“Gli alberi danno frutti a beneficio degli altri.
L’acqua scorre nei fiumi per il bene degli altri.
Il corpo umano è stato dato per il servizio all’umanità.”
Pensate sempre a Dio
Il corpo ha lo scopo di servire gli altri
Incarnazioni dell’Amore!
In questo vasto mondo, tutti gli alberi danno frutti. Lo fanno per il loro bene? Se indagate, scoprirete che fruttificano per il bene degli altri; infatti, non mangiano i propri frutti per quanto gustosi possano essere. In modo simile, i fiumi non bevono la loro acqua né le mucche il loro latte. Le mucche producono il latte per il sostentamento degli altri. Noi dobbiamo comprendere la ragione per cui siamo stati dotati di questo corpo umano. Come gli alberi, i fiumi e le mucche non consumano ciò che producono, il corpo umano è stato dato all’uomo non soltanto per il suo piacere, ma affinché si impegni nel servizio agli altri. I pensieri, le filosofie e gli atteggiamenti possono variare, ma la stessa Divinità brilla in tutto il Suo splendore in tutti gli esseri umani. I nomi e le forme possono variare, ma i cinque elementi sono gli stessi in tutti i corpi. I vasi sono molti, ma la creta è una; la stessa creta viene usata per fare diversi tipi di vasi. L’oro è uno, ma gli ornamenti che se ne ricavano prendono nomi e forme differenti. Le mucche hanno colori e forme diversi, ma il latte di tutte è bianco. Similmente, i corpi differiscono uno dall’altro, ma in tutti risiede la stessa Divinità. Noi vediamo il loro aspetto superficiale senza riuscire a vederne la base. Nessun oggetto può esistere senza una base; il tavolo è la base per il bicchiere che, a sua volta, è la base per l’acqua che contiene. Per bere dell’acqua serve un recipiente; il corpo è come un recipiente, i piaceri sperimentati per suo tramite sono insipidi e passeggeri come l’acqua che vi è contenuta, ma le persone hanno l’errato concetto che la felicità che si ottiene dal corpo sia permanente. Questo non è vero.
Realizzate la vostra inerente Divinità
Che cos’è il corpo? Qual è la base della sua Divinità intrinseca? Prendete un bicchiere d’acqua e aggiungetevi dello zucchero. Esso rimane in fondo al bicchiere e la sua dolcezza non pervade l’acqua se non la mescolate bene. Voi la assaggiate in superficie e rimanete delusi concludendo che è insipida. La dolcezza dello zucchero pervade tutta l’acqua soltanto se usate un cucchiaio per mescolarla; allora la gustate. La Divinità è simile a questa dolcezza: può essere sperimentata soltanto usando il cucchiaio della discriminazione. La Divinità risiede davvero in ogni cuore; la sâdhanâ può far comprendere questa grande verità e aiutare a capire che la Divinità inerente è la stessa in tutti.
Quali sono le funzioni primarie degli organi di senso? Il bicchiere contiene il dolce sciroppo, ma non ne è consapevole; in modo simile, questo corpo fisico è pieno di dolcezza, ma non lo sa. Mettete una cannuccia nel bicchiere e bevete lo sciroppo: la cannuccia non sa quanto sia dolce lo sciroppo. La lingua assapora la bevanda e la invia allo stomaco senza tenerla per sé. Lo stomaco ne gode e la invia alle diverse parti del corpo dopo averla digerita. Il corpo è come un recipiente; esso è pieno della dolcezza della Divinità. La lingua può gustare la dolcezza dello sciroppo con l’aiuto della cannuccia; allo stesso modo, gli organi di senso (la cannuccia) rendono il discernimento (la lingua) capace di sperimentare la Divinità (dolcezza). La buddhi decide se il cibo sia dolce o amaro. Se è amaro la lingua lo rifiuta; se è dolce, lo manda al padrone. Chi è il padrone? Le persone pregano per varie ragioni: gli studenti invocano Brahman prima di mangiare recitando il Brahmârpanam (preghiera del cibo) e offrendo il cibo al Signore. Chi è il Dio a cui si riferiscono? Questo Dio è il fuoco della fame che risponde da dentro: “Io sono il fuoco della fame che risiede nel tuo stomaco. Digerendo il cibo garantisce forza e soddisfazione.”
La preghiera è la terra natia dei sensi interiori in cui la Divinità risiede. La Divinità è quindi racchiusa dentro di noi; non c’è bisogno di cercarla fuori. La cosa più importante è realizzarLa. Per vedere la nostra faccia, abbiamo bisogno di uno specchio, altrimenti non è possibile; in modo simile, possiamo sperimentare la Divinità interiore con l’aiuto dello specchio della saggezza. O uomo, lo specchio va pulito prima di essere usato. Tu tieni lo specchio di fronte agli altri e vedi le loro facce, ma non la tua; dovresti piuttosto usare lo specchio della saggezza per vedere la tua faccia. L’uomo dovrebbe conoscere la sua verità; egli intraprende ogni tipo di pratica spirituale, ma non riesce a vedere il suo Sé. Come può una persona simile conoscere il mondo? Egli chiede continuamente: “Chi sei tu?” ma non chiede: “Chi sono io?” Se non siete capaci di dare la risposta quando vi chiedono “chi sei”, sarete ritenuti stolti. Quindi impegnatevi sempre nell’autoindagine: “Chi sono io? Chi sono io?”
Scoprite chi siete
Socrate era un ottimista. Una volta, mentre camminava su una strada, impegnato come sempre nell’autoindagine, un ufficiale in pensione che procedeva nella direzione opposta andò a sbattergli contro. Era evidentemente assorto in problemi famigliari. I problemi che l’uomo deve affrontare differiscono, anche se la strada intrapresa è la stessa. L’ufficiale, innervosito, gli chiese: “Chi sei?” Socrate rispose: “Questo è ciò su cui stavo riflettendo. Dimmi, per favore: chi sono?” Noi cerchiamo sempre di comprendere la nostra vera natura interiore. Socrate rifletteva sempre su “Chi sono io?” “Che cosa faccio?” “Che cosa vedo?” “Che cosa penso?” Propagate la Divinità. Non sprecate tempo nella ricerca di desideri meschini. Lo scopo della nascita umana è raggiungere la Divinità e dare felicità agli altri. Non dimenticate questa verità. Ricordate sempre che il vostro scopo ultimo è ottenere l’unità con Dio. Una volta, un discepolo di Socrate si alzò e gli pose una domanda: “Dio ha dato all’uomo cento anni di vita che possono essere divisi in quattro parti: i primi venticinque anni vengono impiegati nel divertimento e nei passatempi. Durante i venticinque seguenti, egli ha sulle spalle il peso della famiglia. La responsabilità verso i figli e il loro futuro consumano i venticinque anni che seguono. Durante gli ultimi venticinque anni, l’uomo è preoccupato per il conto in banca, per cui non ha tempo per pensare a Dio. Se Dio gli desse altri venticinque anni, egli potrebbe pensare a Lui.” Socrate ascoltò rimanendo seduto e, volendo dargli una lezione pratica, finse di mettersi a piangere. Il discepolo chiese: “Qual è la ragione del tuo dolore?” Socrate rispose: “Tre quarti della terra sono coperti dall’oceano e la porzione rimanente è fatta di montagne, foreste, città e villaggi. Visto che tutta la terra è coperta, per me non c’è luogo ove stare.” Il discepolo allora disse: “Signore, ci sono milioni di persone che vivono sulla terra: come puoi tu non trovare un luogo ove stare?” Allora Socrate gli dette un’acuta risposta: “Se hai cento anni da vivere, perché non hai tempo di pensare a Dio? Questa non è altro che indolenza.”
Dimenticare il corpo è meditazione
Avete bisogno di un tempo speciale per pensare a Dio? Potete sempre pensare a Dio mentre assolvete i vostri compiti. Fate che ogni vostro pensiero sia di Dio, pensate che ogni lavoro sia di Dio, sentite che ogni luogo in cui andate sia un tempio di Dio. Se pensate così, non avrete bisogno di preoccuparvi del tempo. Il tempo stesso è Dio; quindi rendetegli omaggio. Il tempo è anche l’uomo e l’uomo ha il tempo come suo Âtma. Tutto è tempo. Avendo il principio attivo all’interno, non vi serve un tempo specifico per pensarci. Una volta un devoto domandò a Ramana Mahârishi: “Quanto a lungo devo meditare? Cinque minuti, mezz’ora o un’ora?” Ramana Mahârishi rispose: “Fintantoché pensi che stai meditando, devi continuare a meditare.” Dimenticare il corpo è meditazione. Voi rimanete seduti per mezz’ora, ma non riuscite a controllare la mente neppure per mezzo secondo. Che cos’è la meditazione? Camminare è meditazione, parlare è meditazione, mangiare è meditazione. Tutto è meditazione. Senza concentrazione non si può fare alcuna azione; per studiare abbiamo bisogno di concentrazione. La meditazione non è una cosa separata: la vita di tutti i giorni è meditazione. Se offrite tutte le azioni a Dio per il Suo piacere, fate meditazione. Se una mosca vi si posa sul naso durante la meditazione, ne siete disturbati: questa è meditazione su Dio o sulla mosca? Che pazienza ha l’essere umano? Qual è la natura della mosca? La mosca torna sul naso e voi cercate di ucciderla: state combattendo con una mosca. L’uomo è diventato molto debole: come può controllare i sensi se non può tollerare neppure una mosca? Quando sedete in meditazione, dimenticate il corpo, dirigere la mente verso Dio e offriteGli la mente, il corpo e i sensi. Quando salite in automobile, voi lasciate la responsabilità all’autista e dormite senza preoccupazioni. Offrite la responsabilità della vostra vita a Dio che conduce il carro della vita e si incarica di tutto. L’uomo ricco dorme sereno sapendo che il guardiano protegge lui e la casa. Quando andate dal barbiere, date a lui la responsabilità di tenere ferma la vostra testa e tagliarvi i capelli, ma non siete capaci di chinare la testa davanti a Dio. Voi affidate i vestiti al lavandaio, la casa al guardiano, la testa al barbiere e l’auto all’autista, ma non sapete affidarvi a Dio: questa è la debolezza dell’uomo odierno. Se offrite ogni cosa a Dio, Egli si caricherà di tutti i vostri problemi e preoccupazioni. L’uomo non ha fede. Incrementate la fede in Dio e riconoscete la verità secondo cui la stessa Divinità è in tutti. Le difficoltà arrivano: affrontatele. Pensate: “Il Divino è in me; quindi le difficoltà non possono danneggiarmi.” Questa forza di volontà è in ogni persona. Voi siete capaci di lavorare, studiare, parlare e fare ogni cosa grazie alla forza di volontà. Essa è veramente Dio.
Acquisite la visione universale
Nel mondo ci sono due cose: la materia e l’energia. L’energia si trasforma in materia e viceversa. Il corpo è materia, l’Âtma è energia. L’unione della consapevolezza col corpo umano vi permette di fare tutte le azioni come l’unione del polo positivo con il negativo produce la luce. In qualunque momento i pensieri negativi alzino il loro repellente cappuccio togliendovi la pace, voi dovete vincerli attingendo energia positiva alla fonte di gioia nascosta nel cuore. Mentre lavorate, rimanete immersi beatamente nei pensieri sull’Âtma. Swami non vi chiede mai di rimanere inattivi perché il lavoro stesso è adorazione. In India, le persone compiono adorazioni di molti tipi, ma quello che fanno è diverso da quello che dicono. Quando offrite un fiore, voi pronunciate Namah e Netram Samarpayâmi (io offro i miei occhi), ma non state offrendo la vostra vista al Signore, mentre è proprio quella che dovreste offrirGli. Voi avete la visione sacra, ma la usate per godere dei piaceri offerti dal mondo secolare; dovreste piuttosto volgerla all’interno.
“Oggi le persone sono pronte ad ascoltare pettegolezzi vani,
ma le loro orecchie si chiudono
quando vengono narrate le storie sacre del Signore;
non sono mai stanche di andare al cinema,
ma i loro occhi trovano molto difficile concentrarsi
sulla forma bellissima del Signore anche per un solo minuto.”
Oggi, l’egoismo domina ovunque nel mondo. Voi mostrate grande entusiasmo nel riconoscere la vostra faccia in una fotografia senza interessarvi degli altri che vi sono ritratti. Quando scorrete la lista dei risultati degli esami, vi accertate soltanto che il vostro numero vi sia incluso. Mentre siete in fila per salire sull’autobus, pensate a procurarvi un posto confortevole, senza considerare gli altri, specialmente gli anziani che meritano una priorità. Sviluppate un punto di vista universale; se vi rallegrate del successo degli altri, prima o poi arriverà anche per voi. Dovete cercare di liberarvi gradualmente della ristrettezza mentale e acquisire larghezza di vedute. Acquisite una visione universale che elimini l’egoismo. Questo vasto mondo vi darà felicità soltanto se nutrirete dei sentimenti generosi. Allora, non sarà lontano il giorno in cui la Divinità splenderà in voi in tutta la Sua gloria!
Bhagavân ha chiuso il Discorso con il bhajan: “Govinda Krishna Jai.”
Kodaikanal, 2 maggio 1997,
Sai Shruti
(Da “Sanâtana Sârathi”, dicembre 2018)