“La luna illumina la notte e il sole il giorno,
il Dharma è la luce dei tre mondi,
un buon figlio dà lustro alla sua stirpe”
È la luna ad illuminare la notte. Durante il giorno il sole dona la sua luce e indica la strada. Per i tre mondi la luce viene dal Dharma. Un buon figlio è non solo un faro per la propria famiglia, ma anche una luce per la società intera.
L’educazione è il mezzo per estrinsecare le potenzialità morali e spirituali dell’uomo. Essa indica all’uomo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Per un buon figlio, dedito agli studi, cinque sono le cose essenziali: una giusta educazione (vidyâ ), la discriminazione (vijñâ na), la disciplina (kramashikshana), l’amore per il proprio paese ed un buon carattere (satshî lam).
Vidyâ significa “ciò che dissipa le tenebre” (dell’ignoranza). Per viijnanâ , la discriminazione, si intende la facoltà di discernere ciò che è permanente da ciò che è transitorio, il vero dal falso.
Kramashlkshana, la disciplina, non è qualcosa che si impari sui libri. In quarto requisito, il nazionalismo, deriva dall’amore per il proprio popolo e per la propria nazione ed il quinto, satshîlam, è un buon carattere. Solo chi è dotato di queste cinque qualità può essere considerato uomo virtuoso.
Studenti, queste cinque qualità dovrebbero essere considerate come i cinque soffi vitali. Un figlio in possesso di tali qualità porterà lustro alla famiglia e all’intera nazione.
Oggi il sistema sociale e quello educativo hanno molti difetti. Si pensa che educare significhi impartire una conoscenza materialistica, priva di etica e di spiritualità. Tuttavia, questo tipo di conoscenza non conferisce allo studente né competenza né capacità.
È essenziale operare un cambiamento radicale nel sistema educativo. È necessaria una vera e propria rivoluzione: soltanto così il valore dell’educazione diverrà chiaro.
È altresì necessario che gli studenti cambino atteggiamento nell’approccio al processo educativo. Solo in tal caso essi riceveranno una vera educazione. Fino ad oggi, l’educazione è consistita nell’accumulare una conoscenza libresca; quello che serve è, invece, una conoscenza pratica.
Ogni studente dovrebbe acquisire buon carattere, valori morali ed aprire la mente alla spiritualità: questi tre requisiti costituiscono il vero apprendimento e sono stati tenuti in gran conto nell’antichità. Purtroppo, dall’inizio dell’era moderna la moralità è scomparsa di scena e la rettitudine e la spiritualità si sono eclissate. Neppure gli insegnanti e le autorità nel campo educativo hanno dimostrato alcun interesse per questi elementi vitali.
La cultura indiana è sublime. I Veda, le Upanishad, i Purana e i grandi poemi epici sono veri oceani di suprema saggezza. Il sole, ogni giorno, trasforma in vapore immense quantità d’acqua oceanica e le riversa sulla terra, sotto forma di pioggia, per far crescere le messi destinate ad alimentare l’umanità. Benché la quantità d’acqua trasformata in vapore sia enorme, il livello degli oceani non scende e neppure sale, nonostante vi confluiscano moltissimi fiumi! L’immensità della cultura indiana è pari a quella dell’oceano, che non cala né aumenta.
Dai tempi remoti, i saggi dell’India attinsero a questa fonte inesauribile e diffusero tale cultura tra i popoli nobilitandone la vita. Gli Indiani odierni non hanno neanche tentato di comprendere la grandezza della loro eredità culturale. D’altro canto, invece, molti popoli stranieri hanno esplorato i tesori di questa vasta riserva e ne hanno beneficiato sotto diversi aspetti. I Russi e i Tedeschi hanno fatto largo uso del Rig Veda e dell’Atharva Veda per promuovere i loro interessi nazionali.
L’Atharva Veda è una fonte di preziosa conoscenza riguardante le armi e l’arte della guerra. Oggi, in India, l’Atharva Veda non sembra destare alcun interesse.
La Grandezza del Sanscrito
La cultura indiana si basa interamente sul sanscrito. Tutti gli studenti indiani dovrebbero riconoscere il sanscrito come madre di tutti gli idiomi indiani. Senza conoscere il sanscrito, è impossibile comprendere gli elementi della cultura indiana.
Consapevoli del valore di tale lingua, Russia, Germania, Giappone, Malesia ed altri Paesi stanno introducendo lo studio del sanscrito nei loro programmi educativi.
Gli stretti legami esistenti sin dall’antichità fra i paesi stranieri e l’India non vengono compresi neppure oggi dalla maggior parte degli indiani.
L’Esempio dell’Indonesia
Forse siete venuti a conoscenza, studiando dei libri o attraverso altre fonti, che l’Indonesia ha chiamato la sua compagnia aerea “Garuda Airlines” (secondo la mitologia indiana, Garuda è l’uccello divino, veicolo di Vishnu). Le banche indonesiane si chiamano “Kubera” (la divinità indù che rappresenta la ricchezza). Mentre la cultura indiana è così viva all’estero, rischia di languire nella propria terra d’origine.
Il primo Presidente indonesiano era Sukarno. Suo padre era un grande studioso del Mahâ bhâ rata. Ammirando le nobili qualità di Karna, sia come guerriero che come magnanimo benefattore, non rifiutò mai di donare ciò che gli si chiedeva e, seppur musulmano, chiamò il figlio Sukarno.
Questo dimostra fino a che punto gli stranieri apprezzino ciò che vi è di grande nella cultura indiana.
Gli Indiani, invece, immemori della grandezza della propria cultura, stanno imitando lo stile occidentale.
Sarebbe bene rammentare il sommo spirito di sacrificio di Karna. Sebbene il suo nome si fosse macchiato a causa delle cattive compagnie, nessuno è in grado di eguagliarne lo spirito di sacrificio.
La guerra del Mahâ bhâ rata ebbe termine il diciassettesimo giorno, quando cadde Karna. I Pâ ndava stavano celebrando la grande vittoria riportata contro Karna ed i Kaurava erano in preda alla disperazione, poiché Karna era il loro guerriero più valoroso. Mentre i Pâ ndava esultavano per la sconfitta del loro avversario più potente, Krishna era seduto in disparte e appariva rattristato. Arjuna andò da Lui e Gli chiese come potesse essere triste in un momento di tale trionfo. Krishna gli rispose che l’India, quel giorno, aveva perduto il suo più grande guerriero. L’eroe che aveva portato gloria e fama all’India era caduto. “Mi sento immensamente triste – disse Krishna – poiché il Paese sta perdendo un simile eroe”.
Udendo queste parole Arjuna guardò Krishna con un sentimento di divertito stupore e disse: “Krishna, hai scelto il ruolo di auriga per garantire la vittoria ai Pâ ndava. È solo per questo che i Pâ ndava hanno vinto. Invece di esultare per la vittoria, Ti rattristi della sconfitta del nemico?”
La Grandezza di Karna come Guerriero e Benefattore
Krishna rispose: “Karna è l’incarnazione stessa del sacrificio. Karna è sinonimo di sacrificio. In tutto il mondo, è impossibile trovare un uomo che lo eguagli in spirito di sacrificio. Nella gioia e nel dolore, nel trionfo e nella sconfitta, Karna non ha mai perso tale qualità. Tu possiedi forse lo stesso spirito di sacrificio? No!”
Krishna chiese poi ad Arjuna di seguirLo. Sul campo di battaglia erano calate le tenebre. Krishna procedeva con Arjuna e la Sua dolce voce chiamo: “Karna! Karna!”
Karna stava per esalare l’ultimo respiro, ma rispose: “Chi mi sta chiamando? Sono qui”. Seguendo la direzione da cui provenivano le parole, Krishna si avvicinò a Karna.
La Prova di Krishna a Karna
Prima che questi potesse vederLo, Krishna assunse le sembianze di un bramino questuante e Karna gli domandò: “Chi siete, signore?” Benché fosse moribondo, egli ebbe la forza di chiedere allo sconosciuto, senza esitazione e con voce ferma, chi fosse. Il “bramino” rispose: “È da tempo che ti conosco a causa della fama che ti sei guadagnato come persona caritatevole. Tu sei noto come Karna, il grande benefattore. Non conoscendo la tua attuale situazione, oggi sono venuto per chiederti un dono. Devi farmi un regalo!”
Karna esclamò:“Vi darò certamente ciò che desiderate”. Il “bramino” allora disse: “Devo sposare mio figlio e mi serve dell’oro”, al che Karna replicò: “Oh che guaio! Vi prego, andate da mia moglie. Ella vi darà tutto l’oro che vi serve”.
Il “bramino” scoppiò a ridere ed esclamò: “Per un po’ d’oro dovrei camminare fino ad Hastinapura? Se mi dici che non sei in grado di fornirmi ciò che chiedo me ne vado”. “Finché in me rimane un solo respiro — replicò allora Karna — non negherò nulla a nessuno”. Ciò detto aprì la bocca e mostrò le otturazioni d’oro dei suoi denti: “Ecco, vi darò questo. Prendetelo!”.
Assumendo un tono di ribrezzo, il “bramino” allora esclamò: “ Che cosa? Ti aspetti forse che rompa i tuoi denti e ne estragga l’oro? Come potrei compiere un’azione così malvagia? Sono un bramino!”
La Preghiera di Karna a Krishna
Immediatamente Karna prese un sasso, si ruppe i denti e li porse al “bramino”. Krishna volendo continuare a mettere Karna alla prova, così esclamò: “Come? Vorresti donarmi questi denti che grondano sangue? È inaccettabile; me ne vado!”
Karna allora lo pregò di aspettare e, sebbene fosse ormai allo stremo delle forze, raccolse l’arco e mirò verso il cielo. Immediatamente cominciò a piovere. Puliti i denti con l’acqua piovana, Karna, a quel punto, offrì il suo dono al “bramino”, protendendo entrambe le mani verso di lui.
Krishna allora rivelò il Suo vero aspetto.
Karna chiese: “Chi siete, signore?” “Sono Krishna! Ammiro il tuo spirito di sacrificio, che non hai mai perduto in alcuna circostanza. ChiediMi ciò che desideri”.
Contemplando la meravigliosa forma di Krishna, Karna, a mani giunte, esclamò: “O Krishna! O Signore, che tieni l’universo nel palmo della mano, che cosa potrei chiederTi? Mentre sto per morire, non c’è grazia maggiore che chiudere gli occhi sulla Tua forma divina. Questa è per me la benedizione più grande. Questo mi basta. Avere la visione del Signore prima di andarsene è la meta dell’esistenza umana. Sei venuto a benedirmi con la Tua visione. Non desidero altro. Mi inchino a Te, o Signore!”.
Una Lezione per Arjuna
Arjuna stava osservando l’intera scena, quando Krishna si voltò verso di lui e gli chiese: “Tu sei pronto a questo tipo di sacrificio?” Arjuna chinò il capo in silenzio.
Il Signore, in questo episodio, esaltò la qualità del sacrificio nell’uomo. Il tipo più elevato di sacrificio è quello fatto per il Divino.
Questa è la preghiera che Karna rivolse al Signore: “O Signore, Ti offro il cuore che mi hai donato. Che altro potrei porre ai Tuoi piedi di loto? Mi inchino a Te. Ti prego di accettare la mia offerta”.
L’uomo dimentica la propria natura a causa dell’attaccamento e dell’egoismo. Egli dovrebbe sviluppare una fede incrollabile in Dio. La fede deve essere considerata come il respiro vitale stesso, che entra ed esce incessantemente. La respirazione continua qualunque cosa facciate e qualunque sia il vostro stato mentale.
Allo stesso modo, in ogni circostanza ed in qualunque momento, la vostra fede non dovrebbe mai abbandonarvi. Non dovrebbe cambiare in base al fatto che i vostri desideri si realizzino o meno. Nella gioia e nel dolore, nella perdita e nel guadagno, la vostra fede dovrebbe rimanere inalterata.
Considerate tutto ciò che vi accade come qualcosa di buono per voi. Abbiate questa forza d’animo! Se avrete fede nel Sé, anche le bestie feroci saranno gentili con voi.
Il corpo serve per prestare servizio al prossimo. Dovete usarlo per promuovere il benessere della società. A che serve lo studio continuo dei libri se poi non usate la conoscenza che ne deriva per aiutare gli altri? Una mente che non viene impiegata per dare gioia ed un corpo che non viene usato per portare beneficio agli altri sono completamente inutili. Il miglior modo di amare Dio è amare tutti e servire tutti. Gli studenti dovrebbero far loro questo ideale.
L’uomo dovrebbe sforzarsi di diventare buono e virtuoso. La vita di un uomo diventerà ricca di significato solo quando egli si riempirà di buoni pensieri, di buoni sentimenti e compirà buone azioni. Queste qualità vi renderanno migliori. Ecco il significato del detto: “Un buon figlio è la luce della sua stirpe”. Come buoni figli, dovreste impegnarvi a servire e proteggere la nazione.
Studenti, lo studio delle materie scolastiche vi aiuterà nella vita del mondo, ma non promuoverà il vostro progresso spirituale. Senza spiritualità ogni conseguimento è vano.
Evitare le Cattive Compagnie
“Nonostante tutto il suo valore, perché Karna finì male?” Perché si era messo a frequentare il perfido Duryodhana. Se non avesse scelto Duryodhana come compagno, Karna sarebbe diventato un astro splendente del firmamento. A causa delle cattive compagnie, tutte le sue buone qualità furono ridotte in cenere. La compagnia determina il carattere, perciò cercate sempre la compagnia dei buoni, altrimenti tutto ciò che farete sarà inutile.
Oggi, dovunque guardiate non trovate, in India, che disarmonia, violenza e paura. Come mai? Perché la gente ha perso la fede nel Sé e sta aumentando l’attaccamento agli oggetti del mondo. Si è dimenticato che la vera beatitudine deriva solo dal Divino.
Studenti, sviluppate ampiezza di vedute e coltivate l’unità. A causa della mancanza di unità, l’India fu assoggettata da una piccola nazione come la Gran Bretagna, eppure non era priva di grandi combattenti, eruditi ed amministratori. Oggi due brutte qualità affliggono l’India: la mancanza di unità e un’avidità insaziabile. L’educazione ha lo scopo di conferire saggezza e virtù, non di far ottenere un semplice impiego.
Sviluppate uno spirito di sacrificio come quello di Karna. Rispettate la parola data e dedicate ogni vostra azione a Dio.
In qualità di alunni del nostro Istituto, dovreste ergervi ad esempio per il mondo. Cercate di comprendere che non esiste qualità superiore alla Verità. La Verità è Dio. La Rettitudine è il Suo ornamento. Attenetevi a questi due principi come ai più elevati attributi umani.
Studenti, avete cuori teneri e puri e dovete, fin d’ora, sviluppare buoni pensieri. Piantate nei vostri cuori i semi dell’amore. Dall’albero dell’amore raccoglierete i frutti della tolleranza, della compassione e della gentilezza. Siate sempre sorridenti. Affrontate ogni situazione, finanche la morte, con un sorriso!
(Swami ha cantato alcune strofe del bhajan: “Bhava Govindam”, poi, riferendosi ai discorsi tenuti in precedenza dagli studenti ha ripreso a parlare)
Gli studenti hanno parlato molto bene, con dolcezza e gioia. I loro discorsi avrebbero un grande effetto se le parole non venissero dalle labbra, ma dal cuore. Ciò dovrebbe essere coerenza tra pensieri, parole e azioni.
Desidero che riscattiate la vostra vita contemplando Dio, nutrendo pensieri elevati ed impegnandovi nel servizio verso il prossimo.
Vi benedico tutti.
Swami ha terminato il Discorso, tenuto nell’Auditorium dell’Università, cantando: “Bhajana binâ sukha shanti nahi”.
Prashanti Nilayam, 19 Gennaio 1997
(Trad. da Sanathana Sarathi, n. 2/1997)