O mente folle, perché vai continuamente cercando,
con brama e stupore, dove si può avere il darshan di Vishnu
che è già dentro di te?
IncontraLo con devozione e fede;
adoraLo fiducioso nel canto devoto, con la medesima fermezza,
lo stesso ardore che ebbe l’imperatore Bali.
Il dono di Bali all’Avatâr
Bali fu un sovrano molto caro al Signore Vishnu; fu un imperatore caritatevole e ligio al proprio dovere. Tuttavia, essendo nato in una famiglia di demoni, non era tanto stimato come uno che amasse Dio. (2) L’Avatâr Vâmana entrò in scena allorché il sovrano stava celebrando un sacrificio, e precisamente lo Yajña Vishvajit. Il Signore Vâmana, che ben conosceva l’amore e la carità di Bali, si manifestò in quell’occasione sotto le spoglie di uno che chiede la carità, nell’intento di offrirgli la redenzione e la liberazione finale.
L’imperatore diede il benvenuto al Signore Vishnu, che si presentava nelle vesti di Vâmana, e gli chiese: “Signore mio, che cosa desideri?” “Nulla io voglio, o imperatore; mi accontento di soli tre piedi di terra in elemosina”, rispose l’Avatâr. Bali rise divertito a quella modesta domanda: “Tutto qui ciò che chiedi? Tre piedi di terra? E sia!” Così l’imperatore, le cui intenzioni erano quelle di abbandonare totalmente il proprio ego al Signore, concesse quel dono al Signore.
Al mondo c’è tanta gente che fa regali; molti regalano automobili, proprietà, case, gioielli, denaro e ricchezze varie. Non si può certo dire che si tratti di carità. C’è carità solo quando ci si offre totalmente, quando si fa dono incondizionato di sé stessi.
I sacrifici di Shibi e di Bhîshma
È il caso dell’imperatore Shibi, che ebbe una sorte simile a quella di Bali. C’era un’aquila che stava inseguendo un altro uccello, il quale, pensando di trovare protezione e rifugio presso l’imperatore Shibi, cadde ai suoi piedi. L’aquila allora si diresse verso l’imperatore e gli chiese di restituirle la preda che stava inseguendo. Ma il sovrano le rispose: “Nessuno che si sia rifugiato da me verrà mai respinto. Chiedi pure qualsiasi altra cosa, e non te la negherò”. L’aquila insistette: “Io voglio quell’uccello, subito! È il mio cibo”. “E va bene – soggiunse Shibi – se il tuo problema è il cibo, l’avrai. Ti propongo uno scambio: avrai una parte del mio corpo, di peso uguale a quello della tua preda”. E con quella promessa si tagliò una porzione del proprio corpo grande quanto il volatile che gli aveva chiesto rifugio, e la diede al rapace.
In India abbiamo avuto moltissime figure di santi, anime nobili, re come questi. “Bali” significa proprio “oblazione, offerta, rinuncia, tyâga, abbandono”. Abbiamo anche l’esempio del Signore Râma, il quale rinunciò al trono per onorare gli ordini del padre, accettando l’esilio in foresta per quattordici anni.
Allo stesso modo, Gângeya (Bhîshma) (3), per dare ogni soddisfazione e gioia al padre, accettò di rimanere per sempre un brahmachârin, celibe a vita. È per questo che i loro nomi sono ricordati ancor oggi. “Bhîshma” significa “uno che fa un voto, una promessa, a cui si attiene con fermezza”. Ci sono cose che si lasciano dopo che è trascorso un certo tempo, ma lui sacrificò tutta la sua vita per far felice il padre. In questa terra d’India sono migliaia le persone che, come quei personaggi della storia sacra, hanno saputo offrirsi in sacrificio.
Importanza del Kèrala
In questa terra di Bharat, terra di sacrificio, di spiritualità e di vita attiva, il Kerala occupa sicuramente un posto di priorità. Tale regione ha acquistato fama non solo grazie all’imperatore Bali, bensì anche alla presenza dell’Avatâr Vâmana. Ancor oggi, se chiedete qualcosa ad un keralita, questi non vi dirà mai di no. E quell’atteggiamento così incline al sacrificio ha trovato diffusione anche in tutto il resto della nazione indiana; nonostante tutti i cambiamenti avvenuti a causa del Kali Yuga, nonostante il modernismo imperante, il senso della carità e del sacrificio continua a perdurare presso la popolazione del Kerala, grazie all’esempio maestoso di quel sovrano, attraverso le annuali celebrazioni di Onam.
Si può dire che il Kerala sia il fulcro e il Paese natale dello spirito di sacrificio. In effetti, tutt’oggi vivono in Kerala persone di grande generosità. Là nacque e crebbe Tyâgarâja, il santo che diffuse poi in tutto il mondo il principio del sacrificio. Ma oggi è andato perso quello spirito di sacrificio; qualcuno vorrebbe cambiare l’India da “terra della rinuncia (tyâga) ” a “terra del piacere (bhoga)”.
In questa sacra terra di Bharat, la migliore ricchezza è la tolleranza. Il sentimento più dolce che vi si respira è l’amore per la madre e per la patria. Stiamo gettando alle fiamme ciò che importa di più nella vita: il carattere. È sempre stata l’essenza di questa nazione, ma noi emigriamo verso altri stati, in cerca di perverse libertà e di costumi estranei.
Che si può dire dell’amministrazione dell’India? Gli Indiani odierni sono come l’elefante che è ignaro della propria potenza.
Valori Umani
L’India, così celebre per i suoi valori spirituali e morali, è in declino giorno dopo giorno. È sparita ogni traccia di unità e si sono create differenze stridenti tra le persone. Sono queste le virtù che ci si aspetta da esseri umani? In realtà, fra gli uomini ci dovrebbero essere virtù quali la compassione, l’amore, la pazienza, la fermezza, la verità. Gli uomini d’oggi, invece, stanno distruggendo tutti questi valori tipici dell’uomo. Quanto vale un uomo se è privo di valori umani?
Si è allontanata la compassione; gli uomini hanno preso le distanze fra loro. C’è un gran bisogno di compassione oggi. Ci possono essere tanti partiti, ma ci dev’essere un solo amore. Eppure, l’uomo distrugge l’amore in nome del partito. Sapete che cosa sono i “partiti”? Invece di essere “par-ties” sono “for-tea”, (4) cioè niente più di gente che frequenta le sale da tè.
Per tanto poco gli uomini sacrificano il prezioso sentimento dell’amore. L’amore è un diritto che si acquisisce alla nascita. La gente va amata con amore e voi dovreste condividere amore con tutti. L’amore bisogna meritarlo. Se anche ci si trovasse tra mille conflitti e odî, dovete eluderli, spazzarli via per fare della vostra vita un tempo di crescita nell’amore.
I valori umani sono totalmente scomparsi dall’uomo d’oggi e sono subentrate qualità malvagie come l’odio, la gelosia, l’invidia, la superbia, la tracotanza e la spudoratezza. È davvero vergognoso ritenersi parte del genere umano se si è dominati da tali vizi. Se volete essere uomini, dimostratelo almeno con una delle qualità tipiche dell’uomo.
Capi della nazione
L’uomo sta diventando così malvagio da non saper amare neppure i propri figli; è sempre teso e irascibile. Come può un uomo siffatto lavorare per il benessere della sua nazione? Si fanno chiamare “capi della nazione” (desha nayaka), invece sono “distruttori della nazione” (desha nashaka). (Applausi)
I veri capi sono quelli che danno sostegno alla nazione. Se siete dei capi, non potete dire una sola buona parola? Non potreste avere un po’ di quell’amore? Non fate che criticare. Che destino si riservano coloro che criticano? La critica rileva i difetti che si sono proiettati a mo’ di riflesso, reazione ed eco. Così, tutto ciò che di male si vede in altri ha la sua origine in chi lo riflette sugli altri. Nessuno ha il diritto di cercare difetti nella vita altrui. Trovare difetti negli altri è il peggior peccato.
Buon uso del corpo e delle sue membra
Sapete perché vi è stata data la lingua? Per dir cose sante.
Non potete sempre far gentilezze,
ma potete sempre parlare con gentilezza.
Sapete perché vi sono state date le mani? Per menar botte forse? No, no! Voi le usate per saziare la vostra fame, ma basterebbe poco per far felice anche qualche affamato, alleviandogli i crampi allo stomaco. Tutte le membra del corpo umano sono destinate ad un corretto uso, ad un uso sacro. Sapete dunque a che servono le mani? No, non lo sapete! Per fare la carità e compiere azioni giuste a beneficio di altri.
Sapete a che serve la lingua? Per ricordare il Nome e diffonderne intorno la stessa gioia. Sapete a che servono le orecchie? Non per ascoltare tutto il peggio che circola, bensì per tutto ciò che di buono si dice, per i buoni insegnamenti. C’è uno scopo ben preciso al quale è destinato ogni membro, ed è uno scopo di santità, che l’uomo d’oggi sta perdendo di vista. Quella santità, che supera il sacro di cui ogni cosa è investita, è Dio. Oggi è in aumento il livello culturale, ma sono in degrado i sensi. A che serve tanto studio se non c’è il controllo dei sensi?
Nonostante tutta la sua cultura e intelligenza, lo stolto non conosce se stesso e l’abietto non rinuncia ai suoi vizi.
L’istruzione odierna induce alle disquisizioni, non alla saggezza; è solo fisica, materialistica, profana, transeunte, finita. Non porta alla Sapienza piena.
A che serve tutto il sapere del mondo se non conferisce immortalità?
Apprendi la Conoscenza che ti fa essere immortale!
Quella conoscenza è solo amore, un amore che non conosce né morte né mutamento. Tutto quanto esiste è soggetto a cambiamenti, ma l’amore è l’unica realtà immutabile e immortale. Che fare per raggiungere questo principio d’immortalità? L’unico modo per avere immortalità è togliere l’immoralità (applausi).
Bisogna evitare le compagnie cattive, i pensieri cattivi, i sentimenti cattivi, le qualità cattive. Guardate quanta forza ha acquistato oggi l’odio nel mondo! La gente sta bruciando d’odio; non ha bisogno di farsi cremare. Ci pensa l’odio a bruciare il corpo; è l’odio che riduce in cenere gli uomini.
Incarnazioni dell’amore, se siete nati nella forma di esseri umani, vivete da esseri umani, dando vigore ai valori che distinguono un uomo. Ogni essere umano è come un grande magnete: tutte le potenzialità del mondo sono racchiuse nell’uomo. L’India da tempi antichissimi ha diffuso nel mondo virtù nobili.
La Madre India
Questa nostra madre terra ha dato al mondo anime nobili, saggi e santi, riconosciuti da tutti i popoli. Bharat è il campo di battaglia che ha spodestato i colonizzatori ed ha recuperato la libertà.
Questa terra è rinomata per le sue abilità musicali, letterarie, scientifiche e culturali.
È la terra delle belle arti, terra di elevata grandezza, patria di arti pittoriche e scultoree.
O fedeli, che in questa terra siete venuti alla luce, non sottraetevi al preciso dovere di riportare alla pristina gloria, al prestigio e alla dignità d’un tempo questa sacra terra di Verità.
I sacri ideali e le virtù sostenute, insegnate e propagate dall’India sin dai tempi antichi, sono oggi in declino. Basterebbe che ciascuno vivesse da vero uomo; ma persino il senso dell’umanità è andato perso. E allora, chi oserà mai chiamare uomini costoro? Voi dovete trovare il coraggio e l’ardire di esclamare: “Io sono un essere umano!” Tenete alta la reputazione di questa nazione, conservandone intatta la cultura e difendendola con rispetto e venerazione. Non temete di dire:
“Questa è la mia madre terra. Questa è la mia madrelingua, a me cara. Questa è la mia religione”.
Se non riuscite ad esser fieri di questo, siete simili a dei cadaveri ambulanti.
È andato perduto il culto della madrelingua e, con esso, la fierezza di appartenere a questa nazione. Si è spenta la passione per il sanscrito, non c’è più alcuna stima per le antiche tradizioni. Tutto si è perso e l’uomo d’oggi si è ridotto a un cadavere; invece di essere, come dovrebbe, uno shiva, cioè consapevole della propria eccellenza, è diventato uno shava, un corpo senza vita.
Qualità che distruggono
L’irascibile, l’arrogante, il vanitoso e il geloso è come un morto. Meglio non star vicino a persone così pestifere, simili a tanti vermi che erodono il nome dell’India. Non prestate ascolto né attenzione a quelli che diffondono scandali. Osserviamo la nostra nazione, quanto è dilaniata da agitazioni, turbolenze, lotte intestine, diffuse un po’ dovunque.
Incarnazioni dell’amore, ieri avete assistito a una rappresentazione drammatica (5) in cui il demone Bhasma aveva espresso il desiderio di ridurre in cenere (bhasman) tutti coloro su cui avesse imposto le mani. Ma sapete che cosa gli accadde: tutto si ritorse contro di lui, poiché ridusse in cenere se stesso mettendosi le mani in testa. Allo stesso modo, passioni come la rabbia inceneriscono chi le sostiene.
Mentre siamo sul palco a recitare, siamo tutti degli eroi; ma quando siamo nella vita, zero! C’è della superbia nella critica e, tra l’altro, non sono gli altri che criticate, bensì voi stessi. “La critica è il peggior peccato”, si legge nelle Scritture. Chi critica gli altri è un peccatore, mentre chi ha sommo rispetto degli altri, acquista meriti.
Sarva jîva namaskâram keshavam pratigacchati: “La riverenza e il servizio che offrite ad ogni singolo essere vivente fluiscono automaticamente verso il Supremo (Keshava)”.
Sarva jîva tiraskâram keshavam pratigacchati: “È il Supremo che viene raggiunto dall’umiliazione causata ad un qualunque essere vivente”. Dunque, chiunque voi critichiate, criticate voi stessi! Chiunque rispettiate, rispettate il vostro Dio interiore, la vostra stessa nazione.
Se il senso patrio e l’attaccamento al corpo sono importanti, lo sono ben di più l’amore del prossimo e l’adesione al dharma. L’uomo moderno sta distruggendo la propria vita fra egoismi e interessi personali; si è completamente rincitrullito ignorando la sua identità, l’origine e la meta. Ciò non gli fa certo onore; non è davvero saggio, ma segno d’ignoranza e, quando crede di poter ritenersi uno jñâni, non fa che riflettere la propria insipienza.
La popolazione del Kerala, nazione dove vige l’amore e dove tutti i fedeli e devoti di Vishnu trascorrono del tempo in contemplazione del Divino e in preghiera, dovrebbe d’ora in poi condurre una vita piena d’amore. Io spero che tutti voi viviate pieni di sentimenti d’amore e in piena unità fraterna, senza distinzioni d’età e di sesso: tutti, giovani e anziani, come fratelli e sorelle (applausi).
Tutti i corpi sono templi di Dio
Basandosi su questo concetto, Krishna affermò: Deho devâlayah prokto jîvo devassanâtanah, “Dio, il Supremo, dimora nel tempio del corpo umano nella forma del neonato jîva”. Nel tempio corporeo abita l’Onnipotente, che vi si è insediato come anima individuale. Perciò, qualsiasi corpo voi vediate, sappiate che si tratta d’un tempio, residenza di Dio. Quel corpo, dunque, e tutti i corpi, sono degni di ogni rispetto.
Voi non avete assolutamente nemici; in tutti c’è l’anima divina che chiede rispetto, come lo esige il corpo. Solo allora sarete liberati ed anche gli altri vi porteranno rispetto. Voi, però, non la pensate in questo modo, non avete quell’ampiezza di vedute; la vostra idea è: “Non sono tenuto a rispettare tutti; debbo invece farmi rispettare da tutti”. Come si fa a pensarla così? È come chiedere la luna nel pozzo!
Si diventa come coloro che si frequentano, come dice il vecchio andante: “Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei”. Le relazioni che s’intrattengono condizionano il modo di essere delle persone.
In realtà, ogni singolo uomo sulla terra è un’incarnazione d’amore. Ciò è vero dappertutto, in qualsiasi stato, momento, situazione o circostanza. Dobbiamo quindi rispettare ed amare ogni singolo essere umano, facendo anche degli sforzi nel tollerare le debolezze e le pecche negli altri. Non infastiditevi per i limiti che trovate in loro.
Santità dell’uomo
Dio è “privo di attributi, senza macchia, eterno, immortale, senza peccato, purissimo”. E questa sacra divinità è propria ad ognuno di voi:
Dio è in voi, con voi,
sopra di voi, sotto di voi, intorno a voi.
Non c’è dunque bisogno di andare alla ricerca di Dio esteriormente. Non vedrete mai Dio in un certo luogo fisico, poiché Egli vive sotto le vostre sembianze. Voi siete Dio! In verità, se questo è il vostro sentire, Dio non mancherà di manifestarvisi. Ma, se continuerete a pensare di essere semplicemente degli umani, sentirete solo alla maniera umana.
Scartate definitivamente l’idea di essere un corpo e riponete la vostra fiducia in pensieri divini; allora sarete benedetti dalla liberazione.
Fu per insegnare questo principio che Vâmana andò a trovare l’imperatore Bali. “Bali – gli disse – tu non sei un uomo ordinario. In ogni caso, dovunque tu ti rechi, mantieni fisso in te il pensiero su di Me e considera il tuo corpo come il corpo di un comune mortale”.
Il corpo non è che un coacervo
di urina, feci, fetori, carne e sangue;
non emanerà mai il dolce olezzo dei fiori.
Potete forse considerarvi come quel corpo? No di certo! È solo un fantoccio, all’interno del quale vive l’Eterno.
Nel corpo c’è l’anima e l’anima è Dio: l’uno e l’altra giocherellano insieme recitando il loro ruolo, e poi si lasciano. Dietro di loro c’è il Burattinaio che sostiene i fili delle marionette in scena: colui che regge i fili e i pupazzi vanno e vengono uniti.
Così, voi non siete separati, non siete soli; siete con voi stessi: siete con Dio, in Dio, per Dio, verso Dio. Dovreste quindi giungere a pensare in questo modo: “Per chi sono nato? Per Dio. Da dove provengo? Da Dio. Con chi sto? Con Dio”. Con simili sentimenti, tutte le vostre azioni si santificheranno.
Studenti, vi ha rivolto la parola un ragazzo della Srisailam Vidyâpît, una scuola dove tutti gli allievi hanno un cuore sacro. E non è il solo luogo dove ci sono ragazzi così buoni e nobili (applausi). Tutti gli studenti qui sono d’animo nobile. Purtroppo, sono gli adulti che deturpano nella società esterna le loro sacre virtù. Ciò accade in ogni settore.
Bando alla politica
Studenti, mettetevi al servizio della società; fate servizio e sviluppate i valori morali. Qualsiasi lavoro va bene, ma non entrate assolutamente in politica (applausi). La politica vi rovina il cuore; i politici aprono le porte a tutte le peggiori qualità. Guardate di che cosa è sinonimo la politica: tutto il peggio che accade è dovuto alla politica. Se volete guastarvi, entrate in politica! Ma, se siete decisi ad essere un ideale, se volete avere la Grazia di Dio, coltivate le virtù e le nobili qualità.
Un tempo, nell’antichità, l’India ebbe dei governanti puri e saggi. Andavano in politica tutti coloro che sapevano mettere in pratica ciò che predicavano, ed era per questo che la gioventù d’allora era attratta dalla politica e vi si dedicava. Tutti i più giovani erano soliti seguire un Subhash Chandra Bose e un Jayaprakash e affiggevano le immagini di quei leader in camera loro.
Non è certo quel che avviene per i ragazzi d’oggi: andate a vedere le loro stanze, piene di poster delle star del cinema. Attori e attrici tappezzano i loro muri; ma, delle immagini di persone esemplari neanche l’ombra. Dalla bocca dei giovani d’oggi non udite nemmeno una parola saggia. La gente d’allora era ricca di sentimenti santi e puri; per questa ragione era seguita da folle di giovani che ne volevano emulare l’esempio.
Il Magnete e la Proprietà dell’Amore
Incarnazioni dell’amore, anche voi possedete un animo puro. Siate una forza d’attrazione per tutti. Tutto ciò che c’è al mondo è un grande magnete. Qualsiasi cosa osserviate è un magnete, tutti gli oggetti, perfino i più piccoli, possiedono qualcosa di magnetico. Perciò, nell’uomo esiste un potente magnete: l’amore, l’amore, l’amore, l’amore. L’amore è Dio: vivete nell’amore. Fate che quel magnete dell’amore sia puro, e tutti vi seguiranno.
Vi porto un piccolo esempio. Vi ho forse invitati io qui oggi? Vi ho chiamati io? Vi ho mandato un invito? No. È il magnete del Mio Amore che vi ha condotto tutti qui (applausi). E l’amore è l’unica grande proprietà da Me posseduta, solo l’amore, solo l’amore, solo l’amore. Di nient’altro Io ho bisogno.
L’amore è un bene di grande potenza; non esiste nessun patrimonio migliore, e non è che sia reperibile dovunque si voglia.
Parlate a tutti con amore, sommessamente, cercando di comunicare benessere. A coloro che incontrate dite con gentilezza: (Swami usa un tono particolarmente dolce) “Desidera qualcosa? Va tutto bene?” Spesso invece si usano toni aspri. Se sapremo parlare con dolcezza e amabilità con tutti, tutti ci saranno amici.
Studenti, non è gran cosa guadagnare amicizie, ed è cosa assai semplice averne. Ma è anche molto facile perderle, e ciò non dovrebbe accadere. Per un’amicizia ideale si sacrifica tutto. Siate disposti a sacrificare anche la vita per un amico vero. (6) Questo è l’amore che dovete avere!
(Swami conclude coi canti “Prema mudhita” e “Govinda Hare”)
Prashânti Nilayam, 10 Settembre 2000.
Onam Sandesh (festa del Kerala)
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