Baba canta:
Yatra yatra manas pûrti tatra tatra jagat traya
yatra yatra mano nâsti tatra tatra nakincana.
Incarnazioni dell’Amore!
Ovunque la mente operi, là trovate i tre mondi.
Dove la mente è inattiva, là non esisterà niente.
La mente è la causa primaria di tutti i problemi, di tutte le ansietà e di tutte le preoccupazioni dei giorni nostri. Per purificare la mente, bisogna sottomettere il desiderio.
Baba canta:
Gli alberi dimostrano il sacro principio dell’equanimità
donando ombra a tutti, senza badare alla casta,
alla razza o al ceto sociale.
Per insegnarci la lezione del distacco dal corpo,
le maestose montagne affrontano, imperterrite,
a seconda della stagione, il gelo, il caldo e la pioggia.
Gli uccelli ci dimostrano che non dovremmo preoccuparci del futuro.
Non c’è niente che sia permanente; il samsara non è che un’illusione.
La morte ci porta il messaggio che il corpo è temporaneo
e che il senso dell’“io” e del “mio” non è che un miraggio.
La Natura ci chiede, piangendo, di risvegliarci dall’illusione.
Tutti gli esseri viventi desiderano sperimentare ogni tipo di gioia
e, per questo, la Natura è il miglior banco di scuola,
con Dio che fa da Insegnante.
Incarnazioni dell’Amore!
Ai giorni nostri la Natura, con lo yoga del sacrificio e della disciplina, è per l’intera umanità ispiratrice di grandi ideali. Gli alberi offrono riparo e ombra rinfrescante a tutti gli esseri, agli animali, agli uccelli, dando a tutti indistintamente sollievo, e senza mai far soffrire nessuno. Gli alberi offrono ombra e letizia persino a coloro che ne abbattono i rami; l’albero è un esempio di servizio al mondo intero, perché offre una lezione di grande pace.
Le montagne insegnano a tutti la grande lezione della pazienza, perché affrontano, sopportano e accettano, le rigide difficoltà delle stagioni date dalle intemperie, dal vento, dal freddo gelido o dal caldo insopportabile.
Guardate gli uccelli e osservate come saziano la loro fame cibandosi di ciò che trovano, vivendo felici alla giornata, senza preoccuparsi del futuro! Il loro comportamento si adegua alle situazioni e alle circostanze del momento, non a quelle del domani. Questo è il loro insegnamento al mondo.
Anityam asukham lokam imam prâpya bhajasva mâm: “Il mondo è effimero e pieno di sofferenza, perciò adoraMi!”, si legge nella Bhagavad Gîtâ (9, 33).
Molti, giunti al termine della loro esistenza, sono coscienti dell’infelicità e della tristezza della vita, insegnando a chi rimane che il samsâra non è nient’altro che illusione. Eppure, c’è da chiedersi come mai, nonostante il ripetersi della stessa drammatica esperienza che mette fine a tante vite, l’uomo non apprende quella lezione, non è capace di dare sviluppo al principio del sacrificio, e continua invece ad alimentare il desiderio, a subirne gli stimoli e a rincorrerlo. L’uomo è una vittima del desiderio. Ma i desideri non finiscono mai!
È solamente ai giorni nostri che l’uomo sperimenta tutta questa infelicità, tutte queste difficoltà. In effetti, anticamente, nella sacra terra dell’India esistevano grandi santi e saggi, i quali insegnavano la verità fondamentale del sacrificio e le discipline spirituali per viverla, donando all’umanità pace e sicurezza. In quel tempo, anche tra i sovrani e i governanti delle nazioni c’erano uomini capaci di promuovere ed incoraggiare la diffusione dei princìpi spirituali.
Ci sono guru e discepoli. Chi ci fa da guru? La Natura è il nostro guru: ci offre degli insegnamenti in moltissimi modi, promuove la pace, alimenta la compassione ed ha amore per tutti. Questi sono gli insegnamenti della Natura. Tuttavia, ai giorni nostri tali insegnamenti sono stati dimenticati dall’uomo moderno.
L’imperatore Bali, compiendo i sacri rituali degli Yajña e degli Yaga, insegnò a tutti il principio del sacrificio. Egli lasciò da parte il suo guru Shukrâchârya, allorché questi cercò di intromettersi nel momento in cui Bali stava per dare atto al suo sacrificio. “È giusto ritirare la promessa data? – disse Bali –. Se ho fatto una promessa a Vâmana, la manterrò, senz’alcuna esitazione. Non posso sottrarmi a ciò che ho promesso, né sono disposto ad ascoltare altre opinioni.” Grazie a queste parole Vâmana mise i Suoi piedi sull’Universo intero, occupandolo.
L’India, che da sempre fu terra di sacrificio, spiritualità e pace, oggi si sente tanto triste, inquieta, sopraffatta dall’ingiustizia, dalla menzogna, dall’egoismo, dalla falsità e da ogni altra qualità diabolica!
Non crediate che la vita sia vera: prima o poi, dovrà finire, è destinata ad andare in rovina, a dissolversi, a svanire, ad esaurirsi. L’unica cosa che non può mai perire, né estinguersi, né morire, ma è sempre viva, splendente ed eterna, è la Luce divina dell’Âtma. Nient’altro. Dovremmo tenere sempre a mente una sola cosa: lo scopo dell’Âtma. Non offriamo mai la vita ai fuggevoli, effimeri, illusori piaceri e godimenti del mondo.
In natura esistono due aspetti: il punto di vista materiale, terreno e il punto di vista spirituale. Ciò che vedete con gli occhi, ascoltate con le orecchie, pensate con la mente, ecc., forma il punto di vista fisico. Ma, sotto tutta la manifestazione fenomenica della Natura si cela il principio dello Spirito. Vedete qui una meravigliosa costruzione che si erge in tutta la sua bellezza; tuttavia, tutto l’insieme dipende totalmente dalla solidità delle fondamenta, che però non si vedono. Delle fondamenta invisibili costituiscono la base di questo bellissimo complesso. Se le fondamenta sono resistenti e sicure, lo sarà anche la costruzione.
Allo stesso modo, il corpo è come un edificio al quale la mente funge da fondamenta. Se la mente è salda e irremovibile, anche il corpo rimane forte e saldo; ma, se la mente vacilla, anche il corpo risentirà della stessa fragilità. È dunque necessario che la mente abbia una costituzione solida, indefettibile, e rifletta il principio della Verità.
Avendo preso nascita umana, è necessario che ogni essere umano sappia distinguere ogni parte del corpo. Che cos’è il corpo? Che cos’è la mente? Che cos’è l’intelligenza? Di che cos’è fatto il pensiero (citta)? Solamente dopo aver riconosciuto tutte queste parti, capirete come utilizzarle in questo mondo in modo appropriato. È come guidare un’automobile: dovete sapere dov’è la chiave d’avviamento, dov’è la frizione, come usare i freni, dove si trova l’acceleratore e come si suona il clacson; solamente a queste condizioni sarete in grado di guidare senza correre pericoli.
Il nostro corpo è l’automobile: gli occhi sono i fanali, il cuore è il motore, lo stomaco è il serbatoio di benzina, i quattro fini dell’esistenza umana – Rettitudine, Ricchezza, Desiderio e Liberazione – sono le quattro ruote per viaggiare su strada. Ma come fanno a muoversi se si trovano all’esterno del veicolo? Grazie al volante, che sta all’interno; quando si sterza, anche le ruote, che sono esterne, vanno nell’una p nell’altra direzione. La mente è lo sterzo. Se cercaste di girare le ruote afferrandole con le mani, non vi sarebbe possibile viaggiare. Solo muovendo lo sterzo della mente, le ruote dei quattro fini vi seguono, e voi potete raggiungere la destinazione voluta.
Questa è la ragione per la quale dovreste fare uno sforzo per conoscere la natura della mente, la cui esistenza continua persino dopo la morte. La natura dell’uomo dipende dalla qualità della sua mente: santo è l’uomo la cui mente è santa; sozzo è l’uomo la cui mente è inquinata.
La mente degli uomini odierni è degenerata, divenendo altamente inquinata; la testa degli uomini d’oggi è piena di pensieri negativi. Come potete pretendere di vedere in positivo, se la vostra mente è così nefasta? I pensieri negativi si alternano con rapidità di momento in momento. È un controsenso aspirare alla pace e alla felicità tra sentimenti così contrari alla virtù. In effetti, non è possibile in quel modo trovare alcun tipo di pace o di felicità; tutt’al più, riuscirete a sperimentare qualche sprazzo di gioia passeggera, giacché la pace infinita è interiore.
La mente è responsabile del bene e del male, della liberazione o della schiavitù, della felicità o del dolore. Dalla mente dipende tutto. I Veda dichiarano: Mana eva manushyânâm kâranam bandha mokshayoh: “È la mente che provoca la schiavitù e che concede la liberazione” affermano le Shruti. Tutto deriva dalla mente, tutto da essa dipende. L’uomo che si adegua alla mente, continuerà ad oscillare e non avrà stabilità nemmeno un solo minuto, poiché la mente non sta mai ferma, nemmeno per un solo istante. Stando così le cose, come potete aspettarvi di godere una gioia duratura? Bisogna, perciò, prima di tutto orientare la mente nella giusta direzione, e in modo stabile.
Qualunque cosa si fa, ci si dovrebbe domandare con senso discriminatorio: “Ciò che sto per fare è bene o male? È giusto o sbagliato?”. È un esercizio che affina il discernimento. L’uomo, invece, sbaglia, costruendosi una discriminazione di convenienza, soggettiva, anziché una discriminazione basata su princìpi fondamentali. Quando la discriminazione è oggettiva, fondamentale, ha lo stesso significato per me, per voi, per gli altri, per tutti; mostra la verità eterna e permanente, identica per tutti.
La Verità è Dio.
L’Amore è Dio.
Vivete nell’Amore.
Non è possibile parlare di una verità americana, di una verità differente per qualcun altro; non si può dire: “Questo è amore giapponese, questo è il tipo di amore tedesco,…”. Non esistono differenza simili! La verità è verità per tutti; la verità giapponese non è differente dalla verità americana. La verità è uguale per tutti ed è indivisibile; è immutabile in tutti e tre le dimensioni del tempo (passato, presente e futuro).
Ed è in questa verità immutabile che dovremmo riporre la nostra piena fede. Questa verità proviene dal nostro cuore; atteniamoci alla verità del cuore, perché, una volta che avremo pensieri sacri, la mente sarà sotto controllo. Dobbiamo infatti, come prima cosa, controllare la mente, poiché oggigiorno i desideri non si contano. Certamente, ve ne sono alcuni di necessari. Per esempio, abbiamo bisogno di farci una posizione, ma non bisogna sacrificare tutto ad essa, senza limiti! I desideri vanno ridotti e circoscritti.
Molti stanno facendo sforzi per controllarsi, ma ci sono dei sannyâsi e dei “rinuncianti” che non sanno nemmeno dominare quei desideri che persino l’uomo della strada saprebbe controllare! I loro desideri, illimitati e innumerevoli, crescono di pari passo con l’aumento numerico dei loro âshram! Perché tanti desideri? A chi servono?
Baba canta:
Mâ kuru dhanajana yauvana garvam
hârati nimeshat kâla sarvam.
O uomo, non essere orgoglioso
della ricchezza o della giovinezza,
poiché il tempo distrugge tutto in un istante.
I giovani dei giorni nostri sono pieni di pensieri e sentimenti cattivi; la posizione, la giovinezza e la ricchezza, sono tutte cose fuggevoli. Per quanto tempo si resta giovani? La giovinezza è una nuvola di mâyâ (illusione), che un momento è qui e il momento dopo non c’è più. Tutte nuvole che passano! Chi sa rimanere stabile tra queste nuvole sempre in movimento? Sappiate mantenere il controllo, e comportatevi di conseguenza.
Avete appena sentito cantare un canto di Tyâgarâja: Smayaniki tagu mataladedu… “Egli parlò correttamente, in armonia con la situazione.” Dio è così: parla in accordo alle situazioni e alle circostanze del momento. Tyâgarâja riconobbe il basilare principio dell’amore di Dio e della Verità, e li divulgò al mondo intero. Egli conobbe la sua Verità interiore.
Se invece l’uomo non è in grado di sopportare alcuna preoccupazione, reagisce con ansietà e disperazione; nel momento di difficoltà, non riesce a controllare la mente, e diventa così fragile di psiche! In tali momenti di debolezza, incolpa e rimprovera Dio. Ama definirsi profondo devoto, ma accusa Dio d’impotenza. Fino a questo punto, arriva l’uomo: fino a pensare che Dio sia senza potere, senza energia (shakti)!
Perfino Tyâgarâja, quando si trovò in simili condizioni, ebbe a dire: “Râma, la mia devozione è così forte, ma Tu evidentemente non hai potere: ecco perché non sei in grado di proteggermi!”. Più tardi, dopo averci ripensato, ebbe chiara la Verità e cominciò a sentirsi dispiaciuto per ciò che aveva detto. Pregò dunque così: “Râma. Tu conosci le mie debolezze, mentre io non sono in grado di riconoscerle”.
Baba canta:
Una scimmia comune sarebbe mai stata in grado
di scavalcare il maestoso oceano?
Si può legare Dio ad un mortaio?
Avrebbe potuto Madre Lakshmî, Dea della ricchezza,
diventare la Tua consorte?
Ti avrebbe mai adorato Lakshmana?
Ti avrebbe mai servito l’intelligente Bharata?
Tanto è grande il Potere di Râma!
“O Râma, nessuno può giudicare il Tuo Potere! Esso è infinito e senza limiti, ma il cuore umano è così limitato da non essere in grado di riconoscerLo”. Come possiamo pensare di poter capire l’immensità del Divino con una mente angusta? L’immensità del mondo ci chiede di avere larghe vedute: solo a questa condizione potremmo capire la Divinità infinita.
Purtroppo, invece, l’uomo d’oggi sta conducendo una vita di povertà mentale, all’insegna del desiderio (âshalu) e non degli ideali (âshayalu). Dovreste, invece, essere ispiratori di ideali; dovreste sempre provare sacri sentimenti e pensieri santi. Non abbiate mai pensieri che non siano sacri! Estirpate i sentimenti di materialismo ed abbiate piena fede in Dio, poiché, grazie a questa fede, potete realizzare qualsiasi cosa.
Incarnazioni dell’Amore! La fede è la cosa più importante per l’uomo.
Dove c’è Fede, c’è Amore.
Dove c’è Amore, c’è Pace.
Dove c’è Pace, c’è Verità.
Dove c’è Verità, c’è Dio.
Dove c’è Dio, c’è Beatitudine.
Perciò, la Beatitudine si trova dove c’è Dio; Dio si trova nella Verità; la Verità si trova nella Pace; la Pace si trova dove c’è Amore. La Verità è la norma morale (nîti), e la razza umana dovrebbe conformarsi ai princìpi della morale. Oltre ai codici morali, c’è anche la Rettitudine, il Dharma, che è il codice di condotta (riti), e il sacrificio (tyâga), che è rinomanza (khyâti).
La razza umana è perciò la combinazione di nîti, riti e khyâti: etica, condotta e buon nome. Oggigiorno, invece, nella razza umana non c’è traccia né di moralità, né di buona condotta, né di rinuncia! Come potete, allora, dichiararvi “umani”? Siete umani solamente per l’aspetto fisico, ma non ai fini pratici! Oggi ci sono solo degli umani nella forma fisica (âkâra mânava), e non degli umani nella vita pratica (âchâra mânava).
L’uomo non ha pace a causa dei suoi pensieri. Il pensiero è d’importanza fondamentale; si può chiamare “uomo”, o mânava, solamente chi ha dominato la mente. Non si dà il nome di mânava a chi non possiede manas. È per il fatto di possedere una mente (manas) che l’uomo è stato definito mani, “umano”. Se dunque siete dei manishi, degli “umani”, dovreste essere in grado di conoscere la Divinità presente nell’uomo e di comportarvi in accordo con Essa. Molti, invece, non sono capaci di avere fede in Dio.
Chi è Dio? Sarvatah pâni-pâdam tat sarvato ‘kshi-shiro-mukham sarvatah shrutimal loke sarvam âvrutya tishthati: “Ovunque sono le Sue mani e le Sue gambe, i Suoi occhi e i Suoi volti, e niente sfugge al Suo udito. Così, presente ovunque, è l’Anima Suprema”. (Bhagavad Gîtâ 13, 14). Dio è dappertutto; dovunque trovate il Divino. Potete trovarLo in ogni luogo; in ogni posto c’è solo Dio. Ovunque guardiate, state vedendo Dio, poiché Dio pervade ogni cosa.
Ma l’uomo pensa: “Ho creato tutto io, con le mie forze”. Quanto credete che sia grande il vostro potere? Fin dove credete che arrivi? Il vostro “potere” è di quelli che possono cessare improvvisamente, da un momento all’altro!
Incarnazioni dell’Amore!
Nonostante tutta la vostra forza fisica, se non possedete il potere della mente, non potete definirvi “esseri umani”. Per considerarvi tali, dovete prima saper dominare la mente e controllare il dolore, quando si presenta.
La vita è una sfida: affrontala.
La vita è un gioco: giocala.
La vita è Amore: gioiscine.
La vita è Consapevolezza.
Questa Consapevolezza è il principio dell’Amore che troviamo dappertutto, è onnipresente ed è totale espansione. Senz’amore, saremmo totalmente privi di vita, privi del respiro vitale.
Amore, amore, amore, amore!
L’amore è tutto: vivete nell’amore.
Ma quale tipo di amore? Quello completamente privo di egoismo, poiché il vero amore non è mai egoista.
L’amore vive per dare e perdonare;
l’egoismo vive per arraffare e dimenticare.
Crescete sempre più nell’amore.
C’è una cosa che è accomuna tutti: in questo mondo moderno, in una popolazione che conta ormai sei miliardi di persone, ogni individuo usa una parola comune a tutti: “Io, io, io”. In qualsiasi parte del mondo, a chiunque chiediate “Chi sei?”, vi sentirete rispondere: “Io sono il tal dei tali e vengo dal tale villaggio”.
Com’è possibile distinguere le persone fra sei miliardi di individui? Come ci si può aspettare di conoscerli tutti per nome? Com’è possibile conoscere questo “Io” che è di tutti? Quando ne avrete conosciuto uno, automaticamente conoscerete anche tutti gli altri! Guardate quante lampadine ci sono! La stessa identica corrente elettrica passa attraverso di esse, illuminandole tutte. Basta accendere l’interruttore, e la luce splende ed illumina.
Allo stesso modo, se conoscete il principio di un solo “io”, cioè quello che sta in voi, conoscete anche il Principio di tutto l’Universo. Dovremmo chiederci “Chi sono io?”, e dovremmo smetterla di continuare a chiedere: “Chi sei tu?”! Una volta che avrete prima di tutto conosciuto voi stessi, automaticamente conoscerete anche tutto il resto.
Cercate di capire la causa di tutte queste agitazioni e conflitti presenti attualmente nel mondo. L’uno accusa l’altro e chi viene accusato ci rimane male. Ma l’accusato e l’accusatore non sono separati. Chi accusa lo fa solamente perché si sente separato dall’accusato e, così facendo, alimenta l’idea di separazione anche nell’accusato.
Dovremmo controllare tutto quanto ci agita e affermare: “Costui mi critica; io sono la persona criticata. Ma chi c’è dentro a quell’uomo? Il mio stesso Spirito; di conseguenza, egli non critica me, ma solamente sé stesso!”. In realtà, chi è presente all’interno di noi? Lo stesso Spirito (Âtma) è presente sia nell’accusatore che nell’accusato! Se considerate che quando criticate state criticando voi stessi, smettereste di farlo. Non sareste più capaci di criticare. Se arrivate a questo tipo di tolleranza, la rabbia scomparirà. Quando svilupperete la visione che lo stesso Spirito è presente in tutti, il mondo vivrà in pace e sicurezza.
C’è chi adora e compie dei rituali, e c’è chi, invece, viene adorato. Colui che adora è il devoto, mentre colui che viene adorato è Dio. Ma il devoto e Dio non sono separati! Infatti l’adorante e l’adorato hanno in comune lo stesso Spirito, lo stesso principio atmico. Perciò, non si dovrebbe dire che il devoto adora Dio. No! Sta solamente adorando sé stesso!
Dovremmo essere coscienti del fatto che abbiamo in comune questo principio atmico. Eko vâsi sarvabhûthântarâtma: “Egli è uno che risiede in tutti gli esseri”. Una volta compreso che esiste un unico Spirito, non saremo più toccati né dalla lode né dal biasimo, e capiremo che, sia l’odio sia la critica non fanno parte che di un’illusione. L’illusione è la causa che genera ogni conflitto.
Bhrama e Brahma. Che cosa sono? Brahma (Dio) e bhrama (l’illusione) non sono differenti. Brahma è infatti la manifestazione del principio di unità nella diversità, mentre bhrama, l’illusione vede l’unità come pluralità; il principio unico viene visto dall’illusione come molteplicità. L’Âtma, invece, che è solo ed unico, è Brahma, a differenza di bhrama che vede l’uno come molteplice. Per questo dobbiamo sviluppare la visione dell’unità nella diversità: questa è vera disciplina spirituale; non esiste disciplina maggiore di questa. In ogni caso, qualunque sâdhanâ intraprendiamo, la dobbiamo fare con amore. Amore, amore, amore, amore! Amore e solo amore!
Niente è più grande dell’amore. Infatti, l’amore è il primo sentimento che tutti provano. Senz’amore, non si vive; per questo, dovremmo sempre concentrarci sull’amore. Se siete pieni d’amore, tutti vi appartengono. Con l’amore non ci sarà odio per nessuno, non sarete gelosi di nessuno. Queste cattive qualità, infatti, sono una nostra creazione. Se volete eliminare le cattive abitudini, sviluppate buoni sentimenti.
I Veda (Upanishad) dichiarano: Îshvarah sarva bhûtâmâm. Sarvam khalvidam brahmam: “Dio risiede in tutti gli esseri. Tutto in verità è Dio”. Per capire queste affermazioni, quali cariche o posizioni è necessario occupare? Per comprendere gli insegnamenti vedici, tutto ciò che vi viene richiesto è sviluppare qualità nobili. Una volta che avrete sviluppato le virtù, comprenderete il principio dell’equanimità. Non servono opere materiali per raggiungere questa consapevolezza!
Na karmana na prajayâ dhanena tyâgena ekena amritatvamânasuh: “L’immortalità non può essere ottenuta dalle opere rituali, né per lignaggio, né con le ricchezze, ma solo col sacrificio e la rinuncia” (Kaivalyopanishad).
Niente supera la rinuncia, il sacrificio. Potrete avere una posizione oggi, ma perderla domani. Quando occupate alte cariche, avete una scorta e un seguito di cento automobili dietro di voi; ma, quando andate in pensione, non ci sarà nemmeno una macchina disposta a seguirvi! Peccato! È rispetto questo? È cortesia? No! Ma voi, meritatevi piuttosto la reputazione data dal nome che vi spetta, il nome con cui gli esseri umani vengono chiamati nei Veda: Amritaputra, “Figli dell’Immortalità”! Convincetevi di essere Amritaputra, e non anritaputra, “figli della falsità”.
Tale convinzione è di natura spirituale, è pura intelligenza (cinmaya) e dimora nel materiale (mrinmaya), nel corpo fisico. Cinmaya si trova all’interno, mentre mrinmaya è all’esterno ed è appariscente. Il corpo fisico, infatti, è solo una vibrazione: non fatevi distrarre dalla vibrazione, ma concentratevi per cercare di comprendere la Divinità che opera come Principio Primo. Questa è vera Sapienza! Questa Sapienza, nei Veda, viene identificata con Dio e si chiama Prajñânam brahma: “La totale e costante Consapevolezza Divina è la Realtà Suprema”. Questa Consapevolezza è dentro di voi ed è grazie ad Essa che il corpo, la mente, l’intelletto e il cuore possono funzionare.
I Veda hanno quattro importanti mahâvâkya (assunti, enunciati):
1) Prajñânam brahma; (“Completa Consapevolezza Costante”)
2) Ayam âtmâ brahma; (“Questo Sé è Dio”)
3) Aham brahmâsmi; (“Io sono Dio”)
4) Tat tvam asi. (“Quello tu sei”).
“Io sono Quello”: dobbiamo conoscere questa verità. Infatti non c’è nessuna differenza fra voi e Quello (Dio). Voi invece pensate: “Io sono separato da Swami”, mentre invece Io sono voi. Io e voi non siamo separati. Non che voi siate Miei ed io sia vostro: Io e voi siamo una sola cosa! (applausi)
Assimilate questa verità, che non esiste nessun tipo di differenza! L’esperienza della non-dualità è vera Sapienza. Non esiste dualità ma soltanto Uno, Uno, Uno! Dobbiamo esserne ben consci. 1+1+1+1 = 4, mentre, invece, sommando io + io + io + io, sommando miliardi di “io”, il risultato sarà sempre un “io” solo. L’“io” è sempre e solo uno che, in realtà, è Dio. Ecco ciò che l’aforisma Aham brahmâsmi significa. Una volta che capiremo questa affermazione sapremo di essere essenzialmente divini e considereremo tutti essere l’Incarnazione di Dio. In questi aforismi è contenuta la quintessenza dei Veda. Nonostante ciò, è molto difficile comprendere la natura di Dio.
Voi venite dal Kèrala. Avrete sentito molte opinioni di persone atee, le quali affermano di non credere in Dio. Molti sostengono che non bisogna riporre alcuna fede in qualcosa che non ha forma. Ma che cosa si può trovare che non abbia una forma? Ogni scienziato, ogni dotto, ogni intellettuale, in base ad un suo punto di vista basato sul concetto di diversità, vi dirà che è impossibile sostenere il concetto di unità. Loro credono nella diversità.
Dov’è la forma? Tutto ha una forma! L’atomo ha una forma e la materia è formata dalla combinazione degli atomi. Allo stesso modo anche lo Spirito ha una forma e voi non potete assolutamente negarla! Nessuno può affermare che esista qualcosa privo di forma. Dio ha forma! Nirgunam (privo di qualità), niranjanam (immacolato), sanâtanam (eterno, antico), niketanam (rifugio, casa), nitya (perpetuo), shuddha (puro), buddha (sapiente), mukta (libero), nirmala svarûpinam (incarnazione di ciò che è incontaminato).
“Dio è senza attributi, immobile, incontaminato, antico, eterno, rifugio supremo, puro, cosciente, intelligente, libero, incarnazione della sacralità.” Tutte le forme sono la Forma di Dio; non esiste forma che non appartenga alla Forma di Dio. Persino gli insetti sono una Forma di Dio! Dunque, che cosa c’è al mondo che non abbia forma? Quando svilupperemo questo tipo di fede, l’amore dentro di noi crescerà giorno dopo giorno. Dobbiamo, perciò, credere totalmente che Dio è in ogni forma.
Quando Krishna partì per andare a Mathurâ, le gopî provarono un’insostenibile angoscia. Incapaci di sopportare quella sofferenza, dissero: “Dove possiamo cercare il nostro Krishna, il Quale è presente in ogni luogo? Solo il Suo Corpo è andato a Mathurâ, ma non il “Krishna”, il Principio dello Spirito che sta in Lui ed anche in me. Un corpo può andare in un luogo determinato, ma l’essenza che l’abita è dovunque”.
Baba canta:
O Krishna, potremo mai conoscerTi?
Tu sei più piccolo d’un atomo;
sei più grande e maestoso della cosa più grande.
Tu sei presente in tutte le 8.400.000 specie della Creazione;
Tu splendi come Forma eterna.
Potremmo mai conoscerTi, o Krishna?
Chi può stabilire che Dio sia presente in questo e non in quello? Sarebbe un grave errore! È ignoranza crassa! Dio infatti è il Principio Unico, presente in ogni cosa!
Ecco un piccolo esempio: i Cinque Elementi sono la Forma dell’Onnipotente. Non avete forse aria intorno a voi? Sì, c’è! Riuscite a vederla? No! Non potete comunque negare il fatto che l’aria esista solamente perché non la vedete. Com’è possibile affermare una cosa del genere! Senz’aria, infatti, come potreste restare in vita? L’aria c’è. Allo stesso modo anche Dio è presente, ma siete voi a non vederLo.
Sviluppate sentimenti divini perché, quando avrete fatto vostro il Principio divino dell’Amore, sicuramente godrete e gioirete dell’apparizione, della manifestazione, della visione di Dio. Ma se voi non vedete amore e non vedete altro che odio, come potrete vedere Dio?
Gli specchi sono trattati con sostanze chimiche grazie alle quali vi è possibile vedere il vostro riflesso quando vi specchiate. La parte posteriore dello specchio, invece, non riflette l’immagine, perché non c’è lo stesso trattamento. Allo stesso modo il vostro cuore è uno specchio: applicate sullo specchio del cuore la sostanza dell’amore! Quando l’amore è applicato sul vostro cuore, vedrete riflessa in esso l’immagine di Dio. Perciò, cambiate innanzitutto il vostro cuore con un cuore colmo d’amore.
L’amore ha bisogno di essere ampliato, incrementato. Questo amore è presente in tutti, perciò Lo dobbiamo potenziare sempre più. Considerate che in tutti c’è Amore: in questo modo cesseranno l’odio, la gelosia e la rabbia. La rabbia, la lussuria e l’avidità, vi fanno affondare nell’illusione.
Un piccolo esempio. Supponete di avere della cera, della cera solidificata; può esser molto dura, ma, se esposta ad un calore intenso, s’ammorbidisce. Allo stesso modo il vostro cuore è come dura cera. È così indurito! Col calore della rabbia, della lussuria e dell’avidità, il cuore s’intenerisce, ma non si scioglie totalmente. Si ammorbidisce un po’, ma non si scioglie completamente. Se invece lo esponete al fuoco dell’amore, si scioglie totalmente. L’odio, come la cera al calore, rammollisce il cuore. La lussuria e la rabbia iniziano ad ammorbidire il duro cuore. Ma è ai raggi cocenti e solari dell’Amore di Dio che il cuore si scioglie del tutto!
Prahlâda è la prova diretta di ciò: nonostante fosse stato gettato giù dalla cima della montagna, egli continuava a cantare ininterrottamente: “Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana Si è fuso in me”. Infatti questo Nome, Nârâyana, gli sciolse totalmente il cuore. Suo padre lo buttò nell’oceano ma, sul fondo, Prahlâda ripeteva incessantemente: “ Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana ”. Venne schiacciato dagli elefanti e morsicato da serpenti velenosi; eppure, nonostante tutte queste difficoltà, egli non mutò mai atteggiamento. Aveva l’immagine di Dio e del Suo Amore stampata nel cuore. Per questo continuava ad essere in uno stato di “liquefazione”. Solamente questa è vera devozione!
Non è giusto che vi induriate in tempi di difficoltà, né che vi inteneriate in tempi di esaltazione; dovreste avere, invece, costantemente questo sentimento d’Amore, sia nei momenti di piacere, che di dolore, sia in situazioni di guadagno che di perdita.
È grazie alla sua intensa devozione per Dio che Prahlâda riuscì a sopportare, sempre e incessantemente ripetendo “ Nârâyana, Nârâyana, Nârâyana ” tutta la sofferenza che suo padre gli fece provare. I due precettori di Prahlâda, Chandra e Amaraka, andarono da Hiranyakashipu
Baba canta:
Che cosa dobbiamo fare?
Il figlio di un demone continua a magnificare Dio,
a pregare e a cantare le Sue Glorie.
Non versa nemmeno una lacrima;
non si lascia intimorire da niente, o re.
Non ha mai versato una lacrima. Perché? Perché Dio era in lui, con lui! Dove c’è il Nome là c’è anche la Forma; perciò, quando possedete sia Nome che Forma, perché mai dovreste piangere? A queste condizioni, sia il piacere che il dolore diventano per voi la stessa cosa. E questa imperturbabilità può essere ottenuta con l’amore.
Incarnazioni dell’Amore!
Tutti voi siate Incarnazioni dell’Amore, Incarnazioni dello Spirito; tutti voi siete Dio! Ignorate, perciò, il corpo fisico. Agite per mezzo di esso, ma convincetevi che l’Âtma è presente all’interno di voi sotto forma di vibrazione. Quando portate questa vibrazione alla testa essa si trasforma in irradiazione, la quale si trasforma in magnetismo (attrazione).
Questa è divinità. Dobbiamo sviluppare questa divinità, questo principio spirituale. La Forza più grande è quella dell’amore che si espande. Se mettiamo in pratica il principio dell’Amore, non possiamo più odiare nessuno; l’odio finalmente ci abbandonerà, senza andare, però, a colpire qualcun altro arrecandogli sofferenza.
Nel mondo, oggigiorno, c’è soltanto odio, odio e ancora odio. Perché odiate? Voi odiate a causa dell’ego. L’ego è molto, molto pericoloso, perché, dove c’è ego, il principio dell’Âtma non può essere riconosciuto. Purificate l’ego in modo da poter sperimentare l’Âtma. Tutto questo può essere compiuto dall’Amore.
Conducete una vita piena d’amore: non c’è devozione più grande. I rituali e le adorazioni esteriori sono solo un prodotto umano, sono solo illusione. Adorate eternamente il Principio dell’Amore!
(Swami conclude cantando tre bhajan: “Prema Mudita Mana Se Kaho…”, “Hari Bhajana Bina Sukha Shanti Nahi…”, “Subramanyam, Subramanyam…”)
Prashânti Nilayam, 25 Agosto 1999. Festività di Onam.
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