21 Agosto 1996 – Fate del vostro cuore il tempio di Dio

21 Agosto 1996

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Fate del vostro cuore il tempio di Dio

“All’inizio, le termiti sembrano pochissime, ma in breve possono moltiplicarsi e distruggere tutta la radice dell’albero.
In modo simile, per quanto grande uno possa essere, se i pensieri malvagi entrano nella sua testa, gli rovineranno la vita completamente.”

“Dove c’è fumo deve esserci il fuoco.
Se c’è un macchinista a far viaggiare il treno e una persona a controllare il traffico, non dovrebbe esserci un Creatore alla base di questo mondo?”

Il mondo è un riflesso del vostro stato interiore

Il mondo visibile, che consiste di presenze senzienti e non senzienti, è costituito dei cinque elementi; tutto il mondo ne è il riflesso e la manifestazione. Tutte le forme, con le loro varie parti, non sono altro che forme differenti di Dio. Per questo il Purusha Sûktam (“Inno al Purusha”. Nome del 90° inno del decimo mandala del Rig Veda, considerato un inno molto sacro – N.d.T.) dichiara: “L’Essere Cosmico ha migliaia di teste, di occhi e di piedi.” È Dio che pervade l’universo intero con le Sue migliaia di teste, piedi e occhi.

Fate un uso sacro dei cinque elementi

L’universo è l’effetto e Dio è la causa. La creazione tutta è la manifestazione di causa ed effetto. La causa è la forma micro e l’effetto è la forma macro, ma ambedue, microcosmo e macrocosmo, sono forme effettive di Dio.

“Brahman è più sottile del più sottile, più vasto del più vasto.
Egli è il Testimone eterno e pervade tutto l’universo nella forma dell’Âtma.
Âtma è Brahman e Brahman è Âtma.”

Dio è il più piccolo tra i piccoli e il più grande tra i grandi; piccolo e grande sono solamente differenti nella forma, ma sono uno nella loro infinita potenza innata. Il microcosmo e il macrocosmo sono inseparabili e interdipendenti, quindi voi non dovreste mai considerare la Natura diversa da Dio: la Natura è Dio e Dio è la Natura. I cinque elementi presenti nella Natura sono forme di Dio. Questa è la ragione per cui i nostri antenati adoravano la Terra come Bhû Devî, l’acqua come Gangâ Devî, l’aria come Vâyu Deva, il fuoco come Agni Deva e il cielo come Shabda Brahman, ma la gente di oggi non tratta questi cinque elementi con riverenza e ne fa un uso sacrilego. Trattare i cinque elementi senza rispetto è come mancare di rispetto a Dio; quindi dovreste santificare la vita facendo di essi un uso corretto e sacro. Dio è il Creatore, Conservatore e Distruttore di ogni cosa che fu nel passato, che è nel presente e sarà nel futuro; Egli è il Signore dei tre periodi del tempo, passato, presente e futuro. Secondo il calendario telugu, il nome del primo anno è Prabhava perché Dio è il Prabhu (Signore) del tempo, per cui voi dovreste aver fede in Lui; solamente così potete sperimentare pace e felicità in questo mondo.

Lo stesso Âtma è presente in tutti

Studenti!
Non è la prima volta che vi dico questo; ve l’ho detto anche in numerose occasioni nel passato. In questo mondo, c’è un conflitto continuo tra il bene e il male, tra la rettitudine e il suo contrario; questo è inevitabile. Da un lato avete i Kaurava e dall’altro i Pândava; il Dharma è da una parte e l’adharma dall’altra. Tra i due c’è un conflitto costante. L’atteggiamento e le priorità dei Kaurava erano nettamente opposte a quelle dei Pândava; per i primi la priorità era “prima io, poi il mondo e per ultimo Dio”, mentre i Pândava davano il primo posto a Dio, il secondo al mondo e l’ultimo all’io. Tutti coloro che seguono la via del Dharma daranno sempre il primo posto a Dio; per questo, secondo la cultura indiana il primo anno del calendario telugu, Prabhava, indica Dio. Non solo, anche tutti gli anni che seguono portano i Nomi di Dio. Dio è oltre ogni misura; infatti i saggi Lo hanno esaltato come Incommensurabile (Aprameya). Questo significa che Egli non può essere compreso tramite l’evidenza diretta o indiretta o con qualunque altra inferenza; nessuno può descrivere Dio in questo o in quel modo ed è sciocco chi dice che questo è Dio e quello non Lo è. Perché?

“Io sono presente in tutti gli esseri come Âtma.”

Lo stesso Âtma pervade tutti come la stessa corrente illumina tutte le lampadine.

“I gioielli sono molti, l’oro è uno.
Le mucche sono molte, il latte è uno.
Gli esseri sono molti, il respiro è uno.
I fiori sono molti, l’adorazione è una.
Incapace di comprendere questa realtà per ignoranza, l’uomo è diventato vittima di molti problemi poiché persegue un’esistenza banale.
Che altro si può dire a questa assemblea di rispettabili studiosi?”

C’è differenza tra l’adorazione fatta con dei fiori di gelsomino, di rosa, di calendula ecc.? I fiori sono molti, ma l’adorazione è una. L’uomo ha generato tutte queste differenze perseguendo una vita banale. Vedere differenze è la caratteristica di Pravritti (l’esteriorità), ma la meta vera, eterna e immortale è solamente una: l’Âtma. La Divinità è presente in modo uniforme in tutti, ma le persone la percepiscono in modi diversi a seconda della capacità del loro intelletto. L’intelletto si può paragonare a uno specchio: tenendo in mano uno specchietto, si può catturare il riflesso del sole e delle stelle che sono milioni di miglia lontano. La circonferenza del sole misura milioni e milioni di chilometri; un sole così gigantesco si riflette in uno specchietto e per questo si dice:

“Il mondo intero è come una città vista allo specchio.”

Tutto l’universo si riflette nel minuscolo specchio del nostro intelletto; quindi questo universo o il mondo non sono all’esterno: sono dentro di voi, sono il riflesso del vostro stato interiore. Voi vedete all’esterno ciò che è presente dentro di voi. In effetti, fuori non c’è niente che non sia presente in voi. Qui, là e in ogni dove, dovunque guardiate, trovate solamente l’Âtma; perché andate cercando di qua e di là quando il principio dell’Âtma è dovunque? In realtà, tutti i cinque elementi sono uno. L’altro giorno vi ho spiegato i tre princìpi dell’Advaita: Padârtha Advaita, Kriyâ Advaita e Bhâva Advaita. Potreste chiedervi come possa l’Advaita, il cui significato è unicità, essere associato a tre forme. Di fatto, voi state sperimentando questi tre tipi di Advaita nella vita di tutti i giorni. Che cos’è il Padârtha Advaita? Ecco un pezzo di stoffa: non è una stoffa, ma un intrico di fili e non è neppure un intrico di fili; è solamente cotone, per cui il cotone, i fili e la stoffa sono la stessa cosa. L’uso che se ne fa, i loro nomi e forme appaiono differenti, ma non possono esserci fili senza cotone, né può esserci stoffa senza fili. Il cotone, i fili e la stoffa sono diversi solamente nel nome e nella forma, ma la sostanza è la stessa, per cui non si può dire che siano differenti l’uno dall’altra. Questo è il Padârtha Advaita. Che cos’è il Kriyâ Advaita? Voi fate molti tipi di servizi e molte azioni diverse, ma, se fate tutto per far piacere a Dio, tutte le azioni diventano una.

“Fate tutte le azioni per compiacere Dio.”

Voi offrite cibo e frutta a Dio; prima dell’offerta, essi sono semplicemente cibo e frutta, ma, dopo l’atto di offrire, tutto diventa Prasadam (cibo consacrato). Voi preparate il budino dolce, il riso al tamarindo, il riso allo yogurt e molti altri; prima che siano offerti a Dio si possono chiamare con i loro nomi, ma, dopo l’offerta, tutti diventano Prasadam, per cui tutte le azioni che sono offerte a Dio corrispondono al Kriyâ Advaita. Non esistono due entità.

“Brahman è Uno senza un secondo.”

Non due, ma Uno.

Il terzo è il Bhâva Advaita. In questo corpo, in quello e in tutti gli altri, ci sono solamente cinque elementi. Voi potete volere un oggetto particolare dagli altri se non l’avete, ma, se ne siete già in possesso, perché dovreste acquisirlo da altri? I cinque elementi che sono presenti negli altri sono anche in voi; in modo simile, l’Âtma è presente in voi e anche in tutti, per cui tutti sono uno.

“L’Uno volle divenire i molti.”

Lo stesso oro prende la forma di ornamenti diversi; in modo simile, i cinque elementi, che sono la manifestazione della Divinità, sono presenti in tutti. A questo riguardo non ci sono differenze di alcun tipo. Questo è Bhâva Advaita. La vita dell’uomo può diventare significativa solamente quando egli tenta di comprendere e sperimentare questi tre tipi di Advaita. Se mantenete il sentimento di dualità nella mente e cercate di mostrare non dualità all’esterno, ottenete solamente agitazione. Ecco un esempio.

Generate in voi stessi l’amore per Dio

Una volta c’era una persona molto ricca che non aveva altro da fare che “carico e scarico”, per cui, a causa di questo suo nutrirsi troppo e della mancanza di lavoro fisico, soffriva di indigestione. Quest’uomo andò da uno specialista e chiese una cura; la risposta di quel medico esperto fu: “Lei non deve spendere neppure un centesimo per curare l’indigestione; infatti, lei stesso ha favorito questo disturbo con il mangiar troppo. Non ha idea di quanto cibo il suo stomaco possa contenere? A causa della sua avidità, lei lo sta sovraccaricando e, da questo, ecco l’indigestione. La causa dell’indigestione è la sua capacità di digerire che è inferiore alla quantità di cibo che assume; per questo, le prescrivo un ottimo rimedio. Mi ascolti: tenga un grano di sale in bocca e lo succhi.” Ora vendono il sale fino, ma prima era reperibile solamente il sale grosso. L’uomo seguì la prescrizione e guarì dall’indigestione. Arrivò il suo compleanno ed egli, libero dall’indigestione, volle distribuire dei dolci a tutti per celebrare la ricorrenza; andò dal pasticcere e chiese di assaggiare i dolci prima di comprarli, ma, quando ne mise in bocca un pezzettino, sentì un sapore salato. Allora disse che quei dolci non erano buoni e andò in un altro negozio, ma ebbe la stessa esperienza. Andò così da cinque pasticceri uno dopo l’altro, ma non gradì il sapore dei dolci di nessuno di essi. Il proprietario del sesto negozio capì il suo problema, per cui, prima che l’avventore assaggiasse i dolci, gli consigliò di andare al rubinetto e sciacquarsi bene la bocca, dopodiché gli avrebbe fatto sentire il sapore del suo laddu. L’uomo ricco sciacquò bene la bocca e gettò via il pezzetto di sale che aveva sulla lingua; ora il laddu era dolce. “Sì”, disse. “Questo laddu è molto saporito”, al che il negoziante replicò: “O insensato, se hai un pezzo di sale in bocca, come puoi gustare la dolcezza di qualsiasi laddu? Ogni dolce ti sembrerà salato.” Similmente, un individuo che soffre della malattia dell’ateismo, e ha nella mente delle sostanze amare come i pensieri e i sentimenti cattivi, non può gustare la dolcezza del Nome Divino. Se qualcuno gli parla della sacralità del servizio e di altre pratiche spirituali, le trova prive di sapore. Il difetto si trova forse nel Nome Divino o nelle pratiche spirituali? No, no. Quella è la conseguenza della malattia dell’ateismo. Una volta, delle persone andarono a un matrimonio. Dopo la cerimonia furono serviti molti tipi di pietanze. Quando arrivarono i dolci come il laddu e il jilebi, cinque o sei degli invitati li rifiutarono dicendo: “No, grazie”, e questo non perché non conoscessero i dolci, ma perché erano diabetici. In modo simile, nel mondo ci sono i teisti, gli atei, i teisti atei e gli atei teisti. Tutte le pratiche spirituali sono dolci per i teisti, ma, per coloro che non hanno amore per Dio, le stesse appaiono prive di sapore. Gli studenti, gli insegnanti e tutti gli altri riempiono i loro cuori di sentimenti sacri finché sono qui, per cui ogni cosa appare loro dolce, ma, una volta lasciato questo posto e tornati al mondo esterno, cadono vittime dei desideri per le cose del mondo a causa dell’influenza del contesto secolare; nel momento in cui la malattia dei desideri per le cose del mondo si insedia, essi si allontanano dalla spiritualità. Non solo: cominciano ad avere dei dubbi e dei malintesi al riguardo. Ci può essere una cura per il cancro, ma non per la malattia dell’odio verso Dio e la spiritualità. Mancano forse d’istruzione? No, mancano di sentimenti sacri. Râvana era padrone di sessantaquattro forme di conoscenza, era ricco e potente, aveva tutto a sua disposizione, ma, come divenne schiavo del desiderio e dell’ira, tutta la sua conoscenza, il suo potere e la ricchezza non ebbero più significato.

Dio si incarna in forma umana per elevare l’uomo

Una persona schiava dei desideri diventa schiavo del mondo intero, mentre chi li sconfigge lo conquista. Il mondo diventa un servitore della persona che si fa servitore di Dio; quindi non dimenticate mai il Signore. Ci sono tre verità importanti, insegnate dal Vedânta, che sono come gemme inestimabili: non credete nel mondo, non dimenticate Dio, non temete mai la morte perché essa è inevitabile. Dovreste custodire gelosamente nel cuore tali verità. Non credete nel mondo perché esso cambia continuamente. Non temete la morte: la potete evitare temendola? Essa non risparmia nessuno. Bisogna tenere sempre a mente queste tre verità del Vedânta. Confinare Dio in un luogo particolare e pensare che Egli sia presente solamente lì è follia: non c’è luogo in cui Egli non sia, non c’è forma che non sia divina. Egli è presente nelle forme viventi e non viventi. Gli scienziati dicono che il mondo è fatto di atomi; anche questo pezzo di legno e chi vi parla sono fatti di atomi. Essi lo chiamano atomo, mentre gli spiritualisti lo definiscono “energia”. La differenza è nei nomi, ma l’oggetto è lo stesso. Come l’atomo è dovunque, la Divinità pervade tutto. Ogni atomo ha una forma; senza la forma, non può esistere l’atomo. Dovreste avere fede assoluta nel fatto che Dio è l’Abitante del vostro cuore; come il corpo è costituito di organi vari come le mani, le gambe, gli occhi, le orecchie, il naso, la bocca ecc., tutte le forme che trovate nel mondo sono le diverse parti di Dio. Ci sono rocce nelle montagne, alberi nelle foreste, acqua negli oceani, humus nella terra e carne nel corpo, ma tutti sono fatti dei cinque elementi, i quali sono proprio le forme di Dio. Dio non ha forma distinta; si incarna per mostrare questa verità a coloro che soffrono della malattia della cecità dell’ignoranza. Egli scende solamente in forma umana e non in altre. Perché? Tutti gli esseri viventi, come gli uccelli e le bestie, seguono il loro Dharma e conducono una vita naturale; solamente l’uomo dimentica il suo Dharma. Gli animali hanno una ragione e una stagione, ma l’uomo non ha né l’una né l’altra; per questo Dio si incarna: per correggerlo.

“Dio si rivela in forma umana.”

Se Egli venisse in forma di aquila e cercasse di emendare l’uomo, la gente Gli tirerebbe dei sassi; anche se venisse in forma di bufalo e cercasse di correggere le persone, nessuno gli farebbe caso. Magari lo bastonerebbe dicendo: “Chi sei tu per dirlo a me?” Quindi Dio scende in forma umana e si muove tra gli esseri umani per elevarli.

Seguite il cammino agevole della Devozione

Qui dovete comprendere i due princìpi della Devozione e della Conoscenza. Una volta, i due fratelli Jñânadeva e Bhaktideva viaggiavano insieme; dopo un po’ ebbero sete e Bhaktideva chiese a Jñânadeva: “Fratello, ho sete, ma non trovo acqua nelle vicinanze”, al che l’altro disse: “Cerchiamo un pozzo nei dintorni.” Dopo aver camminato ancora, trovarono un vecchio pozzo che aveva un po’ d’acqua sul fondo. Jñânadeva assunse la forma di un uccello, volò nel pozzo, bevve e tornò fuori; egli aveva la capacità di assumere qualunque forma.

“L’esperienza del non dualismo è saggezza.”

Per il fatto che egli non considerava alcuna differenza tra una forma e l’altra, poteva assumerne una qualsiasi, mentre Bhaktideva non aveva quel potere, non poteva scendere nel pozzo a bere. Pertanto si sedette e cominciò a contemplare Dio con amore. Mentre faceva questo, l’acqua cominciò a uscire dal pozzo; egli sentì qualcosa che gli toccava i piedi, aprì gli occhi e vide che l’acqua era salita per lenire la sua sete. Jñânadeva dovette cambiare forma, Bhaktideva non ne ebbe bisogno: non appena indirizzò il suo amore a Dio, qualunque cosa volesse sarebbe velocemente arrivata a Lui. Niente è superiore alla Devozione.
Una volta, Bhaktideva inviò una lettera a Jñânadeva. Che cosa c’era scritto? Niente. Egli piegò un pezzo di carta bianca, lo mise in una busta e lo spedì. Quando Jñânadeva aprì la lettera, non vi trovò niente. Se si tratta di una lettera normale, la si può leggere dal principio alla fine come: “Caro fratello, bla, bla, bla… Ti saluto. Tuo fratello minore…”, ma in quella non c’era scritto niente. Per rispondere, Jñânadeva scrisse e scrisse, ma, nonostante questo, nella lettera potevano esserci ancora degli argomenti a cui rispondere, per cui egli continua a scrivere la sua risposta ancora oggi. Questo indica il principio di Jñâna (conoscenza). Le persone dotate di conoscenza sono sempre impegnate nella ricerca, trascorrono tutta la vita solamente nella ricerca. Se usate tutta la vita nella ricerca, quando osserverete la vostra realtà interiore? Questo è il destino degli scienziati di oggi: sono sempre impegnati nella ricerca e negli esperimenti, ma non hanno esperienza della realtà. Che cosa ottenete con gli esperimenti? Ciò che appare nuovo oggi diventa vecchio domani e questo processo di nuovo e vecchio continua senza fine. Questa eterna sperimentazione è priva di senso. La via della devozione è molto più facile di quella della conoscenza che è difficile e non alla portata di tutti. L’uomo può ottenere ogni cosa tramite la devozione, recitando il Nome di Dio e con la forza dell’amore.

Dio risiede nel tempio del vostro cuore

Studenti!
Concentrate il vostro amore sulla via che è accettabile ai vostri genitori e alla società; non prendete strade sbagliate. Circa gli argomenti spirituali, non seguite le opinioni degli altri. Mîrâ cantava continuamente la gloria di Giridhara Gopâla; sebbene questo non piacesse a Maharana, ella non smise mai di recitare il nome di Krishna, in ogni circostanza, sempre e dovunque. Maharana, incapace di controllare la rabbia, la trascinò fuori dal tempio e ne chiuse la porta. Mîrâ era sconvolta. “Povera me! Devo lasciarTi e andar via, o Krishna? Com’è possibile? Io non posso vivere senza di Te”, si lamentava. Così soffrì molto finché non comprese che Dio è onnipervadente e non confinato in un tempio, per cui disse: “O Krishna! Il mio cuore è il Tuo tempio, è il tempio che Tu Stesso hai costruito. Quello costruito da Maharana è temporaneo, mentre il tempio del mio cuore è permanente.” Ella cantò: “O mente! Vai sulla riva del Gange e dello Yamunâ.” Non c’è bisogno di comprare un biglietto o prenotare in anticipo per andare a Prayâg alla confluenza del Gange, dello Yamunâ e del Sarasvatî. Il canale nervoso sottile sinistro della spina dorsale è Ida, quello destro è Pingalâ e quello centrale è Sushumnâ. Il punto tra le sopracciglia è il luogo in cui i tre si incontrano: quello è la vera Prayâg in cui Krishna risiede.

“Con le piume di pavone che Gli adornano la veste gialla e gli orecchini scintillanti, Krishna appare splendente.
O mente! Vai sulla riva del Gange e dello Yamunâ.”
(Bhajan di Mîrâ).

Il Gange è il simbolo della Bhakti, lo Yamunâ quello del Karma e il Sarasvatî rappresenta Jñâna. Come sono le acque del Gange e dello Yamunâ? Sono pure e tranquille. Esse donano freschezza al corpo. Mîrâ disse: “O mente! Vai a Prayâg, non andare in alcun altro luogo.” Dov’è Prayâg? È dentro di voi, non nel mondo esteriore. Dio risiede nel vostro cuore e, quando voi manifestate la vostra Divinità innata e ne fate esperienza, ottenete la beatitudine. Se leggete i nomi di dolci come il mysore pak, il jilebi o il burfi in un libro, potere sentirne il sapore? No, solamente quando li mangiate potete assaporarne la dolcezza. In modo simile, il semplice sapere che Dio è in voi non vi dà il sapore della Divinità; voi provate la beatitudine solamente quando raggiungete l’unità con Dio. Per questa ragione Dio si incarna sulla Terra. Egli viene per darci la beatitudine dell’unione con Lui. Non c’è beatitudine maggiore di quella che si prova nell’unirsi a Dio ai livelli fisico, mentale e intellettuale. Questo è il tipo di beatitudine a cui aspiravano le gopî.

“Se Tu fossi un albero che cresce verso l’alto, mi avvinghierei a Te come un rampicante.
Se Tu fossi un fiore che sboccia, volerei sopra di Te come un’ape.
Se Tu fossi il monte Meru, scenderei da Te come un fiume.
Se Tu fossi il cielo infinito, sarei in Te come una stella.
Se Tu fossi l’oceano senza fondo, mi fonderei in Te come un fiume.”

Esse dicevano: “O Krishna, tra noi non ci sia alcuna separazione; ci sia l’unione eterna.” Una simile unione inseparabile con Dio è il principio effettivo della devozione. Nel percorso della devozione ci sono quattro fasi: percezione, vicinanza, identità e fusione. Essere in contemplazione di Dio è percezione, esserGli vicino è vicinanza, identificarsi con Lui è identità e immergersi in Lui è fusione. Nella vita ci sono quattro obiettivi: il Dharma (Rettitudine), Artha (la Ricchezza), Kâma (il Desiderio) e Moksha (la Liberazione). Parama Bhakti (Devozione Suprema) è il quinto obiettivo della vita; in questo mondo non c’è niente di più grande.

Rendete significativa la vostra nascita umana

Studenti!
Studiate bene, procuratevi un lavoro, sposatevi e fate dei figli; in questo non c’è niente di sbagliato, ma non dimenticate mai Dio. Se dimenticate Dio, la vostra vita diventa priva di senso. Per quanto grandi si possa essere, anche Primo Ministro o Presidente, non si deve mai dimenticare Dio. L’eroe diventa uno zero se dimentica Dio. Tutto, a questo mondo, è soggetto al cambiamento. Qualunque cosa avvenga, non abbandonate mai l’Essere Supremo. Cercate di andarGli vicino il più possibile; questa è la vera pratica spirituale che l’uomo dovrebbe intraprendere. Solamente allora la nascita umana acquisisce significato.

“Tra tutti gli esseri viventi, la nascita umana è la più rara.”

Perché è considerata la più rara? È forse limitata al mangiare, bere, andare in giro e dormire? Non fanno lo stesso gli animali? Allora qual è la differenza tra voi e loro? Quali sono lo speciale significato e la sacralità della vita umana? Qual è lo scopo della vita umana? Sono il cibo, le bevande, il sonno e la morte? Persino le formiche e le zanzare lo fanno; se voi fate lo stesso, in che cosa siete superiori a loro? Qual è il valore della vita umana? Avendo ottenuto la nascita umana, dovreste raggiungere lo stato supremo della beatitudine, dovreste diventare contenitori dell’Amore e della Grazia di Dio e sperimentare la Beatitudine Divina. Non c’è beatitudine più grande di quella.

“O Krishna, suona il Tuo dolce flauto e spargi i semi dell’Amore nel deserto dei cuori che ne sono privi.
Fa’ che la pioggia dell’Amore cada sulla Terra e Lo faccia scorrere a fiumi.”

Nel vostro cuore, voi dovreste piantare l’alberello dell’amore e non il cespuglio spinoso dell’odio. Che cosa rappresenta il flauto? Il flauto è vuoto; allo stesso modo, rendete vuoto il corpo e pregate Krishna di soffiarci la Sua musica divina. Se il corpo è pieno di desideri, come può Egli riempirlo di dolci melodie? Prima vuotatelo abbandonando tutti i desideri e le illusioni; quando sarà vuoto, Krishna vi chiamerà vicino a Sé dicendo: “Ciao!” Poi vi prenderà, vi appoggerà sulle labbra e vi riempirà di musica divina che immergerà nell’estasi divina voi e tutti gli altri. Si può aspirare a diventare uno dei due oggetti che sono sempre con Krishna: un paio di sandali ai Suoi piedi o il Suo flauto. Se diventate i sandali, dovrete sopportare tutti i dolori dovuti ai sassi, alle spine, alla polvere, agli scorpioni e ai serpenti che si possono trovare sulla strada, il che è molto difficile. Diventare un flauto nelle Sue mani è ben più facile. Se continuate a stringere un fazzoletto, dopo un po’ la mano comincerà a dolervi; è più facile lasciarlo cadere che continuare a tenerlo. Similmente, è facile abbandonare i desideri piuttosto che attaccarsi a essi e subirne la sofferenza; questo è chiamato distacco (vairâgya). Sviluppate questo spirito di distacco per quanto possibile; naturalmente, se si vive una vita attaccata al mondo, non è facile farlo. Voi dite “mio figlio”, “mia figlia”, “la mia casa”; prima di tutto dovete abbandonare il sentimento di mio e tuo. Il Vedânta parla del principio del “neti, neti, neti” (non questo, non questo, non questo). Tutto è Dio.

(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Hari Bhajan Binâ Sukha Shânti Nahin…”)

Prashânti Nilayam, 21 agosto 1996,
Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, novembre 2013)