03 Ottobre 1996 – Chi è caro a Dio?

03 Ottobre 1996 

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Chi è caro a Dio?

Incarnazioni dell’Amore,

la vita umana è preziosa, ricca di nobiltà e di virtù. È un peccato che gli esseri umani non lo comprendano. L’unico fine della vita umana è conoscere la propria vera natura. Dimentico della sua reale natura, l’uomo è irretito nei fatti del mondo ed assillato dalle sofferenze.Gli antichi saggi indicarono la via da seguire per la redenzione dell’umanità.

Essi descrissero nove forme di adorazione, ciascuna in grado di conferire beatitudine e redimere la vita dell’uomo.Per sperimentare la vicinanza del Divino, il sentiero più facile è quello del nâmasmarana, il ricordo costante del Nome del Signore.

Il saggio Vyâsa dichiarò che nell’era di Kali non esiste nulla di più grande, per realizzare Dio, del canto del nome di Hari. È il sentiero più facile per tutti, eruditi e illetterati, ricchi e poveri. Nella Gita, il Signore ha detto quali qualità il devoto dovrebbe possedere per poter conquistare l’amore di Dio. Fra queste qualità, Krishna dichiarò molto importante l’assenza di desideri (anapekshâ).

Oggi, si trovano poche persone senza qualche sorta di desiderio. Tutti i piaceri derivanti dai sensi hanno breve durata, tuttavia la maggior parte delle persone ama soddisfarli. Il sentiero trascendentale, shreyomârga, è assai più grande di quello dei sensi, in quanto conferisce la beatitudine eterna.

Quando si compie un’azione, essa viene santificata se viene offerta a Dio, perché diventa un’azione priva di desiderio (anapekshâ). Ogni atto di vera devozione diventa libero dalla macchia del desiderio.

La seconda qualità è shuchi, la purezza. Ci dev’essere purezza all’interno come all’esterno. A Dio interessa solo la purezza interiore, quella della mente (chittashuddi).

Fede e servizio

La terza qualità è daksha. Questo termine indica le qualità di tenacia e fermezza del vero devoto in ogni circostanza. Con la mente saldamente ancorata al Signore, egli dovrebbe impegnarsi nel servizio altruistico, privo di aspettative e compiere azioni con animo distaccato. Solo un tale devoto è degno dell’amore divino. Egli deve essere indifferente al piacere e al dolore, al profitto e alla perdita ed a ciò che accade in questo mondo temporale.

La quarta qualità e udâsînah, cioè il distacco dagli accadimenti esterni. La quinta è la libertà dal senso di “io” e di “mio”. Si dovrebbe, cioè, sbarazzarsi dell’idea di essere “colui che agisce” e “colui che possiede”, lasciando tutto a Dio.

Oggi, per realizzare Dio, si praticano gli esercizi spirituali in maniera ostentata; non ce n’è bisogno. La stessa nascita umana è un segno di Divinità. È essenziale, invece, riconoscere la Divinità interiore e vivere di conseguenza.

Dov’è Dio? Non è nei templi, nei luoghi di culto o in altri posti. Egli vive in tutti i cuori. Per esprimere la Divinità interiore, occorre vedere il Divino in tutti e servire tutti con tale spirito.

L’Adorazione dei Calzari Santificati

Oggi si celebra il culto dei sandali santificati (paduka) dal tocco dei Piedi del Signore, che risale a tempi antichi.

Già durante il Krita Yuga, l’Età dell’oro, c’era l’usanza, fra i saggi, di rendere culto ai calzari santificati, sperimentando in tal modo la beatitudine divina che si divideva poi con gli altri. Adorando i Piedi del Signore, essi raggiungevano lo scopo della loro penitenza.Nel culto di Dakshinâmûrti (1), è di considerevole importanza l’adorazione dei sandali del Signore quale Maestro (Guru).

Anche Shankarâchârya dichiarò l’importanza essenziale di questa forma di culto. In un celebre inno, egli lodò il Signore in molti modi e disse di prendere rifugio nei Piedi del Signore (Shambhu).

Egli tuttavia dichiarò che i Piedi di Shiva erano racchiusi nel suo cuore, non altrove.La gloria dei Piedi del Signore viene evidenziata in un significativo aneddoto del Râmâyana. Râma era partito per la foresta, quando Bharata Lo raggiunse pregandoLo di ritornare ad Ayodhyâ.

Râma era deciso a non ritornare. Il saggio Vashishta notò la pari determinazione dei due fratelli e disse a Bharata: “Râma è venuto nella foresta per ubbidire alla parola del padre; non è giusto che tu Gli chieda di cambiare idea. Portiamo i Suoi sandali ad Ayodhyâ: essi regneranno sulla città”.

Vashishta diede questo saggio consiglio e persuase Bharata a collocare sul trono di Ayodhyâ i calzari di Râma.

Questi episodi dimostrano l’antichità di tale culto, la cui sacralità fu divulgata da Bharata come parte del suo messaggio spirituale all’umanità.

Gli Indiani hanno quasi dimenticato quest’antica pratica. In passato, era abitudine dei discepoli portare con sé i sandali del guru, dopo aver terminato la loro formazione nell’ashram, per poterli adorare nelle loro case.

Ma anche questo tipo di adorazione è esteriore. La vera devozione richiede che poniate i sandali di Dio nel vostro cuore.Ciò significa che, dopo aver cominciato con una forma di culto esteriore, dovreste, a tempo debito, trasformarla in un esercizio interiore.

Azione, Devozione e Saggezza

Tutte queste cose fanno parte della via dell’azione (Karma mârga). Cominciando con il sentiero dell’azione e avanzando per quello della devozione (bhakti mârga), si dovrebbe infine ottenere la Liberazione (Kaivalya) tramite il sentiero della Saggezza (Jñâna mârga).

Affermano le Scritture: “Soltanto la Saggezza porta alla Liberazione” (Jñânath eva thu Kaivalyam).

Non si dovrebbe trascorrere la vita occupandosi solo dei doveri terreni. Si dovrebbe piuttosto progredire, passo dopo passo, nella vita spirituale.

I tre gradini nella Realizzazione del Sé sono: Azione (Karma), Devozione (Bhakti) e Saggezza (Jñâna).

Subramania Chettiar si è impegnato a lungo in queste pratiche devozionali. Considerando la sua età, si può comprendere come non sia più adatto a compiere lunghi spostamenti. Tuttavia, per la sua intensa devozione e salda fede in Swami, è stato capace di portare avanti il suo compito. La grazia divina gli ha dato un’abbondante energia.

Per quanto riguarda il culto dei sandali sacri, non preoccupatevi di ciò che pensano gli altri. Tutti dovrebbero intraprendere questa sacra attività per accostarsi a Dio.Per avvicinarvi al Divino, dovete impegnarvi in attività che Gli piacciano.

Le massime più importanti della cultura indiana sono: “Di’ la Verità e segui la Rettitudine”. Se aderite a queste due massime, tutte le vostre azioni saranno consacrate.

I Quattro Fini dell’Esistenza Umana

Delle quattro mete della vita umana, prescritte dalle Scritture, la prima è Dharma (rettitudine), che, nel corpo, è paragonabile ai piedi. Tutto il corpo si regge sui piedi. Artha, il benessere, poggia dunque su Dharma; ciò significa che esso deve essere conseguito con mezzi onesti.

La terza meta è Kâma, il desiderio. Per avere ciò che si desidera è necessaria la forza delle braccia (bhuja balam). Sia Kâma che Artha devono basarsi su Dharma. Moksha (liberazione) è il culmine di una vita fondata sulla rettitudine.La gente d’oggi ha dimenticato la Rettitudine e la Liberazione e cerca solo il benessere e il soddisfacimento dei desideri legati ai sensi.

Per realizzare il fine della vita umana dovete fare affidamento sui piedi, cioè Dharma e sulla testa, cioè Moksha (liberazione).

Questo è il significato simbolico della Persona Cosmica di cui si parla nei Veda. Il viso della Persona Cosmica simboleggia il Principio Brahmico ed i piedi rappresentano il Dharma. Basandosi quindi sulla Rettitudine, si dovrebbe conseguire la prosperità e sviluppare poi il desiderio per la Liberazione.

La gente dovrebbe cercare il Divino in ogni modo possibile. Quindi l’adorazione dei sandali sacri (paduka) non dovrebbe essere ridotta ad un puro rituale meccanico, ma bisognerebbe considerarla un mezzo per offrire devozione con tutto il cuore.

Come Si Recita il Mantra

Ad esempio, quando il pandit ha recitato il mantra, probabilmente tutti ne sono rimasti intimamente commossi. Il nostro pandit ha pronunciato le parole con estrema chiarezza.

Non fraintendeteMi quando affermo che in Tamilnadu, nel Kerala e perfino nel nord dell’India non si pronuncia il sanscrito correttamente. Questa mattina, il pandit ha invece pronunciato tutte le parole assai chiaramente: ogni sillaba andava dritta al cuore. Anche i suoi assistenti lo hanno accompagnato degnamente. Il Governatore Burugula Râmakrishna Rao ha portato un gruppo di persone a Badrinath. Il sacerdote del tempio era un Nambudiri ed un erudito in sanscrito, ma quando ha cominciato a recitare i mantra, Râmakrishna Rao si è tappato le orecchie esclamando: “O pandit, non massacrare così il nostro sanscrito!”

Infatti il pandit pronunciava: “Jânthâgâram bhujaga jayanam badmanâbham… (risate), invece di: Shântâkâram bhujagasayanam padmanâbham!…Che umiliazione per il sanscrito!

È lodevole che un pandit del Tamilnadu pronunci i mantra sanscriti più chiaramente e correttamente dei pandit dell’Andra.

È merito di simili pandit se il fardello di Subramania Chettiar si è alleggerito.

Un Esperienza di Beatitudine

Lo spettacolo cui avete assistito stamane è stata davvero un’esperienza di beatitudine per tutti: sembrava che tutti si trovassero nel Vaikuntha (la dimora di Vishnu) o nello Svarga (la dimora di Indra)!

Non è stata affatto una cerimonia meccanica: ognuno ha eseguito l’adorazione dei piedi in silenzio e con il cuore. Il pandit ha recitato i mantra con molta chiarezza ed ha spiegato il significato di ogni singolo termine in modo davvero intelligibile, fatto piuttosto raro.

Per molto tempo, questo è stato un problema in India: pochissimi hanno a cuore il benessere altrui, anche se la gente continua a lavorare professando che il “dovere” è Dio. Non è questo il caso del pandit che stamane ha eseguito la cerimonia. Dobbiamo ringraziare simili pandit se ci sono ancora devoti che praticano i rituali con sincerità.

Il dottor Gadhia e Swami

Ora, permetteteMi di dirvi una parola sul dottor Gadhia. Sapete già delle cose su di lui. Suo nonno, Kaka Dixit, era a Shirdi.

Egli non lo ha conosciuto, ma Io sì! Il figlio di Kaka Dixit è venuto da Swami ed è rimasto per trent’anni a Brindavan. (Applausi). Egli ha mostrato a Swami il diario di Kaka Dixit, in cui sono annotate alcune parole che Shirdi Baba gli aveva detto: “Figlio, tu sarai ancora vicino a Baba. Qualunque difficoltà ti si presenti, non perdere mai la fede!” Poi Gadhia è venuto da Baba. Io l’ho mandato a Manipal per studiare medicina. Finiti gli studi, egli ha raggiunto Bangalore. Gli ho detto allora che non c’era motivo che vi rimanesse e l’ho mandato a Londra.

In questo modo Gadhia ed i suoi avi sono stati in rapporto con Swami! Molti devoti sono legati a Swami da parecchie vite. Senza questi rapporti avvenuti nel passato, non sarebbe stato possibile per tutti voi venire qui ora.

Voi non siete consapevoli di ciò, ma Io so tutto. Questi sacri vincoli durano da molte vite.

I Legami Con Swami

Pertanto, molti di voi hanno contatti con il Principio Divino da tempi immemorabili. Questo legame è ininterrotto, eterno ed indefinito.

Non dovreste mai spezzare questi sacri vincoli. Tutti dovrebbero ritornare da dove sono venuti. Si afferma nel Bhâgavatam: “È naturale che ogni creatura ritorni alla sorgente da cui e provenuta”.

Siete venuti dallo Spirito e ad Esso farete ritorno. Finché non avrete raggiunto lo scopo, non dovete sottovalutare il sacro viaggio della vita. La gente dimentica la via da cui è venuta e ne cerca di nuove.

Molti Mi chiedono: “Swami, puoi indicarmi una via?” Io rispondo: “Non c’è bisogno che vi indichi una via: ritornate al luogo da cui siete venuti”. Da dove siete venuti? Non da vostra madre, né da alcun luogo particolare. Il corpo viene dalla madre, ma lo Spirito ha origine dallo Spirito. Voi non siete il corpo, i sensi, la mente: siete unicamente puro Spirito. Siete i figli dell’Immortalità (Amritaputra).

Perché, allora, cercate la non-verità (anrita)?

Qual è la via che conduce all’Immortalità? È rimuovere l’immoralità. (Applausi).

Eliminando le caratteristiche negative, quali attaccamento, odio ed invidia, realizzerete l’Immortalità.
Sono queste qualità negative ad allontanarvi da Dio. Eliminandole, Dio si avvicinerà a voi.

“Il Signore è con voi”

Sviluppate quindi le qualità positive come la verità, la rettitudine, la giustizia e la moralità. Con un processo di autoanalisi potrete liberarvi di qualità animalesche quale l’ira. Per quanto tempo ancora volete restare schiavi del ciclo della rinascita, nascendo e morendo senza realizzare il fine dell’esistenza umana? I vari culti, i riti o le penitenze hanno l’unico scopo di farvi realizzare ciò.

Con l’attuale nascita, vi siete assicurati un dono di inestimabile valore. Non sprecatelo! Usate ogni istante per uno scopo degno. I devoti desiderano realizzare il divino adorando i Piedi di loto del Signore ed offrendo la propria adorazione ai sandali. Raggiungete la ferma convinzione, che, se custodite i Piedi in voi, avrete sempre Dio vicino. (Applausi).

Quando entrate nel mandir, vi togliete le scarpe. Ma i Piedi del Signore sono presenti ovunque si tengano i Suoi sandali. Tenete in mente questa sacra idea. Vivete nella convinzione che il Divino è onnipresente. Siate puri nel pensiero, nelle parole e nelle azioni: questo è il modo per ottenere la Saggezza Divina (Jñânashuddhi).Grazie a molte vite in cui vi siete guadagnati dei meriti, avete ottenuto questa sacra occasione.

Fra i milioni di persone che vivono in India, quanti hanno avuto questa opportunità? Molti di coloro che desiderano recarsi qui non ci sono riusciti per un motivo o per l’altro.

Fate il miglior uso di tale rara e sacra opportunità!Il dottor Gadhia ha osservato che, prima del 1998, accadranno probabilmente numerosi ed importanti eventi. (Applausi). (Gadhia ha invitato Baba a Birmingham, nel 1998, per una grande cerimonia paduka). In conformità a questo desiderio, Subramania Chettiar dovrebbe essere benedetto da una salute ed una forza indispensabili.

Egli ha la volontà di sobbarcarsi qualunque onere, ma è fisicamente debole. La fede e la determinazione gli daranno la forza che gli serve. Anche il nostro Shastri (che ha officiato la funzione nel Nilayam) dovrebbe prendere una decisione: diffondere il messaggio dell’adorazione dei sandali sacri ad un numero sempre maggiore di persone, fugando le tenebre dell’ignoranza.

Chiunque porti avanti la missione divina, senza lasciarsi toccare dal successo o dall’insuccesso, dalla gioia o dal dolore, riceverà la grazia divina. Krishna dichiarò che tali devoti sono a Lui cari. Essi sviluppano distacco verso tutti i fatti materiali ed indifferenza agli eventi del mondo fenomenico. Non sono neppure sfiorati da lode o biasimo, piacere o dolore.Un’altra qualità che il devoto dovrebbe avere è il non attaccarsi ai frutti delle proprie azioni.

È necessario eliminare il sentimento di “io” e di “mio”, perché tutto appartiene al Divino. Impegnatevi in buone azioni e sperimenterete il Divino.(Swami ha poi onorato il pandit con un braccialetto d’oro e lo stesso ha fatto con Subramania Chettiar. Il pubblico presente ha applaudito con entusiasmo.

Swami ha poi regalato degli scialli agli altri pandit che avevano partecipato alla funzione).Il memorabile Discorso è terminato con il bhajan: Bhajana binâ sukha shanti nahi e l’offerta dell’ârati a Swami.

Prashanti Nilayam, 3 Ottobre 1996,Mandir, Sai Kulvant mandap.

(Trad. da Sanathana Sarathi, n.11/1996)