27 Luglio 1996 – La Pace è possibile solo attraverso l’Amore

27 Luglio 1996

Discorso Divino di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

La Pace è possibile solo attraverso l’Amore

“La Felicità Suprema si raggiunge soltanto nell’Amore Supremo.
L’Amore vi dona le virtù della Verità, dello Spirito di Sacrificio, della Pace e della Tolleranza.
Senza Amore non può esserci benessere.
Ascoltate questo, o coraggiosi figli di Bhârat!”

L’Amore dà splendore alla vita

Studenti!
In questo mondo, non c’è nessuno che non conosca la parola Amore. L’universo intero è contenuto nell’Amore. Solamente l’Amore eguaglia l’Amore. Non c’è linguaggio che possa descrivere l’Amore; per quanto si tenti, le parole non possono esprimerLo. L’Amore è al di là della mente e della parola come Brahman. I Veda dichiarano:

“Le parole e la mente cadono nella futilità senza comprendere Brahman.”

Anche il Saggio Nârada definì l’Amore come “ciò che non può essere descritto a parole”. Per un comune mortale, indirizzare la vita terrena per comprendere questo principio trascendente dell’Amore, che è oltre la mente e la parola, non è facile.

Conoscete l’Amore tramite l’Amore

L’Amore vero è solamente di Dio; è come la bussola il cui ago punta sempre verso il Nord dovunque la poniate. In modo simile, il principio dell’Amore vero ed eterno scorre sempre verso Dio in qualunque circostanza. Come l’olio fa rilucere la lanterna, l’Amore dà luminosità alla vita. La gente di questo mondo considera l’amore terreno come amore vero, ma esso non lo è, non può essere chiamato Amore.
L’amore tra genitori e figli, tra moglie e marito, non è nient’altro che (anurâga) attaccamento; non è Amore vero. In effetti, l’amore terreno è solamente attaccamento fisico, non riguarda il Sé. Si può definire una sorta di illusione. Le persone amano il corpo fisico, la posizione e il potere; quanto durano questi? Dato che sono tutti temporanei e transitori, anche l’amore verso di essi è temporaneo. In realtà, non lo si può chiamare amore, ma, sfortunatamente, l’uomo spreca la vita considerandolo amore vero. L’Amore vero è altamente sacro, altruistico, privo di ego e pieno di beatitudine. Tale Amore divino e sublime si può comprendere soltanto tramite l’Amore. Ricordare, pensare e meditare sulle relazioni terrene e fisiche non costituisce Amore; tutte queste relazioni vengono e vanno. L’Amore vero ed eterno sboccia nel cuore, è onnipervadente e sempre presente: non è qualcosa che spunti da qualche parte. Perché allora l’uomo è incapace di trovare nel suo cuore questo principio dell’Amore sempre in espansione? Oggi, il cuore dell’uomo è diventato arido, sporco e inquinato. Qual è la causa di questo? La ragione è che egli lo ha colmato di sentimenti frivoli e terreni, per cui non ha più spazio per l’Amore vero ed eterno. Prima di tutto, bisogna liberarsi di tutto ciò che è temporaneo e inerente al mondo. Allora soltanto l’Amore vero sboccerà nel cuore e si espanderà. Questo è ciò che si dovrebbe conoscere oggi. L’amore dell’uomo cambia continuamente: nell’infanzia, egli considera il grembo di sua madre come il paradiso stesso, poi, crescendo e acquisendo l’educazione terrena, dimentica persino l’amore che ella nutre per lui, dà importanza massima all’istruzione e si concentra completamente su di essa. Dopo aver incontrato molti tipi di difficoltà e problemi, riesce a completare il periodo scolastico e ottiene un lavoro. Quando si sposa e diventa capofamiglia, sposta allora l’attenzione dall’istruzione alla vita di famiglia, genera dei figli e il suo scopo cambia di nuovo: ora l’impegno è nell’accumulare ricchezza. La ricchezza diventa, a quel punto, la sua meta, il che comporta dover affrontare molte difficoltà, perdite, delusioni e disgusto della vita: comincia, allora, a implorare Dio. In questo  modo, la sua attenzione passa da una cosa all’altra per tutta la vita; come si può definire amore vero un sentimento così effimero? Non è certamente infinito, eterno e immutabile Amore Atmico.
L’Amore Divino non cambia, mentre quello terreno è sempre mutevole e pieno di illusione; se questa persiste, l’Essere Supremo non si potrà mai sperimentare. Potete raggiungere l’Amore vero ed eterno solamente mantenendo il cuore stabile e sacro.

“Tutto ciò che si vede è destinato a perire.”

La totalità di ciò che l’occhio percepisce è destinato a scomparire prima o poi, e tutto ciò che muore e scompare non può essere chiamato Verità. L’Amore vero è quello che non scompare, che è presente nell’interiorità e ne purifica i sentimenti più intimi, che dà soltanto e non riceve. Si può trovare nel mondo qualcuno che dia sempre? Neppure un padre è pronto a dare i suoi averi al figlio; come potete quindi aspettarvi che la gente divida quello che ha con gli altri? Dio solamente ha questa capacità di dare; tale Amore incondizionato è associato solamente alla Divinità. In effetti, questo Amore Divino sgorga da ogni cuore e sommerge tutto l’essere, dalla testa ai piedi. L’essere umano può sperimentarlo in ogni cellula, in ogni atomo del corpo, ma, sfortunatamente, ha il cuore inquinato e non sente la corrente d’amore che ne scaturisce. Egli è impegnato continuamente a rincorrere e soddisfare i desideri fisici e terreni; è quindi necessario che se ne liberi. Neppure il mondo accetta una persona priva d’amore. Un cuore senza amore non è migliore di un corpo senza vita. L’Amore è vita, l’Amore è Dio e l’uomo deve riconoscere per prima cosa il Principio dell’Amore.

Le pratiche spirituali purificano il cuore

Dovete imprimere nel cuore gli insegnamenti che udite o leggete. Una volta, un guru chiamò i discepoli: “Miei cari, vi affido un dolce ciascuno; state attenti che non venga rovinato dalla formiche, dalle mosche, dai moscerini, dai gatti o dai topi.” I più cercarono di preservare il dolce in ogni modo. Uno soltanto lo mangiò, lo digerì e ne trasse forza. Qual è l’intimo significato di ciò? Che si custodiscano gli Insegnamenti Divini nei libri non è sufficiente: bisogna permeare il cuore di quegli ammaestramenti dolci come il nettare, digerirli e tradurli in azioni. Soltanto allora si può derivarne forza e felicità. Voi dovreste conservare gelosamente nel cuore tutti gli insegnamenti sacri che udite, leggete e comprendete. Qualunque cosa custodiate nel cuore dovete metterla in pratica nella vita; solamente così raggiungerete il compimento. Mangiare non basta; bisogna digerire ciò che si mangia. In modo simile, ascoltare e leggere non basta: bisogna mettere in pratica e sperimentare nella vita quotidiana. Le gopî pregavano costantemente Krishna:

“O Krishna! Suona il Tuo dolce flauto e spargi i semi dell’Amore nel deserto dei cuori che ne sono privi.
Fa’ che la pioggia dell’Amore cada sulla terrae faccia scorrere i fiumi dell’Amore.”

Per colpa della mancanza d’amore, il cuore dell’uomo è diventato arido come un deserto.

“L’acqua della pioggia viene assorbita dalla sabbia, ma diventa dolce se cade sull’argilla.
Tuttavia, quando cade in un’ostrica diventa una perla e brilla luminosa.
Similmente, la devozione brilla in una persona in base al merito.”

Che si tratti della via del mondo, di quella scientifica o spirituale, si ottiene il risultato desiderato solamente quando il cuore è puro. Tutte le pratiche spirituali puntano alla purificazione del cuore e tutti devono impegnarsi a incarnare questo sacro principio dell’Amore. L’amore non caratterizza la natura; è al di là di essa. L’amore non è contenuto nella natura, la contiene, e, similmente, non è contenuto nell’universo: è l’universo a esser contenuto nell’amore. Che cosa denota il fatto che Io tenga questo fazzoletto nella mano? Significa che la mano è più grande del fazzoletto. Se voi diceste che l’Amore è contenuto nell’universo, significherebbe che l’universo è più grande dell’Amore, mentre, in realtà, non è così. La realtà è che l’amore è più grande dell’universo, non è subalterno a questo mondo visibile. Il mondo stesso è sotto il controllo dell’Amore. La creazione, il sostentamento e la dissoluzione, il tempo, la causa e l’effetto sono tutti contenuti nell’Amore. Al di fuori dell’Amore, in questo mondo, tutto è fisico ed effimero. Quanto durerà questo corpo? Questo corpo è temporaneo e anche l’amore relativo a esso è momentaneo e passeggero. Solamente il Principio dell’Âtma, Brahma o H©daya è vero ed eterno. Riconoscere questo Principio vero ed eterno dell’Amore è dovere primario dell’uomo.

L’Amore puro non è altro che l’Âtma

Oggi il mondo sembra una persona malata di un’affezione incurabile. Dovunque guardiate, trovate irrequietezza e agitazione e, dovunque andiate, trovate ingiustizia, tradimento, disonestà e pratiche empie. Tutto questo è contrario al Principio dell’Amore. Soltanto l’Amore è vero, permanente, onnipervadente e dispensatore di beatitudine verso tutti. Quindi sperimentare la Beatitudine Eterna è possibile solamente tramite l’Amore. L’Amore è il principio che unifica il corpo, la mente e lo spirito. L’amore terreno è relativo al corpo, alla mente, e, in qualche misura, all’intelletto, ma l’Amore Atmico li trascende tutti e tre. Che cos’è l’Âtma? Esso non ha forma e si manifesta in forma di Beatitudine. In effetti, l’Amore sacro, puro, altruistico, privo di attributi, di ego e di forma non è altro che l’Âtma. Un Amore simile si può solamente sperimentare. Prendete lo zucchero: qual è la sua forma? Sembra sabbia bianca, ma se chiedete quale sia la forma della sua dolcezza, nessuno può dare una risposta adatta. La dolcezza non ha forma; la si può solamente sperimentare tramite il gusto. Noi sperimentiamo l’amore in molti modi nel mondo; in questo amore terreno, tuttavia, c’è immanente anche l’Amore vero ed eterno. Ciò che è temporaneo svanirà presto; ciò che è eterno è la Realtà innata. Voi dovete indagare su questo Principio dell’Amore in molti modi. L’Amore vero si riferisce al Sé, mentre quello terreno si indirizza al corpo, alla mente e all’intelletto. A causa dell’unione e della separazione, questo amore legato al mondo provoca felicità e sofferenza; anche se è amore per Dio, esso causa sofferenza quando ci si sente separati da Lui. Se maturate l’Amore Atmico, non soffrirete neppure nella separazione.

Ottenete la Pace tramite l’Amore

Ci sono quattro tipi d’amore: Svârtha Prema, Samañjasa Prema, Parârtha Prema e Yathârtha Prema. Svârtha Prema può essere paragonato a una lampadina in una stanza: la sua luce è limitata a quella stanza; essa non può illuminare all’esterno. Samañjasa Prema si può paragonare al chiarore della luna che è presente dovunque ma non è molto splendente. Parârtha Prema è come la luce del sole: molto brillante ma non permanente, perché, dopo il tramonto, il sole non si vede e si pensa che non ci sia. In realtà, il sole non sorge né tramonta. Allo stesso modo, dire che Dio si incarna solo quando il Dharma scompare dalla faccia della terra è sbagliato: il Dharma non scompare mai.

“O Arjuna! Allorquando ci sia un declino del Dharma
e l’adharma prenda forza
Io Mi incarno sulla Terra.”

Qui “declino del Dharma” non indica la sua scomparsa, ma una diminuzione della sua osservanza. Qual è il significato di “glânir bhavati”? L’espressione indica che il Dharma non è visibile, ma non che smette di esistere. Al tramonto, noi pensiamo che il sole non ci sia, ma la realtà è che non è visibile a noi; è visibile in un’altra parte del mondo. Similmente accade che la gente pensi che il Dharma non esista più quando diventa invisibile. Il quarto tipo di Prema è lo Yathârtha Prema che è presente dentro e fuori da ogni luogo, in tutti i tempi e in tutte le circostanze. È questo che i Veda descrivono come “quel Dio onnipervadente è presente dentro e fuori”. Esso illumina egualmente il mondo interiore e quello esteriore. Questo Amore Atmico non viene e non va, non cresce e non diminuisce. Esso non perisce mai: è eterno. Voi dovreste cercare di sperimentare questo Amore che non occorre andare a cercare, che non si riceve come un dono dagli altri né si compra in alcun luogo. Esso è assolutamente presente in voi e dappertutto ed è descritto come:

“Con mani, piedi, occhi, teste, bocche e orecchie che pervadono ogni cosa,
Egli permea l’universo intero.”

Quando sperimenterete questo Principio dell’Amore eterno e immortale, conoscerete la pace a tutti e tre i livelli, fisico, mentale e spirituale. La Pace si può raggiungere solamente tramite l’Amore.
C’è una preghiera che recita: “Il Signore Vishnu, che ha un loto che emerge dall’ombelico, riposa serenamente su Âdishesha……” Qual è il suo significato profondo? Il Signore, nonostante sia disteso su un serpente che ha mille teste, è sempre sereno; come può rimanere in questo stato di pace? Egli può sperimentare la Pace perché ha sottomesso il serpente dalle mille teste, ma l’uomo di oggi si è messo il serpente dei desideri terreni sulla testa; ecco perché ha sempre paura. Quindi è essenziale tenere sotto controllo i desideri e le tendenze materialistiche. Dove risiede il Signore Nârâyana? Egli risiede nel cuore di ognuno, per cui nel cuore non dovrebbe esserci spazio per i desideri. Allora che cos’è che alberga i desideri? È la mente. È la mente che si diletta di ogni tipo di malestro, quindi, in primo luogo, volgetela verso il cuore. Come si può fare? Si può fare solamente tramite l’amore, non c’è altro modo; tutte le altre vie si dimostreranno inutili di fronte agli inganni della mente. Essa sembra essere onnipervadente ed è per questo che i Veda dicono: “La mente è la base del mondo intero.” La mente è subordinata al mondo che è a sua volta subalterno all’Amore; se seguite il maestro, cioè la via dell’amore, potete conquistare tutto il mondo.

Le relazioni terrene sono soltanto dei legami

Sugrîva escogitò molti piani per conquistare Vâli. Il suo ministro Hanuman non era uno qualunque; aveva un’intelligenza notevole che usò tutta nel cercare come sconfiggere Vâli. Egli comprese che era necessario fare amicizia con qualcuno più potente di Vâli. Essere amici di persone meno potenti di lui non serviva ed è per questo che Sugrîva sottopose Râma a un esame per sapere se fosse più potente di Vâli. Visto poi che Rama dette prova di essere molto più potente di Vâli, fece subito amicizia con Lui credendo di poter sconfiggere Vâli con il Suo aiuto. Una volta, Râvana andò da Vâli per sfidarlo a duello, ma questi stava recitando le preghiere dell’alba e del tramonto e, affinché le sue preghiere non fossero disturbate, si mise Râvana sotto il braccio e continuò la sua recitazione. Il potere di Vâli era tale da poter tenere sotto l’ascella il possente Râvana e sottomettere il suo ego. Vibhîshana sopportò moltissime sofferenze e difficoltà per amore di Râma; era l’amore per Râma a concedergli grande forza. Durante la guerra tra Râma e Râvana, Râma e Lakshmana uccisero la maggior parte dei demoni (râkshasa) guerrieri, incluso Kumbhakarna e i valorosi figli di Râvana. Quando pensarono che rimanesse solamente Râvana da sconfiggere, un demone possente entrò nel campo di battaglia, al che Vibhîshana disse a Râma: “Se puoi sottomettere lui, puoi conquistare Lankâ facilmente; egli è molto più potente di Râvana stesso.” Râma ingaggiò una battaglia lunga e feroce con il demone senza poterlo sconfiggere. Egli era stanco e Vibhîshana, essendosene accorto, lo esortò da dietro: “Râma, questo non è il momento di rilassarsi; se porti la cosa per le lunghe, ti sarà impossibile sconfiggerlo. Ti dico questo per l’amore che Ti porto.” Incitato da quel consiglio, Râma continuò la battaglia e uccise infine il demone. Quando il possente râkshasa cadde a terra, Vibhîshana svenne. Dopo un po’ si rialzò, prese a cantare il Nome di Râma e rammaricandosi disse: “Swami, questa è una mia debolezza, mi vergogno. Avendo colmato il mio cuore d’amore per Te, non avrei dovuto mostrare questa debolezza.” Rama gli chiese: “Perché sei svenuto? Per quale ragione?” Vibhîshana rispose: “Swami, quel guerriero possente era mio figlio; è stato a causa del dolore provocato dall’attaccamento fisico che ho mostrato questa debolezza.”
Come vedete, Vibhîshana era pronto a sacrificare la vita del suo stesso figlio per la vittoria di Râma. Egli, quindi, gli chiese: “Perché hai fatto questo? Non è un errore da parte tua? Avresti dovuto dirMi subito che era tuo figlio.” Vibhîshana rispose: “Swami, chiunque fosse, era venuto a muoverTi guerra e, in guerra, dare importanza a relazioni fisiche e attaccamenti non ha senso.”

“Le relazioni con madre, padre, fratelli, sorelle e amici non sono reali.
Anche la casa e le ricchezze sono illusorie.
Quindi, attenzione, attenzione!”

Si tiene conto delle relazioni fisiche in guerra? Se uno qualunque dei nostri parenti viene per ucciderci, dobbiamo trattarlo come un nemico e non come un parente. Se il padre, la madre, gli amici o i parenti, quali che siano, sono contro Dio, non dobbiamo avere relazioni con loro. Io mi sono affidato a Te e sono un Tuo servitore, per cui devo impegnarmi per la Tua vittoria. Tutte le relazioni terrene sono effimere come bolle nell’acqua; sono destinate a finire in un istante. Solamente il Tuo Amore è vero ed eterno.” Con un amore così profondo per Râma, Vibhîshana si impegnò moltissimo per la Sua vittoria. Tra voi e Dio, dovrebbe esserci un legame indissolubile d’amore. Qualunque valore diate alle relazioni terrene, esse sono solamente dei legami. Le relazioni tamasiche sono come catene di ferro, quelle rajasiche come catene di rame e quelle satviche come catene d’oro; che sia di ferro, di rame o d’oro, una catena è comunque una catena che vi lega. I materiali come il ferro, il rame o l’oro possono avere un valore, ma il legame non ne ha; non deve esserci nessun legame neppure se è satvico. Bisogna aspirare solamente all’Amore di Rama che è puro e immacolato. Vibhîshana diffuse questo Principio Divino d’Amore dando esempio lui stesso; egli era l’amico satvico di Râma, mentre Sugrîva era il Suo amico rajasico e Jâmbavan quello tamasico. Vibhîshana, sebbene appartenesse al clan dei râkshasa, si abbandonò a Râma con sentimento puro e satvico. Lo splendore dell’Amore si trova solamente nei sentimenti così puri e satvici e questo Amore così sacro non si può misurare, non si può descrivere, non c’è lingua che possa esprimerlo.

“L’Amore non è qualcosa che sia caduto dal cielo o emerso dalla terra o dagli inferi:
Esso sboccia nel cuore quando l’ignoranza è distrutta.
Questo è l’insegnamento di tutti i testi sacri.”

Ottenete la gemma inestimabile dell’Amore

L’Amore non ha nascita né morte, è onnipresente e risplende nel cuore quando tutti i sentimenti terreni ne sono rimossi. Questo è l’insegnamento principale dei Veda. Descrivere questo Amore non è possibile. Nârada usava molti aggettivi per descriverlo, non potendo comunque darne un’immagine completa. Egli diceva: “Avendolo ottenuto, l’essere umano raggiunge la soddisfazione totale, il compimento, l’estasi e la beatitudine.” L’Amore è una gemma senza prezzo; nessuno può stimarne il valore. Mîrâ cantava: “Io ho trovato il gioiello del Nome Divino.” Dove potete trovare questa gemma inestimabile? In quale mercato? Neppure le pietre preziose comuni vengono messe in mostra all’esterno, come avviene per il pesce al mercato. Le gemme sono conservate al sicuro in una cassaforte e mostrate solamente a coloro che possono comprarle. Dov’è reperibile questo tesoro incalcolabile dell’Amore? Non lo potete acquistare come un qualunque oggetto utile al mercato; esso si trova soltanto presso Dio che ne è l’Incarnazione. È reperibile al mercato dell’Amore e nel negozio dell’Amore. Dio ne è l’Unico Possessore, per cui soltanto da Lui si può ottenere. Voi potete stimare il valore di tutti i gioielli del mondo, ma nessuno può stimare quello della gemma dell’Amore; descrivere questo Principio glorioso, eterno, sacro e inestimabile dell’Amore è impossibile. Quindi non sottovalutatelo e non consideratelo come una cosa ordinaria con il rischio di perderlo. Una volta perduto, non lo si può più riacquistare.

“Avendo raggiunto la vicinanza di Sai, non gettate al vento questa occasione d’oro, ma fatene l’uso migliore.
Se perdete questa opportunità di servire i Piedi di Loto del Signore di Parthi, non la otterrete mai più.
Egli genera in voi la devozione, vi concede la forza e vi dona infine la Liberazione.
Non rovinatevi dando ascolto ai discorsi malvagi degli altri:
venite da Lui e ricevete il Suo Amore.”

(Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan: “Prema Mudita Manase Kaho…”)

Prashânti Nilayam, 27 luglio 1996,
Sai Kulvant Hall

(Da “Sanâtana Sârathi”, gennaio 2013)