Realizzato è colui che dimentica il passato,
non si preoccupa del futuro
e svolge i suoi doveri nel presente.
Incarnazioni d’amore!
Il passato è passato, il futuro è incerto, solo il presente è nelle nostre mani. Principale dovere dell’uomo è quello di vivere nel presente e dividere la sua gioia con i vicini. Per dire la verità, l’essere umano è il più fortunato tra tutti gli esseri viventi. Paragonato all’intero cosmo, l’uomo, pur essendo piccolissimo come un atomo, è in grado di comprendere la straordinarietà e vastità della creazione, la quale è davvero impressionante. Egli ottiene l’immortalità attraverso la comprensione dell’unità tra il microcosmo e il macrocosmo. Come ho detto ieri, chiunque raccolga le messi dell’amore nel campo del suo cuore è un vero cristiano, un vero sikh, un vero hindu e un vero mussulmano, poiché costui è il vero essere umano sulla terra. Un uomo non può vivere senz’amore e questo è un principio che si chiama Hiranya-garbha, o “Uovo Cosmico d’Oro”. L’Hiranya-garbha è situato nel lato destro del corpo umano, mentre il cuore fisico è su quello sinistro. Mentre il cuore fisico, che si trova sul lato sinistro, un giorno o l’altro, dovrà essere comunque lasciato, l’Hiranya-garbha, situato sul lato destro del corpo umano, è sempre in ottime condizioni; poiché è immortale, eterno e racchiude tutto. È presente non solo negli esseri umani, ma anche negli uccelli, nelle bestie, in tutti gli esseri viventi. I Veda dichiarano: “Dio è presente in tutti gli esseri” e “Dio pervade il Cosmo intero”. Da questo “seme d’oro” ha origine l’amore. I tre principi della reazione, risonanza e riflesso hanno origine dall’Uovo d’Oro. Incapace di riconoscere la sua vera identità, l’uomo spreca la sua vita nel perseguire i piaceri temporanei, fugaci, transitori ed effimeri. Come vi ho detto ieri, l’oro perde in valore, brillantezza e identità quando viene mischiato con differenti metalli come l’argento, il rame, l’ottone. Così anche il cuore, che può essere paragonato all’oro, perde il suo valore, la sua brillantezza e la sua identità a causa della sua mescolanza con i metalli dei desideri mondani. È la piaga del mondo d’oggi. L’uomo si comporta come un demonio, un diavolo e una bestia perché ha dimenticato la sua natura divina. L’amore divino ha origine dall’Hiranya-garbha. L’amore divino vive dando e perdonando, mentre l’amore egoistico vive prendendo e dimenticando. Un tale divino amore è essenziale per l’uomo.
Ecco un piccolo esempio a dimostrazione di ciò. Dopo che Ravana fu ucciso in battaglia, Hanuman andò da Sita per portarle la buona notizia. Sita fu sopraffatta dalla gioia e iniziò ad esaltare Hanuman così: “O Hanuman, tu sei il prode che è penetrato nella città di Lanka affrontando ogni avversità; tu sei il potente che ha attraversato l’oceano con un solo salto, tu sei la perla della corona del Clan delle Scimmie che ha trasportato da Rama i paraggi di Sita”. Ma Hanuman non apprezzava alcuno di quei titoli attribuitigli da Sita. Intanto ella continuava nel suo encomio: “O Hanuman, io non ho mai visto nessuno più virtuoso di te; non c’è nessuno al mondo che ti si possa paragonare per forza fisica”. Lo definì anche coi titoli di “Essere unico nel suo genere, dal vigore unico”. Ma nessuno di questi piaceva ad Hanuman. Alla fine, Sita lo benedisse dicendogli. “Possa Rama amarti per sempre e stabilirsi per sempre nel tuo cuore”. Allora Hanuman saltò di gioia e disse: “O madre, non c’è nulla di più grande dell’amore di Dio in questo mondo. Io non bramo alcun titolo. Prego solo per l’amore di Rama. Se mi mancasse l’amore del Signore Rama, non potrei mai essere felice, anche se il mondo intero fosse sotto il mio dominio. La mia vita troverà soddisfazione solo quando sarò il recipiente del Suo amore”. Un essere della possanza di non aveva altro desiderio che l’amore di Rama. L’amore è tutto. La qualità umana nasce quando l’amore ti si accende dentro, quando parli con amore e agisci con amore. È su questa base che si dice: “Lo studio più adatto all’umanità è l’uomo”.
Una volta un pandit affrontò Buddha per sfidarlo ad accettare un dibattito con lui. I patti erano che, qualora il primo avesse perso, si sarebbe fatto buddista con i suoi tremila discepoli e si sarebbe messo al servizio del Buddha per tutto il resto della sua vita. Ma, se a perdere fosse stato Buddha, questi sarebbe stato obbligato a dipendere dal pandit. Buddha, con aria sorridente, disse: “Vero pandit è chi si trova in uno stato di equanimità mentale.” Per un vero pandit non c’è distinzione tra i dualismi della vita; dolore e piacere, gioia e dispiaceri sono la stessa cosa. L’irascibile e l’egoista non merita di chiamarsi pandit. Nei centri di pellegrinaggio come Hardwar, Rishikesh, Badrinath e Amarnath, voi trovate dei panda che vi danno mantra recitando i quali sarebbe garantita la liberazione alle anime dei defunti. Questi panda non possono essere chiamati pandit. In questo mondo ci sono molti che sono passati attraverso i testi sacri. La conoscenza del Sé non si può acquisire dalla semplice dottrina del sapere o sedendo ai piedi di un guru. Ci sono persone che passano attraverso tanti libri voluminosi, ma c’è una persona che pratica alla fine uno solo degli insegnamenti?
Il sapere privo di pratica è futile.
La Bhagavad Gita dichiara (VIII, 9s):
“Kavim Puranam Manushasi Tharam
Manorneyamsa Manusmare Dyah
Sarvasya Dhatara Machintya Rupam
Aditya Varnam Thamasah Parasthath”
Chiunque è unito (a Me) mediante la devozione e la forza dello yoga
e, con una mente che non vacilla, medita sul Saggio, sull’Antico,
più sottile del sottile, sul Sovrano e Sostegno di tutto,
la cui forma non è pensabile e il cui splendore
è quello del Sole (trascende questo mondo delle tenebre).
Chi è il kavi, il veggente, il poeta, il saggio? Un veggente è uno che conosce passato, presente e futuro; non è semplicemente uno che gioca con le parole. Ciò implica che Dio solo è il vero Saggio. Qual è il significato profondo di purana? Pura significa “corpo”. Il divino principio che si muove dalla punta dei capelli sino all’alluce viene inteso come Purana. Poi viene anushasita, “chi ha il controllo sulla mente”. Potete imprigionare una persona che ha commesso un crimine, ma non potete impedire alla sua mente di girare per tutto il mondo. Non c’è nessuno al mondo in grado di comandare la mente. Solo Dio ha il potere di controllare la mente. Perciò, Dio è conosciuto come Anushasita. Spiegando questo, Buddha mise a tacere il pandit, e lo ammonì di smetterla con gli sfarzi, gli sfoggi, e tutta la sua pompa egocentrica. Gli disse di non farsi trascinar via dalla conoscenza mondana e lo esortò ad acquisire la conoscenza divina, arrendendosi a Dio. “Io ho intrapreso per lungo tempo la pratica spirituale – gli disse – e sono passato attraverso vari testi sacri alla ricerca della conoscenza del Sé. Alla fine ho realizzato che sottomettere i sensi è essenziale per acquisire la conoscenza del Sé. I cinque sensi sono un dono di Dio. Fanne buon uso. Solo allora potrai realizzare il Sé. Che senso ha esaminare sacri testi e intraprendere pratiche spirituali senza un uso appropriato dei cinque sensi? Io ho controllato i cinque sensi e li ho messi sul sentiero giusto, e il risultato di ciò è che sto sperimentando la beatitudine.”
Buddha ottenne il nirvana attraverso il controllo dei cinque sensi e facendo un uso corretto di essi. Cos’è il nirvana? Non è nient’altro che l’immergersi nella beatitudine.
Una bollicina d’acqua ha origine dall’acqua, si sostiene nell’acqua e infine si immerge in essa; allo stesso modo, l’essere umano nasce dalla beatitudine, viene sostenuto dalla beatitudine ed infine si immerge in essa. La beatitudine può essere sperimentata attraverso il controllo dei cinque sensi. In questo consiste la vera pratica spirituale. Non basta accontentarsi di cantare il nome di Dio. Per prima cosa e sopra ogni cosa occorre tenere sotto controllo i sensi. Quando giunse il tempo in cui il Buddha entrava nello stato del nirvana, vedendo suo cugino Ananda in lacrime, lo chiamò accanto a sé e gli disse: “Ananda, stando al tuo nome, tu dovresti sperimentare ananda, ossia beatitudine. A te non s’addice mai versar lacrime di dispiacere, giacché sei l’incarnazione della Beatitudine assoluta. Siamo tutti incarnazioni di Brahma”. Così dicendo, Buddha impose la sua mano su Ananda e raggiunse il nirvana. Chiunque comprenda questa verità può sperimentare la beatitudine e ottenere la divinità. Perché mai lottare tanto duramente per ottenere la liberazione che è così facile e semplice avere? Significa solo che non state facendo alcuno sforzo per comprendere la verità. Voi miscelate i metalli spurï dei desideri mondani all’oro del vostro cuore. Di conseguenza, il cuore s’inquina e perde la sua vera identità, cioè la sua caratteristica di beatitudine. Gli antichi hanno detto che la beatitudine si trova nella visualizzazione e nella sperimentazione della vostra vera forma, che è il Principio dell’Atman. L’utilizzo corretto dei sensi vi condurrà alla conoscenza del Sé. Il saggio Patañjali disse: “Nel controllo dei sensi è il vero yoga”. Nessuna disciplina spirituale è più grande di questa. Tutte le pratiche spirituali quali ripetere il nome di Dio e far penitenza, non saranno di alcuna utilità se non si tengono sotto controllo i sensi. Avrete forse l’impressione che non sia possibile per un essere umano controllare i sensi; ma qui controllo non significa totale cessazione. Sbrigate i vostri doveri; ma, qualunque cosa facciate, fatela con il sentimento che è per piacere a Dio. Una volta sviluppato questo sentimento, tutti i vostri sensi rimarranno spontaneamente sotto controllo.
Incarnazioni dell’amore!
Voi pensate che il totale abbandono a Dio sia abbastanza difficile, ma secondo Me non esiste nulla di più facile: è ancor più facile e semplice che confezionare una ghirlanda di fiori o levare dei petali da un fiore per creare una corona! Lo trovate difficile perché non avete fede ferma e stabile in Dio. Dio è. Non c’è luogo che sia privo di Dio; non c’è essere senza divinità: ognuno è un’incarnazione di Dio. Se avrete fede totale in questa verità, non incontrerete mai alcuna difficoltà; ma se la vostra fede è lacunosa, qualsiasi cosa vi risulterà difficile.
Incarnazioni dell’amore!
Abbiate fede in Dio e amateLo. L’amore è Dio. Con la fede in Dio, è giocoforza che abbiate successo in ogni vostro sforzo: nessun compito, per difficile che sia, sarà impossibile alla Grazia di Dio. È quanto accadde nel caso di Hanuman. Con la Grazia di Rama egli saltò per attraversare l’oceano, raggiunse Lanka e trovò il luogo dov’era Sita. Egli ritornò da Rama e descrisse l’inenarrabile sofferenza di Sita. “O Rama, per favore, ascolta ciò che ti dico. Ho visto Madre Sita circondata dai demoni, tremante come un pappagallo atterrito in gabbia”. Udendo ciò, immediatamente Rama e Lakshmana brandirono archi e frecce. Rama disse: “Non posso sopportare la sofferenza di Sita. Non perdiamo più tempo e andiamo a Lanka”. Rama non reagì in questo modo per attaccamento alla Sua consorte: Sita simboleggia la Natura (Prakriti) e Dio non può accettare che la Natura soffra. Fu dunque per alleviare la sofferenza della Natura che Rama decise di andare immediatamente a Lanka.
La Rettitudine, la Ricchezza, il Desiderio e la Liberazione sono, si è detto, i Quattro Obbiettivi della vita umana. Corrispondono infatti ai quattro stadi della vita umana noti come stadio dello studente, del capofamiglia, del ritiro dal mondo e dell’asceta. In realtà, non corrispondono ai Quattro Obbiettivi della vita nel senso stretto della parola Purushartha. La gente d’oggi vive nell’errata concezione che il termine Purusha si riferisca esclusivamente all’uomo, non alla donna. In realtà, Purusha ha lo stesso significato di Atma (Sé o Spirito) o Chaitanya (Coscienza pura) o Prana (energia vitale) o Jivi (anima individuale). Al Sé non sono attribuibili i generi maschile o femminile. Perciò, Purushartha ha il significato di Atma Dharma ossia del Dharma relativo al Principio della Consapevolezza, il Dharma del Principio della vita. Questo è il vero primo ed ultimo fine della vita umana, o Purushartha. Ma la gente che non capisce il vero significato del termine Purushartha, parla di una morale per gli uomini e un’altra per le donne, mentre sta nella fusione dei due la vera Morale spirituale, il vero “Fine Ultimo”.
Come secondo obbiettivo si cita la Ricchezza, la prosperità. Artha non va inteso nel senso di oro o denaro; guadagnare denaro od oro non è il fine della vita. Il denaro va e viene. È nella saggezza la vera ricchezza: “Vedere l’unità nella diversità è la vera ricchezza”. Ed è questa ricchezza di saggezza che va guadagnata.
Il terzo obbiettivo è il Desiderio. Desiderio qui non va inteso nel senso dei desideri sensoriali, ma come desiderio fondamentale che si dovrebbe avere, e che consiste nella liberazione spirituale (quarto obbiettivo). Bisogna nutrire il desiderio di comprendere il Principio dello Spirito e raggiungere lo stato di divinità.
Sono questi i principali obbiettivi della vita umana. Ogni parola del Vedanta ha molti significati che si riconducono alla Liberazione. Ci sono varie interpretazioni, a seconda della gente che vi pone mano. Ma ciò che la gente d’oggi intende dei Quattro Obbiettivi della vita umana consiste nel farli corrispondere ai Quattro Stadi dell’esistenza, i cosiddetti ashrama, cioè lo stadio dello studente, del capofamiglia, di colui che si ritira dal mondo e dell’asceta. In realtà, essi non sono identificabili con la vita morale e spirituale. L’autentico dovere di ogni uomo è nel Dharma spirituale, poiché solo da questo può venire la Liberazione.
Che cos’è la liberazione? Non vuol dire semplicemente raggiungere Dio. I vostri pensieri, parole e azioni dovrebbero essere in unione con il Divino. I fiumi come il Gange, il Godavari e il Saraswati hanno nomi e forme differenti, ma, una volta che si fondono nell’oceano, perdono nome, forma, sapore e diventano una sola cosa con l’oceano. Allo stesso modo, una volta che voi raggiungete la fusione con Dio, non vedrete più alcuna differenza. Sperimentare un siffatto stato di coscienza non dualista è il vero obbiettivo della vita umana.
Incarnazioni dell’amore!
La leggenda narra che quando ‚iva, per salvare il mondo, inghiottì il mortale veleno emerso dall’Oceano, perse conoscenza e cadde. Il conseguente calore colpì il mondo. Per rinfrescare il mondo, ‚iva creò la catena degli Himalaya, che piazzò poi nel proprio stomaco. Il risultato fu che gli Himalaya assorbirono tutto il calore dal Suo corpo ed Egli si riprese. Questo evento è celebrato come Shivaratri. Si tratta solo di una interpretazione profana. A dire il vero, il mondo intero è racchiuso in Lui. Il Divino non ha mai conosciuto né nascita né avrà mai morte. Ciò che può andar soggetto a cambiamenti è il corpo, ma il Principio Divino rimane sempre identico a sé stesso. L’amore non muta mai: rimane sempre amore. La qualità dello zucchero è la dolcezza, la quale non cambia anche se esso viene aggiunto al caffè, al tè, all’acqua o al budino di riso. Ciò che rimane immutabile viene definito Sat, “Puro Essere”. Tale Puro Essere è dentro di voi e l’amore ne è il dolce sapore. Noi dobbiamo rivolgere quest’amore a Dio, non agli oggetti dei sensi. Sat è paragonabile allo zucchero, Cit (la pura coscienza) all’acqua: quando si aggiunge zucchero all’acqua, si forma lo sciroppo. Allo stesso modo quando il Puro Essere e la Pura Coscienza si uniscono, ciò che ne risulta è Pura Beatitudine, Ananda.). L’Essere sta al Sé, come la Coscienza sta al corpo. Il Sé è il Principio Maschile, il Purusha, il corpo è il Principio Femminile, Prakriti. L’unione delle due polarità Purusha e Prakriti costituisce la vita umana. Così, ogni essere umano è androgino. Il Principio di Shiva insegna l’unità del principio maschile e femminile. È dimenticando tale principio che l’uomo ha finito per considerare il corpo fisico un semplice agglomerato di sangue, carne e feci. È indubbio che questi componenti ci sono, ma non va dimenticato il fatto che il Divino permea il corpo. Per proporsi come ideali al mondo, il corpo è importantissimo.
Incarnazioni dell’amore, il corpo è Parvati e il Sé è Ishvara. C’era un aspirante spirituale che usava ripetere il mantra Shiivoham, perché gliel’aveva ordinato il suo guru. Un giorno qualcuno gli chiese il significato del mantra che stava ripetendo, ed egli rispose che significava “Io sono Shiva”. Ma quando gli domandò in che rapporti fosse con Parvati, egli lo schiaffeggiò e gli disse con tono severo che con quella domanda aveva commesso un grave peccato di bestemmia. Se avesse realmente avuto fede nel mantra che stava recitando, avrebbe risposto con fermezza: “Parvati è parte del mio stesso essere”. Ma non poté rispondere così, poiché era attaccato al suo corpo. L’attaccamento al corpo porta con sé sentimenti dualistici, a causa dei quali l’uomo soffre.
In ciascun individuo ci sono sia il Signore (Ishvara) sia la Forza di Shiva (Parvati) e il loro abbinamento costituisce l’umanità (il nostro essere umani). Manava si riferisce alla condizione umana. Ma è la negazione “non”, nava significa “nuovo”: significa dunque che l’umanità non è nuova, è arcaica, eterna. Voi però non siete in grado di comprendere questa verità. Qui ci sono tre lettere: ma-na-va. Ma viene da maya, l’illusione, na significa “senza”, va deriva da vartinchuta, “comportarsi”. È un vero essere umano colui che si comporta senza farsi condizionare dall’illusione. Ma oggi l’uomo agisce in maniera non conforme al suo nome. Ad ogni modo, da oggi cercate di capire la verità. Il corpo e la nazione possono essere paragonati all’oggetto e al riflesso. Perciò, come avete cura di salvaguardare il vostro corpo, tenete anche presente il benessere della nazione.
Cercate di capir bene il profondo significato di Shivaratri.
(Mostrando ai devoti presenti il Lingam d’oro appena emesso dalla Sua bocca, Baba continuò:) Questo si trova nel Cuore Spirituale di ognuno; è nella parte destra del corpo. Il principio dell’Hiranya-garbha si estende a tutto il corpo e, quando Io lo voglio, assume una forma. Chiunque abbia visto questo Lingam nell’istante della sua emissione non avrà rinascita. Bisogna vederne la forma nel momento in cui il Lingam emerge. Tali sacre manifestazioni vi sono state riservate allo scopo di santificare le vostre vite. Solamente quando la vostra vita sarà santificata riuscirete a capire la divinità nell’umanità. Questo Lingam non si romperebbe nemmeno se venisse scagliato con grande forza da un’altura, perché è simbolo dell’immortalità, non soggetto a mutamento. In nessun altro posto del mondo potete vedere una manifestazione siffatta. Essa è possibile solo in presenza del Divino.
(Dopo aver cantato il bhajan “Shiva, Shiva, Shiva, Shiva anarada” il Bhagavan continuò:)
Negli ultimi vent’anni, i devoti non hanno avuto il privilegio di essere testimoni dell’emissione del Lingam. Il motivo dell’interruzione fu dovuto al fatto che, essendo migliaia i devoti che si radunavano nel Purnachandra per assistere a tale grandioso spettacolo ed essendo l’auditorium insufficiente a contenere una folla tanto vasta, i presenti si facevano prendere dal panico, con conseguenti numerosi inconvenienti che venivano a crearsi. Al fine di evitarli, fu deciso di interrompere la manifestazione della nascita del Lingam.
Non c’è solo questo Lingam, ma ne sono emanati altri tre tipi, simboli di bhuh, bhuvah, svah. Bhuh si riferisce alla materia, al corpo, bhuvah alla vibrazione o al prana o soffio vitale, e svah si riferisce alla radiazione, all’Atma. Sovente vi dico che non siete una sola persona, ma tre: ciò che voi pensate di essere (ossia il corpo fisico), ciò che gli altri pensano che voi siate (ossia il corpo mentale), e ciò che siete in realtà (l’Atma, Spirito). In ogni Shivaratri tutti e tre i Lingam sarebbero emersi se non li avessi bloccati Io, poiché ci sono molte cose che vi devono essere dette. In avvenire sarete testimoni di molte manifestazioni della Divinità. Rendetevi conto che tale beatitudine può essere sperimentata solo in prossimità del Divino e in nessun’altra parte. Non fatevi ingannare dal semplice fatto che Io parlo, sorrido, cammino e mangio come voi. Non siate vittime dell’illusione di percepirvi come corpo. Tutte le Mie azioni sono senza ego, senza ego, senza ego. Non c’è traccia di egoismo in Me. Abbiate ferma fede in questa verità. Se aveste una fede piena, dovunque vi trovaste, tutti i vostri desideri sarebbero soddisfatti senza nemmeno chiederli. Solo coloro che non hanno fede sono nella sofferenza. Abbiate sempre una maggior fiducia in voi stessi. Questa è la prima disciplina da intraprendere.
In verità, voi tutti siete molto fortunati. Oggi è lunedì (somavaram), un giorno molto caro al Signore (somasekara, Ishvara). Ecco la ragione per cui Shiva è lodato come Someshvara e Somesekara. Anche questo corpo è nato di lunedì. In ogni tempio di Shiva, vengono offerte delle preghiere speciali di lunedì. Hanuman viene adorato di martedì. Quando Ravana fu ucciso nel campo di battaglia, Hanuman corse da Sita per portarle la buona notizia. Sita fu sopraffatta dalla gioia e benedisse Hanuman dicendo: “O Hanuman, non so che giorno sia oggi, ma dal momento che mi hai portato la tanto attesa fausta notizia (mangalakara varta), questo giorno sarà chiamato mangalavaram, cioè “martedì”; che tu sia adorato in questo giorno”. Nel Treta Yuga non esistevano i giorni della settimana secondo i nomi che diamo noi oggi; nomi come lunedì, martedì, ecc., sono di origine posteriore. Perciò, nella cultura indiana ogni termine ha un suo significato interiore, che però gli stessi Indiani non sanno apprezzare non facendo alcuno sforzo per comprenderli e deviando così per sentieri sbagliati. Non è la casta, bensì la tradizione culturale di un popolo che conta; ed è nostro dovere sostenerla. Incarnazioni dell’amore! Cercate di capire che la Verità è il Sé, e che il Sé è Amore.
(Prashanti Nilayam, Shivaratri, 15 febbraio 1999)