Sâvitrî, che riportò in vita il suo defunto marito,
appartiene alla sacra terra di Bharat.
Chandramatî, che estinse le fiamme del fuoco
con il potere della Verità, nacque in India.
Sîtâ, la quale uscì illesa dalle fiamme del fuoco,
nacque in India.
Damayanti, che, con il potere della sua castità,
ridusse in cenere un perverso cacciatore,
nacque in India, non è vero?
È grazie alla castità e alla forza di donne simili,
che l’India ha ottenuto la fama di essere la terra dell’abbondanza,
della prosperità e delle messi copiose.
Fra tutti i rituali, il Vara Lakshmî Vratam è il supremo.
Incarnazioni dell’Amore,
è grazie alle donne e agli uomini di carattere dei tempi antichi, nati in India, che la nazione è sempre rimasta protetta e prospera. L’India ha sempre dato grande importanza alla madre (all’aspetto materno), come detto anche questa mattina dal sacerdote che ha condotto la cerimonia.
La tradizione racconta che Pârvatî chiese a Îshvara (Shiva) se esistesse una via in grado di garantire sicurezza, prosperità e buona fortuna alle donne. Ella chiese se ci fosse qualcosa che le donne potessero fare e che le avrebbe benedette con una vita propizia, lunga, salubre e felice in compagnia del marito, dei figli, dei nipoti e degli amici. Îshvara fu estremamente felice e, come risposta, le insegnò il Vara Lakshmî Vratam, spiegando che questo rito era un grande dono concesso alle donne.
È naturale per l’essere umano avere dei desideri; la vita umana, infatti, è impostata sul desiderio. Questo rito è un dono speciale offerto alle donne. Le donne hanno sempre lottato per il benessere, la sicurezza e la buona fortuna della famiglia. Sono solamente le donne che pregano per ottenere equanimità (samatâ), integrità (samâgrata), unità nell’uguaglianza (samâ-ekatâ) e fraternità (sodara-bhrâtrutvam).
Si trova nei Purâna la storia che narra di come Pârvatî pregò Îshvara di rendere omaggio alle donne con questo dono appropriato. In India si è dato largo sviluppo a rituali aventi lo scopo di benedire le donne con le stesse otto ricchezze spirituali, proprie della Divinità. Ecco perché la donna viene descritta come “incarnazione delle otto qualità di Îshvara” (Ashtâishvarya svarûpinî).
Le parole delle donne, sono parole di verità; i loro cuori, sono cuori di pace; le loro azioni sono azioni di rettitudine. Queste sono le otto ricchezze spirituali presenti nella Divinità, che Dio volle conferire anche alle donne:
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Shabda Brahma Mayî: l’energia del Suono;
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Charâchar Mayî: l’energia dell’Espansione e dell’Onnipresenza;
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Jyotir Mayî: l’energia della Luce;
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Vâk Mayî: l’energia della Parola;
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Nityânanda Mayî: la Beatitudine senza fine;
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Paratpara Mayî: l’Onnipotenza assoluta;
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Mâyâ Mayî: il potere di velare la coscienza con l’illusione;
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Shrî Mayî: l’incarnazione di ogni prosperità e ricchezza.
Le donne, ricettacoli di queste otto qualità, proteggono la famiglia, la società e il mondo in innumerevoli modi. Eppure, in quest’era moderna, non sono consapevoli di questa loro grandezza.
Grazie alle buone qualità, alla verità delle sue parole, alla fermezza del suo carattere, Sâvitrî fu in grado di proteggere dalla morte il marito ormai defunto. Persino in questo Kali Yuga esistono numerosi mariti che, in caso di pericolo, sono protetti dalle preghiere delle loro mogli. Non è forse vero che Sâvitrî, la quale ridiede vita al marito morto, superò gli ostacoli presenti lungo il suo percorso? Le qualità della natura femminile trovarono diffusione in tutto il mondo grazie a queste donne tanto caste. Esse nacquero in India, compirono il Vara Lakshmî Vratam e ricevettero la Grazia di Vara Lakshmî.
Persino Râma ebbe dubbi su Sîtâ, la quale, prigioniera nell’isola di Lankâ, era rimasta separata da Lui per dieci mesi.
Dio è onnisciente, onnipresente ed onnipotente. Nonostante ciò, poiché nel mondo esistono moltissime persone che nutrono innumerevoli dubbi, per la protezione del mondo e per la distruzione dei dubbi della mente umana, Egli compie determinati passi e prende determinate decisioni. Per questa ragione Râma chiese a Sîtâ di superare la prova del fuoco. Sapeva che le persone avrebbero potuto insinuare: “Riaccetterà Râma una donna che è rimasta per dieci mesi a Lankâ?” Quindi, per distruggere ogni critica, Egli la fece passare attraverso questa prova. Sîtâ, comunque, non aveva dubbi.
Se i corvi gracchiano, smetterà forse l’usignolo di cantare? “Lokulu kakulu: la gente del mondo è come un branco di corvi”. Sempre piena di dubbi. Ma le donne di verità, immacolate, che possiedono cuori puri, non lasciano spazio ai dubbi. La verità dà testimonianza ai loro cuori; i loro sentimenti sono pieni di rettitudine.
Nella tradizione indiana, infatti, si dice: Satyam Vada, Dharmam Chara: “Sii veritiero e retto”. Queste due virtù sono come il metro di misura.
Tutti voi conoscete Anasûyâ, la moglie di Atri. Anche lei venne provata da Dio. Un giorno Brahmâ, Vishnu e Maheshvara (Shiva), si recarono da lei travestiti da mendicanti e le chiesero: Bhavati bhiksham dehi: “O madre, fa’ l’elemosina a questi corpi!” Ma quando lei fece per andare a prendere del cibo, i tre “accattoni” l’avvertirono che la sua offerta sarebbe stata accettata solo se si fosse presentata nuda. Anasûyâ, che aveva un cuore purissimo, esaudì il loro desiderio.
Tale fu la potenza della sua purezza che Brahmâ, Vishnu e Shiva si trasformarono in tre neonati. Che cosa li fece trasformare? La purezza del cuore di Anasûyâ. È la verità ad essere la sola causa responsabile dei miracoli. Ecco come Anasûyâ trasformò la Trinità in tre neonati e giocò con loro.
Lakshmî, Sarasvatî e Pârvatî andarono da Anasûyâ: “Madre, se giochi con i nostri mariti che si sono trasformati in neonati, che ne sarà di noi?” Anasûyâ s’impietosì e pensò: “Mio marito è al mio fianco, ma sto trattenendo anche i loro mariti che, invece, dovrebbero essere con loro”. E disse loro: “L’unico sostegno di una moglie virtuosa è il marito”, e le benedisse. Anche voi dovreste essere così risolute e possedere tale purezza.
Anasûyâ adottò il bambino. Questo è il motivo per il quale Dattâtreya è un altro nome di Dio. Datta, infatti, significa “adottato” e, poiché il marito di Anasûyâ si chiamava Atri, al bambino venne dato il Nome di Datta-atri-ya: Dattâtreya.
In questo modo, in India, fin a dai tempi più remoti, ci furono donne che diedero dimostrazione di queste incredibili potenzialità, diffondendole e proponendosi sotto molti aspetti come esseri ideali.
Sumati fu una di loro. Era una moglie virtuosa, totalmente altruista che possedeva un cuore e una mente puri. Un giorno un rishi la maledisse: “Al sorgere del sole, muoia il marito di Sumati”. Grazie ai suoi buoni sentimenti e ai suoi buoni pensieri, pregando con fervore, ella fu in grado di neutralizzare la maledizione.
La preghiera è la base di ogni azione; la preghiera è ciò che aiuta ad espiare o a eliminare gli effetti di tutte le maledizioni; solo la preghiera è in grado di distruggere i peccati. Perciò Sumati disse: “Se la vita di mio marito verrà distrutta al sorgere del sole – la verità mi sia testimone – non ci sarà mai più un’alba!” E questa fu la sua maledizione. Il giorno dopo, infatti, il sole non sorse. Tanto sono sacri i cuori delle donne! Tale è il potere della loro santità.
Purtroppo, la gente che si ferma all’aspetto esteriore delle narrazioni crede e immagina altre cose, senza comprendere la purezza dei sentimenti interiori.
Quel giorno in cui venne a mancare l’alba, in tutto il mondo scoppiò il caos. Tutti i santi, i saggi, gli angeli e i deva andarono da Sumati: “Madre, per salvare tuo marito, metti il mondo intero in una tale confusione?!” Ed ella rispose: “Il mondo ha valore solo perché mio marito è al mio fianco. Senza di lui, il mondo non vale niente”. Per Sumati suo marito valeva quanto il mondo!
Allora tutti i deva le fecero questa promessa: “Tuo marito si salverà; non avrà alcun problema. Ci penseremo noi”. Sumati, allora, ordinò al sole di sorgere.
In questo modo, in India, fin dai tempi antichi, molte persone diedero dimostrazione di possedere incredibili poteri e capacità. Questi esseri s’incarnarono come donne ideali. Ma non crediate che questo sia accaduto solo in passato. Anche in questo Kali Yuga avete molti esempi del potere e della capacità delle donne. Nessuno, però, può conoscere il cuore di una donna! Nessuno può svelarne i segreti.
Kuntî mise Karna in un cesto di vimini e lo abbandonò al fiume. Dopo il suo matrimonio con il re Pându, da Kuntî nacquero Dharmarâja, Bhîma, Arjuna, Nakula e Sahadeva. Molti anni dopo scoppiò la guerra del Kurukshetra e Dharmarâja non sapeva di essere il fratello minore di Karna. Quando Karna morì, Kuntî svelò il segreto a Dharmarâja: “Figlio, Karna era tuo fratello”. Dharmarâja urlò: “Vuoi dire che ho ucciso mio fratello maggiore? Questo è accaduto perché tu non mi hai mai rivelato la verità! Una donna non dovrebbe mantenere certi segreti nella sua mente, non dovrebbe passarli sotto silenzio”. E maledisse tutte le donne, dicendo che nessuna di loro sarebbe mai più riuscita a mantenere un segreto.
Le donne, in India, mantengono tali segreti per proteggere la vita, per proteggere la reputazione della famiglia e per accrescerne il rispetto. E tutto ciò grazie al dono conferito loro da Vara Lakshmî. Questo, infatti, è in nome dato all’aspetto di Lakshmî che concede tutti i doni che Le vengono richiesti; è l’aspetto di Lakshmî che esaudisce tutte le richieste espresse dalle donne. Ecco perché in questo caso, Lakshmî è chiamata Vara Lakshmî: Colei che è responsabile di concedere alle donne la Grazia, la prosperità, il buon augurio, la ricchezza materiale e le otto ricchezze spirituali.
Fin dai tempi antichi, in India si è detto: “Se volete farvi un’idea di come sia una padrona di casa, guardate la sua stessa casa”. Se è pulita, anche la donna che l’abita sarà pura e pulita. In India, dai tempi antichi fino ai giorni nostri, il numero di persone dal cuore tanto puro è in aumento. Donne quali Sâvitrî, Damayantî, Lakshmî, Sarasvatî, Sîtâ, furono in grado di risvegliare un tale potere, a causa della Grazia di Vara Lakshmî. Che grande progresso compie l’uomo, che beatitudine, quanta ricchezza e prosperità che si deve alla Grazia del Vara Lakshmî Vratam!
Purtroppo, a causa degli effetti negativi dell’era moderna, nessuno compie più questi rituali tanto puri e, come conseguenza, le case sono sporche. Le donne di casa di quei tempi, ai giorni nostri non si trovano più. Una volta le case erano così pulite! Per quale motivo? Perché puliti erano i cuori della donna di casa.
Reazione, riflesso ed eco. Ciò significa che la mancanza di purezza interiore, è la ragione principale di questa “reazione” esteriore (la mancanza di pulizia). Infatti, oggigiorno, ovunque guardiamo, vediamo sporcizia, impurità e inquinamento. L’acqua che si beve è sporca; il cibo che si mangia è contaminato, le immagini che si guardano sono perverse, l’aria che si respira è inquinata… Di conseguenza, essendo la mente dell’uomo inquinata, tutto in questo mondo diventa sporco ed inquinato.
L’uomo moderno ha una mente carica di negatività. Questi sentimenti negativi devono andarsene! Che cosa s’intende per “sentimenti negativi”? I desideri legati al mondo materiale e le ambizioni mondane. È normale che ci si senta attratti da desideri, ma occorre porvi un limite. Supponete di avere in mano una penna. Se essa è stata caricata con inchiostro blu, tutto ciò che verrà scritto o disegnato con essa, sarà di colore blu; se invece la penna conterrà inchiostro rosso, scriverà rosso. Che cosa vuol dire?
Yat bhavam tat bhavati
Come il sentimento, così il risultato
Se ai giorni nostri l’inchiostro dei pensieri e dei sentimenti negativi riempie la penna del nostro cuore, le parole che pronunceremo, le cose che guarderemo, le azioni che compiremo e i pensieri che faremo, saranno tutti negativi. Qualunque linea esteriore traccerete, sarà dello stesso colore del sentimento interiore che provate. Qualunque vostro pensiero, sarà della stessa qualità.
Per questa ragione, come prima cosa, il cuore deve essere colmo d’amore. Se il cuore è pieno d’amore, anche le parole che pronunceremo saranno piene d’amore, le cose che guarderemo saranno piene d’amore, i discorsi che ascolteremo saranno pieni d’amore, i pensieri che faremo saranno pieni d’amore e le azioni che compiremo saranno piene d’amore.
Sarvam prema mayam jagat
Il mondo intero è colmo d’amore
Invece, poiché tale amore ai giorni nostri è assente, noi riempiamo i nostri cuori di odio, gelosia, esibizionismo e orgoglio, tutti sentimenti negativi. Che fare per eliminare queste negatività? Come ci dobbiamo comportare se vogliamo ricchezza e benessere? Dobbiamo riempire il cuore di sentimenti sacri; così facendo tutti questi pensieri negativi se ne andranno, mentre sentimenti puri, divini e virtuosi sorgeranno in noi.
Sentimenti negativi quali rabbia, avidità e gelosia, sono causati dal cibo che si mangia. Perché sorgono queste qualità cattive? Desiderio, rabbia, avidità, lussuria, orgoglio e invidia: esse nascono a causa dell’attaccamento al corpo, ecco perché tale attaccamento, in qualche modo va controllato. I desideri fisici, i desideri legati al corpo, devono essere controllati e mantenuti entro un certo limite. Si dice infatti:
Meno bagaglio si ha, più comodi si sta,
e piacevole il viaggio si fa.
Il viaggio terreno si serve del corpo: bisogna che sia il più possibile leggero. Un certo attaccamento al corpo ci vuole, ma moderato. Quando il marito è in compagnia della moglie, dei figli, dei parenti e degli amici, il sentimento che prova è di attaccamento, legittimo; ma occorre, in ogni caso, vivere la vita assecondando il sacro sentimento che fa augurare il benessere di tutti: Lokâssamastâh sukhino bhavantu: “Tutti i mondi siano nella gioia”.
Il mondo intero, infatti, dipende dal cuore dell’uomo. Tutti i poteri presenti nel mondo, sono latenti all’interno dell’uomo. Il nostro corpo è un grosso generatore; la nostra mente è come una tv. Le onde sonore sono onde connesse all’elettricità, e possono viaggiare a qualsiasi distanza. Un piccolo esempio: se accendiamo la radio, possiamo udire dei programmi che sono trasmessi da Delhi, nonostante la distanza, grazie all’elettricità. Tutto quel che si dice a Delhi, può essere udito anche qui; ed è un fenomeno che non viene impedito dalla distanza. Ai giorni nostri esiste la radio, mentre, nei tempi passati, il cuore era la radio. Ecco perché anche noi, oggi, dobbiamo tenere pulito un cuore tanto sacro!
Prendete la televisione. Possiamo vedere da qui ciò che una rete televisiva sta trasmettendo da chissà quale distanza. Ma anche la mente è come una televisione: in qualunque momento vogliate, potete chiudere gli occhi, pensare a qualcosa e riprodurla dentro di voi. Sicuramente, nella vostra tele-visione interiore, vedrete ciò a cui state pensando.
Tutte le forze occulte della Natura sono insite anche nell’uomo; ma non possono essere risvegliate dall’esterno, poiché tutto ciò che esiste è un riflesso dell’essere interiore. Ogni singola situazione (esteriore) è una reazione, un riflesso e un’eco di ciò che si trova all’interno: tutto è dentro di noi.
Quando, nel vedere qualcuno, pensate che quella persona sia cattiva e compia azioni malvagie, dovete rendervi conto che il male che state indicando in quella persona, in realtà non si trova in lei. La cattiva qualità che vedete in quella persona è solo un (vostro) riflesso che in lei si specchia. Il male che vedete negli altri, infatti, non è un male che appartenga a loro, bensì un riflesso del male presente in voi.
Se sentiamo critiche sulla cattive qualità di qualcuno, in realtà esse sono il nostro stesso riflesso e non hanno niente a che vedere con altri. Ogni singola cosa esteriore, infatti, è un riflesso, una reazione e un’eco di qualcosa presente dentro di noi. Questo potere e capacità (di proiezione) è una potenzialità presente nel corpo dell’essere umano.
La mente umana ha una potenza estrema; è un sacro magnete che attrae ogni cosa. Perché? Il potere all’interno dell’uomo può essere trovato (riflesso) all’esterno. Infatti, notare il male presente negli altri, farà sorgere lo stesso male che dimora in voi; se la vostra attenzione è attratta da qualcuno che compie qualcosa di buono, ciò farà sorgere il bene che è in voi, poiché il bene e il male sorgono dall’interno e non dall’esterno.
Se ci specchiamo, ci saremo proprio noi con la nostra forma nello specchio? No. Nello specchio vedremo solo un’immagine che è il suo riflesso. Allo stesso modo, quando c’è una mente pura, il corpo è uno specchio puro. Ma non tutti i pezzi di vetro sono specchi.
Se, per esempio, prendiamo un normale pezzo di vetro, potremo forse specchiarvici? Il semplice pezzo di vetro non rifletterà la nostra immagine; al massimo, attraverso la sua trasparenza, potremo vedere gli oggetti che si trovano oltre. Se però sul vetro applichiamo l’apposita sostanza chimica, si trasformerà in uno specchio nel quale potremmo vedere la nostra immagine. Questo vuol dire che possiamo specchiarci nel nostro cuore, solo quando vi applichiamo la sostanza dell’amore.
Nel Vedânta e nelle Upanishad si legge: Raso vai sah, “Egli è dolcezza”. Che cosa significa rasam? È la mescolanza di zucchero ed acqua. Non potete ottenere uno sciroppo se tenete l’acqua e lo zucchero separati. Solo dopo aver mescolato questi due elementi, solo dopo che lo zucchero si è sciolto nell’acqua, avrete uno sciroppo, così come solo dopo aver applicato la sostanza dell’amore, tutto si potrà riflettere nel cuore.
Per trasmettere questi sacri insegnamenti, Îshvara (Shiva) iniziò la tradizione del Vara Lakshmî Vratam. Egli disse: “Pârvatî, diffondilo alla sacra specie umana delle donne. Esso distruggerà tutti i loro dubbi, le sconfitte, i problemi, le vicende negative, gli ostacoli e le difficoltà. Questo rito conferirà loro pace, prosperità e felicità”.
Generalmente organizzare e compiere un tale rito è semplice, ma come siete fortunate voi che avete compiuto questa pûjâ (cerimonia) qui, oggi, unendo i tre Poteri: il Potere dato dal luogo (Prashânti Nilayam), il Potere dell’Energia (la potenza del rito) e il Potere della Presenza della Divinità (la Presenza di Sai Baba)! Allorché il tempo propizio (kâla), il rito (karma), il fine (kâranam) e il dovere (kartavyam) si uniscono, i nostri desideri vengono esauditi.
Infatti, se masticate una qualsiasi foglia, avete forse masticato del pan? Se masticate una noce di betel, potete dire che sia pan? Se mangiate del limone, la vostra lingua brucerà, ma non sarà pan. È solamente quando unite la foglia, la noce di betel e il limone che ottenete il pan.
La foglia è verde, il limone è bianco e la noce di betel è marrone. Quando questi tre ingredienti si uniscono, formano il colore rosso. Allo stesso modo, quando nel vostro cuore masticate i tre giusti ingredienti, i sentimenti divini sorgeranno in voi. Senza limone, il pan non avrà sapore; senza limone il pan non sarà di colore rosso; nonostante ciò, se mettete troppo limone, vi brucerete la lingua. Questo significa che l’ingrediente dev’essere dosato in giusta misura. Per questo si dice: Na shreyo niyamam vinâ, “Senza controllo non ci sarà benessere”.
Miei cari! Per tutto dovrebbe esserci un limite! Se la temperatura del vostro corpo è di 36,5° C, significa che siete in perfetta salute, ma se essa sale a 37,5°, vuol dire che avete la febbre. Lo stesso vale per la pressione sanguigna: 80/120 è una pressione corretta; ma se essa sale a 90/150, vuol dire che la pressione è troppo alta. Ciò significa che quando c’è esagerazione, c’è malattia.
Anche nelle parole ci dev’essere un limite; dobbiamo mettere un limite anche a ciò che diciamo e dobbiamo lavorare solo limitandoci alle nostre forze. Per questo si dice: “Senza disciplina non c’è benessere”.
(Swami corregge il traduttore: Non ‘disciplina’; ‘limite’)
Senza limite non c’è benessere.
Per attuare tutto ciò, anche un’appropriata disciplina è necessaria. Questa disciplina, come dovrebbe essere? Dove, quando, come e in che modo andrebbe seguita? Solo quando capiremo che la disciplina è necessaria, la nostra relazione con la Natura (Prakriti) ci darà felicità; al contrario, se agiremo senza limiti e senza controllo, compiremo molti errori e saremo costretti ad affrontare la sofferenza.
Non importa quale rito venga compiuto: se lo facciamo con concentrazione, con sentimento puro, con purezza di cuore, offrendo tutti noi stessi, otterremo qualsiasi risultato.
Niente al mondo è impossibile
quando si possiede la Grazia di Dio.
In queste condizioni, possiamo adempiere anche l’incarico più difficile! Se si riesce a riportare in vita un cadavere (riferimento a Sâvitrî), possiamo considerare le altre sfide della vita più difficili di questa impresa? Persino la terra può essere trasformata in cielo e il cielo in terra. Per tutto ciò, la condizione principale è un cuore immacolato dal quale dovrebbero sorgere preghiere pure.
Non parlate mai di follie, follie e follie! Perché soffermarsi su pettegolezzi e discorsi inutili? Parlare e commentare tutte le cose che succedono ai vicini di casa a che servirà? Se pettegoliamo su ciò che gli altri dicono, che sarà delle nostre stesse parole? In questo modo ne sarà compromessa la meta che ci siamo prefissi. Solo quando avrete smesso di parlar male degli altri, vi sarà dato ciò a cui anelate. Come potete aspettarvi, infatti, che Dio esaudisca le vostre richieste, se calunniate gli altri?
Incarnazioni dell’amore, nell’antichità questi rituali aumentavano i sacri sentimenti. Purtroppo, ai giorni nostri, l’uomo non crede molto a queste cerimonie mentre cresce la sua fede nelle cose profane. Egli non ha fede nella sacralità, nella meticolosità, nelle conseguenze, mentre egli ha sempre più fiducia in cose transitorie, impermanenti, false e momentanee.
Ciò che oggi dobbiamo trasformare, è il cuore. Dio risiede nel nostro cuore, è là che dimora: questa è la fede che dobbiamo sviluppare. Anche nella Bhagavad Gîtâ si dichiara:
Deho devâlaya proktho jîvo devassanâtanah
Il corpo è il tempio e Colui che vi risiede è Dio
Miei cari: il vostro corpo è un tempio e il Jîva, l’anima individuale, è il Dio interiore; perciò, in qualunque luogo questo corpo vada, rispettatelo come tempio e abbiate fede che l’anima in esso presente è Dio. Se si considerassero tutti i corpi come templi di Dio, non esisterebbero più lotte, litigi e conflitti. Invece, a causa dell’aumento dell’egoismo e dell’interesse personale che gioca sull’“io” e sul “mio”, aumentano i conflitti e le agitazioni. Se vogliamo che i conflitti abbiano fine, dobbiamo sviluppare i valori umani, dobbiamo essere retti e amare tutti, in senso spirituale.
La vita umana è la combinazione di rettitudine, moralità e spiritualità. La moralità è un aspetto molto importante; quando essa verrà messa in pratica nel mondo, quando verrà praticata nel concreto, l’umanità realizzerà la felicità.
Vi ripeto sempre che, nel mondo attuale, la gente ha un unico obiettivo: soldi, soldi, soldi, soldi, soldi! I soldi vengono e vanno, la moralità viene e cresce. I soldi sono qualcosa che perde valore, mentre la moralità è una qualità che lo accresce. I soldi, che li spendiate oppure no, perdono valore; di conseguenza, non sono un valore permanente. Sono come nuvole passeggere. È pur vero, tuttavia, che sono necessari, poiché non è possibile vivere in questo mondo senza denaro.
Dal momento in cui è iniziato il Kali Yuga, si è incominciato a dice: Dhana mulam idam jagat, “Le ricchezze sono le fondamenta del mondo”; mentre, invece, prima che avesse inizio il Kali Yuga, si affermava: Dharma mulam idam jagat, “Il Dharma è la base del mondo”. Purtroppo il Dharma è scomparso! I soldi, così come vengono, se ne vanno; vanno e vengono, vanno e vengono. Che c’è fra noi ed essi? Dov’è la nostra gioia? Dov’è la nostra beatitudine? Dov’è la nostra felicità? Vogliamo la prosperità, ma si è ricchi solo con un buon carattere. Tutti i santi del passato pensavano incessantemente a Dio con sentimenti sacri e benedicevano (il mondo).
Si stava combattendo la terribile battaglia del Mahâbhârata. Duryodhana e Dushâsana andarono da Bhîshma, il quale era il comandante dell’armata dei Kaurava: “Nonno, lento come sei, non ci servi assolutamente. È ora che tu sveli i tuoi poteri e le tue capacità”. A questa loro richiesta, Bhîshma rispose: “Duryodhana, domani sera, prima del tramonto, tutti i Pândava saranno annientati”.
Draupadî lo venne a sapere. Era un’ardente devota e una moglie fedele. Nonostante ciò, in questo Kali Yuga, quando la si nomina, la gente dice: “Aveva cinque mariti; come si fa a dire che fosse fedele?”
Ma chi sono, in realtà, questi cinque mariti? Non vanno intesi dal punto di vista fisico; i cinque mariti, infatti, sono i cinque elementi, che sono come i cinque respiri vitali. Ecco chi erano i suoi cinque mariti.
Draupadî pregò Krishna: “Krishna, prima di domani sera, i miei mariti moriranno. Bhîshma, il nonno dei Pândava, li ha maledetti così. In un modo o nell’altro, Tu devi proteggerli! La mia condizione di sumangali, dev’essere protetta!” Krishna rispose: “Madre, non aver fretta. Ascolta le Mie parole e segui le Mie indicazioni. Io ti proteggerò”. “Chi altro può proteggerci all’infuori di Te, Swami? Tu sei tutto per me. Io Ti seguirò”, rispose la donna.
Per quel giorno la battaglia era finita. Il giorno dopo sarebbe accaduto qualcosa di terribile. Bhîshma voleva bene ai Pândava. Era stato lui a farli diventare ciò che erano. Egli pensò: “Sono stato io a crescere quei ragazzi e a sostenerli. Come posso ucciderli? Questi pensieri cattivi sorgono in me, perché ho mangiato con i Kaurava, perché ho mangiato il loro cibo, il quale ha rovinato e contaminato la mia mente”.
Mentre faceva questi pensieri, Bhîshma camminava avanti e indietro. Krishna aspettava il momento giusto. Aveva organizzato un piano da attuare al momento opportuno. Krishna organizzava sempre dei piani d’azione da esperto qual era! Egli preparò tutto e poi disse: “Draupadî, vieni con Me”.
A quei tempi, durante le battaglie, si montavano degli accampamenti. I soldati non avevano nessun’altra sistemazione; erano tutte tende e non c’era ancora l’elettricità al posto della quale venivano usate delle piccole lampade (ad olio). Draupadî seguì Krishna, ma le scarpe che indossava facevano rumore: krrr… krrr… krrr… Krishna le disse: “Draupadî, Bhîshma sentirà il rumore. Togliti le scarpe”. Draupadî le tolse e Krishna le raccolse, le avvolse nel Suo fazzoletto e Se le mise sotto il braccio. Poi aggiunse: “SeguiMi in silenzio”.
Nella sua tenda, Bhîshma stava nervosamente andando avanti e indietro, preoccupatissimo. La sua mente era altrove: “Domani potrebbe accadere qualcosa di terribile. Che ne sarà dei Pândava? Che ne sarà di Draupadî?” Nel frattempo entrò Draupadî, la quale fece esattamente ciò che le era stato detto da Krishna. Con il capo chino, andò di corsa a prostrarsi ai piedi di Bhîshma, il quale non fece a tempo ad accorgersi di lei. Krishna intanto rimase all’ingresso.
Quando la donna si prostrò, si udì il rumore dei suoi braccialetti; sentendo quel suono Bhîshma pensò: “Si tratta sicuramente di una donna felicemente sposata”; e così la benedisse con le consuete parole: “Dirga sumangali bhava, Possa tu vivere una vita lunga e propizia insieme al tuo sposo.”
A questo punto Draupadî si alzò, e Bhîshma, vedendola, disse: “Da una parte ho giurato che domani ucciderò i tuoi mariti, dall’altra ti ho benedetto pronunciando le parole Dirga sumangali bhava. Quali dei due giuramenti sarà valido?” A questo punto entrò Krishna. Bhîshma Gli disse: “È un Tuo piano, Krishna!”
Davvero impossibile è descrivere i lîlâ del Signore.
Singolari sono i Tuoi Lîlâ, incomprensibili al mondo intero;
così personali ed intimi, adorati da tutti i santi e i saggi.
I divini giochi e i miracoli di Vishnu sono noti a tutti; i lîlâ di Krishna sono storici.
Bhîshma esclamò: “Tutti i Tuoi Lîlâ sono stupefacenti, o Krishna; tutto ciò è un Tuo stratagemma”. Krishna rispose: “Draupadî è una moglie di eccezionali qualità. Nessuno conosce le sue virtù. Qual è il segreto della sua purezza?
La prima sua grande virtù è quella di
sapersi accontentare di ciò che ha.
Non dice mai “no” agli ordini dei suoi mariti
e mai dirà loro che non ha tempo per servirli.
Nessuna donna può eguagliarne le virtù.
Nessuna è come lei.
Questa è la sua grandezza. Donne, non contraddite i vostri mariti. Si sa, hanno temperamenti diversi (dai vostri); è la loro natura. La donna, invece, è pacifica; per questo riceve molte grazie. Alle donne sono stati attribuiti anche molti titoli quali: Shânti bhûshana (ornamento di Pace); Sowbhagya (prospera); Padma bhûshana (ornamento del Loto); Padma vibhûshana (straordinario ornamento di Loto). Krishna non diede mai alle donne simili titoli, bensì altri, fra i quali: Gruha Lakshmî (Dea della casa); Illalu (Padrona della casa); Dharma Patni (Sposa leale del Dharma); Arthangi (metà del marito).
Nella Scritture viene affermato che “voi siete figlie dell’Immortalità”. Le donne, infatti, sono altamente sacre. Come potrebbero, perciò, esse, che possiedono così tante qualifiche, essere inferiori? Purtroppo, a causa degli effetti negativi del Kali Yuga, ai giorni nostri gli uomini vedono le donne solo come delle serve. Errore gravissimo! Perché? Perché il rispetto che avrete sarà commisurato a quello che date alla donna.
Le donne non dovrebbero mai piangere e gli uomini dovrebbero prendersi cura di loro e provvedere affinché ciò non avvenga. La famiglia dove una donna piange sarà colpita dalla sventura. È dunque necessario che anche gli uomini se ne rendano conto.
La purezza di cuore della donna ha un valore così alto che non è possibile valutarlo. Gli uomini non devono rivolgersi a loro con parole dure e sgarbate; non dovrebbero farle soffrire, né affliggere i loro cuori. Se ci si ferisce con una spina, la si può estrarre; ma quando parole dure feriscono un cuore, sarà impossibile rimuoverne il dolore, e la vita intera sarà amareggiata da quella sofferenza. Ecco perché bisogna far attenzione a pronunciare sempre parole che siano estremamente dolci.
Non avete proprio alcuna autorità per affermare: “È mia moglie, no? Allora posso fare ciò che voglio, posso urlare quanto mi pare”. È vero che lei è tua moglie e, se compie qualcosa di sbagliato, hai tutti i diritti di farglielo notare. Però, questo è l’unico diritto che hai. Non hai alcuna autorità per gridarle contro parole dure e offensive.
Non puoi certo far sempre delle cortesie,
ma puoi sempre parlare con cortesia.
Parlate loro con umiltà, tenerezza, gentilezza, dolcezza. Il loro cuore così si arricchirà e quella casa prospererà. Tutti gli uomini dovrebbero comportarsi così; invece, purtroppo, di uomini siffatti ce ne sono pochi!
C’è una cosa importante da osservare, ed è che gli uomini sono maggiormente irascibili (che le donne); bisogna tenere sotto controllo la rabbia: è per il vostro bene. Un uomo che si arrabbia, nella frazione di un secondo, brucia l’energia di tre mesi di cibo. L’ira fa ribollire il sangue nelle vene; ci vogliono tre mesi per riportarlo alla sua normale temperatura. E se c’è l’abitudine ad arrabbiarsi, la malattia sarà inevitabile.
Le 16.000 gopika, prima che Krishna le sposasse, stavano con qualcun altro, con Jarâsandha, che Krishna tentò molte volte di uccidere, senza però mai riuscirci. Ogni volta che Krishna gli si avvicinava, Jarâsandha s’infuriava, e in quel modo Krishna si allontanava. Dopo un po’ di tempo, Krishna tentò di nuovo di avvicinarlo ma, non appena la rabbia di Jarâsandha si scatenava, Krishna nuovamente scappava.
Ciò si ripeté diverse volte: Jarâsandha s’infuocava e Krishna scappava. Verrebbe da pensare a questo punto: “Ma che succede? Krishna scappa perché ha paura di Jarâsandha! Perché mai lo teme?”
Dopo aver assistito a questa scena diverse volte, Balarâma, Shishupâla e tutti gli altri andarono da Krishna e Gli domandarono: “Swami, perché ogni volta che vedi Jarâsandha scappi?” E Krishna rispose: “Sciocchi! Io non scappo per paura o perché non sia in grado di uccidere Jarâsandha. Io non fuggo senza una ragione. Se lo affrontassi e lo uccidessi direttamente, scoppierebbe una guerra. La mia strategia è quella di ucciderlo senza far scoppiare la guerra”. “Ma, come farai ad ucciderlo senza una battaglia?”, chiesero gli altri. “Ogni volta che lo avvicino, la rabbia di Jarâsandha aumenta. PresentandoMi a lui così spesso, faccio in modo che egli si arrabbi. La mia fuga è per finta, e la volta dopo Mi ripresento; così, ogni volta la sua rabbia cresce, cresce, cresce… e intanto il suo corpo s’infiacchisce”.
Quando Krishna gli si presentò per l’ultima volta, il corpo di Jarâsandha era ormai ammalato ed esausto, al punto che cedette. Vale a dire che fu l’ira stessa ad incendiargli il fisico e ad indebolirlo. Krishna, dunque, prese Jarâsandha per la sua debolezza, e l’uccise dopo averlo sfinito. Krishna non usò violenza. Jarâsandha era, infatti, assai forte e, per poterlo uccidere, era prima necessario indebolirlo, ritorcendogli contro la sua stessa rabbia. Per farlo arrabbiare, Krishna andò da lui più volte, facendo finta di affrontarlo per poi scappare. Perciò Krishna soggiunse in risposta a coloro che Lo interrogarono: “Non pensate che per Me sia un’umiliazione scappare alla vista di Jarâsandha; non è assolutamente un disonore per Me, bensì un atto di grande dignità. Se c’è un nemico da annientare, bisogna farlo utilizzando questa tattica. Non occorre pensare alle armi; uccidere con le armi non va bene”. Ecco ciò che Krishna insegnò in quei giorni.
Per ogni cosa, Dio organizza innumerevoli piani e strategie. Ogni Sua strategia è per il bene del devoto; mai per Se stesso. Qualunque cosa Egli compia, è sempre per gli altri. Perfino il male è sempre a beneficio degli altri. In realtà, nulla di ciò che Dio compie può essere definito “male”, anche davanti a situazioni che lo potrebbero far pensare. In questo caso l’errore non è nell’azione (divina), bensì nella visione di chi guarda. Non esiste nessun errore nella Creazione, ma solo nella visione di chi osserva. Perciò, qualunque cosa Dio compia, qualunque essa sia, serve. Tutti i Suoi gesti sono sacri e devono essere considerati una Grazia.
Qual è il potere del Vara Lakshmî Vratam? Îshvara disse a Pârvatî: “Diffondi il Vara Lakshmî Vratam in tutto il mondo e fa’ in modo che le donne compiano questo rito e che lo trasmettano per le generazioni a venire”.
Che cosa accade a coloro che fanno questo rito? Le Scritture assicurano:
“Da questa parte sette generazioni; da quella parte sette generazioni.
Il rito protegge 14 generazioni.
Ci sarà una vita lunga e propizia al fianco dello sposo.
Figli e nipoti aumenteranno e prospereranno”.
Il rito conferisce una vita lunga e felice con il proprio marito, aumenta il numero dei figli e dei nipoti, incrementa la prosperità, accresce l’abbondanza di cibo, la ricchezza, e così via. Fu per benedire la donna che Shiva insegnò questo rito e disse a Pârvatî, Sua consorte, di propagarlo fra la gente. Sâvitrî, Anasûyâ e Sumati: tutte loro compirono questa cerimonia e, dopo aver celebrato il Vara Lakshmî Vratam, raggiunsero la felicità. Il potere del Vara Lakshmî è di distruggere tutti i nostri errori, aumentare la nostra sicurezza, incrementare la santità e condurre alla Divinità.
Durante il rito, le donne indossano cinque gioielli, che iniziano tutti con la sillaba “ka”:
karamulu (braccialetti per i polsi), kantamu (collana per il collo), kallu (cavigliere per le caviglie), karnamulu (orecchini per le orecchie). Sono d’oro puro e donano leggiadria a chi li indossa. La Dea Lakshmî è anche chiamata Loka Mâtâ, “Madre del Mondo”.
Che grande valore la nostra India attribuisce alla parola Madre (Mâtâ)! È una parola preziosissima. Quando qualcuno sta male, non dice: “Ahimè, papà!”, bensì “Mamma!” Chiunque abbia problemi o sofferenze, chiama “mamma”. Che parola sacra, preziosa! È una parola di grande potenza. La parola “mamma” (amma) è una potenza che dà energia; ecco perché Dio è la Madre del Mondo invocata da tutti e adorata dai grandi santi.
I saggi pregavano e dicevano: “Voi siete amritaputra, figli dell’Immortalità”. Tutto ciò che questa Madre conferisce è amrita, divina ambrosia. Nella parola tallitandrulu (genitori), il primo termine ad essere pronunciato è talli, madre. La prima parola che i bambini imparano a pronunciare è “mamma” e non “papà”; prima dicono “mamma”, e poi “papà”.
La ‘A’ di Amma è anche la prima lettera dell’alfabeto. Anche secondo la tradizione indù, le seguenti quattro parole hanno quest’ordine: Mata (madre), Pita (padre), Guru (precettore), Daiva (Dio). La madre viene per prima. L’amore che prova una madre, non si trova da nessun’altra parte. Indescrivibili sono la parola “mamma” e l’amore di una madre. Nessuno vi sa amare quanto vostra madre!
Perdere l’amore della madre significa perdere la stessa vita. Il dolore che accompagna la perdita dell’amore di una madre, può essere paragonato ad una barca senza timone: come potrà navigare? Dove andrà a sbattere una barca simile?
Finché la mamma è in vita, si godono i tre quarti dell’energia fisica di cui dispone il corpo; ma, quando una madre se ne va, normalmente ci s’indebolisce. Per questo, nella cultura indiana alla madre viene dato un posto di così gran rilievo.
Studenti, siete ancora tanto giovani! Rispettate vostra madre; mostratele il dovuto rispetto e obbeditele. Ogni volta che desiderate qualcosa, pregatela umilmente e docilmente. Nessun altro merita tanto rispetto quanto la madre. Se vostra madre è soddisfatta, anche il mondo intero lo sarà; se, al contrario, non le date soddisfazione, chi altri sarete in grado di accontentare? E quindi, il resto del mondo vi riterrà inetti.
O madre, se non ti compiaccio,
divento meschino agli occhi del mondo intero.
È tutta una recita di burattini: osserviamo la loro danza!
Vi sembra che le madri siano tutte dei burattini? No, no, no, no!
Non siate fieri della vostra bellezza, della vostra giovinezza
e della forza dei vostri sensi.
Molto presto la vecchiaia arriverà.
Molto presto diventerete vecchi
e avrete davanti agli occhi
la festa della terza età.
Se oggi disobbedite ai genitori, una volta che sarete diventati voi padri o madri, sarete a vostra volta disobbediti dai vostri figli, e non avete idea di quanto soffrirete! Fate dunque attenzione a come vi comportate fin dall’inizio. Rispettate Vara Lakshmî, la Madre del Mondo, la quale elargisce benessere materiale; dedicateLe il rito dovuto, state concretamente in beatitudine, sperimentatela e fatela sperimentare agli altri. Questo è il compito delle donne; gli uomini dovrebbero dare il loro appoggio, provvedendo a ciò che serve. “Cosa?! Vuoi fare questo rito? Ma quanto verrà a costare? Va’ via! Togliti certe idee dalla testa”. (risate)
Certi uomini fanno pesare in questo modo la cosa alle loro mogli. Non si chiedono a favore di chi verrà compiuto il rito? Orbene, i benefici li godrete anche voi uomini! Che cosa significa per vostra moglie essere una sumangali? Significa che voi siete ancora vivi; significa che la vita di suo marito, grazie al rito, si allungherà. La cerimonia, perciò, è anche a vostro favore, per il vostro benessere. E allora, non ponete mai ostacoli ai rituali che le vostre mogli compiono!
Se per una volta capita che il rito vi crei degli inconvenienti, siate garbati nel farlo osservare, ditelo gentilmente, in modo che esse non rimangano male o deluse. Ed è tutto a vostro vantaggio. Non siate insolenti insistendo nell’affermare che voi siete l’uomo di casa e che, perciò, avete il diritto di dire tutto quanto vi pare e di contraddire o umiliare la donna!
A dire il vero, bisogna ammettere che le donne sono più forti degli uomini. Basterebbe citare quanto sta scritto nella Bhagavad Gîtâ, ove si afferma che, mentre l’uomo possiede tre tipi di poteri, la donna ne possiede cinque.
Una donna è capace di rinunciare a tutto e, se si presenta l’occasione, potrebbe persino dare la sua stessa vita per il marito. Lo potete constatare ovunque. Sâvitrî diede la vita per il marito. Citatemi voi, invece, l’esempio di un marito che abbia dato la vita per la moglie! Anzi, se la moglie muore, i mariti pensano: “Finalmente, ora posso stare in pace!” (risate)
Le donne non sono così. In loro ci sono cinque grandi poteri: rispetto, dignità, sacrificio, parsimonia e prosperità. Sapete, invece, quali sono i tre poteri presenti nell’uomo? Eccoli: rabbia, testardaggine e stupidità. Queste sono le tre inutili qualità presenti nell’uomo! (risate) Le donne invece possiedono qualità utili; per queste sono in una posizione più elevata. Potete vederlo dappertutto. Persino sulle pubblicazioni di matrimonio si scrive prima “Shrimati” (la signora) e poi Shri (il signore). La donna viene citata per prima. Prima viene “la signora Tal dei Tali” e poi “il signor Talaltro”. Anche in inglese si dice “Mrs. & Mr. …” Nessuno dirà mai “Mr. & Mrs. …” Il nome della donna viene sempre per primo.
Anche in campo religioso si dice Strî per indicare la donna (la parte femminile) e Purusha per indicare l’uomo (maschio), dando alle donne il primo posto. Diciamo “Lakshmî e Nârâyana”, citando Lakshmî per prima e dando il secondo posto a Nârâyana. Diciamo “Pârvatî e Parameshvara”, citando prima Pârvatî e dopo Shiva. Lo stesso facciamo quando citiamo “Râdhâ e Krishna”: prima diciamo Râdhâ, Krishna viene dopo.
Tale è l’importanza attribuita alla donna! La Natura (Prakriti) è femminile; senza Prakriti non esisterebbe il Purusha (La Persona Primeva o l’Uomo in Sé); per questo dobbiamo dare alle donne il dovuto rispetto. Così facendo, riceverete il dovuto rispetto anche voi. Chi è pronto a dare rispetto, ne riceverà a sua volta.
Incarnazioni dell’amore, dietro questo Vara Lakshmî Vratam di oggi si celano molti altri arcani. Comunque, ciò di cui vi si è parlato oggi costituisce l’essenza della maestà di questa Divinità (mâhâtmya). Ma si potrebbe dire molto, molto di più!
Nessuno conosce il potere e le facoltà nascoste della donna, mentre voi, quando riuscite a farla piangere, credete solo di aver dimostrato della superiorità. Far piangere una donna potrà anche essere un atto di “gran forza”, ma non potete nemmeno immaginare quanto poi dovrete piangere voi! (risate…, ma è il caso?)
Fate perciò in modo di non far loro versare lacrime, poiché Lakshmî, che dimora in loro, vuole rispetto. Se davvero fosse tale il comportamento degli uomini, il mondo intero diverrebbe felice.
Prendete il mondo come esempio: la nazione dove nascono donne virtuose, è perfettamente salva e al sicuro. Quante nazioni sono andate distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale! Ma l’India, dove sono nate donne eccezionali, non ha corso alcun pericolo, non ha subìto alcun danno. Questa è la grandezza di Bharat, dovuta proprio alle donne.
Perciò: rispettate le donne e fate il giusto sforzo per farle felici. In questo modo anche l’intera nazione sarà beata, per sempre prospera e sempre con verdi toranam sulle porte.
(Swami fa una lunga pausa) Mmmm. Bene.
(Anil Kumar sussurra a Swami: “Bhajan? Bhajan! Bhajan, Swami!”)
(Swami) Che bhajan?
(A. Kumar: “Bhajan, Bhajan…”)
(Swami) Siete soddisfatti?
(Nessuna risposta)
(Swami) Siete felici? (risate) Siate felici! (applausi)
(Baba conclude cantando: “Prema muditâ”)
Prashânti Nilayam, 11 Agosto 2000.
Vara Lakshmî Vratam
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