Incarnazioni d’Amore,
L’uomo ha solo tre qualità, mentre la donna ne ha sette. L’uomo è egoista perché è abituato a pensare a guadagnar denaro. Egli viene lodato per la posizione che ricopre nella società e per il prestigio che raggiunge nel proprio lavoro. Per tali ragioni, il suo ego si gonfia. Anche la donna spesso guadagna denaro, viene apprezzata per il proprio lavoro e per la propria posizione sociale; eppure è umile. Al mondo esiste il buono e il cattivo, ma la maggior parte delle donne è paziente e amante della pace. L’uomo è coraggioso solo grazie alla guida ed agli insegnamenti delle donne. Tale coraggio è solo nella donna, non nell’uomo.
Fino a non molto tempo fa, nel Regno Unito, il Primo Ministro era una donna. Indira Gandhi lo è stata per dodici anni. Anche nell’isola di Ceylon il Primo Ministro e il Presidente erano donne (rispettivamente madre e figlia). Oggigiorno, ovunque vi sia un uomo con tale carica, ci sono solo problemi e difficoltà. E’ una vera sorpresa, oggi, se un uomo, in qualità di Primo Ministro, riesce a portare a termine il proprio mandato quinquennale. Indira Gandhi, invece, governò per più di dieci anni. La donna ha quel tipo di coraggio che serve a proteggere il proprio Paese.
Per quanto riguarda la devozione, è la donna la prima ad intraprendere il sentiero spirituale; poi, pian piano, vi arriva anche l’uomo. Anche in campo spirituale, quindi, la donna ha la supremazia. L’uomo può avere saggezza, ma la devozione prevale nella donna. Senza devozione si va alla deriva.
Alla corte dei maragià, agli uomini era concesso di entrare solo nell’atrio, mentre le donne potevano accedere a tutto il palazzo. In termini spirituali, qual è il palazzo? E’ antapuri, il corpo interiore, il palazzo insito in noi. Solo le donne possono entrarvi, non gli uomini. Nel corso della storia, le donne hanno ottenuto la Liberazione attraverso la devozione. Non consideratele mai esseri deboli. Abbiatene rispetto. Anche l’uomo, però, deve essere rispettato.
Nella Bhagavad Gita, si dice che la donna ha sette poteri. Essendo nato da una donna come Kaushalyâ, Râma poté esser considerato Dio, e fu grazie alle tenere cure di Sîtâ se Lava e Kusha, i suoi due figli gemelli, divennero tanto grandi. La grandezza di una persona è dovuta solo alla propria madre. Il padre si preoccupa, più che altro, di guadagnar denaro, mentre la madre si prende cura dei figli occupandosi della loro educazione e del loro comportamento. In tutto il mondo, sono le donne ad esser realmente potenti; non c’è nulla che esse non possano fare, grazie alla loro grande forza.
Parlando in termini spirituali, tutti sono donne. E’ come in un istituto educativo femminile, dove non esistono figure maschili o in una recita teatrale dove i vari ruoli (quello di re, di servitore, di ministro, ecc.) vengono svolti da donne. Sebbene indossino abiti maschili, coloro che recitano sono solo donne. Uomini e donne, come esseri umani, hanno tuttavia in comune diversi aspetti: ad esempio, mangiano, dormono, avvertono la paura, piangono, hanno dei desideri. Brindavan appartiene a tutti, Govinda appartiene a tutti. Le pastorelle devote di Krishna andarono a Brindavan poiché tale luogo è di tutti.
Per mostrare al mondo le qualità e le capacità femminili, Krishna fece in modo che si svolgesse una recita. Alla porta principale di Brindavan sostava un guardiano. Krishna gli disse: “Fai ben attenzione che non entrino donne”. Un giorno, Radha arrivò sul luogo e, mentre si accingeva ad entrare, l’uomo la fermò. La pastorella gli disse che Brindavan appartiene a tutti, ma il guardiano replicò che alle donne non era consentito entrarvi. Ella, allora, gli chiese chi fosse e l’uomo rispose: “Sono un uomo”. A quel punto, Radha disse che non esistono uomini, tutti sono solo donne, poiché tutti rappresentano la natura, il creato (prakriti).
Solo Dio è uomo, tutto il resto è prakriti, il principio femminile del Divino. Tutti sono figli della Terra.
Ad Arjuna venivano attribuiti molti nomi. Uno di questi era Dhananjaya, che significa “colui che possiede l’arma ” (del coraggio). Sul campo di battaglia, tuttavia, mentre si trovava sul carro, egli lasciò cadere l’arco, poiché il coraggio lo aveva abbandonato. Krishna, allora, gli disse: “Non abbatterti! Il destino ti sarà favorevole, poiché la giustizia vincerà e l’egoismo morirà. Questo è quanto capita di era in era. Sappilo!”. Dhritarâshtra, sebbene avesse cento figli, non ebbe neppure da uno solo di essi le onoranze funebri. Questo fu il suo triste destino.
Krishna era solito incoraggiare Arjuna a non perdersi d’animo. La perdita di coraggio non è la caratteristica di un vero essere umano.
Il mondo simboleggia il principio femminile; per questo il paese natio è detto madrepatria e la Terra è chiamata madre Terra.
Tutti nascono dalla Terra, per tutti la madre è della massima importanza. Il sentimento materno è supremo: esso assicura la prosperità di un Paese.
Una volta il saggio Vishvâmitra si recò da Dasharata per chiedere il suo aiuto riguardo al rito che doveva celebrare. Egli gli disse che, sebbene avesse il potere di uccidere i demoni, non poteva agire in tal senso, poiché ciò avrebbe implicato l’uso della violenza, cosa del tutto inaccettabile nella celebrazione di un rito sacro. Vishvâmitra, che era capo dei sacerdoti, chiese quindi al sovrano di mandare i suoi due figli, Râma e Lakshmana, a proteggere il rito. Essi, infatti, secondo Vishvâmitra erano veramente divini. I due giovani, allora, pregarono una divinità femminile di esser propizia. Essi non si rivolgevano mai, per primo, ad una divinità maschile. Vishvâmatra stesso porgeva il suo ossequio prima alla madre, poi al padre, quindi al precettore.
Perché? Solo la madre è in grado di dare la vita, solo lei veglia sui figli quando il padre dorme. Se un figlio si ammala, una madre non riesce neppure più a mangiare. Questo grande amore è tipico solo della donna: il suo amore è pari al 90 per cento, quello dell’uomo al 75 per cento. L’evoluzione del mondo intero dipende dalle donne: esse non sono fatte per stare solo in cucina.
Oggigiorno, oltre all’uomo, anche la donna lavora fuori casa per guadagnarsi lo stipendio. Essi devono quindi mantenere un cuoco, un autista, dei servi. Questo li induce a dare, al personale che si trova al loro servizio, più del loro stipendio. Se la donna restasse a casa, potrebbe lei stessa occuparsi personalmente delle varie faccende da sbrigare. Recandosi invece a lavorare fuori casa, arreca disagio a tutta la famiglia. Riflettete molto attentamente su questo punto.
Per quanto riguarda il cibo, nella Bhagavad Gita si afferma che, perché esso sia puro, dovranno essere altrettanto puri i recipienti, il processo di preparazione ed il cuoco. Tutto dovrà essere perfettamente pulito e puro. E’ molto importante che anche chi cucina sia tale, non solo esteriormente, ma anche interiormente. Ecco perché è necessario recitare il mantra del cibo Brahmarpanam, Brahmahavir. Tramite esso, tutto ciò che mangeremo viene offerto al Divino.
Fin dai tempi più antichi, il cibo veniva offerto a Dio e, in tal modo, diventava prasad, cioè cibo consacrato. Così facendo, si può esser sicuri che esso subisce una trasformazione, diventando puro. Oggigiorno, marito e moglie quando sono a tavola litigano: ciò è dovuto all’impurità del cuoco. Egli cucina per avere uno stipendio, mentre la padrona di casa no. Avveniva la stessa cosa anche presso le famiglie reali; solo la regina serviva i commensali, mentre i servitori non erano autorizzati a farlo.
La reazione sarà pari al sentimento. Se la famiglia è equilibrata e felice, anche la società lo sarà; se la società è felice, la nazione intera sarà felice. Tutto quindi dovrebbe partire dal singolo individuo.
Una volta, a Hardwar, c’era un uomo d’affari di sessant’anni. Nessuno si prendeva cura di lui e della sua famiglia e neppure lui poteva farlo perché era sempre occupato. Egli, allora, sposò una giovane di sedici anni, orfana di madre. La ragazza però era triste per la mancanza della madre e, avendo sposato l’uomo contro la propria volontà, fin dall’inizio del matrimonio piangeva spesso. Inoltre l’uomo rincasava sempre a tarda sera. La giovane donna decise allora di porre fine alla propria vita gettandosi nel Gange.
Poiché c’era l’usanza di offrire del cibo agli asram, il decimo giorno in cui si celebrava una festa, l’uomo d’affari diede il suo contributo ad un asram di Rishikesh offrendo alcuni dolci. La sera stessa, un rinunciante che si trovava in quel luogo sedeva in meditazione. Naturalmente riusciva a meditare molto bene, ma quella sera la sua concentrazione venne disturbata dalla visione mentale di una giovane donna in lacrime. Egli allora ne chiese la ragione al guru dell’asram e questi rispose che doveva essere a causa dei pensieri negativi che gli passavano per la testa. Ma l’uomo disse che non ne aveva. Alla fine, si scoprì che ciò era avvenuto perché il rinunciante aveva mangiato alcuni dei dolci provenienti dalla casa dell’uomo d’affari, la cui moglie era morta suicida. Da quel giorno, gli abitanti dell’asram smisero di fare feste e di ricevere cibo da estranei e si accontentarono….di ciò che passava il convento.
Dobbiamo dunque offrire a Dio tutto il cibo che mangiamo. Voi siete Dio; il Suo altare è il vostro cuore. L’Amore è il cibo che Egli vi dona, la Beatitudine è il Suo potere.
Molti si chiedono dove Swami prenda tanta energia dato che mangia così poco. Io sono l’Energia! Questa è la Divinità.
Le donne non devono essere considerate come esseri di scarso valore. Una casa senza una donna è come una foresta; quando essa vi è invece presente, si riceve serenità e sostegno. Rispettate le donne e non fate loro mancare nulla. Se una donna piange, in casa non ci sarà mai felicità; non fatela quindi soffrire. Donna significa amore e devozione. Tutti sono figli di Dio e, dal punto di vista spirituale, non esistono differenze fra uomini e donne. Tutti sono Sue creature. Dio è il vostro Amico. Una persona, la cui amicizia rimane inalterata nel tempo, è un amico d’oro. Gli amici odierni sono tali per un po’, ma domani vi diranno addio. La loro amicizia è interessata e vi staranno vicini solo per il vostro denaro. Questo tipo di amicizia può cambiare da un momento all’altro. Amate quindi Dio e alimentate la devozione. Questo è lo scopo della vita!
Kodaikanal, Sai Shruti, 19 Aprile 1996
da: Mother Sai n° 5/1996