17 Agosto 1996 – Siate sempre grati a Dio

17 Agosto 1996 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Siate sempre grati a Dio

“Oggi non c’è alcun timore del peccato.
Le azioni malvagie e gli atti di crudeltà sono diventati cosa di tutti i giorni;
la loro enormità è oltre ogni descrizione.
La devozione al Signore si è estinta.
O uomo! Comprendi che puoi ottenere la pace e la felicità solamente ripetendo il Nome Divino.”

“Soltanto la Devozione eleva l’uomo allo stato supremo e lo guarisce dalla malattia dell’attaccamento.
Soltanto la Devozione suscita il desiderio per il Divino e conduce l’uomo alla liberazione.”

Quando gli individui sono buoni, la società è buona

La devozione a Dio è la via regale verso la liberazione, è il rimedio divino alla malattia della nascita e della morte e a tutti i problemi fisici e terreni. Per giungere a Dio, non c’è strada migliore della devozione.

Recitate costantemente il Nome Divino

Bhârat è la terra sacra e divina che ha propagato in tutto il mondo la conoscenza del Vedânta contenuta nelle Upanishad; basterebbe che i Bhâratîya colmassero i loro cuori di fede totale nelle affermazioni delle Upanishad, perché tutta la nazione fosse libera da ogni problema.

“L’universo intero è permeato di Dio.
Dio permea tutto l’universo.”

Dio è onnipervadente; chiunque abbia una salda fede nell’onnipervadenza di Dio sarà libero da tutte le angustie. L’essere umano dovrebbe assorbire la verità contenuta nei quattro Mahâvâkya delle Upanishad: Tat tvam asi (Quello tu sei), Aham brahmasmi (Io sono Brahman), Sarvam khalvidam brahman (In verità tutto questo è Brahman) e Âtmâ brahma (Questo Sé è Brahman). Il mondo intero è pervaso della consapevolezza di Dio che si espande sempre.
Brahman è sinonimo di Omkâr (Aum): questo è il Mahâmantra recitato dagli antichi saggi dell’India. Aum consiste di tre lettere come ci sono tre lettere nella parola Dio. Nel Tretâ Yuga, i tre fratelli del Signore Râma, Lakshmana, Bharata e Shatrughna, rappresentavano rispettivamente A, U e M ed Egli Stesso era l’incarnazione dell’Omkar. Il Principio Atmico rappresentato da Râma significa l’unità di queste tre lettere. Ramayati Iti Rama (Colui che piace è Râma).
Se consideriamo la parola Nâma (Nome) dal punto di vista della numerologia, una grande verità diventa palese. Questa parola è composta di tre lettere. Secondo la numerologia, il valore di Na è 0, quello di  è 2 e quello di Ma è 5; se sommiamo 0+2+5 il risultato è 7. Il Divino Nome di Râma dà ugualmente 7. Questo numero ha una grande importanza dato che indica le sette note musicali, i sette colori, i sette oceani e i sette grandi rishi. È per questo che la gente recita il Nâma Saptaha (recitazione del Nome Divino per sette giorni).

L’espressione di gratitudine è essa stessa una preghiera Dio è descritto come Incarnazione del suono, della mobilità e della stabilità, della luce, della parola, della beatitudine eterna, della perfezione, dell’illusione e della ricchezza. Perché c’è bisogno di recitare il Nome di Dio? Perché si deve pregare Dio?
Non è forse nostro dovere esprimere gratitudine a Dio che ha creato questo vasto mondo e tutti gli esseri provvedendoli di cibo da mangiare, di aria da respirare e acqua da bere? E non solamente questo: Egli ha fornito a tutti gli esseri tutto il necessario affinché procedano nella loro vita di permanenza sulla terra. Se qualcuno raccoglie il fazzoletto che vi è caduto, voi lo ringraziate; anche per un aiuto così piccolo, voi dite: “Grazie!” Non è dunque vostro dovere esprimere gratitudine a Dio che vi ha dato così tanto? L’espressione di gratitudine è essa stessa una preghiera. Che cosa fa la preghiera? Essa risveglia la Divinità interiore dell’uomo che è incommensurabile, invisibile e trascendentale. A tal riguardo, c’è un’esortazione nelle Upanishad: “O uomo! Alzati, sii cosciente e sveglio! Vai presso gli uomini nobili e impara da loro il segreto che porta al raggiungimento della Divinità.” Quindi, le Upanishad esortano l’essere umano a sorgere e svegliarsi dal sonno dell’ignoranza.

Le offerte che Dio accetta

L’uomo è sempre alla ricerca della felicità, ma, in effetti, tutta la sua vita è colma di felicità. Ovunque c’è felicità. Che bisogno c’è quindi di cercare la felicità? Egli la cerca nel mondo esteriore perché ha dimenticato il suo vero Sé. Questa è ignoranza pura: la felicità che andate cercando è lì, dentro di voi. Potete avere la felicità solamente quando amate Dio con tutto il cuore. Amare Dio con tutto il cuore e sperimentare la Sua Divinità è devozione. La preghiera è essenziale per acquisire l’amore per Dio. La preghiera vera viene dal cuore, non semplicemente dalle labbra. Râvana ripeteva continuamente il Mantra Pañchâkshari di Shiva “Om Namah Shivâya” e osservava austerità severe, ma nelle sue qualità demoniache non c’era cambiamento. Per quale ragione? La ragione è che la sua preghiera non veniva dal cuore: aveva un motivo egoistico. Come poteva egli sperimentare l’Amore di Dio? Solamente quando si offre qualcosa a qualcuno si merita di ricevere qualcosa in cambio: se andate in un negozio a comprare un fazzoletto, il negoziante ve lo darà soltanto se gli date dieci rupie. Se non pagate, non ve lo darà. Analogamente, voi dovete offrire qualcosa a Dio. Nel suo discorso, il vicerettore ha citato gli insegnamenti delle Upanishad. “Dio non si aspetta da voi niente che appartenga al mondo; che cosa dovete offrirGli?” Rukminî pregava Krishna così:

“Si può offrirTi una foglia, un fiore, un frutto o persino dell’acqua,
ma, se è vero che Tu Ti offri a chi ha devozione,
o Krishna, possa Tu essere bilanciato da questa foglia di tulasî!”

Che cosa significa qui “foglia”? Non la foglia di una pianta di basilico o di un albero di bilva; non c’è bisogno di andare a cercare un albero di bilva per offrirne una foglia a Dio: il vostro corpo è la foglia che deve essere offerta al Signore. Qual è il fiore che dovete offrire a Dio? È il fiore del vostro cuore e, in modo simile, dovete offrirGli il frutto della mente e nessun frutto comune. Che cosa fate quando offrite dei fiori a Dio? Non si adora Dio con alcun tipo di fiore. Prima di offrire il fiore del vostro cuore a Dio, dovete purificarlo eliminando i germi del desiderio, dell’ira, dell’avidità, dell’illusione, dell’orgoglio e della gelosia. In egual modo, che tipo di frutto dovreste offrire a Dio? Egli non si aspetta che Gli offriate i frutti che crescono sugli alberi; dovete offrirGli il frutto maturo della vostra mente, colma della dolcezza dell’amore. E che tipo di acqua dovreste offrire a Dio? Non quella che esce dal rubinetto, quella del Gange o di qualunque altro fiume: dovete offrirGli le vostre lacrime di gioia. Avete certamente visto persone che piangono per una grande felicità. In sanscrito, nâra significa “acqua” e nayana vuol dire “occhi”; la nâra che viene da nayana dovrebbe essere offerta a Nârâyana (Dio). Non dovreste piangere per il mondo: dovreste versar lacrime solamente per Dio.

Pensate di essere Brahman e diverrete Brahman

La Divinità pervade l’umanità intera; questa è l’essenza dei grandi aforismi Aham brahmâsmi e Ayam âtmâ Brahma, il cui significato è “Io sono l’Âtma e Brahman”. Se contemplate continuamente la verità secondo cui voi siete Brahman, divenite Brahman.

“Colui che conosce Brahman diventa veramente Brahman.”

Questo corpo è solo un campo (kshetra); il Conoscitore del campo (kshetrajña) è all’interno. Senza un Conoscitore del campo, non può esserci un campo come non può esserci un tempio senza l’immagine di Dio. A che serve avere un filo elettrico senza elettricità, una scuola senza un insegnante e un tempio senza l’immagine di Dio? Qualcuno offre forse la propria devota sottomissione in un tempio in cui non c’è un’immagine di Dio? C’è qualcuno che istituisca una scuola senza l’insegnante? Dio è dentro di voi; a Lui dovreste offrire il vostro cuore colmo della dolcezza dell’amore. Questa è la vera preghiera. Così, anche i bhajan dovrebbero esser cantati con il cuore pieno d’amore; il bhajan non è semplicemente fatto di tono, ritmo, melodia e tempo. Quando si canta un bhajan, il cantante non dovrebbe pensare al tono del suo canto: questo non è corretto. Si ottiene vera felicità solamente quando si è immersi completamente nel bhajan. La felicità si può ottenere in due modi: tramite il canto singolo (kîrtan) e tramite quello di gruppo (sankîrtan). Nel canto singolo ci può essere un elemento di egoismo; il cantante può cantare per riscuotere apprezzamento, onore e reputazione. In tal caso, l’attenzione maggiore del cantante può essere rivolta al tono, al ritmo, alla melodia e al tempo, e non al sentimento. Al contrario, il canto di gruppo dà felicità a tutti. Come? Cantare per raggiungere la perfetta armonia è sankîrtan. In esso, l’attenzione non è sulla voce o sulla gente che partecipa. Si deve cantare liberamente, con entusiasmo e col cuore pieno d’amore per Dio. Se cantate per far piacere a Dio, il canto sarà automaticamente piacevole da ascoltare. Il nome del Paese di Bhârat significa anche armonia di bhâva, râga e tâla. Bhâ significa bhâva, ra indica râga e ta vuol dire tâla. Allo stesso modo, tutte le vostre azioni dovrebbero riflettere l’unità di pensiero, parola e azione. Il canto deve essere connesso col cuore; cantare semplicemente Râm Râm Râm come un registratore è inutile. Il canto deve essere unito con il sentimento che viene dal cuore; soltanto allora, tra la parola e il cuore, può esservi l’armonia che porta all’unità di pensiero, parola e azione. In effetti, in tutti gli impegni della vita, tra i vostri pensieri, le parole e le azioni deve esserci armonia; solamente allora il Cuore di Dio si scioglierà ed Egli spargerà la Sua Grazia su di voi. Dovreste cantare sempre per ottenere l’Amore e la Grazia di Dio e non per ottenere l’apprezzamento degli altri. Riempite la mente con pensieri nobili di questo tipo.

Lo stesso Âtma è presente in tutti

Oggi il mondo sta affrontando moltissimi problemi; dovunque guardiate, trovate irrequietezza, conflitti e caos. Per quale ragione? La causa è l’illimitato egoismo dell’uomo di oggi. Egli ha dimenticato la sua umanità, ha abbandonato i valori umani e non si cura che il suo comportamento sia adatto alla nascita umana; per questo ha perduto il suo valore. Oggi tutto ha valore, ma l’uomo non ne ha; nonostante ciò, l’uomo è il più prezioso in tutta la creazione. Egli deve quindi vivere come un essere umano.
Chi dà valore ai preziosi diamanti e all’oro? Solamente l’uomo. Senza di lui, i diamanti e l’oro non hanno valore, ma l’uomo, che dà valore a tutto questo, ha perduto il suo. Gli esseri umani sono più preziosi di tutte le ricchezze del mondo; gli studenti devono comprendere questa verità e comportarsi conseguentemente. L’oro e i diamanti acquisiscono valore solo grazie all’uomo. In una metropoli abitata da un gran numero di persone, il valore di un metro quadrato di terreno è altissimo, mentre, per quello stesso prezzo, si possono comprare molti acri di terra in un bosco. La ragione? La ragione è che gli esseri umani non vivono nei boschi. La terra acquisisce valore solamente quando è abitata dalla gente. Non dimenticate questa verità; pensate sempre che voi avete un grande valore. Voi siete il capo (chief), non una cosa da niente (cheap). Ricordate sempre il grande aforisma vedico Aham brahmâsmi. Se pensate che voi solamente siete Dio, manifestate un segno di ego; dovreste sempre pensare che l’Âtma che è in voi è presente in tutti. In considerazione di questo, dovreste rispettare gli altri. Il Signore Krishna afferma la stessa verità nella Bhagavad Gîtâ quando afferma: “Io sono l’Âtma presente in voi e voi siete l’Âtma presente in Me; tra il vostro Âtma e il Mio Âtma non c’è alcuna differenza.” Supponete che vi siano cento vasi di terracotta, cento di ottone e cento di bronzo nello stesso posto, assieme a vasi di molti altri metalli: il riflesso del sole si vedrà in tutti. Il valore del recipiente può variare, ma il riflesso che vedete in tutti è lo stesso; in modo simile, l’Âtma si riflette nell’acqua della mente contenuta nel recipiente del corpo umano. Quando la mente vacilla, sembra che anche il riflesso sia malfermo, ma, in effetti, l’Âtma è sempre stabile: è solamente la mente ad andare di qua e di là. A causa della natura ballerina della mente, voi pensate che anche l’Âtma sia instabile, mentre Esso è immutabile, è privo di attributi, senza macchia, meta finale, eterno, puro, illuminato, libero e incarnazione della sacralità. Che segno d’ignoranza è attribuire instabilità a un Principio Atmico simile! Il Principio Atmico non si muove, non cambia, non si scioglie; è dolce, piacevole, attraente, nettareo e pieno di beatitudine. Voi desiderate le cose del mondo perché non potete comprendere il Principio Atmico.

Mantenete il corpo puro e sacro

Il corpo umano è la base per raggiungere Dio; è come un’automobile con il cui aiuto dovete compiere il viaggio della vita. Voi viaggiate nell’automobile, non siete l’automobile. Eppure vi identificate con essa; questo è un errore enorme. Nell’auto c’è l’autista che controlla il volante, l’acceleratore e la frizione. Dharma, Artha, Kâma e Moksha sono i quattro pneumatici, la fiducia in se stessi è l’aria dentro di essi, la mente è lo sterzo, l’intelletto è l’interruttore, lo stomaco è il motore, il cibo è il carburante e uno spuntino è l’olio. Qualunque strada vogliate percorrere, dovete girare lo sterzo della mente in quella direzione. Le gomme sono all’esterno, ma lo sterzo è nelle mani del guidatore. Solamente quando nei pneumatici c’è l’aria della fiducia in se stessi, la macchina può procedere tranquillamente.

Studenti!
Nel fare il viaggio della vita, l’automobile del vostro corpo non dovrebbe muoversi sulla strada delle maniere arbitrarie. Voi dovete essere consapevoli degli alti e bassi che potete incontrare sul percorso e, nello stesso modo, dovete usare la discriminazione e chiedervi come serve che vi comportiate nella società in una data situazione tenendo conto della vostra età. Bisogna che sappiate come comportarvi con umiltà di fronte agli anziani, come rispettare gli insegnanti, come amare i genitori, come compiere i vostri doveri considerando la vostra vocazione, come pregare Dio. La macchina può viaggiare in autostrada senza alcun pericolo solamente se usate la discriminazione. Il cibo è essenziale per mantenere il corpo in buona salute; voi dovete acquisire la forza e le capacità necessarie. Non trascurate mai il corpo perché il viaggio della vita va fatto con l’aiuto del corpo. Esso è molto sacro: con il suo aiuto, potete raggiungere Dio. Il corpo è come un tempio, un carro e un campo. Il Signore Krishna afferma: “RiconosceteMi anche come il Conoscitore del campo.” Si dice che “il corpo è un tempio e chi ci abita è Dio”. Mantenete il tempio del corpo puro, pulito e sacro. Sarete vicini a Dio per quanto terrete il corpo puro e sacro. Offritelo a Dio. Considerate qualunque lavoro facciate come opera Sua; dovunque andiate, pensate di viaggiare verso Dio. Per quale ragione?

“Il Signore Vishnu pervade tutto l’universo.”

Tutto nel mondo è forma di Dio. Non c’è luogo ove Dio non esista, non c’è forma che non sia Sua. Per questo la Bhagavad Gîtâ dichiara:

“Con mani, piedi, occhi, testa, bocca e orecchie che pervadono ogni cosa, Egli permea tutto l’universo.”

Incarnazioni dell’Amore!
Finché considerate che vi sia differenza tra voi, che siete un Jîva, e Dio, Jîva è Jîva e Deva è Deva. Abbiate fede piena nel fatto che Jîva è Deva; non considerate alcuna differenza tra l’anima individuale e Dio. Voi perdete la pace perché siete convinti di differenze simili; abbiate fede completa nel sentimento di unità. Espletate tutti i doveri terreni; in ciò non c’è niente di male. Se assolvete i vostri compiti con sentimenti divini, non c’è spazio per i difetti. Se pensate che Dio è in voi, non commetterete mai errori; né cadrete nella violenza o ferirete alcuno. Per quale ragione? Dio è l’Incarnazione dell’Amore. Dove c’è amore, non può esserci violenza. L’odio entra nel cuore di chi non ha amore ed è l’odio a portarvi sulla via dell’errore.

Diventate meritevoli della Grazia di Dio

Studenti!
Custodite gelosamente nel vostro cuore il sentimento di unità, di armonia e d’amore; se avete unità, ci sarà purezza nel vostro cuore, mentre, se in esso non c’è unità, ci sarà inimicizia. Dovreste procedere dall’unità alla purezza e dalla purezza alla Divinità prima che l’inimicizia vi sopraffaccia. Purtroppo, però, oggi non c’è unità, non c’è purezza e neppure Divinità. Nel Paese, si riscontra inimicizia e ostilità tra le comunità. Com’è malvagia l’inimicizia!

“Chiunque mettiate in ridicolo, quel ridicolo raggiunge Dio.”

Offrite i vostri riverenti omaggi a tutti perché Dio è in tutti. L’essere umano può ottenere la Divinità solamente attraverso questo atteggiamento di consapevolezza che Dio dimora in tutti. Quando dimentica questo, l’uomo diventa un animale, l’animale da cui si è evoluto; non dovrebbe invertire la direzione e tornare a esserlo. Egli dovrebbe procedere e diventare divino. Conducete una vita sacra e diventate studenti ideali. Oggi, nel mondo, molti sono diventati schiavi del denaro, del potere, dell’ego, del nome e della fama. I nostri studenti dovrebbero diventare schiavi degli ideali, diventare ragazzi ideali. Ecco che cosa devono imparare. Quali tipi di ideali dovrebbero seguire? Essi dovrebbero seguire gli ideali che li rendono puri e forti, dovrebbero aiutare gli altri e dar loro gioia. Che si facciano un buon nome diventando studenti ideali è sufficiente. I vostri genitori saranno contenti e la società ne trarrà beneficio. Quando gli individui sono buoni, anche la società diventa buona.

Studenti!
Sin da questa giovane età, dovete acquisire forza morale, etica e spirituale e diventare studenti ideali.

“Aiuta sempre, non ferire mai.”

Questa è l’essenza di tutti i Purâna (testi mitologici). Potete servire il mondo solamente se osservate questo principio. Allora, procurerete non solo credito alla vostra famiglia, ma mostrerete anche un ideale al mondo intero. Considerate il mondo come la manifestazione di Dio e cercate di scoprire come potete diventare meritevoli del suo Amore. “O Dio salvami” non è la preghiera che dovete elevare al Signore: dovete pregare per il Suo Amore e la Sua Grazia. Se avete l’Amore di Dio, non avrete più bisogno di niente; per questo Tyâgarâja disse: “Râma, che danno potrebbero farmi i nove pianeti se ho la Tua grazia?” Tulsidas cantava: “A che servono gli occhi che non si dilettano della Forma Divina del Signore Râma?” e disse: “Io sono uno storpio.” Il Signore gli chiese: “Come puoi dire di essere storpio se hai le mani, le gambe e tutte le altre membra?” Tulsidas rispose: “Io ho le mani, ma non sono capace di servirTi: è come non averle. Io ho gli occhi, ma non sono capace di vederTi, per cui sono un cieco.” Dovreste usare tutte le membra per fare il lavoro di Dio e sperimentare la Beatitudine Divina; in questo risiede il significato, la nobiltà, la sublimità e la grandezza della nascita umana. Per questo Tyâgarâja cantava:

“Vieni a casa nostra.
O valoroso e dolce discendente della dinastia dei Raghu,
io Ti offro i miei reverenti ossequi.
O figlio di Dasharatha, vieni a salvarmi:
io non posso più sopportare la separazione da Te.”

Thyâgarâja si rivolse a Râma così, chiedendoGli di andare a casa sua dato che Lo considerava il suo vecchio amico. Qual è l’intimo significato di questo?
Sulla via spirituale, voi vi rivolgete a Dio al singolare e non al plurale perché Dio è il vostro vecchio amico. Quando vi rivolgete a un vecchio amico, usate la forma singolare come “vieni qui” o “vai là”, ma, quando un amico nuovo viene a farvi visita, voi usate forme di cortesia e formalità dicendo: “La prego, si accomodi; ecc.” Finché vi attenete a queste forme di cortesia e formalità, rimanete estranei l’uno all’altro, non c’è intimità; quando invece considerate qualcuno un vecchio amico, siete liberi di non osservare alcuna formalità con lui. Per questo si dice:

“Il fine della saggezza è la libertà;
il fine della cultura è la perfezione;
il fine della conoscenza è l’amore;
il fine dell’educazione è il carattere.”

Dovete considerare Dio come vostro: quella è amicizia vera. In effetti, Dio non è differente da voi e voi non siete differenti da Lui: siete uno e uno solo.

“La verità è una, ma il saggio le si riferisce con nomi vari.”

In questo mondo, ci sono milioni di persone, ma tutti sono uno. Se chiedete quale sia il maggiore tra i numeri 1 e 9, anche un illetterato dirà che il 9 è maggiore dell’1, ma, nella terminologia spirituale, questo non è corretto: 1 è maggiore di 9. 1+1+1…fa 9. Senza il numero 1, non può esserci alcun 9. L’uno è l’eroe (hero), il mondo è zero (zero). Hero diventa zero se dimentica Dio; quindi dovete diventare degli eroi e non degli zeri. Cercate con impegno di sperimentare l’Amore di Dio e diventate degli eroi.

Bhagavân ha concluso il Suo Discorso con il bhajan “Prema Mudita Manase Kaho…”

Prashânti Nilayam, 17 agosto 1996
Sai Kulwant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, agosto 2013)