Incarnazioni dell’Amore,
la mente (manas) senza amore è come un cimitero. Si può forse chiamare vita il solo fatto di inspirare ed espirare? Anche la fornace di una fucina compie la stessa operazione.
L’Amore (Prema) non cerca niente da nessuno, non fa del male a nessuno, non accusa, né abusa di alcuno. Il sacrificio è la sua caratteristica principale. L’Amore è saldo, puro ed altruistico. L’uomo si strugge per questo Amore e lo desidera ardentemente. Ci può essere un elemento di egoismo nell’amore fra madre e figlio, fra marito e moglie, fra amici e fra parenti, ma l’Amore di Dio per il devoto e del devoto per Dio è puro ed altruistico.
Questo Amore fa sì che le persone si sentano più vicine, anche se vivono in Paesi molto distanti fra loro. Esso trasforma la natura animale di una persona in natura divina e, quando arriva a toccare l’amore fisico e terreno, lo tramuta in Amore divino. Chi vuole conoscere e sperimentare questo Amore deve rinunciare all’egoismo e dedicarsi al sacrificio. Non ci si dovrebbe preoccupare delle difficoltà e dei problemi che sorgono nelle fasi iniziali della devozione verso Dio.
Sentire che esiste un solo Âtma in tutti gli esseri è vero Amore. I gioielli possono esser diversi gli uni dagli altri, ma l’oro è lo stesso; le mucche possono esser di colori differenti, ma il latte che esse producono è il medesimo. Allo stesso modo, nomi e forme possono differire, ma la forza vitale (prana) che in essi si trova è sempre la stessa.
Gli studenti potrebbero affermare che, quando si frequenta la società, se ne subiscono gli influssi e ciò potrebbe causare in essi dei cambiamenti. Questo, però, non è esatto. Un foglio di carta, in balia del vento, può svolazzare qua e là, ma l’immagine su di esso impressa rimarrà sempre la stessa. Allo stesso modo, dovreste imprimervi nel cuore l’Amore per Dio, anche se, a causa delle circostanze della vita, la mente potrebbe vacillare.
L’amore autentico ha tre caratteristiche: non conosce paura, non chiede nulla ed è fine a se stesso.
Una volta un re, durante una battuta di caccia nel bosco, si trovò isolato dal resto della sua comitiva. Essendo molto stanco si fermò e s’accorse che, in un eremo lì vicino, un saggio stava meditando. Il re rimase ad aspettare finché il saggio non riaprì gli occhi, poi gli spiegò la sua situazione ed il saggio gli offrì gioiosamente cibo ed acqua. Dopo essersi un po’ riposato, il re decise di far ritorno al suo palazzo e, in qualche modo, riuscì a convincere l’uomo ad accompagnarlo. Giunti al palazzo, si concessero riposo e ristoro, poi entrarono nella sala della preghiera. Il re cominciò a pregare, chiedendo a Dio di aiutarlo a conquistare altri regni più piccoli per avere più terra e ricchezza. Avendo udito ciò, il saggio fece per uscire dalla sala. Il re allora lo fermò e si sentì rispondere dall’uomo ch’egli non voleva l’elemosina da un mendicante, ma, piuttosto, direttamente da Dio stesso.
Non chiedete nulla a Dio. Se Gli chiedete qualcosa, le possibilità di successo possono diventare molto scarse.
Quando non chiedete nulla, Dio risponde a tutte le vostre necessità. Non fece forse così con Sabarî? Non celebrò forse i riti funebri di Jatâyn senza che nulla Gli fosse chiesto? Chiedere qualcosa a Dio è un’abitudine terrena (pravritti) che non ha nulla a che fare con l’Amore. Perché chiedeGli qualcosa quando Egli, che vi ha dato tutto, sa bene che cosa è meglio per voi? Come potete sapere che cosa è bene per voi? Voi potreste magari chiederGli una perlina di vetro, mentre Dio potrebbe aspettare e rimandare in modo di potervi dare, più avanti, perle vere e diamanti. Lasciate dunque tutto a Lui ed Egli si prenderà cura della vostra prosperità.
Purtroppo, oggi, molti non hanno questa fede. Essa è davvero importante e indispensabile. Sono necessari amore e fede. Se non avete fede neppure nel vostro amore, come potete averla nell’Amore di Dio? Voi non siete mendicanti, siete più grandi!
Pregate per avere Dio stesso. Anche una madre non dà se non le viene chiesto. Chiedere di avere qualcosa, poi sperimentarla (godendo quindi dei frutti della richiesta), è un’abitudine legata al mondo. La strada che porta a Dio, invece, non è così. Nel sentiero spirituale, esiste solo l’esperienza. Qualunque cosa si presenti sul vostro cammino, prendetela come un dono di Dio. Per quanto amaro possa essere il chinino, esso deve essere ingerito per poter sconfiggere la malaria. Allo stesso modo, sul camino spirituale esistono delle difficoltà iniziali, ma voi dovreste superarle tutte.
Prendete, ad esempio, alcuni santi come Tukaram, Kabir o Tulsidas: essi, all’inizio, dovettero sopportare molte sofferenze. Solo quando si sarà passati attraverso il dolore, infatti, si apprezzeranno i frutti che esso avrà prodotto.
Si può forse ottenere il succo della canna da zucchero senza averla prima schiacciata? Il diamante deve essere prima tagliato e lucidato perché possa diventare luminoso ed anche l’oro deve passare attraverso il fuoco per diventare puro.
La vera natura dell’uomo è celata dall’attaccamento (râga), dall’odio (dvesha) e dalla gelosia (asûyâ): sacrificateli sul fuoco dell’Amore. Come le nuvole che, pur essendosi formate con l’aiuto del sole coprono il sole stesso, così l’attaccamento, l’odio e la gelosia sono prodotti della mente che obnubilano l’intelletto. La forza dell’Amore allontanerà queste qualità negative proprio come un forte vento spazzerà via le nubi. Il vero sacrificio è rinunciare a queste cattive qualità, non tanto lasciare le proprie ricchezze, la famiglia ed i doveri terreni.
Dio guarda la coerenza fra pensiero, parola ed azione (trikarana shuddhi). Voi tutti conoscete la storia di Dhruva, il bambino di cinque anni che cominciò a pregare Vishnu per avere la grazia di sedere sul grembo di suo padre. Dopo esser stato iniziato ad un mantra dal saggio Nârada, Dhruva meditò su Vishnu e Lo conquistò grazie alla sua tenace penitenza. Quando il Signore gli apparve offrendogli la grazia, Dhruva rispose che solo il Signore poteva sapere che cosa fosse bene per lui. Aggiunse anche che, all’inizio, aveva cercato una perlina di vetro (il desiderio di sedere sul grembo paterno), ma che poi, avendo trovato un diamante (la visione di Vishnu stesso), non aveva più alcun interesse per il mondo.
Il Signore, che conosce tutto, rispose allora di esaudire un desiderio solo quando vi sia coerenza fra pensiero, parola ed azione e ricordò a Dhruva come egli avesse iniziato la penitenza per raggiungere uno scopo, poi avesse chiesto qualcosa del tutto differente. Poiché Dhruva quando aveva espresso il suo primo desiderio era sincero il Signore, notando la contraddizione fra il suo primo desiderio e quello successivo, fu costretto a rimandarlo dal padre, dicendogli che, una volta morto il genitore, egli avrebbe governato il regno.
Questo episodio intende sottolineare quanto sia importante la coerenza fra pensiero, parola ed azione. La mente è dunque una mescolanza di pensieri buoni (sankalpa) e pensieri cattivi (vikalpa) che si evidenziano anche nella parola.
Che cos’è l’autoanalisi? Bisognerebbe comprendere che, qualunque problema causi dolore a se stessi, causerà dolore anche agli altri. Una volta che abbiate maturato questo concetto, non ci sarà più posto, fra due persone, per la gelosia e l’odio. I riti, le preghiere, la meditazione, ecc. servono solo a tener ferma la mente, ma non possono portarvi vicino a Dio. Prima di salire su una scala, vi accertate che essa sia ben stabile sul pavimento e sul muro.
Allo stesso modo, cercate di appoggiare la scala della vostra vita a una fede forte ed a un Amore puro ed immacolato. Potrete allora salire a qualunque altezza per raggiungere il Divino. CercarLo, tuttavia, significa essere stolti, dal momento che Egli si trova ovunque. Dato che Dio si trova dentro di voi, fatelo affiorare attraverso il vostro Amore. Fra tutte le domande poste dall’uomo fin dalla sua origine, la più importante è stata: “Chi sono io?”. Purtroppo oggi cerchiamo di scoprire chi siano gli altri, non chi siamo noi.
Come si raggiunge l’autorealizzazione? Bisogna avere, per prima cosa, fiducia in se: questo è il fondamento su cui costruire le pareti della soddisfazione di se stessi. Allorché sarete felici, soddisfatti, il sacrificio di voi stessi, che è il tetto della costruzione, nascerà automaticamente. Attraverso il sacrificio (tyâga), raggiungerete la Realizzazione del Sé, l’Immortalità.
Si parla della “corda del Dio della morte” (Yamapâsha). Il Dio della morte possiede forse una fabbrica di corde che può usare su ciascuno? Certamente no. È il vostro senso di “mio” (mamakâra) a formare una grande corda e a legarvi strettamente. Sono i vostri pensieri a determinare quanto di positivo o di negativo vi accada. Non crediate siano gli altri la ragione della vostra felicità o dei vostri dispiaceri. Gli studenti dovrebbero apprendere sia l’educazione spirituale che l’educazione legata al mondo.
Krishna affermò: “Fra tutte le scienze, IO sono la conoscenza del Sé”. Quando avrete sviluppato amore per Dio, il vostro cuore non conoscerà più la paura.
Immergetevi, dunque, nel mare della grazia divina: questo dovrà essere lo scopo della vostra vita.
Swami ha concluso il discorso con il bhajan: “Prema muditha manase kaho..”
Corso Estivo 1996
Estratto del Discorso del 20 Giugno 1996
da: Mother Sai – Supplemento 1996