Si può essere degli studiosi enciclopedici conoscendo a fondo i Veda, le Shâstra e i Purâna;
si può essere un grande imperatore e governare un immenso reame,
ma nessuno può eguagliare un devoto che ha rinunciato a tutto per il Signore.
Che cos’altro si può comunicare a questa assemblea di persone nobili?”
Chi nega Dio nega se stesso
Studenti!
Sin dai tempi antichi, molti si sono impegnati per raggiungere Dio mettendo in atto quattro tipi di adorazione (ârâdhana) come prescritto dalla cultura di Bhârat: satyavati ârâdhana, angavati ârâdhana, anyavati ârâdhana e nidânavati ârâdhana.
I vari modi di adorare Dio
Il primo è il satyavati ârâdhana, in cui il devoto adora Dio con fede nella Sua immanenza in ogni particella dell’universo come il burro è presente in ogni goccia di latte. Come l’olio nel sesamo e il fuoco nel legno, Dio pervade tutta la creazione manifesta; il devoto adora Dio con la consapevolezza che il Signore Vishnu pervade il mondo intero e sa con certezza che il mondo è l’effetto e Dio la causa. Un’altra via sottile è chiamata angavati ârâdhana. Coloro che la seguono considerano i cinque elementi, cioè l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua e la terra, come manifestazioni di Dio e li adorano. Questi cinque elementi sono rappresentati nel corpo umano come udito, tatto, vista, gusto e olfatto. Anche oggi, la gente adora l’acqua come Gangâ Mâtâ (Madre Gange), l’aria come Vâyu Deva e la pioggia come Varuna Deva; i Bhâratîya adorano in tal modo i cinque elementi secondo la loro cultura antica. Questo è angavati ârâdhana. La terza via è l’anyavati ârâdhana. Le persone che percorrono questa via ascrivono a Dio forme e nomi vari con attributi specifici come Kodandapâni (Colui che brandisce l’arco Kodanda) simboleggiante Râma, e Gangâdharin (Colui che sfoggia il Gange fra i capelli ricciuti) indicante Îshvara. Similmente, Vishnu è Colui che tiene nelle Sue quattro mani la conchiglia, il disco, la mazza e il loto, e Krishna porta una penna di pavone sulla testa e suona il divino flauto. Allo stesso modo, Sarasvatî è considerata Vînâ pâni (Colei che ha la vînâ in mano). I nostri antichi adoravano così Dio attribuendoGli simboli vari. Una è la forma e l’altro è il nome; essi adoravano Dio attribuendoGli un nome e una forma specifici. Solamente quando realizzate l’unità del Nome e della Forma potrete sperimentare la Divinità.
(Swami materializza una scatola di fiammiferi).
Questa è una scatola di fiammiferi. Lo stesso potere è presente nella scatola come nel fiammifero; una indica la forma e l’altro il nome. Come il fuoco scaturisce quando si strofina un fiammifero sulla scatola, il fuoco della saggezza si manifesta quando il nome e la forma si combinano. Lo stesso potere è presente nel nome e nella forma; il nome indica la forma e la forma ricorda il nome. In ambedue è presente lo stesso principio di Unità e Divinità; quando il nome e la forma si uniscono, si manifesta il Principio Divino. Fin dai tempi vedici, i Bhâratîya seguono questo principio e sperimentano la Divinità; essi hanno avuto fede totale nell’unità del nome e della forma, e hanno creduto che non ci fosse nel mondo alcun oggetto o nome che non fosse divino. C’è forse un nome che non sia legato a una forma? Prendete, ad esempio, il Nome “Dio”: da dove viene questo Nome? Se non c’è alcun Dio, come è nato questo Nome? Alcuni lo contestano, e citano il nome gagana pushpam (il fiore del cielo), dicendo: “C’è un fiore in cielo? Se gagana pushpam non esiste, come può esserci una parola come questa?” Ma essi sbagliano completamente: gagana pushpam non è una parola singola; è la combinazione di due parole, “gagana” e “pushpam” (cielo e fiore), ma Dio è una parola singola. Senza l’esistenza di Dio, questa parola non sarebbe nata. Per questo, fin dall’antichità, la gente ha creduto che ci sia un’inseparabile relazione tra il nome e la forma; nessuno può negare questa verità. Il quarto tipo di adorazione è il nidânavati. Coloro che seguono questa disciplina spirituale percorrono nove forme di devozione: l’ascolto delle storie e della gloria di Dio, il canto delle Sue lodi, la contemplazione di Vishnu, il servizio offerto ai Suoi Piedi di Loto, l’atteggiamento di profondo rispetto verso tutte le forme di vita, l’adorazione rituale, l’atteggiamento di servo dedito e fedele verso Dio, il sentimento di amicizia verso di Lui e l’affidamento totale di sé. Con queste nove forme di devozione, la gente meditava su Dio e otteneva lo scopo della vita.
Con il potere dell’adorazione, si può raggiungere lo scopo della vita. Nessuno dovrebbe mai dimenticarlo, né deviare dal cammino prescelto raggiungendo così la devozione unidirezionale. A quei tempi, gli aspiranti raggiunsero la Divinità seguendo la via prescritta dai Veda. A causa dell’influenza del tempo, dei luoghi e delle circostanze, i giovani moderni trascurano queste attività sacre e dicono: “Come si possono considerare divini le pietre, gli alberi, i formicai e gli animali?” Questo riflette la loro mentalità ristretta. Qual è il significato dell’affermazione vedica “Dio è insito in tutti gli esseri”? Come i Veda manifestano la verità del fatto che Dio è immanente in tutta la creazione, la scienza dichiara che tutta la creazione è fatta di atomi. Non esiste niente che non sia fatto di atomi; il potere dell’atomo è presente nei formicai, nei sassi, nel terreno, negli alberi ecc. Quando gli scienziati affermano che il potere dell’atomo è presente in tutto, intendono che la Divinità è presente in tutta la creazione. È per questo che i nostri antichi diffondevano la verità secondo cui tutto è pervaso da Râma, il mondo intero è intriso di Râma. Oggi, gli scienziati moderni si vantano di aver fatto grandi progressi in campo scientifico e tecnologico, dicendo che tutto in questo mondo si basa sulla scienza, ma non si deve dimenticare che, di pari passo con la scienza, anche l’ignoranza sta crescendo; l’una insegue l’altra, proprio come l’ombra segue la realtà. Che cos’è questa scienza? L’ignoranza che si accompagna alla scienza non si riscontra in nient’altro e non si può maturare la fede in Dio se non si comprende questa contraddizione.
Abbiate una salda fede in Dio
Il ragazzo che ha parlato prima ha pregato: “Swami, concedici una fede forte e incrementala.” Una preghiera simile scaturisce dall’innocenza. La fede non è qualcosa che altri può accrescere in voi: l’avete da quando siete nati. Se diventate consapevoli di questa verità, la fede aumenterà automaticamente. Quando dite: “Ella è mia madre”, vi basate solamente sulla fede; senza fede, non potreste chiamarla madre. Allo stesso modo, se siete fermamente convinti della presenza di Dio, la fede si sviluppa da sola.
Fede in voi stessi, fede in Dio: questo è il segreto della grandezza.”
Prima di tutto dovete avere fede in voi stessi, altrimenti non potete averne in Dio. Chi nega Dio nega se stesso; chi ha fede in se stesso avrà fede in Dio. L’uomo è essenzialmente divino ed è per questo che i Veda dichiarano:
Quello è pieno, questo è pieno; quando dal pieno si attinge il pieno, ciò che rimane è ancora il pieno.”
Lo stesso Principio Divino è presente in Dio e nell’uomo. In questo mondo manifesto ci sono forme e nomi diversi.
Dio Uno ha molti nomi.”
L’Uno volle diventare i molti.”
Dio volle assumere molti nomi e forme; è per questo che l’unità sembra essere una molteplicità. I nostri antichi prescrissero la via del lavoro, dell’adorazione e della saggezza per insegnare questo principio di unità nella diversità e la gente seguì questi tre percorsi per realizzarlo. Solamente l’Uno esiste.
La Verità è Una, ma i saggi vi si riferiscono con nomi vari.”
Tutti i nomi e le forme originano dall’Uno. Prendete, ad esempio, i due numeri 1 e 9; anche un bambino vi dirà che il 9 è più grande, ma questo non è vero: l’uno è il più grande. 1+1+1+1+1+1+1+1+1 = 9. Come potreste avere il numero 9 senza l’1? Quindi, l’uno è “hero”, questo mondo è “zero”: l’eroe diventa zero se dimentica Dio. L’unità è Divinità; se dimenticate questo Uno, niente ha significato nel mondo. Questo è ciò che la cultura di Bhârat è andata diffondendo sin dai tempi antichi. Perciò, dovete aver fede in questo Principio dell’Unicità. In ogni forma che vedete, esiste solamente l’Uno e questo è Dio; per raggiungerLo, dovete seguire alcune pratiche specifiche. Con la pratica si può compiere tutto. Con la pratica continua, si diventa dei cantanti; similmente, con la contemplazione continua di Dio, sperimenterete sicuramente la Divinità. Voi dovreste essere focalizzati totalmente su Dio con concentrazione unidirezionale. Nei tempi antichi, tutti, in Bhârat, erano impegnati nella contemplazione di Dio, mentre oggi, a causa dell’influenza dell’era moderna, molti non hanno fede in Dio e considerano l’adorazione degli idoli una pratica sciocca. Il fatto che gli Indiani abbiano la convinzione che Dio è presente anche negli animali denota una sicurezza sociale che non si trova in alcun altro posto oltre Bhârat; secondo i Bhâratîya, un albero è Dio, una pietra è Dio e anche un formicaio è Dio. Uno scultore crea un idolo di Râma dalla roccia di una collina: è lo scultore ad aver dato la forma di Râma alla roccia o Râma vi era già dentro? Râma era già presente in quella roccia; lo scultore, per farLo emergere, non ha fatto altro che ripulire e cesellare la roccia. Allo stesso modo, la Divinità è presente in ogni cosa. Voi installate l’idolo di Râma nel tempio e Lo adorate considerandolo il Signore Râma Stesso. Sparsi sulla collina ci sono moltissimi sassi: li adorate forse? No. Perché? Perché non hanno la forma dell’idolo. Eppure quei pezzi di pietra sulla collina proclamano: “Tattvamasi” (Quello tu sei). L’idolo nel tempio e noi siamo la stessa cosa anche se lo scultore ci ha separati. La stessa verità si palesa nel grande aforisma vedico Aham Brahmâsmi (Io sono Brahman). A causa delle vostre illusioni e dei sentimenti orientati verso il mondo, voi pensate di essere differenti da Dio. L’errore si trova nell’individuo e non nel Potere Divino. Dio è presente dovunque guardiate. Dovreste aver fede totale nel fatto che la Divinità è onnipervadente.
Sperimentare l’unità con Dio
Una volta, il fratello maggiore di Tyâgarâja gettò nel fiume Cauvery la statuetta di Râma che Tyâgarâja adorava. La ragione della sua rabbia verso il fratello derivava dal fatto che Tyâgarâja aveva rifiutato di accettare i gioielli e gli altri doni inviati dal re di Thanjavur dicendo: “O mente! Dimmi se la felicità si trova nella ricchezza o nella vicinanza a Dio.” Quando si accorse che l’idolo di Râma mancava dall’altare, Tyâgarâja andò a cercarlo cantando: “O Râma, dove devo cercarTi? Come posso limitarTi a un luogo particolare?” Sentendosi stanco, dopo averlo cercato a lungo, andò al fiume per fare un bagno. Non appena ebbe raccolto l’acqua con le mani a coppa per fare un’offerta dicendo: “Keshavâya Namah, Mâdhavâya Namah, Govindâya Namah”, la statuetta di Râma gli cadde tra le mani. Se avete una simile incrollabile fede nel Signore, sperimenterete sempre l’unità con Lui e non penserete mai che Egli sia separato da voi. Quando un vecchio amico viene a farci visita, lo salutiamo senza formalità: “Ciao, vieni!”, mentre, a un amico nuovo, offriamo da sedere con tutta cortesia e rispetto dicendo: “Siediti, ti prego.” Voi vi rivolgete a un vecchio amico in termini confidenziali dicendo: “Ciao, come va? Che cosa ti porta da queste parti?” Similmente, se avete una salda fede nel Signore e sentite l’unità con Lui, non vi esprimerete in modo formale. Tyâgarâja considerava Râma un suo vecchio amico e Gli si rivolgeva in modo informale: “Ra ra ma intidaka” (Vieni, vieni a casa nostra!) Lo trattava in modo così intimo perché Lo considerava molto vicino al suo cuore e cantava: “Dove devo cercarTi, o Râma? Io non ho altro rifugio che Te, o Râma”, e usava “ra ra” (vieni, vieni) che in telugu è usato per rivolgersi agli amici intimi. Egli si prendeva questa libertà con Râma perché Lo considerava un vecchio amico.
Conoscere Dio non è possibile
Voi dovreste capire che questa non è la vostra prima incarnazione; siete nati già molte volte. Lo stesso termine “mânava” (uomo) significa che non siete nuovi: “ma” significa “non” e “nava” vuol dire “nuovo”. Anche Dio non è nuovo per voi; è il vostro vecchio amico e non dovreste mai trattarLo come un amico nuovo. Senza inizio, Infinito e Incomparabile (Anâdi, Ananta e Aprameya) sono alcuni dei Nomi di Dio. Noi acquisiamo la conoscenza con quattro mezzi (pramâna), cioè con i sensi, con la deduzione, con l’analogia e la testimonianza verbale. Dio è al di là di essi, per cui è detto Aprameya. Per quanto tentiate di apprendere su Dio, ci sarà sempre moltissimo da conoscere di Lui; fino ad oggi, nessuno può dire di aver compreso Dio completamente. Una volta, un saggio sedette in meditazione chiudendo gli occhi per raggiungere Dio. Egli Stesso si presentò a lui nella forma di un ragazzino e gli chiese: “Nonno, che cosa stai facendo?”, al che questi rispose: “Mio caro, sto cercando di conoscere Dio.” “Hai avuto successo?” chiese il ragazzo e il saggio rispose: “Non ancora.” Il piccolo si allontanò e il meditante non comprese che quel ragazzino altri non era che Dio, perché l’uomo stava meditando sull’aspetto informale del Signore. Molte persone ignorano in questo modo la dimostrazione diretta della presenza di Dio e cercano le prove indirette. Dopo un mese, quando il ragazzino tornò, gli occhi del saggio erano aperti a metà. Il piccolo richiese: “O nonno, hai conosciuto Dio?” Questi rispose: “Sì, ho conosciuto di Lui tanto quanto i miei occhi sono aperti.” “Bene, hai conosciuto metà di ciò che cerchi di conoscere. Sforzati di conoscerLo completamente”, disse il ragazzo e si allontanò. Dopo un altro mese, egli tornò. Gli occhi del saggio erano ora totalmente aperti. La domanda fu: “Sei riuscito nel tentativo di conoscere Dio?” L’uomo rispose: “Sì, sono arrivato a conoscere la verità.” Il ragazzino chiese di nuovo: “Che cosa hai scoperto?” La risposta fu: “Ho scoperto che conoscere Dio non è possibile.” Come si può conoscerLo? Quando Dio Stesso venne nella forma del ragazzo, il saggio non lo riconobbe. Come può qualcuno attribuire una forma particolare al Signore? Ecco che cosa cantava il Santo Tyâgarâja:
O Signore! Come posso sapere chi veramente sei, se Tu sei Shiva o Mâdhava?”
In effetti, tutte le forme sono Sue.
A chiunque si tributi il proprio saluto reverenziale, quel saluto raggiunge Dio. Chiunque si critichi, la critica raggiunge Dio.”
Dio è l’Abitante di tutti gli esseri; tutte le forme sono forme di Dio.
Dio si rivela in forma di essere umano.”
Dovete, prima di tutto, comprendere questa verità. Egli è descritto anche come “Colui che ha forma cosmica”.
L’Essere Cosmico ha migliaia di teste, di occhi e di piedi.” (Rv. X. 90)
Che cosa significa? Tutte le teste, tutti gli occhi sono Suoi. Che cosa c’è che non Gli appartenga? Bisogna avere una fede molto forte in Dio: questo non è qualcosa che si possa dare o prendere. Alcuni pregano: “Swami, dammi una fede profonda”, ma questo non è un affare in cui si dà e si prende; voi stessi dovete maturare la fede. Se avete fame, dovete mangiare per soddisfarla e siete ancora voi a dover prendere la medicina per curare la vostra malattia; similmente, dovete generare in voi stessi la fede per mezzo dell’amore per Dio. L’amore non è qualcosa che vi si può dare come un dono. Quando prendete il sentiero dell’amore, il vostro amore per Dio nasce automaticamente. Se mettete a dimora un alberello e lo concimate e annaffiate regolarmente, quello diventerà un grande albero. Se invece continuate a tirarlo di continuo per vedere quanto è cresciuto, si romperà. Allo stesso modo, se innaffiate regolarmente l’alberello della fede con l’acqua dell’amore, esso diventerà un albero gigantesco. La crescita dell’alberello della vostra fede dipende interamente da voi e da nessun altro; voi stessi dovete svilupparla. L’amore e la fede sono presenti in voi; ciò che dovete fare è dirigerli verso Dio e allora il lavoro si trasformerà in adorazione. Qualunque cosa facciate consideratela lavoro di Dio, considerate ogni forma che vedete come la forma di Dio. Egli ha forme infinite. Anche questa è una delle Sue forme, ma voi dovete installare un sola forma di Dio nel vostro cuore; allora comprenderete che tutte le forme Gli appartengono. I saggi e i veggenti antichi seguirono questi quattro percorsi: satyavati ârâdhana, angavati ârâdhana, anyavati ârâdhana e nidânavati ârâdhana per adorare Dio e raggiunsero la liberazione. Essi non erano degli sciocchi. In effetti, fecero molta ricerca e molto studio profondo, sperimentarono la beatitudine e la condivisero. Solamente gli sciocchi eruditi di oggi contestano la saggezza dei nostri antichi saggi.
Cantate i bhajan con amore
Nessuno può dire che Dio sia così o cosà. Se qualcuno vi dicesse: “Perché parli di Dio? Dio non è da nessuna parte (nowhere)”, voi dovreste rispondere: “Dio è qui ora (now here).” Come dovreste rispondergli se aveste una fede forte in Dio? “O scervellato, tu puoi dire che il tuo Dio non esiste, ma chi sei per negare l’esistenza del mio Dio? Io ho il mio Dio.” Se la vostra fede è così solida, potete ottenere qualunque cosa nella vita; se essa può essere scossa quando un Tom, un Dick o un Harry qualunque dice alcunché, non otterrete qualunque cosa. Dovreste esser sicuri nelle decisioni. Anche precedentemente ho illustrato l’importanza delle “tre P”, cioè Purezza, Pazienza e Perseveranza. Potete giungere al successo solamente quando le avete tutte e tre. Prima di tutto dovete mettere in campo una forte determinazione; ma determinazione per che cosa? Una determinazione a fare il bene e non far niente di male. Se siete determinati a fare qualcosa di male, allora questo è solamente follia, non determinazione. Dovete esser determinati a fare il bene anche a costo della vita.
Il giovanissimo Prahlâda continuò a cantare il nome di Nârâyana a dispetto di tutte le prove e di tutte le tribolazioni senza avere alcuna paura. Suo padre stesso lo sottopose a ogni sorta di tormento, ma alla fine la sua fede sicura protesse lui e punì suo padre. Quindi voi dovete maturare la decisione certa di ottenere la grazia di Dio. Non è bene che vi lasciate trascinare da ciò che un qualsiasi Mallaiah o Ellaiah vi dice al bazar. Voi stessi potete vedere che oggi la gente non crede in Dio, eppure crede nelle riviste settimanali, in romanzi banali ed è pronta a credere in un astrologo qualunque. Oggi ci sono persone che vestono un abito come il Mio, hanno capelli a cespuglio sulla testa e dichiarano che Sai Baba ha dato loro dei poteri speciali: sono persone veramente stolte. I poteri di Sai Baba non si possono dare o ricevere, ma certa gente crede in tali impostori e viene raggirata. Non avvicinateli mai. Il Potere Divino non è cosa che si possa dare o ricevere; lo si può ottenere con la fede. La vostra fede, se rimane stabile dall’inizio alla fine, si definisce devozione e abbandono veri: è devozione sicura e unidirezionale (sthira bhakti e ananya bhakti). Con una devozione simile, otterrete mente stabile e fede profonda, che sono veramente essenziali per il cammino spirituale. Qualche volta potreste pensare che Dio vi sottoponga a delle sofferenze, ma Egli non dà sofferenze o gioie: è solamente un testimone. Le vostre azioni sono responsabili della vostra sofferenza. Affrontando le difficoltà, dovreste rimanere imperturbati e andare avanti; qualunque cosa accada, pensate che è per il vostro bene. Se avete una fede così stabile, potete ottenere qualunque cosa. Non sprecate tempo, denaro ed energie correndo dietro a falsi guru. Raggiungete Dio con mente stabile e fede unidirezionale. Sai raccomanda sempre una cosa: bhajan, bhajan, bhajan. Se cantate i bhajan con amore, potete raggiungere Dio dovunque siate.
(Bhagavân ha concluso il Discorso con il bhajan: “Prema Muditâ Manase Kaho…”).
Prashânti Nilayam, 20 luglio 1996, Sai Kulwant Hall
(Da “Sanâtana Sârathi”, giugno 2012)