di parlare e presentare i loro punti di vista. Una persona con un corpo deforme intervenne a questa magnifica ed eccelsa assemblea di studiosi. Il suo nome era Ashtâvakra. Nel vedere la sua forma strana, la maggioranza dei grandi studiosi lì riuniti prese a ridere. Ashtâvakra si guardò intorno attentamente e, del tutto inesplicabilmente, si mise a ridere ancor più forte di loro. Questo suo scoppio di risa sorprese molto sia gli studiosi sia Janaka, per cui questi gli chiese: “Gli studiosi hanno riso vedendo il tuo corpo strano, ma tu perché ridi?” “Orbene, signore, io mi sono unito a questo gruppo pensando che si trattasse di una assemblea sacra riunita da voi per discutere delle Sacre Scritture. Se soltanto avessi avuto notizia di quale tipo di persone partecipavano, non mi sarei preso la briga di venire. Io mi prefiggevo di stare in compagnia di grandi studiosi, ma, ahimè, qui trovo solamente dei ciabattini, degli scarpai che rammendano le fessure e lavorano col cuoio. Questa è la ragione della mia risata.” Poi, rivolto agli studiosi, disse: “Tutti voi ridete della mia pelle e avete evidentemente ritenuto che non valga molto, ma, ahimè, neppure uno di voi ha fatto uno sforzo anche piccolo per sondare la mia conoscenza. I pandit dovrebbero maturare la capacità di vedere nell’interiorità, ma voi sembrate considerare solamente l’involucro esterno. Se non avete maturato la visione interiore e siete interessati solamente a quella superficiale ed esteriore, non potete esser considerati affatto studiosi. Quindi siete ciabattini, scarpai, conciatori e specialisti in pellami.” Gli studiosi chinarono la testa vergognandosi nel sentire queste parole profondamente sagge. Janaka, che comprese benissimo ciò che Ashtâvakra stava dicendo, lo invitò a sedersi in un posto elevato nell’assemblea, concedendogli in seguito molti onori. Come accadde allora, così accade oggi in tutto il mondo. Per quanto grandi possiate essere, voi avete maturato solamente la visione esteriore; non vi premurate di acquisire la visione interiore. Quando osservate una persona, prestate attenzione solamente alle sue caratteristiche fisiche, alla ricchezza, allo stato sociale, all’istruzione, ai diplomi e così via. Diversamente, Dio osserva una persona considerando la purezza del suo cuore; Egli fa caso alla pace che c’è dentro a quell’individuo. È questo tipo di visione interiore che dovete acquisire. Qualunque circostanza dobbiate affrontare, non dovete agitarvi né emozionarvi; dovete dar tempo ai sentimenti più nobili di venire alla luce da dentro e manifestarli. Praticando la pazienza e la tolleranza, potrete acquisire tutte le altre qualità spirituali importanti come il controllo della mente, la fede, la rinuncia, la resistenza e la concentrazione; questo porterà uno stato di purezza interiore e vi colmerà di pace durevole. La purezza interiore è molto più importante di quella esteriore. Il Signore è sempre presente sia dentro sia fuori, quindi l’interno e l’esterno, tutto lo spazio in cui il Signore si può trovare, devono essere purificati e santificati. Allora il Dio interiore vi proteggerà dovunque andiate.
Ottenete la vicinanza al Divino
Ognuno vede le cose a modo suo.
“Le opinioni variano da persona a persona.”
Oggi l’uomo ha corrotto i pensieri, per cui, prima di tutto, deve purificare il cuore. Alcuni si considerano grandi studiosi e poeti, ma Dio non vede la vostra istruzione e il talento poetico: Dio vede ciò che sentite all’interno e non la commedia esteriore. Certe persone sono orgogliose di aver offerto cibo e indumenti a migliaia di bisognosi: vergogna! È qualcosa di cui vantarsi? Se avete offerto cibo e vesti a migliaia si persone, potete comunicare questo dato alle autorità tributarie. Dio afferma che non occorre che Gli diciate tutti questi dettagli; ciò che Io vedo è la purezza del vostro cuore: è sufficiente che sia puro.
Questo è ciò che Ashtâvakra disse a quegli studiosi convenuti a corte: “Non guardate l’involucro fisico; considerate la conoscenza che ho.”
Chi è uno vero studioso?
“Chi ha equanimità mentale è un pandit.”
Vero studioso è chi ha una mente equanime. Voi possedete la caratteristica dell’equanimità? Ci si può adornare di grossi braccialetti d’oro, si possono indossare scialli costosi e sedere impettiti come si posasse per una fotografia, ma questo non è il segno della vera conoscenza. Aprite il cuore, comprendete la natura del mondo e diffondete gli insegnamenti eterni della Divinità: questo è la prova della vera conoscenza, questa è la conoscenza che dovete acquisire, incrementare e propagare.
Studenti!
Io sono contento che voi studiate bene, che prendiate i voti più alti e vinciate una medaglia d’oro, ma, assieme a tutto questo, dovete maturare la fede in Dio senza la quale non potete ottenere niente di proficuo nella vita. A che servono tutti i vostri averi terreni? Oltre a ciò, cercate di ottenere la Grazia Divina; solamente allora troverete appagamento nella vita. Se manca la Grazia Divina, tutti i conseguimenti terreni non hanno alcun senso.
“Quando l’essere umano emerge dal ventre della madre non ha alcuna ghirlanda al collo, non gioielli di perle né ornamenti d’oro scintillanti; non ci sono collane tempestate di pietre preziose come smeraldi e diamanti. Intorno al suo collo c’è una cosa sola: Brahma unisce con un filo le conseguenze delle azioni passate, una pesante collana che vi fa indossare al momento della nascita.”
Questa ghirlanda invisibile di karma (azioni) è lì, al collo di ognuno di voi appena nato. Dovreste fare in modo di indossare una ghirlanda buona e profumata e non una maleodorante. Quindi tenete sotto controllo il più possibile i desideri per le cose del mondo e acquisite il senso del distacco. Com’è possibile? Molti dei nostri ragazzi dicono: “Swami, nella nostra mente c’è sempre un desiderio di possedere questo e quello; come controllarla?” Per questo bisogna acquisire lo spirito del distacco che può nascere in voi soltanto quando avete la conoscenza reale, il senso di umanità e la devozione a Dio. Qual è il significato vero di “distacco”? Vi va di mangiare il cibo che avete vomitato? Come scartate il cibo che avete vomitato, dovete abbandonare i desideri del mondo. Se un desiderio di questo tipo si manifesta, dovete scartarlo immediatamente dicendo a voi stessi: “Questo è il cibo che ho vomitato.” Non gradite neppure guardare quel cibo: come potreste mangiarlo di nuovo? Il vero distacco consiste nel rifiutare i pensieri e i sentimenti malvagi proprio come rifiutate il cibo che avete rimesso. Quando il desiderio di cose mondane si presenta alla mente, dovete stare attenti: a questa età, gli studenti tendono a interessarsi alle cose cattive e ad albergare cattivi pensieri. Quando uno di questi si manifesta, dovete ricordarvi: “Questo è il cibo che ho vomitato, non lo voglio più; è puzzolente, è molto cattivo.” Quando lo stomaco rifiuta, voi vomitate: come potete desiderare ancora quella cosa? L’aver preso tale decisione irremovibile di scartare i desideri legati al mondo è segno di vero distacco. Soltanto allora sarete in grado di prendere la via sacra e diventare cari a Dio. Egli sarà molto contento di voi e vi farà sedere accanto a Lui. Non esiste ricchezza più grande della vicinanza a Dio; di fatto, la meta della vita umana è quella. Essendo venuti in questo mondo, voi dovreste ottenere la vicinanza di Dio e guadagnarvi un buon nome.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Govinda Krishna Jai Gopâla Krishna Jai ……”)
Prasânti Nilayam, 22 agosto 1996, Sai Kulwant Hall
(Da “Sanâtana Sârathi”, dicembre 2013)