Come potete manifestare il Principio Atmico senza abbandonare le qualità tamasiche?
Senza liberarsi delle qualità rajasiche, sviluppare la devozione è impossibile.
Il coltivare la qualità satvica è il mezzo efficiente per sviluppare la devozione.
Ascoltate questo, o valorosi figli di Bhârat!”
Tutti possono trasformarsi in persone satviche
Le tre qualità della serenità, della passione e dell’inerzia (sattva, rajas e tamas) costituiscono la base del mondo visibile; tutti gli esseri umani le hanno. Come può l’uomo evitare la loro influenza nella vita quotidiana? Egli le può trascendere soltanto se acquisisce la saggezza che gli permette di discriminare quale di queste qualità sia buona e quale cattiva.
Sviluppate la caratteristica satvica
La qualità di tamas, che denota ottusità, ignoranza, illusione, crudeltà, torpore ecc., è la caratteristica più bassa, mentre sattva è la caratteristica più elevata dato che rappresenta, nell’uomo, la pace, la calma, la conoscenza, l’armonia ecc. La qualità rajasica denota desiderio, passione, azione, agitazione, irrequietezza ecc. Tutti i desideri dell’uomo nascono dalla caratteristica rajasica; anche il desiderio di Dio è una sorta di qualità rajasica. Chi è senza desiderio non desidera neppure la liberazione. Ira, odio, gelosia, ego, ostentazione ecc. sono tutte manifestazioni rajasiche; il desiderio può essere di qualunque tipo, ma la sua natura fondamentale rimane la stessa. La qualità satvica è la corrente sommersa delle qualità rajasiche e tamasiche, come il fiume Sarasvatî scorre come corrente sotterranea sia del Gange sia dello Yamunâ; essa si manifesta in voi quando eliminate, a una a una, gradualmente, le qualità rajasiche e tamasiche. Tali qualità sono la soglia della qualità satvica che si sviluppa solamente quando le trascendete ambedue.
Trascendete le qualità di tamas e rajas
Che cosa denota la qualità di tamas? Il rapinatore Ratnâkara (Vâlmîki) è un esempio di qualità tamasica: senza alcun rispetto e compassione, egli usava assalire i viandanti, ucciderli e depredarli dei loro averi per i suoi scopi egoistici. La mancanza di gentilezza e compassione è segno della qualità tamasica. La visione, il tocco e la conversazione (darshan, sparshan e sambhâshan) dei sette rishi trasformò una persona malvagia come lui non soltanto in un mahâ tapasvin (chi segue severe austerità), ma anche in un poeta eccelso; egli dedicò i suoi versi alla glorificazione di Dio. Chi è un vero poeta? Un poeta vero è uno che ha la consapevolezza piena del suo vero Sé e ha conoscenza dei tre periodi di tempo, cioè passato, presente e futuro, ma oggi, a causa dell’impatto dell’era di Kali, vengono considerati poeti tutti quelli che compongono pochi versi in rima. Essi, però, non sono poeti nel vero senso del termine. I saggi come Vâlmîki e Vyâsa erano tali e potevano vedere il passato, il presente e il futuro grazie al potere della loro austerità; inoltre, essi trascesero persino il tempo ed ebbero la visione di Dio. Il motivo principale della trasformazione di Ratnâkara, da persona totalmente tamasica in un individuo completamente satvico, fu la buona compagnia (satsanga) dei sette saggi unitamente alla grazia di Dio. In effetti la grazia di Dio è la cosa più importante per la trasformazione dell’uomo. Nessuno può dire quando, dove e come Dio ci concederà la Sua grazia; quindi non è detto che una persona tamasica debba rimanere tale per sempre. Può diventare direttamente satvica senza trasformarsi da tamasica in rajasica e quindi in satvica. Con la grazia di Dio e gli insegnamenti delle anime nobili un individuo tamasico può diventare direttamente satvico come lo divenne perfettamente Ratnâkara in seguito agli insegnamenti dei sette rishi e alle intense austerità con cui ottenne la grazia di Dio. La seconda è la qualità rajasica, le cui caratteristiche sono l’odio, la gelosia, l’ostentazione, l’ego, la collera ecc. Il Saggio Vishvâmitra fu esempio di questa qualità: per tutta la vita si attenne alle caratteristiche rajasiche, ma, alla fine, fu trasformato in un grande saggio. Il Saggio Vashishta era considerato un Saggio Divino (Brahmarishi), mentre Vishvâmitra era ritenuto soltanto un Saggio Reale (Râjarishi) e questa era la causa principale della gelosia e dell’odio che egli nutriva per Vashishta. A che livello giunse questo sentimento? Il suo odio crebbe talmente che egli decise di uccidere Vashishta. In una notte di luna piena, questi stava conversando con sua moglie Arundhatî. Durante la conversazione, ella apprezzò la luminosità della luna dicendo: “Oggi la luna appare senza alcuna macchia”, al che il marito rispose: “È proprio vero: la luna risplende senza macchia come le austerità di Vishvâmitra.” Questi, che si era nascosto dietro un cespuglio lì vicino con l’intenzione di ucciderlo, udì il colloquio che gli aprì gli occhi e lo fece riflettere: “Il Saggio Vashishta sta lodando la grandezza delle mie austerità di fronte a sua moglie. Che vergogna da parte mia nutrire odio per questa persona così nobile! Il mio è un grande errore; è dovuto all’influenza malefica del rajoguna su di me. Esso può far commettere qualunque atto atroce a una persona.” Con questo pensiero, egli gettò la spada, corse da Vashishta e si gettò ai suoi piedi. Questi lo benedisse senza neppure guardarlo in faccia e disse: “Vishvâmitra! O Brahmarishi! Alzati.” Vishishta, che fino a quel momento lo aveva chiamato soltanto Râjarishi, ora lo chiamava Brahmarishi senza alcuna esitazione! Vishvâmitra era felicissimo e gli chiese: “Finora mi hai chiamato Râjarishi: perché mi chiami Brahmarishi?” La risposta fu: “Vishvâmitra! Tu eri pieno di ego. Sei nato nell’ego, cresciuto nell’ego e vissuto colmo di ego; non ti eri mai inchinato a nessuno, ma oggi sei caduto ai miei piedi rifiutando tutto il tuo ego: questo è il segno della sua mancanza ed è la ragione per cui ora hai raggiunto lo stato di Brahmarishi.” Il principio di Brahmarishi denota l’assenza di ego. Brahmarishi è colui che è totalmente privo di ego, di attaccamento e ostentazione. Per quanto educata, istruita o di rango elevato possa essere, la persona dovrebbe pensare sempre: “Io sono soltanto una marionetta nelle mani di Dio. Tutto, in questo mondo, è il gioco di Dio: le marionette si muovono a seconda di come Egli tira i fili.” Una persona diventa davvero meritevole di esser chiamata Brahmarishi quando comincia a nutrire questi sentimenti; quando l’essere umano nutre l’ego e l’attaccamento pensando: “Io sono colui che agisce; questo è mio e quello è tuo” diventa rajasico. Il sentimento di “io” e “mio” denota ego e attaccamento; la persona si eleva al livello di un Brahmarshi nel momento in cui sradica il suo ego e il suo attaccamento. Il termine rishi non indica una persona che vive in severe austerità o che è molto istruita: denota la qualità satvica. Il cambiamento dalle caratteristiche tamasica e rajasica alla caratteristica satvica indica santità e divinità.
Non abbandonate mai la Verità e la Rettitudine
L’uomo dovrebbe avere amore per Dio, timore del peccato e moralità nella società (daiva prîti, pâpa bhîti e sangha nîti). Queste tre virtù sono qualità naturali dell’essere umano e danno un grande valore alla sua Umanità. Avendo oggi l’uomo dimenticato la Verità e abbandonato la Rettitudine, il suo valore come essere umano è diminuito. Gli animali seguono le loro qualità naturali; è una sfortuna che egli abbia svalutato se stesso ripudiando le sue qualità naturali e ricorrendo invece a caratteristiche che non sono affatto sue. Lo studente che ha parlato poco fa ha trattato lo svadharma e il paradharma; il primo è relativo all’Âtma e il secondo al corpo. Il paradharma conduce sul sentiero del mondo (pravritti mârga) e lo svadharma su quello della spiritualità (nivritti mârga). Oggi l’uomo ha dimenticato lo svadharma e segue solo il paradharma: questa è la ragione del declino del suo valore, mentre il costo di tutti i servizi e persino di verdure come le melanzane e i fagiolini è in aumento. Qual è la causa principale della caduta dell’uomo? La ragione primaria della sua caduta è l’aver dimenticato la Verità e la Rettitudine: come egli ha abbandonato il Dharma, il Dharma ha abbandonato lui.
Dharmo rakshati rakshitah
Il Dharma protegge chi protegge il Dharma.
Se voi lo proteggete, ne sarete protetti. Coloro che distruggono il Dharma ne vengono distrutti. L’uomo dovrebbe dire la verità e seguire la rettitudine. Oggi egli parla del Dharma ma non lo segue; che valore ha parlare soltanto senza mettere in pratica? La gente sale sul palco e tiene grandi discorsi sul Dharma, ma non lo pratica neppure quando scende: come può il Dharma proteggere persone simili? Oggi molti lo sostengono e lo raccomandano, ma essi stessi non lo mettono in pratica. Apprezzare e consigliare non sono importanti: l’essenziale è mettere in pratica. Potete riempirvi lo stomaco semplicemente leggendo i nomi di piatti prelibati in un libro? Potete leggere i nomi di molti dolci come il gulab jamûn, il burfi, il palkova ecc., ma solamente quando li mettete in bocca potete sperimentarne la dolcezza e conoscerne il sapore. Allo stesso modo, oggi l’uomo parla di Satya e Dharma sulla base della conoscenza che ha appreso dai libri, ma parlarne semplicemente non basta: mettetelo in pratica nella vita. Ratnâkara, che era colmo di qualità tamasiche, non si limitò ad ascoltare gli insegnamenti dei sette saggi: li mise in pratica ripetendo continuamente il Nome del Signore. Con la sua contemplazione profonda, egli perse la coscienza corporea. In effetti, abbandonò l’ego e l’attaccamento al corpo a un livello tale da non accorgersi che un formicaio crescesse sul suo corpo. L’orgoglio della propria istruzione, della ricchezza, dello stato sociale della famiglia e l’attaccamento al corpo sono la causa della schiavitù dell’uomo. Il giorno in cui abbandonò tutti questi attaccamenti, Ratnâkara divenne un grande saggio. Non solo: egli meritò di scrivere la storia del Signore Râma. La sua trasformazione in un grande saggio avvenne grazie a darshan, sparshan e sambhâshan con i sette saggi; tutte le sue qualità malvagie furono trasformate in virtù grazie alla loro compagnia. Il caso di Vishvâmitra è simile: all’inizio, egli era un re di nome Kaushika, esempio perfetto di tutte le qualità rajasiche, ma rinunciò al regno e a tutte le comodità e seguì severe austerità; così divenne un Râjarishi. Seguendo poi gli insegnamenti di Vashishta, divenne finalmente un Brahmarishi.
Parlate ai devoti con amore
La terza qualità è sattva; che cosa significa? La pace, la tolleranza, l’empatia, l’aderenza alla verità ecc. sono gli attributi di una persona satvica; essa non dà spazio alcuno ai sei attributi malvagi: desiderio, ira, avidità, illusione, orgoglio e gelosia (kâma, krodha, lobha, moha, mada e mâtsarya). Può persino trasformare l’odio in amore. A che serve fare penitenza se non si è capaci di far questo? Voglio farvi un esempio per illustrare questo punto, anche se voi non dovreste pensare diversamente. Swami vi insegna costantemente il Principio dell’Amore; in ogni Discorso, continua a ripetere “amore, amore, amore…”, ma quanti di voi seguono questo insegnamento e sperimentano l’amore? Se un devoto viene da voi e vi fa una domanda, gli rispondete con amore? Da nessuna parte si vede una persona che risponda con amore; nessuno parla con amore ovunque si vada, nel mandir, alla mensa, all’accettazione, in libreria o all’ospedale; allora, che significato ha ascoltare i Discorsi di Swami? C’è almeno una persona che parli con amore? Se un devoto nuovo chiede: “A che ora Swami dà il darshan?” ottiene la risposta brusca: “Vai, vai, non lo so.” Anche se non lo sapete, non dovreste rispondere con umiltà e cortesia? Persino le persone istruite danno una risposta scortese dicendo: “Questo non è dovere mio. Vai via.” Dare una risposta adeguata è una questione di dovere? Che cosa perdete se parlate gentilmente e dite con amore ciò che sapete? Ci sono numerosi uomini e donne che abitano nell’âshram da venti, trenta e persino quarant’anni, ma ha uno solo di loro un cuore pieno d’amore? Essi intraprendono pratiche spirituali varie come il canto, le austerità e la meditazione; per che cosa siedono a meditare? Dov’è andato il loro amore? Essi hanno addirittura ucciso l’amore e generato solamente dell’odio. Dato che ascoltano i Discorsi di Swami, perché non li mettono in pratica? Essi risiedono nell’âshram, ma, se osservate quello che fanno, trovate che è soltanto malvagità. Fanno qualcosa con scrupolo? Dicono dovunque la verità? Pronunciano anche una sola parola con amore? Io non vedo o sento niente detto con amore e verità. Quando qualcuno viene da voi con una richiesta, parlategli con amore; anche se la persona pone una domanda inutile e cerca di prolungare la conversazione, voi dovreste rispondere con amore dicendo: “Sia gentile, mi perdoni. Swami non approva il troppo parlare, per cui io non gradisco prolungare questa conversazione perché seguo le Sue prescrizioni.” Che cosa c’è di sbagliato nel rispondere in questo modo? Io non trovo neppure una persona tra gli studenti, gli insegnanti, i medici, le infermiere e gli operai che parli con amore; quindi a che serve che ascoltiate i Discorsi di Swami? Non si bagna la terra quando piove forte? Avendo voi ascoltato i Miei Discorsi, non dovrebbe il Mio insegnamento riflettersi nella vostra condotta? Durante il darshan, i bhajan e i Discorsi, e nella sala dei bhajan, ognuno cerca di occupare i primi posti. Le donne litigano per un posto davanti; che bisogno c’è di simili scontri di ego? Che importa dove siedono? Non dovrebbero esser contenti e soddisfatti di poter partecipare al Nâmasmarana?
Colmate il cuore d’amore
Voi dovreste riempire il cuore di compassione e d’amore. Quando piove forte, potete raccogliere quanta acqua volete mettendo fuori un recipiente rivolto stabilmente verso l’alto; se invece lo rovesciate, non potete raccogliere neppure una goccia anche se vien giù un acquazzone. Le persone ascoltano i Discorsi di Swami in questo modo, con i recipienti dei loro cuori rovesciati, ed è per questo che non generano in cuore neppure una briciola d’amore. A che scopo siete venuti tutti qui? A che serve che viviate qui? Non c’è altro posto per voi? Che beneficio ne derivate? Che cosa avete ottenuto? Che cosa state ottenendo? Che cosa state sperimentando? State sperimentando la beatitudine? No, per niente; state semplicemente sprecando tempo. Comprendete questa verità e, almeno da oggi in poi, parlate con amore con tutti coloro che vi si rivolgono per aiuto. Ci sono molti luoghi come l’accettazione, l’ufficio informazioni, la mensa, l’ospedale e la libreria che comportano contatto col pubblico. Nel trattare con la gente, alcuni si comportano come bulldog o cani alsaziani. Io non trovo persone dal cuore gentile in alcun luogo. A che serve vivere in questo modo? Noi spendiamo decine di migliaia di rupie per gli ospedali; perché non trattate i pazienti con amore? Alcuni medici lo fanno; quando essi parlano ai pazienti dolcemente e sommessamente, metà della loro malattia è già guarita, ma ci sono altri che li mandano via dicendo: “Ora non c’è tempo.” Essi non dicono proprio “andate via” ai pazienti, ma molto di più! Tali persone non si possono chiamare medici o devoti; in effetti esse non sono affatto esseri umani. Se siete venuti davvero per Swami, dovete generare amore in voi. Swami è l’Incarnazione dell’Amore da capo ai piedi. Io do soltanto Amore e voi lo ricevete; ciononostante non lo usate.
La compassione è il segno distintivo di un vero devoto
Incarnazioni dell’Amore!
Voi potete non avere amore in voi stessi, eppure Io Mi rivolgo a voi come “Incarnazioni dell’Amore”. Non c’è bisogno che maturiate altro oltre l’amore; quando avete l’amore acquisite una capacità enorme di ascetismo. Che cosa disse il Saggio Vashishta a sua moglie Arundhatî? Egli lodò Vishvâmitra in sua assenza dicendo “Com’è bella la luna che splende senza macchia proprio come le austerità di Vishvâmitra!” Il cuore di questi si sciolse nell’udire quelle parole soffuse d’amore. Quando un devoto nuovo viene nell’âshram, le persone che vi lavorano devono accoglierlo con cordialità e cortesia totali come si conviene a un buon padrone di casa e anche gli studenti dell’Istituto devono comportarsi così: quando uno studente nuovo arriva in Istituto, lo devono trattare come un fratello in modo da fargli superare la tristezza che deriva dalla separazione dai genitori. Negli altri college, i nuovi venuti vengono sottoposti a scherzi molto pesanti, tanto che alcuni di loro ne muoiono addirittura. Coloro che si comportano in tal modo con i nuovi sono realmente dei demoni; li tormenterebbero così se fossero veramente loro fratelli? Invece di dar loro coraggio e serenità, gli studenti anziani generano nei nuovi venuti ansia e paura: questa non è certamente educazione; è soltanto ignoranza e non è segno di discriminazione e compassione. Denota stupidità e crudeltà. Gli studenti che arrivano, dovrebbero essere accolti con grande amore. Dovreste offrir loro un posto accanto al vostro con ogni cura e amore, ma sfortunatamente questo oggi non accade. Le persone reclamano il loro sedile dicendo: “Questo è mio” e non li lasciano neppure sedere vicino. Questo non va bene. Tutti devono vivere in unità: soltanto così potete capire il Principio d’Amore di Swami. Parlate a chiunque con amore; se non siete in grado di rispondere a una qualunque domanda, dovete dire con umiltà: “Perdonami, non lo so”, ma disgraziatamente voi li scacciate come animali dicendo: “Via, via, non lo so.” Questo comportamento non è affatto corretto; tutti sono esseri umani e quindi rispettate e amate tutti. Solamente così diverrete meritevoli dell’Amore di Dio che risiede in tutti gli esseri. Che sorta di adorazione è questa se voi adorate gli idoli inanimati di Dio e fate soffrire gli esseri viventi che sono le Sue forme manifeste? I tori fanno un lavoro duro giorno e notte e voi li frustate, ma, quando vedete l’idolo di pietra di Nandî in un tempio, gli girate attorno più volte (pradakshina) e gli offrite i vostri ossequi. Questa è l’adorazione di una pietra, non quella di Dio. Come possono queste persone dal cuore di pietra esser definite “devoti”? Almeno da oggi in poi, colmate il cuore di compassione. Tutti dicono “compassione, compassione, compassione”: dov’è la compassione? Questa è moda (fashion) non compassione (compassion). C’è gente che fa soffrire sempre gli altri e questo non va bene. Voi vivete da lungo tempo nell’âshram; che cos’è un âshram? A-shram è un luogo ove non c’è shrama (ansietà o sofferenza). I devoti che giungono qui vengono sottoposti a molta sofferenza e pensano: “Se Swami ci riceve, almeno nella stanza dei colloqui staremo sereni per un po’ perché fuori ci trattano come cani.” Con quante persone posso avere un colloquio privato? Posso ricevere tutti coloro che vengono qui? No. Ecco perché sto parlando con tutti voi.
L’amore è la caratteristica satvica più elevata
Generate sempre più amore. Da domani in poi, parlate con tutti con amore e rispondete a tutti con amore; se conoscete la risposta alla domanda che vi vien fatta, comunicatela adeguatamente, altrimenti dite: “Scusami, non lo so.” Io vi ho detto tante volte: “Non potete sempre far cortesie, ma potete sempre parlare cortesemente.” Parlate meno; soltanto così ci si può liberare delle qualità animali. Com’è possibile comportarsi da esseri umani se si ospitano qualità animali? Prima di tutto abbandonate le caratteristiche animali. Amore, amore, amore: dividete il vostro amore con tutti; questa è la vera qualità satvica, ma voi conducete una vita piena di rajas che è una qualità demoniaca. Voi siete esseri umani. Chiedetevi, e datevi la risposta: “Chi sono io? Io non sono un animale o un demone; io sono un uomo, io sono un uomo, io sono un uomo.” Non siete un animale né un demone e neppure una persona malvagia: siete un essere umano. Continuate a ricordare sempre a voi stessi: “Io sono un essere umano, io sono un essere umano”; solamente così potete salire al livello del Divino. Quando vi interrogate così, la risposta verrà da dentro di voi immediatamente. Oggi le persone mancano d’amore e compassione, non danno la risposta adeguata a nessuno. Almeno d’ora in poi dovreste dare risposte corrette. Parlate con amore ai pazienti che vengono all’ospedale; date loro la terapia giusta dopo un esame minuzioso. Oggi, purtroppo, la crudeltà sta aumentando negli esseri umani. La ragione? Ne è causa l’impatto dell’istruzione moderna, che incrementa l’ego e fa degenerare l’uomo al livello dell’animale. Gli abitanti illetterati dei villaggi si comportano con grande umiltà e obbedienza: sembrano più acculturati. Sfortunatamente, oggi la gente istruita ha perso la sua cultura, ed è piena d’agitazione. Le persone istruite dovrebbero liberarsi dell’ego e dell’agitazione. La Devozione non deve limitarsi al canto dei bhajan e all’adorazione. La Devozione vera consiste nel maturare amore per Dio; quando provate l’amore, la vostra umanità si trasforma in Divinità. L’amore è la via regale per ottenere la grazia di Swami.
(Baba ha concluso il Discorso con il bhajan: “Prema Muditâ Manase Kaho…”).
Prashânti Nilayam, 3 luglio 1996, Sai Kulwant Hall
(Da “Sanâtana Sârathi”, gennaio 2011)