“Le persone sono diventate cieche in questo mondo,
perché hanno perso gli occhi della fede.
Esse negano l’esistenza di Dio perché non possono vederLo.
Dio può non esistere per loro, ma esiste per noi.”
Il viaggio spirituale inizia con la fede e termina nella beatitudine
Incarnazioni dell’Amore!
Fin dai tempi antichi, la gente spreca il proprio prezioso tempo in discussioni sull’esistenza o la non esistenza di Dio. Anche se il sole brilla, una persona cieca non può vederlo; similmente, se si chiudono gli occhi non si vede il mondo. Questo vuol dire che il sole non esiste o che il mondo non esiste? No. Il sole esiste, ma chi non ha gli occhi non può vederlo e anche il mondo esiste, ma uno che chiude gli occhi non lo vede. Il difetto risiede nella vostra visione, non nella creazione.
La fede è essenziale per ogni sforzo
La fede è realmente la vita dell’uomo; senza di essa non si può eseguire alcun compito, neppure piccolo. Come può l’uomo aver successo in qualunque suo impegno se non fa uno sforzo con fede? In effetti, se manca di fede, egli non può fare neppure dieci passi avanti. In questo vasto mondo, la fede è davvero essenziale per eseguire compiti anche piccoli; essa è molto importante non solamente nei campi che riguardano Dio ma in tutti i settori dell’impegno umano. È indispensabile per il successo in ogni ambito: terreno, etico, morale, spirituale o scientifico. La fede è la base del vostro amore per la madre, per il padre, il marito, la moglie ecc; l’uomo non amerebbe neppure sua madre se non avesse fede nel fatto che sia sua madre e, similmente, non amerebbe sua moglie se non credesse fermamente che sia sua moglie. Una madre non può amare i suoi stessi figli se non ritiene vero che lo siano. L’uomo può sperimentare il principio onnipervadente dell’amore e derivarne beatitudine soltanto quando ha fede; senza fede non si può sperimentare amore né ottenere beatitudine. Non è possibile che l’uomo viva in questo mondo senza fede. Oggi ci sono molti che non hanno fede in Dio, altri che fingono di non aver fede anche se l’hanno e altri ancora che hanno la fede, ma non la manifestano pubblicamente per convenienza politica o consenso sociale. Essi chiedono: “Se Dio esiste, perché non possiamo vederLo?” Voi negate tutto ciò che non vedete e credete in ogni cosa che vedete? Stamane uno studente del corso di specializzazione ha domandato: “Swami ci dice di amare tutti. Perché dovremmo farlo?” Io gli ho risposto con una domanda: “Tu Mi chiedi perché dovresti amare tutti. Io ti chiedo perché dovresti odiare qualcuno?” Qualunque ragione vi sia di odiare gli altri, vi è la medesima ragione anche per amarli. Amore e odio sono come un oggetto e la sua immagine. Dove c’è odio c’è amore, dove c’è la sensazione di assenza c’è anche la verità della presenza. Ecco un esempio: Sai Baba è presente sul palco o no? Su quale base potete dire che Egli è presente? Ammettiamo che Io vada dentro dopo il Discorso e qualcuno vi chieda: “Sai Baba è sul palco?” Voi rispondete: “No, non è lì.” Che cosa significa questo? Significa che Sai Baba c’è, ma non è presente sul palco. Se Sai Baba non esiste, la questione circa il Suo essere presente o assente non si pone; nello stesso modo, la gente nega o accetta l’esistenza di Dio perché Egli c’è. (Forti applausi). È soltanto perché Dio esiste che le persone negano la Sua esistenza; se Egli non ci fosse veramente, come potrebbe esistere la parola “Dio”? Anil Kumar ha appena detto: “C’è Dio.” La prima parte della frase è “c’è”, il che asserisce la verità dell’esistenza di Dio. Quando diciamo “c’è”, la domanda che segue è: “Chi c’è?” È Dio. Certuni dicono: “There is no God” (Non c’è alcun Dio). Anche la prima parte di questa frase “there is” (c’è) indica la verità riguardo l’esistenza di Dio. “No God” (nessun Dio) ne è la seconda parte. Persino questa frase negativa “there is no God” comincia con l’affermazione positiva “there is” (c’è). Gli atei dicono “God is nowhere” (Dio non è in alcun luogo). Questa frase è composta di tre parole e la prima parte è “God is” (Dio è). Se dividete la parola “nowhere” (in nessun luogo), essa diventa “now here” (ora qui). (Forti applausi). La scomposizione della parola “nowhere”, unendo la sillaba “no” alla lettera “w”, fa sì che la frase da negativa diventi positiva. Coloro che credono in Dio dicono: “Dio è ora (now) qui (here)”; quelli che non credono in Dio affermano: “Dio non è in alcun luogo (nowhere). La fede, o la sua mancanza, è la base di ambedue le affermazioni. La fede è come gli occhi dell’essere umano. Le Scritture (Shâstra) sono anch’esse i suoi occhi (netra): la creazione (srishti) esiste perché l’uomo ha la vista (drishti). Com’è la visione, così è la creazione. L’uomo deve guardare questa creazione dal punto di vista delle Scritture. Tra gli occhi e le Scritture c’è una stretta relazione: le Scritture descrivono ciò che l’occhio vede e l’occhio vede ciò che le Scritture descrivono.
Tre passi per raggiungere Dio
Come dicono le Scritture, ci sono tre passi per raggiungere Dio che il sâdhaka (Colui che percorre una via di realizzazione – N.d.T.] dovrebbe intraprendere: sapere (jñâtum), vedere (drashtum) e sperimentare (praveshtum). Per prima cosa, voi venite a sapere che un particolare articolo alimentare è disponibile al mercato. L’ascoltare è il primo passo. Poi lo andate a guardare, ma la vostra fame non viene estinta dal sentirne parlare o dal vederlo; la eliminerete soltanto quando lo mangerete. Questi tre passi corrispondono a: ascoltare, ponderare, praticare. Il primo passo consiste nell’ascolto della verità spirituale, dopodiché bisogna ragionarci sopra e infine metterla in pratica. Questi sono i tre passi fondamentali sul sentiero spirituale. In ogni campo, l’ascolto (shravanam) è il primo passo e il più importante. Anche nelle nove fasi di devozione, l’ascolto è il primo passo. Ascolto, canto, contemplazione di Dio, servizio ai Suoi Piedi di loto, reverenti omaggi, adorazione, servizio, amicizia con Dio e resa a Lui. Si comincia con l’ascoltare e si raggiunge gradatamente l’affidamento totale che segna il completamento del viaggio.
Quello è pieno, questo è pieno. Il pieno rimane pieno se se ne attinge il pieno.
Il completamento del viaggio chiude il cerchio; se interrompete il viaggio a metà, esso rimane incompleto, rimane un semicerchio. Quando completate il cerchio, raggiungete il punto da cui siete partiti, ma, se il viaggio è incompleto, è come la lettera “C”: comincia in un punto e finisce in un altro. Tra il punto d’inizio e quello d’arrivo c’è uno spazio ampio e questo spazio indica il dubbio. Esso è come una valle profonda impossibile da attraversare; quindi liberatevene e impegnatevi a completare il viaggio. L’apprendimento dell’alfabeto è completo solamente quando si comincia dalla “A” e si raggiunge la “Z”, ma, se voi cominciate dalla “A” e vi fermate alla “S”, o a qualche altra lettera intermedia, l’apprendimento è incompleto. Una volta iniziato il viaggio, dovreste continuare fino alla meta; in modo simile, il viaggio spirituale inizia con la fede e finisce nella beatitudine. Sul sentiero della devozione, che ha nove gradini, si comincia con l’ascolto e si finisce con l’abbandono totale. Molte persone che vengono a Prashânti Nilayam tornano a casa e raccontano: “Abbiamo visto Sathya Sai Baba a Prashânti Nilayam”, e descrivono ciò che hanno visto qui. Solamente dopo aver udito tutto questo gli altri sono motivati a venire; finché non vengono a sapere di Prashânti Nilayam, le persone non comprano il biglietto per venire. Pertanto, l’ascolto è il primo passo per tutti i tentativi umani.
La Divinità si può soltanto sperimentare
La fede è il primo passo per tutti i tentativi spirituali. Senza fede, la vita non ha significato. Ogni uomo dovrebbe fare della fede la base della vita. Alcuni ne mancano; perché dovreste prendervela per loro? È il loro destino. Non entrate in discussione; lasciateli al loro destino.
Per coloro che dicono sì, Egli dirà sì.
Per coloro che dicono no, Egli dirà no.
È solamente la vostra lingua che dice sì o no;
per Sai, tutto è sì, sì, sì.
Il sì o il no che la vostra lingua pronuncia riguarda voi; Dio non ha niente a che fare con essi. La stessa lingua che dice “no” dice anche “sì”. La stessa lingua li pronuncia tutti e due; a quale crederete? Crederete al sì o al no? Come diceva Jayadeva, della lingua si dovrebbe fare un uso sacro:
“O lingua, conoscitrice del gusto!
Tu sei molto sacra.
Di’ la verità nel modo più piacevole,
canta sempre i Nomi Divini come Govinda, Mâdhava, Dâmodara.
Questo è il tuo primo dovere.”
È la lingua a rendervi capaci di cantare i Nomi Divini come Govinda, Dâmodara e Mâdhava; questi sacri Nomi di Dio danzano sulla lingua che è come un palco su cui tutti i tipi di personaggi vengono a eseguire la loro danza come bambole. Viene il re, viene la regina, viene il soldato e anche il poliziotto. In egual modo viene Râma e anche Râvana. Quindi la lingua è il palco per tutto il bene e il male che viene detto e su cui tutti i tipi di personaggi eseguono la loro danza con cui essa non ha niente da spartire. La lingua è solamente un testimone. Una persona muta non può parlare; quando mangia un dolce, può sperimentarne la dolcezza, ma non può esprimerla a parole. Similmente, la Divinità può solo essere sperimentata, ma non descritta; se qualcuno vi chiede di descriverLa, la sola risposta è il silenzio. Voi non dovreste sprecare tempo ed energie in discussioni inutili; queste portano all’inimicizia, non alimentano l’amore. Sviluppate dunque in voi stessi la fede in Dio: sciorinare discussioni sulla Sua inesistenza è pura assurdità. Perché dite che Dio non esiste? Dite questo perché non potete vederLo. Supponiamo che ci sia un tipo alto due metri, di carnagione chiara, calvo e che pesa sessanta chili. Questi sono soltanto i suoi attributi fisici, ciò che potete vedere; il solo aspetto fisico comunica la verità di quella persona? La verità reale su quella persona è ciò che non potete vedere con gli occhi fisici, e sono le sue qualità buone e cattive come la compassione, l’amore, la sensibilità, l’odio, la tolleranza ecc. Potete dire che queste qualità non ci sono non essendo in grado di vederle? Dire che ciò che non si vede non esiste è un atto di stoltezza. Queste qualità che voi non vedete determinano la sua umanità o la mancanza di essa.
Dio permea l’universo intero
O uomo! Comprendi il mistero di questo teatro di marionette.
Sono le tue qualità invisibili a farti sperimentare i risultati delle tue azioni.
Il corpo fisico che vedete non è responsabile della vostra felicità o sofferenza. Ne sono responsabili le vostre qualità invisibili, per cui aver fede in tutto ciò che si vede è una sciocchezza. Tutt’intorno c’è aria, ma voi non potete vederla; potete forse dire che l’aria non esiste? Si può vivere senz’aria? L’aria c’è ma non si vede. La stessa verità fu insegnata dal Saggio Uddâlaka a suo figlio Shvetaketu. Egli chiese: “O padre! Dov’è Dio? I Veda e le altre Scritture dicono che Egli è onnipervadente”, e Uddâlaka rispose: “Mio caro! La verità non si può spiegare a parole; la si può conoscere solamente seguendo una sâdhanâ e per grazia del guru e di Dio. Lascia che te lo spieghi con un esempio.” Uddâlaka chiese a suo figlio di portargli un bicchiere d’acqua e un po’ di sale, poi fece aggiungere il sale all’acqua rimestando bene. Il sale si sciolse completamente. Ora il sale che Shvetaketu aveva portato in mano non era più visibile in alcun luogo; gli occhi che lo avevano visto prima non lo potevano più vedere. Ciò significa forse che il sale era sparito? No, il sale era ancora lì completamente dissolto nell’acqua; in modo simile, Dio esiste, permea ogni cosa in questo universo tanto da non poter esser visto con gli occhi fisici, ma Lo si può vedere con l’occhio della saggezza. Quando portate il sale, potete vederlo con gli occhi fisici, ma, quando è disciolto nell’acqua, dovete sperimentare la sua presenza con l’occhio della saggezza. È quindi assurdo pretendere una prova dell’evidenza diretta della presenza di Dio; bisogna considerare la prova indiretta. In questo modo, Uddâlaka spiegò il principio dell’onnipresenza di Dio. Dove c’è il fumo, deve esserci il fuoco; senza fuoco, non può esserci il fumo. Similmente, senza Dio non può esserci alcun mondo. Come può esserci vita senza Dio? È impossibile, totalmente impossibile. Tutto accade per Sua Volontà. Ecco un esempio: quando una mucca partorisce un vitellino, ne lecca il corpo e lo pulisce, dopodiché il neonato si alza sulle gambe e va alla mammella a poppare. Chi gli ha mostrato la mammella e gli ha fatto capire che lì c’è il latte? È tutto predeterminato da Dio. Non comprendendo tali verità sottili, la gente argomenta scioccamente che non c’è alcun Dio. Se non sapete quale sia il prossimo pensiero che sorgerà nella vostra mente, come potete comprendere Dio? La stoltezza aumenta perché le persone non ascoltano gli insegnamenti buoni.
O uomo! Ascolta le parole che consigliano bene.
Ma tu non badi ai buoni consigli e indulgi in azioni sconsiderate.
Non sapendo come liberarti dei desideri, sei diventato loro schiavo.
Abbandona i desideri e rigetta l’odio. Prendi rifugio in Sai e pregaLo.
Non dubitate dell’esistenza di Dio
L’uomo è incapace di liberarsi delle vâsanâ. Che cosa sono le vâsanâ? Sono le impressioni delle azioni delle vite passate. Quando vi dico qualcosa delle vostre vite passate, voi non ci credete; che interesse ho Io a che voi ci crediate o meno? Che ci crediate o no, la vostra vita passata ha un’influenza su quella presente. Tutti hanno un passato, un presente e un futuro; come può esistere un presente senza un passato? Il seme del presente viene dall’albero del passato, e l’albero del futuro crescerà dal seme del presente; quindi il passato e il futuro sono come alberi, mentre il presente è come un seme. In un seme piccolo piccolo si cela un albero gigantesco. I Veda dichiarano: “Brahman è più sottile del più sottile e più grande dell’infinitamente grande.” Dio è più piccolo del piccolissimo e più grande del grandissimo. Nonostante Egli non sia visibile all’occhio fisico, voi potete sperimentarLo. Questa è una rosa e voi potete vederla, ma il suo profumo non si può vedere; si può solamente sperimentare. Il profumo non ha forma, ma il fiore che lo emana ne ha una; similmente, l’amore non ha forma, ma la madre che vi ama ha una forma. L’amore, la beatitudine, il profumo non hanno forma, ma gli oggetti che li danno ne hanno una. La forma è la fonte degli attributi senza forma, per cui è sciocco pretendere la prova diretta dell’esistenza di Dio. Ci sono molte cose che sono oltre l’ambito della prova diretta. Ecco un esempio: potete vedere i vostri occhi? Come potete dire di avere gli occhi se non potete vederli? Siete in grado di vederli soltanto quando avete uno specchio di fronte. Voi dite: “La mia mente.” Qual è la forma della mente? Potete vederla? Se non potete vederla, come potete credere di avere una mente? Nello stesso modo non potete vedere Dio, ma dubitare della Sua esistenza è stoltezza. Nonostante non sia visibile, Egli è la base di tutto l’universo. Voi vedete un albero gigantesco, ma quando era nella forma di un minuscolo seme non era visibile. Sebbene l’aria sia onnipervadente, non potete vederla. Dio è similmente dovunque, ma non è visibile all’occhio fisico. Egli è onnipervadente, è presente nella forma di aria e di tutti i cinque elementi. È descritto come Incarnazione di suono, movimento e immobilità, luce, parola, beatitudine eterna, perfezione, illusione e ricchezza. Il suono non si vede, si ode soltanto; la forma si può soltanto vedere, non può essere udita e la lingua può parlare, ma non vedere. È così che ogni elemento è dotato di un potere particolare.
Dire la verità è più facile che raccontar bugie
Il sangue è presente in tutte le parti del corpo. Quando fanno l’esame del sangue, i medici ne prelevano un campione da una parte del corpo e scoprono se in esso sia presente una malattia; non c’è bisogno di prelevarne campioni da tutte le membra. Nonostante il sangue sia lo stesso in tutte le membra, ogni componente del corpo ha una funzione specifica da svolgere. Potete conoscere il sapore del laddu (un dolce) semplicemente tenendolo in mano? No, potete assaporarlo solamente mettendolo sulla lingua. Visto che lo stesso sangue è presente nelle mani come nella lingua, perché esse non possono conoscere il sapore del laddu? Soltanto la lingua è dotata del potere del gusto. In modo simile, sebbene Dio sia onnipervadente, l’uomo può sperimentare il potere della Divinità a seconda della propria capacità. Dio esiste, non c’è alcun dubbio. Senza Dio non può esserci alcun mondo; negare l’esistenza di Dio è come negare la propria. Il vostro Âtma è il vostro Dio. Dovreste aver fede nel vostro Sé e in Dio; se mancate di fede in Lui, mancate di fede in voi stessi. Se non avete fede in voi stessi, come potete averne in Dio? Prima di tutto dovete aver fede in voi stessi, avere fiducia in voi stessi. La fede è importantissima per l’uomo, è veramente il suo respiro vitale; se mancate dell’alito vitale della fede, non siete migliori di un cadavere. Finché c’è l’alito vitale, il corpo è shivam (fausto); quando esso se ne va, il corpo diventa shavam (cadavere). Il proprio alito vitale è quindi fausto; il corpo che ne è privo è un cadavere. Voi vedete la statua di Shiva scolpita da un artista e pensate che Egli sia Colui dai Cui riccioli scomposti fluisce il Gange, ma non è così: il vostro alito vitale è Shiva. Ogni essere è dotato di alito vitale. Dio è l’Abitante di tutti gli esseri. Îshvara è presente in tutti gli esseri sotto forma di soffio vitale. Dio è onnipervadente ed è possibile sperimentarLo. Il ragazzo che ha parlato prima ha citato l’insegnamento vedico “Satyam vâda dharmam chara” (Di’ la verità, pratica la rettitudine) e ha detto che metterlo in pratica non è semplice, ma questo è un grosso errore. Non c’è niente di più facile. Raccontare i fatti per come sono accaduti è molto semplice. Per esempio, quando dite che oggi Swami è venuto alle quattro e ha cominciato il Suo Discorso presto, dite la verità. Com’è facile riferire ogni circostanza così com’è: non richiede alcuna programmazione! Se invece volete dire una bugia, dovete fare un mucchio di intrighi affinché la gente ci creda. Per dire le bugie, dovete ricorrere a trucchi disgustosi. Com’è difficile raccontare una bugia quando dire la verità è così facile! Pensare diversamente è un errore. Voi pensate che dire la verità sia difficile perché siete abituati a dire bugie e, dato che avete acquisito questa cattiva abitudine, siete incapaci di riconoscere l’importanza della verità; questa debolezza è imperante dovunque e colpisce tutti a questo mondo. Vi faccio un esempio: supponete che, in una casa vicina, muoia qualcuno e voi andiate a offrire le vostre condoglianze alla famiglia. In una situazione simile, voi dite loro la verità: “Non vi angustiate! La nascita e la morte sono naturali per tutti; chi nasce è cosa certa che morirà” e le persone di quella casa si arrabbiano con voi pensando che siate una persona dal cuore di pietra. Se dite invece: “Com’è morto? Chi lo ha curato? Quali medicine usava? Era da molto in ospedale?” esse sono soddisfatte del fatto che li compatiate e condividiate il loro dolore. Questa soddisfazione è però soltanto temporanea; la verità è che dove c’è nascita ci sarà morte, chiunque nasca deve morire. Voi avete visto che negli scompartimenti dei treni c’è affissa la data di ritorno; dopo aver raggiunto la destinazione, il vagone deve tornare rispettando la data prevista. Questo corpo è come un vagone ferroviario: anche se la data non si vede, deve certamente tornare alla data stabilita. Dal momento che è certo che la data di ritorno del corpo è definita, che ragione c’è di angustiarsi? Perché dovreste essere tristi? Voi siete preoccupati perché è costume che lo siate, ma la causa di questa preoccupazione è un modo di pensare sbagliato. Voi non avete fede nella verità della vostra realtà. La fede è verità e la verità è fede. La fede conduce alla verità, la verità conduce alla pace e la pace conduce alla felicità. La felicità è il paradiso e il dolore è l’inferno. Quindi non date spazio al dolore e affrontate tutte le situazioni con fede. Con la fede potete ottenere tutto; senza di essa, nulla si ottiene. Quindi sviluppate la fede. La fede si ottiene solamente meditando su Dio.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Govinda Hare Gopâla Hare Hey Gopî Gopâ Bâlâ …”).
Prashânti Nilayam, 7 luglio 1996, Sai Kulwant Hall
(Da “Sanâtana Sârathi”, maggio 2011)